Psicologia Imparare ad imparare Per una didattica metacognitiva di Gianluca Caputo L'apprendimento è spesso considerato un semplice processo di giustapposizione di informazioni non necessariamente suscettibili di elaborazione e di trasformazione da parte del discente. In quest'ottica l'errore o il fallimento ha sempre assunto una connotazione negativa e solo gli studi sui processi di apprendimento hanno potuto determinare un'evoluzione dell'insegnamento I NTRODUZIONE L'apprendimento, il processo mediante il quale si acquisiscono nuove conoscenze, coinvolge diverse strutture che interagiscono attraverso processi di accomodamento, composizione, giustapposizione; fra le più importanti ricordiamo le strategie cognitive personali, gli stili di apprendimento, le esperienze individuali e collettive, ma anche il complesso di fenomeni dell'ambiente circostante, le informazioni e gli stimoli provenienti dalla realtà esterna, infine i mezzi di comunicazione ed i percorsi che regolano lo scambio delle informazioni. Il processo di costruzione del sistema di conoscenza è determinato, per ogni individuo, dall'intreccio fra componenti intuitive, quantitative e qualitative, e sotto l'influenza di condizionamenti sociali, culturali, emotivi. L'apprendimento è una struttura dinamica (segue infatti percorsi individuali non lineari e non sequenziali) che si può studiare efficacemente con un approccio multidisciplinare e nell'ambito delle scienze cognitive sono stati elaborati diversi modelli parziali. In questo breve testo esaminiamo la cosiddetta didattica metacognitiva. DIDATTICA METACOGNITIVA Imparare ad imparare Il termine metacognizione è stato coniato da Flavell nel 1976, e da allora la didattica metacognitiva è divenuta un'area di notevole importanza nella pratica educativa: sia perché si preoccupa di riconoscere e sviluppare il nucleo di senso-prospettiva dell'intero processo di insegnamento e apprendimento, sia perché agisce ed in modo diretto sull’intero percorso evolutivo del discente. Prima preoccupazione dell’insegnante che si avvale di questa teoria è quella di favorire gli allievi nell’impegno di “imparare ad imparare”. Adotta a tal fine un’intesa collaborativa con l’alunno finalizzate allo sviluppo di un insieme di abilità trasversali utili non solo all’apprendimento contingente, ma all’intero processo evolutivo (ottenendo quel transfer di apprendimento caro ai cognitivisti). Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico - © Loescher Editore www.loescher.it/filosofiascienzeumane “Imparare ad imparare” significa innanzitutto riconoscere adeguati comportamenti e strategie e quindi saperle applicare consapevolmente a casi diversi (ma simili) di quello specifico con cui si apprende la strategia medesima. Imparare questo significa acquisire una meta-abilità che evolve con l’allievo stesso divenendo il punto di riferimento anche in fasi successive del suo processo di apprendimento Una didattica che si avvale di una teoria metacognitiva sarà funzionale a questo tipo di apprendimento se sarà una didattica trans-disciplinare, e quindi, trasversale. Il perché è facilmente intuibile se pensiamo ancora al transfer di apprendimento. La trasversalità degli approcci metacognitivi, si collega dunque con l'interdisciplinarità e non c'è spazio per apprendimenti meccanici e tantomeno de-contestualizzati. Infatti il contesto privilegiato non può che essere l'intera e complessissima esperienza dell'apprendimento. Trasversalità vuol dire lavoro cooperativo per lo sviluppo di una armonica personalità, e significa, anche, collaborazione fra il discente ed il docente nella scoperta del percorso di crescita più consono per chi si sta formando, e più utile alla collettività in cui si sta operando. Motivazione all’apprendimento Il momento in cui tutto viene ad essere attivato è quello della motivazione o dell'auto-motivazione allo svolgimento di compiti finalizzati alla propria evoluzione come uomini e cittadini. Questa la seconda preoccupazione dell’insegnante che avvalendosi di queste teorie vuol raggiungere i fini di cui sopra: coinvolgere gli allievi in attività stimolanti, che incanalino le loro energie verso apprendimenti sempre più completi ed esaurienti, mantenendo il loro interesse sempre alto. Questo è indubbiamente il compito più impegnativo per un docente, anche e soprattutto perché investe il nucleo di senso-prospettiva dell'intero processo di insegnamento-apprendimento. Tuttavia, considerando che ad un consapevole impegno dei docenti corrisponde la necessaria centralità dell'alunno e una personale volontà a collaborare nell'impegno educativo, la didattica metacognitiva può offrire percorsi educativi in grado di innescare positive attitudini alla automotivazione ed alla scoperta del proprio stile di apprendimento in ogni allievo. Motivare positivamente all'apprendimento, in ottica metacognitiva, vuol dire, innanzitutto, situare le esperienze scolastiche in quella che Vygotskij chiama zona di sviluppo prossimale che è un'area della personalità in divenire ed in forte espansione nella prima infanzia, ma che può essere sviluppata anche in età successive. Consiste nel proporre attività che stimolino la motivazione ad apprendere e siano in grado di ampliare gli interessi di ogni allievo; interessi che per questa ragione si trovano in quella zona di sviluppo perché già appartenenti alle esperienze, alle curiosità e ai desideri del discente stesso. Sono dunque gli allievi a fornire validi indizi riguardo l'adeguatezza o meno delle esperienze scolastiche: se situate nella zona di sviluppo prossimale, si scoprono gli allievi impegnati e coinvolti, altrimenti sentiranno il tutto come qualcosa di estraneo e lontano. Anche l'abitudine di svolgere brevi discussioni e lavori di gruppo (in cui si condividono difficoltà e successi) risultano tecniche didattiche efficaci in questo cammino verso l'autoregolazione cognitiva. Ognuno nei suoi tempi, e nella spinta della propria zona di sviluppo prossimale, gli allievi si appropriano della tecnica metacognitiva prima, e delle abilità di autoregolazione nell'automotivazione poi. Gradualmente saranno gli stessi allievi a proporre attività adeguate non solo al proprio stile di apprendimento ma anche rivolte al potenziamento della loro zona di sviluppo. Tutto questo avendo come fine e mezzo il loro impegno di imparare ad imparare. Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico - © Loescher Editore www.loescher.it/filosofiascienzeumane Strumenti: Mappe concettuali Si dice metaconoscenza quella conoscenza della natura del conoscere e delle dinamiche attivate nei processi di apprendimento. Uno degli strumenti più versatili ed efficaci per raggiungere questa conoscenza in merito agli allievi risulta l'uso delle mappe concettuali, la cui costruzione consente di schematizzare significati e collegamenti logici fra concetti, mettendo in luce le idee-base che si pongono a fondamento dello svolgimento dei processi mentali adoperati. Le mappe concettuali possono essere prodotte sia prima dell'inizio di un dato itinerario di apprendimento, al fine di evidenziarne chiaramente il percorso e facilitarne lo svolgimento, sia al termine del processo, con valore diagnostico ma anche come sintesi dell’apprendimento. Innanzitutto è particolarmente efficace nella proposta di percorsi interdisciplinari poiché evidenzia collegamenti trasversali fra concetti appartenenti a diverse aree cognitive. In secondo luogo le mappe concettuali possono essere di stimolo ai processi creativi, perché la ricerca di connessioni logiche non esplicitate precedentemente, può favorire la scoperta di collegamenti di significati mai esplorati e dare il via alla creazione di mappe sempre più complesse e raffinate. Tutto questo comporta una problematizzazione della realtà, ma soprattutto l'attivazione di abilità di pensiero capaci di avere punti di vista variamente oggettivi e allo stesso tempo divergenti, a seconda della prospettiva in cui ruotiamo o “pesiamo” i collegamenti tra i vari concetti. Nell'impegno di “imparare ad imparare” le mappe concettuali svolgono un ruolo cruciale per quel che concerne lo sviluppo delle abilità di pensiero riflessivo ed anche del potenziamento dell'abilità di simbolizzazione della realtà. L'abilità di organizzare i concetti, che viene ad essere fortemente stimolata dalla creazione di mappe concettuali, oltre ad essere una capacità eminentemente metacognitiva, è anche, insieme alle abilità metacognitive fin qui citate, soggetta a transfer di apprendimenti. Le mappe concettuali si rivelano anche un efficace strumento per visualizzare i processi cognitivi attivati da percorsi di didattica metacognitiva. Valutare i dati offerti dalle mappe concettuali vuol dire verificar il grado di corrispondenza esistente tra il rispetto dei tre criteri nella costruzione della mappa e l'organizzazione cognitiva evidenziata. Metacognitivismo e metalinguistica La funzione metalinguistica viene esercitata quando si usa la lingua per descrivere il codice linguistico in uso, ovvero anche e soprattutto in attività di riflessione linguistica. Il linguaggio è uno strumento del pensiero, non solo perché lo traduce in parole, permettendo all'individuo di parlare anche con se stesso, cioè di pensare e ragionare, ma anche perché sollecita ed agevola lo sviluppo dei processi mentali che organizzano in varie forme i dati dell'esperienza. Bisogna quindi fornire all'allievo mezzi linguistici adeguati per operazioni mentali di vario tipo, come simbolizzare e classificare, ma anche astrarre e relazionare. La comprensione di questi meccanismi comunicativi, che regolano l'uso dei diversi linguaggi (verbali e non verbali), rende più efficaci i processi di interazione linguistica e potenzia il pensiero stesso. L'area in cui la didattica metacognitiva e la funzione metalinguistica si incontrano, quindi, è quella della riflessione linguistica, e specificamente riguardo gli aspetti prettamente comunicativi del linguaggio. Fa parte di questa didattica ad esempio chiedersi: il mio interlocutore mi ha compreso? Qual è esattamente lo scopo di questa comunicazione? Come posso ottimizzare la comunicazione? La didattica metacognitiva interviene anche nella creazione di una "grammatica" della comunicazione, finalizzata principalmente al dominio, sempre più raffinato, delle proprie intenzioni Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico - © Loescher Editore www.loescher.it/filosofiascienzeumane comunicative. Certamente la produzione linguistica è governata da regole che chi usa una data lingua gestisce in modo pressoché automatico. E' quindi nella funzione metalinguistica che si evidenziano i meccanismi sottostanti le abilità linguistiche di ascolto, parlato, lettura e scrittura e si sviluppano le abilità a controllarle e potenziarle. B IBLIOGRAFIA W. Bechtel. Filosofia della scienza e scienza cognitiva. Laterza 1995 C. Cornoldi. Metacognizione ed apprendimento, Bologna, Il Mulino, 1995. C. Cornoldi, R . De Beni. Gruppo MT, Imparare a studiare, Trento, Erickson, 1993 F.R. Hilgard, G.H. Bower. Le teorie dell’apprendimento. Angeli. Milano. M. Loprieno, E. Calamari. Introduzione agli stili cognitivi. ETS. Pisa Questa pagina può essere fotocopiata esclusivamente per uso didattico - © Loescher Editore www.loescher.it/filosofiascienzeumane