UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA REGIONE SICILIANA Assessorato Regionale dell'Istruzione e della Formazione Professionale Dipartimento Regionale dell'Istruzione e della Formazione Professionale Unione Europea Fondo Sociale Europeo Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali SICILIA FONDO SOCIALE EUROPEO PROGRAMMA OPERATIVO 2007-2013 "Investiamo per il vostro futuro" UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA FACOLTÀ DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI DIPARTIMENTO DI FISICA ED ASTRONOMIA Master Universitario di II livello in MONITORAGGIO DELLE RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI E RISCHIO AMBIENTALE PROGETTO CIP n. 2007.IT.051.PO.003/IV/12/F/9.2.14/1368 - CUP n. E65C10000850009 Direttore: Prof. Antonio Triglia ESPOSIZIONE A RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI IN UNA STRUTTURA OSPEDALIERA: RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER GLI OPERATORI IN MEDICINA NUCLEARE ANTONELLA GENTILE Tutor: Dott. A. Grasso Dott.ssa G. Scandurra A.R.N.A.S. Garibaldi Catania Prof. S. Lo Nigro Università degli Studi di Catania A.A. 2010-2011 Catania - luglio 2012 INDICE ELENCO DELLE FIGURE ELENCO DELLE TABELLE SOMMARIO RINGRAZIAMENTI iii iv v vi CAPITOLO 1 ESPOSIZIONI A RADIAZIONI NON IONIZZANTI IN UNA STRUTTURA OSPEDALIERA 1 1.1 Classificazione delle sorgenti ....................................................... 1 1.2 Riferimenti normativi ................................................................... 3 1.2.1 Legge 22 Febbraio 2001, n.36 .................................................. 5 1.2.2 Decreto del Presidente del consiglio dei Ministri 8 Luglio 2003, n.199 ......................................................................................... 5 1.2.3 Decreto Legislativo 9 Aprile 2008, n.81 ................................... 6 1.3 Misure di prevenzione e protezione ........................................... 10 1.4 Esecuzione della valutazione ...................................................... 11 CAPITOLO 2 LA RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE (RMN) 13 2.1. Introduzione .............................................................................. 13 2.2. Struttura di un tomografo a RM ................................................ 14 2.3. Gabbia di Faraday...................................................................... 17 2.4 Schermatura a RF per apparecchi RF-Imaging .......................... 18 2.5 Sale e zone in un presidio di risonanza magnetica ..................... 19 2.6 Sicurezza in un presidio di RMN ............................................... 21 2.7 Campo magnetico statico: effetti e normativa ............................ 23 2.8 Norme generali inerenti le aree di rischio nel sito RMN............ 24 2.9 Norme generali di sicurezza per i lavoratori .............................. 27 2.10 Misure di CMS relative al tomografo in uso presso il presidio ospedaliero Garibaldi........................................................................ 29 2.10.1 Modalità pratiche di misura ................................................... 31 i CAPITOLO3 VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER GLI OPERATORI IN MEDICINA NUCLEARE 39 3.1. I fondamenti di radioprotezione e della normativa protezionistica ................................................................................................. 39 3.2. Grandezze dosimetriche ............................................................ 42 3.3. Classificazione delle zone di lavoro e normativa vigente ......... 44 3.3.1. Individuazione e classificazione delle zone dove sussiste rischio da radiazioni ionizzanti ........................................................ 45 3.3.2. Criteri per la classificazione del ............................................. 46 3.4. Criteri per la classificazione dei lavoratori ............................... 48 3.5. Classificazione delle aree .......................................................... 52 3.6 Strumentazione di misura: rivelatori a gas ................................. 54 3.7 Misure di prevenzione e protezione in Medicina Nucleare........ 56 3.8 Procedure di smaltimento dei rifiuti organici radioattivi .......... 60 CONCLUSIONI 64 BIBLIOGRAFIA 66 ii ELENCO DELLE FIGURE FIGURA 1.1. Segnaletica di sicurezza CEM…………………………...9 FIGURA 2.1. Schema a blocchi di un impianto di risonanza magnetica ........................................................................................ 15 FIGURA 2.2. Segnaletica di avvertimento ............................................ 19 FIGURA 2.3. Sistema a RMN “Signa Infinity”1.5 T ............................ 29 FIGURA 2.4. Campo di dipolo.............................................................. 30 FIGURA 2.5. METROLAB 3-axis Hall Teslameter “THM 7025” .......... 32 FIGURA 2.6. Posizionamento dei tre sensori all’interno della sonda ....... 32 FIGURA 2.7. Pianta del presidio di Risonanza Magnetica. .................. 35 FIGURA 2.8. Punti di misura attorno al lettino..................................... 36 FIGURA 3.1. Piantina relativa all’U.O. di Medicina Nucleare. In successione numerica vengono indicate le sale sottoposte a misurazioni: 1) zona filtro, 2) ingresso pazienti, 3) attesa fredda, 4) camera calda PET (18F), 5) sala comandi PET, 6) corridoio, 7) camera calda M/N, 8) attesa calda M/N, 9) sala gamma 1, 10) sala gamma 2 ................................................. 53 FIGURA 3.2. Regioni di lavoro di un rivelatore a gas ............................... 54 FIGURA 3.3. Camera di ionizzazione LUDLUM 10/008742 .............. 56 FIGURA 3.4. Proiezione di massima intensità (MIP) di una tipica acquisizione integrale PET con F-18 DG ....................... 58 FIGURA 3.5. Rappresentazione schematica del sistema di diluizione/decadimenti delle acque reflue provenienti dal reparto di Medicina Nucleare ………………………….62 FIGURA 3.6. Immagini fotografiche del sistema di raccolta e decadimento dei reflui provenienti dal reparto di Medicina Nucleare Garibaldi-Nesima. ……………………………….…………………………63 iii ELENCO DELLE TABELLE TABELLA I. Limiti di esposizione, obiettivi di qualità, valori di attenzione (Legge 22 Febbraio 2001, n.36) ................. 6 TABELLA II Valori di azione (art.208, comma 2) ............................ 7 TABELLA III Valori limite di esposizione (art. 208, comma 1) ........ 8 TABELLA IV Limiti per l'esposizione al campo magnetico statico per i lavoratori .................................................................. 24 TABELLA V Valori di CMS a distanza variabile dal tomografo RMN .......................................................................... 36 TABELLA VI Valori del fattore di ponderazione, wT, per i vari organi o tessuti ...................................................................... 44 TABELLA VII Valori di dose per la classificazione delle aree (mSv/anno)................................................................. 46 TABELLA VIII Limiti di dose (E,H) di riferimento per la classificazione dei lavoratori e della popolazione (mSv/anno) D.Lgs. 230/95 così come modificato e integrato ..................................................................... 51 TABELLA IX. Limitazioni per gruppi particolari di lavoratori, D.Lgs 81/08 così modificato e integrato al D.Lgs. 106/09 (D.Lgs. 230/95 così come modificato e integrato dal D.Lgs. 241/00) .............................................................. 52 TABELLA X. Misure effettuate nella zona diagnostica PET. .......... 57 TABELLA XI Misure effettuate nella zona gamma-camera ............. 59 TABELLA XII Misure effettuate nella zona controllata..................... 60 TABELLA XIII. Misure effettuate nei locali di ubicazione delle vasche di raccolta dei rifiuti liquidi costituiti da sospensioni, soluzioni di sostanze radioattive e dai rifiuti biologici escreti dai pazienti (131-I) ......................................... 63 iv Sommario Il presente project work ha lo scopo di classificare e monitorare alcune delle sorgenti di radiazioni ionizzanti e non ionizzanti a cui possono essere esposti gli operatori all’interno del Presidio Ospedaliero (P.O.) Garibaldi. Conformemente a quanto riportato nella normativa italiana, in tema di prevenzione e protezione per i lavoratori, verranno riportate le procedure con cui sono state effettuate le misurazioni, la strumentazione utilizzata e i dati ottenuti. Partendo dalla classificazione delle sorgenti (cap.1), vengono riportate le misure effettuate indoor (elettrobisturi, culle termiche, radarterapia. etc…) e outdoor (cabine elettriche, antenne, stazioni radio-base). Nel cap.2, per quanto riguarda la valutazione dell’esposizione a radiazioni non-ionizzanti, particolare attenzione viene posta al monitoraggio del campo magnetico statico relativo al tomografo RMN in uso presso il presidio ospedaliero succitato. Nel cap.3, per quanto concerne, invece, il monitoraggio dell’esposizione a radiazioni ionizzanti, la trattazione si incentra sulle sorgenti di rischio presenti all’interno del un reparto di Medicina Nucleare. Il monitoraggio ha interessato tutte le aree che prevedono la manipolazione o la presenza di sostanze radioattive compreso i locali di ubicazione dell’impianto di raccolta degli escreti dei pazienti, provenienti dal servizio igienico del reparto di medicina nucleare e di scintigrafia tiroidea. In tutti i casi sopraelencati, tenendo presente l’obiettivo di formazione del master, si insisterà sulle tecniche di monitoraggio atte a verificare che i valori misurati rientrino nei limiti di esposizione per i lavoratori previsti dalla normativa vigente. v Ringraziamenti I miei più sentiti ringraziamenti vanno al Prof. A.Triglia, al Prof. G. Bellia, al Prof. Lo Nigro, alla Dott. essa P. Scandurra, al Dott. A. Grasso, ai Docenti, al personale di segreteria e ai miei colleghi. vi CAPITOLO 1 Esposizione a radiazioni non ionizzanti in una struttura ospedaliera 1.1 Classificazioni delle sorgenti Nella prima parte del seguente elaborato ci siamo occupati della classificazione e della valutazione del rischio da esposizione connesso alla presenza di sorgenti di radiazioni non-ionizzanti in ambiente ospedaliero, procedendo secondo la seguente scaletta: (1) valutazione dei rischi da esposizione a campi elettromagnetici non ionizzanti in ambiente ospedaliero alla luce del D.Lgs.81/2008 e definizione di misure tecnico-organizzative procedurali finalizzate alla riduzione del rischio; (2) valutazione delle problematiche poste dalle sorgenti “outdoor” (elettrodotti, telefonia cellulare, radio-tv) ed “indoor” (apparecchiature per terapia e diagnostica, reti wireless) connesse alla esposizione di operatori e alla funzionalità delle apparecchiature; (3) individuazione ed analisi di sorgenti che, in ambiente ospedaliero, producono campi elettromagnetici; influenza in termini di qualità diagnostico-terapeutica delle apparecchiature elettromedicali "sensibili" per l’individuazione di possibili interventi. Durante il progetto, sono state svolte analisi strumentali presso la struttura ospedaliera Garibaldi; i risultati delle misure sono stati comparati con i limiti di esposizioni fissati dalla normativa vigente. Al fine della valutazione, sono state prese in considerazioni sia le sorgenti “indoor”, principalmente apparecchiature diagnostiche, terapeutiche ed impianti tecnici presenti all’interno del presidio ospedaliero – sia quelle “outdoor”, quali elettrodotti, ripetitori radioTV, etc. Queste le principali sorgenti investigate: Sorgenti “indoor”: Risonanza magnetica nucleare; Elettrobisturi; Culle termiche; Pannelli elettrici; 1 Sorgenti “outdoor”: Elettrodotti; Stazioni radio-base; Ripetitori FM e TV. Il suddetto elenco di sorgenti non è ovviamente esaustivo, ma costituisce una base sufficientemente rappresentativa di quanto si trova normalmente in strutture ospedaliere di varie dimensioni, consentendo di sviluppare un approccio metodologico alla valutazione dell’esposizione in ambito ospedaliero ai fini dell’applicazione del D.Lgs.81/2008 relativamente alla sicurezza in ambito lavorativo. Al fine di rendere chiaro ed esaustivo il contenuto del presente elaborato, si assumono le seguenti definizioni tratte della Legge 22 febbraio 2001 n. 36, Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici [1]: Esposizione: è la condizione di una persona soggetta a campi e elettrici, magnetici, elettromagnetici o a correnti di contatto di origine artificiale; Limite di esposizione: è il valore di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico, considerato come valore di immissione, definito ai fini della tutela della salute da effetti acuti, che non deve essere superato in alcuna condizione di esposizione della popolazione e dei lavoratori; Valore di attenzione: è il valore di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico, considerato come valore di immissione, che non deve essere superato negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate; Elettrodotto: è l'insieme delle linee elettriche propriamente dette, delle sottostazioni e delle cabine di trasformazione; Esposizione dei lavoratori e delle lavoratrici: è ogni tipo di esposizione dei lavoratori e delle lavoratrici che, per la loro specifica attività lavorativa, sono esposti a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici; Stazioni e sistemi o impianti radioelettrici: sono uno o più trasmettitori, nonché ricevitori, o un insieme di trasmettitori e ricevitori, 2 ivi comprese le apparecchiature accessorie, necessari in una data postazione ad assicurare un servizio di radiodiffusione, radiocomunicazione o radioastronomia. Impianto per telefonia mobile: è la stazione radio di terra del servizio di telefonia mobile, destinata al collegamento radio dei terminali mobili con la rete del servizio di telefonia mobile; Intensità del campo elettrico E: il valore quadratico medio delle tre componenti mutuamente perpendicolari in cui si può pensare scomposto il vettore campo elettrico, nel punto considerato, misurato in volt al metro (V/m); Intensità di induzione magnetica B: Il valore quadratico medio delle tre componenti mutuamente perpendicolari in cui si può pensare scomposto il vettore campo magnetico, nel punto considerato, misurato in tesla (T); Campi elettromagnetici: campi magnetici statici e campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo di frequenza inferiore o pari a 300 GHz; Intensità di campo elettrico: è una grandezza vettoriale (E) che corrisponde alla forza esercitata su una particella carica indipendentemente dal suo movimento nello spazio. E' espressa in volt per metro (V/m); Intensità di campo magnetico: è una grandezza vettoriale (H) che, assieme all'induzione magnetica, specifica un campo magnetico in qualunque punto dello spazio. E' espressa in ampere per metro (A/m). 1.2 Riferimenti normativi L’insieme di leggi e norme alle quali si fa riferimento, nella valutazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici, è piuttosto complesso. 3 La normativa, infatti, prende in considerazione ambiti applicativi diversi sia per la tipologia dell’esposizione che per i parametri caratteristici del campo elettromagnetico. Una prima distinzione deve essere fatta in termini di esposizione: si parla di esposizione professionale quando un soggetto per la specifica attività lavorativa è esposto a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici; si definisce, genericamente, esposizione della popolazione, ogni tipo di esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, di tutte quelle persone che permangono in un’area senza esserne stati informati dell’esistenza. Una ulteriore differenziazione viene operata considerando le diverse lunghezze d’onda e quindi le differenti frequenze che caratterizzano i campi elettromagnetici; molteplici sono le sorgenti, che generano le radiazioni non ionizzanti, alle quali ci si riferisce parlando di inquinamento elettromagnetico. Nel 2001 è stata pubblicata la Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. A questa legge dovevano far seguito una serie di decreti attuativi, in parte già pubblicati, proprio per trattare in modo esauriente la molteplicità di casi ed applicazioni e, per definire gli specifici limiti di esposizione. Nel 2003 sono stati pubblicati i due decreti: Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 luglio 2003, n. 199: “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz” [2]. Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 luglio 2003, n. 200: “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti” [3]. Di seguito si riportano le principali leggi che interessano il monitoraggio dei campi elettromagnetici. 4 1.2.1. Legge 22 Febbraio 2001, n. 36: Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici Tale legge ha lo scopo di dettare i principi fondamentali diretti a: assicurare la tutela della salute dei lavoratori, delle lavoratrici e della popolazione dagli effetti dell'esposizione a determinati livelli di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici; promuovere la ricerca scientifica per la valutazione degli effetti a lungo termine; attivare misure di cautela da adottare per assicurare la tutela dell'ambiente e del paesaggio promuovendo l'innovazione tecnologica e le azioni di risanamento volte a minimizzare l'intensità e gli effetti dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici secondo le migliori tecnologie disponibili. Essa ha per oggetto gli impianti, i sistemi e le apparecchiature per usi civili, militari e delle forze di polizia, che possano comportare l'esposizione dei lavoratori, delle lavoratrici e della popolazione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz. In particolare, si applica agli elettrodotti ed agli impianti radioelettrici, compresi gli impianti per telefonia mobile, i radar e gli impianti per radiodiffusione. Le disposizioni di tale legge non si applicano nei casi di esposizione intenzionale per scopi diagnostici o terapeutici. 1.2.2. Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 Luglio 2003 n.199. Per quanto riguarda le alte frequenze per applicazioni di sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisivi, si considerano i limiti più restrittivi del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 luglio 2003 “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz”. 5 Nei casi non riconducibili a sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisivi si applica la Raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 12 luglio 1999. In tale decreto i limiti fissati sono riportati nella seguente matrice di tabelle [2]: Tab.I - Limiti di attenzione, obiettivi di qualità, valori di attenzione - Legge 22 Febbraio 2001, n. 36 I valori nell’ultima tabella devono essere mediati su un'area equivalente alla sezione verticale del corpo umano e su qualsiasi intervallo di sei minuti. 1.2.3. Decreto Legislativo 9 Aprile 2008, n. 81 Titolo VIII Capo IV: Protezione dei rischi di esposizione a campi elettromagnetici Il Legislatore italiano ha recepito la direttiva europea in data 19 novembre 2007, all’interno del D.Lgs n. 257 “Attuazione della direttiva europea 2004/40/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici). Successivamente tale problema è stato 6 ripreso all’interno del Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e precisamente al Titolo VIII “AGENTI FISICI”, Capo IV [4]. Il decreto impone che la valutazione, la misurazione ed il calcolo dell’esposizione ai campi elettromagnetici, essendo parte integrante della valutazione dei rischi ad agenti fisici, sia programmata ed effettuata con cadenza almeno quadriennale. Il Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81 prescrive che il datore di lavoro deve valutare e, quando necessario, calcolare i livelli dei campi elettromagnetici ai quali sono esposti i lavoratori. I campi devono essere monitorati secondo due parametri : Valori di azione (valori tali da fare scattare gli obblighi previsti dalla normativa); Valori limite di esposizione (valori che rappresentano il massimo di livello di esposizione per il lavoratore). I livelli di soglia di esposizione sono individuati a mezzo delle due grandezze “valori limite di esposizione” e “valori di azione”. Tab.II - Valori di azione: l’entità dei parametri direttamente misurabili, espressi in termini di intensità di campo elettrico (E), intensità di campo magnetico (H), induzione magnetica (B) e densità di potenza (S), che determina l’obbligo di adottare una o più delle misure specificate nella presente direttiva. Il rispetto di questi valori assicura il rispetto dei pertinenti valori limite di esposizione [4]. 7 Tab.III - Valori limite di esposizione: limiti di esposizione a campi elettromagnetici basati direttamente sugli effetti sulla salute e su considerazioni biologiche. Il rispetto di questi limiti garantisce ai lavoratori esposti a campi elettromagnetici la protezione contro tutti gli effetti nocivi per la condizione fisica. Per specificare i valori limite di esposizione sono utilizzate grandezze fisiche la cui intensità si intende valutata internamente al corpo [4]. Al fine di determinare un’esposizione complessiva causata da differenti sorgenti emittenti a frequenze diverse, si deve procedere ad una corposa post-analisi dei dati relativi alle misurazioni svolte. Nel caso di esposizioni a frequenze diverse, si adottano metodi appropriati di valutazione, tenendo conto delle norme europee. Il documento ICNIRP “Linee guida per la limitazione dell’esposizione a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo ed a campi elettromagnetici (fino a 300 GHz)” descrive una metodologia utile a tale scopo. Si fa presente che i limiti proposti dal decreto (che sono l’esatta replica di quelli prescritti dalla direttiva 2004/40/CE) sono gli stessi proposti da ICNIRP nel citato documento e pertanto risulta naturale fare riferimento a quest’ultimo anche per la valutazione dell’esposizione simultanea a frequenze diverse. Tali linee guida I.C.N.I.R.P. costituiscono un riferimento essenziale citato nel Documento congiunto ISPESL-ISS, nel quale i due Istituti chiariscono il punto di vista comune nei riguardi delle problematiche 8 sanitarie ed ambientali connesse all’utilizzo dei campi elettromagnetici nel campo di frequenze da 0 Hz a 300 GHz [5]. Si riportano di seguito alcune delle norme di carattere europeo ed internazionale quali: Linee guida I.C.N.I.R.P. (International Commission of Non Ionizing Radiation Protection); Raccomandazione del Consiglio del 12 luglio 1999 n. 519 relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici; PrEN 50499: “ Procedure for the assessment of the exposure of the workers to electromagnetic fields” definisce il metodo per la valutazione. Le tecniche di misurazione e di rilevamento dei livelli di esposizione da adottare sono quelle indicate nella norma CEI 211-6 del 2001-01 per la valutazione dei campi elettromagnetici nell’intervallo di frequenze tra 0 Hz a 10 kHz e nella norma CEI 211-7 del 2001-01 per la valutazione dei campi elettromagnetici nell’intervallo di frequenze tra 10 kHz a 300GHz [6]. Fig.1.1- Segnaletica di sicurezza CEM [7] 9 1.3 Misure di prevenzione e protezione Il campo elettromagnetico risulta comunemente composto da differenti contributi di intensità e frequenza. Con riferimento all’esposizione umana, sono individuate due principali categorie distinte sulla base della frequenza. In particolare, si hanno le basse frequenze comprese tra 0 e 100 KHz e le alte frequenze tra 100 kHz e 300 GHz. Sono sorgenti di campo magnetico a basse frequenze (0 e 100 KHz) tutti i circuiti percorsi da corrente come: Elettrodotti di alta, media e bassa tensione; Televisori e monitor a tubo catodico (bobine di deflessione); Gruppi di continuità per la presenza di trasformatori e filtri con bobine; Impianti elettrici non correttamente configurati. Il loro effetto è tanto maggiore quanto più alta è la corrente che circola e quanto maggiore è l’area cui il circuito sottende. Esempi di sorgenti ad alte frequenze (100 kHz e 300 GHz) sono: Rete di telefonia cellulare; Reti LAN Wireless; Radiocomandi; Rilevatori antifurto. Le sorgenti di campo elettromagnetico sono usualmente classificate in due tipologie: (1) sorgenti la cui irradiazione di campo elettromagnetico è funzionale all’attività che l’apparato deve svolgere (intenzionali); (2) sorgenti che emettono campo elettromagnetico come effetto secondario del proprio funzionamento (non intenzionale). Fra le prime, si citano innanzitutto i sistemi per le trasmissioni via aria; fra quelle di tipo non intenzionale si inseriscono, invece, la totalità degli apparati che impiegano l’energia elettrica e che sono caratterizzati da assorbimenti importanti di potenza. La valutazione dell’esposizione a campi elettromagnetici deve quindi prevedere l’individuazione delle sorgenti potenzialmente in grado di produrre contributi al campo elettromagnetico di intensità non trascurabile per l’esposizione umana e, nella fattispecie del lavoratore. 10 A seguito della valutazione dei rischi, il datore di lavoro, a meno che la valutazione effettuata a norma dell’articolo 209, comma 2, dimostri che i valori limite di esposizione non sono superati e che possono essere esclusi rischi relativi alla sicurezza, elabora ed applica un programma d’azione che comprenda misure tecniche e organizzative intese a prevenire esposizioni superiori ai valori limite di esposizione. Fermo restando che in nessun caso i lavoratori devono essere esposti a valori superiori ai valori limite di esposizione, se questi risultano superati, il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei lavori limite, individua le cause del superamento dei valori limite di esposizione e adegua di conseguenza le misure di protezione e prevenzione per evitare un nuovo superamento. 1.4 Esecuzione della valutazione Nel corso del progetto è stata sviluppata una procedura di monitoraggio, conformemente al dettato del D. Lgs. 81/2008, relativa all’accertamento della presenza di rischi di esposizione elettromagnetica per il personale che opera nel presidio ospedaliero Garibaldi. La valutazione ha interessato sia le sorgenti indoor che quelle outdoor menzionate nel paragrafo 1.1 di questo capitolo. Individuati i locali e più in generale le aree da sottoporre a controllo strumentale, nel caso di sorgenti emittenti ad alta frequenza (macchinari reparto di terapia fisica, elettrobisturi, apparecchiature laboratorio analisi, etc.) si è proceduto alla misurazione del campo elettrico (C.E.) mediante l’utilizzo di una sonda EP330 -100kHz-3GHz. Al fine di monitorare l’emissione da sorgenti di radiazioni non ionizzanti a bassa frequenza (es. culle termiche reparto di neonatologia), i valori di campo magnetico (C.M.) sono stati acquisiti usando una sonda EHP50C -5Hz/100kHz. In ognuno dei casi sopramenzionati, i valori registrati sono stati comparati con i limiti di esposizione previsti dalla normativa, tenendo in opportuna considerazione effetti di interferenze ed esposizioni multiple dovute alla presenza, all’interno della stessa sala, di più apparecchiature diagnostiche o elettromedicali. Per quanto concerne il monitoraggio dell’esposizione a radiazioni non ionizzanti, particolare attenzione è stata posta alle misure di campo 11 magnetico statico (CMS) relativo all’apparato di Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) in uso presso la suddetta azienda ospedaliera. Nel capitolo successivo verranno riportati i dettagli sulla procedura di misura e sulla strumentazione usata per la valutazione del campo magnetico. Tale monitoraggio ha lo scopo di garantire le misure di prevenzione e protezione per i lavoratori. 12 CAPITOLO 2 La Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) 2.1 Introduzione Nel vasto e complesso panorama della strumentazione elettromedicale, le apparecchiature per la produzione di bio-immagini a fini diagnostici rappresentano una delle componenti di maggiore complessità tecnologica, con un’incidenza sul sistema sanitario, sia in termini di costo che di efficienza diagnostica, estremamente sensibile. Le apparecchiature per radio-diagnostica sono state, storicamente, uno dei primi esempi di rilevante inserimento di tecnologia nell’ambito sanitario anche se, dagli inizi del secolo sino agli anni ’50, non si sono riscontrati evidenti progressi tecnologici e concettuali nelle metodiche per l’ottenimento di immagini radiografiche. L’introduzione, negli anni ’50, dell’intensificatore d’immagine, ha portato ad una rapidissima evoluzione della diagnostica per immagini. Tale evoluzione, culminata negli anni ’70 con l’introduzione delle prime apparecchiature diagnostiche computerizzate, si trova tutt’ora in fase di crescita, dovuta sia allo straordinario progresso degli strumenti di calcolo oggi a disposizione, sia all’impiego di altre forme di energia, diverse dai raggi X, che consentono di ottenere immagini con un contenuto informativo - diagnostico sostitutivo. Per quanto riguarda la sicurezza delle apparecchiature per la produzione di bio-immagini è necessario notare che, nella maggior parte dei casi, non è previsto alcun collegamento elettrico con il paziente per cui la componente di maggior rischio resta circoscritta alle conseguenze derivanti dall’esposizione alle radiazioni, per le quali, peraltro, esiste un’ampia e consolidata normativa atta a tutelare sia pazienti che operatori. È importante inoltre, verificare come per tutte le apparecchiature non propriamente radiologiche, che tuttavia vengono spesso utilizzate nelle sezioni radiografiche per esami specialistici (elettrocardiografi, defibrillatori, etc.), siano eseguiti i controlli necessari a garanzia dell’assenza di rischio elettrico nell’impiego dello stesso. 13 Oltre all’aspetto elettrico, l’apparecchiatura deve essere verificata anche dal punto di vista meccanico, parte che rappresenta il più delle volte una componente predominante del sistema, dalla cui integrità può sovente dipendere in maniera diretta l’incolumità del paziente. Si può capire come l’insorgere di qualunque situazione pericolosa, sia per il paziente che per l’operatore, possa essere adeguatamente prevenuta solo attraverso un regolare programma di manutenzione preventiva delle apparecchiature condotto da tecnici preparati e operanti in collaborazione con il personale sanitario. Pertanto, all’interno di questo lavoro, accennando alla complessità dell’impianto di risonanza magnetica nucleare, si presterà particolare attenzione agli aspetti normativi e alle verifiche previste al fine di tutelare l’operatore dall’esposizione a radiazioni non ionizzanti. A tale scopo, verrà valutato il sistema di schermatura, ottenuto grazie alla gabbia di Faraday, atto a garantire un campo magnetico statico e gradienti di campo che rientrino nei valori previsti dalla normativa vigente. 2.2 Struttura di un tomografo a RM Un tomografo a RM è costituito da un insieme di complesse apparecchiature deputate al controllo degli eventi fisici che ne permettono il funzionamento. Il campo magnetico statico è generato da un magnete e la sua intensità è modulata nello spazio tramite avvolgimenti supplementari. L’impulso radio è inviato da bobine RF che, poste in fase di ricezione, hanno anche il compito di raccogliere il segnale emesso dai nuclei durante il rilassamento (la restituzione dell’energia assorbita, che porta al riassestamento dei protoni sotto l’influenza del CMS, viene detta “rilassamento”). Il segnale RM viene poi amplificato, convertito da analogico in digitale ed infine elaborato dal computer che provvede, tramite particolari procedure matematiche (trasformata di Fourier), alla ricostruzione dell’immagine sul monitor [8]. L’impianto di risonanza (fig.2.1) deve essere ospitato all’interno di un sito idoneo a contenere il campo magnetico generato. Un’apparecchiatura RM è costituita da componenti hardware dedicate, interconnesse da un complesso sistema software di controllo. 14 Le principali sono: il magnete per generare il campo B0, necessario per l’induzione della magnetizzazione macroscopica tissutale; le bobine idonee a generare il campo B1 a RF, utilizzate anche per la ricezione del FID (Free Induction Decay); le bobine generatrici dei gradienti; le bobine ausiliare (poste attorno al magnete principale con funzione di contenimento e regolazione del campo); il sistema di calcolo; la console dell’operatore; il compressore (chiller) dell’elio (per magneti superconduttori); il tavolo paziente. Il magnete principale (permanente, resistivo o superconduttivo) deve essere tale da produrre un campo statico e omogeneo e ha la funzione di orientare (polarizzare) gli spin protonici. Quanto più alta è l’intensità del campo tanto più è elevato il rapporto segnale rumore (SNR) dell’immagine e quindi la qualità dell’immagine. Le bobine di gradiente creano delle variazioni di campo magnetico lungo i tre assi spaziali che consentono di localizzare il segnale proveniente dai protoni. Ogni gradiente è lineare lungo l’asse a cui è applicato e uniforme rispetto gli altri due. Tali bobine sono realizzate con avvolgimenti conduttori percorsi da una corrente che viene modulata diversamente a seconda della sequenza di eccitazione. L’unita di misura dei gradienti è tesla/metro e i valori tipici sono compresi tra 20 mT/m e 100 mT/m [9]. Fig.2.1 - Schema a blocchi di un impianto di risonanza magnetica 15 Le bobine a radiofrequenza hanno il duplice scopo di creare un campo magnetico oscillante perturbante gli spin protonici e di rilevare il moto di precessione della magnetizzazione trasversale. Esse sono costituite da elementi induttivi e capacitivi dal cui accoppiamento dipende la loro frequenza di risonanza. La bobina a RF più grande quella posta all’interno della macchina, detta bobina body, le altre bobine sono esterne e vengono posizionate sopra il lettino a seconda dell’indagine richiesta. Tali bobine possono essere di tre tipi: riceventi e trasmittenti, solo trasmittenti, solo riceventi. Le bobine riceventi e trasmittenti trasmettono il campo magnetico oscillante, responsabile del fenomeno della risonanza dei protoni alla frequenza di Larmor, e ricevono l’energia proveniente dall’eccitazione della sezione esaminata. Le bobine solo trasmittenti sono usate per creare il campo perturbante oscillante e vengono accoppiate alle bobine solo riceventi che captano il segnale di FID. Le bobine ausiliarie sono di due tipi: bobine di shimming e bobine di schermatura (shielding). Le bobine di shimming creano dei piccoli campi magnetici che sommandosi a quello principale lo rendono più omogeneo e consentono pertanto di mantenere il più costante possibile la frequenza di Larmor della zona di interesse. In aggiunta o in sostituzione di queste bobine a controllo elettronico talvolta vengono impiegati degli elementi di materiale ferromagnetico che, posti nelle vicinanze del magnete principale, ne modificano le linee di flusso (shimming passivo). Le bobine di schermatura possono essere attive (controllate elettronicamente) o passive (semplici avvolgimenti) e creano un campo magnetico ausiliario in grado di annullare localmente gli effetti del campo magnetico principale o dei gradienti nei punti in cui non sono necessari, ad esempio all’esterno del magnete. Il segnale captato dalla bobina di ricezione ha una potenza molto bassa, nell’ordine dei milliwatt, per cui deve passare attraverso un preamplificatore a basso rumore di fondo che lo porta ad una potenza nell’ordine del kilowatt. Il segnale preamplificato, attraverso miscelazioni con frequenze di riferimento e filtraggi, viene portato ad una bassa frequenza e, attraverso due rilevatori di fase sfasati di 90° l’uno rispetto all’altro, viene sdoppiato in una componente in fase e una fuori fase. Il segnale (coppia di segnali) prima di essere digitalizzato subisce ulteriori filtraggi ed amplificazioni. Il segnale analogico ricevuto dal sistema di acquisizione viene digitalizzato, ossia convertito in una serie di bit. Il criterio con cui 16 avviene la digitalizzazione dipende dalla velocità di campionamento e la risoluzione spaziale desiderata [9]. L’operatore, scegliendo la banda di campionamento, agisce sulla velocità di digitalizzazione del segnale e sul rapporto segnale/rumore. A basse bande di campionamento corrispondono tempi di acquisizione del segnale più lunghi e rapporto segnale rumore alto, viceversa ad alte bande di campionamento corrispondono tempi più brevi e intensità di segnale inferiore. Il segnale digitale viene inviato ad un elaboratore che restituisce l’immagine finale. L’operatore ha a sua disposizione una console per l’impostazione delle sequenze di acquisizione e per le successive fasi di visualizzazione, elaborazione, archiviazione e stampa delle immagini. 2.3 Gabbia di Faraday Qualunque sia il tipo di magnete impiegato, è spesso necessario provvedere ad una adeguata schermatura dello stesso. L’intenso campo magnetico, con estensione tridimensionale, generato dall’apparecchiatura, rappresenta il principale fattore limitante nella scelta del luogo di installazione dell’impianto, specialmente nel caso in cui esso debba essere installato in un edificio preesistente. In qualunque edificio esiste una notevole quantità di materiali ferromagnetici che, se situati in prossimità del tomografo a R.M., possono provocare distorsioni del campo degradando considerevolmente la qualità dell’immagine ottenibile. Per contro, il campo magnetico generato dal magnete può seriamente interferire con il funzionamento di apparecchiature elettriche, meccaniche ed elettroniche poste nell’ambiente circostante, nonché creare situazioni di potenziale pericolo per quanti si trovino a circolare in prossimità della stanza ove l’apparecchiatura è installata. Ecco perché è bene provvedere alla schermatura del locale che andrà ad ospitare l’impianto. La schermatura viene normalmente eseguita impiegando materiali ferromagnetici ad elevato coefficiente di permeabilità magnetica applicati sulle pareti, sul soffitto e sul pavimento della stanza destinata ad accogliere il magnete [10]. L’entità della schermatura è legata all’intensità del campo magnetico generato ed alle particolari situazioni ambientali. Le interferenze provenienti dall’esterno provocano aumento del rumore di fondo con diminuzione del rapporto segnale/rumore e conseguente scadimento della qualità di immagine. Lo 17 shielding RF (gabbia di Faraday) può essere realizzato applicando fogli di rame alle pareti della stanza, che devono essere costruite con mattoni pieni; all’interno di questo ambiente ogni struttura che possa funzionare come un’antenna (cavi elettrici, tubature, etc.) deve essere accuratamente schermata. Una più semplice ed economica della precedente può essere ottenuta proteggendo l’antenna ricevente tramite schermi conduttivi disposti intorno al tunnel dove viene inserito il paziente. Con questo sistema però la protezione dalle interferente RF e solo parziale ed inoltre si aumenta l’eventuale sensazione di claustrofobia del paziente. 2.4 Schermatura a RF per apparecchi RM-Imaging La stanza dove ha luogo la scansione è circondata da uno schermo per radiofrequenze la cui funzione è quella di evitare che gli impulsi RF di alta potenza possano irradiare il resto dell'ospedale e che segnali RF provenienti da stazioni televisive e postazioni radio possano essere captati dall'apparecchio. Solitamente, le stanze di scansione sono circondate anche da uno schermo magnetico che impedisce al campo magnetico di estendersi al di fuori di un certo limite. Nei magneti più recenti questo schermo è parte integrante del magnete stesso (magneti auto-schermati). Per ottenere risultati ottimali dall’apparecchio per risonanza magnetica è necessario un ambiente libero da campi di disturbo elettromagnetici. Ecco perche bisogna attrezzare il locale con un sistema idoneo a contenere il campo, andando ad installare una gabbia a RF. La gabbia a RF presenta le seguenti caratteristiche: schermatura in rame; collegamento dei moduli parete e soffitto con un sistema di fissaggio particolare che evita il fatto di dover praticare fori nella schermatura in rame con conseguente degradamento dell’integrità della gabbia, eliminando cosi eventuali punti deboli; finestre a R.F. per offrire una buona visuale della sala diagnostica, disposte anche sul soffitto; porta realizzata mediante un telaio in ottone per garantire un’agevole apertura ed una schermatura migliore; insonorizzazione e resistenza al calore. 18 I componenti interni ed esterni sono realizzati con un materiale con scarsa permeabilità magnetica. Il campo rimane omogeneo e garantisce un ottima qualità diagnostica [10]. 2.5 Sale e zone in un presidio di risonanza magnetica All’interno di un presidio di risonanza magnetica, è possibile identificare la zona di accesso controllato, la zona di rispetto, e la zona controllata [11]. Vengono date indicazioni particolari anche per quelle che sono le sale di attesa ed accettazione, le sale di anamnesi, gli spogliatoi, i servizi igienici, la sala di preparazione, la sala di emergenza, la sala magnete, il locale tecnico, la sala refertazione e l’archivio [12]. È importante dire che un presidio di risonanza magnetica deve essere confinato nel suo perimetro ed avere un unico accesso rigidamente controllato e riservato al solo personale autorizzato e a pazienti da esso accompagnati. Opportuna segnaletica identificatrice (fig.2.2) apposta sull’esterno delle porte deve indicare sia i rischi all’esposizione ai campi magnetici presenti all’interno, sia le opportune restrizioni di accesso e gestione [13]. Fig.2.2 - Segnaletica di avvertimento Di seguito, con riferimento alla normativa, si riporta la principale classificazione delle zone all’interno di un presidio di RMN: 19 La zona di rispetto si definisce come quella in cui il campo magnetico disperso va da 0.1 mT (1Gauss) a 0.5 mT (5 Gauss). Deve essere completamente contenuta all’interno della proprietà di pertinenza del datore di lavoro possessore del tomografo RM e non può essere utilizzata per scopi o finalità che prevedano postazioni di lavoro fisse. Inoltre, la zona di rispetto deve avere al suo interno dotazioni che tengano conto delle problematiche esistenti connesse alla compatibilità elettromagnetica con apparecchi elettronici e della possibile magnetizzazione di apparati ferromagnetici. La zona controllata è quella in cui il campo magnetico disperso e uguale o superiore a 0.5 mT (5 Gauss). La linea di campo dei 5 gauss deve necessariamente essere contenuta all’interno della zona ad accesso controllato, e per lo più si trova ad essere confinata all’interno della sala magnete. Le zone esterne alla sala magnete eventualmente interessate vanno interdette con barriere fisse ed identificate con cartellonistica che indichi i rischi all’esposizione ai campi magnetici presenti all’interno e le restrizioni di accesso. Oltre alle zone, è possibile definire le sale. La prima è la sala magnete dove vengono definite quelle che sono le condizioni ambientali, vedendo come la ventilazione e la climatizzazione della sala magnete devono garantire una temperatura costante di 22 ± 2 °C ed una umidità relativa del 40-60%, al fine di salvaguardare il benessere del paziente. Per ottenere quanto riportato, occorre garantire all’interno della sala 6-10 ricambi/ora di aria in condizioni di normale esercizio, e 18-20 ricambi/ora in condizioni di emergenza. In caso di presenza di tomografi raffreddati ad elio, il dispositivo di sicurezza fondamentale è il sensore ossigeno, capace di rilevare fughe d’elio dall’apparecchiatura mediante la rilevazione dell’abbassamento della concentrazione di O2 nella sala. Il suo posizionamento e critico: l’ideale potrebbe essere rappresentato da una quota di circa 2.5 metri da terra, sulla torretta di raffreddamento della macchina RM, ed in prossimità della prima flangia di raccordo del tubo del quench di dotazione all’apparecchiatura. La zona di preparazione è un locale o area attrezzata destinata a trattamenti medici sul paziente che precedono l’esame RM. Se le procedure di gestione prevedono la possibilità che due pazienti siano 20 contemporaneamente presenti all’interno del sito RM, la zona preparazione deve essere ben distinta dalla zona emergenza, e delimitata da barriere fisse o mobili che garantiscono la privacy del paziente trattato. La dotazione minima e il cabinet per i farmaci, il lettino/barella amagnetica, la disponibilità di gas anestetici e dispositivi medici specifici. La zona di emergenza è un locale o area attrezzata, destinata per un eventuale primo soccorso medico sul paziente che, nel corso dell’esame, necessiti di pronto intervento. Tale zona non deve essere delimitata da porte o altro tipo di barriera fissa che possa creare impedimento alle procedure di soccorso. Le postazioni di emergenza attrezzate devono essere tante quante sono le apparecchiature RM presenti nel sito. La dotazione minima propone cabinet per i farmaci, la barella amagnetica, la disponibilità di gas rianimanti e dispositivi specifici. Qualora la stessa postazione sia adibita sia a preparazione e sia ad emergenza, occorre definire e formalmente istituire delle procedure restrittive di esecuzione degli esami. 2.6 Sicurezza in un presidio di RMN Una volta conclusa l’installazione dell’impianto, è importante che la conduzione delle indagini RMN venga eseguita in modo tale da proteggere le tre categorie interessate: i pazienti, i lavoratori e il pubblico. Vengono dunque ripresi alcuni riferimenti normativi nei quali sono contenute una serie di indicazioni, linee guida e limiti previsti tali da garantire l’obiettivo di sicurezza da raggiungere [12]. La normativa di riferimento è la seguente: D.M. 2/8/1991, allegato 1-3-6: nel quale si introduce la figura di Medico Responsabile (MR) ed Esperto Responsabile (ER). Circolare del Ministero della Sanità (Prot.900.2/4.1-AG/581 del 28/4/1992); Decreto Ministeriale 3/8/1993; ISPESL: Procedure autorizzative e gestionali relative all’installazione ed uso di apparecchiature diagnostiche a risonanza magnetica (2004); 21 REPORT AIFM: Raccomandazioni per l’assicurazione di qualità in risonanza magnetica n.2 -2004; ISS: Valutazione della sicurezza dell’installazione di apparecchiature diagnostiche a risonanza magnetica per campi superiori a 2 Tesla. Per la garanzia della protezione del paziente e dei lavoratori vengono proposte le seguenti disposizioni [12]: CEI EN 60601-2-33: contenente prescrizioni particolari di sicurezza relative agli apparecchi a risonanza magnetica per diagnostica medica (02-2004). Si riferisce ad apparecchiature per esami in vivo e non comprende il loro utilizzo nel campo della ricerca medica. Ha lo scopo di proteggere il paziente, l’operatore, il personale e la popolazione, fornendo metodi per misurare le caratteristiche richieste; DIRETTIVA 2004/40/CE (29-4-2004): dove sono presenti prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici). Riguarda gli effetti nocivi a breve termine, dovuti a circolazione di correnti indotte, assorbimento di energia, correnti di contatto; ICNIRP: dove sono esposte procedure per la risonanza magnetica medica e la protezione del paziente (Health Physics: Vol 87, N 2, 197-216, Agosto 2004). I riferimenti normativi e legislativi appena evidenziati, consentono di analizzare e governare i rischi connessi all’esercizio dell’attività in un presidio di risonanza magnetica. È possibile identificare le seguenti sorgenti di rischio, derivanti dall’esposizione a: campo magnetico statico; campo magnetico variabile nel tempo; radiofrequenza; rumore; liquidi criogeni. 22 2.7 Campo magnetico statico: effetti e normativa Il campo magnetico statico è responsabile di diversi possibili effetti nel paziente, quali la creazione di forze elettrodinamiche, che su elettroliti in movimento nei vasi sanguigni generano potenziali elettrici e teoricamente portano alla diminuzione della velocità del flusso. È inoltre in grado di alterare l’onda dell’elettrocardiogramma. Vengono indotte forze di attrazione e torsione insieme a movimenti di traslazione e rotazione, osservabili solo con esperimenti in laboratorio. Ciò nonostante non esistono evidenze significative di effetti dannosi o irreversibili per esposizione di pazienti a campi magnetici statici ≤ 2T. Viene preso come limite per esami clinici whole body 4T. Movimenti di traslazione e rotazione divengono importanti nel caso di presenza di impianti metallici nelle vicinanze di vasi sanguigni o tessuti delicati. La presenza di clips intracraniche, protesi ortopediche, valvole cardiache, apparecchi dentali, può essere incompatibile con il normale funzionamento del tomografo RM. I neurostimolatori o pace-maker possono alterare la loro funzionalità in presenza di campo > 0.5mT. Si parla anche di effetto missile come la capacità del campo magnetico statico periferico di attrarre oggetti ferromagnetici in direzione delle linee di campo verso il centro del magnete. La forza di attrazione e torsione dipende dalle proprietà magnetiche del materiale, dall’intensità del campo (>3mT), dal gradiente di campo, dalla massa e dalla forma dell’oggetto. Il rischio esistente si traduce dunque in pericolo per il paziente o per chiunque si trovi nella traiettoria. La Normativa vigente prevede dei limiti di esposizione per i lavoratori che prestano costante servizio in presenza di intenso campo magnetico disperso, al fine di garantire la riduzione del rischio ed evitare problematiche come quelle individuate precedentemente. Tali limiti di esposizione sono previsti nel D.M. del 02/08/1991 [13] e sono riportati nella tabella IV. Laddove possibile, è buona norma che l’esposizione non sia continuativa, ma frazionata, alternandosi, per esempio, con i colleghi nelle mansioni che possono comportare l’esposizione. Chiunque debba operare a qualsiasi titolo presso il presidio e che possa essere soggetto all’esposizione deve essere preventivamente visitato e valutato idoneo dal Medico Responsabile. Il suddetto decreto introduce inoltre le due figure di riferimento per un presidio di risonanza magnetica, il Medico Responsabile e l’Esperto Responsabile. 23 Tab. IV - Limiti per l'esposizione al campo magnetico statico per i lavoratori . I limiti di esposizione riportati nella tabella IV non si applicano ai pazienti, in quanto la loro esposizione e considerata una tantum e non continuativa. Restano validi anche per i pazienti i criteri di esclusione integrati dalle altre informazioni presenti nel questionario preliminare all’indagine RM. Per la popolazione, il limite di esposizione continua (tempo lungo) a campo magnetico statico e pari a 40mT (400G). E’ stato posto il divieto di accesso per i portatori di pace-maker o altre protesi a controllo elettronico, ad aree con induzione magnetica superiore a 0.5mT (5G), quindi è necessario intraprendere una serie di iniziative mirate ad avvertire la popolazione della presenza di un campo magnetico con valori uguali o superiori a quanto precedentemente indicato. 2.8 Norme generali inerenti le aree di rischio nel sito RMN La normativa attualmente vigente in materia di sicurezza di impianti RM ad uso medico stabilisce che [13]: Gli accessi a tutte le zone in cui il campo disperso di induzione magnetica supera il valore 0.5 mT debbono essere rigorosamente controllati mediante barriere fisiche fisse, quali porte apribili 24 liberamente solo dall’interno, recinzioni o altre strutture fisiche idonee ad impedire di fatto l’ingresso accidentale di persone non autorizzate (Allegato I, D.M. 02-08-1991). Agli ingressi delle zone controllate e alla sala magnete verrà affissa idonea segnaletica permanente, atta a segnalare con chiarezza la presenza del campo magnetico e il divieto di ingresso a portatori di pace-maker, nonché alle altre categorie di persone per cui esista controindicazione all’esposizione al campo magnetico. All’ingresso del locale del magnete dovrà essere apposta una segnaletica, idonea a garantire il rispetto dei protocolli di sicurezza adottati per impedire l’introduzione accidentale di oggetti ferromagnetici mobili (Allegato I D.M. 0208-1991). L’accesso al sito da parte dei pazienti e delle persone occasionalmente esposte dovrà essere realizzato attraverso un unico ingresso controllato. I controlli saranno eseguiti da personale responsabile, addestrato. Altri eventuali ingressi al sito dovranno essere riservati al personale autorizzato (Allegato I D.M. 02-08-1991) L’ingresso alle zone ad accesso controllato e riservato al personale medico e non medico autorizzato, pazienti o volontari sani da sottoporre all’esame RM (per il tempo necessario allo stesso) e, a seguito di autorizzazione esplicita, eventuali accompagnatori e/o visitatori (Allegato I D.M. 02-08-1991). Non possono essere adibite ad operazioni nelle zone di accesso controllato ne al rabbocco dei liquidi criogeni donne in gravidanza, ne soggetti portatori di pace-maker o altre protesi dotate di circuiti elettronici, clips vascolari o preparati metallici intracranici (o comunque situati in prossimità di strutture anatomiche vitali) o schegge in materiale ferromagnetico (Allegato I D.M. 02-08-1991) la destinazione d’uso dei locali compresi nelle aree ad accesso controllato e nelle zone di rispetto dovranno garantire che il corretto funzionamento degli apparati e dei dispositivi installati sia compatibile con la presenza del campo magnetico (Allegato I D.M. 02-08-1991) E’compito dell’Esperto Responsabile per gli aspetti fisici e del Medico Responsabile per gli aspetti medici di controllare il primo il permanere delle condizioni di rischio, il secondo la 25 permanenza dell’idoneità allo svolgimento dell’attività lavorativa, mediante controlli medici almeno annuali (Allegato I D.M. 02-08-1991) Al fine di ottemperare alle suddette norme la zona ad accesso controllato viene segnalata mediante nastro adesivo di colore generalmente rosso applicato sul pavimento. La presenza del campo statico di induzione magnetica e delle onde elettromagnetiche a radiofrequenza (RF), unitamente ai principali rischi connessi, sono indicati da apposita segnaletica apposta all’ingresso dell’accesso controllato del sito RM e della sala magnete. Per quanto concerne le aree individuate come zona di rispetto non sono previste precise e rigide prescrizioni come per le aree delimitate zona ad accesso controllato. In relazione ai valori del campo disperso di induzione magnetica, le zone di rispetto devono essere considerate comunque aree sorvegliate per quanto riguarda la sorveglianza fisica. Particolare attenzione deve essere posta all’eventuale impiego di strumenti ed apparati elettronici all’interno della zona di rispetto, nonché alla destinazione d’uso dei locali interessati ed all’eventuale presenza di postazioni di lavoro fisse al loro interno riservate a personale non idoneo ad accedere alla zona ad accesso controllato del sito RM. La presenza del campo statico di induzione magnetica potrebbe, infatti, interferire con il corretto funzionamento di strumenti, apparati elettromedicali o altro. Nelle aree non individuate come zona ad accesso controllato o zona di rispetto i valori del campo disperso di induzione magnetica sono confrontabili con il valore del campo magnetico terrestre. I rischi da agenti fisici connessi alla presenza del campo statico di induzione magnetica risultano non rilevanti. Il Regolamento di Sicurezza si completa nel momento in cui vengono definite una serie di norme da condividere con le categorie operanti nel presidio RM, fornendo particolari indicazioni ai lavoratori e ai tecnici addetti alle manutenzioni. Le disposizioni per i pazienti ed il pubblico vengono fornite distribuendo adeguate indicazioni in termini di cartellonistica, oppure mediante comunicazioni verbali e scritte da parte dei lavoratori operanti. 26 2.9 Norme generali di sicurezza per i lavoratori Fra i lavoratori direttamente o indirettamente coinvolti nell’attività di diagnostica mediante RM, oltre alla figura del medico radiologo e del tecnico sanitario di radiologia medica, rientrano l’Esperto Responsabile per la sicurezza, il Medico Responsabile dell’impianto RM, gli infermieri, il personale addetto alle pulizie, il personale addetto alla manutenzione ed al rabbocco dei criogeni. I lavoratori direttamente connessi all’attività svolta nel sito RM, e quindi caratterizzati da una presenza, magari non prolungata, ma comunque pressoché continuativa all’interno del sito RM, devono essere formalizzati all’interno di un elenco nominativo. I lavoratori la cui presenza risulta, invece, essere non continuativa all’interno del sito RM, devono essere di volta in volta autorizzati, ciascuno per quanto di propria specifica competenza, dall’Esperto Responsabile e dal Medico Responsabile dell’impianto RM, ai quali e dato il compito di illustrare i protocolli comportamentali da rispettare all’atto dell’accesso al sito RM. Le norme generali di sicurezza per le categorie di lavoratori coinvolte riguardano la sorveglianza medica, la sorveglianza fisica, e la gestione operativa dell’impianto. Vengono riportate di seguito alcune disposizioni rilevanti specifiche per i lavoratori che operano continuamente nei presidi RM [12]: I lavoratori individuati nell’elenco del personale autorizzato, anche sulla base degli atti effettuati, per quanto di competenza, dal Medico Responsabile dell’impianto RM e dall’Esperto Responsabile formalmente incaricati, devono sottoporsi alle visite ed agli esami periodici prescritti dal Medico Competente, al fine di valutare il mantenimento dell’idoneità a svolgere la propria attività presso il sito RM, comunicando tempestivamente eventuali variazioni del proprio stato di salute tali da rendere impossibile l’attività nel presidio RM. Le lavoratrici devono comunicare al Medico Responsabile dell’impianto RM e al medico competente l’eventuale stato di gravidanza. Alle lavoratrici in stato di gravidanza e vietato operare nella zona ad accesso controllato ed e sconsigliato prestare servizio all’interno della zona di rispetto del sito RM soprattutto nei primi tre mesi di gravidanza. 27 Tutti i lavoratori devono astenersi dal compiere, all’interno del sito RM, operazioni che non siano di propria competenza e devono essere informati sui rischi. I lavoratori adibiti all’attività diagnostica che prestano servizio presso il sito RM devono controllare sull’apposito display e registrare giornalmente i valori di temperatura ed umidità all’interno della sala magnete, i valori della percentuale di riempimento del serbatoio dell’elio, i valori della concentrazione dell’ossigeno e l’integrità dei contatti finger fra la porta della sala magnete e la struttura della gabbia di Faraday. Eventuali anomalie devono essere segnalate al Medico Responsabile dell’impianto RM e all’Esperto Responsabile. Per il livello di ossigeno, in caso di valori significativamente inferiori a 20.9% ed assenza di segnalazioni di allarme e necessario avvertire prontamente l’Esperto Responsabile e il Medico Responsabile dell’impianto RM. I lavoratori non devono permanere per più di 1 ora al giorno oltre la linea isomagnetica di 200 mT nell’area ad alto campo. Tale linea risulta indicata dal nastro adesivo di colore applicato sul pavimento della sala magnete. Non ha senso quando si parla di sicurezza dare un ordine di importanza alle norme. Queste devono essere valutate tutte allo stesso modo, attribuendo a ciascuna un alto grado di attenzione. Nell’elenco precedente sono riportate le disposizioni inerenti alla strumentazione in esame, cosa replicata anche successivamente. Si consiglia comunque di prendere visione dell’elenco completo. Ad integrazione delle precedenti norme si sottolinea che il campo statico di induzione magnetica e sempre attivo anche in assenza di alimentazione elettrica e i valori di massima intensità interessano essenzialmente la sala magnete. Le onde elettromagnetiche a radiofrequenza ed i gradienti di campo magnetico, invece, sono presenti solamente durante la fase di acquisizione dati dell’esame RM. Si evidenzia che le onde elettromagnetiche emesse dall’apparecchiatura RM sono quasi totalmente schermate dalla gabbia di Faraday che riveste la sala magnete. Pertanto le norme precedentemente indicate consentono di ridurre ad un livello quasi nullo l’esposizione alle onde elettromagnetiche a radiofrequenza e ai gradienti di campo magnetico variabili nel tempo. 28 2.10 Misure di CMS relative al tomografo a RM in uso presso il presidio ospedaliero Garibaldi Nella figura riportata di seguito è mostrata una immagine fotografica del tomografo in uso presso il presidio ospedaliero Garibaldi (Catania, Nesima). Fig.2.3 – Sistema a RMN “Signa Infinity”1.5 T Tra i controlli tecnici che vengono svolti nei siti di installazione di apparecchiature NMR (Nuclear-Magnetic-Resonance), abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulle misure di campo magnetico disperso (B). Come accennato nei precedenti paragrafi, questo trae origine dal campo magnetico statico (B0) generato dal magnete che, nonostante i vari mezzi che vengono adottati per confinarlo nella regione di interesse, finisce per espandersi nelle regioni adiacenti. Pertanto, la finalità delle misure sul campo magnetico disperso è quella di controllare il rispetto delle norme che stabiliscono i valori massimi ammissibili per B nelle varie zone in cui viene suddiviso il sito. Accertato l’orientamento del magnete (orizzontale o verticale) è possibile immaginare al suo posto un semplice dipolo magnetico. In 29 assenza di gabbie di schermaggio o di altre notevoli masse ferromagnetiche, il campo di dipolo approssima, sia pure grossolanamente, la situazione reale permettendo di ottimizzare il numero di misure in funzione dei gradienti prevedibili. Dalla figura riportata di seguito (fig.2.4), è possibile ricavare alcune informazioni di interesse pratico: Fig.2.4 - Campo di dipolo [14] Il modulo di B dipende solo dalla distanza e varia con l’inverso del cubo; Sull’asse del magnete il campo è allineato con l’asse stesso; Ruotando sul piano dell’asse del magnete attorno al suo centro, l’orientamento di B ruota nello stesso verso ma con angolo doppio. Per un magnete reale occorre tener conto delle sue dimensioni finite e le linee isomagnetiche perdono la simmetria sferica, allungandosi nel senso dell’asse del magnete. Inoltre, differenziando l’espressione del campo di dipolo: (2.1) 30 è possibile mostrare come le variazioni percentuali di campo siano triple rispetto alle analoghe variazioni di distanza dal magnete. Allontanandosi dal magnete dell’1% ci si può aspettare una diminuzione del campo del 3% registrabile con strumenti di tipo portatile. Poiché il campo è ovunque proporzionale al valore centrale (B0) è ovviamente necessario controllare preliminarmente questo dato. La non concordanza con il valore nominale renderebbe infatti priva di fondamento l’intera sessione di misure. Per verificare che le curve teoriche corrispondano alla situazione reale ci si serve di un gaussmetro, uno strumento che permette di valutare punto a punto il valore del campo magnetico lungo le tre direzioni dello spazio e di confrontarlo con le attese. Tale verifica avviene attraverso una cosiddetta mappatura dell’ambiente. Si comincia con il definire una serie di punti campione, nei quali andranno fatte le misure, sia dentro la sala RM sia nelle zone circostanti. A seguito della definizione “geografica” dei punti, si procede alla valutazione, cercando sempre di mediare nelle zone dove l’alto gradiente di campo genera grandi variazioni per piccoli spostamenti dello strumento di misura (nei pressi dell’apparecchiatura stessa). Maggiore attenzione deve essere posta alla verifica della linea isomagnetica da 0.5 mT (5 Gauss) in quanto essa deve essere sempre contenuta all’interno del locale RM [14]. 2.10.1 Modalità pratiche di misura Per la valutazione del CMS solitamente si fa uso delle sonde ad effetto Hall; queste sonde misurano la componente di B perpendicolare al piano su cui giace l’elemento sensibile, per cui si ha: (2.2) Dove α è l’angolo tra B e la direzione della misura della sonda. Pur avendo, in base alle considerazioni precedenti, un’idea circa l’orientamento di B, questo non è mai perfettamente prevedibile ed occorre quindi cercare per tentativi l’orientazione che rende massima la lettura. L’errore che si commette per un non perfetto allineamento della 31 sonda è trascurabile per piccoli angoli ma aumenta con legge approssimativamente quadratica per valori maggiori. Per quanto riguarda le misure da noi effettuate, ci si riferisce ad una sonda METROLAB 3-axis Hall Teslameter “THM 7025” (fig.2.5) di cui riportiamo di seguito una breve descrizione e relative specifiche. Fig.2.5.- METROLAB 3-axis Hall Teslameter “THM 7025” Fig 2.6 - Posizionamento dei tre sensori all’interno della sonda 32 La caratteristica principale di questo tipo di sonda è la misura simultanea dei valori di campo sui tre assi X, Y, Z (sonda isotropa) in modo da ottenere una valutazione dell’intensità magnetica in assenza di una particolare orientazione del sensore. La THM calcola e mostra (in mT) il modulo del vettore induzione magnetica secondo la relazione 2.3: (2.3) Di seguito vengono riportate le specifiche dello strumento: 33 Come accennato, le misure di campo magnetico statico sono state effettuate posizionando lo strumento a distanza variabile dal tomografo, in modo da verificare che i valori registrati fossero in accordo con quelli previsti dalle curve isomagnetiche, tracciate a seguito dell’installazione dell’apparato di risonanza. Tali linee isomagnetiche sono riportate nella piantina posta all’ingresso della sala diagnostica (fig.2.7). La finalità delle misurazioni effettuate è il monitoraggio della dispersione del campo magnetico statico opportunamente confinato da sistemi di schermaggio. La prima misura è stata effettuata all’interno della sala in cui è posizionato il tomografo RM, regione a cui è possibile accedere tramite una porta rivestita in piombo. 34 Figura 2.7 - Pianta del presidio di Risonanza Magnetica [scala 1:50] In corrispondenza della curva isomagnetica 0.5 mT (interna alla sala magnete), è posta una striscia in gomma nera al di là della quale il paziente può accedere solo dopo essersi liberato da qualunque oggetto ferromagnetico. La scelta dei successivi punti da campionare, è stata effettuata tenendo in opportuna considerazione le zone di stazionamento degli operatori e quindi, in prossimità del lettino (fig.2.8) su cui viene posizionato il paziente e nella sala controllo, al di la del vetro piombato, posizionando la sonda sulla console di comando. Per una maggiore accuratezza nel controllo, i valori di campo sono stati acquisiti anche nella saletta di attesa e nella stanza in cui vengono studiate le immagini e preparati i referti medici, entrambe poste all’interno dell’area diagnostica. Per il prolungato tempo di permanenza, le suddette zone sono di particolare importanza al fine della valutazione dei rischi per gli operatori. In ognuno dei casi sopramenzionati, la sonda è stata spostata lungo le tre direzioni assiali in modo da ricercare la direzione che massimizza la lettura. Infatti, per quanto la sonda indichi un valore di induzione magnetica (B) che tiene conto delle tre componenti assiali, lo spostamento lungo i tre assi ha permesso di registrare apprezzabili 35 variazioni nel valore indicato. In tal caso, a scopo cautelativo, si è tenuto conto del valore più elevato registrato dallo strumento. Figura 2.8 – Punti di misura attorno al lettino . Al fine del monitoraggio dell’esposizione a radiazioni non ionizzanti, è stato possibile verificare che i valori acquisiti sono in perfetto accordo con quelli segnati nella mappatura di campo disperso e ben al di sotto dei valori previsti dalla normativa in termini di prevenzione protezione dei lavoratori. Di seguito vengono riportate due tabelle in cui sono indicati i punti di misura e i relativi valori di CMS. Punti di monitoraggio del CMS Valore di CMS [mT] Curva isomagnetica 0.3 mT Curva isomagnetica 0.5 mT Curva isomagnetica 1.0 mT Curva isomagnetica 10.0 mT Curva isomagnetica 100.0 mT Curva isomagnetica 500.0 mT 0.26 0.52 0.80 9.2 95.0 520.0 36 Punti di monitoraggio del CMS Valore di CMS [mT] Console operatore Distanza di 1.5 m dalla console Sala d’aspetto Ingresso della sala tomografo 0.11 0.06 0.07 0.14 Tab.V – Valori di CMS a distanza variabile dal tomografo RMN I valori riportati in tabella sono evidenza dal fatto che i sistemi di schermaggio e di direzionamento delle linee di campo determinano una situazione generale che garantisce, nel limite del rispetto dei tempi di permanenza, una condizione lavorativa che non comporta rischi per gli operatori riconducibili all’esposizione al CMS. 37 CAPITOLO 3 Valutazione del rischio per gli operatori in Medicina Nucleare 3.1 I fondamenti di radioprotezione e della normativa protezionistica Gli effetti dannosi delle radiazioni ionizzanti sono noti fin dai primi anni della loro scoperta e del loro utilizzo. Tanto e’ vero che già nel 1928 fu istituita, dal Secondo Congresso Internazionale di Radiologia, la Commissione Internazionale per le Protezioni Radiologiche. Tale Commissione, la cui organizzazione e denominazione attuale risalgono al 1950, in quasi settanta anni di lavoro ha sviluppato i principi fondamentali della radioprotezione ed ha indicato i limiti di dose per la protezione sanitaria degli addetti ad attività comportanti esposizione alle radiazioni. Più recentemente la Commissione ha allargato il proprio campo di interesse a tutti i problemi di radioprotezione riguardanti la popolazione umana e anche alla protezione del paziente esposto ad esami e trattamenti radiologici. Dall’inizio della numerazione delle pubblicazioni le raccomandazioni di base sono state riformulate integralmente in quattro occasioni: nel 1959 (I.C.R.P. 1), nel 1966 (I.C.R.P. 9), nel 1977 (I.C.R.P. 26) e nel 1990 (I.C.R.P. 60). La legislazione comunitaria ha preso come riferimento le suddette raccomandazioni. In particolare, la Direttiva 96/29/Euratom del 13.5.1996 che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti [15], e la Direttiva 97/43/Euratom del 30.6.1997 [16], riguardante la protezione sanitaria delle persone contro i pericoli delle radiazioni ionizzanti connesse ad esposizioni mediche, si basano sulle raccomandazioni di base della pubblicazione 60 del 1990 della Commissione Internazionale. La legislazione italiana (D.L.vo 230/95) fa riferimento, per quanto riguarda l’impianto generale, alle Direttive 80/836/Euratom del 1980 e 84/466/Euratom e 84/467/Euratom del 1984, che derivano, a loro volta, dalla pubblicazione 26 del 1977 della Commissione 39 Internazionale, mentre tiene conto dei limiti di dose raccomandati nella pubblicazione 60. La dottrina più recente della radioprotezione e' pertanto descritta nella pubblicazione 60 dell'I.C.R.P. del 1990. Essa si basa su principi generali, che erano già stati definiti nella pubblicazione 26 del 1977 e che sono stati recentemente recepiti dalla legislazione italiana nel D.L.vo 230/95 [17]. Essi sono i seguenti: nessuna attività umana comportante esposizione alle radiazioni deve essere accolta a meno che la sua introduzione produca un beneficio netto e dimostrabile agli individui esposti o alla società (principio di giustificazione); ogni esposizione alle radiazioni deve essere tenuta tanto bassa quanto e' ragionevolmente ottenibile, facendo luogo a considerazioni economiche e sociali (principio di ottimizzazione); la dose ai singoli individui (con esclusione delle esposizioni mediche) non deve superare determinati limiti appropriatamente sicuri (principio di limitazione delle dosi individuali). Al fine di mettere a punto un sistema pratico di protezione la Commissione divide le attività comportanti un rischio di esposizione alle radiazioni ionizzanti in tre tipi di esposizione [18]: esposizioni occupazionali, ovvero le esposizioni dovute all'attività lavorativa; esposizioni mediche, ovvero le esposizioni di individui a seguito di indagini diagnostiche o di trattamenti terapeutici; in esse vengono ricomprese anche le esposizioni per motivi di "screening" o medico-legali e le esposizioni di individui che in modo consapevole e volontario e al di fuori della loro occupazione prestino assistenza a pazienti sottoposti a esami o trattamenti medici; esposizioni del pubblico, ovvero tutte le altre esposizioni non comprese nelle precedenti. E' evidente che un sistema di protezione sarà diverso a seconda del tipo di esposizione. Ad esempio, mentre nel caso delle esposizioni occupazionali e pubbliche, non vi e' un beneficio diretto dell'individuo 40 esposto a seguito dell'attività svolta, nel caso delle esposizioni mediche è lo stesso individuo sottoposto alla pratica medica comportante l'esposizione alle radiazioni che ricava un beneficio da essa. Dovendoci soffermare sugli aspetti radio-protezionistici relativi ai lavoratori, si accennerà brevemente alle esposizioni occupazionali. Per quanto riguarda le attività comportanti esposizioni occupazionali il principio di giustificazione e' un atto sostanzialmente volto bilanciare necessità e problematiche di natura eterogenea, ovvero di ordine sanitario, economico, sociale, industriale, strategico, ecc. Il principio di ottimizzazione, invece, richiede che siano mantenute tanto basse quanto e' ragionevolmente ottenibile le dosi individuali, il numero di individui esposti e la probabilità di esposizione. Nella pratica radioprotezionistica sul posto di lavoro l'ottimizzazione si basa sull' uso di norme di buona tecnica. In questo caso particolare importanza assumono gli studi e le raccomandazioni degli organismi nazionali ed internazionali che operano in questo campo (I.C.R.P., N.C.R.P., A.I.R.P., O.M.S., ecc.). Per i lavoratori esposti vengono stabiliti limiti di dose sia per imporre un limite alla scelta dei vincoli di dose e sia per dare garanzia contro errori di giudizio nell'applicazione dell'ottimizzazione. Essi sono stati stabiliti dalla Commissione in modo da: - prevenire l'insorgenza di effetti deterministici; - mantenere ad un livello non inaccettabile l'insorgenza di effetti stocastici; - ridurre la mancanza di equità che potrebbe derivare da un conflitto di interesse tra gli individui esposti e la società nel suo insieme. I limiti di dose raccomandati dall' I.C.R.P. e ripresi dalla legislazione italiana sono: - equivalente di dose efficace o dose efficace: 20 mSv per anno, mediati su 5 anni, con l'ulteriore condizione che essa non sia superiore a 50 mSv su un singolo anno; - equivalente di dose o dose equivalente: 150 mSv per anno al cristallino, 500 mSv per anno per le mani ed i piedi, 500 mSv per anno per la pelle, inteso come valore medio su 1 cm2, indipendentemente dalla superficie esposta. 41 La dose assorbita dai lavoratori esposti dovrà, pertanto, essere considerata: dose inaccettabile > limite di dose dose tollerabile limite di dose dose accettabile procedura ottimizzata (eventuale vincolo di dose) 3.2 Grandezze dosimetriche Come ben noto, per radiazioni ionizzanti si intendono quelle radiazioni che sono in grado di produrre, direttamente o indirettamente, la ionizzazione degli atomi e delle molecole del mezzo attraversato. Quando un mezzo biologico viene esposto in un campo di radiazioni ionizzanti, a seguito del trasferimento di energia dalle radiazioni al mezzo e la susseguente produzione di ionizzazioni, esso diviene sede di una serie di processi che possono dar luogo alla manifestazione di un certo effetto. Tale effetto dipende innanzitutto dalla quantità di energia ceduta dalla radiazione per unità di massa. Esso dipenderà anche dalle modalità di interazione della radiazione con la materia e, quindi, dal tipo e dall’energia delle radiazioni, nonché dalle caratteristiche biologiche del tessuto o organo interessato. Pertanto, le grandezze dosimetriche usate in interessati. Dato che l'effetto biologico delle radiazioni ionizzanti dipende innanzitutto dalla quantità di energia ceduta dalla radiazione al tessuto radioprotezione devono tener conto, oltre che di grandezze fisiche (energia, massa), anche delle caratteristiche delle radiazioni in gioco e della probabilità di induzione di danno biologico nei vari tessuti o organi biologico, la grandezza fisica fondamentale in radioprotezione è la dose assorbita, DT, in un organo o tessuto, definita come: l’energia depositata in un organo divisa per la massa dell’organo stesso. L’unità di misura della dose assorbita e’ il gray (Gy), che corrisponde all’energia di un joule depositata in un kg di massa. L’effetto biologico delle radiazioni, oltre che dalla quantità di energia ceduta ad un organo o tessuto, dipende però anche dalle modalità di cessione di questa energia, ovvero alcuni tipi di radiazione presentano, a parità di energia ceduta, effetti maggiori di altri. Per tener conto di questo fatto è stata pertanto definita la grandezza radio-protezionistica 42 dose equivalente, HT, che rappresenta la dose media ad un organo o tessuto moltiplicata per un fattore peso adimensionale, wR: HT = wR x DT (3.1) L’unita’ di misura della dose equivalente e’ il sievert (Sv) [19]. Il fattore, wR, dipende dall’efficacia biologica della radiazione in gioco ed in particolare dal suo LET (Linear Energy Trasfer). Esso e’pari ad 1 per la quasi totalità delle radiazioni impiegate in medicina (fotoni ed elettroni), per cui la dose equivalente e’ uguale alla dose assorbita. Esso assume invece valori diversi da 1 per i protoni e le particelle alfa (per cui assume rispettivamente il valore di 5 e 20) e per i neutroni (nel caso in cui assume valori variabili da 5 a 20 in funzione dell’energia dei neutroni stessi). L’esposizione alle radiazioni dei diversi tessuti o organi comporta inoltre diverse probabilità di danno con diversi livelli di gravità del danno a seconda del tessuto o organo interessato. La combinazione di probabilità di danno e del relativo grado di severità è definito detrimento.Per tener conto del detrimento sanitario associato agli effetti stocastici a seguito della irradiazione dei tessuti o organi corporei irradiati la Commissione Internazionale per le Protezioni Radiologiche (I.C.R.P.) nella pubblicazione n.60 ha definito la dose efficace, E, ovvero la sommatoria della dose equivalente ai vari tessuti e organi irradiati moltiplicata per un fattore peso adimensionale, wT: E = ƩT wT x HT (3.2) L’unita’ di misura della dose efficace e’ il sievert (Sv) [19]. WT è un fattore di ponderazione che rappresenta la frazione di detrimento da irradiazione dell’organo o tessuto T, rispetto al detrimento totale da irradiazione uniforme del corpo intero. Esso tiene conto per i diversi tessuti, a seguito della loro irradiazione, della probabilità di induzione di tumore letale, nonché della riduzione della durata della vita ad essa conseguente. I valori di wT sono mostrati in Tab.VI. 43 Tab.VI - Valori del fattore di ponderazione, wT, per i vari organi o tessuti La sommatoria dei fattori wT sopra riportati e' uguale ad 1. In tal modo, nel caso di irradiazione uniforme del corpo la dose efficace e la dose equivalente sono numericamente uguali. 3.3 Classificazione delle zone di lavoro e normativa vigente La classificazione delle aree di lavoro secondo quanto prescritto dal D.Lgs. 230/95, art.80, viene effettuata dall’Esperto Qualificato il quale, in base alle valutazioni relative all’entità del rischio, individua e classifica le zone ove sussiste un rischio da radiazioni. È naturale quindi che, la classificazione delle aree consegue direttamente dalle valutazioni delle dosi di esposizione che l’Esperto Qualificato deve effettuare per ogni ambiente di lavoro in funzione del tipo di apparecchiatura o sorgente radiogena impiegata, nonché delle modalità di esecuzione del lavoro specifico e quindi dei carichi di lavoro. È importante osservare come la classificazione delle aree e del personale siano indipendenti tra loro [17]. 44 3.3.1 Individuazione e classificazione delle zone dove sussiste rischio da radiazioni ionizzanti (ART. 80 - comma 1 - lett. a) - D.Lgs. 230/95). Gli ambienti di lavoro con rischio di radiazioni ionizzanti sono da ritenersi tutti quei luoghi ove vengono impiegati apparecchi generatori di radiazioni ionizzanti (macchine radiogene, M.O.C., a raggi X, acceleratori lineari, etc.) e sostanze radioattive sia sotto forma libera che sigillata (Centri di Medicina Nucleare, Laboratori R.I.A., Centri di Mineralometria Ossea, etc.) in cui vengono impiegati lavoratori che possono perciò essere esposti a rischio da radiazioni ionizzanti. La individuazione e classificazione delle aree di lavoro sono effettuate esclusivamente dall’Esperto Qualificato anche sulla base delle informazioni (sulla attività che si intendono svolgere) fornite da Datore di Lavoro, Dirigenti e Preposti. Uno dei criteri di protezione nell’uso dei materiali radioattivi e/o delle sorgenti radiogene prevede il loro confinamento in aree soggette a particolare sorveglianza e ad accesso regolamentato. Per questo l’art. 4 - comma 4 - lett. c) del D.Lgs. 230/95, così come modificato dal D.Lgs. 241/00, definisce zona classificata ogni ambiente di lavoro sottoposto a regolamentazione per motivi di protezione contro le radiazioni ionizzanti. Le zone classificate possono essere zona controllata o zona sorvegliata [20]. Zona controllata: (Art. 4 - comma 4 - lett. c) D.Lgs. 230/95, così come modificato dal D.Lgs. 241/00 ed All. III D.Lgs. 241/00). È definita zona controllata ogni area di lavoro dove vengono impiegate sorgenti di radiazioni ionizzanti ed in cui sussiste, per i lavoratori in essa operanti, il rischio di superamento dei 3/10 dei limiti di dose per esposizione globale (6 mSv/anno Solare) o dei limiti di dose per esposizione parziale (45 mSv/anno per cristallino e 150 mSv/anno per cute, estremità, etc.).L’accesso a detta Zona Controllata è segnalato e regolamentato. Zona sorvegliata: (Art. 4 – comma 4 - lett.c) D.Lgs. 230/95, così come modificato dal D.Lgs. 241/00 ed All. III D.Lgs. 241/00). È definita zona sorvegliata ogni area di lavoro non classificata «zona controllata» in cui sussiste per i lavoratori in essa operanti il 45 rischio di superamento di uno dei valori di dose efficace e dose equivalente fissati per le persone del Pubblico (Vedi Tab.VII). Zona controllata Zona sorvegliata Dose Efficace (globale) 6 1 Dose Equivalente al cristallino 45 15 Dose Equivalente pelle/estremità 150 50 Tab.VII - Valori di dose per la classificazione delle aree (mSv/anno) I valori riportati in tab.VII corrispondono all’incirca ai 3/10 dei limiti di dose efficace per i lavoratori esposti e ai 3/10 dei limiti di dose equivalente per particolari organi e tessuti per i lavoratori esposti di cui all’allagato IV-D.Lgs 241/00. 3.3.2 Criteri per la classificazione delle aree I criteri fondamentali seguiti per una corretta valutazione della esposizione ai fini della classificazione delle aree, sono: La definizione ed individuazione delle aree a rischio; L’ottimizzazione della protezione; L’introduzione di vincoli per alcune grandezze radio protezionistiche; La determinazione di Livelli di riferimento. I rilievi di esposizione vengono effettuati con idonea strumentazione per individuare e successivamente classificare le zone a rischio. L’adozione di sistemi di protezione serve pertanto a limitare (oltre che delimitare) le suddette zone, nonché a ridurre l’esposizione ai lavoratori ed in generale alla popolazione. In questa operazione, si tengono in debito conto le raccomandazioni dell’I.C.R.P. 60, aggiornata dall'I.C.R.P. 103: «Un sistema di radioprotezione deve avere come obiettivi quelli di produrre più benefici 46 che danni, suggerire azioni di protezione atte a massimizzare il beneficio netto e di limitare gli squilibri che possono derivare da un conflitto di interessi tra gli individui e la società nel suo insieme» [21]. Pertanto ogni procedura messa in atto ha lo scopo di mirare direttamente all’ottimizzazione della protezione, guidata da definite limitazioni: A. Vincolo di dose: ossia restrizione delle dosi individuali; B. Vincoli di rischio: ossia limitazione degli squilibri che potrebbero derivare da valutazioni economiche e sociali. Come accennato nel precedente paragrafo, la classificazione delle aree è attribuita all’Esperto Qualificato (art.79-comma1-lett.(a)D.Lgs. 230/95); la loro delimitazione, la segnalazione e la regolamentazione all’accesso ad esse è attribuita al datore di lavoro (art. 61- comma3-lett. a) D.Lgs. 230/95). Lo scopo fondamentale della classificazione e della delimitazione delle aree di lavoro è quello di evidenziare un rischio per i lavoratori e per la popolazione così come previsto anche dal D.Lgs. 81/08 modificato e integrato dal D.Lgs. 106/09 riguardante la sicurezza negli ambienti di lavoro. Poiché secondo il D.Lgs. 230/95 la classificazione del personale è svincolata dalla classificazione delle aree, potrà aversi zona controllata senza personale esposto e viceversa avere personale esposto senza zona controllata (vedi Esposti di Categoria B). Poiché la zona sorvegliata è quell’ambiente di lavoro in cui può essere superato in un anno solare uno dei pertinenti limiti di dose fissati per le persone del pubblico e che non sia zona controllata, vi può essere zona sorvegliata senza che ci sia anche una zona controllata. Nella valutazione della dose, si tiene conto sia del rischio di esposizione esterna, che l’eventuale rischio di dose dovuto ad esposizione interna prodotta da sorgenti introdotte nell’organismo (contaminazione interna per ingestione o inalazione). Nel valutare la possibilità di superamento dei limiti di dose per la classificazione delle aree si tiene in conto anche «il contributo delle esposizioni potenziali (art.4 - comma 2 - lett. c) - D.Lgs. 230/95, così come modificato dal D.Lgs. 241/00), conseguenti ad eventi anomali e malfunzionamenti» (Allegato III - punto 5.2 - D.Lgs. 241/00). 47 In quest’ottica, nella delimitazione delle zone classificate, si è segue il principio di individuare «reali confini fisici» (come ad esempio le pareti, i cabinati chiusi etc.) anche al fine di garantire quella «regolamentazione all’accesso» prevista dalla normativa (art.61- comma3- lett. a) D.Lgs. 230/95). 3.4 Criteri per la classificazione dei lavoratori Per procedere correttamente alla classificazione dei lavoratori esposti, apprendisti e studenti e lavoratori autonomi e dipendenti da terzi, si compiono accertamenti che tengano in debita considerazione: 1) Del rischio di Esposizione interna ed esterna, (All. III - punto 5.2 D.Lgs. 241/00) con le modalità stabilite nell’All.IV derivanti dalla normale attività lavorativa programmata D.Lgs. 241/00; 2) Del contributo delle Esposizioni potenziali (art. 4 - comma 2 lett.c) D.Lgs. 230/95, così come modificato dal D.Lgs. 241/00) conseguenti ad eventi anomali e malfunzionamenti che siano suscettibili di aumentare le dosi dei singoli derivanti dalla normale attività lavorativa programmata (Allegato III - punto 5.2 - D.Lgs. 241/00). Pertanto, prescidendo dalle condizioni operative normali che espongono a rischio ed escludendo i casi di esposizione in seguito ad incidente, esposizione accidentale, esposizione di emergenza, il Decreto Legislativo 230/95 così come modificato dal Decreto Legislativo 241/00 distingue due principali gruppi di lavoratori: lavoratori esposti; lavoratori non esposti. Facendo riferimento alle indicazioni riportate nell’All. III del D.Lgs. 241/00 così come modificato dal D.Lgs. 257/01, i lavoratori sono pertanto classificati in: a) Lavoratori non esposti: (Allegato III Par. 1 - punto 1.2 - D.Lgs. 241/00). Sono considerati lavoratori non esposti quei soggetti che, in ragione della destinazione lavorativa dell’attività di lavoro svolta per conto del datore di lavoro, sono suscettibili di una esposizione alle radiazioni 48 ionizzanti non superiore ad uno qualsiasi dei limiti di esposizione fissati per le persone del pubblico dall’Allegato IV- D.Lgs. 241/00 (vedi tabb. VII e IX). b) Lavoratori esposti: (Allegato III Par.1-punto1.1-D.Lgs.241/00 così come modificato dal D.Lgs.257/01). Sono classificati lavoratori esposti quei soggetti che, in ragione della loro destinazione lavorativa ed attività di lavoro svolta per conto del datore di lavoro, sono suscettibili di una esposizione alle radiazioni ionizzanti superiore ad uno qualsiasi dei seguenti limiti di dose: 1 mSv di dose efficace; 15 mSv di dose equivalente per il cristallino; 50 mSv di dose equivalente per la pelle, calcolato in media su un cm2 di superficie; 50 mSv di dose equivalente per mani avambracci piedi e caviglie. I lavoratori esposti sono poi classificati in due categorie: Categoria A: (Allegato III - Par. 3 - punto 3.1 - D.Lgs. 241/00). Sono classificati LAVORATORI ESPOSTI di categoria “A” quei lavoratori esposti che, sulla base degli accertamenti compiuti dall’Esperto Qualificato ai sensi del paragrafo 5 dell’All. III del D.Lgs. 241/00 (l’Esperto Qualificato deve tener conto del rischio di esposizione interna o esterna derivante dalla normale attività lavorativa programmata; del contributo delle esposizioni potenziali conseguenti ad eventi anomali o malfunzionamenti che siano suscettibili di aumentare le dosi dei singoli derivanti dalla normale attività lavorativa programmata) sono suscettibili di una esposizione superiore, in un anno solare, ad uno dei seguenti valori: a) 6 mSv di dose efficace. b) i 3/10 di uno qualsiasi dei limiti di Dose Equivalente fissati per particolari organi o tessuti per lavoratori esposti (45 mSv per il cristallino e 150 mSv per la pelle, mani etc.).. 49 Categoria B: (Allegato III - Par. 3 - punto 3.2 - D.Lgs. 241/00). Sono classificati lavoratori esposti di categoria “B” tutti i lavoratori esposti non classificati in categoria A. Il Decreto Legislativo 230/95, così come modificato dal D.Lgs. 241/00 e dal D.Lgs. 257 del 9/5/01, introduce altresì alcuni principi generali di radioprotezione, secondo i quali le attività professionali che comportano esposizioni alle radiazioni ionizzanti devono essere preventivamente giustificate dal punto di vista radioprotezionistico, periodicamente riesaminate e mantenute entro limiti prescritti, adottando a tal fine stime preventive di rischio, adeguate procedure operative ed obiettivi di progetto ottimizzati allo scopo di prevenire il danno stocastico da radiazioni ionizzanti. Apprendisti e studenti: Per gli apprendisti e studenti di età non inferiore a 18 anni si applicano le stesse modalità di classificazione stabilite per i lavoratori esposti (di categoria "A" o "B") e non esposti. 50 TabVIII - Limiti di dose (E,H) di riferimento per la classificazione dei lavoratori e della popolazione (mSv/anno) D.Lgs. 230/95 così come modificato e integrato [20]. 51 . Gruppi particolari Limitazioni Lavoratrici gestanti Non possono svolgere attività in zone classificate, o comunque, attività che potrebbero esporre il nascituro ad una dose che ecceda 1 mSv durante il periodo della gravidanza. Lavoratrici che allattano Non possono svolgere attività con rischio di contaminazione I minori di 18 anni Non possono svolgere attività proprie dei lavoratori esposti Tab.IX - Limitazioni per gruppi particolari di lavoratori, D.Lgs 81/08 così modificato e integrato al D.Lgs. 106/09 (D.Lgs. 230/95 così come modificato e integrato dal D.Lgs. 241/00) [20]. 3.5 Classificazione delle aree In questa sezione verranno riportate le misure di radioprotezione effettuate presso l’U.O di Medicina Nucleare del Presidio Ospedaliero Garibaldi- Nesima di via Palermo-Catania. Le aree interessate alle attività che prevedono la manipolazione o la presenza di sostanze radioattive comprendono i seguenti ambienti [22]: Locale di deposito rifiuti contaminati; Locale filtro; Locale decontaminazione Locali somministrazione PET-CT e SPECT N.1 locale scansione PET-CT N.2 locali scansione SPECT Sale attesa calda pre-esame Sale attesa barellati Sale comandi 52 Servizi caldi Camera calda PET Camera calda SPECT Disimpegni e spogliatoi Locali refertazione/analisi dati Corridoi e studi medici Di seguito viene riportata la piantina (fig.3.1) relativa al reparto di Medicina Nucleare, occupante una superficie di 800 mq, situato al piano -1 della palazzina H del succitato presidio ospedaliero. Con le frecce in rosso viene tracciato il percorso seguito; in successione numerica, invece, vengono indicate le sale in cui sono state effettuate le misurazioni. Fig. 3.1 - Piantina relativa all’U.O. di Medicina Nucleare. In successione numerica vengono indicate le sale sottoposte a misurazioni: 1) zona filtro, 2) ingresso pazienti, 3) attesa fredda, 4) camera calda PET (18F), 5) sala comandi PET, 6) corridoio, 7) camera calda M/N, 8) attesa calda M/N, 9) sala gamma 1, 10) sala gamma 2. 53 Per effettuare le misurazioni, che saranno riportate nel paragrafo successivo, è stata adoperata una camera a ionizzazione di cui riportiamo una breve descrizione. 3.6 Strumentazione di misura:rivelatori a gas I rivelatori a gas sfruttano la ionizzazione prodotta dal passaggio di un fotone o di una particella carica in un gas; in tale processo un elettrone viene rimosso da un atomo o da una molecola in modo da creare una coppia elettrone-ione positivo. Il principio di funzionamento può essere così riassunto: un gas è un mezzo naturale per la raccolta della ionizzazione provocata dalla radiazione, grazie alla grande mobilità che in esso hanno ioni ed elettroni. Esistono diverse configurazioni per i rivelatori a gas, ma in ogni caso essi sono costituiti da un contenitore riempito con un gas facilmente ionizzabile; il rivelatore deve essere costituito da almeno due componenti uno che funge da catodo e uno che mantenuto ad un potenziale +V0 rispetto al catodo, funge da anodo. Se una radiazione penetra nel rivelatore sarà creato un certo numero di coppie ione-elettrone, sia direttamente, se la radiazione è una particella carica, che indirettamente attraverso radiazioni secondarie, se la radiazione è neutra. Il numero medio di coppie create è proporzionale all'energia depositata nel dispositivo. Sotto l'azione del campo elettrico, gli elettroni vengono accelerati verso l'anodo e gli ioni verso il catodo [23]. Il segnale in uscita dipende dal potenziale applicato, come si nota dalla figura sottostante: Fig.3.2 - Regioni di lavoro di un rivelatore a gas [23] 54 Nella regione A, non tutte le cariche prodotte vengono raccolte in quanto, a causa del piccolo valore del campo elettrico, il processo di ricombinazione delle varie coppie ione-elettrone è notevole. Aumentando la differenza di potenziale applicata il tempo a disposizione per la ricombinazione diminuisce, perché aumenta la componente della velocità delle coppie lungo la direzione del campo; questo crea un aumento della carica raccolta. Nella regione B, chiamata di saturazione o di camera a ionizzazione, gli effetti della ricombinazione diventano trascurabili e la carica raccolta è tutta quella prodotta. Nelle regioni C e D il campo elettrico è sufficientemente intenso da far acquistare agli elettroni primari prodotti energia cinetica sufficiente a ionizzare gli atomi del gas producendo, così, una moltiplicazione a valanga di ioni. La ionizzazione secondaria è ancora strettamente dipendente da quella primaria ed è in questa regione che lavorano i contatori proporzionali. Nella regione E, detta di Geiger-Muller, la carica raccolta non è più proporzionale alla ionizzazione primaria; oltre alla ionizzazione si hanno altri fenomeni quali l'eccitazione seguita da emissione di luce visibile e ultravioletta; questo produce un impulso costante in un certo intervallo del potenziale applicato, indipendentemente dal tipo di particella incidente. Nella regione F non è più possibile nessun tipo di rivelazione: l'impulso in uscita non dipende più dalla radiazione incidente, poiché avviene una scarica in presenza o meno di radiazione. 3.6.1 La camera a ionizzazione Le camere a ionizzazione lavorano nella regione B della curva segnale d'uscita-potenziale in un rivelatore a gas [23]. In tale regione il potenziale è tale da permettere che gli effetti di ricombinazione bilancino quelli di moltiplicazione degli ioni, in modo tale che il risultato finale sia la collezione di tutti gli ioni prodotti dal passaggio della radiazione. Tale regione prende il nome di regione di saturazione; in essa piccole variazioni del potenziale applicato non hanno influenza, in quanto è caratterizzata da un plateau. Le condizioni di saturazione possono essere raggiunte su dimensioni di pochi centimetri, applicando differenze di potenziale non più grandi di decine o al massimo centinaia di Volt. 55 Le camere a ionizzazione non hanno in genere una velocità di risposta elevata; per tale motivo non possono essere adoperate come rivelatori di impulsi singoli se il flusso di particelle incidenti è molto elevato. Possono essere d'altra parte utilizzate per la misura del flusso di radiazione misurando la corrente anziché gli impulsi dovuti alle singole particelle. I valori riportati nel seguente elaborato sono stati acquisiti utilizzando la camera di ionizzazione modello LUDLUM 10/008742 (vedi fig.3.3) Fig.3.3 - Camera di ionizzazione LUDLUM 10/008742 3.7 Misure di prevenzione e protezione in Medicina Nucleare Dopo avere accennato alla strumentazione adoperata per effettuare le misure di radioprotezione, riportiamo, per ognuna delle zone sottoposte a monitoraggio, una breve descrizione della tecnica diagnostica impiegata e delle misurazioni effettuate. PET-TC: la PET (Positron Emission Tomography) è una metodica di diagnostica per immagini che permette di identificare la presenza di un tumore ad elevata attività metabolica dopo somministrazione endovenosa di una sostanza radioattiva come il 18F-fluorodesossiglucosio. Questo tracciante radioattivo si concentra nelle aree del corpo metabolicamente attive ed emette radiazioni che permettono di ottenere immagini della distribuzione dell'attività metabolica, dette immagini 56 funzionali. Un tomografo per tomografia computerizzata a raggi X (TC) permette di ottenere, nello stesso esame, immagini anatomiche per la localizzazione delle aree ipermetaboliche. Le informazioni così ottenute vengono combinate e rappresentate in una singola immagine PET/TC. L’esposizione dei lavoratori, operanti nel reparto diagnostico, è stata valutata acquisendo i valori di dose nelle normali condizioni di lavoro. Partendo dalla valutazione quantitativa del fondo ambientale, le misure hanno interessato non solo le postazioni fisse di lavoro (console comandi, cappa di manipolazione ecc…) ma anche le zone di percorrenza e di stazionamento del paziente a cui è stata somministrata la dose del tracciante (18F). Per sincerarsi dell’efficacia di schermature e paratie, impiegate per la tutela degli addetti ai lavori, la misure dei valori è stata effettuata altresì in prossimità delle zone di schermaggio. Di seguito vengono elencate zone poste in esame e relativi valori di dose acquisiti [µS/h]: Zone sottoposte a misurazioni Valori misurati [µS/h] Ingresso reparto Cappa di manipolazione Paratie (*) Tavolo operatore Porta schermata Porta di ingresso sala comandi Porta di accesso sala PET Interno della sala PET 0.20 71.0 1.70 0.75 0.64 4.60 0.60 3.60 13.0 23.0 45.0 In prossimità del lettino (**) In prossimità della macchina in fase operativa (20 minuti) 0.25 TAB.X - Misure effettuate nella zona diagnostica PET. (*) Il valore è stato acquisito posizionando la camera di ionizzazione al di là delle paratie in presenza del paziente in attesa di effettuare l’esame (attesa 1h). (**) I tre valori sono stati acquisiti a tre differenti distanze dal lettino su cui viene sistemato il paziente prima dell’ingresso nella macchina diagnostica. Il valore più alto è stato registrato a pochi cm dal lettino. 57 Fig.3.4 - Proiezione di massima intensità (MIP) di una tipica acquisizione integrale PET con F-18 DG Gamma-camera: è l'apparecchiatura utilizzata in medicina nucleare, per l'acquisizione delle immagini scintigrafiche. Queste ultime rappresentano visivamente la distribuzione, nel corpo umano, della radioattività emessa dai radio-farmaci iniettati nel paziente a scopo diagnostico o terapeutico. Il paziente a cui è stato somministrato il tracciante (99mTecnezio) viene posto sul lettino al di sotto della gamma camera. I gamma in uscita, dopo aver attraversato il collimatore, sono convertiti in scintille di luce rilevate dal fotomoltiplicatore. Un insieme di circuiti permette di rigettare i segnali che non sono all'interno della finestra prescelta, eliminando così i Compton che non interessano ai fini diagnostici. Tale strumento è utilizzato in alcuni metodi di "imaging" per applicazioni diagnostiche, ovvero nella SPECT in cui un sistema di gamma camera è accoppiato a una Tac per garantire una migliore localizzazione anatomica dei reperti e permettere la correzione per l'attenuazione delle immagini. Nella tabella XI vengono riportati i valori delle misure effettuate: 58 Zone sottoposte a misurazioni Valori misurati [µS/h] 1.3 (*) Camera calda 7.8 (**) Corridoio (al passaggio del paziente) Attesa calda All’interno della sala diagnostica Corridoio tra le 2-gamma camere Sala comandi 12.0 3.45 2.40 0.73 0.25 TAB.XI - Misure effettuate nella zona gamma-camera. Il valore contrassegnato con (*) è riferito alla colonna della sorgente all’interno della cappa, effettuando la misura a sportello aperto. Con (**) è contrassegnato, invece, il valore registrato durante l’eluizione del radiofarmaco. Scintigrafia tiroidea (Iodio 131): nelle scintigrafie con iodio 131, l'esame inizia con la somministrazione del radio-farmaco per via orale . Il successivo periodo di attesa, essenziale per dare il tempo al tracciante di distribuirsi nella tiroide è due/tre giorni. Dopo il periodo di attesa si procede all'acquisizione delle immagini e all’interpretazione del risultato. A seconda che la scintigrafia sia limitata alla tiroide od estesa a tutto il corpo, tale procedura può variare da qualche minuto a mezzora. Nelle prime ore dopo la scintigrafia, sempre a scopo cautelativo (le radiazioni assorbite non sono così pericolose, ma è comunque giusto risparmiare irradiazioni superflue), il paziente deve evitare uno stretto contatto con bimbi piccoli e donne in gravidanza. Nel caso specifico in cui viene somministrato lo iodio 131 queste precauzioni vanno adottate durante il periodo di attesa, dopo la somministrazione del radio-farmaco e nella settimana successiva alla scintigrafia. 59 A seguito della somministrazione, al paziente viene consigliato di effettuare frequenti lavaggi e di ingerire molti liquidi al fine di agevolare lo smaltimento del radio- farmaco. Più in generale è importante seguire con scrupolo le istruzioni ricevute dal personale sanitario all'atto della somministrazione del tracciante. In questo caso, le misure sono state effettuate all’interno della zona controllata, dove si trovano le stanze dei pazienti a cui è stato somministrato il tracciante. L’accesso alle camere di degenza avviene attraverso porte piombate (1 cm di Pb) la cui apertura è controllata elettronicamente; le pareti di separazione tra zone adiacenti presentano uno spessore di cemento di circa 30 cm. I valori di dose misurati sono riportati in tabella XII. Zone sottoposte a misurazioni Valori misurati [µS/h] *Camera (A) *Camera (B) *Camera (C) **Cortile esterno 0.14 0.17 0.07 0.20 TAB.XII - Misure effettuate nella zona controllata. I valori contrassegnati da (*) sono riferiti alla dose misurata all’esterno delle camere di degenza occupate dai pazienti. Con (**) è contrassegnato, invece, il valore acquisito nel cortile esterno su cui si affacciano le camere. Tale zona è opportunamente delimitata al fine di limitare il contatto del paziente con familiari e conoscenti. 3.8 Procedure di smaltimento dei rifiuti organici radioattivi Il servizio di Medicina Nucleare è dotato di un impianto di raccolta degli escreti dei pazienti provenienti dal servizio igienico adiacente alla sala di attesa calda (servizio igienico utilizzato dai pazienti portatori di marcati radioattivi) e di tutte le acque di scarico provenienti dal 60 laboratorio radiochimico, dalla doccia di decontaminazione, dai lavabi e lavandini. I rifiuti liquidi prodotti sono costituiti da sospensioni e soluzioni di sostanze radioattive e dai rifiuti biologici escreti dai pazienti. Le modalità di smaltimento dei rifiuti liquidi prodotti dalle attività del Servizio sono legate alle ricettività dell’ambiente stabilite da uno studio di impatto ambientale, in seguito al quale, tenuto conto delle disposizioni legislative vigenti, si può prevedere [23]: l’immissione diretta dei rifiuti liquidi nel sistema fognario dinamico; lo stoccaggio in opportuni sistemi a vasche di diluizione e/o decadimento fino a quando i valori di attività non ne permettano lo smaltimento diretto; lo stoccaggio in appositi contenitori con successivo smaltimento attraverso ditta autorizzata. Accenniamo brevemente al principio di funzionamento. Le attività escrete da pazienti ricoverati e sottoposti ad indagini diagnostiche medico-nucleari sono generalmente smaltite all’interno di apposite vasche di decadimento poste all’interno di un locale opportunamente segnalato come zona controllata. Nel caso specifico del presidio ospedalieri Garibaldi (Nesima), i rifiuti organici, provenienti da pazienti trattati con I-131, vengono convogliati all’interno di un sistema di decantazione costituito da 5-vasche (2-vasche per la separazione solidoliquido+centrifuga); nel caso, invece, dei reflui provenienti dal reparto di Medicina Nucleare (99mTc e 18F) il sistema di raccolta e decantazione è costituito da 3-vasche. Una rappresentazione schematica del sistema di trattamento dei rifiuti è riportata in fig.3.5. La procedura di smaltimento avviene secondo la seguente dinamica: un sistema di pompe e valvole permette il riempimento di una delle vasche con le acque provenienti dal servizio igienico e da tutti gli scarichi. Quando la vasca è piena, un dispositivo di allarme ottico e sonoro segnala il suo stato sul quadro di comando (fig.3.6a), posto nel locale denominato “lavaggio”. L'operatore, mediante un sistema di pompaggio, riversa il contenuto della vasca piena nella successiva, di pari volume, dalla quale è possibile effettuare prelievi di campioni da analizzare. Le vasche, infatti, sono dotate di un sistema che permette la raccolta di un campione di circa 2,5 litri, per la misura della concentrazione, prima 61 dello scarico nella rete fognaria. La misura del campione, inviato al recipiente di Marinelli (fig.3.6b) posto in un pozzetto schermato, è effettuata mediante un rivelatore a NaI(Tl) collegato all'analizzatore multicanale Fig.3.5 - Rappresentazione schematica del sistema di diluizione/decadimenti delle acque reflue provenienti dal reparto di Medicina Nucleare. Nel caso in cui, al momento dello svuotamento della vasca, il valore di concentrazione sia superiore ai limiti per lo scarico in esenzione, “1Bq/g” (1 Bq/g, cioè 1000 Bq/l), il volume di acqua viene inviato ad una vasca di emergenza e lasciato decadere fino a che la sua concentrazione sia scesa al di sotto di tale limite. Nella tabella XIII vengono riportati i valori, acquisiti con la camera di ionizzazione, al fine di valutare l’esposizione degli addetti al controllo e alla manutenzione delle vasche di raccolta dei reflui radioattivi. 62 a b c d Fig.3.6 – Immagini fotografiche del sistema di raccolta e decadimento dei reflui provenienti dal reparto di Medicina Nucleare Garibaldi Nesima. a) Quadro di controllo. b) Recipiente Marinelli. c), d) Vasche di raccolta. Vasca di decadimento (18F) Valori misurati [µS/h] Vasca 1 Vasca 2 Vasca 3 Vasca 4 Vasca 5 100 100 85 56 56 TAB.XIII: Misure effettuate nei locali di ubicazione delle vasche di raccolta dei rifiuti liquidi costituiti da sospensioni, soluzioni di sostanze radioattive e dai rifiuti biologici escreti dai pazienti (131-I). 63 Conclusioni 1. Per quanto concerne il monitoraggio di radiazioni non ionizzanti in ambiente ospedaliero, la recente introduzione di tecnologie ad alta complessità nonché criticità (RMN, TAC, PET, etc.), prevede un miglioramento dei controlli al fine di garantire la qualità delle prestazioni erogate all’utente/paziente nonché condizioni di lavoro sicure al personale sanitario. Le apparecchiature devono essere utilizzate in condizioni tali da garantire i livelli previsti per ciascuna delle tre categorie interessate (pazienti, pubblico, lavoratori). La normativa di riferimento risulta complessa, ed è compito dell’ingegnere progettista verificare il rispetto dei limiti e delle disposizioni previste dalla normativa vigente per la tipologia di impianto e per il suo principio di funzionamento, collaborando a stretto contatto con l’Esperto Responsabile (fisico sanitario) e il Medico Responsabile. Nel caso del tomografo RMN, un parametro fondamentale da verificare è l’efficacia di schermatura della gabbia di Faraday, strumento progettato allo scopo di garantire la protezione dell’apparecchiatura da interferenze esterne, assicurando di fatto immagini prodotte con adeguati standard di qualità, nonché di salvaguardare la sicurezza dei lavoratori che operano nella struttura. Generalmente, gli schermi vengono realizzati adottando materiali dotati di elevata conducibilità elettrica. La Normativa vigente fornisce quelle che sono le modalità di esecuzione della prova e lascia al proprietario o all’ente regolante la determinazione dei valori di soglia sulla base dei quali valutare il superamento della stessa (vedi cap.2). Dallo studio effettuato (monitoraggio dei valori di campo magnetico statico), si evince come la gabbia di Faraday garantisca elevate prestazioni e il livello di attenuazione risulti superiore al limite disposto dalla norma e dall’ente regolante. 2. Nel caso di esposizione lavorative a radiazioni ionizzanti, lo scopo della valutazione è stato quello di verificare l’efficacia di paratie, schermature, cappe, sistemi di smaltimento di rifiuti radioattivi etc…, al fine di garantire il rispetto dei limiti di dose previsti dalla Normativa vigente (vedi cap.3). La garanzia della protezione negli ambienti di medicina nucleare esige una particolare cura nel rispetto degli spessori calcolati per i sistemi di schermaggio e dei ricambi d’aria per le eventuali contaminazioni aeree. 64 Per le barriere protettive, occorrenti al contenimento delle dosi da esposizioni esterne è stata considerata l’equivalenza al piombo dei materiali da costruzione impiegati per le pareti, il cui spessore risulta aggiuntivo rispetto alla protezione offerta dai materiali da costruzione. Gli spessori attenuanti richiesti per la diagnostica PET sono ampiamente sufficienti a schermare anche la radiazione diffusa durante le indagini trasmissive TC. I locali di preparazione dei radio-farmaci PET e SPECT sono provvisti, per l’attuazione di corrette procedure di lavoro, di apposite celle di manipolazione istallate nei locali e dotate di appropriate schermature e cappe aspiratrici. Le dosi “unitarie”di radio-farmaco vengono movimentate al di fuori di esse utilizzando opportune schermature. Pertanto, tenendo conto dei valori di dose acquisiti [μSv/h] nelle normali condizioni lavorative e, calcolando il valore complessivo annuo in condizioni di esposizione multipla, si è verificato che in nessuno dei casi posti in esame esiste, per il personale operante nella struttura ospedaliera, un rischio da esposizione a radiazioni ionizzanti. 65 Bibliografia [1] M.Bini (1), P.Feroldi (2), C. Ferri (3), A. Ignesti (1), R.Olmi (1), S.Priori (1), C.Riminesi(1) – “Sicurezza e Compatibilità elettromagnetica in ambiente ospedaliero” [2] Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 luglio 2003, n. 199 - available on line: www.arpa.emr.it/elettrosmog/download/DPCM_8luglio2003_RF .pdf [3] Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 luglio 2003, n. 200 – available on line: normativo.inail.it/bdninternet/docs/DPCM2002006.htm [4] Decreto Legislativo 9 Aprile 2008, n. 81 Titolo VIII Capo IV: Protezione deip rischi di esposizione a campi elettromagnetici available on line: wifi.psy.unipd.it/uploads/Psicologia.pdf [5] Linee guida per la limitazione dell’esposizione a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo ed a campi elettromagnetici (fino a 300 GHz) - available on line: http://www.icnirp.de/documents/emfgdlita.pdf [6] Normativa tecnica - Campi elettromagnetici – available on line: ww.arpa.emr.it/pubblicazioni/cem/generale_90.asp [7] Prevenzione e protezione - Campi [0Hz - 300 GHz] – available on line: http://www.portaleagentifisici.it/fo [8] R. Canese, F. Podo, “Introduzione alla risonanza magnetica ad uso clinico, principi fisici e strumentazione”, Ann. Ist. sup. Sanità, vol.30 n.1, 1994, pag. 7-29 – available on line: http://www.iss.it/binary/publ/cont/Pag7_29Vol30N11994.pdf 66 Elettromagnetici [9] F. Sellettini, A. Beux, F. Cauda, D. Daniele, “Tecnologie RM”, corso di formazione continuativa per T.S.R.M, Torino, 4/5 ottobre 2002, 14/15 Marzo 2003 [10] M. Serafini, “Procedure e dispositivi di sicurezza in RM. Nuovo ospedale civile S. Agostino Estense: http://www.ausl.mo.it/flex/cm/pages/ServeAttachment. [11] M. Serafini, “La normativa Italiana in materia di installazione impianti RM”, Carpi 20 marzo 2009, AUSL Modena: http://www.ausl.mo.it , 29 Marzo 2011 [12] M. Giannelli, M. Mascalchi, M. Mattozzi, A.S. Panebianco, F. Campanella, Standard di sicurezza in risonanza magnetica: Il regolamento di Sicurezza” – available on line: http://www.ispesl.it/settore/linea%20guida_RdS.pdf , 29 marzo 2011. 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Garibaldi – Nesima di Catania - (documentazione di cui al punto 4.4 dell’all. IX del D.Lgs. 241/00) [23] D. Aquaro, M. di Prinzio, N. Zaccari – Metodologie di trattamento dei rifiuti radioattivi – available on line: http://www.ispesl.it/ricercheOSH/risOSH/A2004/B1-439-DIPIA04/B1-439-DIPIA- 04-EL.pdf 68