Copia di cea33726300868eb2eef6f21e83cc1a4 38 Merano ALTO ADIGE MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2016 STORIA E MEMORIA » LA CITTà VECCHIA di Gigi Bortoli ◗ MERANO Il «genius loci» di Merano non poteva che annidarsi là. Un «genius loci» collettivo e nel segno dell’arte e della cultura. Là, nel lembo a nord-est della città, tra Porta Passiria e Porta Bolzano. Tra quel filare di case che fiancheggiano vicolo Passiria, vicolo Steinach, piazza Steinach, via Haller, vicolo Ortenstein, raggiungono piazza Duomo, per chiudersi, scendendo via Leonardo da Vinci, a Porta Bolzano. La Merano vecchia, quella cinta dalle mura, in realtà era segnata da quattro porte: Porta Passiria, Porta Bolzano, quindi scendendo corso Libertà - in piazza Teatro - Porta d’Ultimo, e spingendosi lungo la via delle Corse, Porta Venosta. Oggi, quando si parla della Merano vecchia, non si pensa più al quadrilatero in cui era racchiusa la città, segnata dalle quattro porte, bensì, appunto, a quel segmento di territorio che da Porta Bolzano si spinge fino a Porta Passiria, tralasciando addirittura gli storici Portici. Un mondo a parte, quasi, quasi si badi bene - intatto (ma anche lì non sono mancati interventi urbanistici che ne hanno un po’ compromesso il disegno originale). È sempre stato un luogo d’immaginazione e utopie. In tale angolo di città, punteggiato da negozietti artigianali, edifici fatiscenti, sulle cui scolorite facciate si possono leggere ancora scritte indicanti le finalità d’uso dell’edificio, da sempre c’è stato chi l’ha trasfigurato immaginandolo fonte di un’energia creativa. E, infatti, i creativi lo hanno fatto proprio da sempre. E non pare neppure casuale il fatto che in tale area si trovino l’Archivio cittadino e soprattutto il Museo civico realizzato in quella che fu la residenza dei Mamming e che oggi si è trasformato in edificio museale assumendo il nome di Palais Mamming. Per anni abbandonato a sé stesso, oggi ha recuperato tutta la sua bellezza (anche architettonica). L’edificio, all’ultimo piano ospitò per un lungo periodo un museo privato, il museo Steiner, ma dal 1991 passato di proprietà al Comune di Merano, fu anche sede dell’associazionismo cittadino. Lì per anni ebbe la sua sede, ad esempio il Piccolo Teatro di Mario Tartarotti. Di fianco al Palazzo Mamming, tra vicolo Passiria e via Haller, si trova il teatro parrocchiale di San Nicolò. Un altro luogo in cui la creatività ha avuto libero sfogo. Ospitò, infatti, le numerose recite del Theater in der Klemme di Franco Marini per un lungo periodo, prima che il gruppo teatrale si trasferisse nell’attuale Theater in der Altstadt di corso Libertà. Mentre all’imbocco di vicolo Passiria spicca un murales artistico che ha avuto anche una risonanza internazionale, introducendosi in via Haller ci si imbatte nel Gasthaus Partànes, una volta Ristorante Dolomiten. Lì poteva capitare di gustare musica suonata da gitani. Immediatamente dopo, testimoniata da una targa esterna all’edificio, c’era l’Evangelisches Bethaus-Pfarrhaus und Schulhaus 1862 - 1904. La targa è firmata da Thilo Tschirschky. Da quelle parti, affacciata sul giardino di Castel Kallmünz del Conte Meinhard Khuen, c’è l’abitazione dell’artista Matthias Schönweger, un autentico giocoliere delle parole e artefice di performances Oggi alle ore 20 la presentazione del volume Da sinistra Harry Reich e Renato Nicolini, il primo prese l’idea del secondo per le sue kermesse culturali Siegfried Höllrigl davanti alla sua «Offizin S.» in via Haller Oggi, alle 20, presso l’ ost west club est ovest di Merano, sarà presentato il libro «ost west CLUB est ovest Meran/o». Si tratta di un volume delle serie Meran/o, un progetto comune del club est ovest e di Edizioni alphabeta Verlag. Fondato nel 1982 come “Associazione per un centro giovanile e di comunicazione Merano“, nel 1996 si è trasformato in ost west Club est ovest, aprendo la sede in vicolo Passiria, nella vecchia Merano. I valori di riferimento, sono rimasti gli stessi di sempre: apertura alle novità, promozione della creatività giovanile, plurilinguismo e interculturalità. Con circa 3.600 soci, il club oggi è una delle maggiori istituzioni culturali di Merano. Il libro vuole essere una testimonianza di un percorso che ha lasciato tracce nei luoghi della città, nelle teste della gente, nella storia della comunità. I curatori Sonja Steger e Toni Colleselli hanno raccolto testimonianze e ricordi degli oltre 45 protagonisti di questo percorso culturale, intellettuale e sociale, ampliandole con immagini e fotografie che testimoniano luoghi della città, iniziative svolte, persone e personaggi coinvolti. Il libro non racconta solo la storia dell’associazione, ma la inserisce in oltre trent’anni di vita cittadina, raccontando anche le lotte per una cultura nuova, aperta e partecipata. Qui c’era il «Santer Klause» Oltre 30 anni di Est-Ovest inseriti nella vita cittadina Il club di Vicolo Passiria: non solo luogo di ritrovo ma fucina di idee e di cultura Testimonianze di decine di protagonisti per un percorso intellettuale e sociale sempre spiazzanti. Ma il vero ma volta i Repeatles, cover tesoro nascosto di via Haller è band dei Beatles ancora oggi l’Offizin S. di Siegfried Höllrigl. sulla cresta dell’onda. Di fronSi trova in un edificio dalla fac- te alla stamperia-galleria d’Arciata vetusta sul muro della te di Siegfried Höllrigl, c’è il viquale di può leggere la scritta colo Steinach. Prima di ragGemischtwagiungere piazren, antica deza Steinach Tra Porta Bolzano stinazione (un tempo e Porta Passiria d’uso dell’edipiazza Santa ficio. L’Offi- si apre un mondo a parte Barbara), c’è zin S. è un l’appartafatto di immaginazione mondo unico mento-muin cui l’odore e di utopie e punteggiato seo di cultura della stampa di negozietti artigianali tirolese di Maa caratteri di risa Vanni. Vepiombo è pre- ed edifici fatiscenti icolati gnante. Un dalle facciate scolorite dall’Azienda cenacolo in di soggiorno, cui l’arte, la numerosi i tucultura, la letteratura prendo- risti che l’anno visitato, così cono per mano l’uomo e lo con- me ad esso s’è interessato un ducono in nuovi mondi. In fac- programma televisivo della cia all’Offizin S., per alcuni an- Rai. ni punto d’attrazione artistiPoco oltre, sulla sinistra ci co-culturale era la Kunstram- s’imbatte nel Centro Studi tipe di Jakob De Chirico (oggi betani “Mandala-De Ua Ling”, abitazione privata). Per un cer- mentre immediatamente di seto periodo fu una girandola di guito, al n. 1 della piazza, abita artisti di fama internazionale. una delle testimonianze vivenPer tutti, ricordiamo Aldo ti della città del Passirio: VittoMondino. Sempre lì alla Kun- rio Cavini. Giornalista, viaggiastrampe si esibirono per la pri- tore, scrittore, voce critica su- gli stravolgimenti architettoni- Porta Passiria, sulla destra si ci della città. Con sua moglie staglia la facciata di quello che Silvia (fotografa e poetessa), fu l’Hotel Merano dove visse il per anni è stato un punto di ri- filmaker Bruno Jori e il figlio, ferimento politico e culturale anche lui artista affermato, per molti meranesi. Marcello. Risalendo verso la Nell’edifiporta che si cio sulla deapre sulla Val L’Estate romana stra rispetto Passiria (la di Renato Nicolini all’abitazione Ortensteindei Cavini, fece da spunto per Harry gasse), sulla spicca una sinistra, in un Reich, che diede vita targa che ci riedificio corda che lì, alle kermesse culturali dall’ingresso in quella ca- Un’altra scintilla fu quella “corazzato” sa, è nato il nel segno delpittore Josef di Evelyn Ortner la modernità, Telfner è ospitata la e del museo delle donne (1874-1948). “A00” GalleConfinate ry”, recentecon lo stesso edificio c’è uno mente istituita da un collettivo degli ingressi al giardino di Ca- di artisti guidati da Christian stel Kallmünz dove per anni Martinelli. Sempre in un apha trovato la sua sede naturale partamento dell’edificio, si il festival Merano Jazz e dove pratica lo yoga. Lungo il lato tutt’ora si tengono varie inizia- della casa medesima, proprio tive pubbliche e proposte mu- sull’angolo che introduce in sicali. Proseguendo in questo via Haller, ha avuto vita difficipasseggio, lasciando sulla sini- le un Milch Bar alternativo, di stra alcuni edifici in parte di- cui esiste ancora la scritta, oggi roccati e in parte in fase di ri- trasformato in ufficio. In questrutturazione, prima d’imboc- gli stessi spazi negli anni Sescare la salita che conduce a santa esisteva un negozietto di cianfrusaglie di vario tipo, compresi giornali e fumetti, che avidamente andavamo a ricercare. Quasi di fronte a tale edificio viveva un componente della celeberrima “Valanga Azzurra”, il grande e non dimenticato Erwin “Cavallo Pazzo” Stricker. Immediatamente dopo ha il suo studio il fotografo Damian Pertoll e di fianco vive la storica d’arte Anna Pixner Pertoll (sua madre) autrice di un prezioso libro sulle ville meranesi, “Ins Licht gebaut”. Lasciando sulla sinistra la via Haller, spingendosi un po’ oltre, ecco un negozio, oggi, chiuso, dalla scritta in carattere gotico inequivocabile: Antiquitäten. Prima di raggiungere la Porta Passiria, sulla sinistra, ad introdurre vicolo Passiria, lo storico ristorante Santer Klause, oggi chiuso. Nell’abitazione sovrastante ci visse anche il pittore Giancarlo Biolcati. E in una delle poche camere che il Santer Klause riservava ai turisti, soggiornò l’architetto Renato Nicolini nei suoi soggiorni meranesi. Nel 1977, durante le giunte di sinistra di Giulio Carlo Argan e Luigi Petroselli, sotto la sua guida all’epoca Nicolini era assessore alla cultura - prese corpo l’Estate Romana, un evento unico. Ebbene, proprio ispirandosi all’idea di Renato Nicolini, Harry Reich, qui a Merano, dette vita alle sue kermesse culturali: La verità è più che nuda, La notte, Il pellegrinaggio dei sogni. Quasi in faccia al Santer Klause, in un negozietto angusto, scattò un’altra scintilla di segno culturale. Proprio lì, Evelyn Ortner, con la vendita o il noleggio di abiti usati e demodé, dette corpo ad un’idea visionaria: il Museo della donna. Coinvolgendo altre donne il sogno si realizzò e per anni la sede prese corpo sotto i Portici. Alla scomparsa della sua ideatrice, il museo continuò a vivere grazie alla passione di quelle che furono sue collaboratrici. Superate alcune traversie burocratiche e non solo, anche grazie all’intervento pubblico, l’idea di Evelyn Ortner trovò definitivamente la sua sede all’imbocco della via Mainardo assumendo il nome di Museo delle donne. Proseguendo il nostro passeggiare, ecco, superato un archetto, il Club Est Ovest, da anni “l’ombelico del mondo”. Luogo talmente pittoresco che è stato scelto anche quale set cinematografico per il “giallo” con l’attore Tobias Moretti, girato in città (2016). Per esigenze filmiche ha assunto il nome di “Bar zum Wolfi”. Ebbene, l’Est Ovest è l’unico luogo davvero alternativo della città. Dovesse trasferirsi in altra zona cittadina crediamo perderebbe il suo carattere originale, ma soprattutto a perdere molto sarebbe la Merano vecchia. Sulla destra del bar si legge ancora il nome della parrucchiera Marion, mentre scendendo immediatamente dopo l’Est Ovest, spicca la sartoria originale, dalle coloriture etniche, di Gabi Bertagnolli. Lì attorno vive l’artista, Franz Pichler, altra figura alternativa che attraverso l’arte ha scritto pagine di vita meranesi. In uno dei negozietti affacciati sul vicolo, a cavallo tra anni Sessanta e Settanta si vendevano gadget di gran moda in quegli anni, tra cui le spillette “Fate l’Amore, non fate la guerra” e altra oggettistica di grande richiamo in quegli anni. ©RIPRODUZIONE RISERVATA