MEDIA BASTARDO
Provincia di Perugia
CON TE NON È MAI SERA
Esempi di musicalità poetica
realizzati dagli alunni della
Scuola Media di Bastardo
CON TE NON È MAI SERA
Provincia di Perugia
Sono stati raccolti in questa collana editoriale
sei lavori poetici prodotti da altrettante realtà scolastiche del territorio provinciale: due scuole elementari, due scuole medie, due istituti di istruzione secondaria superiore (Ipsia e Itcg).
La composizione di questo campione di esperienze poetiche è per un verso voluta, per un verso
ha una sua casualità del tutto compatibile col
piano editoriale di Edi-poesia.
Già nelle premesse infatti, era stata considerata come fatto saliente la realizzazione di alcuni
libri di poesia nei quali raccogliere quei lavori collettivi di esercizi poetici che fosse stato possibile
svolgere in determinati contesti scolastici.
Mentre veniva perseguito questo obiettivo che partiva dalla didattica e si ampliava grazie alla
collaborazione autentica dei poeti Bruno Dozzini,
Piero Fabbri e Renato Morelli - ci venivano proposti una serie di piani di lavoro che altre scuole,
del tutto autonomamente, stavano già portando a
compimento secondo una linea coincidente con
l’iniziativa della Provincia: far crescere l’interesse
per la poesia attraverso stimoli alla sua produzione, che durante l’adolescenza è particolarmente
intensa e assolutamente da testimoniare.
In questo senso casuali, altri libri si sono
aggiunti a quelli “voluti”, sicché l’omogeneità dei
sei prodotti finali in rapporto all’obiettivo appena
ricordato sfida l’attenzione del lettore a distinguere
l’indistinguibile corrente di una ricerca poetica che
attraversa le età e salda le generazioni.
Collana Edi-Poesia
Mariano Borgognoni
Presidente della Provincia di Perugia
Collana Edi-Poesia
Bruno Palazzetti
Assessore alle politiche giovanili
Collana Edi-Poesia
LE PAROLE DELLA MUSICA
Letteratura italiana in concerto.
Una proposta dell’ITCG di Todi
shakerata da Roberto “Freak” Antoni,
servita dal maestro Claudio Baffoni
con gli “Anticipi di Cassa”
Provincia di Perugia
Collana Edi-Poesia
a cura del Gabinetto di Presidenza della Provincia
di Perugia, 1997
Progetto e cura redazionale
Marinella Ambrogi
Baldissera Di Mauro
Giovanna Rotondo
Maurizio Terzetti
Progetto grafico Maruska Bellini
PREFAZIONE
Dopo l’esperimento/scommessa culturale del progetto
“Poesia in discoteca” o meglio: “Si può fare poesia in
discoteca?” promosso l’anno scorso dalla volonterosa
Provincia e forse concluso con la risposta “Certamente
No!” (per l’evidente - prevedibile?? - distrazione del superficiale pubblico discotecario), molto gratificante e più
produttivo si è dimostrato il lavoro di quest’anno, titolabile “Poesie in musica: liriche trasformate in canzoni
pop”.
Lo scopo e l’intenzione principale dell’iniziativa è
quello di avvicinare alla poesia giovani studenti degli istituti superiori, creando un collegamento tra le poesie dell’obbligo scolastico e le canzoni ascoltate quotidianamente (per scelta spontanea e gusto personale) dagli allievi.
Si è tentato di suggerire l’idea che le poesie possano
essere in teoria i testi delle stesse canzoni che i ragazzi
consumano volentieri, e quindi si è proceduto nella
costruzione pratica di alcuni esempi musicali, partendo
proprio da testi poetici significativi. La musica “innestata” sulle liriche di Montale, Quasimodo, Ungaretti,
Jacopone da Todi, Leopardi ed altri... Per dimostrare quanto la parola poetica sia viva, al di là delle banalità e delle
valutazioni più prevenute. Buono anche l’interesse degli
insegnanti e la loro autentica, curiosa disponibilità che ha
dato spinta notevole alla concretizzazione del programma.
Notevole soprattutto il coinvolgimento degli studenti,
molti dei quali musicisti principianti, ma già molto
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appassionati alla pratica musicale ed ascoltatori attenti
delle novità di mercato. Con alcuni di loro, nell’Istituto
Tecnico e per Geometri di Todi, grazie alla complicità del
docente di musica, si è sviluppato il progetto vero e proprio che è partito dalla sistemazione metrica delle poesie
selezionate e si è poi allargato alla creazione di alcuni
motivi musicali originali, compatibili con la divisione
metrica stessa: alcune laudi di Fra’ Jacopone sono diventate rap insieme alla “Pioggia nel Pineto” di
D’Annunzio... “Meriggiare pallido e assorto” è un blues
lento, molto avvincente...
Il nome del gruppo “Anticipi di Cassa” è venuto in
sogno al Prof. Baffoni che lo ha comunicato a tutta la
classe un Mercoledì di Giugno. Il debutto al 21 di
Settembre. Accorrete numerosi e festanti anche simulando
incontenibile entusiasmo.
Roberto“Freak”Antoni
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GLI “ANTICIPI DI CASSA”
La band si è formata per iniziativa degli studenti
dell’Itcg di Todi, nell’ambito delle attività extra-scolastiche gestite dall’Istituto.
La proposta di creare il complesso è stata subito
approvata e sostenuta dal preside Giovanni Ruggiano,
capo dell’Istituto nell’anno scolastico 1995-1996: a maggio del 1996 è avvenuta la prima esibizione del gruppo
durante le cerimonie per il ventennale della scuola. Già da
allora si esibiva con i ragazzi un insegnante, il prof.
Cesare Monicchia. Il programma di quella esibizione era
basato su cover di vari artisti internazionali. Continuità
al lavoro dei ragazzi è stata assicurata dall’attuale preside,
prof. Claudio Giovanni Scattoni e dalla vice-preside,
Prof.ssa Daniela Brunelli. Il repertorio della band, muovendosi fra diversi generi musicali (dal blues al rap), si è
rivelato congeniale alla scelta di eseguire brani della letteratura italiana in forma di concerto.
L’organico è così composto:
Matteo Venceslai (voce)
Alessandra Marta (voce)
Giacomo Lucaroni (chitarra elettrica)
Giuseppe Rellini (chitarra elettrica)
Emanuele Costantini (chitarra acustica)
Enrico Di Lorenzo (tromba)
Cesare Monicchia (sax)
Francesco Moriconi (sax)
Francesco Brizioli (tastiera)
Andrea Falchetti (tastiera)
Lorenzo Leonori (batteria)
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Le parole della musica
Jacopone’s Rap
O felicità del cuore che fai cantar d’amore quando il
giubilo (giubileo) si scalda fa cantare l’uomo e la lingua
s’ingarbuglia e non sa che cosa dire dentro non può celare tanto grande è il suo fervore quando giubilo è acceso
l’uomo riesce a sopportare il cuore d’amore è preso e non
sa più cosa fare e non si vergona allora nemmeno di gridare quando la felicità ha preso il cuore innamorato la
gente lo deride pensando a come (lui) ha parlato nel modo
smisurato di chi sente il calore O giubilo dolce gaudio
ch’è dentro nella mente e il cuore rende saggio a celare il
conveniente non può esser sofferente senza far clamore e
chi non ne ha costumanza ti reputa impazzito vedendo
incongruenza come per l’uomo che è svanito e avendo il
cuor ferito non s’accorge dell’esterno né di quello che lui
fa l’amore se vuol regnar nel cuore la discrezione intende
contrastare l’amore ha preso la fortezza con volontà che
trafigge il cuore di dolcezza e il ferito fa impazzire la nobil
discrezione prende un unguento per salvare il cuore e si
vuol difendere con la ragione che il cuor non vuole intendere anzi trafigge con la lancia mettendosi in prigione con
il corpo tutto in pena la discrezione al cuore gli s’accosta
come per fargli pietosa posta cioè intimo agguato (e la
carne lui sente che si è mossa per dargli tutto il suo
aiuto...) O amore Divino amore perché m’hai assediato??
Sembro da me impazzito e non posso riposare Sopra ogni
lingua amore bontà senza figura lume fuor misura risplen-
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de nel mio cuore Amore chi t’ama non sta ozioso tanto
par dolce gustarti e sempre vive desideroso di amare a
causa tua il cuore sta gioioso e chi non ti ha sentito non
può dire quanto è dolce a gustare lo tuo sapore... Quant’è
dolce gustare il tuo sapore
E chi non ti ha sentito non può dire quanto è dolce a
gustare lo tuo sapore... Quant’è dolce gustare lo tuo
sapore!!
(dalle Laudi di Jacopone da Todi)
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Jacopone’s Rap
C. Baffoni ‘97
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Dante’s Rap Blues
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in
una selva oscura che la diritta via era smarrita e quanto a
dirvi qual era è cosa dura questa selva selvaggia e aspra e
forte che nel pensier rinnova la paura
ritornello/coro: PAPÈ SATAN PAPÈ SATAN ALEPPE!!
Era il tempo al principio del mattino mentre il sole montava in su con quelle stelle ch’eran con lui quando l’amor
divino mosse per prime quelle cose belle Io non so bene
ridir come vi entrai tant’ero pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai... Che la verace via abbandonai... Che la verace via abbandonai...
ritornello/coro: PAPÈ SATAN PAPÈ SATAN ALEPPE!!
Per me si va nella città dolente per me si va nell’eterno
dolore per me si va tra la perduta gente... Lasciate ogni
speranza voi che entrate queste parole di colore oscuro
vidi io scritte al sommo di una porta dove sospiri e pianti e alti guai risuonavan per l’aria senza stelle ed io per
cominciar ne lagrimai
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Dante’s Rap Blues
C. Baffoni ‘97
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Leopardi’s Stomp
Giacomo Blues Medley
Sempre caro mi fu quest’ermo colle e questa siepe
che da tanta parte dell’ultimo orizzonte lo sguardo esclude ma sedendo e mirando profondissima quiete spazi interminati e sovrumani silenzi io nel pensier mi fingo, ove
per poco il cor non si spaura Sempre caro mi fu quest’ermo colle e come il vento odo stormir tra queste piante io sto comparando quell’infinito silenzio a questa voce
e mi sovvien l’eterno e le morte stagioni e la presente e
viva e il suon di lei Così tra questa immensità s’annega
il mio pensiero e naufragar m’è dolce in questo mare...
Sempre caro mi fu quest’ermo colle e naufragar m’è dolce
in questo mare... Che fai tu Luna in ciel? Dimmi che fai
silenziosa luna? O graziosa luna io mi rammento che or
volge l’anno sopra questo colle io venivo pieno d’angoscia a rimirarti e nebuloso e tremulo dal pianto il tuo
volto mi appariva che travagliosa era la mia vita, ed è, né
cambia stile o mia diletta luna, o mia diletta Luna. E
naufragar m’è dolce in questo mare Sempre caro mi fu
quest’ermo colle. Sempre caro mi fu quest’ermo colle.
(basato su un rif musicale blues di dodici misure strutturato sul I quarto e V grado come è appunto nella tradizione blues mediterranea)
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Carducci’s Blues
San Martino
La nebbia agl’irti colli
piovigginando sale
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar
ma per le vie del borgo
dal ribollir dei tini
va l’aspro odor dei vini
l’anime a rallegrar
Gira sui ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri
com’esuli pensieri
nel vespero migrar
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Carducci’s Blues
San Martino
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C. Baffoni ‘97
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Pascoli Rock Ballad
Valentino
Oh! Valentino vestito di nuovo
come le brocche dei biancospini
solo ai piedini provati dal rovo
porti la pelle dei tuoi piedini
porti le scarpe che mamma ti fece
che non mutasti mai da quel dì
che non costarono un picciolo: in vece
costa il vestito che ti cucì
costa; che mamma già tutto ci spese
quel tintinnante salvadanaio:
ora esso è vuoto e cantò più d’un mese
per riempirlo, tutto il pollaio
pensa a gennaio che il fuoco del ciocco
non ti bastava, tremavi, ahimè
e le galline cantavano, un cocco!
Ecco ecco un cocco un cocco per te!
Poi le galline chiocciarono e venne
marzo, e tu, magro contadinello,
restasti a mezzo, così con le tue penne
ma nudi i piedi, come un uccello
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come l’uccello venuto dal mare
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch’oltre a beccare, il cantare, l’amare
ci sia qualch’altra felicità.
(proposta musicale: adattamento della poesia alla “Guerra di
Piero” di Fabrizio De Andrè)
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D’Annunzio Rap Onomatopeico
La pioggia nel pineto
Taci. Sulle soglie del bosco non odo parole che dici
umane ma odo parole più nuove che parlano gocciole e
foglie lontane. Ascolta piove piove dalle nuvole sparse.
Piove sulle tamerici salmastre ed arse piove sui pini scagliosi ed irti piove sui mirti divini sulle ginestre fulgenti di fiori accolti sui ginepri folti di coccole aulenti piove
sui nostri volti silvani piove sulle nostre mani ignude
sui nostri vestimenti leggeri sui freschi pensieri che l’anima schiude novella sulla favola bella che ieri t’illuse
che oggi m’illude Piove!! Piove! La pioggia cade sulla
solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell’aria
secondo le fronde più rade men rade Ascolta Risponde al
pianto il canto delle cicale che il pianto australe non
impaura né il cielo cinerino e il pino ha un suono e il
mirto altro suono e il ginepro altro ancora strumenti
diversi sotto innumerevoli dita e immersi noi siamo
nello spirito silvestre d’arborea vita viventi e il tuo volto
ebbro e molle di pioggia come una foglia e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre o creatura terrestre
ascolta. Ascolta. Piove. Ascolta l’accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce
ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale dall’umida ombra remota. Più sordo e più fioco s’allenta si
spegne solo una nota ancor trema si spegne risorge trema
si spegne Non s’ode voce del mare or s’ode su tutta la
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fronda crosciare l’argentea pioggia che monda il croscio
che varia secondo la fronda più folta men folta Ascolta la
figlia dell’aria è muta ma la figlia del limo lontana la rana
canta nell’ombra più fonda. Piove. Piove. Piove sulle
tue ciglia nere sì che par tu pianga ma non di piacere, no!
non bianca ma quasi fatta virente par da scorza tu esca e
tutta la vita è in noi fresca aulente il cuor nel petto è
come pesca intatta tra le palpebre gli occhi son come
polle tra l’erbe i denti negli alveoli son come mandorle
acerbe e andiam di fratta in fratta or congiunti or disciolti e piove sui nostri volti silvani piove sulle nostre mani
ignude sui nostri vestimenti leggeri sui freschi pensieri
che l’anima schiude novella sulla favola bella che ieri
m’illuse che oggi t’illude e piove. Piove. Ascolta. Piove.
Ascolta. Piove... ...
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D’Annunzio Rap
arranged by C. Baffoni
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Poeti Parolieri Medley
Quasimodo Ungaretti Montale
Quasimodo Ognuno sta solo sul cuore della terra
trafitto da un raggio di sole
ed è subito sera, ed è subito sera
Ungaretti
Si sta come d’autunno
sugli alberi le foglie
foglia appena nata
nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente
alla sua fragilità
come questa terra
è il mio pianto
(che non si vede)
la morte si sconta
vivendo
m’illumino d’immenso
Montale
(ritornello):
Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
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era l’incartocciarsi della foglia (riarsa)
era il cavallo stramazzato
La rondine vi porta fili d’erba
non vuole che la vita passi
ma tra gli argini a notte l’acqua morta
logora i sassi. La storia non si snoda
come una catena di anelli ininterrotta
in ogni caso molti anelli non tengono
la storia non contiene il prima e il dopo
nulla che in lei borbotti a lento fuoco
c’è chi ama bere la vita a gocce o a garganella
ma la bottiglia è quella, e non si può
riempirla quando è vuota
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Poeti Parolieri Medley
Venceslai - Baffoni
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Montale Blues
Meriggiare pallido e assorto*
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi
Nelle crepe del suolo o sulla veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia
*varie assonanze onomatopeiche
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Montale Blues
Meriggiare pallido e assort o
C. Baffoni ‘97
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Postfazione
Se la musica e la poesia da sempre si sono insidiate
più di quanto si siano amate, il nostro tempo non è da
meno nel dimostrare la non cooperazione fra quei due linguaggi.
Ci sono, appunto, continue fratture fra un testo poetico e un testo musicale proprio quando le due forme espressive tentano di catturare un lettore e un pubblico pronti a
riceverle, a esserne gli storici destinatari.
Solo tenendo a mente questo “spirito” di reciproca concorrenza si può cogliere fino in fondo l’esperimento delle
diversità compiuto dagli studenti di Todi. Da un lato,
infatti, si è cercata la poesia più alta, quella che sfida i
secoli, dall’altro si è puntato su generi musicali che esprimono tutte le disillusioni (non solo giovanili) della
modernità. La letteratura italiana trova così, intorno a sé,
un concerto di dissonanze anziché un concerto di elogi e di
conferme; ad essa non si suonano inni di magnificienza,
ma accompagnamenti capaci di far sentire l’episodicità dell’intesa anziché una continuità solo presunta e, il più delle
volte, finta.
Tanta disarticolazione recupera la letteratura a una
godibilità laboratoriale, dunque prima del testo, e lascia
che la musica si abbandoni a qualcosa come la nostalgia
di un testo che non le competeva.
Maurizio Te r z e t t i
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Indice
Prefazione
R OBERTO “FREAK” ANTONI
Gli “Anticipi di Cassa”
pag.
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9
Le parole della musica
Jacopone’s Rap
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13
Dante’s Rap Blues
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18
Leopardi’s Stomp
Giacomo Blues Medley
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23
Carducci’s Blues
“San Martino”
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24
Pascoli Rock Ballad
“Valentino”
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27
D’Annunzio Rap Onomatopeico
“La pioggia nel pineto”
»
29
Poeti Parolieri Medley
Quasimodo Ungaretti Montale
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33
Montale Blues
“Meriggiare pallido e assorto”
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42
Postfazione
MAURIZIO TERZETTI
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Finito di stampare nel mese di Settembre 1997
dal Centro Stampa della Provincia di Perugia