GLI AMMASSI DI GALASSIE LA LEZIONE Introduzione Le galassie non sono distribuite a caso sulla volta celeste. Come le stelle, infatti, tendono a unirsi in sistemi di varie dimensioni: sistemi multipli, gruppi, ammassi e superammassi. I sistemi multipli possono essere costituiti da due o più galassie (nel caso di due sole componenti, si parla di galassie binarie), legate da un’intensa interazione gravitazionale. Un esempio di sistema multiplo è la Via Lattea con le sue due galassie satelliti: la Grande e la Piccola Nube di Magellano. I gruppi sono aggregazioni di qualche decina di galassie: la Via Lattea, per esempio, fa parte del Gruppo Locale. Un gruppo di almeno 50 galassie molto luminose viene definito ammasso (fig. 1). Si distinguono almeno due tipi di ammassi: gli ammassi regolari, caratterizzati da una forte concentrazione centrale di galassie e da una struttura piuttosto regolare, e gli ammassi irregolari, senza un’apprezzabile concentrazione centrale di galassie e di forma irregolare. Gli ammassi regolari contengono sempre migliaia di membri, quasi tutti galassie ellittiche e lenticolari. Gli ammassi irregolari possono, invece, contenere un numero assai variabile di galassie di tutti i tipi; spesso, le galassie più luminose di questi raggruppamenti sono a spirale. L’ammasso più vicino è l’Ammasso della Vergine, di tipo irregolare, che ha almeno 2500 membri. Gli ammassi di galassie possono formare dei raggruppamenti ancora più grandi, che prendono il nome di superammassi. Il Gruppo Locale, per esempio, fa parte del Superammasso Locale, il cui centro è costituito dall’Ammasso della Vergine. I superammassi rappresentano i sistemi più estesi di oggetti celesti. fig.1 lmmagine dell’ammasso di galassie Abell 520, ottenuta combinando in veri e falsi colori le riprese ottenute dallo spazio e da terra Dimensioni e caratteristiche Il raggio tipico di un ammasso è di 2÷5 Mpc (1 Mpc = un milione di parsec), mentre quello dei superammassi è dell’ordine di 5÷10 Mpc. Le dimensioni dei sistemi di galassie variano tuttavia molto da caso a caso. Un sistema di piccole dimensioni è il quintetto di Stephan (fig. 2), il cui diametro è di soli 50.000 parsec. Una delle cinque galassie che lo costituiscono è caratterizzata da una velocità radiale sette-otto volte minore rispetto a quella delle altre, tanto da far pensare che non faccia parte del sistema se non per un effetto di prospettiva fig.2 Il sistema di cinque galassie chiamato Quintetto di Stephan Un ammasso di galassie di enormi proporzioni è, al limite opposto, quello della Chioma di Berenice, costituito da migliaia di galassie distribuite entro un diametro di circa sei milioni di parsec. Le dimensioni e i confini degli ammassi di galassie non sono ben definiti o osservabili, dal momento che essi tendono progressivamente a rarefarsi e a confondersi con le galassie di fondo. Le diverse forme, strutture e composizioni degli ammassi sono determinate da cause ancora poco note, che potranno essere meglio indagate grazie all’ausilio di telescopi sempre più grandi, in grado di osservare oggetti molto lontani, e di elaboratori molto potenti per analizzare la grande quantità di informazioni ricevuta. Considerazioni di tipo evolutivo fanno pensare che le galassie contenute negli ammassi siano prevalentemente quelle ellittiche e lenticolari (le prime addensate soprattutto al centro degli ammassi), mentre sarebbero molto rare le galassie a spirale, prevalenti invece tra le galassie di fondo. I superammassi hanno dimensioni dell'ordine dei 100 Mpc e raccolgono decine di migliaia di galassie. Tra i superammassi vi sono regioni del diametro di 100 Mpc che sono praticamente prive di galassie e che perciò vengono chiamate grandi vuoti. Uno straordinario progresso nello studio delle strutture su grande scala si è avuto con l'entrata in funzione di nuovi spettrografi in grado di misurare simultaneamente i redshifts (ossia lo spostamento delle frequenze di assorbimento verso valori più bassi di quelli misurati in laboratorio, conseguenza dell’espansione dell’Universo, a causa della quale tutte le galassie, compresa la nostra, si allontanano le une dalle altre) di centinaia di galassie. Ciò ha reso possibile la cartografia di vaste porzioni di Universo, Lo studio delle caratteristiche degli ammassi e dei superammassi di galassie è molto importante per conoscere la storia dell’Universo, perché tali enormi strutture si sono formate con ogni probabilità dalla condensazione del gas che riempiva lo spazio all’origine del Cosmo e nei circa quindici miliardi di anni successivi non hanno avuto modo e tempo per alterare significativamente la loro composizione, a causa delle loro proporzioni molto vaste. Velocità e masse All’interno di un ammasso, ogni galassia presenta un moto di rotazione attorno al suo nucleo centrale e un moto di traslazione insieme alle altre galassie dell’ammasso. La velocità con la quale ciascuna galassia si muove (velocità di dispersione) è dell’ordine di 1000 km/s in un ammasso ricco e diminuisce all’aumentare della distanza dal centro dell’ammasso stesso. La misura di tale velocità permette di valutare la massa complessiva dell’ammasso, in base all’idea secondo la quale le galassie dell’ammasso si muovono sotto l’azione della forza gravitazionale totale, per cui maggiore è la massa dell’ammasso, maggiori sono la forza gravitazionale e la velocità con la quale si muovono le galassie lungo le loro orbite. Tipiche masse conseguenti a tale ragionamento sono dell’ordine di 1015 masse solari. La forza responsabile del moto, così come della stessa esistenza dell’ammasso, è quindi quella di gravitazione. Tuttavia, si è riscontrato che applicando la legge di gravitazione alle masse realmente osservate, la velocità di traslazione di alcune galassie all’interno del loro ammasso supera di molto i valori determinati invece stimando il numero di galassie che appartengono all’ammasso. Ciò indica che in molti ammassi è presente una quantità di massa maggiore di quella osservata, forse concentrata in aloni invisibili intorno alle galassie. Va tenuto conto infine che tra una galassia e l’altra di un ammasso, a temperature molto alte, dell’ordine di 10÷100 milioni di gradi, è presente una grande quantità di gas intergalattico, che nelle regioni centrali rappresenta circa il 10% della massa totale dell’ammasso. La presenza di tale gas è stata evidenziata dalle osservazioni effettuate nel campo dei raggi X di alcune centinaia di ammassi. Lo spettro di tale emissione X è di tipo termico, prodotto cioè da un gas ionizzato a temperature di decine di milioni di gradi. Formazione Si pensa che le galassie e gli ammassi di galassie si siano formati grazie all’azione aggregatrice della gravitazione. Le strutture presenti nell’Universo odierno si sarebbero formate a partire da deboli fluttuazioni presenti nell’Universo primordiale, leggere deviazioni dalla perfetta omogeneità che si possono ancora osservare come flebili anisotropie del fondo cosmico di radiazione a microonde, residuo del Big Bang, che ancora oggi permea l’Universo. Durante le prime fasi di vita dell’Universo, i processi gravitazionali hanno infatti guidato la storia della materia: secondo un’interpretazione, le piccole perturbazioni presenti e ancora oggi rivelabili nella radiazione di fondo, sono cresciute e hanno cominciato a dare vita a strutture sempre più grandi, ossia le galassie, che poi si riunirono in gruppi e ammassi. Secondo una visione opposta, la formazione delle strutture più piccole sarebbe avvenuta per frammentazione di quelle più grandi. Formatesi per prima. Queste enormi strutture risentivano fortemente dell’espansione dello spazio successiva al Big Bang: la forza di gravità avrebbe agito ‘stirandole’ in una direzione e impedendo quindi che potessero agglomerarsi in una configurazione sferica. In questa sorta di foglio di materia si formarono così dei filamenti che con il passare del tempo si sarebbero frammentati in entità più piccole, gli ammassi di galassie, da cui emersero le galassie. L’osservazione diretta delle galassie molto lontane, quindi giovani, resa possibile dallo sviluppo di grandi telescopi terrestri e di potenti telescopi spaziali, sembra favorire la prima interpretazione, che si basa su una formazione di tipo gerarchico, dalle strutture più piccole a quelle più grandi. Si sono osservate infatti galassie ellittiche con caratteristiche del tutto simili a quelle visibili nelle nostre vicinanze a una distanza che corrisponde a un’epoca di soli 2 miliardi di anni dopo il Big Bang. Le simulazioni effettuate al computer hanno permesso di riprodurre con grandissimo dettaglio l’evoluzione, sotto l’azione della gravità, delle piccole fluttuazioni iniziali in strutture che vanno dalle galassie agli ammassi e ai superammassi. Per ottenere una struttura finale dell’Universo simile a quella determinata dalle osservazioni è stato necessario assumere che la maggior parte della massa fosse di tipo oscuro e anche che l’espansione dell’Universo abbia iniziato ad accelerare alcuni miliardi di anni fa, sotto l’azione di una componente di massa-energia a pressione negativa, detta energia oscura. Alcune fasi dell’evoluzione delle fluttuazioni di densità sono visibili nella sequenza di figure tratte dalla Millennium simulation (o Millennium run), dove h=H0/100 (fig. 3). fig.3 Simulazione cosmologica (Millennium simulation) che evidenzia l’evoluzione, sotto l’azione della gravità, delle piccole fluttuazioni iniziali dell’Universo in strutture che vanno dalle galassie agli ammassi e ai superammassi Nella sequenza di figure le zone luminose rappresentano la densità di materia. Partendo da una struttura molto omogenea (fig. 3A, 210 milioni di anni dopo il Big Bang), i punti massa sotto l’azione della gravità si aggregano sempre di più, fino ad arrivare alla situazione attuale nella figura 3D (14 miliardi di anni dopo il Big Bang), dove sono evidenti gli ammassi, i filamenti e i grandi vuoti che li separano. Le figure 3B e 3C corrispondono rispettivamente a 1 miliardo di anni e 4,7 miliardi di anni dopo il Big Bang. Per realizzare questa simulazione si è seguita l’evoluzione di più di 10 miliardi di punti massa, disposti in un cubo di 2 miliardi di anni luce di lato. Il Gruppo Locale e il Superammasso Locale La nostra galassia, la Via Lattea, fa parte del Gruppo Locale, che comprende più di 70 galassie, per la maggior parte di piccole dimensioni (fig.4), occupa un volume di Universo di circa 10 milioni di anni luce di diametro e ha una massa complessiva di alcune migliaia di miliardi di masse solari. fig.4 Alcune galassie del Gruppo Locale, che comprende anche la Via Lattea Le galassie dominanti del Gruppo Locale sono la Via Lattea e Andromeda, ambedue spirali barrate, e forse la galassia del Triangolo, una spirale normale. Attorno alle galassie maggiori orbitano galassie più piccole: le due Nubi di Magellano e diverse galassie nane intorno alla Via Lattea; M33, M32, M110, NGC 147, NGC 185 e alcune altre galassie orbitano, invece, intorno ad Andromeda. Altri membri del Gruppo Locale sono indipendenti dalle galassie più grandi. L’ammasso di galassie più vicino a noi è l’ammasso della Vergine (fig.5), posto a una distanza di circa 60 milioni di anni luce. fig.5 L’Ammasso della Vergine, il sistema di galassie più vicino alla Terra Comprende approssimativamente 1300 (forse anche 2000) galassie e forma il cuore del Superammasso Locale (fig.6), del quale fa parte anche il Gruppo Locale. fig.6 Schema gerarchico di contenuti e dimensioni dal Superammasso locale alla Terra La massa totale presente nell’ammasso della Vergine entro un raggio di 7 milioni di anni luce è di 1,2×1015 masse solari. Questa massa è stata stimata per mezzo delle misure della velocità con cui le galassie orbitano intorno al centro dell’ammasso. Meno dell’1% di questa massa è visibile in forma luminosa (stelle e mezzo interstellare); il resto è in una forma che non interagisce elettromagneticamente (materia oscura). Molte delle galassie più brillanti, includendo l’ellittica gigante M87, furono scoperte come nebulose verso la fine del Settecento. L’ammasso consiste nell’aggregazione di tre sottoammassi centrati intorno a M49, M86 e M87. La distribuzione delle galassie entro 100 milioni di anni luce da noi (Superammasso Locale) rappresenta la sezione di Universo per la quale è stato possibile stabilire la posizione nello spazio tridimensionale, grazie all’osservazione di stelle Cefeidi, le cui proprietà consentono di stimarne con una certa precisione la distanza. Data la laboriosità del metodo, non è possibile applicarlo a un grande numero di galassie, e soprattutto non alle più lontane, perché nemmeno con il telescopio spaziale Hubble è possibile risolvere in esse le singole stelle.