Uscire insieme dalla crisi economica

Uscire insieme dalla crisi economica
Le risposte dell’Unione europea
pubblicazione a cura di
PATRIZIA TOIA
pubblicazione a cura di
PATRIZIA TOIA
SOMMARIO
1
CAPITOLO I
La crisi economico e finanziaria del 2008
2
CAPITOLO II
Le risposte dell’unione europea
3
CAPITOLO III
Atto europeo per il mercato unico
4
CAPITOLO IV
Governance economica e supervisione finanziaria
5
CAPITOLO V
Gli sviluppi futuri
6
CAPITOLO VI
Problemi aperti
Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti & Democratici al Parlamento europeo
CAPITOLO I - LA CRISI ECONOMICO E FINANZIARIA DEL 2008
La peggiore crisi economica registrata dagli anni ‘30 ha colpito duramente l’Europa nel
2008. Le motivazioni che hanno dato origine alla crisi vengono individuate in:




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un moltiplicarsi dei conflitti d'interesse nel settore finanziario;
una politica monetaria espansionistica degli Stati Uniti che ha favorito un
eccesso di liquidità alla ricerca di rendimenti elevati e lo sviluppo di una
domanda interna fondata sul credito al consumo e quindi sull'indebitamento
delle famiglie;
un atteggiamento speculativo che ha caratterizzato l’andamento dei mercati
finanziari e, unitamente ad un sostanziale oligopolio delle agenzie di
valutazione dei crediti (rating), ha portato alcuni investitori ad assumere rischi
estremamente elevati;
una proliferazione di complessi prodotti fuori bilancio (SPV, CDO, CDS, ecc.) e
meccanismi di cartolarizzazione derivanti da un sistema bancario parallelo non
regolamentato che hanno aumentato i rischi sistemici;
l’insufficienza delle strutture in materia di governance economica e finanziaria
esistenti allo scoppio della crisi a livello planetario;
una mancanza di un'armonizzazione delle imposte sul risparmio e un'adeguata
regolamentazione o vigilanza transfrontaliera a livello europeo che
accompagnasse libera circolazione dei capitali;
l'assenza di un modello più sostenibile di produzione, distribuzione e consumo
di fronte ai cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità e all'esaurimento
delle risorse naturali.
La globalizzazione, infatti, si è sviluppata senza la contemporanea nascita o evoluzione
di strutture di governance mondiale che accompagnassero l'integrazione dei mercati, in
particolare per quanto concerne gli equilibri o squilibri mondiali e i mercati finanziari. A
seguito della crisi l’economia europea ha avuto una contrazione del 4 % nel 2009; la
produzione industriale è calata del 15 %; la disoccupazione è cresciuta fino al 10 %,
portando il numero di disoccupati nell’UE a 23 milioni. La combinazione tra aumento
della spesa pubblica a sostegno dell’economia e riduzione delle entrate fiscali ha messo
sotto pressione le finanze pubbliche. Ci vorranno molti anni per riassorbire l’accumulo
del debito pubblico, cresciuto del 20 %. Le banche rimangono caute nell’erogare credito,
ponendo pertanto molte aziende in difficoltà. La crisi ha anche evidenziato una serie di
problemi economici dell’Unione Europea nel lungo termine. I nostri esportatori devono
competere con la concorrenza cinese, indiana e di altre economie emergenti,
avvantaggiate da costi più bassi. L’invecchiamento della popolazione fa sì che i cittadini
europei in età lavorativa debbano mantenere un numero crescente di pensionati. È
necessario garantire una fornitura di energia sicura e sostenibile sia per noi che per le
generazioni future. Ed è necessario fare di più per aiutare gli imprenditori che intendono
avviare una nuova impresa o sviluppare una piccola attività.
CAPITOLO II - LE RISPOSTE DELL’UNIONE EUROPEA
Una prima risposta immediata
Questa grave recessione ha messo gli Stati membri UE di fronte ad una serie di sfide alle
quali possono far fronte solamente lavorando in modo sinergico. Nel dicembre 2008, i
governi europei hanno da subito trovato un accordo per affrontare la crisi, dando vita al
Piano europeo per la ripresa economica (Recovery Plan), dando sostegno alle aree
fondamentali dell’economia al fine di creare posti di lavoro e incrementare le entrate dei
consumatori destinate agli acquisti di beni e servizi, con un incremento del PIL del 2,7 %
nel 2009 e nel 2010. L’UE ha concesso prestiti a tre Stati in cui l’euro non è ancora in
vigore al fine di offrire loro un aiuto per superare le sfide sociali ed economiche
scatenate dalla crisi: si tratta di Ungheria (fino a 6,5 miliardi di euro), Lettonia (fino a 3,1
miliardi di euro) e Romania (fino a 5 miliardi di euro). Tra l’ottobre 2008 e il maggio
2009, la Banca centrale europea ha tagliato il tasso di interesse principale portandolo dal
3,25 % ad appena l’1 %. L’UE ha anche approvato rapidamente le richieste pervenute dai
governi nazionali per aiutare le banche in difficoltà. Questi provvedimenti hanno avuto
lo scopo di sbloccare il flusso di credito verso le aziende e i cittadini privati.
La Commissione speciale crisi al Parlamento Europeo
Il Parlamento Europeo non è rimasto inerte di fronte alla grave crisi economica che si è
diffusa in tutto il mondo e ha da subito istituito una Commissione speciale sulla crisi.
Dal lavoro della Commissione speciale da cui è scaturita la Relazione intermedia di
Pervenche Beres (eurodeputata francese del gruppo S&D) diventata poi Risoluzione del
Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sulla crisi finanziaria, economica e sociale
contenente raccomandazioni sulle misure e le iniziative da adottare. L’analisi realizzata
dalla Commissione mette in luce che la crisi - originariamente di natura finanziaria e poi
estesasi agli altri settori - che, a partire dagli Stati Uniti, si è propagata in tutti i
continenti, ha origini lontane nel tempo ed è stata a lungo ampiamente sottovalutata; per
questo motivo i suoi effetti si sono fatti sentire in modo molto consistente e gli organi
competenti si sono rivelati inadeguati a fronteggiarla. Punto fondamentale della
risoluzione approvata (Relazione intermedia di Pervenche Beres) è la necessità di più
Europa per uscire dalla crisi, cioè la volontà dell’Unione Europea di assumere un ruolo
forte, la necessità di mettere in campo risposte e politiche europee a problemi globali.
Al fine di ottenere ciò, è stato richiesto di:



Realizzare un governo economico europeo che coordini in modo stringente le
politiche di bilancio, economiche ed occupazionali, anche attraverso la figura di
un ministro economico dell´UE con il compito di gestire l'azione interna ed
esterna dell'Unione.
Promuovere l´emissione di Eurobond per finanziare priorità strategiche,
progetti infrastrutturali europei ed investimenti in ricerca e sviluppo
sostenibile.
Introdurre una tassazione sulle transizioni finanziarie, al fine di ridurre la
speculazione finanziaria e raccogliere le risorse per rispondere alla duplice
necessità di risanamento finanziario e finanziamento dello stato sociale.
In questa senso sono da intendere anche le richieste avanzate per quanto riguarda i piani
nazionali di rilancio, per i quali, secondo la Commissione, fino ad oggi c’è stato uno
scarso coordinamento, mentre invece ne occorre un potenziamento in direzione della
dimensione europea. Così come viene fatta la richiesta di fornire alla Commissione una
relazione estremamente precisa sull'efficacia dei pacchetti nazionali di salvataggio delle
banche e dei piani nazionali ed europei di rilancio, decisi nell'autunno-inverno 2008-2009
in relazione agli obiettivi a lungo e breve termine dell'Unione, compresa un'analisi
approfondita delle conseguenze dei meccanismi riveduti per gli aiuti di Stato adottati
per rispondere alla crisi e per quanto riguarda la concorrenza e il mantenimento di
condizioni di parità all'interno dell'UE, la riforma finanziaria e la creazione di posti di
lavoro. Un controllo più serrato, dunque, quello proposto dalla Commissione Europea,
al fine di poter essere in grado di intervenire tempestivamente ed efficacemente ove ve
ne fosse necessità.
Risoluzione sulla crisi economico-finanziaria: più stato sociale per
fronteggiare gli effetti della crisi in campo economico e sociale
La situazione finanziaria di molti Stati europei era già piuttosto difficili prima del
sopraggiungere della crisi. La crisi ha ulteriormente aggravato la situazione e si è fatta
sentire producendo un regresso nel risanamento dei bilanci degli Stati membri
dell’Unione. Andando ad osservare gli effetti che la crisi ha prodotto in Europa, infatti,
tre sono i punti che risultano maggiormente coinvolti:
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
l'aggravarsi del debito pubblico
l’incidenza di ciò sul PIL
l’impatto sull’occupazione (tasso di disoccupazione ed erosione delle
condizioni di lavoro).
Il deficit pubblico nell'Unione europea è passato dal 2,3% del PIL nel 2008 al 7,5% nel
2010, e nella zona euro dal 2% al 6,3% secondo Eurostat, mentre il rapporto fra debito
pubblico e PIL è passato dal 61,6% del 2008 al 79,6% del 2010 nell'Unione europea, e dal
69,4% all’84,7% nella zona euro, spazzando via in due anni tutti gli sforzi di risanamento
di bilancio compiuti in quasi due decenni da alcuni Stati membri. L'aggravarsi del debito
pubblico, dunque, incide in modo consistente sul PIL in tutti gli Stati membri
dell’Unione Europea. La crisi ha avuto poi un inevitabile impatto sull'occupazione in
tutta l'Unione Europea (il tasso di disoccupazione è del 10% in media, in alcuni Paesi
raggiunge il 20%, arrivando a oltre il 40% nel caso dei giovani) e questo continuerà a
causa del ritardo abituale con cui le tendenze economiche si riflettono nel mercato del
lavoro. La crisi, infatti, non ha ancora prodotto tutti i suoi effetti ed possibile una
ricaduta, come in una doppia recessione, specialmente per quanto riguarda il livello
della disoccupazione, andando a colpire innanzitutto le categorie più vulnerabili,
compresi i giovani, le donne e le minoranze etniche e i migranti. Gli elevati livelli di
disoccupazione comportano non solo costi sociali ma anche elevati costi economici in
quanto i disoccupati non possono contribuire molto alla domanda interna e pagano
meno tasse e contributi previdenziali. Inoltre ciò aumenta l'onere per i lavoratori, sotto
forma di tasse più elevate, e per le generazioni future attraverso un livello di
indebitamento più elevato. Tuttavia l’Europa ha evidenziato la necessità di non
abbandonare lo Stato Sociale ma, anzi, di rafforzarlo, attraverso una politica di
riduzione del debito e un rapido consolidamento delle finanze pubbliche che non vada a
scapito dei sistemi di protezione sociale e dei servizi pubblici, in virtù del loro ruolo di
stabilizzatori automatici e di ammortizzatori della crisi. Per questo si è deciso di
promuovere l'efficienza nella protezione sociale e nei servizi pubblici, migliorandone
l'efficienza economica e la qualità. Ecco allora nel dettaglio le peculiarità introdotte dal
Parlamento Europeo nel testo approvato:
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la necessità di introdurre il reddito minimo come strumento comune per
contrastare la povertà;
la volontà di instaurare un dialogo strutturato con le parti sociali a livello
europeo nell'ambito della governance economica ed in particolare su salari e
produttività;
la richiesta dell'introduzione di un sistema di tassazione d´impresa per le
società che preveda una base imponibile comune consolidata (CCCTB);
l´inserimento in agenda per la nuova regolamentazione del Single Market Act
del rafforzamento dei diritti dei lavoratori, con particolare riferimento a

questioni quali il diritto di sciopero ed il distacco dei lavoratori, e del ruolo dei
servizi di interesse generale;
la centralità dell´istruzione e della formazione continua nella creazione di un
mercato del lavoro europeo che punti in maniera decisa sulla qualità e sulla
conoscenza.
In questa fase l’Europa ritiene di doversi assumere anche piena responsabilità in
settori delicati ed importanti, anche selezionando, finanziando e seguendo dei progetti,
dotandosi di mezzi e risorse economiche. Nello specifico, il testo approvato propone alla
Commissione di assumersi la piena responsabilità del pilotaggio e del finanziamento dei
progetti, in settori chiave come:
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nuovi investimenti in ricerca e sviluppo e nella diffusione delle fonti di energia
rinnovabile, nell'efficienza energetica;
potenziamento della rete energetica europea attraverso l'interconnessione di reti
nazionali e la distribuzione di energia da importanti centri di produzione di
energia rinnovabile ai consumatori, nonché l'introduzione di nuove forme di
immagazzinamento dell'energia e della corrente continua ad alta tensione
(HVDC) europea «super rete»;
promozione delle infrastrutture nell’Unione Europea basate nello spazio nel
settore della radionavigazione e dell'osservazione terrestre;
sviluppo di un servizio ferroviario pubblico ad alta velocità che colleghi
l'Unione da Est a Ovest e da Nord a Sud, unitamente a piani volti ad agevolare
gli investimenti nelle sue infrastrutture e nelle infrastrutture critiche di
proprietà pubblica;
fornitura di un accesso veloce ad Internet in tutta l'Unione Europa, esecuzione
rapida dell'agenda digitale dell'UE e fornitura a tutti i cittadini di un accesso
affidabile e libero;
potenziamento del ruolo guida dell'UE nel settore della sanità elettronica;
completamento dello sviluppo della mobilità elettrica e definizione di standard
comuni ad essa applicabili.
L’Euro
L’Unione Europea conferma il suo impegno a favore dell'euro; riconosce la funzione e
l'importanza di una valuta comune in termini strategici e ne sottolinea il ruolo di pilastro
della stabilità dell'economia europea. L'obiettivo prioritario della politica monetaria
della BCE è il mantenimento della stabilità dei prezzi e può essere conseguito con
efficacia solo se si affrontano alla radice le cause dell'inflazione, per questo è essenziale
che gli Stati membri dell'area euro e quelli con uno status speciale rispettino
rigorosamente gli obblighi assunti. Ad oggi, infatti, è necessario che molti Paesi
rimettano ordine nei propri bilanci e riducano in modo significativo i propri livelli di
disavanzo e debito. L'Unione monetaria richiede, poi, un forte coordinamento delle
politiche economiche per riprendersi dalla recessione economica e il patto di stabilità e
crescita è identificato come l'unico strumento regolamentare esistente che può fornire un
quadro normativo fondamentale alle politiche macroeconomiche e alle finanze
pubbliche nell'UE. Il patto di stabilità e crescita, infatti, è uno strumento importante per
far pressione sulla sostenibilità delle finanze pubbliche. Attualmente è necessario un
meccanismo più efficace di incentivazione e sanziona mento da applicare all'attuazione
del patto di stabilità e crescita che contribuirebbe a prevenire un peggioramento
dell'attuale crisi e a garantire la prevenzione di una nuova crisi in futuro. In questo
senso, occorre una maggior vigilanza nella verifica dei dati trasmessi alla Commissione
dagli Stati membri. Il patto di stabilità e di crescita, infatti, non si è dimostrato
sufficientemente efficace nel coordinare le politiche fiscali per il fatto di essere fondato
sulle politiche dei singoli Paesi. Gli Stati membri, tuttavia, oltre ad applicare le norme
esistenti, dovrebbero adottare politiche interne volte a incoraggiare la crescita,
l'innovazione, la competitività e l'obiettivo qualitativo per cui il deficit pubblico non
deve superare determinati parametri. Questi ultimi mesi hanno visto una serie di
eccezioni temporanee all'applicazione delle norme europee sugli aiuti di Stato, grazie
alle quali gli Stati membri hanno avuto l'opportunità di limitare l'impatto della crisi, ma
occorre tornare gradualmente al normale regime di aiuti di Stato, assicurando così parità
di condizioni in Europa. Per tutte queste importanti riforme strutturali da attuare,
tuttavia, è necessario un forte sostegno da parte dell'Unione Europea e anche un
allargamento dell'area euro e dell'ERM II a nuovi Stati che abbiano soddisfatto i criteri di
Maastricht.
Politica di bilancio
La Relazione Beres mette in luce la necessità di una strategia di bilancio comune al fine di
ripristinare e salvaguardare l'UE in quanto zona di crescita economica a lungo termine.
Una buona politica di bilancio prevede anche che la spesa pubblica - combinata con un
rafforzamento del potenziale imprenditoriale e di innovazione del settore privato - sia
ben utilizzata con un occhio al futuro (in materia di istruzione, formazione,
infrastrutture, ricerca, ambiente ecc.), in modo da avere un effetto stabilizzante
sull'economia sostenendo una crescita forte e sostenuta nel tempo. Una buona politica
richiede che sia realizzato un più forte legame tra il patto di stabilità e crescita, gli
strumenti macroeconomici e i programmi di riforma nel quadro di Europa 2020.
A tal fine occorre che:



Le politiche economiche degli Stati membri siano coordinate verso una
prospettiva comune.
I bilanci degli Stati membri e quello dell’Unione Europea abbiano maggior
complementarietà. La moneta comune può funzionare se gli Stati membri
coordinano le loro politiche di bilancio mettendo a reciproca disposizione i
propri libri contabili e, a tal proposito, occorre una stretta collaborazione tra i
parlamenti nazionali. Il bilancio dell’Unione Europea deve essere uno
strumento per mettere in comune delle risorse.
L'Unione e gli Stati membri si adoperino per introdurre principi di fiscalità che
smettano di favorire l'indebitamento nei settori pubblico e privato e le
remunerazioni a breve termine nel settore privato e che potrebbero
eventualmente comportare meccanismi di bonus-malus in funzione dei criteri
relativi ad un lavoro dignitoso e all'ambiente.
L’uscita dalla crisi finanziaria, economica e sociale richiederà un processo a lungo
termine che deve essere ben concepito e garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile,
incentrato sulla possibilità di compromessi tra crescita, equità e stabilità finanziaria. Il
trattato di Lisbona mette a disposizione tutti gli strumenti necessari in questa fase per
dar vita a una effettiva governance economica dell'Unione, nonché per garantire un
miglior controllo dello stato delle finanze pubbliche degli Stati membri.
Mercato interno
Il mercato interno richiede il sostegno di tutti in quanto pietra angolare del progetto
europeo e fondamento della creazione di ricchezza sostenibile nell'Unione Europea,
nonché motore di crescita dell’Europa, per questo deve essere valorizzato, liberando il
potenziale per le imprese (attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro e gli
investimenti nelle nuove tecnologie) e accompagnando il tutto con adeguate misure
legislative.
Tra queste, di grande importanza risulta essere l’«atto sul mercato unico», il quale deve
comprendere un'agenda ambiziosa in materia di protezione sociale e dei consumatori
tramite l'inserimento di:

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

una clausola sociale in tutta la legislazione attinente al mercato interno;
una legislazione relativa ai servizi di interesse economico generale;
un programma legislativo per rafforzare i diritti dei lavoratori;
un pacchetto legislativo di ampio aggio per la protezione dei consumatori tale
da incidere nella vita quotidiana dei cittadini e un migliore coordinamento
fiscale tramite l'armonizzazione della base imponibile dell'imposta sulle società
e le aliquote dell'IVA.
Alla base di questo, c’è la necessità che l'Europa torni ad essere una meta interessante
per gli investimenti e la produzione e quindi diventi il termine di paragone a livello
mondiale per l'innovazione e la crescita e gli istituti di credito, pubblici e privati. Al fine
di favorire tutto ciò, è indispensabile che l’Unione Europea riesca ad imprimere un
maggior coordinamento nelle iniziative dei singoli Stati (agendo contro il risorgere di
protezionismi nazionalistici che finiscono per favorire la frammentazione), fino ad
arrivare ad esprimersi con un’unica voce autorevole e attuando azioni comuni. Tutto
questo è possibile armonizzando le normative istituzionali, creando maggior solidarietà
all’interno dell’Unione Europea.
CAPITOLO III - ATTO EUROPEO PER IL MERCATO UNICO
Il mercato unico dell'Unione europea è la pietra miliare di oltre sessant'anni di
integrazione europea e le conquiste già raggiunte non sono poche: sono stati abbattuti gli
ostacoli che in passato impedivano la libera circolazione delle merci e attualmente le
imprese beneficiano di un mercato di 500 milioni di consumatori, chi si reca all'estero
beneficia di tariffe dei GSM drasticamente ridotte, grazie all’euro fare shopping e
viaggiare all'estero è diventato facile e i lavoratori hanno più diritti. Tuttavia le sfide da
affrontare sono ancora molte. La Commissione europea, attraverso il European Single
Market Act ha presentato 50 proposte concrete da attuare entro il 2012 per far
funzionare meglio il mercato unico. Lo scopo è promuovere la crescita, la competitività e
il progresso sociale e facilitare la vita di tutti i partecipanti al mercato: imprese,
consumatori e lavoratori. Per quanto riguarda i cittadini europei nell’atto vengono
presentate 25 misure concrete, che la Commissione intende adottare nei prossimi tre
anni per agevolare la vita dei cittadini quando viaggiano, studiano, lavorano, si
sposano, comprano una casa o un'auto in un altro paese dell'UE.
Ad esempio:

Turisti/residenti all'estero: verranno aggiornate le regole che tutelano i
turisti ad esempio dalla bancarotta del loro operatore turistico o compagnia
aerea, si propongono ulteriori modi per rafforzare i diritti dei passeggeri
quale che sia il mezzo di trasporto utilizzato e far rispettare i diritti dei
passeggeri aerei (ad esempio in caso di lunghi ritardi e cancellazioni), verrà
potenziato il diritto alla protezione consolare per i cittadini dell'UE il cui
Stato membro di origine non è rappresentato in paesi terzi, rafforzando il
quadro giuridico e la sensibilizzazione dei cittadini e dei funzionari
consolari.

Consumatori: i consumatori potranno ottenere più facilmente risarcimenti
se hanno problemi con un commerciante agevolando la risoluzione
extragiudiziale, rapida ed economica, delle controversie oltre confine
tramite la promozione di sistemi di risoluzione alternativi e della
mediazione.

Coppie: verrà proposto un atto normativo che consentirà alle coppie
internazionali di sapere più agevolmente quali sono i tribunali competenti e
la legge di quale paese si applica per la casa di proprietà comune o i conti
comuni.

Lavoratori: la Commissione sta preparando un nuovo sistema di scambio
elettronico di informazioni tra le amministrazioni nazionali che consenta
alle persone che lavorano in un altro paese dell'UE di trasferire i propri
diritti di sicurezza sociale in modo più semplice e rapido.

Proprietari di auto: verrà proposto un atto normativo che semplifichi le
formalità burocratiche per l'immatricolazione delle auto acquistate in un
altro paese dell'UE e risolva i casi in cui i cittadini sono tenuti a pagare due
volte la tassa di immatricolazione.
Per quanto riguarda invece le imprese, che attualmente in Europa sono 20 milioni e
forniscono 175 milioni di posti di lavoro e il cui contributo è fondamentale per il
ripristino della crescita, il Single Market Act intende innanzitutto semplificare la vita
delle PMI, che rappresentano oltre il 99% delle imprese europee. Senza trascurare però
un buon sistema sociale, un'istruzione di qualità, posti di lavoro e salari competitivi, che
sono altrettanto importanti.
Uno degli obiettivi è anche rafforzare ulteriormente l'economia sociale di mercato
europea e porre al centro del mercato unico le persone (consumatori, contribuenti,
lavoratori, investitori, imprenditori, pazienti o pensionati).
Le priorità fondamentali sono:

per le PMI: migliorare l'accesso ai finanziamenti, ridurre
i costi
semplificando le norme contabili e migliorare l'accesso agli appalti pubblici.
La Commissione esaminerà l'introduzione di una base imponibile comune
per le imprese operanti a livello transfrontaliero, che dovrebbe consentire
ulteriori tagli di costi.

Per le imprese: l'Europa ha un enorme potenziale per lo sviluppo
dell'imprenditoria sociale. Negli ultimi anni vi sono state molte iniziative
da parte di individui, fondazioni e società intese a migliorare l'accesso a
prodotti alimentari, alloggi, sanità, lavoro e servizi bancari per i bisognosi.
Per promuovere azioni transfrontaliere, la Commissione proporrà uno
statuto europeo per tali organizzazioni ai fini della promozione
dell'economia sociale. La Commissione incoraggerà gli investimenti a lungo
termine, compresi quelli etici, valutando le opzioni per un possibile regime
specifico di etichettatura.

Per i consumatori: il commercio online è ormai sempre più diffuso, ma ha
seri problemi di funzionalità. Perciò la Commissione nel 2011 proporrà
regole volte a garantire che i creatori e gli artisti possano vendere le loro
opere in tutta Europa tramite uno sportello unico per l'autorizzazione che
consenta loro di ottenere la giusta ricompensa per il loro lavoro. Anche la
piena attuazione della direttiva servizi e regole aggiornate per il commercio
elettronico saranno determinanti.

Per i lavoratori: oggi 4 600 professioni sono oggetto di una
regolamentazione diversa negli Stati membri. I tempi sono maturi per una
revisione completa della direttiva sulle qualifiche professionali.
La Commissione proporrà l'introduzione della tessera professionale
ridurrebbe le formalità burocratiche ancora da espletare.
Ovviamente tutte queste misure saranno poi discusse in Parlamento europeo e
richiederanno poi una attuazione tempestiva e corretta da parte degli stati membri.
Chiunque è interessato è aperta una consultazione pubblica fino al 28 febbraio.
Politica di coesione
L’impatto che ha avuto la crisi sugli Stati dell’Unione Europea è strettamente connesso
alle singole realtà locali in cui versano i vari Paesi e alle rispettive misure anti-crisi messe
in atto; conseguentemente è corretto utilizzare politiche differenziate in grado di
affrontare i problemi specifici di ciascun luogo. Tuttavia è anche necessario avviare una
governance multilivello (che coinvolga Peasi, Regioni e città, in un approccio integrato
basato sulle specificità dei territori) in grado di offrire più ampio spazio alle politiche,
consentendo di promuovere con maggiore efficacia la ripresa economica nell'UE. La
politica di coesione regionale, economica e sociale è da considerarsi uno dei pilastri
della politica economica dell'Unione, in quanto elemento della strategia a lungo termine
dell'UE in materia di investimenti. Inoltre, la politica di coesione è diventata un
elemento essenziale del piano europeo di ripresa economica in quanto politica pubblica
che può essere orientata contro la crisi e si fa carico a breve termine degli stimoli alla
domanda investendo contestualmente nella crescita e nella competitività a lungo
termine. La politica di coesione nel collegare la ripresa alla crescita a lungo termine ha
tre caratteristiche di base:



delinea orientamenti strategici come premessa per il trasferimento delle risorse
e vincolanti per gli Stati membri e le regioni;
lascia agli Stati membri e alle regioni lo spazio per poter calibrare gli interventi
alle specificità locali;
è in grado di monitorare e sostenere gli obiettivi da conseguire.
Regime fiscale
La Relazione Beres riconosce che per sviluppare ulteriormente il mercato interno
dell'Unione è necessario adottare un approccio coordinato sia a livello nazionale che a
livello UE per valorizzare le migliori prassi nella lotta alla frode e all'evasione fiscale,
definendo al contempo incentivi adeguati che inducano i contribuenti a versare le
imposte dovute e le autorità tributarie degli Stati membri ad adottare misure preventive
efficaci contro qualsiasi illecito fiscale.
La sostenibilità della finanza pubblica è strettamente legata a:

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Una spesa pubblica responsabile
Una tassazione adeguata ed equa

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
Una lotta all’evasione fiscale
Misure di aiuto per l’equilibrio dei conti degli Stati e incentivi per gli
investimenti pubblici
Diminuzione degli oneri sul lavoro.
Governance globale
Alla riforma della Governance globale si contribuisce rafforzando le istituzioni
internazionali e avviando un maggior coordinamento tra essi. Il tutto è da giocarsi sia
sul fronte politico che su quello economico. Sul fronte politico, le sfide globali
dell'Unione Europea riguardano la capacità di far corrispondere la sua forza economica
con la sua autorevolezza a livello mondiale parlando con un'unica voce, per questo uno
dei progetti centrali della politica estera dell'UE deve essere il contributo alla riforma
dell'ONU e delle istituzioni legate all'ONU, trasformandole in istituzioni globali con
reali poteri politici moltiplicatori in merito a questioni di rilevanza internazionale come
il cambiamento climatico, la vigilanza e la regolamentazione finanziaria, la riduzione
della povertà e gli obiettivi di sviluppo del millennio.
Passando al versante economico, fino ad oggi sono state molte le debolezze e i problemi
causati dalla mancanza di poteri giuridicamente vincolanti e di connessione tra gli
istituti finanziari ed economici globali; la Commissione accoglie pertanto con favore le
iniziative volte a migliorare, mediante riforme, l'efficacia, la portata globale e la
responsabilità del FMI e di altre istituzioni delle Nazioni Unite, al fine di dotarle del
mandato di operare quali piattaforme per iniziative di coordinamento globale del settore
economico e finanziario nonché, se del caso, dei poteri per fissare norme giuridicamente
vincolanti nella forma di convenzioni internazionali. Da non trascurare, inoltre, che si
condanna fermamente il ruolo svolto dai paradisi fiscali che incitano a praticare
l'evasione fiscale, la frode fiscale e la fuga di capitali nonché a trarne profitto e si
invitano quindi insistentemente gli Stati membri a rendere una loro priorità la lotta
contro i paradisi fiscali, la frode fiscale e la fuga illecita di capitali.
La Commissione, ha espresso poi parere anche sul piano dello Sviluppo: sebbene alcuni
dei Paesi emergenti sembrano essere stati risparmiati dagli effetti più gravi della crisi, il
40% dei Paesi in via di sviluppo è stato ciò nondimeno fortemente esposto all'impatto
della crisi finanziaria e, secondo le stime, 90 milioni di persone precipiteranno di
conseguenza in una condizione di povertà. La Relazione Beres, per questo, ha chiesto di
riconfermare la promessa dello 0,7% del RNL degli Stati membri a favore dell'aiuto allo
sviluppo, e che siano esaminate ulteriori fonti di finanziamento innovative per colmare il
deficit di finanziamento causato dalla contrazione delle economie. Inoltre si chiede alle
imprese europee, in particolare alle multinazionali, di garantire la responsabilità sociale
delle rispettive imprese subappaltanti nelle catene di produzione.
Strategia UE 2020
La Relazione Beres chiede che la strategia UE 2020 persegua un concetto politico di ampio
respiro riguardo al futuro dell'UE in quanto Unione competitiva, sociale e sostenibile,
che pone le persone e la tutela dell'ambiente al centro della formulazione delle politiche.
Nello specifico, gli obiettivi da raggiungere dall’Europa nel 2020 richiedono una
strategia di sviluppo omogenea che combini politiche economiche, sociali e ambientali:

La tutela ambientale deve essere messa al centro delle politiche


Occorre un maggior coordinamento delle politiche macroeconomiche,
incentrate su uno sviluppo inclusivo e sostenibile
Devono essere messe in campo strategie per accelerare la crescita economica
sostenibile e migliorare la competitività.
La strategia da mettere in campo per i traguardi del 2020 deve agire su più fronti:
istruzione, internet, povertà. Da sottolineare come venga messa al centro della strategia
economica l’istruzione, con l'obiettivo di migliorare la qualità globale di tutti i livelli di
istruzione e formazione nell'Unione europea, combinando l'eccellenza e l'equità e
riformando il sistema educativo tradizionale.
L'educazione deve costituire un bene comune, con investimenti in tutti gli aspetti del
sistema educativo, nella qualità dell'istruzione e nel numero di persone che hanno
accesso all'insegnamento superiore; deve essere creato un sistema permanente inclusivo
di apprendimento lungo tutto il corso della vita su scala europea, che includa la
generalizzazione dei programmi Erasmus e Leonardo per la mobilità
nell'apprendimento e nella formazione. La formazione, inoltre, è di grande aiuto nella
lotta contro la disoccupazione giovanile e la promozione di una reale corrispondenza tra
competenze e domanda di mercato, per questo occorre sviluppare i partenariati pubblico
-privato nel settore dell'istruzione e agevolare la mobilità transfrontaliera per studenti e
ricercatori nel quadro di scambi e tirocini che contribuiscano a rafforzare l'attrattività
internazionale degli istituti europei di istruzione superiore. Tra gli obiettivi su cui la
strategia UE 2020 proposta dalla Commissione dovrebbe concentrarsi c’è inoltre
l'impegno per rendere il mercato interno meno burocratico, riducendo gli oneri
amministrativi gravanti sulle imprese del 25% entro il 2012 ed essere più orientata
all'efficienza, utilizzando Internet come spina dorsale di un «mercato elettronico» a
livello UE che generi nuovi servizi e posti di lavoro. La Relazione Beres insiste che la
strategia UE 2020 dovrebbe includere l'obiettivo di dimezzare la povertà nell'Unione
Europea e sottolinea che la maggioranza degli europei che attualmente vivono in stato
di povertà, o a rischio di povertà, è costituita da donne, in particolare anziane, migranti,
madri single e donne impegnate nell'assistenza dei familiari; osserva inoltre che
dovrebbe essere introdotto un approccio che consideri tutto l'arco della vita, in quanto la
povertà dei genitori ha un impatto diretto sulla vita, lo sviluppo e il futuro dei figli. A tal
fine è necessario definire un'ambiziosa strategia a lungo termine contro la povertà, allo
scopo di ridurre le diseguaglianze e l'esclusione sociale, con obiettivi di vasta portata
in termini di riduzione della povertà e della povertà dei lavoratori. Proposte in questo
senso riguardano:


una politica quadro dell'UE per programmi relativi a un reddito minimo, nel
rispetto della sussidiarietà, delle diverse prassi, della contrattazione collettiva e
della legislazione nazionale degli Stati membri, secondo norme europee che
tengano conto del tenore di vita di ogni Stato membro;
la creazione di un assegno per i figli.
Innovazione
La tabella di marcia dell'innovazione della Commissione mostra che l'Europa è ancora
molto indietro rispetto al Giappone e agli Stati Uniti, per questo sono necessari maggior
impegno e più finanziamenti per la ricerca, oltre a mettere in campo un maggiore
impegno per promuovere i nuovi settori di occupazione e attirare gli investimenti
privati. Una strategia europea di successo deve basarsi su accorte politiche fiscali tali da
promuovere l'innovazione, l'istruzione e l'occupabilità della manodopera, unico modo
per incrementare la produttività, l'occupazione e la crescita nel rispetto della
sostenibilità. Con particolare interesse è guadata anche l’economia verde, possibile
occasione di lavoro per molte persone e di qui la necessità di sostenere la formazione
professionale per il settore. In particolare, il tutto deve essere volto a:




Promuovere l’occupazione
Promuovere gli investimenti
Promuovere l’efficienza energetica
Migliorare la sicurezza energetica dell'UE, sviluppando le fonti di energia
rinnovabili e il settore dei trasporti.
Occupazione e PMI
Una delle grandi sfide dell'Unione europea è quella di salvaguardare la propria
competitività, rafforzando la propria crescita e di combattendo l'elevata
disoccupazione. Per questo motivo è essenziale concentrarsi maggiormente sul buon
funzionamento dei mercati del lavoro e sulle condizioni sociali per migliorare i risultati
in materia di occupazione e occorre una nuova agenda per promuovere il lavoro
dignitoso, garantire i diritti dei lavoratori in tutta l'Europa. L'occupazione è uno dei
motori determinanti dell'economia, in quanto contribuisce al potere d'acquisto, per
questo l'Unione Europea deve perseguire l'obiettivo della piena occupazione di qualità e
che il funzionamento duraturo del mercato interno è condizionato da un mercato del
lavoro dignitoso e favorevole all'innovazione.
La nuova strategia deve porre maggiormente l'accento su:








lavoro dignitoso, compresa la lotta al lavoro sommerso, e assicurare che le
persone attualmente escluse dal mercato del lavoro possano accedervi;
incoraggiare i mercati del lavoro che migliorano gli incentivi e le condizioni
delle persone sul luogo di lavoro, aumentando al contempo gli incentivi per i
datori di lavoro che assumono o mantengono personale;
concentrarsi sul problema della sempre minor competitività dell'Europa sulla
scena mondiale. È importante guardare oltre la crisi e studiare soluzioni
europee atte a consentire la migrazione delle conoscenze e a prevenire la «fuga
dei cervelli» europei;
misure di lotta contro la povertà e l'esclusione sociale, unitamente a un mercato
interno che funzioni efficacemente per i lavoratori all'interno dell'UE, per
evitare che la crisi scavi ancora maggiori ineguaglianze;
conseguire entro il 2020 un tasso di occupazione maschile e femminile del 75%,
riducendo la segmentazione del mercato del lavoro e intensificando gli sforzi
volti a facilitare l'equilibrio tra attività professionale, responsabilità di assistenza
e vita familiare;
concentrarsi sull'offerta di un impiego ai giovani, che a sua volta necessita una
maggiore fornitura di programmi che tengano conto delle questioni di genere,
miranti a dotare i giovani delle competenze necessarie nell'economia reale;
creare mercati del lavoro inclusivi e competitivi, che forniscano una maggiore
flessibilità per i datori di lavoro, garantendo al contempo sussidi di
disoccupazione affiancati da un sostegno attivo ai fini al reinserimento
professionale in caso di perdita del posto di lavoro;
qualità dell'istruzione o nel numero di persone che hanno accesso
all'insegnamento superiore e la creazione di un sistema permanente e inclusivo
di orientamenti di apprendimento lungo tutto il corso della vita su scala
europea, che includa la generalizzazione dei programmi dell'UE Erasmus e
Leonardo per la mobilità nell'apprendimento e la formazione;
Sempre legato all’ambito occupazionale, c’è da prendere in considerazione anche
l’importante ruolo svolto dalle Piccole e Medie Imprese, viste come possibili fonti di
nuovi posti di lavoro. Le PMI e gli imprenditori svolgono un ruolo significativo in tutte
le economie, sono i principali fattori che generano occupazione e reddito e sono
all'avanguardia nell'innovazione, per questo sono essenziali per lo sviluppo futuro, la
crescita e il benessere nell'UE: la competitività dell'UE a livello mondiale può essere
rafforzata accordando priorità alle PMI. In questo senso, occorre mettere in atto dei
cambiamenti strutturali che renderanno le nostre PMI più competitive e capaci di
affrontare le ulteriori pressioni cui saranno sottoposte da parte del contesto globalizzato
e dalla capacità dei nostri concorrenti di accedere a mercati sempre più innovativi e, in
tal modo, potenzialmente garantendo posti di lavoro per molti tra i membri più
vulnerabili della forza lavoro e le loro famiglie. Tra le misure che vanno in questa
direzione è necessario migliorare l'accesso al capitale, puntando alla diversificazione
delle fonti di finanziamento:




Il mercato interno dell'UE contribuisce a creare un contesto imprenditoriale
fertile all'interno dell'Unione, offrendo al tempo stesso vantaggi ai consumatori.
È necessario sostenere le PMI affinché possano essere attive su tutto il mercato
interno ed è opportuno istituire piattaforme transeuropee che garantiscano alle
PMI un accesso ampliato alle informazioni utili per cogliere nuove possibilità
commerciali.
Facilitare l'accesso al credito da parte delle PMI, in particolare sostenendo i
sistemi di cauzioni e la creazione di nuovi prodotti normalizzati, che
consentirebbero di raggruppare i prestiti o i fondi propri per queste imprese;
esorta l'Unione a creare un Fondo di garanzia dell'UE per le PMI.
Esorta gli Stati membri dell'UE a impegnarsi al fine di coordinare la tassazione
relativa alle PMI; ritiene che per promuovere la ripresa dell'UE sia necessario il
completamento del mercato interno al fine di garantire finanziamenti
transfrontalieri e opportunità commerciali per le PMI.
Dato il legame organico tra l'industria e l'innovazione, e di conseguenza
l'istruzione, è fortemente auspicabile; i soggetti innovatori, incluse le PMI, che
siano in cima alla lista degli investimenti a livello europeo e nazionale.
La Relazione Beres propone, inoltre, che la Commissione metta a punto un progetto «One
SME – One Job», creando un nuovo strumento finanziario a livello dell'UE che consenta
di promuovere le attività delle PMI nell'Unione e raccomanda la creazione di uno
sportello unico per le PMI.
Le conclusioni
La Relazione Beres conclude che c'è bisogno di più Europa e vi sia urgente necessità di
una leadership politica e intellettuale per rilanciare il progetto europeo. La Commissione
deve fare pienamente ricorso ai suoi diritti di iniziativa nei settori di competenze
condivise, in particolare nel campo delle politiche energetiche, affinché l'UE sia
rafforzata dinanzi alle sfide del futuro. Il progetto del mercato interno ecologicamente e
socialmente sostenibile è alla base dell'Unione e deve essere completato; così come
vanno rafforzati i meccanismi di governance economica all'interno dell'Unione, in
particolare ai fini di una migliore responsabilità, gestione delle crisi e un migliore
coordinamento della politica economica e occupazionale. Altre riforme finanziarie e di
vigilanza devono proseguire con rapidità, affrontando non solo le carenze emerse
durante la crisi, ma anche la necessità di delineare un sistema finanziario che sostenga
l'economia reale, conduca alla stabilità finanziaria e generi una crescita economica,
investimenti a lungo termine, creazione di posti di lavoro, coesione sociale e lotta contro
la povertà. Per questo è necessario rielaborare i sistemi fiscali in modo equo, per
scoraggiare la formazione di divari eccessivi e promuovere la giustizia sociale, lo spirito
imprenditoriale e l'innovazione; si chiede che siano rivitalizzati l'economia di mercato
sociale sostenibile e i valori che essa implica.
CAPITOLO IV - GOVERNANCE ECONOMICA E SUPERVISIONE FINANZIARIA
Un importante aspetto di cui l’Europa si sta occupando è quello della governance
economica e della supervisione finanziaria. La crisi economica, infatti, è partita proprio
dal settore della finanza e ha evidenziato i limiti di un sistema di autoregolamentazione
e di un'eccessiva fiducia nella capacità dei partecipanti ai mercati del settore finanziario
o delle agenzie di rating di valutare e gestire sempre correttamente i rischi e l'azzardo
morale. Maggiori controlli vengono dunque richiesti per evitare il ripetersi di tutto ciò in
futuro ma anche una nuova legislazione per il settore dato che l'attuale normativa
internazionale in materia di gestione delle crisi nel settore finanziario si è rivelata
insufficiente. Per ripristinare la fiducia nel sistema è necessaria la trasparenza dei
rendiconti finanziari, sia delle imprese sia degli Stati membri dell’Unione; di qui la
necessità della Commissione di indagare sul ricorso a operazioni fuori bilancio, a
impegni senza copertura e al proliferare di SPV e SPE e a valutare la possibilità di
limitare tale ricorso o di introdurre l'obbligo di dichiarazioni da allegare ai rendiconti
pubblicati. Trasparenza, vigilanza e regolamentazione, quindi, da applicare a qualsiasi
fondo d'investimento, compresi i fondi speculativi (hedge funds).
Il pacchetto sulla supervisione finanziaria
Il sistema di supervisione finanziaria attualmente in vigore si è rivelato debole e aveva
palesato numerose lacune in seguito al forte stress causato dalla crisi finanziaria nonché
economica, partita dagli Stati Uniti dal 2008 e poi estesasi in tutti gli altri continenti. Di
qui la necessità di porvi rimedio, per questo, il 23 settembre 2009, è stato pubblicato
dalla Commissione Europea un pacchetto di proposte legislative per la riforma della
vigilanza nel settore finanziario con cui si sono poste le basi per una nuova
regolamentazione. Questo pacchetto di proposte legislative per la riforma della vigilanza
nel settore finanziario accoglie le proposte formulate dal Gruppo di esperti guidato
dall’ex amministratore delegato del FMI, Jacques de Larosière e ha posto le basi per una
nuova regolamentazione fondata sul rafforzamento del ruolo dell’Unione nella
regolazione dei mercati finanziaria e con essa ha lanciato un processo legislativo ancora
in atto e che segna una tappa fondamentale, con la conclusione della prima lettura del
Parlamento Europeo avvenuta poche settimane fa, preludio della posizione comune e
con essa del definitivo accordo fra Parlamento e Consiglio sulla nuova architettura della
supervisione finanziaria. La proposta dnel suo complesso è basata oltre che sul
rafforzamento del ruolo dell’Unione nella regolazione dei mercati finanziari anche:



sulla tempestiva individuazione dei rischi potenziali,
su un’efficace gestione dei rischi,
sullo sviluppo delle capacità atte ad affrontare le sfide derivanti dalla
crescente complessità dei mercati finanziari.
L'attuale architettura di supervisione finanziaria a livello comunitario era legata a
dimensioni prevalentemente nazionali. L'internazionalizzazione dei processi produttivi
e l'integrazione europea hanno posto problemi nuovi e hanno di fatto aumentato le
possibilità che si generino rischi e problemi di stabilità. Inoltre la crisi finanziaria in
corso ha svelato la necessità di un maggiore coordinamento fra le autorità di vigilanza di
fronte a problemi che travalicano i confini nazionali.
Per questo si è reso necessario un processo nuovo, volto alla ricostruzione della fiducia
nelle istituzioni finanziarie. Il pacchetto di proposte è esattamente andato in questa
direzione, prevedendo la creazione di una nuova architettura di supervisione
finanziaria basata su organismi dotati di poteri di controllo e soprattutto di intervento
rapido.
Quali:





L’Autorità bancaria europea (EBA), chiamata a succedere al Comitato delle
Autorità europee di vigilanza bancaria (CEBS);
Il Comitato europeo per il rischio sistemico, incaricato di vigilare sulla stabilità
del sistema finanziario europeo, di nuova creazione;
L’Autorità europea dei valori e dei mercati mobiliari (ESMA), che dovrebbe
pretendere il posto dell’attuale Comitato delle autorità europee di
regolamentazione dei valori mobiliari (CESR);
L’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali
che dovrebbe succedere al CEIOPS (Comitato delle autorità europee di
vigilanza delle assicurazioni);
Il Sistema europeo delle autorità di vigilanza finanziaria che dovrebbe vigilare
sulle singole imprese e verrebbe composto da una rete di autorità nazionali di
vigilanza (che continuano non solo ad esistere, ma anche a svolgere un ruolo
accresciuto).
Le nuove autorità europee saranno dotate di poteri di controllo e soprattutto di poteri di
intervento rapido ed efficace ben superiori di quelli attribuiti attualmente agli attuali
organismi di cui sopra, che fin qui hanno svolto sostanzialmente funzioni consultive e di
coordinamento. I tre comitati: CEBS, CESR e CEIOPS sono stati istituiti nell'ambito della
cd "procedura " Lamfalussy", dal nome del presidente di una commissione di saggi
incaricata di formulare proposte agli organi comunitari in materia di regolamentazione
dei mercati finanziari sono entrati in funzione nel 2003. Il rapporto finale di questa
commissione, fatto proprio dal Consiglio europeo di Stoccolma nel 2001, sotto
presidenza svedese, stabiliva un processo legislativo articolato in quattro livelli:




nel primo livello, Parlamento e Consiglio stabiliscono i principi generali della
legislazione;
nel secondo livello, gli organismi tecnici con poteri consultivi assicurano la
completa attuazione della normativa, prima della decisione legislativa
(fornendo pareri);
nel terzo livello, gli organismi di regolazione nazionale (in Italia : Consob,
ISVAP, COVIP) si impegnano per assicurare il reciproco coordinamento;
il quarto livello comporta l'adozione di ulteriori misure di attuazione della
regolamentazione comunitaria.
L'attuale architettura a livello comunitario è sostanzialmente recente poiché per lungo
tempo i sistemi finanziari hanno avuto dimensioni strettamente nazionali.
L'internazionalizzazione dei processi produttivi e l'integrazione europea in particolare
hanno posto problemi nuovi. In primo luogo sono aumentate le connessioni
internazionali delle principali banche, già nella vecchia Europa a 15 molte grandi banche
avevano consistenti attività in altri paesi europei diversi dal proprio. Con l'allargamento
a Est il fenomeno si è ulteriormente intensificato, coinvolgendo anche grandi gruppi
bancari italiani. Conseguentemente, sono aumentate le possibilità che si generino rischi
(e problemi di stabilità) che possono sfuggire al controllo dei regolatori nazionali.
Il processo di integrazione europeo e particolarmente la realizzazione della moneta
unica ha fatto nascere una contraddizione fra l'unità monetaria fra la grande parte dei
paesi e la frammentarietà delle responsabilità di supervisione, che è necessariamente
connessa con la politica monetaria. Sul piano internazionale la risposta a questa
contraddizione è data da due elementi fondamentali:
1) attraverso l'affermazione del criterio della responsabilità primaria della vigilanza
dell'autorità di supervisione del paese di origine, in cui l'intermediario ha la sede legale
(home country control).
2)le autorità di vigilanza nazionali hanno avviato all'interno dei vari comitati previsti
dagli Accordi di Basilea (Basilea II). 3) i trattati europei pur assegnando alla BCE compiti
di politica monetaria, l'istituto centrale deve essere consultato, ai sensi dell'art 105(4), per
ogni atto legislativo europeo che riguardi le competenze della BCE.
Pacchetto governance economica
Come si è detto, gli Stati membri dell’Unione Europea versavano già in condizioni di
difficoltà sia sul versante della crescita economica che dell’occupazione. L’acuirsi della
crisi ha messo ancor più in evidenza le debolezze strutturali di alcuni Paesi europei.
Fino ad ora la governance economica dell'Unione europea ha avuto strutture deficitarie e
questo è stato un danno alla capacità dell'Unione di essere influente nei dibattiti sui
grandi squilibri macroeconomici, in particolare rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. La
crisi rischia di indebolire seriamente e in modo duraturo la posizione economica e
politica dell’Unione Europea a livello mondiale.
Un po’ di storia
A seguito dell'introduzione dell'euro come valuta, l'UE ha adottato una serie di regole
per accertare che gli Stati Membri rimanessero sufficientemente prudenti nell'ambito
delle loro politiche fiscali al fine di proteggere l'integrità della valuta comune. Le soglie
per le spese ed il debito sono state aggiunte ai Trattati con Maastricht. Nel 1997 il Patto
per la Stabilità e la Crescita ha stabilito le regole per metterlo in atto. Tuttavia
l'applicazione delle sanzioni è stata lasciata alla responsabilità dei singoli Stati Membri
(tramite il Consiglio). Nonostante, però le molteplici violazioni, non sono state applicate
sanzioni severe. Questo ha lasciato alcuni Paesi della zona euro, fortemente esposti alla
crisi finanziaria del 2009, ponendo in dubbio la stabilità dell'euro. Le ultime proposte
della Commissione per rinforzare il Patto per la Stabilità e la Crescita includono nuove e
dure regole in relazione alle sanzioni e un'enfasi maggiore sui limiti del debito. Gli Stati
Membri sono combattuti nel decidere quanto il processo debba essere automatizzato o
quanto invece, debba essere deciso politicamente. Il Parlamento attraverso la
Commissione Economica e degli Affari Monetari si è attivato fortemente in quest'ambito.
L'introduzione della moneta unica nel 1999 ha rappresentato un progetto ambizioso, che
ha costituito un livello di cooperazione economica mai verificatosi prima nell'era
moderna. Gli Stati Membri fondatori (SM) che avevano un sistema monetario forte,
come la Germania, hanno insistito per una Banca Centrale, al fine di garantire l'integrità
dell'euro. Tuttavia molti commentatori di quel periodo temevano che senza una simile
struttura di coordinamento di politica fiscale, una crisi economica abbinata alla
mancanza di disciplina nell'area fiscale, avrebbe potuto innescare il crollo della valuta
comune. È questo il motivo che ha spinto all'introduzione di nuove regole che
garantissero il coordinamento delle politiche fiscali degli SM. Tuttavia i compromessi
politici hanno alla fine lasciato il sistema di applicazione di queste regole nelle mani
degli Stati Membri.
Dall'inizio della crisi economica del 2009, la situazione fiscale di molti Stati Membri della
zona euro ha messo a rischio la valuta. La maggior parte degli analisti concordano che
siano necessarie riforme radicali affinché l'euro possa sopravvivere nella sua forma
attuale.
Fondamenti legali della governance economica
Il fondamento legale della governance economica è contenuto a livello UE nel Trattato
sul Funzionamento dell'Unione Europea negli Articoli 121 e 126. Gli Articoli a cui si fa
riferimento sono entrati per la prima volta in vigore con il Trattato di Maastricht nel
1993. Anche se l'Articolo 121 definisce in modo ampio gli obblighi degli Stati membri di
condurre politiche economiche prudenti, non sono inclusi criteri specifici o un
meccanismo di esecuzione. L'Articolo 126 è più dettagliato e individua i due criteri
chiave di Maastricht, vale a dire che i deficit e i debiti di governo devono rimanere
all'interno di determinati valori di riferimento, definiti in rapporto al PIL. I valori di
riferimento sono individuati in un protocollo al Trattato come il 3% del PIL per i deficit e
il 60% del PIL per i debiti di governo. Inoltre l'Articolo 126 stabilisce che il Consiglio
"possa decidere" di prendere decisioni nei confronti degli Stati Membri che violano tali
condizioni, tra cui l'imposizione di sanzioni (sezione 11). Le sanzioni sono deliberate a
maggioranza qualificata; possono votare oltre gli Stati Membri interessati, solo quelli che
fanno parte della zona euro. Tuttavia resta il caso in cui una minoranza ha la possibilità
di impedire l'imposizione di penali per violazioni ex Articolo 126.
Il Patto di Stabilità e Crescita (SGP) del 1997
Prima dell'introduzione dell'euro nel 1999, l'UE si è adoperata al fine di creare una base
legale per la governance economica. Il 7 luglio 1997 sono stati adottati due regolamenti
del Consiglio:


1466/97 sul rinforzo della sorveglianza delle posizioni di bilancio e
della sorveglianza e coordinamento della politica economica, basata
sull'Articolo 121- il braccio preventivo, mirato ad incoraggiare un buon
comportamento fiscale sul medio termine degli SM;
1467/97 sulla eccessiva procedura di deficit, basato sull'Articolo 126- il
braccio correttivo, che cerca di porre riparo agli squilibri che si sono
verificati.
Questi due Regolamenti, insieme alla Risoluzione del Consiglio del 17 giugno 1997,
stabiliscono formalmente il Patto di Stabilità e Crescita. Le previsioni contenute nella
1466/97 sulla sorveglianza del debito non sono rigide come quelle della 1467/97. La
1466/97 richiede agli Stati membri di allineare i loro obiettivi di bilancio e comunicare
questi al Consiglio in modo da stabilire che sia evitato un eccessivo deficit. L'Articolo 10
(3) stabilisce che il Consiglio può richiedere agli Stati membri di assumere misure
correttive rapide. Non è previsto alcuno strumento di ricorso ulteriore nel caso in cui
uno Stato Membro ignori le raccomandazioni. Il Regolamento 1467/97 definisce in
modo più dettagliato il deficit e il debito rispetto all'Articolo 126(2). In particolare
contiene in aggiunta le previsioni per determinare quando la violazione del valore di
riferimento possa essere considerata "eccezionale". La sezione del Regolamento sulle
sanzioni (Articoli 11-16) chiarifica la natura del deposito senza interessi che lo Stato
Membro deve fare e anche che le indennità non saranno rimborsate. Politicamente una
delle figure chiave dietro l'SGP è stato il ministro della finanza tedesco Theo Waigel, che
ha spinto per l'elaborazione di una regola più rigorosa da sostituire alle decisioni del
Consiglio (relative ai singoli Stati Membri) adottate ex Articolo 126.
Governance economica, dalla nascita alla crisi finanziaria
Critica alla nascita - Ancora prima della sua nascita l'SGP venne criticato dagli analisti e
dagli accademici perché conteneva soglie arbitrarie e non teneva in considerazione le
cicliche oscillazioni dell'economia nel tempo. Alcuni hanno criticato il fatto che dato che
la regola del 3% del deficit si applica solo ai settori governativi, non viene considerato
l'ampio debito del settore privato. Quindi un Paese potrebbe avere un disavanzo del
bilancio del 2% senza temere avvertimenti da Bruxelles, anche se il suo settore privato
durante lo stesso anno, stava prendendo prestiti pari al 10% del PIL. Dall'altra parte uno
Stato con un deficit di debito del 4%, ma con un settore privato che da un risparmio del
5% sul PIL e che quindi si trova in una posizione migliore rispetto alla precedente,
potrebbe essere sottoposto a sanzioni. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di
utilizzare il conto corrente generale di uno Stato Membro della zona euro come
parametro. Alcuni ritengono che l'SGP nella sua forma originale non teneva
sufficientemente in considerazione i cicli economici. In quest'ottica un deficit di debito
del 4% in una recessione potrebbe essere considerato una gestione fiscale prudente,
finché intervenga un bilanciamento con la riduzione del deficit in tempi di ripresa. Si è
dibattuto sul fatto che le regole fiscali dovrebbero riflettere la situazione strutturale del
Paese.
La riforma del 2005
Le critiche si sono intensificate dopo il 2000 dato che la crescita è stata più bassa delle
attese. Nel 2005 il Consiglio ha adottato i Regolamenti 1055/2005 e 1056/2005, che
emendavano rispettivamente i Regolamenti 1466/97 e 1647/97. Questi hanno
ammorbidito le regole dell'SGP, garantendo disposizioni meno severe in relazione
all'implementazione delle riforme nel medio periodo e ai deficit nei tempi di crisi.
Fallimento politico
Molti analisti ritengono che gli sforzi effettuati per coordinare la politica economica ex
Articolo 121 sarebbero falliti e questo sarebbe avvenuto per la mancanza di uno specifico
meccanismo di esecuzione. Per esempio una raccomandazione del Consiglio del 2001
all'Irlanda per comprimere la politica fiscale allo scopo di frenare l'inflazione, è stata
ampiamente ignorata dal governo irlandese. L'Irlanda ha subito un totale
deterioramento della sua posizione fiscale e sta facendo esperienza di un lungo periodo
di crisi. Nemmeno le misure per affrontare il deficit previste dall'Articolo126 hanno
avuto un esito migliore. Nel 2003, tre Stati Membri- tra cui Francia e (ironicamente)
Germania- sono stati sottoposti a procedure di deficit eccessive.
Nel 2006 sette dei dodici Paesi della zona euro stavano violando le regole di debito dei
governi. Tuttavia fino ad oggi nessun singolo Stato Membro è stato costretto ad
effettuare depositi non fruttiferi o a pagare una multa sulla base della procedura di
disavanzo eccessivo, nonostante ciò la posizione fiscale della zona euro è attualmente, a
livello complessivo, peggiore rispetto a quando l'euro è stato introdotto.
La crisi del debito
Le carenze presenti nelle regole economiche di controllo hanno esposto l'UE alla Grande
Recessione del 2007. Si è assistito alla diminuzione delle esportazioni e al congelamento
dei mercati monetari che hanno lasciato molti governi della zona euro in una posizione
fiscale di recesso. Tra il 2007 e il 2009 il debito complessivo dei governi dell'area euro è
incrementato dal 68% al 78% del PIL. Per alcuni Stati della zona euro l'aumento è stato
anche maggiore: in Spagna il debito è quasi raddoppiato. Con l'aumentare dei tassi
d'interesse dei mercati monetari sulle obbligazioni di stato, gli Stati Membri più deboli
hanno iniziato a sentire incrementata la pressione e il rischio di crisi. L'UE, temendo per
il futuro dell'euro, ha assunto azioni drastiche nel maggio 2010 per proteggere i Paesi
dalla crisi, che hanno portato alla creazione dell'European Financial Stability Facility
(EFSF).
Le nuove proposte della Commissione
Le principali proposte della Commissione sono state annunciate in due comunicazioni:
Rinforzare la politica economica di coordinamento, del 12 maggio 2010; e
Incrementare la politica economica di coordinamento per la stabilità, la crescita e
l'occupazione, del 30 giugno 2010. Considerando che l'intervento correttivo dell'SGP si
era precedentemente concentrato sulla regola di deficit ex Articolo 126, le comunicazioni
chiarificano che la Commissione guarda alla situazione complessiva di debito
attribuendole la giusta importanza. Queste hanno sottolineato come la crisi finanziaria
abbia evidenziato le debolezze della politica fiscale degli Stati Membri, già presenti nel
periodo di crescita.
Rettifica delle regole dell'SGP
Le proposte, COM(2010)526 e COM(2010)522, emanate per modificare i Regolamenti del
Consiglio 1466/97 e 1467/97 sono state pubblicate il 29 settembre 2010. Una terza
proposta, COM(2010)524 rinforzerebbe l'SGP. Saranno tutte adottate tramite la
procedura legislativa ordinaria (co-decisione). Le tre modifiche principali contenute
nelle proposte sono:



Il criterio di debito della Procedura di Deficit Eccessivo deve essere resa
operativa. Questo comprende una serie di indici numerici formali per
determinare se il debito sulla base del PIL sta diminuendo alla giusta velocità.
Rinforzo nell'applicazione. Qui l'aspetto più importante è cambiare l'EDP in
modo che il Consiglio debba votare contro la proposta della Commissione con
la maggioranza qualificata entro dieci giorni, in modo da bloccare, ad
esempio, l'imposizione di multe contro uno Stato Membro. In effetti un
cambiamento di questo tipo potrebbe ribaltare l'attuale situazione: mentre
prima era sufficiente una minoranza per fermare le sanzioni, sulla base di
questa proposta sarebbe necessaria una maggioranza qualificata.
Sistema chiaro di sanzioni. La prima cosa che si deve fare in ambito
sanzionatorio è un deposito fruttifero alla Commissione. Questo sarebbe
applicato sotto l'ambito preventivo, con lo scopo di incoraggiare gli Stati ad
assumere misure per evitare che le loro economie raggiungano un deficit
eccessivo. Un deposito non fruttifero ed infine un'indennità, sarà prevista per
quegli Stati che avranno un deficit eccessivo. La Commissione spera che
questo sistema graduato di sanzioni faccia in modo che le indennità siano
imposte considerando la possibilità degli Stati Membri di poterle pagare.
Nuovo sistema di allarme
Oltre a ciò la Commissione ha pubblicato delle proposte (COM(2010)527 e COM(2010)
525) per dare una nuova regolamentazione della prevenzione e della correzione degli
squilibri macroeconomici e per creare un meccanismo attuativo a tal scopo. Questa
regolamentazione introdurrà un sistema di allarme, di competenza della Commissione,
che segnalerà quando si verificano squilibri macroeconomici negli Stati Membri. A
questo punto gli SM saranno tenuti ad azioni correttive per rimediare.
La posizione degli Stati membri
Le reazioni alle proposte della Commissione sono variate a seconda dei vari Stati
membri. Christine Lagarde, Ministro francese delle finanze, ha sostenuto che l'aspetto
fondamentale del COM(2010)522, cioè richiedere una maggioranza qualificata, è stato
una previsione troppo azzardata, in quanto lascerà il regime sanzionatorio totalmente
nelle mani degli esperti. L'Italia, paese europeo con il più alto debito sulla base
dell'indice PIL (attualmente del 115%), si è inoltre interrogata se sia appropriato che la
politica economica degli Stati membri sia determinata da un'istituzione non eletta come
la Commissione. Il Ministro delle finanze polacco, Jacek Rostowski, ha definito le
proposte "abbastanza inadeguate". Lui sostiene che andranno a penalizzare i governi i
cui debiti sono il risultato della gestione della riforma pensionistica. Dall'altro lato la
Germania e i Paesi Bassi hanno espresso il loro supporto per questo sistema di sanzioni
gestito dalla Commissione. "Noi vogliamo depoliticizzare il processo", questo quanto
dichiarato dal Cancelliere tedesco Angela Merkel. Un altro elemento di dibattito è stato il
grande squilibrio di conti tra gli SM. Il Sig. Largade ha anche sottolineato il bisogno per
la Germania di incrementare i suoi sforzi per stimolare la domanda interna, con la
speranza che queste azioni possano avere un effetto positivo e aiutare gli Stati confinanti
con la Germania a risistemare la loro situazione fiscale. Tuttavia Berlino ha rifiutato
questa analisi, insistendo sul fatto che ogni Stato debba assumersi autonomamente le
proprie responsabilità fiscali. Più recentemente, però, al Summit Europeo dell'ottobre
2010, la Francia e la Germania hanno siglato un accordo tra i leader europei per una
modifica al trattato, nella quale vogliono spingere per sostituire l'EFSF con un nuovo
meccanismo permanente. Un secondo cambiamento supportato dalla Merkel concerne la
sospensione dei diritti di voto in seno al Consiglio, degli Stati della zona euro che hanno
violato le regole di controllo economico. Questo ribalterebbe il metodo previsto dalla
Comunità, perché cambierebbe le basi legali delle proposte prima menzionate. Tuttavia
i rapporti del summit indicano una vasta opposizione a questa misura, si ritiene quindi
improbabile che le modifiche del trattato riguardino i pacchetti economici di controllo in
questione.
La regola del Parlamento Europeo
Nel luglio 2010, prima della pubblicazione della nuova proposta della Commissione, i
Parlamentari Europei hanno affrontato la questione con il presidente della
Commissione, Barrosso. La portavoce del PPE, Corien Wortmann-Kool ha richiamato la
Commissione a ricoprire un ruolo più rilevante nella governance economica dell'UE.
Guy Verhofstadt, presidente del gruppo liberale del Parlamento, ha sottolineato
l'importanza che le sanzioni vengano imposte da un organo dell'Unione Europea. Il
portavoce del gruppo S&D, Stephen Huges (UK) ha invitato ad un allargamento del
concetto di controllo economico per ricomprendervi i criteri dell'inclusione sociale,
avvisando del pericolo di focalizzarsi esclusivamente sull'austerità.Lothar Bisky (DE),
gruppo GUE/NGL ha inoltre richiesto un allargamento del concetto di controllo
economico per farvi rientrare criteri come l'occupazione e la lotta alla povertà. Il 21 di
settembre 2010, sono stati nominati i relatori per il pacchetto di proposte. Per la COM
(2010)526 il relatore è Corien Wortmann-Kool (EPP, NL); per la COM(2010)522, Feio
Diogo (EPP, PT); per la COM(2010)524, Sylvie Goulard (ALDE, FR); per la COM(2010)
527 Elisa Ferreira (S&D, PT); e per la COM(2010)525, Carl Haglund (ALDE,FI). In un
incontro di ottobre con il comitato ECON concernente le proposte, il Commissario Olli
Rehn ha richiesto che queste fossero considerate velocemente. Il comitato era
sostanzialmente concorde con l'urgenza delle riforme. La presidente di ECON, Sharon
Bowles, ha sottolineato l'importanza del dibattito alla luce del futuro rapporto del
comitato sul miglioramento della governance economica (relatore Feio Diogo, PPE, PT).
Questo rapporto, che stabilisce, tre le altre cose, che le decisioni relative alla conformità
con l'SGP debbano essere assunte dalla Commissione con maggiore indipendenza dal
Consiglio, è stata adottata in plenaria il 20 ottobre 2010.
CAPITOLO V - GLI SVILUPPI FUTURI
Lo schema di governance economica chiamato "Semestre Europeo"
Il Consiglio del 17 giugno ha siglato un accordo per introdurre il "Semestre Europeo".
Sotto questo nuovo schema di controllo, ci sarà un ciclo politico annuale per il
coordinamento di politica economica, nel quale gli strumenti dell'Europa 2020 e il Patto
per la Stabilità e la Crescita saranno sincronizzati e resi totalmente coerenti.
Il Parlamento dovrebbe avere un ruolo più importante
Sfortunatamente, i tempi previsti dal "Semestre Europeo" lasciano poco tempo al
Parlamento Europeo per presentare proposte e avere una reale influenza sul processo.
Per garantire al Parlamento più possibilità di utilizzare i suoi diritti democratici si
potrebbero introdurre gli elementi seguenti entro la sequenza degli eventi ogni anno:
FASE 1 (settembre-dicembre)
Per alimentare il suo impegno politico, il Parlamento (mediante commissioni chiave
interessate) potrebbe ottenere relazioni di esperti su una serie di questioni nel contesto
dell'Europa 2020 e delle politiche economiche di controllo e/o tenere incontri con esperti
entro la fine di ottobre. Conferenza con i Parlamenti nazionali su Europa 2020/
governance economica per discutere i vari approcci nazionali e l'ampia visione dell'UE
FASE 2 (gennaio-giugno)
Sotto l'autorità del Comitato i comitati rilevanti producono una serie di contributi
valutando i progressi nell'ambito dell'Europa 2020 e il funzionamento della governance
economica nell'area dei rispettivi comitati (questo servirà come input per le risoluzioni
del Gruppo(e le risoluzioni comuni) che saranno adottate nelle Sessioni Plenarie di
gennaio o febbraio, vedi dopo). Gennaio: la Commissione presenterà la sua Indagine
Annuale di Crescita, indicando i progressi e stabilendo gli orientamenti per l'anno
seguente. Il Parlamento Europeo inviterà il Presidente Van Rompuy e il Presidente
Barroso in plenaria per discutere i progressi della Strategia 2020/governance economica
e dibattere l'Agenda del Consiglio di primavera. Il Parlamento porterà i suoi messaggi
chiave mediante l'adozione una (comune) risoluzione alla Sessione Plenaria di gennaio o
febbraio. Febbraio/marzo: il Consiglio Europeo darà indicazioni agli Stati Membri e a
livello dell'UE (5) marzo: Dopo il Consiglio di primavera, il Presidente Van Rompuy sarà
invitato al Parlamento Europeo per presentare e dibattere i risultati dell'incontro. Il
dibattito potrà essere seguito da una (breve) risoluzione post-incontro. Per la metà di
aprile, gli Stati Membri presenteranno i loro NRP e SCP, prendendo considerazione dei
consigli a loro forniti. In giugno, sulla base dei NRP e SCP degli Stati Membri, la
Commissione presenterà proposte per Opinioni e Raccomandazioni specifiche dei vari
Paesi indirizzate agli Sati Membri. In giugno, ECOFIN e/o ECOFIN nella formazione di
Eurogruppo discuterà le opinioni e le raccomandazioni politiche sulla politica fiscale e le
altre politiche macro-economiche, con input necessari dalle altre formazioni rilevanti del
Consiglio concernenti le tematiche delle raccomandazioni. Il Consiglio EPSCO adotterà
le raccomandazioni politiche ex art. 148. Il Consiglio Europeo interverrà ad indirizzare
dove necessario in linea con quanto previsto del Trattato. Nella seconda parte dell'anno,
gli Stati Membri concluderanno i bilanci nazionali e le misure politiche tenendo in
considerazione i suggerimenti ricevuti direttamente a livello di Paese o a livello di UE.
Nella sua Inchiesta Annuale di Crescita sull'anno seguente, la Commissione valuterà
come gli Stati Membri hanno applicato le disposizioni dell'UE.
CAPITOLO VI - PROBLEMI APERTI
Il Bilancio
Il 15 novembre scorso il Consiglio e il Parlamento non hanno raggiunto un accordo sulle
questioni politiche collegate al bilancio UE con il conseguente fallimento della procedura
di conciliazione in seguito alla quale la Commissione europea ha adottato un nuovo
progetto di bilancio UE per il 2011, che prevede 126,5 miliardi di euro in pagamenti
(+2,9% rispetto al 2010). Si tratta del primo bilancio dell’UE che deve essere adottato
secondo la procedura prevista dal trattato di Lisbona. Il trattato introduce un gran
numero di cambiamenti, tra cui il fatto che il Consiglio e il Parlamento si trovano per la
prima volta su un piano di parità nell’ambito della procedura di adozione. La procedura
di adozione è suddivisa in quattro fasi: presentazione del progetto di bilancio da parte
della Commissione, cosa che la Commissione ha fatto il 27 aprile chiedendo un aumento
del 5,9%; reazione del Consiglio (il 12 agosto il Consiglio ha chiesto un aumento del
2,9%); reazione del Parlamento (il 20 ottobre il Parlamento ha chiesto un aumento del
6%); procedura di conciliazione di 21 giorni per trovare un compromesso tra le due
istituzioni (i lavori del comitato di conciliazione sono durati dal 26 ottobre al 15
novembre). Se la procedura di conciliazione fallisce, la Commissione deve presentare un
nuovo progetto di bilancio. Se non dovesse giungere a un accordo entro il 31 dicembre
2010, dal 1° gennaio 2011 l’UE opererebbe secondo il sistema del “dodicesimo
provvisorio”. In pratica, ciascun capitolo del bilancio sarebbe finanziato mensilmente da
un dodicesimo della sua dotazione nel bilancio 2010, o in misura addirittura inferiore se
l’importo iscritto nel progetto di bilancio per questo capitolo fosse meno elevato. Questo
ostacolerebbe il buon funzionamento dell’UE, in quanto il bilancio non finanzierebbe
nuove iniziative o nuovi organi per i quali non erano state stanziate risorse nel bilancio
2010, il Fondo di solidarietà e il Fondo di adeguamento alla globalizzazione
risulterebbero bloccati e, in linea generale, le dotazioni mensili di uguale entità
impedirebbero una pianificazione su vari mesi.
Patrizia TOIA Nata a Pogliano Milanese (Mi); laureata in Scienze politiche all'Università Studi di Milano, si specializza in
Pianificazione Strategica all'Università Bocconi. Lavora come dirigente del Servizio Programmazione della Regione
Lombardia. La sua carriera politica inizia nella Democrazia Cristiana, per poi proseguire nel Partito Popolare Italiano
(PPI). E' consigliere regionale in Lombardia, con incarichi di giunta in diversi periodi: Assessore al Coordinamento per i
Servizi Sociali, Assessore alla Sanità, Assessore al Bilancio. Viene poi eletta a Roma alla Camera dei Deputati e al Senato
della Repubblica poi, come rappresentante dell'Ulivo. Ricopre diversi incarichi istituzionali: Sottosegretario al Ministero
degli Affari Esteri con delega per i Diritti Umani, per i Rapporti con le Nazioni Unite, per le Relazioni culturali all'estero,
per America Latina, Asia e Oceania, per l'Immigrazione e gli italiani all'estero. Nominata Ministro per le Politiche
Comunitarie e successivamente Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Coordinatore Provinciale della Margherita.
Dal 2004 è parlamentare europea eletta nelle liste di Uniti nell'Ulivo e facente parte del Gruppo ADLE - Alleanza dei
Democratici e Liberali per l'Europa. E'membro della Commissione per l'Industria, la Ricerca e l'Energia; della Delegazione
alla Commissione parlamentare mista UE-Cile del Parlamento europeo. E' membro della Commissione Occupazione e
Affari Sociali, della Delegazione alla Commissione mista UE-Messico e della Delegazione all'Assemblea parlamentare
euro-latinoamericana. I principali dossier che ha seguito con responsabilità diretta sono:
- lo Small business act per le Piccole e Medie Imprese
- la Riforma delle reti e sevizi di comunicazione elettronica
- i Congedi parentali e congedi di maternità
- il Dividendo digitale
- il Mercato interno dell'energia elettrica
- il Settimo Programma Quadro per la ricerca
- la Registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche (Reach)
- il Regolamento per i medicinali per uso pediatrico
Ha scritto e portato all'approvazione del Parlamento europeo il Rapporto di Iniziativa sull'Economia sociale di mercato
per un maggiore riconoscimento culturale e giuridico di tutte le realtà del mondo associativo, delle imprese sociali, delle
cooperative, delle fondazioni e delle mutue. Dal 2009 è riconfermata parlamentare europea eletta nelle liste del Partito
Democratico e facente parte del Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo
(S&D). E’ Vicepresidente della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia. E’ inoltre membro della Delegazione
all’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE; membro sostituto della Commissione per lo sviluppo e la Delegazione
per le relazioni con il Mercosur. E’ componente della Direzione Nazionale del Partito Democratico.
E' Vicepresidente del Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo (S&D)
Patrizia TOIA
Vicepresidente Gruppo S&D
Vicepresidente Commissione Industria, Ricerca e Energia
Membro Commissione per lo Sviluppo
e-mail [email protected]
www.patriziatoia.it
Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti & Democratici al Parlamento europeo