INTOR.NO ALLA STORIA DELLA COLTURA Che cosa è codesta

«La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce», 7, 1909
I.
INTOR.NO ALLA STORIA DELLA COLTURA
(KULTURGBSCRICHTE)
(*).
Che cosa è codesta Kulturgeschichte, di cui si parla assai fra gli storici tedeschi e che dà il titolo n tanti dei loro libri? - In italiano, la
parola si traduce: Stori.z della coltura, o Siorin della civilid. Ma, con la
semplice traduzione, non si.è ancora in grado di intenderne il significato
preciso.
.Se poi ci volgiamo ad ascoltiire Ie definizioni, che si sono date finora
della Kulturgeschichte, c'è d t ~perdere la testa. Il Riehl, jI quale fu dei primi a rnèttere in oriore le ricerche che intitolb a quel modo, se la cavò, trenta
o quarant'anni sono, COI 'dire che essa era una Zukunfiswissenschaft, una
scienza dell'avvenire; e, recentemente, il Lorena gli ha fatto osservare
che, dopo trenta o quarant'anni, resta pur sempre n scienza. dell'avven i v (I). Ma una polemica scientifica in tutta forma circa il concetto
della Storia della coltura si accese, quando Dietrich Schafer, professore
di storia dell'universitli di T-iibingen, in una sua prolusione, letta il 25 ottobre'1888 e intitolata: Il vero domirnio della storia (z),negò in modo reciso
l'esistenza di una Storia detta coltura, quale disciplina iiidipendente e rivaIeggiante con fa storia politica. Lo Schafer sostenne che la Storia (senza
aggettivo) è 1.a storia politica; tanto vero; che la storiografia si è svolta
sempre in connessione con la vita politica, Vi saranno, accanto a quella,
storie speciali (della letteratura, della pittura, della filosofia, deIl7economia, ecc.), ma non già un'altra storia complessiva che debba dirsi Storia
della coltura, quasi si possa concepire 1it coltura senza lo Stato. I1 problema
(*) Nota letta all'Accadcmia Poiltaniana nella tornata del 1.0 dicembre 1895dal
socio Benedetto Croce.
( I ) OTTOKAR
LORENZ,
,Die Geschi~hts.~~issetts~h(iff
af t in Hauptrichtungen tr nd
Atifgaben, kritfsch .ei.ortei.t, Berlino, Hertz, 1856, I, 171-196.
( 2 ) cDpr eigentliche Arbeifsgebiet der Geschiclrfe, Akademische Antritts-
rede..,, Jcna, Fischer, 1888.
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della storia della coltura era, per lui, assorbito nel problema della storia
politica, rettamente intesa. - Allo Schafer rispose, difendendo i diritti della
storia della coltura, Eberardo Gothein (professore di economia politica
all'universith di Bonn),. scrittore egli stesso di opere di quella sorta, e che
dovrebbe essere noto presso di noi pel suo bel libro sullo Svolgi4mento della
coltzrrn nell'italia meridionale. Sfrondandc l'opuscolo del Gothein ( I ) dalle
molte e, di certo, attraenti digressioni che contiene, non si può dire che
v i si risponda i n modo netto e conclusivo alla domanda: che cosa la
Storia della coltura? quale ne è il compito? I1 Gothein ondeggia, in prima,
tra due tendenze diverse: da una parte, sembra voglia' chiamare a quel
modo la storia in genere, di cui la storia strettamente. poIitica sarebbe
una sfera speciale; e, dall'altra, voglia restringere la determinazione al
gruppo di quelle storie speciali, che non sono storia politica. Ma, dopo
avere tentennato alquanto, accorgendosi forse che, nei modi da lui tentati, la questione diventerebbe di mere parole, si risolve a riconoscere
che,. a . se deve .esistere una storia della .coltura indipendente, deve anche
avere un oggetto che le appartenga in proprio, e in cui.si riunisca I'att i ~ i t hdelle singole scienze dello spirito a (2). E questo oggetto è <r la generale coltura di un'epoca Br. Ma che cosa. è (si può incalzare) la generale
coltura di un'epoca? - a Non è (risponde il Gothein) la somma di tutti
i prodotti economici, delle formazioni giuridiche, delle opinioni religiose,
delle scoperte scientifiche, delle creazioni artistiche: non è codesta somma: essa consiste in niente di più e in nienle di meno che nelle comuni
correnti della vita spirituale, n lor volta suddivise e lottanti tra loro ».
Insomma (sèguita dichiarando), la storia della coltura, nella sua forma
piu pura, 5 storia delle idee » (3). Nè già soltanto dell'idea a quale si
manifesta nello spirito creatore, ma anche del modo come lentamente si.
apparecchia, della forma con la quale si diffonde, delle condizioni. tra le.
quali ci6 accade, delle restrizioni e degli ampliamenti che. patisce, dei
mutamenti. che produce nel mondo reale:
svolgere tutte .queste cose,
è cbmpito della storia della coltura. Onde, essa sceglie volentieri i1 metodo dell'analisi, e riadduce i. fatti alle loro forze, le forze all'idee ».
I,o Schiifer replicb con uno scritto pobemico, nel quale potè, assai facilmente,. mettere in mostra i puri-ti debgli .nella tesi dell'avversario, e ribadire quella da lui proposta (4).
M a . parecchi inclinarono se non alle
singole opinioni, alla tesi generale del Gothein; e di q.uesti furono lo
Schmollet, i1 Geiger, e, tra gli altri, il Bernheirn, scrittore di assai. ripu-
-
-
-
Dìe Atrfaa ben der Krrftzrrgeschichte, Leipzig, 1889.
frase s i ricollega alle vedute del DILTHEY
sul.1~scienze sociali e
pali.tichc (cfr. Einleitung i n die Geisteswisseitschaften, vol. I, Leipzig, r883),
delle quali, in altri suoi lavori, i l Gothein si professa seguace.
(3) P Kult.urgeschichte in ihrer reinsten Form ist Idemgeschichte n (p. 50).
(4) Gescliichte zitzd Ktlltur-geschfchte,Eine Erwiderung, Jen% Fischer, 1891.
(I)
(2) Questa
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INTORNO ALLA STORIA -DELLA COLTURA
3O3
tazione in questioni di metodologia storica: Nel noto suo trattato, il
Bernheim distingue la storia in ,storia politica e storia della coltura ( I ) ,
La prima .si occupa dei fatti, che sono.prodotti dalla ~01011th. cal.lettiva;
18 seconda
Verarilente, cib che s i designa sotto. la seconda .è difficile
determinare, perchè è difficile. circoscrivere il concetto della coltura ;
ma, tuttavia, si pub dire che, sotto quel nome, s'intendono n le attività
de119uomo, i n quanto essere sociale, che non sieno attività politiche (2).
Cosicchè, la storia della coltura. non. è fondamentalmente : diversa da .
quella .politica; i n a a se,.ne. discosta i n tal modo, nel tema e .nei punti
di vista dominanti, da richiedere speciali metodi di'trattazione )l. In.un
certo punto; il Bernheim parrebbe togliere affatto ogni indipendenza
alla stori,i della coltura, osservando che quella pattizione C fatta soltanto .« .nel17interesse della divisione del lavoro n ; ma conclude, poi,
non.potersi ammettere che la storia della coltura si risolva nella serie
delle storie speciali, perchh essa ha un oggetto suo proprio, consistente
nelt'indagare. le relazioni. delle varie storie.speciali tra loro (3). - Assai .
curiose sonoSle..ideemanifestate sul proposito dal D.r Giorgio Steinhausen,
direttore di un'erudita e importante rivista per la Storia delld colturn,
che si pubblica a Berlino (4). Nel discorso introdutti~o,che precede il
primo fascicolo, egli comincia col rilevare la necessità di un organo s p ciale <r per ia srande scienza, che. è .nella. fase ,ascendente del suo sviluppo; la Storia della coltura i).(5). Volentieri sfuggirebbe a una definizione di codesta grande scienza: r< nell'insierne, si sa bene che cosa sia
la storia della coltura. Darne una definizione precisa è difficile,. quanto
dare una definizione deIla parola storia n (6). E, se, come vogliono alcuni,
è la scienza dell'avvenire, gih si vede rosseggiare l'alba dell'avvenire. Pure,
...
+
(I) Parla anche della storia della cultura in senso largo, la quale sarebbe
una specie di storia universale. Di essa (che non entra, sr noil secondariamente,
nel problema che qui trattiaino) si fa breve cenno più oltre, i n nota: cfr. p. 307.
(2) t Was wir in diesem Sinne unter Kulturgeschichte vcrstehen, lasst sicli
\veil der Begriff der K u h r schwver zu umschreiben ist, freilich leichter so ausdrtìckcn dass wir darunter die nichtpolitischen Bethatigunsen der Menschen als
sociale Wescn begreifen v (BERNHBIM,
I,ehrbzrch der Itistorischen Methode, 2.a ediz.,
Leipzig, 1894,p. 47).
(3) Vedi op. cit., pp. 47-52.
(4) Zeftschrift .f 11r Kttltitr~eschiclite,che continua la piii antica Zeitschl-vt
fffr detrtsche Ktrttur~chiclrte.Vi collaborano il Lamprecht, il Gothein;. il Geiger,
il Biedermann, l o Schrader, e altri; Vedi nel fasc. I, 1893, nuova serie, llintr&
duiione (;rw Einft~hrttng)dello Steinhausen.
(5) u
die grosse und 'in aufsteigender Entwicktlung begriffeiie Wissenschaft der Kulturgeschichte n (1. c., p. I).
(6)r Also, in grossen und ganzen, weiss man rccht wohl was Kulturgcschichte
ist. Eine bestimmte D-fiiiition ist ilbrigens ebenso schwierig nrie des Begri ffes
Geschichte iiberhaupt n (1. c., p. a).
...
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alla fine, 10 Steinhausen si fa coraggio, e si prova'anch'egli a definire la
misteriosa grosse Wissenschaft. Sbaglia chi crede che questa .sia la somma
delle storie speciali,. di quelle deIla letteratura, del diritto, dell'arte, della.
religione, della filosofia, e via dicendo. Io penso che bisogni concepirla
come la siorirr della viia (Leben.~gesehichte):i n prima, di un popòlo determinato; in ultima linea, di tutto il genere umano. Intendere lo svolgimento di un popolo nel suo intero corso, nella sua speciale natura morale e intellettuale e nei suoi effetti : ecco ci4 che deve insegnare la storia
della coltura, Essa deve poterci rimettere completamente innanzi agli occhi
un'epoca determinata, nei tratti saIienti. Dei fatti della vita letteraria,
politica, artistica, ecc., si giova solamente in quanto ci aiutano a riconoscere
gli uomini, la massa, il tipo D. Ma, a quest'oggetto, principale, ch'8 Ia vita,.
la storia della coltura aggiunge (come dire?) un contorno di minori 06getti. a:In questa ricerca della vita passata, essa tratta anche gli argomenti,
che non sono del dominio d i nessun'altra scienza; ricordiamo la dipintura
della vita esteriore, la notizia delle vesti, del nutrimento, ecc., e, poi, della
vita morale,dell'istruzione, dell'influsso che Ia natura ha sull'uomo, ecc. i>..
Ed, eccitandosi :i poco a poco col suono delle sue paroIe medesime, il
D.r Steinhausen giunge a una conclusione, la quale, dapprima, non si.
sarebbe aspettata: a A dirla con un sol motto, la Srorin della coltura è una
scienza affatto distinta da tutte l e aItre, una scienza indipendente 1: (I).
Ma che questa scienza sia un po' come 1' u araba fenice », di meta-,
stasiana memoria, è provato anche da altri fatti, oltre che dai giudizji
contradittorii dei suoi difensori, Nel Con~ressostorico, tenuto a Monaco
di Baviera nell'aprile del r ~ ~ ~ sig.
, ' i Martens
l
e i1 prof. B~htlingkparlarono a favore di un maggiore studio della storia della coltura; .ma .il
prof, Lamprecht (che pure è autore di opere pregevoli, che si considerano
di solito conie rientranti appuilto tra le storie della col~trrcz)consigliò.
una certa riservatezza (Zuriickhnliung), w specialmente perchè, in questo
campo, tutto è ancora in formazione D. Tale i( riservatezza a prevalse nel
Congresso (2).
( I ) a Mit eiriem Wort: Die Kulturgeschichte ist eine voli allen. anderen durchaus unterschiedene, also selbstandige Wissenschaft R (1. c., p. 4).
(P) Si veda la citata Zeitschrift dello STEINHA~SEN,
nuova serie, vol. I, p. 139.
l3 da notare che i l MARTENS,i l quale fece la proposta in favore, si. servi di
quest9argomento:che, nello studio della Storia della cultzir*a,si trovano u i mezzi
per combattere 1' odierno socialismo n (qur Bekampfzing der. heutigen Socialdei.
nfobutie) Per contrario, così il LORENZ
(O. c., I, 173) come f o SCHAEFER
(i .o OPUSC.,
p. 6) riconoscono nello svolgimento della Storia della culttira l'influsso dello.
spirito democratico; e lo Schaefer, anzi, toglie da cib occasione ad esprimere la
sua reverenza pel Principe di Bismarck, .allora ancora al potere, parlando dello.
spirito democratico di questa nostra eth (dice), la quale, sotto l'impressione della
figura gigantesca del nostro Cancelliere imperiaIe (ntrr zinter dem Eindriick del.
Gigantengestalt trnseres Reichskan;lers), si va a poco a poco ricordando che'.,
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INTORNO ALLA STORIA DELLA COLTURA
Entrando in meno a quest3urto'di opinioni svariate, che non accennano per ora a comporsi in una qualsiasi pace, prendo.sub$o posto accanto a coloro che contrastano le pretensioni della Stokia delfa coltura.
S e anche non, tutte le loro affermazioni sono accettabili, In loro tesi generale mi sembra sostanzialmente vera. Spezzare la storia di ,un popolo,
di un gruppo di popoli, dell'.intera umani!à, in due circoli, dei quali l'uno
abbia per centro lo Stato, l'altro la coltura, l'uno la vita politica, l'altro
la vita sociaIe e individuale, è affatto arbitrario. La storia di un popolo
costituisce un corso unico,.in cui tutte Ie più varie artivith sono connesse
d a legami d'interdipendenza. C7è la storia; ma non ci sono due storie: di
qua, la storia politica; d i lh, la storia deila coltura.
Ls.rassegna, fatta di sopra, delle opinioni intorno al concetto di Storia
della coltura, fornisce la prova negativa di questa tesi. A chi voglia dividere
in due parti la storia, riesce facile definire l'una delle due parti, la storia
politica, perchè la storia politica è storia di unPattività spirituale, dell'at.tività pratica (come la storia dell'arte è spria dell'attività estetica e quelta
della filosofia dell'attività intellettiva). Ma, y a n d o si passa a definire un
complesso di fatti, che dovrebbe uscire fuor1 della vita politica ,in senso
stretto, e formare corpo a sè, le difficoltà sono insormontabili. E impossibile raccogIiere quella serie di. fatti, o quella serie di storie speciali, sotto
un concetto unico. Se tale concetto è quello della vita intera dei popoli,
deve essere di necessità integrato col codcetto dello Stato, ossia dell'attività politica e pratica. Se non è quello dell'intera vita dei popoli, non
si sa che cosa sia. Ritorniamo sulle definizioni, che. abbiamo esaminate.
Ln storia delle idee, dice il Gothein. Ma la storia delle idee è anche storia
delle idee politiche. La storia dell'insierne delle nttivirh non politiche,
dice il Bernheirn. Ma che cosa sia questa insieme, se questo insieme
esista come fatto indipendente, ecco ciò che bisogna determinare, La
storia della vita, dice il D.r Steinhausen. Ma la vita è anche (e come!)
vita politica. E.gl'imbarazzi {I). e i paralogismi e le tirate declamatorie,
accanto alle masse, aiiche l'individuo significa qualche cosa. Singolari esernpii
dell7azione perprbatrice, che la politica esercita sulla scienza e specie sulla storiografia e sugli studii politici in Germania, e che giustifica, .in certo modo, il nome
di scienia borghese, dato al mondo professorale dagli scrittori socia1isti:Di questo
perturbamento noi, italiani, siamo immuni ; Ia nostra scienza si mantiene piir
pura; e vorrei rallecrarrnene se non pensassi che cib è, d'altra parte, segno della
poca intensiti politica, raggiunta dalla nostra vita sociale.
( I ) Basti dire, in aggiunta, che non si .sa ancora. precisamente a quali scrittori bisogni dare il nome di storici d e l h coltura. 11 GOTKEIS
cita come tnodelli
di Kulturhistoriker Jacopo Burkhardt e Gustavo Frcytag, e disputa se il Ranke,
in alcune delle sue opere, come nella Storia dei papi e nelja Germania durante
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che s'incontrano presso coloro i quali sostengono I' indipendenza della
Storia della colitrrn, sono effetto inevitabile dell'assurdità che ì! nel problema preso o risolvere: formare un iutto con alcune parti solamente di
questo tutto.
Ma, dunque, i tanti libri che pigliano nome dalla Storia' della coltitra sono lavori sbagliati e inutili? - Ognuno intende che questa domanda è diversa dalla precedente e richiede risposta diversa. Se si nega
il concetto scientifico di storia della coltura, non s'intendé con ciò negare
l'importanza e la legittimità delle tendenze, che si manifestano sotto quel
motto d'ordine. Tendenze che esistono 'effettivamente, e delle quali conviene, percib, ricercare il significa~oe il. valore.
Una prima tendenza mena alltampliament~del17interesse storico ; i I
quale non si contenta 'pih ormai dei' soli 'fatti che si dicono politici in
senso stretto, o di ci4 che si raccoglieva nelle antiche storie letterarie,
scientifiche,, giuridiche, e simili, e VUOIfare oggetto di considerazione
speciale alcuni lati della vita, prima.trascureti o incidentalmente e som.mariamente trattati. Cosl ora, p. e., si prende ad oggètto di' .storie speC'iali il sentimento delfa natura, come h i fatto (e non, di certo, pel primo)
il 'Biese(I}; ovvero (come ha fatto il D.r Steinhausen) la storia della leiiPrcz, o del modo di salutare, o della passione dei viaggi, . o del senti-mmio tedesco, ecc. (2). Ma non bisogna neanche esagerare nel credere che
questo genere di lavori sia affatto nuovo e tutto proprio dei tempi nastri;
quasi che la vecchia storiografia s'occupasse soltanto degli avvenimenti,
che si riferiscono allo Stato. Ciò non sarebbe vero nemmeno delle cronache medievali, nelle quali, accanto ai fatti politici, si trovano natati
fatti religiosi, 'feste, apparizioni di comete, tremuoti, carestie, e simi1i.X
sembrerà vero quando si ripensi ai lavori sul mondo classico della nostra
filologia del Rinascimento, che assunsero poi il nome di antichitb greche
e romane; E che cosa sono, di grazia, le Anrichiiit itaiinne 'del 'Muratori
se non una vera e propria Kuliurgeschichte Italiens im 'Mittefnlier?- E
già, nel secolo scorso, il nostro compaesano~Pie~ro
Napoli -Signorelli; imitando ii disegno della grande opera del Tiraboschi, non scriveva egli forse
le Vicende della colttira delle due Siciiie ? Ci6 che v'ha di nuovo in
questa tendenza è, tutt'al più, la sua cresciuta intensith, correlativa al
progresso generale degli studii.
la Riforma, sia storico politico o storico della coltura: Intorno a queste strane discussioni, si legga la critica dello Schafer, 2.0 OPUSC., pp. 50 sgg. 11 pii'i curioso
C che il -Gothein pretende che lo stesso suo avversario, SchBfer, sia~KulttrrJzistoriker nei suoi scritti sulle città anseatiche (p. .I,); e I'aItro rifiuta-it titolo.
( i ) ALFRED
B~ESE,
Die Enttvicketirng des N#fzlrgef ghls bei den Griechen
irnd Romern,..Kiel, 1882-84;Dic. Bnlwickelzrng des NaturgefL!hls iin Mr'ttelaltetirnd insder Neu.~eft,2.a ediz., Leipzig, von Veit, 1892.
(2).Vedi G. STEIN~MUSBN,
Geschichre des deutsclien Briefes, a vo~l.;Berlino,
Gaertner, 1892, e altre opere .che non-ho a mano.
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INTORPO ALLA STORIA DELLA COLTURA
3O7
Una.Seconda tendenza spinge alia .finnovazione, o meglio, alla moltiplicazione dei punti di vista dellpesposizione storiita, Pel passato, quasi
sola forma d'esposizione era il racconto dei .fatti accaduti nei singoli pod.poli, crsnologicamente ordinati. Ma ora-piace iordin~re,ifatti storici secondo i 'loro concetti, in modo da costruire, p; e., la ;storia della. famiglia
o della religione, o dell'arte; nelle 'loro apparizioni .presso un p p p o di
.popoli o presso tutti i -popoli. .Pia.ce'.iltresl considerare le-varie epoche
storiche nei loro effetti sull'individuo, in modo d a descrivere, per via di
tipi, o di medie, che cosa fosse l'uomo greco o il romano, l'italiano della
Rinascenza o . i l tedesco della Ri,forma (I). In questi modi svariati, onde
la storiografia moderna viene presentando i fatti storici, è da cercare anche
l'origine di alcune ,delle false opinioni, di sopra esposte, circa il concetto
di storia della coltura. E s7intcnde come il Gothein abbia potuto 'dire
che la storia della coltura sia la storia delle idee, e ch'essa proceda analitictimente, e che sia descrittiva e non narrativa; e come lo Steinhausen
abbia affermato che il cbmpito della storia della coltura consista nell'offrirci cr gli ,uomini, la' massa, il tipo n (2).
- . Una terza tendenza porta a riconoscere sempre più la .mutua dipendenza dei fatti sociali, e a mettere in luce l'impossibilità d'intendere
quelli che sono parsi finora i prodotti più alti dell'uomo senza tener
conto di prodotti che hanno minore dignitQ o appariscenza, .ma non per
questo restano inefficaci (3). Così . s i spiega come,, presso parecchi sostenitori della storia della coltura; ,faccia. capòlino, quasi inconsciamente,
l'affermazione: che la .storia 'politica k, essa stessa, parie della storia della
mcoltura.
'
'
'
..
(i)Quella forma di Kziltrirgescfrichts, che è sostenuta da FRIEDRICH
J O ~ Lnel
suo scritto Die Kulttrrgeschichtsckrdbung, ihr-e Entwickelttng trnd ihr- Problem,
HaIle, Pfcffer, 1878, e che i l BERNHEIM
accetta col nome di K~tltti~~geschicltfc
i11
,
senso largo (o. C,, p. qr sgg.), nolì è nltro se non una storia utiiversale, ordinata
non gii per paesi e popoli e per successione cronologica, ma per classi (istituzioni, attività umane, Stato, famiglia, tecnica, religione, ani, scjenza, ecc.). Egli
djsegna, dunque, il piano di un libro, non il problema di un nuovo genere di
storia; e di lihri su quel piano si hanno non pochi (p. es., quelli del Lippen).
Si veda anche, intorno al Jodl, cib che scrive lo SCHAEFER,
2.0 OPUSC., pp. 57 sgg(2) La varietà dei punti di vista si riduce, in fondo, anch'essa a un ampliamento deìl'interesse storico,' alla creazione di altre storie speciali. Scoprire nella
materia dei fatti un lato o una relazione non osservata, far la storia' di questo
lato o di questa.:re'lazione, 8 p o q un nuovo argomento o soggetto di storia.
(3) Qui B il caso .di dar posto a un'osservaziont di Lord ACTON (nel suo breve
scritto, ricco dy idee e di fatti : a i e neuere deirtsche .Gesckt'chtswissenschaft,
trad. ted., Berlino,.Gaertner, 1887, pp. '57-8): u Die Erkenntniss dass die Kunst
cin Ergebnis ist des ganzen natioiialen Arbeit, fOhrtc zu dem Versuche, das Gesammtleben der V6lker im Brennpunkt zu erfassen; der Gedanke einer Kulturgeschichte wuchs aus der Kunstgeschichte hervor... a .
'
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Oltre queste tre principali tendenze, vi sono, nel presente movimento
della storia della coltura, altre minori, che non occorre ricercare, o perche di piccola importanza, o perchè escono dal campo degli. studii, e rientrano piuttosto in quel0 dei sentimenti e delle simpatie sociali. Ma delle
tendenze, alle quali abbiaino accennato, nessuno vorrà disconoscere l'importanza e la legittimità. Allargare l'interesse storico, variare con nuovi
punti di vista le. forme dell'esposizione, in'tendere meglio le relazioni tra
le varie parti della storia, sono bisogni che non si debbono reprimere,
ma soddisfare.
Senonchè, soddisfacendoli, non si crea la grande scien~adella storia
della coltura: si producono altri Ibri di storia, e si arricchisce e si perfeziona la storia in genere, Come mai è sorta l'illusione che tali tendenze
mettessero capo a un concetto scientifico nuovo e preciso? Di cib, non saprei
addurre altra causa se non quello spirito professorale e pednntesco, che
in .Germania, forse più che altrove, si nutre della parola Scienra. Sembra,
infatti, che nessuna cosa sì possa fare a buon diritto, se quello che si fa
non sia scienqn. Si crea una nuova cattedra? Si è creata una nuova
scienza. Si scrive un libro sopra un argomento nuovo o nuovamente trattato? E nata unahnuovascienza. Ci sono dei perditempo, che fanno collezioni
di francobolli?. E una nuova scienza, è la Filatelia ( I ) . In verità, innanzi
' a qUesto spettacolo, tornano alla memoria Ie figure di pedanti, cosi vivacemente .ritratte dalla nostra commedia del Cinquecento col loro gergo
latineggiante che mai non li abbandona; o i versi del commediografo
napoletano sul grecisrno di quel tale il quale vuole che: « sino il can
'che ho meco Dimeni Ia sua coda all'uso creco D (3). Presso di noi, si sono
scritte seinpre, e si scrivono ancora, opere di storia della coltura; m8 nessuno ha pensato di dare 31 complesso di queste produzioni un nome
speciale, e, molto meno, ha preteso di scoprire una s c i e n ~ nntrovn. Giambattista Vico, il quale usava questo superbo nome di S c i e n ~ nnuova, ne
scopriva davvero, egli, non una, ma parecchie a un .tempo stesso.
Per queste ragioni, come dicevo, non dubito di schierarmi a lato di
quelli che negano l'esistenza di questa nuova disciplina storica, e mantengono l'uniti della storia, la quale si nu9 logicamente 'dividere soltanto
secondo le fondamentali attività dello spirito umano.
( t ) Quest'esempio può sembrare scherzoso, ma è anche serio, e noil privo
ci'interesse come sintomo intellettuale. I col1e:ionisti di francobolli possono disporre di un7intera serie di manuali in lingua tedesca, teorici, storici, pratici, ecc. :
Das Brìef ma rken wesen, die GescliicAie der Phila telie, die Brief markensammelkttnst, Philatelische Unferstrclrungezz, ecc., e riviste speciali, fatte con rigoroso metodo scientifico: contributi, discussioni, appnrati di citazioni, ricerche di
fonti, e via dicendo.
(2) G. B. LORENZI,
Socraie immaginar.io, a. I, sc. I.
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INTORNO ALLA STORIA DELLA COLTURA
309
Lascio da parte iI Lorenz, che dà una poco accettabile definizione
della storia in senso complessivo o storia generale (I); e mi fermo a cib
.che ha scritto lo Schiifer, ingegno assai lucido ed acuto. (1 Questo è il
mio punto di vista s (dice nel corso del suo scritto): a storia politica e
storia della coltura sono essenzialmente una cosa sola, e non possono
venir separate ». E altrove: a Credo che la denominazione storia della coldura. perderà la sua giustificazione, se la storia intenderà rettamente i suoi
problemi; che l'uno e l'altro fiume confonderanno insieme le loro acque;
e che, fuor di ciò, la storia della coltura seguiterh ad essere un nome
popolare ed equivoco, che si presta ad ogni abuso n. E ammette che,
..accanto alla storia, debbano esistere le storie, ossia, accanto alla storia
generale, le storie speciali (2).
Ma, se in questo sono d'accoriio con lo Schiifer, c'è una seconda
.pane della sua tesi, nella quale noli posso non discostarmi alquanto dalle.
.sue affermazioni. Lo Schafer, nellPammettere l'unità della storia, fa un'nggiunta al suo pensiero, ch'è questa: lo Stato è il fattore principale della
:storia: tutte Ie altre attività dellyuomo bisogna considerarle in relazione
con lo svolgimento dello Stato, quasi come manifestazioni particolari di
esso. Egli tende, insomma, ad assorbire la storia complessiva o generale
nella storia dello Stato (3).
Questa seconda affermazione dà luogo a un problema non più di
metodologia storica ma di teoria sociale, intorno al posto che spetta alla
:funzione dello Stato tra le altre funzioni sociali. l?
veramente la funzione dello Stato quella che domina, o genera, tutte le altre e nella quale
tutte le altre mettono capo? E, anzitutto, come si deve intendere lo Stato?
Definito il problema, mi parrebbe prudente e oppofiuno tenerlo separato dall'altro intorno al modo di concepite la storia .della vita pratica :
:se, cioè, questa sia un tutto unico, o si possa dividere in due sfere. 111
qualunque modo il nuovo problema si risolva, resta sempre intatta la
. ( I ) Eccola: a Dic Geschichte ist iene Erfahningswissenschaft,welche die auf
unsere staatlich-gesellschaftlichenZustande in bewussterWeise hinzielenden Handlungen der Menschen, nach allen ihren inneren und ausseren Grfinden iii zeitlicher
Abfolge entwickelt und darstellt n (o. C,, 1, 190-1). Uno dei primi a reagire, in
.nome della utiiti della storia, che egli riponeva nella storia dello Stato, contro
i.1 concetto del la Kuffrn-geschicl~te,
fu il TREISCHKE;
e al19indirizzo, da lui se.gnato, si attiene ancora la Histo~.iscTieZeatschrift, cche gii egli diresse.
(2) Vedi i l 2.0 opusc., pp. 6, 40, 48.
(3) Ecco, secondo Io SCHAEFER,
la Haziptfvage della discussione tra lui e il
Gothein: sc 1st es wirklich der Staat der im Vordergrui~de menschlicher Kultur
.stchtT Niinmt er wirklich eine Stellung ein die uns ndtigt alle anderen Seiten
amenschlichcr Entewiclielung auf ihre Beziehungcn zu ihm zu untersuchen, wenn
.anan zit m m6gl ichst u mfassetidcn einheit1ichen Gesichtspunkt geIangen will ? jb
(2.0 OPUSC., pp. 22-23).
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prima dimostrazione: che non è possibile staccare dal campo della storia
un pezzo speciale. col nome di storia della coltura.
Che, se si volesse entrare in merito, non bisognerebbe dimenticare chele ricerche moderne intorno alla società vengono mtitando 'il.,posto originale che allo Stato (nel significato empirico di governo) si soleva dare.
pel passato. In che consista il printo movente delle formazioni sociali 6
questione tutt'ora assai dibattuta; e un tentativo per risolverla è. la concezione materialistica della storia, nata dal movimento del socialismo; ma,
forse, è da domandare, preliminarmente, se esista un primo e unico movente delle formazioni sociali. Quel che è certo (ed ecco il fine dellemie.
osservazioni), porre, senz'altro, questo primo movente nello Stato, è, per 10.
meno, assai arrischiato e da non sbrigarsene con quattro parole. E, col tagliare corto, si verrebbe a disconoscere la terza delle tendenze che abbiamoritrovate in fondo alla cosiddetta sioria della coltura, ossia quella d'indagare più
Ie relazioni che passano tra le varie manife-.
stazionit della vita sociale. Del resto, Io stesso Schafer non dà a questo
lato del suo pensiero un aspetto troppo rigoroso, e, par che voglia dire
che lo Stato, approssin~ativamente, è il fattore principale della storia ( I ) ;
. i l che, in una questione di principii, è, in verith,. come dir nulla."
'
Senonche, anche in fondo a quella che mi sembra un'esagerazione
dello Schafeit si ritrova, a pensarci bene, un motivo giusto (2). Lo Schiifer,,
evidentemente, è nauseato da un certo genere di produzione storica, che
infierisce ai tempi nostri; egli vede raccogliersi nei libri degli storici, col
pretesto di fare storia della coltura, una grande quantità di ciò che è stato.
argutamente chiamato il bric-6-brac storico. E reca i n esempio la Storia.
della Danimarca e della Norvegia del danese Troel, la quale, in dieci vo-.
lumi, non ha finito ancora di trattare Ia a vita domestica », e di cui le ultimequattrocento pagine son dedicate ai « preparativi delle nozze ! (3). Impaurito da siffatto spettacolo, lo Schifer prende tra le braccia la Storia,.
la Storia. vera, la Storia grande; e la .solleva bene in alto, collocandola nel
{ i ) A giudicare da alcuni luoghi del suo scritto, come questo: a Aber wenn
man eine einheitliche Gessmmtauffassung erstrebt, und davon kann hier nur die.
Rede sein, so wird schwerlich Jernand nachweisen kunnen, dass irgend éine Institurion die Continuitar menschlicher Kultur zum Ausdruck bringe aIs der Staat;
es giebt keine deren Beziehu~igeiiso tief hinabreichen in alle Aeusserungen men-schlichen Ltbens o (2.0 opusc., p. 40).
42) Ve n'ha anche un'altra, cred'io, d'indole politica, e che nasce dall'in-.
flusso di quei partiti (dai conservatori e nazionalisti fino ai socialisti'di Stato), i
quali ripongono nello Stato tutte le loro speranze, Tale motivazione è soprattutto
.evidente nel TREISCHKE,
teste ricordato.
(3) Cfr. nei 1.0 opusc., p. 7, e nel 2.0, p. 50.
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INTORNO ALLA STORIA DELLA COLTURA
3"
grembo delio Stato. C&
star& sicura e inviolabile: non vi ha altro
modo di garantire atl'opera dello storico un carattere organico e scientifico, (I).
E, se anche non si ammetta PindixutibilitP scientifica di codesta riduzione della storia' alla storia dello Stato, crediamo che il fastidio,
provato dallo Schafer, sia un santo fastidio, .e obblighi i trattatisti di metodologia a proporsi il probIema : come cacciare.i profanatori dal campo
della storia? a quale legge appellarsi per discernere i fatti, degni di storia,
.da quelli che degni non sono? Ma, a risolvere questo problema, è una scappatoia, che non giova, dignificare col nome di storia vera e propria la
sola storia. politica, e abbandonare tutto il resto al diavolo, ossia alle
storie speciali (2).
Quali sono i fatti che formano oggetto di storia? - A questa domanda, come a tante altre, c'è subito una, anzi parecchie risposte volgari. 1. fatti che formano oggetto di storia. sono .(si dice} quelli della vita
pubblica, restandone esclusi quelIi della vita giornaliera e privata; sono
i fatti generali e non già gl'individuali; sono i fatti delle classi rappresentative, non di quelle prive d i efficacia sociale e politica; e simili. Ed è
affatto inutile indugiarsi a confutare tali opinioni. - - Senonchh, il difficile non è. già ,respingere e disprezzare le-risposte volgari, ma sostituirvi
qualcos'aitro. Quali sono'i fatti storici? 11 Droysen in molti suoi. scritti
ha posto. ripetutamente la domanda: « Ciò che ,oggi & politica, appartiene: :domani.alla storia : ciò che ogai è un.afTare, dopo una generazione,
se &.abbastanza importante, diventa uq pezzo di storia. Come gli affari
si;.tramutano in istoria? il contratto di vendita, che si conclude oggi tra
privati, è, .per l'opera dei secoli, trasformato. in documento storico? * (3).
Domande, alle quali ha finito col non .dare risposta precisa (4).
.Da .unpunto di vista particolare, a qualche pensatore sembra di trovare
una differenza intrinseca tra vita umana in genere e attività storica n. E
questa differenza ripone ne1 considerare come fatti storici i fatti che rappresentano un'epigenesi, ossia una nuova fornzagiane, in relazione con
a
-
,
....
(I$ 4
wenn historischer Arbcit ein einheitlicher und ein avsris~..enschaftlfcher Charakter gewahrt bleiben sol1 r (1.0OPUSC.,p. 5).
.(2) 0,come dice argutamente il GOTHEIN
(O. c., p. 5 ) : a Si potrcbbe quasi
credere che il significato di tale partizione tra storia politica e storia della coltura
sia: A vof, storici della -coltìtt-a, i l recipiente delle spa;;atrrre e il ripostiglio
dei cenci vecchi (das Kehrichrfass trnd die Rumpellcammer :frase goethiana del
Fazrst); a noi, storica' politici, le #;ioni di capitale importan~ae i fatti dello
Stato!
H.'
(3) Grundrtss der Historìk, 3.a ediz., Lcip~ig,von Veit, 1882, pp. 4.5.
(4) ,Anche il LORENZ,
O. C,, I, 186-7, a proposito della Kulturgeschichfe, accenna a voler ricercare il criterio distintivo dei fatti storici ciai non storici; ma,
tra molte buone osservazioni, non giunge a ,nessiiiia conclusione. .
,
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la teorica della civiltk (i). A questa stregua, sarh fatto storico l'apparire
del feudalisrno, o dello Stato borghese, o dell'arte greca; ma non saranno
fatti storici quelli che ripetono le forme precedenti e non rappresentano
una nuova creazione. Ma, a ripensarci bene, tale differenza non è differenza intrinseca e oggettiva, sibbene taIe che nasce daIl'introdurre nel
corso reale della storia un nostro pratico criterio di scelta e di valore.
Come tale, non è la sola, ma una delle tante, che si possono introdurre.
Sìcchè, si torna da capo con la domanda: Quali sono i fatti storici, e
quali quelli non storici? E appare evidente che indarno si cerca taIe distinzione in un criterio logico e osgettivo; 111a bisogna contentarsi d i ctiterii
pratici, e,. insomma, per dirla i n breve, che altra definizione del fatto starico non è possibile se non questa: « si dice fatto storico tutto ciò che
c'interessa della vita del passato n. La storiografia è i1 racconto dei fatti
del passato, che inuovono il nostro interesse (2).
Trasportata la questione nel campo dell'interesse, 'è facile osservare
che I' interesse si fqrma con le più varie motivazioni, intellettuali, morali,
estetiche, utilitarie, individuali, sociali, ecc., ed entrano in esso tutti i senximenti e gli appetiti e i desiderii umani (3). Dobbiamo, dunque, accettare
tutti i capritei dell'interesse? Riconoscere come fatti degni di storia tutti
quelli che muovono 17interessedi una persona così che si metta a narrarli?
Una differenza tra interesse e interesse esiste, sebbene non sia distinzione teorica rigorosa. Vi sono interessi pih alti, e interessi più bassi,
interessi più grandi e interessi pih piccoli, interessi principali e interessi
secondarii. Definire quale sia l'interesse più alto e qtiole il basso, quale
il grande, quale il piccolo, quale il principale, quale il secondario, .tirare
una linea di separazione tra i due ordini, non si pub;: perchè formano
una catena graduale e non interrotta. Ma, ~raticamehte,si pub, su.per
giù, determinare, caso per caso, quali sono gl'interessi da proinuovere in
(i)
SU questo punto : A. LABRIOLA,
I problemi
della jlosofia della storia,
Roma, 1887,pp. 1.5 sgg. - Questa storia generale dal punto di vista della civiltà
6 forse quella che il DROE*SEN
aveva di mira, affermando l'esistenza di una Storia
per eccellenza di sopra alte storie speciali : u Auch die engen und engsten menschlichen Verhiiltiiisse, Bestrebungen, Thiitigkeiten, u. S. w., haben einen' Verlauf,
eine Gcschichte, sind far die, ivelchc es angeht, geschichtlich (Familien-, Local-,
Specialgeschichten). Aber, tiber den Geschichten, ist die Geschickfe n (Grrrndriss cit., $ 73, p. 33).
(2) A questa si riduce anche la ~ecchiasentenza: che la storia è il racconto
dei fatti straordinai-ii; giacchd, in certo senso, soltanto lo straordinario muove
il nostro interesse..
(3) 11 Simai. (Die Probleme der Gcschichtspltilos~phle. Berlino, i&;,
80 sgg.} mette bene in mostra I~inAussoche le idee metafisiche e le valutazioni
subiettive dei fatti della vita siiciale hanno sulla scelta dei fatti e sulla formazione del racconto storico. Sembra che !a distinzione sia nel1.e cose, mentre vi è
stata introdotta da noi (hineinproji,cier*t)nelle cose.
-
pp:
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INTORNO ALLA STORIA DELLA COLTURA
3I 3
primo ordine, quali quelli da rigettare nel secondo piano, o addirittura
da estirpare, coine si estirpano le piante daiinose o poco utili, per mettere
al loro posto te benefiche o pih utili. .
Si ripensi, per .un momento, in via d'esempio, a1 tipo dello storico
locale, allo storico di una piccola città o di un paesello. Lo storico dei
propno paesello è legato con affezione profonda (con l'amore del gatto alla
casa da lungo abitata) alle strade, alla piazza, alla chiesa, al campanile, e
a tutti gli edifizii del loco natio, Egli non può non risentire le passioni
Jocsli d i rivalità coi paesi vicini, e desidera magnificare la sua patria, ricercando i grandi uoniini, più o meno autentici, che. vi sono nati, e i grandi
avvenimenti, ai quali ha partecipato. Se è di famiglia patrizia .o di alta
borghesia, non potrà non prendere un ,interesse quasi personale alla storia delle famiglie nobili o cospicue del suo paese; se nasce di popolo, non
potrà non guardare ri esse con quel sentimento caratteristico di tenerezza,
col.quale i nostri popolani guardano ordinariamente i I( signori *. Con questi interessi nell'anima, e con altri che tralascio di analizzare, si porrà al
suo 'lavoro, discuterii vivacemente cogli avversarii, dar&importanza a ciascuna delle più piccole questioni che si riferiscono ai fatti suaccennati;
e, nella stessa forma della sua storia, si rifletter& quel sentimento di s a gerazione, quell'intonazione epica, che, messa in contrasto colla piccolezza
dei fatti, farà, a volte, sorridere.
. . Ora, per ipotesi, si tolga questo storico locale dall'ambiente nel quale
ha vissuto e vive: lo si trasferisca in una grande citti, e lo si metta a
contatto con la grande vita politica e scientifica ed artistica; si faccia
pg.ssare attraverso 121 sua anima una corrente d'aria fresca, il sentimento
delle grandi questioni, che agitano lo spirito e te società umane; gli si
lascino gli occhi e l'intelletto, ma si muti il contenuto delle sue passioni
e dei suoi desiderii; e lo si riconduca, poi, innanzi ai fatti della storia locale del suo paese, ai quali s'interessava prima con tutta l'anima. Che
cosa dirà egli, ora? non gli parranno, quei fatti, indegni di storia? non
gli parrà che, addirittura, siano fatti non storici? non riserberà codesto
aggettivo: « storico. n, agii avvenimenti, che oramni lo interessano? diversamente, se pur con eguale vivacità di prima?
Se è vero, dunque, che i fatti, che si dicono storici, sono qiielli che
c'ihteressano, non è men vero che questo interesse ha varii gradi, e che,
nella vita pratica, i gradi più bassi sono trascurabili di fronte ai più alti,
tenuto conto delle varie condizioni, nelle quali ci troviamo. Anzi, alcune
forme d'interesse sono, perfino, da rigettare, come quelle che prendono
radici in errati motivi intelIettuali o in sentimenti moralmente riprovevoli.
Mantenere alto e puro interesse -storico, è ;.l'obbligo del critico dei
lavori storici. E da questa funzione critica ed educativa bisogna aspettare
1a circoscrizione della materia storica, non già dal10 scacciare fuori, con
processo sommario, dal campo deifa storia, 1e opere che si chiamano
Storia della coltura. Se i fatti, che le così dette storie della coltura presentano, c'interessano, sono buoni argomenti di storiogrrifia; e tanto più,
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quanto più altamente e puramente c'interessano. Se non c'interessano,
o c'interessano per ragioni frivole, conviene degradarne o scacciarne la
trattazione dal campo del lavoro storico. Ma il medesimo si pub ripetere
pei fatti della storia, che si dice politica, e di qualunque altra storia.
E a quante forme dì degenerazione l' interesse storico va soggetto!
€'è la degenerazione, dirb cosi, intellettuale, che corisiste nel perdere di
vista lo scopo primitivo della ricerca, e trattare Ie questioni per le questioni, quasi a prova di acume e di sottigliezza. C'& la degenerazione errtdita, che nasce dalla strana idea che la storia si faccia col radunare insieme tutti i fattì, che rieiitrano in un dato campo, E vero che . gusti
questi fatti nessuno riuscirebbe mai a raccoglierli e a esporli, e sempre
ha luogo una scelta; ma molti eniditi, ingenuamente, fanno di tali strani
prbpositi. .C7&la degenerazione della piccola curiosith, sostiruita alfa
grande, che trova la. sua espressione-nel- motto: De I> hisloire je n'uirne
gue les anecdotes.. C'6 la degenerazione erotica; anche questa: il cherche? la femme vale nella storia, come nella vita. ~ o èn forse l'istinto
erotico assottigliato, : che produce l'interesse onde si accumulano : libri
su libri per rifrugare la vita privata di donne che niente operarono .di
grande ne1 bene o nel i~~ale,
ma, semplicemente,' fecero girare le teste
a1Ia gente con la loro bellezza e la loro grazia, e le fanno ancora girare
agti eruditi loro storici con le memorie dell?unae dell'altro? Si ricorderà
l'innamoramento del filosofo Victor Cousin per le dame francesi del periodo della Fronda, alle quali egli, con voluttà cerebrale (come ora si dice),
consacrò una serie di volumi elegantissimi. E che cosa, se non l'istinto
erotico è quel che spinge tanti storici, specie francesi, a raggirarsi di continuo tra le vecchie gonnelle delle prostitute regali (si chiamino la ..Moritespsn, la Pompadour o la Dubarry), ciascuna delle quali conta, ora,
una ricca letteratura?
I1 critico dei lavori storici deve trattare, per
cosi dire, pedagogicamente questi fenomeni psicologici, procurando di ottenere che l'interesse si muova secondo i $3 alti criterii della vita morale e intellettuale, e non s'insista su certi spettacoli se ngn quel tanto
ch'è necessatio, e solo per quel lato chJè degnamente interessante.
Lo storico, da1 canto suo, a clzi lo. inviti a trastulli eruditi o a .mettere in mostra i pettegolezzi e le curiosith più o meno solleticanti del
passato, deve rispondere come rispondeva Tommaso Campanella ,.a- chi
invitava lui, consacrato alla causa del genere umano, a comporre una
commedia:
-
Non piaccia a Dio che di coinedie vane
Siarn vaghi noi, ne' tragici lamenti
5.
Studiosi, e nelle scuole dei tormenti
Del fine istanre de le cose uinaiie!
Nella educazione, dunque, delll interesse storico, come risultante deI1.a
complessiva educazione morale e intellettuale dell'uomo,.si trovano i soli
criterii possibili a sceverare i fatti degni di storia da quelli degni di oblio.
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3'5
INTORNO ALLA STORIA DELLA COLTURA
Così soltanto si potrà impedire che la storia diventi die Rurnpelknmmer
und das Kehrichtfass: il ripostiglio dei cenci vecchi e il recipiente della
.spazzatura;
B. C.
-
POSTILLA.Di questa nota, che fu letta da me, or son quattordici
anni, all9Accademia Pontaniana d i ,Napoli, mantengo ancora integro il concetto fondamentaIe: la negazione della storia della coltura i n .quanto
:storia di unti forma speciale dell'attivita umana, fornita di quella relativa
.autonomia che ha, p. e.: la storia dell'arte, o quella della filosofia.
Allorchè il mio scritto fu la prima volta pubblicato, dette occasione,
t r a l'altro, a due articoli del Bernheim e dello Steinhausen, inseriti sotto
f'unico titolo: Ein neuer Gegner dcr Kulturgeschiclite, eine ErwideTung ecc., nella Zeitsclzrvt fiir Kulrurgeschichte (anno r 896, pp. 3 I 8-24).
Ma, veramente, il Bernheim approvava le mie idee.e si dichiarava d7accordo con me nella tesi che non sia possibile « eine principielle Trennung der Kulturgeschichte von der itbrigen Geschichte im Sinne eines
:selbststandigen Disziplin aus u. Tanto che lo Steinhausen (il quale aveva
invitato il Bernheim a prender la parola sulPargomento), dopo sostenuto
contro di me che la Kzilturgeschichfe c'è perchè si chiama così nei libri,
nelle riviste, negli annuarii e nelle università (belle ragioni!), si rivolgeva
.contro lo stesso Bernheiin per sostenere che la storia della cultura è una
storia speciale (eine Spe~algescltichte),come quella della letteratura o della
A h d a . Più tardi, sembra che i1 Bernheim sia tornato a idee meno recise;
e, nell'ultima edizione del suo tekrbuch der hisrorischen Methode, melizionando ancora il mio scritto, stima che io, per serbare l'unita della
.storia, vada tropp'oltre, negando ogni distinzione tra storia politica e storia
della coltura (I).
La mia tesi potrebbe enunciarsi, forse con tnaggiore evidenza, 1x1se. g e n t e dilemma: - o la coltura viene intesa come attività teoretica deil'uomo, e iilora rientra nelle storie dell'arte e della filosofia; - o viene
intesa come attivita pratica (magari, rivolta a promuovere per indiretto
'l'attività teoketica), e allora rientra nella storia che si dice politica o so.ciaTe, o storia senz'altro. Tertium non darur.
P. e., la pittura di un determinato periodo si pub considerare corile arte,
cioè espressione di stati d'animo individuali, e, cioè, come propriamente pittura; e, in questo caso, dà luogo alla storia dell'arte. Ma si può coiisiderare
anche, non più &me' pittura, non più come espressione di stati d'animo,
non più come atte; si bene come un insieme di eggetti, i quaii soddisfano
-certi bisogni sociali; e, i11questo caso, l'oggetto stesso è mutato; non si
h a più innanzi l'attivitk estetica ma quella pratica; e, quindi, la storia che
(I)
Ediz.
j.~-G.a,
Leipzig, Duiicker u. Humblot,
I@,
pp. 64-5.
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\.nesorge è storia pratica, o politica, che si voglia chiamare, con denominazione a potiori.
Naturalmente, non c'è difficoltk alcuna a designare, poi, col nome di;
Storia della coltura certe parti della storia politica, facendo una distin-.
zione allJingrosso e affatto pratico, nel modo stesso che si distingue tra
storia militare e' storia diplomatica, storia parlamentare e storia amrnini-,
strativa, e simili. Anche noi, i n questa rivista, sesujarno tale uso di lin-.
paggio, e chiamiamo, di preferenza, storia della coltura quella parte della.
storia sociale e politica, che sembra stare in pih prossime relazioni con I'at-P
tività dell'arte e del pensiero; ma, nel fare ciò, siamo consapevoli di usure,
un semplice modo di espressione. Egualmente, si potrebbe dire che tra i.
' . Ministeri, di cui si compone l'amministrazione dello Stato italiano, quello
d i pubblica istruzione sia il Ministero della coltura; e che; perciò, la storia di essa rientri, non gih nella storia politica, ma nella storia della
cottura. Si potrebbe dire, n6 sarebbe malamente detto; ma non per cibresterebbe men. vero che nel Ministero di pubblica istruzione si produce,.
non ,già arte e filosofia, ma politica; anche quando (e il caso è piuttosto.
raro) sia quale dev7essere,politica buona, e, cioè, politica a vantaggio dello
vita teoretica.
'B. C.
UNA GIOVANI1,E CANZONE DISPERATA
DI G. B. VICO.
I versi del Vico sono, com'è noto, tutti versi di occasione e ceri-monia, nei quali solo di tanto in tanto appaiono le idee filosofiche del-.
l'autore, e, più di rada ancora, i suoi sentimenti personali. Tutti, tranne
una canzone, che è iI più antico scritto che ci sia noto di lui, ed C l'unica
sua composizione in versi, la quale, malgrado lo stento e la rozzezza che.
vi si osservano, meriti il nome di poesia.
Questa canzone, nel17edizione Villarosa, e nelle altre seguenti che si'
.sono attenute tutte al Villarosa, reca il titolo: Afeiti di un malinconico;,
ina ebbe dal Vico, e serba nella stampa originale, quello, ben più ener-'
gico, di Afeiti di trn disperato. Nk tale correzione del titolo fu la sola cheil Villarosa (conforniandosi a una pratica poco lodevole dei vecchi editori) introdt~cessedi suo capo; oltre le mutazioni . ortografiche, parecchieparole e frasi del testo furono da lui sostituite e versi interi rifatti. Per
isfortuna, della stampa originale io non sono riuscito a ritrovare se non
. una sola copia, appunto in casa Villarosa (I), mutila dì .alcune pagine,,
(I) Ho fatto io stesso, e ha fatto per me l'amico Emiciio Martini, vene ri-.
cerche di un altro esemplare dell'opuscolo nelle biblioteche governative d'Italia..
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