Dr.ssa Sara Faggin Medico Veterinario Comportamentalista n.iscr. OMV:VI 456 cell.3498386789 – [email protected] - www.sarafaggin.it ___________________________________________________________ I PRINCIPALI PROBLEMI COMPORTAMENTALI DEL GATTO DISTURBI CORRELATI ALLO STATO ANSIOSO L’ansia è uno stato patologico caratterizzato da un aumento di probabilità di reazioni analoghe alla paura, in risposta a qualsiasi variazione dell’ambiente interno ed esterno. L’ansia impedisce all’organismo di adattarsi e di far fronte anche ai più piccoli cambiamenti dell’ambiente, generando un costante senso di allerta e precarietà. L’animale affetto da uno stato d’ansia, in pratica, non è più in grado di adattarsi al proprio ambiente e qualsiasi variazione, se pur minima, provoca in lui un grave sentimento d’angoscia e un’estrema sofferenza che spesso si accompagna ad una perdita dell’autocontrollo. Nel gatto, le situazioni che possono generare uno stato d’ansia, sono generalmente legate alle modificazioni del territorio, al confinamento, alle difficoltà relazionali sia con altri gatti che con i familiari o all’aggravamento di un precedente stato fobico. Nello specifico nel gatto sono state individuate e descritte le seguenti sindromi ansiose: ANSIA DA LUOGO CHIUSO Il gatto è un animale che, pur amando molto l’indipendenza e la tranquillità, ama svolgere diverse attività sia da solo che in compagnia dei familiari o di altri animali. Giocare, cacciare ed esplorare il territorio, sono attività essenziali per il benessere del gatto e spesso la vita in appartamento non concede molte occasioni di svago, soprattutto in assenza di un adeguato arricchimento ambientale. L’impossibilità di esprimere a pieno i propri bisogni etologici è per il gatto un’importante fonte di stress ed ansia. I gatti che soffrono d’ansia da luogo chiuso, sono generalmente gatti che, dopo aver vissuto per un certo periodo della loro vita in un ambiente stimolante e vario, sono trasferiti in un ambiente più tranquillo con meno possibilità d’esercizio fisico e mentale o lasciati per la maggior parte della giornata da soli in un ambiente silenzioso e noioso. Il gattino vissuto in campagna che viene adottato in seguito da una famiglia di città e costretto a vivere in un appartamento oppure il micio randagio che dopo l’adozione viene tenuto in casa o ancora il gattino che viene lasciato da solo in casa per molte ore al giorno, sono classici esempi delle situazioni che predispongono il gatto a sviluppare l’ansia da luogo chiuso. I sintomi indicativi di uno stato ansioso generalmente non si presentano subito dopo l’adozione, ma si manifestano in seguito; un trasloco, un cambiamento nel nucleo familiare, variazioni della routine ecc, possono rappresentare elementi scatenanti in soggetti già predisposti. Il principale sintomo che caratterizza l’ansia da luogo chiuso, è rappresentato da crisi d’iperattività che si concentrano soprattutto all’alba e al tramonto. Durante queste crisi il micio corre e salta senza sosta, gioca in maniera poco controllata e spesso aggredisce i piedi e le gambe dei familiari, come fossero delle prede. L’aumento dell’irritabilità e del malessere nel micio e lo scarso rapporto di relazione con i proprietari, favoriscono lo sviluppo di comportamenti aggressivi e l’insorgenza di uno stato ansioso. Le aggressioni predatorie che si manifestano durante gli attacchi d’iperattività, sono improvvise e possono essere molto lesive soprattutto in relazione alla tipologia della persona aggredita: bambini, anziani e persone deboli sono le categorie più a rischio. Il trattamento di questo disturbo si basa principalmente sull’arricchimento ambientale, sul miglioramento della qualità della relazione con i proprietari e per quanto possibile, sulla possibilità per il gatto di accedere all’esterno. In alcuni casi è consigliabile l’affiancamento di una terapia farmacologica. ANSIA DA MODIFICAZIONE DEL TERRITORIO Questa forma d’ansia si può manifestare quando il territorio del gatto è perturbato da un cambiamento: l’acquisto di nuovi mobili, la tinteggiatura delle pareti, il trasloco, le modificazioni del sistema sociale, come l’introduzione di un nuovo gatto, o cambiamenti nel nucleo familiare, rappresentano per il micio variazioni del proprio ambiente. La normale risposta a questi cambiamenti, che nel gatto provocano sempre un forte senso di disagio, è data dalla deposizione di marcature urinarie, graffiature e marcature facciali con lo scopo di ri- strutturare il proprio territorio e di ritrovare i propri elementi rassicuranti. Questi normali comportamenti che il gatto manifesta in risposta alle modificazioni del proprio ambiente di vita, generalmente non sono accettati dai proprietari. Essi, infatti, infastiditi dalle marcature e dalle tracce lasciate dal micio, le eliminano attraverso continue e profonde pulizie e ne impediscono la deposizione attraverso punizioni fisiche. Il risultato di tale accanimento da parte dei proprietari nei conforti delle marcature, impedisce, di fatto, al micio di ritrovare l’equilibrio perso. Col passare del tempo e con l’aumento dell’intolleranza da parte dei familiari, il gatto entra in uno stato ansioso dal quale fatica ad uscirne e, nel tentativo di ricostruirsi il territorio, è costretto ad aumentare in maniera anormale l’attività di marcatura realizzandola spesso di nascosto per paura delle punizioni. Col passare del tempo e con l’aggravarsi dello stato ansioso, la sequenza comportamentale di marcatura, in particolare quella urinaria, si altera e viene meno l’effetto rassicurante delle tracce deposte. La destrutturazione della sequenza di marcatura urinaria si manifesta dapprima con la perdita dell’attività di ricerca del luogo ideale per la marcatura, il gatto in pratica non ricerca più annusando la zona da marcare, e poi con la perdita dell’attività di controllo della zona marcata, il gatto in pratica non annusa lo spot di urina. Perse queste fasi di ricerca e appagamento, la marcatura si riduce ad uno spruzzo di urina eseguito sommariamente in stazione che spesso poi si trasforma in un’eliminazione di urina in posizione accucciata. Inoltre, in presenza di uno stato ansioso, i feromoni deposti tramite marcatura perdono il loro potere riequilibrante contribuendo al perpetuarsi dello stato ansioso. Il trattamento di questo disturbo prevede la ristrutturazione e la stabilizzazione del territorio, l’arricchimento ambientale e il ripristino di un corretto rapporto con i familiari. In alcuni casi è consigliabile l’affiancamento di una terapia farmacologica. ANSIA DA COABITAZIONE La convivenza di due o più gatti nello stesso territorio non sempre si svolge in maniera pacifica. Le difficoltà di convivenza tra gatti sono molto frequenti, ma per fortuna in molti casi esse sono solo transitorie. In altri casi, invece, queste difficoltà si manifestano in modo importante e compromettono seriamente il benessere dei gatti. I problemi di convivenza si verificano generalmente dopo l’arrivo di un nuovo gatto, ma il problema può insorgere anche tra gatti già conviventi. In quest’ultimo caso i problemi si possono manifestare al ritorno di uno dei gatti in seguito ad un’assenza, ad esempio per un intervento chirurgico o per pensionamento, o al raggiungimento della maturità sessuale o sociale di uno dei soggetti. In entrambe le situazioni (nuovo gatto o gatti già conviventi), inizialmente i gatti manifestano comportamenti di aggressione territoriale e da irritazione solo durante gli incontri e le invasioni di spazio. Quando a questa fase iniziale, che rappresenta un normale passaggio obbligato per l’organizzazione del territorio, non segue il ritorno alla normalità e alla quiete, è possibile che si sviluppi un’ansia da coabitazione. In questo caso le aggressioni diventano frequenti e violente e la convivenza sempre più difficile. Quando sono presenti due gatti, generalmente uno dei due assume un ruolo attivo, mentre l’altro passivo. Il gatto attivo sorveglia i movimenti e aggredisce attivamente il gatto passivo impedendogli il passaggio in alcune zone del territorio; il gatto passivo, in risposta alle aggressioni, diminuisce i campi di attività e rimane per periodi sempre più lunghi nel luogo di isolamento. Se attaccato dal gatto attivo, il gatto passivo aggredisce per difesa. Questa situazione porta in rapidamente allo sviluppo di uno stato ansioso in entrambi i gatti. Nel gatto attivo lo stato ansioso si manifesta con ipervigilanza, aggressività, marcature urinarie e marcature tramite graffi, mentre nel gatto passivo possono comparire ipervigilanza, comportamenti ripetitivi, disturbi eliminatori, aggressività da irritazione e da paura. Il trattamento dell’ansia da coabitazione consiste nel consentire ad entrambi gatti di strutturare il territorio in base alle loro esigenze etologiche; la presenza di più zone di alimentazione, di eliminazione, di riposo e di gioco e la possibilità di sfruttare anche lo spazio verticale della casa (punti alti come mensole, armadi, tavoli ecc.) consentono ai mici di convivere senza la necessità di scontarsi per l’accesso alle risorse. In alcuni casi è consigliabile affiancare alla terapia comportamentale una terapia farmacologica. Dr.ssa Sara Faggin Medico Veterinario Comportamentalista n.iscr. OMV:VI 456 cell.3498386789 – [email protected] - www.sarafaggin.it