Oltre 30 anni di Est-Ovest inseriti nella vita cittadina

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Merano
ALTO ADIGE MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2016
STORIA E MEMORIA » LA CITTà VECCHIA
di Gigi Bortoli
◗ MERANO
Il «genius loci» di Merano non
poteva che annidarsi là. Un
«genius loci» collettivo e nel segno dell’arte e della cultura.
Là, nel lembo a nord-est della
città, tra Porta Passiria e Porta
Bolzano. Tra quel filare di case
che fiancheggiano vicolo Passiria, vicolo Steinach, piazza Steinach, via Haller, vicolo Ortenstein, raggiungono piazza
Duomo, per chiudersi, scendendo via Leonardo da Vinci,
a Porta Bolzano. La Merano
vecchia, quella cinta dalle mura, in realtà era segnata da
quattro porte: Porta Passiria,
Porta Bolzano, quindi scendendo corso Libertà - in piazza
Teatro - Porta d’Ultimo, e spingendosi lungo la via delle Corse, Porta Venosta. Oggi, quando si parla della Merano vecchia, non si pensa più al quadrilatero in cui era racchiusa la
città, segnata dalle quattro porte, bensì, appunto, a quel segmento di territorio che da Porta Bolzano si spinge fino a Porta Passiria, tralasciando addirittura gli storici Portici. Un
mondo a parte, quasi, quasi si badi bene - intatto (ma anche lì non sono mancati interventi urbanistici che ne hanno
un po’ compromesso il disegno originale). È sempre stato
un luogo d’immaginazione e
utopie. In tale angolo di città,
punteggiato da negozietti artigianali, edifici fatiscenti, sulle
cui scolorite facciate si possono leggere ancora scritte indicanti le finalità d’uso dell’edificio, da sempre c’è stato chi
l’ha trasfigurato immaginandolo fonte di un’energia creativa. E, infatti, i creativi lo hanno
fatto proprio da sempre.
E non pare neppure casuale
il fatto che in tale area si trovino l’Archivio cittadino e soprattutto il Museo civico realizzato in quella che fu la residenza dei Mamming e che oggi si è
trasformato in edificio museale assumendo il nome di Palais
Mamming. Per anni abbandonato a sé stesso, oggi ha recuperato tutta la sua bellezza (anche architettonica). L’edificio,
all’ultimo piano ospitò per un
lungo periodo un museo privato, il museo Steiner, ma dal
1991 passato di proprietà al
Comune di Merano, fu anche
sede dell’associazionismo cittadino. Lì per anni ebbe la sua
sede, ad esempio il Piccolo Teatro di Mario Tartarotti. Di
fianco al Palazzo Mamming,
tra vicolo Passiria e via Haller,
si trova il teatro parrocchiale
di San Nicolò. Un altro luogo
in cui la creatività ha avuto libero sfogo. Ospitò, infatti, le
numerose recite del Theater in
der Klemme di Franco Marini
per un lungo periodo, prima
che il gruppo teatrale si trasferisse nell’attuale Theater in
der Altstadt di corso Libertà.
Mentre all’imbocco di vicolo
Passiria spicca un murales artistico che ha avuto anche una
risonanza internazionale, introducendosi in via Haller ci si
imbatte nel Gasthaus Partànes, una volta Ristorante Dolomiten. Lì poteva capitare di gustare musica suonata da gitani. Immediatamente dopo, testimoniata da una targa esterna all’edificio, c’era l’Evangelisches Bethaus-Pfarrhaus und
Schulhaus 1862 - 1904. La targa è firmata da Thilo Tschirschky. Da quelle parti, affacciata sul giardino di Castel Kallmünz del Conte Meinhard
Khuen, c’è l’abitazione dell’artista Matthias Schönweger, un
autentico giocoliere delle parole e artefice di performances
Oggi alle ore 20
la presentazione
del volume
Da sinistra Harry Reich e Renato Nicolini, il primo prese l’idea del secondo per le sue kermesse culturali
Siegfried Höllrigl davanti alla sua «Offizin S.» in via Haller
Oggi, alle 20, presso l’ ost west
club est ovest di Merano, sarà
presentato il libro «ost west
CLUB est ovest Meran/o». Si
tratta di un volume delle serie
Meran/o, un progetto comune
del club est ovest e di Edizioni
alphabeta Verlag. Fondato nel
1982 come “Associazione per
un centro giovanile e di
comunicazione Merano“, nel
1996 si è trasformato in ost
west Club est ovest, aprendo la
sede in vicolo Passiria, nella
vecchia Merano. I valori di
riferimento, sono rimasti gli
stessi di sempre: apertura alle
novità, promozione della
creatività giovanile,
plurilinguismo e
interculturalità. Con circa
3.600 soci, il club oggi è una
delle maggiori istituzioni
culturali di Merano.
Il libro vuole essere una
testimonianza di un percorso
che ha lasciato tracce nei luoghi
della città, nelle teste della
gente, nella storia della
comunità. I curatori Sonja
Steger e Toni Colleselli hanno
raccolto testimonianze e
ricordi degli oltre 45
protagonisti di questo percorso
culturale, intellettuale e
sociale, ampliandole con
immagini e fotografie che
testimoniano luoghi della città,
iniziative svolte, persone e
personaggi coinvolti. Il libro
non racconta solo la storia
dell’associazione, ma la
inserisce in oltre trent’anni di
vita cittadina, raccontando
anche le lotte per una cultura
nuova, aperta e partecipata.
Qui c’era il «Santer Klause»
Oltre 30 anni di Est-Ovest
inseriti nella vita cittadina
Il club di Vicolo Passiria: non solo luogo di ritrovo ma fucina di idee e di cultura
Testimonianze di decine di protagonisti per un percorso intellettuale e sociale
sempre spiazzanti. Ma il vero ma volta i Repeatles, cover
tesoro nascosto di via Haller è band dei Beatles ancora oggi
l’Offizin S. di Siegfried Höllrigl. sulla cresta dell’onda. Di fronSi trova in un edificio dalla fac- te alla stamperia-galleria d’Arciata vetusta sul muro della te di Siegfried Höllrigl, c’è il viquale di può leggere la scritta colo Steinach. Prima di ragGemischtwagiungere piazren, antica deza Steinach
Tra Porta Bolzano
stinazione
(un tempo
e Porta Passiria
d’uso dell’edipiazza Santa
ficio. L’Offi- si apre un mondo a parte
Barbara), c’è
zin S. è un
l’appartafatto
di
immaginazione
mondo unico
mento-muin cui l’odore e di utopie e punteggiato
seo di cultura
della stampa di negozietti artigianali
tirolese di Maa caratteri di
risa Vanni. Vepiombo è pre- ed edifici fatiscenti
icolati
gnante. Un dalle facciate scolorite
dall’Azienda
cenacolo in
di soggiorno,
cui l’arte, la
numerosi i tucultura, la letteratura prendo- risti che l’anno visitato, così cono per mano l’uomo e lo con- me ad esso s’è interessato un
ducono in nuovi mondi. In fac- programma televisivo della
cia all’Offizin S., per alcuni an- Rai.
ni punto d’attrazione artistiPoco oltre, sulla sinistra ci
co-culturale era la Kunstram- s’imbatte nel Centro Studi tipe di Jakob De Chirico (oggi betani “Mandala-De Ua Ling”,
abitazione privata). Per un cer- mentre immediatamente di seto periodo fu una girandola di guito, al n. 1 della piazza, abita
artisti di fama internazionale. una delle testimonianze vivenPer tutti, ricordiamo Aldo ti della città del Passirio: VittoMondino. Sempre lì alla Kun- rio Cavini. Giornalista, viaggiastrampe si esibirono per la pri- tore, scrittore, voce critica su-
gli stravolgimenti architettoni- Porta Passiria, sulla destra si
ci della città. Con sua moglie staglia la facciata di quello che
Silvia (fotografa e poetessa), fu l’Hotel Merano dove visse il
per anni è stato un punto di ri- filmaker Bruno Jori e il figlio,
ferimento politico e culturale anche lui artista affermato,
per molti meranesi.
Marcello. Risalendo verso la
Nell’edifiporta che si
cio sulla deapre sulla Val
L’Estate romana
stra rispetto
Passiria (la
di Renato Nicolini
all’abitazione
Ortensteindei Cavini, fece da spunto per Harry
gasse), sulla
spicca una
sinistra, in un
Reich,
che
diede
vita
targa che ci riedificio
corda che lì, alle kermesse culturali
dall’ingresso
in quella ca- Un’altra scintilla fu quella
“corazzato”
sa, è nato il
nel segno delpittore Josef di Evelyn Ortner
la modernità,
Telfner
è ospitata la
e del museo delle donne
(1874-1948).
“A00” GalleConfinate
ry”, recentecon lo stesso edificio c’è uno mente istituita da un collettivo
degli ingressi al giardino di Ca- di artisti guidati da Christian
stel Kallmünz dove per anni Martinelli. Sempre in un apha trovato la sua sede naturale partamento dell’edificio, si
il festival Merano Jazz e dove pratica lo yoga. Lungo il lato
tutt’ora si tengono varie inizia- della casa medesima, proprio
tive pubbliche e proposte mu- sull’angolo che introduce in
sicali. Proseguendo in questo via Haller, ha avuto vita difficipasseggio, lasciando sulla sini- le un Milch Bar alternativo, di
stra alcuni edifici in parte di- cui esiste ancora la scritta, oggi
roccati e in parte in fase di ri- trasformato in ufficio. In questrutturazione, prima d’imboc- gli stessi spazi negli anni Sescare la salita che conduce a santa esisteva un negozietto di
cianfrusaglie di vario tipo,
compresi giornali e fumetti,
che avidamente andavamo a
ricercare. Quasi di fronte a tale
edificio viveva un componente della celeberrima “Valanga
Azzurra”, il grande e non dimenticato Erwin “Cavallo Pazzo” Stricker. Immediatamente
dopo ha il suo studio il fotografo Damian Pertoll e di fianco
vive la storica d’arte Anna Pixner Pertoll (sua madre) autrice
di un prezioso libro sulle ville
meranesi, “Ins Licht gebaut”.
Lasciando sulla sinistra la via
Haller, spingendosi un po’ oltre, ecco un negozio, oggi,
chiuso, dalla scritta in carattere gotico inequivocabile: Antiquitäten. Prima di raggiungere
la Porta Passiria, sulla sinistra,
ad introdurre vicolo Passiria,
lo storico ristorante Santer
Klause, oggi chiuso. Nell’abitazione sovrastante ci visse anche il pittore Giancarlo Biolcati. E in una delle poche camere
che il Santer Klause riservava
ai turisti, soggiornò l’architetto Renato Nicolini nei suoi soggiorni meranesi. Nel 1977, durante le giunte di sinistra di
Giulio Carlo Argan e Luigi Petroselli, sotto la sua guida all’epoca Nicolini era assessore alla cultura - prese corpo
l’Estate Romana, un evento
unico.
Ebbene, proprio ispirandosi
all’idea di Renato Nicolini,
Harry Reich, qui a Merano,
dette vita alle sue kermesse
culturali: La verità è più che
nuda, La notte, Il pellegrinaggio dei sogni. Quasi in faccia al
Santer Klause, in un negozietto angusto, scattò un’altra
scintilla di segno culturale.
Proprio lì, Evelyn Ortner, con
la vendita o il noleggio di abiti
usati e demodé, dette corpo ad
un’idea visionaria: il Museo
della donna.
Coinvolgendo altre donne il
sogno si realizzò e per anni la
sede prese corpo sotto i Portici. Alla scomparsa della sua
ideatrice, il museo continuò a
vivere grazie alla passione di
quelle che furono sue collaboratrici. Superate alcune traversie burocratiche e non solo, anche grazie all’intervento pubblico, l’idea di Evelyn Ortner
trovò definitivamente la sua
sede all’imbocco della via Mainardo assumendo il nome di
Museo delle donne. Proseguendo il nostro passeggiare,
ecco, superato un archetto, il
Club Est Ovest, da anni “l’ombelico del mondo”. Luogo talmente pittoresco che è stato
scelto anche quale set cinematografico per il “giallo” con l’attore Tobias Moretti, girato in
città (2016). Per esigenze filmiche ha assunto il nome di “Bar
zum Wolfi”.
Ebbene, l’Est Ovest è l’unico
luogo davvero alternativo della città. Dovesse trasferirsi in
altra zona cittadina crediamo
perderebbe il suo carattere originale, ma soprattutto a perdere molto sarebbe la Merano
vecchia. Sulla destra del bar si
legge ancora il nome della parrucchiera Marion, mentre
scendendo immediatamente
dopo l’Est Ovest, spicca la sartoria originale, dalle coloriture
etniche, di Gabi Bertagnolli. Lì
attorno vive l’artista, Franz Pichler, altra figura alternativa
che attraverso l’arte ha scritto
pagine di vita meranesi. In
uno dei negozietti affacciati
sul vicolo, a cavallo tra anni
Sessanta e Settanta si vendevano gadget di gran moda in quegli anni, tra cui le spillette
“Fate l’Amore, non fate la guerra” e altra oggettistica di grande richiamo in quegli anni.
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