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N. Prot. 4/2012
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website: http://eventijazz.jimdo.com – www.facebook.com/eventijazz - E-mail: [email protected]
PENNA JAZZ (poesie di francoleo)
ART GALLERY Le quattro stagioni
ENGLISH PROGRESSIVE ROCK III puntata di F.
Galateo
Ricordo di Lucio
ALBUM IN VETRINA:
Soldatini e Bambole
Beatz the Giant
UNIVERSO NEW AGE III puntata di F. Galateo
SANDRO INTERVISTA SANDRO per ricordare la
Quinta Stagione
GIOCANDO CON SERANTO
MUSIC MAKKERONI: il magico Mellotron
INTRODUZIONE
Sarò…telegrafico ! Il mondo va avanti, Eventi Jazz anche. Come dicono nei film ? “The show
must go on” . Primavera alle porte, Pasqua imminente. AUGURI DI BUONA PASQUA !
Come sempre l’appello alla collaborazione…
Avete poesie ? Avete storie ? Avete interviste ? Avete recensioni ? Se avete…spedite. Se non avete…
Fate e spedite. OK ! E’ tutto. BUONA LETTURA.
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IL VIAGGIO – francoleo
E’ a Te la dedica – francoleo
Un viaggio non richiesto.
Spinti e ammassati in un vagone scomodo.
Con noi, la vertigine, compagna di viaggio,
quasi precognizione di oscura caduta.
Uomini, animali, pietre, tutto è già impresso.
Vite di cera, candele che si consumano,
insetti bruciati, entro bagliori fiochi ed angusti.
Quasi piccoli cerchi, le nostre vite.
Ce ne andremo lasciando anche l'ignoto che,
fuori dal cerchio, ci osserva maligno.
Candida e presente.
Da sempre proteggi e consigli.
Innocente nel nasconderti tra le nuvole,
splendida quando illumini la notte.
E' a te, la dedica, Luna.
LUNA PIENA - francoleo
Luna piena, questa sera.
Bianca, tenera e sincera.
Ghiaccio freddo, nelle ossa.
Luna piena.
Luna piena...
...Che sorride ad ogni costo!
Guardando le Stelle - francoleo
Occhi castani e capelli chiari
sfuggente pensiero, guardando le stelle.
Ricordo il sorriso, che tu hai per me!
E' sincero e frequente, io lo so già...
Le Quattro Stagioni – S. Glavina 2012 – Collage con forme di Powerpoint
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Ben ritrovati cari amici di Eventi Jazz. Siamo già alla terza puntata di questo viaggio storico su carta
stampata del progressive rock. E vi assicuro che ancora c'è molto da dire su questo movimento musicale.
Ma ho già parlato troppo e allora iniziamo.
Avevamo finito la precedente puntata parlando dei Genesis. Ora andremo a parlare di un altro grande
gruppo del progressive rock: gli YES. Arrivano un po' tardivamente al progressive, dopo due dischi iniziali
di pop un po' anonimo: "TIME AND A WORD" e "THE YES ALBUM", per poi proseguire con due classici del
genere come: "FRAGILE” del 1971 e "CLOSE TO THE EDGE” uscito nel successivo anno. Se i Genesis sono
l'anima immaginaria del progressive e i King Crimson l'anima culturale e sperimentale, gli Yes, ancor più
degli Emerson Lake and Palmer e dei Gentle Giant (di cui parleremo successivamente), ne sono l'anima
tecnica. La loro musica, nei momenti migliori, è un insieme spasmodico di suoni strumentali, eseguita da
grandi solisti, eroicamente legati ai loro strumenti e ad un vortice di voci diverse che unitamente formano
brani con variazioni ritmiche e melodiche a volte anche confusi, ma di una qualità musicale assoluta.
Tornando all'inizio della monografia, se quello dei Genesis è rock romantico e quello dei King Crimson è art
rock, quello degli Yes potrebbe essere definito rock barocco.
Non si può non rimanere affascinati dal lavoro incessante della chitarra di Steve Howe, dalla ritmica
creativa del basso di Chris Squire e di Bill Bruford alla batteria, dalle tastiere di Rick Wakeman (musicista
di chiara estrazione classica) e dalla voce in falsetto di John Roy “Jon” Anderson.
Anche gli Yes, come i King Crimson, sono un gruppo molto inquieto e i cambiamenti dei musicisti nel
gruppo sono frequenti.
Infatti, nel 1973, esce dal gruppo Bruford ed entra a sostituirlo Alan White. Nello stesso anno esce
l'ambizioso doppio (quattro brani, uno per facciata) "TALES FROM TOPOGRAPHIC OCEANS", album molto
discusso ma, che a mio parere, per almeno tre facciate su quattro contiene musica di valore assoluto e tra
la migliore mai composta dal gruppo. Poi, nel 1974, va via anche il tastierista Wakeman ( che rientrerà ed
uscirà dal gruppo per diverse volte) ed entra nel gruppo lo svizzero Patrick Moraz. Con la nuova
formazione viene inciso l'album "RELAYER", ascoltabile, ma nulla di trascendentale. Nel 1976 esce l'ultimo
grande disco degli YES: "GOING FOR THE ONE". In seguito, l'instabilità del gruppo con continui cambi di
formazione, non porta idee nuove. Il gruppo sopravvive con dischi modesti, alcuni discreti, altri
sconcertanti, fino ai giorni nostri.
Senza lasciare un segno tangibile e forte della loro presenza sul mercato discografico, diciamo che chi li ha
amati (questo è il mio caso) li ha sempre seguiti anche successivamente, ma non si può non ammettere
che tutto era solo legato ai ricordi dei primi anni, che avevano regalato delle grandi perle musicali.
Tra i grandi del progressive vengono annoverati anche due gruppi diversissimi come concezione musicale,
ma altrettanto famosi che sono stati catalogati in questo movimento musicale (anche se secondo il mio
parere non sono gruppi di progressive rock), più per empatia culturale che per vera convinzione o forse più
per concordanza di evoluzione musicale che per entrambi i gruppi c'è stata e in modo forte: i JETHRO
TULL e i PINK FLOYD.
I Jethro Tull, guidati da Jan Anderson (grande flautista, sicuramente il più grande nella storia del rock di
qualsiasi genere) nascono come gruppo folk-blues-rock (vedi "STAND UP” del 1969 e “BENEFIT”). Due
grandi album che però non si possono considerare di progressive rock. E’ nell’anno successivo (1971) con
"AQUALUNG” che si accentuano i caratteri progressivi nella loro musica. Con i due dischi successivi "TICK
AS A BRICK” del 1972 e "A PASSION PLAY” dell'anno dopo i Jethro Tull entrano in maniera inequivocabile
nel calderone del progressive e sopratutto nel periodo del suo massimo splendore. E lo fanno nel migliore
dei modi: "Thick as a Brick" è un classico senza tempo, unico brano su due facciate con tastiere mai così in
primo piano, ritmica e melodia a ruota libera, senza eccessi tenuti a debita distanza. Ancor meglio "A
Passion Play", un capolavoro molto più cupo, serioso e articolato del precedente, ma da molti critici
ritenuto il miglior disco dei Jethro Tull. Dopo il 1973, il gruppo esce parzialmente dal progressive, produce
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ancora qualche album notevole (su tutti "MINSTREL IN THE GALLERY” del 1975), e poi molti altri discreti
sino tempi più recenti.
Producendo musica che complessivamente ha pochi eguali nel rock, sia come qualità sia come quantità, I
Jethro Tull sono il gruppo che secondo il mio parere è senza dubbio invecchiato meglio, con più
coerenza e dignità rispetto a molti altri che si sono poi persi per strada.
L'altro gruppo che ha seguito l'iter di variazione musicale dei Jethro Tull sono stati i PINK FLOYD.
Per parlare compiutamente e approfonditamente di questo gruppo, non basterebbe un libro, ma io
cercherò di fare una dismina globale nello spazio contenuto di questo elaborato e il più possibile chiara
(almeno ci provo, ma se mi sarà richiesto, farò una trattazione a parte).
I Pink Floyd, agli esordi, sono fautori di una prima fase musicale diciamo psichedelica, stralunata ma
molto razionale, ossia lontanissima dalla viscerale psichedelia californiana, ancora legata al blues e al folk e
musicalmente più lucida e intellettuale. La fase psichedelica dei Pink Floyd nasce con il loro primo lavoro
nel lontano 1968, “THE PIPER AT THE GATES OF DAWN”, dove troviamo brani di assoluto valore musicale
come: “Astronomy Domine” e “Interstellar Overdrive” e continua nel 1969 con il successivo album “A
SAUCERFUL OF SECRETS” nel quale, musicalmente, il gruppo miscela rock pischedelico e ricerca sonora in
modo esagerato. L'album è molto difficile da ascoltare (diciamo che è musica per pochi). Il primo
cambiamento (che in seguito si rivelerà importantissimo) avviene proprio dopo i primi due lavori, in quanto
esce dal gruppo il chitarrista Syd Barrett ed entra David Gilmour. Il primo periodo si chiude con due
capolavori: il doppio "UMMAGUMMA" e la sottovalutata colonna sonora del film "More" che considero un
capolavoro.
Si arriva poi ad una delle pietre miliari della storia del rock, ossia la suite di "ATOM HEART MOTHER". Con
questo lavoro , il gruppo si inserisce a pieno titolo nel filone del progressive.
Con il successivo lavoro “MEDDLE” e i seguenti album che io definirei planetari ("THE DARK SIDE OF
THE MOON” nel 1973, "WISH YOU WERE HERE” nel 1975, "ANIMALS" nel 1977 e “THE WALL” doppio
album nel 1979) il gruppo arriva all'apice musicale e commerciale sino a diventare una delle icone della
musica moderna.
I Pink Floyd sono un gruppo di grandissima personalità e fascino, esente da virtuosismi personali. Tutto
quanto (dalla partitura ai testi) è solo un progetto comune in cui solo il risultato finale conta. Ciò che
hanno fatto i Pink Floyd risulta quindi un'interazione globale di tutti gli appartenenti per raggiungere il fine
voluto (io penso che questo sia proprio il segreto che ha permesso al gruppo di darci le loro perle
musicali).
Per concludere, direi che l'interpretazione del progressive rock nei Pink Floyd è molto più semplice rispetto
ad altri gruppi del periodo. I PF, insieme, sono riusciti a creare un qualcosa di diverso, semplice, ma nello
stesso tempo complesso, senza dimenticare il passato. La trasformazione va da un pessimismo cosmico
sull'orlo del suicidio, ad una musicalità diciamo catartica, nella sua chiara assenza di rabbia e tensione, ma
profonda e rilassante. Musicalità praticamente meravigliosa (io direi, senza offendere nessuno, che i
posteri avranno da ascoltare un qualcosa di grande... Noi l'abbiamo vissuto, loro no...). Colgo l'occasione
per ricordare lo scomparso Richard William Wright, grande tastierista del gruppo.
Ciao a tutti e alla prossima, dal pianeta progressive rock (Franco Galateo)
LUCIO DALLA
4/3/1943 – 1/3/2012
La sua natura profonda, non ha mai dimenticato il Jazz visto che Lucio sapeva
improvvisare molto bene sia col clarinetto che con la voce. Con la voce aveva
inventato un "superscat" esilarante e certamente, ha usato il Jazz come
nutrimento della mente e della creatività”.
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SOLDATINI E BAMBOLE
L’UOMO E L’OMBRA
2012 – Disco ZenOne
Genere: Rock progressivo
Tracklist: 01) La Bambola Gentile 02) Accademia Pakoski 03) Negli occhi azzurri tuoi mi
perdo 04) Nel fango della trincea Io ti penso 05) La battaglia di Asilkov 06) Ritorno dei
soldatini alla teca 07) Bambola Gentile e il Tenente di piombo 08) Il Sultan mi corteggiava
ma Io son solo per Te 09) Non toccate quei giocattoli 10) Cent’anni dopo 11) Nessun potrà
fermare il tempo dell’amore.
Come dice Antonio Fiorillo, questo album è uno tra i migliori de l’Uomo e l’Ombra, nei canoni del rock
progressivo. Beh... non resta che ringraziare l’Uomo e l’Ombra per questa offerta come sempre molto
emozionante e ricca di spunti interessanti. Per farla breve, riguardo la trama del concept album, tutto è
imperniato su di una storia d’amore tra una bambola ed un soldatino di piombo (un tenente) che si
sviluppa dentro e fuori da una teca, con in mezzo un guastafeste (Il Sultano) che alla fine sarà sconfitto
(sul campo di battaglia ed anche nella contesa amorosa). Album che fa vivere i giocattoli, fantasticamente
animati di vita propria, inversamente poi passivi e riduttivamente manipolati da giocosi infanti nello spazio
di un asilo. Ma il monito è: “non toccate quei giocattoli” che hanno fatto, in qualche modo, la loro storia.
Questa è la trama, ma potremmo anche rinunciare ad approfondirla perché ci vogliamo concentrare sulla
musica. E senza dover passare di brano in brano, complessivamente possiamo dire che ci sono ottimi
tratteggi impregnati di musica celtica, rinascimentale, rock progressivo di matrice bretone, alcuni guizzi di
rock-jazz, sinfonismi, accenni elettronici ed altro ancora. Ovunque impera la voce dei sintetizzatori, senza
comunque nulla togliere al suggestivo impiego del flauto in più di un brano. Non vi è dubbio allora che la
creatività qui non manca affatto ed anche si intravede una accurata scelta di passaggi strumentali molto
suggestivi e coinvolgenti. L’Uomo e l’Ombra ha centrato ancora una volta il cuore dei destinatari del
progetto, che amano ascoltare queste variopinte “animazioni” musicali (posso giurarlo, ho fatto la mia
indagine tra i fan de l’Uomo e l’Ombra). Ora dico…mica sarà l’ultimo dei progetti (nel senso che non ci
saranno altri progetti) di questa produttiva virtual-band ? Certo che no…chissà quante altre cose sono in
cantiere… (Franz Asio)
BEATZ THE GIANT
GalaeGala Project
Auto-Produzione 2011/2012
Genere: Epic - Soundtrack
Tracklist: 01) Beatz the Giant 02) Cross the Forest 03) Snapper
04) The Mystic Harp 05) Valhalla
Available on http://www.magix.info/es/member/profile/galaegala/
Beatz the Giant è un progetto iniziato nel 2011 ed ultimato nel febbraio 2012 con l'ausilio della
workstation Korg 01w fd (midi). Il concept album, per farla breve, è imperniato sulla storia fantasy di un
gigante cattivo, che nel tempo si modifica sino a diventare buono. La costruzione degli arrangiamenti è
basata su di una interazione tra loop Magix e file midi Korg. La prima traccia che dura oltre otto minuti,
non solo introduce le affascinanti atmosfere sonore di matrice orchestrale che pervadono l’intero album,
ma a suo modo, proponendo con molte affinità gli elementi “progressivi” che nel corso dell’opera
riaffiorano soventi, è già il preludio di una evoluzione descrittiva che si espande attraverso il brano “Cross
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the Forest”, seconda tappa del concept album in cui la “musica narra” che, dopo la battaglia, il gigante
ferito ed esausto si rifugia nella foresta, dove viene aiutato dalla Fata del bosco, alla quale il gigante rivela
che il mago cattivo Snapper gli aveva fatto un incantesimo per renderlo cattivo. Nel terzo brano, nel quale
si ottimizzano le percussioni ed il piano su di un fertile groove di pads, la storia del gigante prosegue tra la
uccisione di un drago e le complesse introspezioni alla ricerca di una verità celata. Il quarto brano,
strutturalmente imponente e quanto mai epico introduce al ritrovamento di un’arpa magica che per il
gigante rappresenta la salvezza. E la salvezza del gigante e dell’intero suo pianeta (nonchè l’uccisione del
mago Snapper) si concretizza nel quinto ed ultimo brano ove la musica è ben che appropriata per
descrivere i fatti. Dunque solo cinque brani , ma sufficienti per la loro durata, nell’intento di GalaeGala di
costruire un album di piena intensità e significatività. L’album lo potete ascoltare accedendo a
http://www.magix.info/es/member/profile/galaegala/ (S. Glavina)
Ciao
a tutti e ben tornati nell'Universo New Age. Io ci sto prendendo gusto e spero che anche per voi
Amici questo diventi un appuntamento da non perdere nelle newsletter di Eventi Jazz.
Io nel mio piccolo cerco solo di dare dati, storie ed ogni altra notizia atta a approfondire un universo
musicale che è talmente vario e imprevedibile e ci vorrebbero anni di ricerca solo per focalizzare in modo
esatto tutte le variabili musicale nate in questi anni.
Nel precedente elaborato ho cercato di chiarire nel modo più semplice possibile tutte le tematiche, le
modalità di costruzione musicale e soprattutto le linee guida della musica ambient a cui molti si accostano,
fanno pezzi, ma che io, in molti casi, non considero tale.
Allora non potevo far altro che trasformarmi in uno storico musicale e raccontare tutto del personaggio che
era (e tutt'ora è) il massimo esponente della musica ambient.
Brian Peter George St. John le Baptiste de la Salle Eno, meglio noto come Brian Eno (Woodbridge,
15 maggio 1948), compositore, musicista, produttore discografico, teorico musicale e da molti definito il
matematico o meglio lo stratega obliquo (perchè per lui la musica non è uno spartito musicale, ma un
evento senza forma logica).
Eno ha sempre voluto definirsi un "musicista non musicista", concetto matematico, taoistico che pubblicò
anche nel libro manifesto intitolato “MUSIC FOR NON MUSICIANS”, ovvero: Musica per non musicisti.
Brian Eno da giovane visse nelle vicinanze di una base militare e incuriosito creò un aggeggio che
captava le onde radiofoniche dell'emittente NATO, iniziando senza volerlo ad ascoltare musica rock and roll
criptata ( in poche parole come se fosse un richiamo SOS ritmato)
Ancora giovane, seguì il suo percorso scolastico, ma senza mai dimenticare la musica. Con il tempo e l'età
approdò alla Winchester School of Art (dove si laureò nel 1969). Durante gli studi suonò in una band
universitaria usando come strumento un magnetofono.
La prima composizione è datata 1970, dove scrisse le musiche (un lavoro di circa 9 minuti) per un filmmaker all'età di 17 anni.
Le sue ispirazioni musicali ebbero come esempio i più grandi compositori contemporanei del periodo e
cioè: John Cage, Terry Riley, John Tilbury e Cornelius Cardew.
Il suo concetto di musica, dopo tutte le iniziali esperienze, era rivolto esclusivamente verso la composizione
di suoni puri che riuscissero a colpire la psiche umana.
A questo punto della storia è bene raccontare un aneddoto su ciò accadde poi in età matura
dell'artista…musicalmente strano, ma senz'altro chiaro per conoscere in modo più approfondito il
personaggio.
Il colosso del software informatico Windows, diede mandato all'artista di comporre dei Jingle.
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A tale riguardo, lo stesso artista dichiarò: “la Microsoft mi ha chiesto una musica capace di ispirare…
Universale, ottimistica, sexy, futuristica, sentimentale, emozionale, più un'altra serie di circa
centocinquanta aggettivi e conclusero dicendo che il brano doveva durare tre secondi e un quarto. Da
allora ho composto 84 di questi piccoli pezzi, sicché quando ritorno a lavorare su brani della durata di tre
minuti, questi ultimi mi sembra siano come oceani di tempo.”
Dopo questo simpatico siparietto, ritorniamo agli anni 70. Fu qui che in modo casuale l'artista incontrò in
metropolitana il sassofonista Andy Mackay. Dopo svariati incontri e progetti, nacque verso la fine del 1971,
il sodalizio con i ROXY MUSIC di Bryan Ferry e Phil Manzanera.
L'impatto di Brian Eno nel gruppo ebbe un effetto devastante: nuove idee e trasformazioni musicali che
arrivarono sui tavoli dell'etichetta ISLAND RECORD. Da qui, 2 album stratosferici:
“ROXI MUSIC” del 1972 e “FOR YOUR PLEASURE” del 1973, esplosivo sound che diventa subito un
classico. Poi, come molti altri gruppi del periodo, le diverse idee musicali e in molti casi la voglia di fare
lavori personali, fece si che Eno uscì dal gruppo.
Una volta lasciato il gruppo, Eno incide l'album sperimentale “NO PUSSYFOOTING” assieme ad un'icona del
progressive rock ossia Robert Fripp dei King Crimson. Si inaugura così la collaborazione tra i due geni
musicali che sfocerà in quattro album e svariate partecipazioni nei loro album solisti. Il primo lavoro a lui
accreditato è “HERE COME THE WARM JETS” del 1974 registrato con un gruppo di musicisti di prim'ordine,
compreso Rober Fripp. Il sound riprende il glam degli stessi Roxy , ma con un alto grado di
sperimentazione.
Nello stesso anno esce “TALKING TIGER MOUNTAIN” che prosegue sulla strada della sperimentazione,
discostandosi leggermente dall'entusiastico rock dell'album precedente, con brani di pura strumentazione
rock.
Nella realizzazione dell'album, i musicisti si aiutano con l'utilizzo delle Strategie Oblique, un mazzo di 100
carte ideate da Eno assieme all'artista anglo-tedesco Peter Schmidt. Ognuna di queste carte, la cui prima
pubblicazione avvenne nel gennaio del 1975, contiene un aforisma che stimola riflessioni applicabili non
soltanto al campo musicale.
Con la sua musica d'avanguardia, Brian Eno diventa un vero e proprio fenomeno di massa, introducendo in
modo sublime ogni elemento sonoro e non. Il sound non è solo semplice, leggero, soffice ed armonioso,
ma è anche provvisto di parti sonore ossessive che saranno il trampolino dal quale molti autori si
lanceranno per sperimentare nuovi suoni.
Brian Eno pubblica nel 1975 il suo terzo disco solista, lo splendido “ANOTHER GREEN WORLD” dove
ritorna a collaborare con Fripp e, tra gli altri grandi musicisti, troviamo Phil Collins (Genesis) .
Questo album, da molti considerato il capolavoro di Brian Eno, rappresenta una svolta nella sua musica
che smorza i concitati toni rock dei precedenti lavori, presentando dei brani meditativi e rilassati. Ben nove
track su quindici sono strumentali, aprendo le porte a quelle che saranno le future esperienze nel mondo
della musica ambient.
Apparentemente incapace di smettere di creare, il polistrumentista, scultore e pittore nonché videoartista
seguita incessantemente la produzione di opere di ogni tipo, senza lasciare che una forma espressiva
precluda l'altra e manifestando sempre un occhio di riguardo per la sperimentazione, continuamente in
evoluzione. In questo periodo Eno diventa anche scrittore e pubblica due libri in cui espone le sue teorie
"non-musicali": “MUSIC FOR NON MUSICIANS” e “OBLIQUE STRATEGIES” (quest'ultimo corredato dal
mazzo di carte contenenti gli aforismi, di cui abbiamo parlato precedentemente).
Nel 1975 esce quello che può essere considerato come il primo vero e proprio album di ambient mai
pubblicato. Si tratta di “DISCREET MUSIC” in cui Eno suona da solo tastiere e sintetizzatori nel lungo title
track che copre tutto il lato 1, mentre nel lato 2 è presente l'accompagnamento orchestrale.
Il disco ha un'impostazione simile ai precedenti, ma le sperimentazioni sono qui stemperate in
un'atmosfera di serenità che non ha precedenti. La musica d'atmosfera, come viene definita l'ambient della
quale è l'indiscusso padre, è perfetta quale supporto alle immagini. Svariate saranno le sue opere utilizzate
come colonne sonore di film.
Nel 1977 è la volta dell'album “BEFORE AND AFTER SCIENCE” (che sto ascoltando mentre scrivo questo
elaborato). Un altro capolavoro che viene concepito in Germania, a Berlino (dove Eno si trasferì con Fripp
e David Bowie). I brani rock e funky, che occupano la maggior parte della prima facciata, si alternano a
quelli di ambient, che occupano la seconda, coinvolgendo l'ascoltatore in un ben congegnato saliscendi di
emozioni.
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Nel 1978 esce il primo vero capolavoro ambient dell'artista, dal titolo semplice e conciso: “AMBIENT 1” che
è un susseguirsi di suoni e musica che proietta l'ascoltatore in un mondo parallelo.
“AMBIENT 1” è la prima grande opera che, a mio parere, non è solo musica, suoni o qualsivoglia, ma è un
lavoro musicale applicato allo studio della psiche umana. Infatti, molti psicologi del periodo, la usavano
come aiuto di interazione con i propri pazienti.
Tra il 1977 ed il 1979, Eno collabora alla "trilogia berlinese" di David Bowie composta dai 3 album “LOW”,
“HEROES” e “LODGER” che segnano il momento più sperimentale dell'opera del Duca Bianco. Il sound di
questi tre dischi avrà grande influenza sulle band della successiva stagione New Wawe europea. Ma Eno
imprime il suo segno anche sulla musica dei Talking Heads, collaborando sia da produttore sia da musicista
in molte delle loro opere.
Nella seconda metà degli anni settanta sono le produzioni degli album di esordio degli Ultravox e Devo in
ambito rock e di Harol Budd nel campo dell'avanguardia, dove la forte influenza di Eno riesce a far
partorire dei veri gioielli di musica.
L'obiettivo di ENO è creare una musica di sottofondo per le fredde atmosfere delle ampie hall degli
aeroporti, ma anche per le sale d'attesa, per i padiglioni delle mostre e delle gallerie d'arte.
Poi, dopo le più svariate esperienze musicali, avviene la grande trasformazione che ci porta ai nostri
giorni.
Nel mondo musicale si afferma definitivamente il concetto di musica ambient (un ambiente che descrive
atmosfere e suoni). Eno inizia ad approfondire il suo interesse per la musica etnica, senza peraltro
abbandonare le collaborazioni con numerosissimi gruppi affermati e non. Importante il suo contributo in
alcuni album degli U2.
A partire dalla seconda metà degli anni ottanta, Brian Eno sviluppa il concetto di GENERATIVE MUSIC, una
musica che si evolve in continuazione senza ripetersi, con l'aiuto di programmi software. Questo progetto
sfocia nell'album “GENERATIVE MUSIC” e continua anche negli anni successivi.
Eno partorirà altre perle di music ambient, senza peraltro disdegnare le collaborazioni con i maggiori artisti
del periodo che, in ogni loro disco, chiedevano la presenza del maestro (Peter Gabriel, Robert Fripp, David
Bowie, Robert Wyatt, U2, e tanti altri).
Gli anni passano, la popolarità e il rispetto verso l'artista aumentano sempre più. Ogni opera singola o in
collaborazione con altri artisti è sempre una nuova esperienza musicale per chi ascolta.
Ma sono le parole dello stesso Eno che lasciano un segno indelebile, anche sulla musica non scritta o non
ancora partorita, Leggete e capirete il perché di questa mia affermazione.
Nella presentazione di un lavoro ambient, che sinceramente in questo momento non ricordo (mi sembra
“AMBIENT 3”) Brian Eno dice: "Provo sempre a fare la musica che mi piacerebbe sentire. Il processo nasce
da una serie di ascolti durante i quali penso che mi piacerebbe che fosse un po' come questo, un po' come
quello. Così trascorro tutto il tempo disegnando nella mia testa il tipo di musica che vorrei comporre. In
questo periodo non ho ascoltato molto jazz o musica colta europea, ma riconosco che mi hanno suggerito
un territorio fertile. L'altra strada era ripiegare verso quei sentimenti che avevo scoperto sulla musica come
tipo di paesaggio sonoro”.
Le sperimentazioni degli album singoli, le collaborazioni con altri artisti, si susseguono nel tempo e sino ai
nostri giorni. Ogni opera regala a chi ascolta un qualcosa di nuovo e le molteplici esperienze non
diminuiscono la sua vena creativa, anzi la ampliano in modo esponenziale.
Oggi siamo di fronte ad un artista (ma io penso che musicalmente sia molto di più), che ha fatto qualcosa
di importante per la musica contemporanea, evolvendosi e senza tralasciare nessuna esperienza musicale.
Non mi resta altro che indirizzarvi alla sua discografia da consultare nella fantastica enciclopedia libera di
Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Brian_Eno Se qualcuno di Voi vorrà veramente capire ed
approfondire cos’è veramente la musica ambient, Brian Eno è, secondo me, l'artista giusto da ascoltare.
Ciao a tutti e alla prossima puntata (Franco Galateo).
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Abstract: Sandro Russello was the singer of the italian pop
band called “Quinta Stagione”. Sandro aka Megasasa is a
friend in the Magix.Info Community where has published the
songs of the album “Un’altra eternità”. Sandro Glavina does an
interview to Sandro Russello that tells the history of the band
founded in Torino in 1989. The band was dissolved ten years
ago, but Sandro Russello recalls with pleasure the various
experiences of the band.
C’è un prologo alla Quinta Stagione ?
Sì.. Nel lontano ottobre del 1989, in un locale di nome “Boomerang”, mi trovai a bere una birra con gli
amici quando ad un tratto un ragazzo si sedette davanti ad un pianoforte sito in un angolo della saletta.
Mi alzai anch’io e, in poco tempo, ci trovammo lui a suonare ed io a cantare tutto quello che ci veniva
voglia di improvvisare. Ci divertimmo così tanto che decidemmo di incontrarci tutti i sabato sera per
suonare e cantare. In poco tempo il locale divenne un punto di riferimento per musicisti, cantanti,
strumentisti, ognuno con le proprie qualità e tanto entusiasmo. Fu proprio in quel luogo di incontro che
conobbi due ragazzi, appena ventenni, con l’amore per la musica: Maurizio Simone e Luca Nicolacci.
Facemmo subito amicizia, di quelle amicizie vere e profonde, tant’è che quando mi esibivo con la mia
chitarra e la mia batteria elettronica, Maurizio e Luca venivano ad ascoltarmi, chiedendomi di potersi
aggregare: Maury con il basso, Luca giocando con i tasti della batteria elettronica. In breve tempo
trovammo tutti e tre un affiatamento musicale e decidemmo così di formare un gruppo…
Suppongo… La Quinta Stagione…
Sì… E l’idea di chiamarci “Quinta Stagione” fu dovuta proprio al fatto che il gruppo era di nuova
costituzione… La stagione che non c’era e che stava per nascere… Ci buttammo a capofitto nel lavoro.
Tante prove in un capannone dove Luca lavorava. Ci trovavamo tutte le sere. Era già il 1990…
L’affiatamento del gruppo e il buon lavoro svolto ci portò ad esibirci in vari locali torinesi, facendo all’inizio
cover di musica italiana. Mancando un tastierista ed un chitarrista solista il nostro lavoro si concentrava
sopratutto sulle voci e devo dire che sia Luca sia Maury erano dei bravi coristi.
Decideste di reclutare gli elementi mancanti ?
Cercammo un chitarrista solista e lo trovammo. Era bravo, ma durò poco poiché preferì aggregarsi con un
altro gruppo. Tentammo anche con un tastierista, ma non ebbe seguito. Allora proseguimmo il nostro
percorso musicale in tre in piena armonia e sempre con tanto entusiasmo. Nel 1993 per una banale
divergenza musicale io e Maury litigammo (in quale gruppo non si litiga?) Ci fu la rottura del gruppo.
Dunque… era terminata la stagione ?
No… Io e Luca conoscemmo dei ragazzi di un altro gruppo musicale in un locale di nome “Jam Session” ed
operammo una fusione. Così la Quinta Stagione si allargò con la sua formazione che divenne di ben 10
elementi…Quasi un’orchestra più che una band…
Sembra un po’ la storia dei New Trolls… A quel punto non avevate più problemi di chitarrista !
E il tastierista ?... E ci fu un nuovo bassista ? E gli altri.. aspetta…fammi contare…gli altri
cinque ?
Dopo tante prove e pochi concerti, in breve tempo la fusione si sciolse. Rimasero, con me e Luca, il
chitarrista Christian Simoes che fu il primo grande chitarrista ed il bassista Maurizio “Il sardo”… Eravamo in
quattro, il tastierista ancora non c’era. Ricominciammo a fare concerti. Nel momento migliore ci furono
però delle divergenze fra Chris e “il sardo”…
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Altre partenze.. Altri arrivi…?
Dovetti scegliere… Chris alla chitarra era molto bravo…C’era Maurizio Simone che era disposto a rientrare
nel gruppo... Maury al basso era più bravo di Maurizio “il sardo”...
OK..ho capito… Tornaste al trio dei “fondatori” con in più la perla Chris !
Giusto ! Nel 1994 decidemmo di intraprendere un nuovo percorso iniziando a comporre dei brani. Maury
scrisse una canzone dal titolo “Nel delicato suono della pioggia". Ricordo che l’aveva scritta in SI minore.
Quando la provai, non dava forza alla mia voce e così la trasportammo di 2 toni sopra e la facemmo in Re
minore. Registrammo,con entusiasmo,il nostro primo brano al “Jam Session” con un fonico tedesco e un
pianista trovato per caso. Provammo a partecipare alle selezioni per Sanremo. Ci interessava sopratutto
farci conoscere al pubblico e divulgare la nostra musica. Dopo tale esperienza decidemmo di continuare
sulla strada delle composizioni. C’era ancora bisogno di avere un tastierista…
Ah..già..! Il pianista incontrato al Jam Session era “per caso”…E allora ?
Allora fu il chitarrista Chris a presentarci Simone Bresciani. Quando lo sentimmo suonare non esitammo a
confermarlo. Vero talento, sia nello strumento sia nella composizione. Aveva già pronti due brani: "Ancora
tre mesi" e "Un dito contro il cielo". I testi erano scritti in inglese e io mi misi al lavoro per realizzare la
versione in italiano. Tutto funzionava: idee, voglia di fare musica ecc.
Bene ! ...?
No ! il diavolo ci mise un’altra volta lo zampino ! Il batterista Luca abbandonò il gruppo ! Avevamo
imminenti concerti da affrontare e ci mettemmo subito alla ricerca di un nuovo batterista. Simone
introdusse Rocco in occasione di un concerto. Quella notte al “Mirò”, Rocco suonò con noi per la prima
volta senza nemmeno avere mai provato e senza neanche conoscere i pezzi che doveva suonare... Se la
cavò più che egregiamente. D'altronde Rocco era molto bravo…
Quinta Stagione con 5 componenti: Sandro, Maury, Simone, Rocco, Christian…A che punto
siamo ?
Siamo nel 1995. Nascono nelle sale-prova "Col cuore sconfitto", "Sia come sia", "L'ultima luna", "Adesso
vai via". Il gruppo cura anche un nuovo stupendo arrangiamento de "La mia città" (scritta da me anni
prima). Però… dopo tanto lavoro…
Temo che mi dirai di altri abbandoni…
Purtroppo è così ! Maury decise un’altra volta di abbandonare il gruppo. Al suo posto entrò Samuele, bravo
bassista, ma non all'altezza per poter suonare i nostri brani. Come se non bastasse, Christian decise di
ritornare nel suo paese nativo: il Brasile. Mi disse che sarebbe tornato, ma non tornò mai più. Pensai che
dopo tanto lavoro e tanti sogni la Quinta Stagione fosse al capolinea. I “superstiti” però non persero
entusiasmo e motivazione per proseguire l’avventura. Il batterista Rocco aveva il fratello (Cosimo) che
suonava la chitarra elettrica e mi propose di provarlo. Non mi opposi, ma ero scettico, pensando che non
avrebbe potuto eguagliare gli assoli di Chris.
Fu così ?
No ! Con grande sorpresa rimasi entusiasta di Cosimo, giovane diciottenne… Non esitai neanche un istante
ad inserirlo nel gruppo. Bisognava trovare anche un bravo bassista all'altezza di Maury.
Lo trovaste ?
In realtà il gruppo mi convinse a ricontattare Maury…
Tornò ?
Maury rientrò nel gruppo ! La Quinta Stagione con Maury, i fratelli Rocco e Cosimo Piccininno, il tastierista
Simone Bresciani e me rimase con questa formazione sino al 2000. Tenemmo moltissimi concerti. Nel 1998
partecipammo alle selezioni di “Sanremo Giovani”, trascorrendo una settimana nella città del festival che ci
permise di conoscere vari artisti italiani e stranieri. Ci presentammo con il brano “Il cuore sconfitto”
riscuotendo un buon successo.
Bella esperienza sanremese per i cinque della Quinta Stagione !
Beh, non per tutti e cinque, perché a Sanremo purtroppo Simone e Cosimo non poterono venire per motivi
lavorativi.
Cosa faceste dopo Sanremo ?
Dopo quella fantastica esperienza continuammo a comporre canzoni fino a giungere alla decisione di
registrare un album di canzoni tutte nostre. Ci sentivamo pronti per quel passo. Ma ancora una volta
Maury abbandonò il gruppo. Per la realizzazione dell’album il chitarrista Cosimo suonò anche le parti del
basso. Nacque così il nostro primo album: “Un'altra eternità”…
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L’album venne pubblicato ?
No, per mancanza di fondi non venne mai pubblicato. Anche la Quinta Stagione si estinse…
Cosa rimane della Quinta Stagione a distanza di anni ?
Rimangono i ricordi sia delle difficoltà vissute, sia dei momenti più belli ed entusiasmanti. Io ricordo
soprattutto i bei momenti. Rimane poi una profonda amicizia tra coloro che hanno fatto parte della Quinta
Stagione. Rimangono sopratutto le nostre canzoni che abbiamo scritto con tanta passione e tanto amore.
L’album però non è stato dimenticato in un cassetto...
No, no..! a partire dalla prima settimana di gennaio è stato diffuso nella Magix.Info Community che ho
conosciuto grazie a Maury. Per ascoltare le canzoni ci si può collegare con il link
http://www.magix.info/de/mitglieder/profil/megasasa/medias/
Nella Magix.Info (e anche su http://eventijazz.jimdo.com/concerti-online/ trovate pubblicato l’estratto del Seranto & Sandro Glavina Live Jazz
Concert
http://www.magix.info/de/extract-from-live-concert-serantoadn-glavina.audio.715388.html
“Suonare con Seranto” (Sergio Antolini), come più volte scritto, è cosa facile perché Sergio offre
innumerevoli opportunità (costantemente in progress) sul suo sito http://www.seranto.it/ nel quale
rende disponibili le basi realizzate con “Band-in-a-Box”. Inoltre, nel sito troverete tantissime altre
interessanti notizie.
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Abstract: We present a short story about the
Mellotron. The virtual version of the instrument
(RedTron MKV) is available (free download) from:
http://www.mediafire.com/?mmejlqwadzz
We have tested the sound of RedTron MKV and the
outcome was very good.
Per tentare di diventare “tronisti” non è necessario leggere questo elaborato. Vi dovete piuttosto rivolgere
a Maria de Filippi (o chi per lei) con la speranza di entrare a far parte della trasmissione televisiva “Uomini
e Donne”. Se vi attizzano invece i film di fantascienza non vi sarete certo persi “Tron” e, a distanza di anni,
“Tron Legacy”.
Ma se il “tron” che vi può interessare è preceduto da “mello”, allora potete leggere, con interesse, le
prossime righe. Precisiamo da subito che non abbiamo nessuna intenzione di vendervi un Mellotron “in
carne ed ossa” (si fa per dire). Anche perché, essendo uno strumento “vintage” (quasi da collezione) vi
costerebbe parecchi soldini. Sapendo invece che voi music-makkeroni vi…”arrangiate” utilizzando i
software, vogliamo indirizzarvi a procurarvi un mellotron, da aggiungere alle vostre librerie DLL e per
giunta a costo zero (che in tempi di crisi non guasta). Dunque, prima di darvi il percorso per arrivare al
Mellotron virtuale da scaricare, parliamo un po’ del vero Mellotron. Se andate ad effettuare la ricerca su
Wikipedia potete istruirvi da voi http://it.wikipedia.org/wiki/Mellotron ma se siete pigri qualcosa allora ve la
raccontiamo qui.
Il Mellotron è uno strumento musicale a tastiera divenuto popolare tra la fine degli anni sessanta e la
prima metà degli anni settanta. È considerato l'antenato dei moderni campionatori, poiché la pressione di
ciascun tasto innesca la riproduzione di un segmento di nastro magnetico su cui è stato precedentemente
registrato il suono di archi, cori e flauti (i suoni più comuni, ma anche violoncello e vari strumenti a fiato).
L’inventore dell’archetipo dell’infernale aggeggio è un certo signor Harry Chamberlin. Il “Chamberlin Music
Master 200” viene inventato nel 1952, ma solo alcuni dopo, perfezionando lo strumento, Chamberlin
assieme a Bill Fransen lo commercializza. I fratelli Leslie, Frank e Norman Bradley, nel 1962, entrando in
contatto con Bill Fransen e, dopo un accordo di massima, si impegnano a migliorare nei limiti delle
tecnologia disponibile, il sistema musicale originariamente concepito da Chamberlin e danno vita al vero e
proprio Mellotron. Il Mellotron viene definito “Un metodo meccanicamente inaffidabile, primordiale per certi
versi, ma dotato di enorme fascino sonoro”. Come ben sa Franco Galateo che ci allieta con la sua rubrica
sul rock progressivo inglese, il Mellotron trova largo consenso ed impiego soprattutto da parte dei gruppi
progressive. Non sappiamo se il suono del Mellotron dava fastidio ai vicini di casa, ma sappiamo che in
Inghilterra l'Unione Musicisti decise per la penalizzazione di pubbliche performances con il Mellotron (da
comprendere, perché uno strumento capace di simulare intere sezioni di archi e fiati, poteva mettere
in…”cassa integrazione” intere orchestre!). A noi piace ricordare, fra i tanti utilizzatori del Mellotron, i King
Crimson (prog, ma con tante eccellenti contaminazioni jazz) che con l'album “In the court of the Crimson
King” fecero un uso massiccio dello strumento, confermandone la validità timbrica e le possibilità d'uso.
Bene, date le necessarie premesse, per voi music-makkeroni c’è il Mellotron a portata di mano e senza
neppure il fastidio di dover fare la manutenzione dello strumento, senza rischiare di usurare o rompere i
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nastri magnetici, senza rischiare di bruciare il motorino di trascinamento dei nastri ecc. Collegatevi con
http://www.mediafire.com/?mmejlqwadzz e scaricate gratuitamente il RedTron MKV (circa 50 Mb
di peso). Potrete così importare nelle vostre librerie DLL uno strumento virtuale con i presets disponibili
suddivisi in Violins, Voice Choir, Flute, Brass, String Section, Cello. Quando accederete all’interfaccia grafica
(che si presenta con due tastiere), ricordatevi che per far funzionare i presets e le impostazioni del
Mellotron (volume, tone, riverbero, pan, ecc.) dovrete “accendere” lo strumento con un apposito tastino (a
luce rossa accesa, potrete lavorare sulle selezioni, sulle combinazioni dei presets e sulle altre impostazioni).
Caricando Redtron MKV nel vostro arranger preferito, ricordatevi però che per ogni brano potrete caricare
una sola volta la traccia su cui lavorare (Questo è il limite, per il resto…spazio alla creatività). Abbiamo
provato a giocare con RedTron MKV componendo ed eseguendo (con buoni risultati) alcuni brani, tra i
quali c’è “Excercitia Cantoribus” (realizzato con il preset Voice Choir). La dimostrazione la potete ascoltare
sul sito della Magix.Info collegandovi con il seguente link: http://www.magix.info/de/exercitiacantoribus.audio.721448.html (L’Uomo e L’Ombra)
Poesiola per gli Amici:
Poiché il sito è una bella vetrina
e viene aggiornato senza periodicità
è sempre opportuno fare una visitina
per scoprire se ci sono novità
www.eventijazz.jimdo.com
Vogliate spedirci i vostri contibuti a [email protected] che
saranno sempre graditi…