SOCIETA’
DI SCIENZE
FARMACOLOGICHE
APPLICATE
SOCIETY FOR APPLIED
PHARMACOLOGICAL
SCIENCES
SSFAoggi
Notiziario di Medicina Farmaceutica
Bimestrale della Società di Scienze Farmacologiche Applicate
Giugno 2012
numero
Fondata nel 1964
31
La SSFA per i giovani
Sommario:
La SSFA per i giovani
1
Master Bicocca
2
Nicoletta Vozza
4
Mariabernarda Carnemolla
5
Tesi Master Bicocca
7
Visita stabilimento Pfizer
8
Assemblea Pharmatrain
9
Partnership biotech-pharma
10
Farmacovigilanza
11
Oggi parliamo di….
12
Malaria
14
Notizie dall’Italia
16
Notizie dal Mondo
18
Guidance for Pharm. Industry
20
Assicurazioni inadeguate
21
News on clinical trials
23
Corso Varenna
24
MOSCA
In un periodo così difficile per la nostra economia e per l'occupazione non solo giovanile,
SSFA desidera agevolare coloro che già lavorano nelle aziende farmaceutiche e nelle
CRO, ma soprattutto vuole fornire gli strumenti a chi sta cercando un'occupazione nel
nostro settore. Ricordo all'ultimo Congresso SSFA molti giovani che hanno espresso
grande preoccupazione per il loro inserimento a causa dei numerosi tagli operati nelle
aziende a seguito di acquisizioni e fusioni avvenute negli ultimi anni: tutto questo risponde
alla realtà ma occorre non perdere tempo e speranze ma darsi da fare affinché ognuno
abbia la possibilità di costruire il proprio avvenire professionale anche in Italia. La SSFA
sta cercando da molti anni di dare delle risposte o almeno delle indicazioni utili attraverso i
tanti corsi che organizza per i suoi soci, gratuitamente o con un modesto contributo: penso ai corsi di formazione per CRA ed ai seminari, che offrono spesso borse di studio, ma
anche e soprattutto ai master della Bicocca a Milano o della Cattolica a Roma. Queste
iniziative SSFA hanno avuto grande successo in termini di iscrizioni e hanno prodotto
risultati concreti con lo "stage" di molti giovani presso aziende e CRO. A questo proposito,
vi invito a leggere le interviste di Domenico Criscuolo e di Francesco De Tomasi, alle pagine 4 e 5, a due studenti dei master quale testimonianza di un percorso conclusosi con
un contratto di lavoro. Credo, inoltre, che le attività didattiche e scientifiche svolte da
SSFA siano utili anche a chi già lavora, per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze in modo da poter essere sempre in grado di ricollocarsi in altre realtà lavorative, se
necessario. Oggi più che mai occorre studiare in quanto la competizione è globale e quindi richiede una continua formazione professionale e molta flessibilità, cioè capacità di sapersi adattare alle mutate condizioni esterne. Questo significa, ad esempio, conoscere le
lingue, soprattutto l'inglese ed infatti SSFA sta pensando di svolgere alcune lezioni dei
master in inglese perché, pur rimanendo in Italia, la conoscenza delle lingue permette di
trovare più facilmente un'occupazione. Anche il nuovo sito SSFA (che ospita, come quello
precedente, gratuitamente i CV di chi cerca lavoro) nonché il successo di SSFAoggi contribuiscono ad aumentare sia la diffusione delle nostre attività sia la visibilità dei soci e di
chi aderisce alle nostre iniziative. Alla riunione dell'ultimo Consiglio SSFA ci siamo chiesti
se possiamo fare di più in favore di chi ha bisogno del nostro aiuto e la risposta è stata
unanime nella direzione di mettere a disposizione anche nuove borse di studio e fornire
formazione a distanza grazie ai profitti che, come società scientifica non a scopo di lucro,
stiamo ottenendo con alcune iniziative di successo. Abbiamo però bisogno del vostro continuo sostegno, della vostra presenza attiva non solo ai corsi/seminari/master ma anche ai
Gruppi di Lavoro SSFA, perché questo vi permetterà non solo di migliorare le conoscenze
tecnico-scientifiche ma anche di farvi conoscere ed apprezzare dai colleghi più anziani e,
quindi, con maggiore esperienza umana e professionale.
Fatevi avanti, dunque!
Clinical Trials
in
Russia & Ukraine
_____________
Marco Romano
KIEV
7 June 2012 — Milan
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB PRATO
Anno VI numero 31
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Master Bicocca: inizia la 4a edizione,
con qualche dato sulle passate edizioni
Il 4 maggio è iniziata la quarta edizione
del master in Ricerca e Sviluppo Preclinico e Clinico dei Farmaci, organizzato
dall’Università di Milano Bicocca, in collaborazione con la SSFA. La selezione
dei candidati, basata su un’attenta analisi del curriculum vitae e professionale e
su una prova di inglese, a cui
quest’anno è stato assegnato un peso
maggiore nel punteggio finale anche in
prospettiva della imminente certificazione da parte del programma IMI PharmaTrain, è stata lunga e laboriosa, a causa
dell’elevato numero delle domande. A
fronte delle 101 candidature pervenute,
presentati i dati di
“placement” relativi
agli studenti delle
scorse edizioni. Nel
complesso i dati,
più completi per la
prima e seconda
edizione, appaiono
soddisfacenti,
in
quanto la maggior
parte degli exstudenti ha attualmente
un’occupazione nel
campo della ricerca
78 candidati si sono presentati alla prova di inglese e, tra questi, ne sono stati
selezionati 30. Oltre ai canonici 30 studenti, sono stati ammessi al corso anche
10 studenti, che stanno seguendo il progetto ”Specialista multidisciplinare di
tecniche avanzate per l’industria farmaceutica” presso Nerviano Medical Sciences; questi ultimi seguiranno solo le lezioni di didattica frontale e svolgeranno
lo stage presso Nerviano. La classe
risulta eterogenea, per titolo di studio e
per età. Come nelle scorsa edizione, la
laurea predominante è quella in biotecnologie; a seguire, la laurea in biologia,
CTF, Farmacia, Veterinaria e Ingegneria
Biomedica; circa il 50% degli studenti ha
un’età inferiore ai 30 anni e solo una
piccola minoranza superiore ai 35.
All’inaugurazione del master sono stati
clinica o preclinica
del farmaco. In
particolare, più del
50% degli studenti
della I edizione
risultano
avere
un’occupazione
stabile,
con
un’assunzione a
tempo indeterminato. Questa percentuale persiste
elevata anche tra
gli
ex-studenti
della
seconda
edizione, superando il 40%; se a questi dati si aggiungono
anche le percentuali di quelli che hanno
un contratto a tempo determinato si raggiungono valori
rispettivamente
del 72% e del
59%, confermando che il
master
apre
effettivamente
ed
efficacemente la strada
nel mondo del
lavoro. Anche
se parziali, i
dati relativi alla
edizione appena terminata (2
e 3 maggio
2012) confer-
mano questo trend: infatti il 50% degli
studenti, già alla conclusione del master,
ha un contratto a tempo determinato o
indeterminato e, come prevedibile, una
quota di ex-studenti è in cerca di
un’occupazione, con in tasca la qualifica
del master. Le aziende in cui gli exstudenti lavorano sono prevalentemente
CRO o industrie farmaceutiche. Tuttavia,
ci sono anche alcuni che prestano servizio di supporto alla ricerca clinica negli
ospedali e solo alcuni impiegati in centri
di ricerca preclinica.
Elena Bresciani
Anno VI numero 31
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INAUGURAZIONE DEL MASTER
ALL’UNIVERSITA’ DI MILANO BICOCCA
La terza edizione del Master sullo Sviluppo Pre-clinico e Clinico dei Farmaci,
organizzato dall’Università di Milano
Bicocca in collaborazione con la SSFA,
si è chiusa nei giorni 2 e 3 Maggio con la
discussione delle tesi: tutti i trenta studenti del corso 20112012 hanno presentato il loro elaborato,
con diapositive in
inglese. Due candidate hanno anche
illustrato la tesi in
inglese. Il giorno
successivo, 4 Maggio, si è tenuta la
sessione inaugurale
della quarta edizione
che prospetta numerose ed interessanti
novità.
Anzitutto, il numero
di domande di partecipazione è stato quest’anno straordinario: sono state ben 101, a fronte dei 30
posti disponibili. In aggiunta ai 30 partecipanti che hanno superato la selezione,
vi saranno quest’anno, in via eccezionale, altri 10 studenti provenienti, tramite
un accordo particolare, dal Centro Ricerche di Nerviano finanziato dalla Regione
Lombardia e recentemente assunti. Ciò
tuttavia non inciderà su quello che è uno
dei maggiori problemi dello svolgimento
del Master, cioè reperire stage per tutti i
partecipanti, perché i dieci di Nerviano
compiranno colà il proprio stage al termine del corso di lezioni.
Altra novità importante è stata rappresentata dalle visita degli auditor PharmaTrain il 26 Gennaio: il Master della Bicocca è entrato nel progetto PharmaTrain (vedi articolo a pag. 9) adottando
syllabus e procedure di questo. Ad esempio; il programma è stato portato a
14 sezioni ed è stato implementato un
sistema di Quality Assurance per garantire che lezioni, contenuti e procedure
siano in linea con il nuovo Manuale
PharmaTrain, con l’obiettivo di ottenere
il riconoscimento di Centre of Excellence.
Vi sono poi altre novità di grande interesse costituite da iniziative proprie del
Master della Bicocca. Le lezioni saranno
registrate, limitatamente alla voce e alle
diapositive, consentendo a chi desideri
rivedere la presentazione o recuperarla
perché assente il giorno della lezione di
accedere alle presentazioni, fermo restando l’obbligo della frequenza ad almeno il 75% delle lezioni.
Altra importante novità: i docenti che lo
desiderino potranno tenere le proprie
lezioni in lingua inglese e le tesi dovranno essere scritte e presentate in quella
lingua. Lo scopo è di familiarizzare al
massimo i partecipanti con la lingua e le
espressioni con le quali dovranno poi
quotidianamente confrontarsi nel mondo
del lavoro. Già alla prima sessione, 5 dei
10 docenti hanno tenuto le
proprie lezioni
in inglese. E’
stata
inoltre
discussa
la
proposta di fare
registrare anche in inglese
la lezione ai
docenti
che
siano disposti a
farlo. Attendiamo ora di ricevere i commenti degli studenti
e di avere il riscontro del loro gradimento.
Nella riunione dei coordinatori del
master sono poi stati discussi altri punti
di sicuro interesse. Come è noto, SSFA
sta discutendo l’iniziativa, che ha riscosso molti consensi tra i soci interpellati,
di avviare una attività di FAD
(formazione a distanza). Si potrebbe
quindi utilizzare singoli moduli del
master come corsi monotematici di
FAD i quali disponendo anche del
sigillo dell’Università acquisirebbero
ancora maggiore valore. Sicuramente
un’iniziativa del genere verrebbe incontro alle molte persone che, a causa delle limitazioni poste da aziende
ed enti alla partecipazione a convegni
e corsi, incontrano difficoltà ad aggiornarsi o ad accrescere il proprio bagaglio formativo. Si è anche accennato
alla possibilità di avviare in Italia il
programma CLIC (Clinical Investigators Course) di Pharma Train, indirizzato
agli sperimentatori clinici. Si prevede
infatti che nel prossimo futuro, per partecipare come sperimentatore a studi clinici, occorrerà dimostrare di avere partecipato ad appositi corsi formativi. La possibilità di ricorrere a corsi di FAD accreditati a livello europeo potrebbe quindi
costituire una eccellente risorsa per i
medici che vengono coinvolti in sperimentazioni con farmaci.
Luciano M. Fuccella
Anno VI numero 31
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SSFAoggi incontra……Nicoletta Vozza
Ho conosciuto Nicoletta Vozza
all’edizione del 2010-2011 del master di
Milano Bicocca. Lei mi chiese di essere
suo relatore alla tesi. Quando poi Otsuka offrì la disponibilità ad avere uno studente per uno stage di sei mesi, la segnalai all’ufficio del personale, e dopo
una selezione lei venne scelta. Il resto
della storia in questa breve intervista…..
DC : Nicoletta ciao e grazie per la tua
disponibilità a questa intervista. Iniziamo
da te: raccontaci dei tuoi studi, e delle
tue aspirazioni.
NV : Ciao Domenico, grazie a te. Premetto che sono una persona curiosa e
dinamica ed i miei studi hanno rispecchiato il mio modo d’essere. Ho viaggiato tra Lecce e Milano per diversi anni per
seguire quella che era la mia aspirazione, avere una preparazione adeguata
per lavorare nel mondo farma. Dopo la
maturità classica, affascinata dal mondo
della genetica e della biologia, mi sono
iscritta alla facoltà di Biotecnologie Mediche dell’Università degli Studi di Milano
dove ho conseguito la laurea triennale
con tesi in biologia molecolare. Terminata questa fase di studi, e con una maggiore consapevolezza della mia passione per il mondo “farma”, ho voluto arricchire la mia preparazione approfondendo la conoscenza della chimica e dei
processi industriali. Ho deciso perciò di
iscrivermi alla Facoltà di Biotecnologie
Farmaco-Industriali dell’Università del
Salento dove ho conseguito con lode la
laurea specialistica discutendo una tesi
sulla preparazione di macroarray funzionali di biomolecole di elevato interesse
farmacologico, dopo un tirocinio formativo di un anno e mezzo presso il Center
for Biomolecular Nanotechnologies - The
Italian Institute of Technology (IIT) di
Lecce. Infine mi sono iscritta al master in
ricerca pre-clinica e clinica dei farmaci
organizzato dall’Università Bicocca di
Milano per approfondire anche l’aspetto
della sperimentazione clinica.
DC: ….e come successe che da Lecce
venisti a Milano per il master? Non prendesti in considerazione altre Università
più vicine alla Puglia, come Roma o Ca-
tania o Firenze?
NV: Prima di iscrivermi, mi sono ampiamente documentata sull’offerta di master
a livello nazionale e ho considerato quelli svolti nelle Università di Siena, Firenze
e Roma. Cercavo un master che mi potesse dare un’ottima preparazione nella
sperimentazione clinica, di cui avevo
solo qualche nozione di base, e quello
organizzato presso l’Università Bicocca
di Milano mi sembrava che potesse rispondere meglio alle mie esigenze, trattando argomenti ampi e completi in questo campo. Inoltre Milano, dove già avevo vissuto da studentessa qualche anno
prima, era la città che a mio parere poteva darmi maggiori occasioni di crescita
personale e professionale.
DC: Le tue impressioni sul master Bicocca? Cosa si dice fra gli studenti? Ci puoi
indicare almeno due cose che ti sono
piaciute, ed altre due o tre che vorresti
cambiare?
NV: Complessivamente sono rimasta
molto soddisfatta dal master che ha colmato i vuoti che avevo nel campo della
ricerca clinica, rispondendo così alle mie
aspettative. Mi sento di poter dire, dal
confronto che ho avuto con gli altri studenti, che il livello di soddisfazione generale è senz’altro molto elevato. Gli
argomenti trattati in aula, spaziando dalla farmaco-economia alla statistica, dalla
farmacovigilanza alla pianificazione e
conduzione degli studi clinici, forniscono
un quadro completo della sperimentazione clinica, e la maggior parte di questi
ha suscitato molto interesse tra gli studenti. Inoltre, i professori, grandi professionisti, sono riusciti a coinvolgere gli
studenti attraverso dibattiti sugli argomenti più critici delle lezioni e trasmettendo non solo il loro bagaglio culturale,
ma portando in aula anche la loro esperienza professionale, di grande aiuto ed
esempio per chi è ancora studente e si
vuole affacciare al mondo del lavoro.
Detto questo, consiglierei un miglior coordinamento delle sessioni per evitare
ripetizioni di argomenti (repetita iuvant,
siamo d’accordo, ma in tempi stretti, e
con tanti temi da trattare e lacune da
colmare, sarebbe opportuno ottimizzare
il tempo da dedicare ad ognuno di essi).
Inoltre, consiglierei una migliore organizzazione nell’orientare gli studenti nella
scelta dello stage, magari organizzando
più di un incontro, come è avvenuto nel
corso dell’edizione da me frequentata,
con le aziende/CE/CRO che offrono la
possibilità di svolgere degli stage. Infine,
proporrei di erogare delle borse di studio
per consentire la partecipazione al
master anche a chi non ha la possibilità
economica, così da non creare discriminazioni nel diritto alla cultura.
DC: …ed ora veniamo allo stage in Otsuka. Hai pensato che si sarebbe potuto trasformare in un contratto di lavoro?
Quali sono state le tue prime impressioni? Un gruppo di lavoro affiatato, ma
relativamente piccolo: ti aspettavi qualcosa di diverso?
NV: Entrata a far parte di Otsuka, ho
avuto da subito un’impressione estremamente positiva che ho avuto modo di
riconfermare nel tempo. In Otsuka
l’ambiente è stimolante con un gruppo di
lavoro giovane, composto da grandi professionisti che mi hanno trasmesso la
loro professionalità e le loro competenze
in quella che era la mia prima esperienza lavorativa. Sono rimasta colpita
dall’affiatamento che vi è tra le diverse
figure aziendali: in Otsuka vi è una grande attenzione al singolo e un forte spirito
di collaborazione. Inoltre, proprio grazie
a quello che definisci un gruppo di lavoro affiatato, ma relativamente piccolo, ho
avuto modo di avere una visione globale
dei vari processi aziendali con la possibi(Continua a pagina 5)
Anno VI numero 31
(Continua da pagina 4)
lità di lavorare in un team crossfunctional. Per tutte queste ragioni ho
sperato, come poi effettivamente è avvenuto, che lo stage si trasformasse in un
contratto di lavoro.
DC : Infine, qualche consiglio per i tuoi
colleghi più giovani, che stanno pensando ad un master. Cosa ti senti di dire
loro?
NV: Sicuramente, data l’esperienza estremamente positiva, mi sento di consigliare loro la partecipazione al master
Bicocca, sia per la completa preparazione che viene offerta, per i docenti, grandi professionisti con un ampio bagaglio
culturale e professionale, sia per
l’opportunità che offre di entrare in contatto con il mondo del lavoro che, conse-
Pagina 5
guita la laurea, appare così lontano e
incerto. Grazie al master gli studenti
hanno infatti la possibilità di avere una
panoramica completa delle opportunità
lavorative che si aprono loro una volta
terminati gli studi e, grazie allo stage,
hanno la possibilità di fare un’esperienza
lavorativa concreta, sempre più richiesta
nelle offerte di lavoro. Considero quindi il
master un’ottima occasione per finalizzare le proprie conoscenze e per orientarsi
nel mondo del lavoro.
In bocca al lupo a tutti ragazzi! Ciao Domenico, e grazie ancora. Nicoletta.
A cura di Domenico Criscuolo
Nicoletta Vozza è nata a Galatina (LE) il 29 Luglio 1983. Terminati gli studi classici, ha conseguito nel 2005 la laurea triennale in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi
di Milano. Nel 2009 ha conseguito con lode la laurea specialistica in Biotecnologie FarmacoIndustriali presso l’Università del Salento con una tesi sperimentale svolta presso il Center for
Biomolecular Nanotechnologies - The Italian Institute of Technology (IIT) di Lecce. Nel 2011
consegue il Master di II livello in “Ricerca e Sviluppo Pre-clinico e Clinico dei Farmaci” presso
l’Università Bicocca di Milano con tesi dal titolo “L’evoluzione dei prontuari terapeutici territoriali in Italia: da strumento a servizio dell’operatore sanitario a strumento di clinical governance e appropriatezza prescrittiva”. Nel gennaio 2011 inizia il suo stage presso Otsuka Pharmaceutical Italy dove da gennaio 2012 lavora con contratto a tempo indeterminato nel ruolo
di Junior Medical Specialist.
SSFAoggi incontra……Mariabernarda Carnemolla
Maria Bernarda Carnemolla è stata fra le
prime studentesse a conseguire il
master dell’Università Cattolica di Roma.
La incontriamo dopo alcuni anni per parlare della sua esperienza.
FDT: Lei ha frequentato e portato a termine il master nell’anno accademico
2007-2008: qual’è stato il contributo per
la sua preparazione personale e quanto
è stato utile per la sua carriera professionale?
MC: Grazie al Master ho avuto modo di
conoscere ed approfondire le tematiche
relative alla ricerca clinica. Gli argomenti
affrontati nel corso delle lezioni e la possibilità di interloquire in maniera diretta
con i relatori hanno costituito una valida
offerta formativa, indirizzandomi verso i
profili aziendali che più potessero essere
allineati con le mie conoscenze e preferenze.
FDT: Come è venuta a conoscenza di
questo master e cosa si aspettava al
momento della sua iscrizione?
MC: Dopo essermi laureata a Catania
presso la Facoltà di Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, ho sentito l’esigenza
di approfondire sia l’ambito regolatorio
che quello della ricerca clinica. Dopo
aver frequentato e conseguito il diploma
di master di II Livello in “Metodologie
Farmaceutiche Industriali” presso
l’Università La Sapienza di Roma, ho
voluto completare il mio iter formativo
frequentando un master in Ricerca Clinica. Navigando sul sito web
dell’Università Cattolica ho trovato il
bando d’iscrizione per il Master e ho
immediatamente fatto domanda, confidando anche nel prestigio dell’Istituzione
che lo proponeva. Ciò che mi attendevo
era un’offerta formativa che coprisse gli
aspetti normativi ed operativi dello sviluppo clinico del farmaco. Le mie attese
non sono state deluse: gli esempi pratici
presentati dai relatori nel corso delle
lezioni e la loro stessa esperienza sono
stati molto preziosi, anche come spunti
di riflessione personale.
FDT: In quale misura la possibilità di
frequentare uno stage ha soddisfatto le
sue necessità di conoscenza e di preparazione per l’attività professionale?
MC: Oggi lo stage è uno strumento fondamentale per entrare nel mondo del
lavoro e comprenderne le dinamiche.
L’internato effettuato presso Novartis
Vaccines in qualità di Clinical Research
Associate mi ha permesso di mettere in
pratica una buona parte delle conoscenze acquisite nel corso delle lezioni ed è
stata sicuramente una bellissima esperienza non solo dal punto di vista lavora-
tivo, ma anche umano.
FDT:
Cosa
cambierebbe
nell’impostazione del master che ha
seguito?
MC: Trovo che l’impostazione del
master sia molto buona, ma aggiungerei
le verifiche in itinere, che sono un ottimo
strumento per verificare come e quanto
gli argomenti presentati nel corso delle
lezioni siano stati recepiti dagli studenti.
FDT: Consiglierebbe a qualcuno la frequenza del master e per quali motivi?
MC: Consiglierei il master ai neo-laureati
che sentono l’esigenza di conoscere,
comprendere ed approfondire le temati(Continua a pagina 6)
Anno VI numero 31
(Continua da pagina 5)
che relative alla ricerca clinica ed allo
sviluppo del farmaco: lo ritengo un ottimo trampolino di lancio per una crescita
professionale nell’industria farmaceutica.
FDT: Il master si sta occupando di ottenere una certificazione Europea: pensa
che quest’opportunità sia vantaggiosa
anche se comporterà un impegno maggiore da parte degli studenti?
MC: La certificazione Europea è sicuramente un’ottima opportunità: la ricerca
clinica è notoriamente condotta su scala
globale – tranne sempre più rare eccezioni – e l’acquisizione da parte degli
studenti di un titolo riconosciuto
all’interno della Unione Europea non
può che aprire nuovi orizzonti ed inaspettate prospettive.
FDT: Ci può illustrare il suo percorso
lavorativo, dalla iscrizione al master alla
situazione attuale? E il futuro?
MC: Al momento dell’iscrizione al
master lavoravo come farmacista in una
para-farmacia del centro di Roma. Dopo
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lo stage in Novartis Vaccines ed una
breve parentesi in Roche nel ruolo di
“start-up study specialist”, nel 2010 sono stata assunta in Parexel International
– una CRO globale attiva
nell’organizzazione di servizi per le aziende bio/farmaceutiche – come “site
contract leader”. Tale ruolo mi vede
responsabile, a livello internazionale,
della stesura e negoziazione dei contratti con i centri aderenti agli studi clinici, nonché della definizione e negoziazione dei budgets studio-specifici. Il mio
ruolo è strettamente legato alla fase di
start-up e prevede un continuo monitoraggio dei tempi di attivazione dei centri
e della conduzione degli studi, garantendo al contempo il rispetto delle GCP
e della legislazione vigente. Sono molto
felice della mia attuale occupazione e
spero possa ulteriormente svilupparsi
negli anni a venire, auspicabilmente
sempre nella fase di start-up.
FDT: Ha mantenuto rapporti con i colleghi di corso e con alcuni degli insegnanti?
MC: Essendomi trasferita prima a Siena
e poi a Milano, avevo perso una buona
parte dei contatti con i colleghi del corso. Tuttavia il mondo della ricerca clinica in Italia non è poi così vasto e non
sono mancate occasioni istituzionali e
lavorative che mi hanno permesso di
riallacciare i rapporti con alcuni di loro.
Di tanto in tanto ho incontrato alcuni dei
relatori, soprattutto in occasione di eventi SSFA: è sempre un piacere confrontarsi ed aggiornarsi vicendevolmente sui recenti sviluppi lavorativi e personali. Inoltre, ritengo che Linkedin sia
sicuramente un ottimo strumento per
mantenere vivi i rapporti tra ex-colleghi
e per costruirne d nuovi fra alunni di
anni diversi: il gruppo “Alumni Master”
facilita lo scambio di idee e notizie creando un network dinamico e ricco di
contenuti.
Molte grazie, cara dottoressa: le formulo
i migliori auguri da parte mia e della
redazione di SSFAoggi.
A cura di Francesco De Tomasi
Mariabernarda Carnemolla ha 30 anni, e lavora dal settembre 2010 presso Parexel International nel ruolo di site contract leader. Ha frequentato gli studi superiori a Modica (RG), si è laureata in CTF all’Università di Catania nell’ottobre 2006, ed ha ottenuto il titolo di farmacista
nel 2007. Ha poi lavorato come CRA presso Novartis Vaccines a Siena e successivamente come start up specialist presso Roche. Nel 2007
ha ottenuto il diploma di master di II livello in “Regulatory affairs” presso l’Università “ La Sapienza” di Roma, e, successivamente, nel 2008,
il diploma di master di II livello in “ Sviluppo preclinico e clinico del farmaco: aspetti tecnico scientifici, regolatori ed etici” presso l’Università
Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Anno VI numero 31
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Master Università Bicocca - Milano: due tesi
Decreto CRO: prospettive e criticità
Il mondo della ricerca clinica è da sempre un mondo complesso di attori, norme ed esigenze
che devono coesistere e convivere con un solo obiettivo: tutelare la salute dei pazienti, sviluppare nuovi ed efficaci farmaci e raccogliere dati validi ai fini della loro immissione in commercio. Le CRO (Contract Research Organizations) da anni sono tra i principali attori di questo
processo e la loro sempre crescente importanza e presenza nel panorama della ricerca ha
fatto sì che AIFA sentisse l’esigenza di dettare alcune regole e requisiti per garantire un servizio omogeneo, valido e, soprattutto, condotto da personale qualificato. Con questo intento,
nel novembre del 2008 venne pubblicato un decreto sui requisiti minimi delle CRO, documento che non ci mise molto a sollevare questioni, discussioni e malcontento nel mondo delle
società di ricerca a contratto. Per quasi tre anni le CRO hanno costruito un sistema interno di
tracciatura di tutte le attività richieste, cercando di ovviare ai dubbi interpretativi che alcuni
punti del decreto ponevano. Nel gennaio del 2012, in seguito ad una sospensiva del suddetto
decreto da parte del Consiglio di Stato, AIFA ha formulato un decreto bis: le modifiche apportate hanno eliminato sicuramente gran parte delle criticità emerse a fronte della pubblicazione
del primo documento, motivo questo per cui il decreto CRO bis è stato accolto più favorevolmente dagli operatori del settore.
Resta ancora, però, un aspetto poco chiaro: il decreto CRO bis sancisce quali requisiti devono avere la CRO e il personale operante al suo interno, ma la CRO è una società di servizi che agisce per conto dello sponsor. Se il fine del decreto è quello di migliorare la ricerca clinica da un punto di vista qualitativo, quando verranno stabiliti i requisiti che un’azienda farmaceutica e il suo
personale devono avere, come previsto dal DLgs 6 novembre 2007, n.200, che non ha mai avuto attuazione?
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Ilaria Cadau è nata a Cagliari il 10 gennaio 1984. Nel 2009 ha conseguito la laurea specialistica presso l’Università di Cagliari in Biologia Sperimentale ed Applicata con indirizzo biochimico-molecolare. Dopo qualche breve esperienza di tirocinio in laboratorio, si è trasferita a Milano e
ha frequentato il Master di II livello in Ricerca e Sviluppo Preclinico e Clinico dell’Università degli Studi di Milano - Bicocca. Attualmente lavora
in una CRO italiana (OPIS) nel ruolo di Clinical Trial Assistant.
Orphan drugs development: from pre-clinical
phase to post-marketing surveillance
Orphan drugs are therapies intended for rare diseases. Such diseases occur only in a
limited number of patients and are often life-threatening: such conditions often occur in
young people or even in children and infants thus, developing orphan drugs represent an
ethical obligation. During the past years, pharmaceutical companies had difficulties in
investing money and resources on such rare conditions, due to uncertainties in the return
of investment. In more recent years, regulatory authorities have developed laws and regulations focused on orphan drugs because of the increasing interest in rare diseases.
Such regulations give pharmaceutical industries different forms of incentives, in order to
improve the development of therapeutic alternatives and opportunities for patients affected by rare diseases. Furthermore, small-medium biotech companies, in collaboration
with academics or bigger pharmaceutical companies, can develop orphan drugs also with
European incentives. Thus, they can develop drugs for a niche market that may still be
attractive due to the limited number of competitors, and a considerable saving in financial investments. ADIENNE is an Italian
small-medium biotech company, focused on rare diseases in hematology and transplantation. ADIENNE has a broad pipeline of
orphan drugs, both on the market and in different stages of development: such pipeline involves a high degree of innovation and
consists of biological products directed to innovative molecular targets. The purpose of my work is to investigate in detail which
are the principal aspects that make the orphan drugs development process different from the one of a classical pharmaceutical
product, with an overview on the activities of a small-medium biotech company, focused on the development of innovative orphan
drugs.
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My name is Stefania Cislaghi and I have a degree in Biotechnology. I worked at Nerviano Medical Sciences from 2008 to 2011 in a biochemistry lab in the biotechnology department, where I was involved in cloning and production of proteins involved in cancer development in order
to further design chemical inhibitors for therapeutic purposes. Since 2011 I worked in collaboration with ADIENNE, a small medium Italian
biotech company focused on rare diseases. I am involved in the development and production of antibodies for therapeutic purposes for various
rare diseases. In 2012 I was offered a contract: I am currently employed in the QA/QC division in order to collaborate to the development of its
innovative products with regulatory compliance for their approvals. I always wanted to study biotechnology: I have a strong passion for my
work and I am a really resolute person.
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VISITA ALLO STABILIMENTO
PFIZER DI APRILIA
Nel programma del master “Sviluppo
preclinico e clinico del farmaco” di Roma, gli studenti hanno avuto modo di
vivere un esperienza formativa, che ha
permesso loro di vedere l’applicazione
della Good Manufacturing Practice
(GMP). La visita agli stabilimenti di produzione Pfizer di Aprilia, illustrata in modo impeccabile dal dr. Massimo Minà,
ha evidenziato la realizzazione concreta
di una nutrita serie di aspetti, relativi alle
Norme di Buona Fabbricazione dei prodotti farmaceutici, che per la gran parte
dei partecipanti al master, fino a quel
momento, erano mere e tediose norme
con valenza unicamente teorica. Conoscere personalmente la Qualified Person
e vedere il processo che porta alla generazione di un batch record, rende consapevoli di come nell’industria farmaceutica si adotti la massima cura e perizia
per garantire che ogni lotto fabbricato
sia prodotto e controllato in accordo ai
requisiti della AIC. Questa stimolante
esperienza è partita dall’illustrazione dei
passaggi relativi ai controlli di produzione che iniziano dall’individuazione del
personale qualificato, distinto, a seconda
dell’inquadramento, dai differenti tipi di
indumenti protettivi indossati nella zona
bianca, e finiscono alla stesura di rapporti manuali o automatici che certificano la conformità del prodotto. In questo
percorso abbiamo passato in rassegna
tutte le altre componenti intermedie del
processo
di
produzione,
dall’adeguatezza dei locali, con tutte le
misure tese
ad
evitare
contaminazioni crociate, alle macchine di produzione, fino
a contemplare le materie
prime, i contenitori,
le
etichette
nonché
le
procedure di
stoccaggio e
trasporto. Un
mondo complesso
ed
ordinato. La Gli studenti del master, tra cui Giulio Tedesco e il dr. Massimo Minà
visita si è
conclusa con l’illustrazione delle tappe stabilimento "verde", data la presenza di
del Controllo di Qualità (QC), procedure 2 co-generatori di energia elettrica e
di campionamento, specifiche e saggi, termica e la copertura dei parcheggi
tra cui quelli tesi a valutare le contami- esterni con ben 5.000 metri quadrati di
nazioni microbiche del farmaco, esposti pannelli fotovoltaici. Un esperienza che
e spiegati in modo esaustivo nell’area ha mostrato in modo concreto un mirabidello splendido laboratorio microbiologi- le esempio di Gestione della Qualità.
Giulio Tedesco
co di cui dispone lo stabilimento di produzione. Una memorabile visita ad un
sito che nasce nel 1958, con un esten- Giulio Tedesco nasce a Roma il 30/12/1979.
Dopo aver conseguito il diploma di maturità
sione di 133.000 metri quadrati, di cui scientifica al liceo Louis Pasteur di Roma, nel
24.000 coperti, e rappresenta un polo 2006 consegue, a pieni voti, la laurea in farstrategico per la produzione e distribu- macia presso l’Università “La Sapienza” di
zione di prodotti OTC e dietetici destinati Roma. Nel 2007 svolge attività di farmacista
prevalentemente ai mercati europei ed e consulente per formulazioni galeniche nella
extra-europei. Le attività produttive sono farmacia dell’Istituto Dermopatico
unicamente dedicate alla produzione di dell’Immacolata di Roma. Dal 2008 al 2010 è
solidi orali con farmacista direttore presso Vivasalute. Nel
una capacità 2008 vince il concorso d’accesso alla scuola
annuale
di di specializzazione in farmacia ospedaliera,
all’Università “La Sapienza” di Roma,
circa 150 mi- nell’ambito della quale svolge il tirocinio prolioni di confe- fessionale per tre anni presso l’ospedale S.
zioni. Ultima Filippo Neri. Nel 2010 si diploma cum laude
osservazione, in farmacia ospedaliera. Nel 2011 svolge
estremamente attività di collaborazione volontaria nella strutinteressante, è tura ospedaliera del S. Filippo Neri di Roma e
di consulenza a farmacia privata aperta al
che
l’insediamento pubblico. Nel 2012 consegue l’idoneità alla
di Aprilia è da titolarità di farmacia in concorso pubblico per
considerarsi a sedi farmaceutiche e partecipa al master in
“sviluppo preclinico e clinico del farmaco”
tutti gli effetti presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore
Anno VI numero 31
Pagina 9
La quarta Assemblea Generale del progetto PharmaTrain
Al Novartis campus di Basilea si è svolta, il 17 e 18 aprile scorso, la quarta Assemblea Generale dei partner del progetto PharmaTrain: appuntamento annuale per fare il punto sull’avanzamento
del progetto, e fissare gli obiettivi del
prossimo anno.
Circa 55 delegati sono intervenuti, da
ogni angolo del mondo, a testimoniare
con la loro presenza non solo il valore di
questa iniziativa, ma anche l’impegno
per l’armonizzazione dei programmi dei
diversi master, e per un elevato standard di qualità. I due master italiani che
partecipano a questo progetto erano
rappresentati dal prof Pierluigi Navarra e
Francesco De Tomasi (Roma) e da Luciano Fuccella e dal sottoscritto (Milano).
Fritz Buhler, il direttore del progetto, nel
dare il benvenuto a tutti i presenti, ha
elencato le novità più rilevanti degli ultimi 12 mesi:
i 13 partner europei del progetto stanno
continuando il loro percorso di armonizzazione dei corsi: sei hanno già
ricevuto il riconoscimento di Centro di
Eccellenza (Basilea, Bruxelles, Duisburg, Londra e due a Dublino), tre
hanno ricevuto la prima visita di valutazione (Milano, Roma, Barcellona) ed
i rimanenti quattro (Budapest, Lione,
Cardiff e Belgrado) riceveranno la
visita nei prossimi mesi;
il progetto PharmaTrain sta diventando
globale! Questa è a nostro avviso la
novità più rilevante, a chiara dimostrazione del valore scientifico ed anche
etico di questo progetto. A Basilea
erano infatti presenti i rappresentanti
di altri Paesi (USA, Brasile, Cina, Corea, Giappone, Singapore, Israele,
Sud Africa, Australia) che hanno firmato una lettera di intenti con i coordina-
tori PharmaTrain, ed intendono applicare anche ai loro master gli indirizzi
ed i contenuti dei master Europei;
infine, sono state illustrate due gemmazioni del progetto PharmaTrain: Rolf
Bass, ex direttore EMA, ha infatti lanciato il MRA, un progetto Europeo di
armonizzazione dei master in affari
regolatori; ed è stato anche lanciato il
progetto CLIC (Clinical Invesigators
Course), con la sua derivazione elettronica e-CLIC, che si pone come obiettivo uniformare la preparazione di
coloro che intendono operare come
Sperimentatori negli studi con farmaci.
E’ stata così avviata la Clinical Investigator Certification Initiative con lo scopo di
fare acquisire agli Sperimentatori una
certificazione di qualità che si prevede in
futuro sarà richiesta per poter partecipare alle sperimentazioni cliniche.
Vale la pena di ricordare, per la loro utilità generale, altri recenti sviluppi.
- è stato ampliato il portale OnCourse (www:on-course.eu) il più
completo catalogo europeo di corsi
post-laurea in campo biomedico e di
ricerca sui farmaci.
- è disponibile la e-library che per
ora ha solo 2 sezioni: e-1 (Introduction
to drug development, durata 5 ore) ed
e-9 (Clinical Investigator Course della
durata di 40 ore), ma che si prevede di
portare a coprire tutto il syllabus
- è stato distribuito il manuale, che
dettaglia i principi e le pratiche emersi
dalla collaborazione tra tutti i partecipanti al progetto e si propone come
documento da implementarsi a livello
paneuropeo. E’ indirizzato a tutti coloro
che organizzano corsi ed ai partner
universitari. Tutti sono stati invitati ad
esaminarlo e a segnalare eventuali correzioni da apportare.
L’assemblea ha dato modo ai partecipanti di scambiarsi direttamente pareri, suggerimenti, impressioni che saranno utilissimi per i futuri sviluppi del progetto. Dopo tre anni di vita, si può
senz’altro affermare che esso ha raggiunto risultati importanti, tuttavia da
vari partecipanti sono stati sottolineati
alcuni aspetti critici che dovranno essere affrontati nel prossimo futuro. E’ stato
ad esempio sottolineato che tuttora si è
lontani dal raggiungere quella armonizzazione che rappresenta l’obiettivo
primo del progetto, per quanto in particolare riguarda l’adozione generale del
Syllabus, dei Training Principles e dei
Learning Outcomes. Le verifiche di
qualità che sono in corso contribuiranno
certamente ad accelerare il processo.
Altro aspetto critico, forse il più importante, è rappresentato da quello finanziario. Nel 2014 il finanziamento concesso da UE cesserà e, se si vorrà che
il progetto non si arresti, occorrerà
trovare solide fonti alternative di finanziamento; ciò probabilmente comporterà
che i centri partecipanti rivedano le
quote di iscrizione ai corsi ed ai master.
A questo proposito, si deve notare
che le quote dei due master italiani
(Milano e Roma) sono marcatamente
inferiori a quelle degli altri corsi partecipanti al progetto PharmaTrain.
Domenico Criscuolo e
Luciano M. Fuccella
Anno VI numero 31
Pagina 10
Modelli vincenti di partnership
fra piccoli gruppi biotech e società farmaceutiche
Due anni fa avevo presentato, su SSFAoggi n 18, la collaborazione appena avviata fra Nicox e Bausch+Lomb (B+L)
sul progetto “glaucoma”. Ora ci sono i
risultati di uno studio clinico su oltre 400
pazienti. Sono interessanti. Li descrivo
con l’intento di riprendere alcune riflessioni su un tema generale di interesse,
cioè le collaborazioni fra piccole biotech
dedicate alla ricerca e le società farmaceutiche.
I risultati. Lo studio è di fase 2b su pazienti con ipertensione oculare o glaucoma ad angolo aperto. “End point” primario su efficacia nella riduzione della ipertensione oculare diurna dopo 28 giorni di
trattamento. Quattro dosi del nuovo potenziale farmaco in confronto a latanoprost (Xalatan). Due dosi sono risultate
più efficaci del farmaco di riferimento
(p<0.01). Di particolare interesse sono i
dati sugli “endpoint” secondari. Per esempio, il numero di pazienti che hanno
risposto alla terapia con una pressione
oculare minore di 18 mmHg sono risultati del 68.7 % per il nuovo farmaco, alla
dose più efficace, rispetto al 47.5 % dei
Xalatan, alla dose approvata in terapia
(p<0.01) La tollerabilità è risultata simile
a quella del farmaco di confronto. I risultati hanno stimolato B+L ad iniziare al
più presto la fase 3.
Breve storia del progetto. Nel 2004
Nicox aveva iniziato un progetto di collaborazione in ricerca con Pfizer su nuovi
farmaci per il trattamento del glaucoma.
Avevamo dati preclinici su modelli di
malattia, brevetti ed un approccio innovativo. Stavamo studiando derivati delle
prostaglandine alfa 2 agonisti (per esempio latanoprost e bimatoprost) per
potenziarne l’attività sulla pressione endoculare, fattore di rischio rilevante del
glaucoma. I risultati erano incoraggianti,
da qui l’interesse di Pfizer per continuare, con nuovi investimenti, la linea di
farmaci nel campo oftalmico fra cui dominava il latanoprost (Xalatan > 1.6
milioni USD nel 2011). Grazie ad un
eccellente lavoro di team, sforzo comune in chimica, farmacologia e tossicologia avevamo scelto un candidato per lo
sviluppo in tempi rapidi ed avviato gli
studi clinici di fase 2a in pazienti con
elevata pressione endoculare. I risultati
di due studi, uno in Giappone e l’altro in
USA, avevano dimostrato efficacia e
tollerabilità. Tuttavia Pfizer arrivò alla
decisione di non procedere con ulteriori
studi (si pretendeva un altro
“blockbuster” ed i dati non lo consenti-
consenso. E’ noto che oltre il 50 % dei
nuovi farmaci in sviluppo delle società
farmaceutiche provengono da acquisizioni dalle società biotech. Le piccole
biotech a loro volta riescono ad ottenere
finanziamenti e crescere grazie alle alleanze. Ci si può chiedere se da sole sarebbero mai riuscite a portare un farmaco allo sviluppo, fino alle ultime fasi.
vano, inoltre c’erano dinamiche sfavorevoli che portarono dopo pochi mesi alla
dismissione delle ricerche interne in oftalmologia ed all’acquisizione di Wyeth).
Il progetto ci venne restituito. Nel marzo
2010 riuscimmo a concludere un accordo con B+L.
Commenti. I risultati sono incoraggianti.
Speriamo... Le alleanze, prima con Pfizer e poi con B+L, hanno permesso di
raggiungere una tappa significativa del
percorso di sviluppo. Nicox ha ricevuto
finanziamenti ai vari traguardi: per esempio, quest’ultimo risultato comporta il
pagamento di10 milioni USD. Inoltre,
tutto il percorso di sviluppo, dalla tossicologia alla formulazione agli studi clinici, è stato sostenuto prima da Pfizer e
poi da B+L.. Un risultato notevole! Questo è un esempio di modello di
partnership che riscuote sempre più
Sarebbe un successo notevole e darebbe un grande valore alla piccola biotech,
un decollo significativo. Ci sono alcuni
esempi di successo. Ma ... le difficoltà
sono troppe, ostacoli spesso insormontabili. In genere, mancano i finanziamenti, le competenze e l’organizzazione per
far decollare fasi cliniche complesse ed
interazioni appropriate con gli enti regolatori. La mia opinione è che una piccola
biotech possa portare un nuovo composto promettente fino alla fase 2a, alla
“proof of concepì”, e poi deve cercare un
partner. E’ questo un modello di
partnership che sta crescendo, una simbiosi fra piccoli gruppi innovativi e grandi gruppi con esperienza e risorse. Un
modello che promette ulteriori innovazioni terapeutiche.
Ennio Ongini
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AGGIORNAMENTI DI FARMACOVIGILANZA
RATES OF SPONTANEOUS REPORTS OF ADVERSE DRUG REACTIONS FOR DRUGS REPORTED IN CHILDREN: A CROSS-SECTIONAL STUDY WITH DATA FROM THE SWEDISH ADVERSE DRUG REACTION DATABASE AND THE SWEDISH PRESCRIBED DRUG REGISTER - Wallerstedt SM, Brunlöf G, Sundström A - Drug
Saf 2011; 34:669-82
CONTESTO Le conoscenze sulla sicurezza dei farmaci sono limitate nella popolazione pediatrica, soprattutto per i farmaci non
utilizzati per le indicazioni riportate in etichetta. Le segnalazioni spontanee di reazioni avverse ai farmaci (ADR) possono essere
una fonte importante di maggiori conoscenze, ma l'entità del tasso complessivo di segnalazione nei bambini non è noto.
OBIETTIVO L'obiettivo principale dello studio era determinare l'entità della segnalazione spontanea di reazioni avverse nei bambini con particolare attenzione ai farmaci non utilizzati come indicato (off-label); ciò prevedeva l'analisi dei tassi di segnalazione
dei singoli case safety report (ICSR) segnalati nei bambini per 1000 individui trattati, al fine di confrontali tra farmaci indicati o non
indicati per l'uso nei bambini e di paragonare i tassi per i bambini con quelli degli adulti.
METODI Gli ICSR (estratti dal database svedese delle ADR) e il numero di soggetti trattati (estratto dal registro svedese delle
prescrizioni farmaceutiche) sono stati analizzati per un periodo di 2 anni (2006-2007). Per i farmaci con uno o più ICSR riguardante i bambini, sono stati determinati i tassi di ICSR per 1000 individui trattati e confrontati tra i bambini (<18 anni) e adulti (>=18
anni). I farmaci riportati per i quali era stato venduto >10% del volume come OTC o per l'uso in ospedale sono stati esclusi. È
stato calcolato il reporting ratio complessivo di ICSR aggregati per 1000 persone trattate tra i farmaci non indicati e farmaci indicati per l'uso pediatrico, separatamente per bambini e adulti. Il reporting ratio complessivo è stato calcolato anche tra bambini e
adulti, separatamente per i farmaci indicati e quelli non indicati per essere usati nei bambini.
RISULTATI In totale, sono stati inclusi nell'analisi 255 (nei bambini) e 1402 (negli adulti) ICSR riguardanti 94 farmaci. 74 (29%) e
711 (51%) ICSR nei bambini e negli adulti, rispettivamente, erano stati registrati come gravi (p<0,00001, test a due code). Per i
farmaci riportati in tre o più ICSR riguardanti i bambini, i tassi di ICSR per 1000 individui trattati variavano tra 0,01-6,45 (bambini)
e 0,01-6,39 (adulti). Per 17 dei farmaci (18%) i tassi di ICSR per individui trattati erano significativamente più alti per i bambini
che per gli adulti, e per 2 dei farmaci (2%) il risultato era opposto. Il confronto complessivo di ICSR aggregati per 1000 bambini
trattati ha rivelato un tasso di segnalazioni superiore per i farmaci non indicati che per i farmaci indicati per i bambini: rate ratio
3,44 (IC 95% 2,67-4,43; p<0,00001). Il risultato corrispondente per gli adulti era 1,52 (1,37-1,68; p<0,00001). Il reporting rate
complessivo di ICSR aggregati per 1000 individui trattati era più elevato nei bambini rispetto agli adulti per i farmaci non indicati
per i bambini: rate ratio 2,01 (1,61-2,51; p<0,00001).
CONCLUSIONI I risultati di questo studio indicano che l'entità della segnalazione di reazioni avverse è maggiore per i farmaci
non indicati per i bambini che per i farmaci indicati. Per questi, l'entità della segnalazione è maggiore per i bambini che per gli
adulti. Così, il personale sanitario segnala di buon grado le reazioni avverse nei bambini, soprattutto ADR per i farmaci usati in off
-label. L'evidenza è rassicurante perché ci sono poche altre fonti per la conoscenza della sicurezza dei farmaci pediatrici. Importanti limitazioni dello studio sono: (i) a fronte di molti farmaci, solo pochi ICSR sono stati registrati, così ogni ICSR ha un forte
impatto sui tassi per i singoli farmaci, e (ii) i risultati del presente studio si applicano solo ai farmaci inclusi nel l'analisi.
THE LACK OF KNOWLEDGE ABOUT THE VOLUNTARY REPORTING SYSTEM OF ADVERSE DRUG REACTIONS AS A MAJOR CAUSE OF UNDERREPORTING: DIRECT SURVEY AMONG HEALTH PROFESSIONALS Pérez García M, Figueras A Pharmacoepidemiol Drug Saf, pubblicato on line il 26 luglio 2011
CONTESTO La sottosegnalazione delle sospette reazioni avverse da farmaci (ADR) è uno dei problemi principali che interessano i sistemi di farmacovigilanza basati sulle schede di segnalazione spontanea
OBIETTIVO Misurare il livello di conoscenza sul sistema di segnalazione spontanea delle sospette ADR tra medici e farmacisti in
Venezuela e studiare la sua relazione con diverse variabili.
METODI E' stato inviato agli operatori sanitari in tutto il territorio nazionale del Venezuela un questionario anonimo, auto gestito,
su base di popolazione. È stato sviluppato un algoritmo per classificare il livello di conoscenza del sistema di farmacovigilanza.
RISULTATI Preso nel suo complesso, il livello di conoscenza del sistema di segnalazione volontaria era "scarso". Tra i 515 medici partecipanti, il 62,3% (IC 95% 58,0-66,5%) aveva un livello "scarso" di conoscenza; il termine Farmacovigilanza era associato
al concetti di "controllo" dell'uso di farmaci, e solo il 24,7% dei medici aveva segnalato una sospetta ADR. La "specialitizzazione
medica" era l'unica variabile che mostrava una correlazione con il livello di conoscenza (p=0,0041). Tra i 78 farmacisti partecipanti, il 66,7% aveva un livello "scarso" di conoscenza (55,1-76,9%).
CONCLUSIONI Il livello di conoscenza del sistema di segnalazione volontaria tra medici e farmacisti in Venezuela è scarso. Questi risultati rafforzano l'ipotesi che ignorare gli effetti avversi dei farmaci e non conoscere l'esistenza di un sistema di farmacovigilamza sono tra le principali cause della sottosegnalazione. Un attento studio sulla conoscenza effettiva della farmacovigilanza
potrebbe essere la base per impostare interventi concepiti appositamente per superare concetti fuorvianti e migliorare il tasso di
segnalazione a livello nazionale.
A cura di Raimondo Russo
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Oggi parliamo di…..
La rimozione delle cellule senescenti dai tessuti ritarda
l’insorgenza di patologie da invecchiamento nel topo
La rimozione delle cellule senescenti
(CS) dai tessuti potrebbe rappresentare
un nuovo approccio terapeutico per ritardare l’insorgenza e/o la progressione di
patologie
connesse
con
l’invecchiamento e prolungare la durata
della vita umana libera da patologie.
Ricercatori del Mayo Clinic College of
Medicine hanno sviluppato un modello di
topo transgenico nel quale cellule esprimenti uno specifico marker di senescenza sono rimosse con la somministrazione di un farmaco. Questi topi sono poi
stati incrociati con topi di un ceppo che
manifesta precocemente deficit correlati
ai processi di invecchiamento, in modo
da poter valutare gli effetti generati dalla
rimozione delle CS. I risultati hanno mostrato che la rimozione farmacologica
delle CS in età precoce ritarda
l’insorgenza di taluni problemi connessi
con l’invecchiamento quali i danni muscolari che si registrano particolarmente
in quei tessuti nei quali normalmente si
accumulano le CS. Inoltre, se il trattamento è effettuato in età più avanzata, la
progressione di patologie da invecchiamento già in atto viene rallentata. Questi
risultati indicano che l’acquisizione del
fenotipo secretorio associato alla senescenza, che mette le cellule in grado di
secernere una varietà di fattori di crescita, citochine e proteasi, contribuisce alla
disfunzione
tissutale
legata
all’invecchiamento. La senescenza cellulare impedisce la proliferazione di cellule
danneggiate o mal funzionanti che potrebbero causare neoplasie, ma si verifica anche nelle cellule a causa
dell’invecchiamento e ciò porta
all’accumulo di CS negli organi e nei
tessuti. Si è ipotizzato che fattori secreti
da queste cellule possano danneggiare
la struttura e le funzioni dei tessuti circostanti, ma non è ancora chiaro se essi
siano un fattore scatenante nelle patologie da invecchiamento, e se la loro rimozione abbia effetti benefici sulla salute.
Per chiarire meglio questi aspetti, è stato
adottato un approccio transgenico per
eliminare le CS nel topo, basato sulla
rimozione farmacologica delle cellule
che esprimono il marker di senescenza
p16Ink4a. La tecnica usata è una versione
modificata di un modello di topo noto
come FAT-ATTAC che uccide selettivamente gli adipociti dopo somministrazione di AP2018, farmaco che induce la
dimerizzazione di una proteina di fusione
tra la proteina legata a membrane
FK506 miristoilata e la caspasi 8 (FKBPCasp8), in questo caso espressa dagli
adipociti. Per modificare l’approccio al
fine di uccidere selettivamente le CS, il
promotore del transgene usato in FAT-
ATTAC è stato rimpiazzato con un frammento di 2617 coppie di basi del promotore genico p16Ink4a che è trascrizionalmente attivo specialmente nelle CS.
Questo transgene è stato anche modificato per esprimere in modo amplificato
una proteina di fluorescenza verde che
segnala se le CS possono essere individuate e raccolte. Sono state generate 9
linee di fondatori transgenici INKATTAC, iniettando il costrutto transgenico in uova fertilizzate. Ciascuno di questi
fondatori è stato incrociato con un topo
BubR1 ipomorfico (BubR1H/H), che ha
una durata di vita marcatamente ridotta
ed esprime una serie di fenotipi legati
all’età. Il gene BubR1 codifica per un
elemento essenziale del controllo mitotico (ritarda l’anafase finchè tutti i cromosomi sono correttamente attaccati al
fuso mitotico) e, poiché i livelli della proteina calano significativamente con l’età,
si pensa che esso rappresenti un fattore
determinante dell’invecchiamento naturale. I topi BubR1H/H accumulano anche
selettivamente cellule p16Ink4a positive
nei tessuti nei quali si sviluppano patolo-
gie da invecchiamento e la ricerca ha
dimostrato che, inattivando p16Ink4a in
questi topi, si ritarda selettivamente
l’insorgenza, negli stessi tessuti, di fenotipi legati all’età. L’analisi di tessuti prelevati da topi incrociati BubR1H/H;INKATTAC di 5 mesi di età ha dimostrato
che i livelli di trascrizione di INK-ATTAC
e GFP (green fluorescent protein) sono
significativamente aumentati nel tessuto
adiposo, nel muscolo scheletrico e
nell’occhio, ma non in tessuti nei quali il
marker p16Ink4a endogeno non è normalmente indotto, come il fegato ed il cuore.
E’ stato poi confermato che INK-ATTAC
transgenico e p16Ink4a endogeno sono
sotto lo stesso meccanismo di controllo
trascrizionale Bubr1 indipendente, sia
nei topi wild type (WT) INK-ATTAC che
in quelli transgenici BubR1H/H;INKATTAC. Inoltre, per rispondere alla domanda se INK-ATTAC sia espresso nelle CS nel tessuto ipomorfico BubR1, si è
appurato, con tecniche di colorazione e
di qRT-PCR, che l’espressione di INKATTAC correla con l’espressione di
marker di senescenza nel tessuto adiposo inguinale (TAI) nei topi BubR1H/H;INKATTAC. Per produrre un’ulteriore prova
dell’espressione selettiva di INK-ATTAC
nelle CS, è stato raccolto TAI da topi
BubR1H/H;INK-ATTAC e le popolazioni di
cellule GFP+ e GFP- sono state separate da un’unica sospensione cellulare,
usando tecniche di citometria a flusso
(FACS). Con qRT-PCR si è dimostrato
che le cellule GFP+ non solo esprimono
livelli più elevati di p16Ink4a delle cellule
GFP-, ma hanno anche quantità elevate
di altri marcatori chiave di senescenza.
Per valutare se INK-ATTAC è anche in
grado di eliminare le CS, cellule di midollo osseo prelevate da topi transgenici
WT;INK-ATTAC sono state messe in
coltura con rosiglitazone (farmaco antidiabetico sensibilizzante all’ insulina) per
indurre senescenza cellulare. La sopravvivenza delle cellule è stata monitorata
dopo attivazione della proteina di fusione FKBP-Casp8 mediante trattamento
con AP20187. La maggior parte delle
(Continua a pagina 13)
Anno VI numero 31
(Continua da pagina 12)
cellule provenienti dalle linee transgeniche sono morte, o erano moribonde, entro 48 ore dall’esposizione ad AP20187,
mentre nelle colture non esposte al farmaco le cellule erano vive e vitali ed esprimevano la SA-ȕ-Gal (ȕ-galattosidasi
associata alla senescenza). Questi risultati in vitro dimostrano che l’attivazione di
FKBP-Casp8 elimina in modo efficace e
selettivo le CS p16Ink4a positive. Per verificare se l’eliminazione delle CS esprimenti p16Ink4a ha qualche effetto
sull’insorgenza di fenotipi correlati all’età
nei topi BubR1H/H , sono state generate
popolazioni di topi BubR1H/H;INK-ATTAC,
trattati o no (controlli) con AP20187 ogni
3 giorni fin dall’età di 3 settimane. Gli
animali sono stati monitorati per cogliere
l’insorgenza e l’evoluzione di sintomatologie correlate all’età note per essere associate all’induzione della p16Ink4a, quali la
sarcopenia, la cataratta e la perdita di
tessuto adiposo. In confronto ai topi di
controllo, quelli trattati con AP20187 per
eliminare le CS, hanno fatto registrare
un’insorgenza significativamente ritardata
della lordocifosi (misura dell’insorgenza
della sarcopenia) e delle cataratte ed esprimevano diametri e funzioni muscolari
preservati. Topi BubR1H/H, INK-ATTAC,
alla scansione con la DEXA (Dual-energy
Pagina 13
X-ray absorptiometry) hanno anche mostrato che il trattamento con AP20187
previene la perdita di tessuto adiposo. Al
contrario, la somministrazione di questo
farmaco si è mostrata inefficace sullo sviluppo di fenotipi legati all’età, ma non correlati alla p16Ink4a, quali aritmie cardiache e
indebolimento della pareti vascolari arteriose. E’ incoraggiante il fatto che la terapia con AP20187 non abbia indotto effetti
nocivi evidenti sui topi trattati fino all’ottavo
mese di età. Una verifica importante è
stata controllare se la ritardata insorgenza
di patologie legate all’età, associata al
trattamento con AP20187, coincidesse
con la riduzione del numero di CS nei
tessuti coinvolti. L’analisi del TAI prelevato
da topi BubR1H/H, INK-ATTAC trattati con
AP20187 ha mostrato una riduzione marcata della colorazione con SA-ȕ-Gal in
confronto allo stesso tessuto prelevato dai
topi di controllo. Inoltre, il tessuto prelevato
dagli animali trattati aveva livelli di altri
indicatori di senescenza più bassi, insieme
all’attesa riduzione di INK-ATTAC e GFP.
Riduzioni analoghe sono state registrate
nel muscolo scheletrico e nei tessuti oculari di questi topi. Per valutare gli effetti
sull’eliminazione delle CS in età più avanzata, quando i fenotipi legati all’età sono
ormai normalmente evidenti nei topi
BubR1H/H, l’inizio del trattamento con
AP20187 è stato ritardato fino al quinto
mese di età. All’età di 10 mesi, questi topi
presentavano, rispetto ai controlli, diametri
delle fibre muscolari mediamente aumentati, una miglior performance nei test di
esercizio sul tapis roulant, maggiori depositi di grasso, aumentato diametro degli
adipociti ed uno strato adiposo sottodermico più spesso. Inoltre, i marker di senescenza erano drasticamente più bassi sia
nel grasso che nella muscolatura scheletrica rispetto ai topi non trattati con
AP20187. Il confronto tra topi di 5 mesi
non trattati e topi di 10 mesi trattati con il
farmaco indica che i miglioramenti associati alla terapia con AP20187 sono dovuti
ad una rallentata progressione dei deficit
legati all’età piuttosto che ad un
“ringiovanimento” vero e proprio. Questi
risultati mostrano concordemente che la
senescenza cellulare è implicata come
fattore causale nella generazione di fenotipi legati all’età e che interventi terapeutici
per l’eliminazione le CS, e/o per bloccarne
gli effetti, potranno sperabilmente rappresentare, in futuro, la strada da percorrere
per trattare, o ritardare, l’insorgenza delle
patologie legate all’invecchiamento, prolungando così il periodo della vita umana
privo di malattie.
Domenico Barone
Anno VI numero 31
Pagina 14
The Lancet
New estimates of malaria deaths: concern and opportunity
We publish surprising and, on the face of
it, disturbing findings. According to
Christopher Murray and colleagues at
the Institute for Health Metrics and
Evaluation (IHME) at the University of
Washington in Seattle, there were 1,24
million deaths (95% uncertainty interval
0·93—1·69 million) from malaria worldwide in 2010—around twice the figure of
655 000 estimated by WHO. How should
the malaria community interpret this finding? Before we answer that question, we
need to look beneath the surface of this
striking overall mortality figure.
First, annual malaria mortality peaked in
2004 at 1,82 million. Since then, there
has been a 32% reduction in malaria
deaths, driven mainly by “accelerated
decreases” in sub-Saharan Africa. Second, although there has also been a
substantial decrease in the number of
deaths outside sub-Saharan Africa,
adults now make up the major burden in
these regions. In Asia and the Americas,
the median proportion of deaths in those
older than 15 years was 76% and 69%,
respectively. Overall, the IHME data
show that malaria deaths in 2010 in
those aged 5 years and older were much
higher than previously thought—524 000
deaths compared with 91 000 as estimated by WHO. Third, malaria accounts
for many more child deaths in subSaharan Africa than previously estimated—24% of total child deaths, compared with the 16% calculated for 2008.
The reliability of these findings will certainly be the subject of much debate, as
were the similarly higher estimates for
India reported in 2010. Murray and colleagues used inputs from vital registration systems, published and unpublished
verbal autopsy reports, and estimates of
malaria transmission intensity to construct an array of models, which were
then assessed for predictive validity. The
authors will need to make their data and
assumptions fully available to others
who will surely wish to reproduce their
calculations. One aspect of the findings
that is unlikely to raise objections is the
implication that interventions scaled up
since 2004 have been phenomenally
successful in reducing the number of
malaria deaths. Much of this success
can be attributed to the work of the
Global Fund To Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria, now celebrating its tenth
anniversary. The Global Fund contributes about two-thirds of the world's funding for malaria programmes, and since
its inception in 2002 has dispersed 230
million insecticide-treated bed nets and a
similar number of doses of artemisininbased drugs. Coverage of indoor residual insecticide spraying now stands at
around 70% for the countries with the
highest disease burden. With the recent
and untimely resignation of its Executive
Director, Michel Kazatchkine, the Global
Fund is facing an unprecedented emergency. The results we report today show
how essential it is for donors to recommit
to the Global Fund, as they did last summer for the Global Alliance for Vaccines
and Immunisation. We therefore welcome the US$750 million promissory
note announced last week by the Bill &
Melinda Gates Foundation. This commitment for 2011—16 is a legally binding
agreement for future payment, but also
counts as cash in the
bank and can thus be
used to cover all grants
the Global Fund has
already signed off. It
has thrown the Global
Fund a lifeline at a time
when donor support is
in desperately short
supply. Others should
follow this lead. We
must also conclude
from today's study that
malaria might be a far
more important cause of
childhood mortality than
previously thought. If
correct, this finding has
substantial implications
for child survival programmes. It also seems
clear that malaria is a
greater long-term threat
to adult health than we
(Continua a pagina 15)
Anno VI numero 31
had previously imagined. Again, if correct, this finding means that malaria control and elimination programmes should
be paying far greater attention to adults
than is currently the case. Finally, although we can be grateful for these new
estimates of malaria mortality, one important lesson from the science of estimation is that the urgency to revitalise
health information systems has never
Pagina 15
been greater. We need reliable primary
cause of death data to ensure that
trends in malaria mortality are readily
and reliably monitored—and acted upon.
What should happen now? WHO' s new
independent advisory body, the Malaria
Policy Advisory Committee (MPAC),
held its first meeting this week. But
MPAC only has 15 members. We believe urgent technical and policy analy-
ses must be initiated by WHO—involving
a broader group of experts (eg, including
those in child survival) and country representatives—to review these new data
and their implications for malaria control
programmes. This opportunity needs to
be grasped with urgency and optimism.
The Lancet
Global malaria mortality between 1980 and 2010: a systematic
analysis
Background
During the past decade, renewed global
and national efforts to combat malaria
have led to ambitious goals. We aimed
to provide an accurate assessment of
the levels and time trends in malaria
mortality to aid assessment of progress
towards these goals and the focusing of
future efforts.
Methods
We systematically collected all available
data for malaria mortality for the period
1980—2010, correcting for misclassification bias. We developed a range of predictive models, including ensemble models, to estimate malaria mortality with
uncertainty by age, sex, country, and
year. We used key predictors of malaria
mortality such as Plasmodium falciparum parasite prevalence, first-line anti-
Consulting
& System Integration
for Life Science
www.lifebee.it
[email protected]
malarial drug resistance, and vector control. We used out-of-sample predictive
validity to select the final model.
Findings
Global malaria deaths increased from
995 000 (95% uncertainty interval
711 000—1 412 000) in 1980 to a peak
of 1 817 000 (1 430 000—2 366 000) in
2004, decreasing to 1 238 000
(929 000—1 685 000) in 2010. In Africa,
malaria deaths increased from 493 000
(290 000—747 000) in 1980 to
1 613 000 (1 243 000—2 145 000) in
2004, decreasing by about 30% to
1 133 000 (848 000—1 591 000) in
2010. Outside of Africa, malaria deaths
have steadily decreased from 502 000
(322 000—833 000) in 1980 to 104 000
(45 000—191 000) in 2010. We estimated more deaths in individuals aged 5
years or older than has been estimated
in previous studies: 435 000 (307 000—
658 000) deaths in Africa and 89 000
(33 000—177 000) deaths outside of
Africa in 2010.
Interpretation
Our findings show that the malaria mortality burden is larger than previously
estimated, especially in adults. There
has been a rapid decrease in malaria
mortality in Africa because of the scaling
up of control activities supported by international donors. Donor support, however, needs to be increased if malaria
elimination and eradication and broader
health and development goals are to be
met.
Funding
The Bill & Melinda Gates Foundation.
LifeBee provides the expertise of its professionals
in the operation and information cycle of the Life Science
world with selected partners and dedicated IT application suites such as:
Labware solution for Laboratory
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Anno VI numero 31
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NOTIZIE DALL’ITALIA
Ricercatori su sperimentazione animale: fase inevitabile
«La vivisezione è un retaggio del passato. Oggi esiste la sperimentazione animale per testare farmaci ed è attuata con tutte le
garanzie stabilite da leggi moderne, ma resta ancora una necessità irrinunciabile se vogliamo che gli ammalati trovino sempre
migliori terapie». A sostenere questi concetti, in risposta alle polemiche sull'arrivo in Italia di 900 scimmie dalla Cina, si sono
mossi Silvio Garattini, (Istituto Mario Negri), Marco Pierotti (Istituto Tumori di Milano), Pier Giuseppe Pelicci (Istituto Europeo di
Oncologia), Ferdinando Cornelio (Istituto Neurologico Besta) e Massenzio Fornasier (presidente Società Veterinari Animali da
Laboratorio). Secondo Garattini è necessario modificare in Senato alcuni emendamenti alla legge che recepisce la recente direttiva comunitaria sulle regole per la sperimentazione animale, già passata alla Camera, che sono restrittivi: non hanno ragione
d'essere e contraddicono lo sforzo dell'UE di armonizzare le legislazioni dei 27 Paesi UE. In Italia, peraltro, fa notare Pierotti, c'è
il Comitato Etico per la Sperimentazione Animale, CESA, che verifica che l'esperimento sull'animale sia scientificamente corretto,
abbia metodologia appropriata, risponda a congruità statistica e che gli animali non siano sostituibili con altra forma di sperimentazione e, inoltre, le riviste scientifiche internazionali escludono dalla pubblicazione le sperimentazioni non rispettose degli animali. La legge italiana, come spiega Fornasier, impone la presenza di un veterinario in ogni istituto di ricerca e secondo dati del
2009, in oltre il 99% dei casi, la sperimentazione riguarda ratti e topi (oltre 750 mila cavie), cui si aggiungono 502 primati e 607
cani. Esiste un solo un allevamento di cani per la sperimentazione, a Montichiari (Brescia) e 2-3 allevamenti di roditori. La sperimentazione animale è una fase della ricerca per un farmaco necessaria «per definire la sua tossicità: prima viene testato per
vedere come si comporta sulle cellule» spiega Pellicci. «Il 30% dei progetti muore nella prima fase (cellule). Dei restanti, il 40%
muore nella seconda fase (animali); il 50% viene scartato nei test sull'uomo».
Governo ed AIFA aprono all'omeopatia, plauso da aziende
«Gli emendamenti presentati in Parlamento per sbloccare il dossier omeopatia sono stati stralciati per motivi tecnici, ma per la
prima volta ci è sembrato di non percepire particolare ostilità da parte del ministero della Salute e dell'Agenzia del farmaco».
Questo il commento di Alessandro Pizzoccaro, presidente del CdA di Guna, sull'apertura del Governo e di AIFA alla registrazione di nuovi prodotti omeopatici, di cui si sta discutendo in Parlamento in questi giorni. «La speranza è che il nuovo corso delle
istituzioni inaugurato dal governo Monti possa finalmente risolvere un empasse che dura da oltre 15 anni» ha sottolineato in una
nota «Una soluzione attesa da oltre 10 milioni di italiani che usano questi prodotti, da 20mila medici che li prescrivono, e da tutte
le aziende del settore, un comparto che non conosce crisi e continua a crescere». L'auspicio, conclude Pizzoccaro, «è che presto si possa riaprire questo mercato, ancora penalizzato solo in Italia, allineando il nostro paese alla situazione Europea, e per
far questo la collaborazione di AIFA sarà certamente preziosa».
Gli omeopatici diventeranno farmaci. Accordo AIFA, Omeoimprese e Ministero
Raggiunta l'intesa tra AIFA, Omeoimprese e Ministero della Salute che pone fine alle annose vicende che riguardano la messa
in commercio dei farmaci omeopatici. Secondo l'accordo per i nuovi farmaci omeopatici e per quelli già presenti sul mercato è
prevista l'autocertificazione, tranne che per i farmaci di origine biologica, quelli preparati per uso parenterale, così pure per quelli
in cui il principio attivo è presente in alta concentrazione, per i quali è previsto il modulo 4 che raccoglie prove di sicurezza. "E' un
passo importante perché garantisce sicurezza per i cittadini e per i farmaci stessi che vengono messi in commercio e, al tempo
stesso, dà la possibilità alle aziende italiane di registrare i loro farmaci all'estero", hanno commentato in una nota congiunta i
senatori della Commissione Sanità Emanuela Baio, Daniele Bosone e Luigi D'Ambrosio Lettieri. L'accordo è in vista dell'attuazione di una Direttiva europea del 2006 che prevede la registrazione degli omeopatici come farmaci, attesa entro il 2015.
Procreazione, +60% di successi in 5 anni
Tra le coppie che hanno intrapreso la strada della procreazione medicalmente assistita, la percentuale di successo dei trattamenti è cresciuta: da una gravidanza a buon fine su dieci del 2005 si è passati a una su sei nel 2009 e questo nonostante l'età
delle donne sia in continuo aumento. È il bilancio a otto anni dall'entrata in vigore della legge 40, tracciato dal presidente della
Società Internazionale di Endocrinologia Ginecologica, Andrea Genazzani, in occasione del congresso mondiale del settore. I
dati riportano infatti di 385 mila coppie che hanno tentato questa strada (su circa tre milioni di coppie infertili in Italia), di cui 65
mila diventate genitori. La media di età è pari 36,2 anni, con un 28,1% di over 40 al primo figlio. «Data la complessa situazione di
base, con una popolazione mediamente più anziana e una legge particolarmente restrittiva» ha affermato Genazzani «i successi
evidenziano ancor più l'ottimo livello dell'assistenza del nostro paese. Tuttavia, ogni anno ancora circa diecimila coppie decidono
di rivolgersi all'estero, una cifra pari al 30% dei 25 mila europei che vanno in altre nazioni per ricorrere alla PMA».
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NOTIZIE DALL’ITALIA
Le farmaceutiche tagliano i ricercatori, sotto quota 6.000
I ricercatori farmaceutici dopo una crescita di quasi 1.000 unità dal 2000 al 2007, nei 3 anni successivi, dal 2008 al 2010, si sono
ridotti di 200 unità. Nel 2011 la tendenza è proseguita e nel 2012 il numero dei ricercatori è sceso sotto la soglia delle 6.000 unità. Esemplare il caso Sanofi: il centro di ricerca di Milano, l'unica realtà di R&S per il gruppo in Italia, sarà chiuso e per i 59 addetti ci sarà la cassa integrazione. Complessivamente l'accordo Sanofi prevede la mobilità per oltre 400 persone, tra cui 351 ISF (su
un totale di 1.100 di tutto il gruppo in Italia). I primi a tagliare in ricerca in Italia sono stati GlaxoSmithKline e Merck Sharp & Dohme, poi 3 anni fa anche il centro ricerche MSD di Pomezia (Irbm), 170 addetti, ha chiuso i battenti. Anche Sigma-Tau ha dato il
via ad una ristrutturazione dei costi con impatto significativo sulle attività di ricerca. Il gruppo, che già aveva chiuso i centri di ricerca Prassis a Settimo Milanese e Tecnogen di Caserta, ha ottenuto la cassa integrazione per circa 400 dipendenti Sigma-Tau
di Pomezia: i lavoratori hanno approvato l'accordo con il 69,8% dei voti favorevoli e le rsu hanno revocato lo sciopero e sospeso
lo stato di agitazione. Entro ottobre si discuterà il nuovo piano industriale.
Nel 2011 spesa farmaceutica SSN -8,6%
Continua a calare la spesa farmaceutica convenzionata, che al termine del 2011 fa registrare un -8,6% rispetto al 2010, a fronte
invece di un leggero aumento nel numero di ricette (+0,6%). Ad essere additata come la principale ragione di questa contrazione
l'incidenza delle quote di partecipazione a carico dei cittadini, passata dal 7,6% del 2010 al 10,7% del 2011. Tanto che tra le regioni dove la flessione è particolarmente evidente ci sono Puglia (-15,8%), Calabria (-15,3%) e Campania (-10,8%), sottoposte a
misure più drastiche a causa dei piani di rientro. Il quadro si ottiene dalla rielaborazione dei dati sulla spesa farmaceutica del
SSN di Federfarma, resi noti sul sito dell'associazione. Secondo quanto emerge, nel 2011 «le confezioni di medicinali erogate a
carico del SSN sono state oltre un miliardo e 80 milioni, con una media di 18 confezioni ritirate in farmacia per cittadino, mentre
le ricette sono state oltre 590 milioni, pari a quasi 10 per ciascun cittadino», con un evidente calo del valore medio delle prescrizioni (-9,1%). Un contributo al calo della spesa viene, secondo Federfarma, anche dallo sconto al SSN praticato dalle farmacie,
«che ha portato un risparmio di quasi 600 milioni di euro». Tra le regioni, Puglia, Calabria e Campania, «hanno adottato misure
di contenimento della spesa molto drastiche, quali l'introduzione o l'aumento del ticket e il potenziamento della distribuzione di
medicinali acquistati dalle ASL direttamente agli assistiti e/o tramite le farmacie convenzionate sulla base di specifici accordi». In
generale, «nelle regioni con ticket più incisivo le quote di partecipazione hanno un'incidenza sulla spesa lorda tra il 10,3% e il
14%».
È un successo il modello italiano di cura del diabete
Nonostante la diffusa consapevolezza del fatto che il diabete costituisce un importante problema di salute pubblica, sono ancora
scarse le evidenze del ruolo giocato dall'assistenza e dai fattori organizzativi sulla morbilità e mortalità che si associano a questa
patologia. Ma i risultati pubblicati su PLoS ONE di uno studio di popolazione italiano dimostra che la collaborazione tra centri
diabetologia e medici di famiglia, attuata nella città di Torino, sia effettivamente in grado di prolungare la vita ai pazienti affetti da
diabete. Il gruppo coordinato da Carlo Giorda - direttore della Struttura complessa diabete e malattie metaboliche della Asl Torino
5 e presidente dell'Associazione medici diabetologi (Amd) - ha analizzato il rischio di mortalità nei torinesi affetti da diabete. Coloro che, oltre all'assistenza fornita dal medico di medicina generale, sono stati seguiti anche dal centro diabetologico hanno visto il
rischio di mortalità complessivo e quello per cause cardiovascolari ridotti di oltre il 40% rispetto a coloro che si erano avvalsi solo
delle cure del medico di famiglia; persino la mortalità per tumore si è ridotta, di circa il 26%. Il rischio di infarto del miocardio e di
ictus è risultato del 30% superiore nei soggetti seguiti soltanto dal medico di famiglia e il rischio di amputazione si è raddoppiato.
Una delle ragioni ipotizzate da Giorda è che il richiamo periodico, nella cura del diabete e più in generale in tutte le malattie croniche, ricordi al paziente la propria condizione di malattia e aumenti la qualità della cura; inoltre, un controllo più stretto incide sullo
stile di vita e permette di rilevare con anticipo anche altre malattie. «Siamo orgogliosi» ha detto Giorda a Doctornews «di aver
dimostrato il successo del modello italiano basato sulla sinergia tra Mmg e servizi di Diabetologia, tra l'altro in un momento delicato, che vede sotto revisione la legge 115/87 che istituì i servizi territoriali di Diabetologia. In una fase di crisi come quella che
stiamo attraversando è facile per alcuni amministratori banalizzare certe strutture allo scopo di tagliarne i costi. Però persino un
recente rapporto della London School of economics ha riconosciuto che il costo del diabete in Italia è tra i più bassi in Europa,
inferiore a Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna».
Ritirata dal mercato Crescina
Labo Europa, azienda svizzera produttrice di cosmetici, ha ritirato dal mercato Crescina, prodotto per la ricrescita dei capelli. Le
analisi effettuate da ISS hanno stabilito che "non vi è alcuna evidenza scientifica di un'attività del prodotto di far ricrescere i capelli" e che la "molecola innovativa" pubblicizzata "non appare credibile dal punto di vista chimico".
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NOTIZIE DAL MONDO
Europe targets drug firms over unethical practices
The European Parliament is pushing for greater sanctions against multinational drug companies which breach ethical standards
in clinical trials conducted in poor countries after The Independent last year exposed a series of violations in India. MEPs on the
Environment, Public Health and Food Safety Committee yesterday demanded an explanation from the European Medicines
Agency (EMA) about allegations regarding informed consent, inadequate investigation of deaths, conflicts of interest, and the
lack of compensation paid to patients in cities such as Indore and Bhopal. The EMA said it expected to see "greater difficulties" in
future as more and more new players from low-income countries entered the global market. More than 150,000 people are involved in at least 1,600 trials in India conducted on behalf of US and UK pharmaceutical giants such as GSK, Merck and AstraZeneca. The industry has swollen in India since regulations were relaxed in 2005, which, along with its vast population and cheap
labour, has made it an increasingly attractive destination to Western companies trying to cut costs. MEPs yesterday said that
there was plenty of evidence that the European Clinical Trials Directive was not being implemented, which meant there were no
consequences for ignoring the rules. This could endanger the lives of trial participants, and also European patients as unethical
trials could lead to safety breaches, they said. The EMA promised greater transparency in the future, making drug companies
provide much more information about clinical trials conducted abroad, ethics committees, and what steps were taken to protect
vulnerable participants, which will be publicly available. Dr Fergus Sweeney said much more money was needed to increase
inspections abroad and increase the capacity of regulators in countries such as India. But Dr Sweeney appeared to reject demands by some MEPs including Dr Peter Liese, a German Christian Democrat, and Labour's Linda McAvan, as well as safety
campaigners, to send a clear signal to the industry by refusing market authorization for ethical breaches.
NicOx eyes global status in eye drugs with $30.9M Altacor buyout
France's NicOx has decided to play a hot hand with eye drugs and land an agreement to purchase U.K.-based ophthalmology
specialist Altacor. On the heels of delivering promising data from a mid-stage glaucoma program, NicOx sees the Altacor buyout
as a way become an international ophthalmology company, according to its release. The deal could be worth up to £19.5 million. NicOx has already sunk £2 million into Altacor to get an 11.8% stake in the company, with an exclusive call option to buy the
rest of Altacor for an additional £9 million. The French developer has until May 31 to exercise the option, according to its release.
Privately held Altacor's shareholders could get up to £8.5 million more in milestone payments in the deal if certain goals are
achieved. NicOx is looking to transform itself into an ophthalmology company after a series of regulatory setbacks when its lead
painkiller naproxcinod forced the company to cut jobs and retrench in recent years. Altacor sells prescription and over-thecounter eye drugs and has a pipeline of ophthalmology products. Its pipeline features ALT-005, a surgical antiseptic for ocular
infection, and a device called SOLO, used to insert lens implants into the eye. The buyout would also give NicOx a foothold in the
U.K. market. Last week, investors pumped up NicOx's share price after the company's experimental glaucoma drug called BOL303259-X, licensed to Bausch & Lomb, delivered upbeat data in a mid-stage study. With the buyout of Altacor, NicOx could build
on that success by adding marketed products and pipeline prospects. "The positive topline results from the Phase IIb study conducted with BOL-303259-X by Bausch & Lomb in patients with open-angle glaucoma or ocular hypertension announced recently
have significantly strengthened our potential position in the field of ophthalmology," NicOx CEO Michele Garufi said in a statement. "Altacor is the first step toward an expansion in the ophthalmic market through future acquisitions and in-licensing of additional assets as a basis for our growth in Europe and in the United States. We are making progress in our evaluation of other
opportunities to achieve our goals."
Depression in adolescence
Unipolar depressive disorder in adolescence is common worldwide but often unrecognised. The incidence, notably in girls, rises
sharply after puberty and, by the end of adolescence, the 1 year prevalence rate exceeds 4%. The burden is highest in lowincome and middle-income countries. Depression is associated with substantial present and future morbidity, and heightens suicide risk. The strongest risk factors for depression in adolescents are a family history of depression and exposure to psychosocial
stress. Inherited risks, developmental factors, sex hormones, and psychosocial adversity interact to increase risk through hormonal factors and associated perturbed neural pathways. Although many similarities between depression in adolescence and depression in adulthood exist, in adolescents the use of antidepressants is of concern and opinions about clinical management are
divided. Effective treatments are available, but choices are dependent on depression severity and available resources. Prevention strategies targeted at high-risk groups are promising.
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NOTIZIE DAL MONDO
Anticounterfeiting Strategy Launched in UK
The UK’s Medicines and Healthcare products Regulatory Agency (MHRA) has launched a new anticounterfeiting strategy with
the aim of curbing the occurrence of falsified medicines in the county’s supply chain. The strategy will focus on prevention, incident management, and investigation of all reports of falsified medicines in the UK. To help prevent counterfeits from reaching
patients, MHRA says it will use a combination of market surveillance and testing, vigilance at UK ports, and pharmacovigilance.
In addition, the agency highlighted the importance of establishing networks to facilitate exchange of information and cooperation.
The agency also sees communicating the danger of counterfeit medicines as a priority. When receiving a report of counterfeit
medicines, MHRA will take immediate action, which involves quickly conducting an initial assessment with a focus on minimizing
the risks to public health. Working relationships with relevant public or private entities will also be important. All cases involving
reports of falsified medical products to MHRA will be investigated, particularly with regards to where the product came from and
then tracing payments through bank accounts. MHRA believes that prosecution and confiscation of any financial proceeds from
counterfeit medicines is an effective method of making fake medicines a less attractive option for criminals. This is the second
such strategy that MHRA has implemented. The first was launched in 2007, following several incidents of counterfeit products
being identified in the legal pharmaceutical supply chain. Since this time, the agency has seized counterfeit medicines worth
more than £25 million (31 million euro). “The UK market for medicines is immense and is estimated to be worth around £8000
million [(10 billion euro)]. Combating the real and present threat posed by counterfeit medical products continues to remain a
priority for the MHRA,” explained Nimo Ahmed, MHRA’s acting Head of Enforcement, in a press statement. According to MHRA,
the number of incidents of counterfeit medicines reaching pharmacies and patients via the regulated supply chain has decreased
since 2007. During this time, MHRA has also reported on several success stories. In 2010, an international operation resulted in
more than 2 million doses of fake medicines being seized, as well as 90 arrests and the closure of 500 websites. More recently in
2011, more than 13,500 illegal websites were taken down or suspended and 2.5 million doses of medicines were seized. In
March 2012, 300,000 doses of counterfeit pharmaceuticals were seized in a joint operation across Europe. Unregulated websites
are a significant source of falsified pharmaceuticals. According to MHRA, the UK is used as a transit and fulfilment centre for
orders placed on websites operated in other countries, which gives the end consumer the impression that the product is supplied
from the UK.
Merck Serono to cut 580 Swiss jobs, close Geneva HQ
Swiss authorities are calling it an earthquake. Merck officials say it's a necessary measure to transform into a "leaner, more agile"
company. Whatever its description, the German Merck's decision to shutter its Serono division's Geneva headquarters and cut
up to 580 Swiss jobs is a big move to counter recent R&D setbacks. The basics: some 750 employees will be transferred from
the Geneva HQ to several other sites. About 130 technical specialists in Geneva will relocate to the Aubonne area, close to
manufacturing plants there and in Corsier-sur-Vevey; production at a Coinsins plant will also move to Aubonne. Headquarters
functions will consolidate in Darmstadt, Germany, while R&D employees will be dealt out to Darmstadt, Boston and Beijing. The
remaining 500 HQ jobs will be eliminated, along with 80 jobs across the Swiss manufacturing plants. Commercial operations in
Zug won't be affected, the company said. Some might argue that the cuts and consolidations are overdue. Since Serono sold out
to the German company in 2007, Merck Serono has operated two headquarters and two R&D hubs. Eliminating duplication will
make the company more efficient, the company said--and Merck desperately needs to be efficient right now. In fact, analysts
expect more cost-saving moves to be announced next month. "We are one of the last of the pharmaceutical companies to restructure," Merck Serono chief Stefan Oschmann told Bloomberg.
Still, it's a blow to the Geneva area, where Merck Serono's flashy headquarters not only provided those 1,250 jobs, but generates
electricity for some surrounding buildings. Pierre-Francois Unger, Geneva's economy minister, called the job cuts and headquarters shutdown a "sismic shift" for the economy of Geneva and French-speaking Switzerland, the Tribune de Genéve reported. As
for the employees, some told the Tribune that they were shocked by the HQ closure, while at least one called the announcements a "relief, after a year of endless rumors. Now we know."
Cetero Research Seeks Bankruptcy Protection
US firm Cetero Research filed for bankruptcy protection on March 26, 2012. This came after the US Food and Drug Administration (FDA) accused the firm for falsifying documents and manipulating drug samples. The FDA said in July 2011 that an internal
company investigation and a third-party audit in 2010 found significant incidents of misconduct and violations at a Cetero facility
in Houston. Cetero also conducts early-phase clinical research and bioanalytics for a number of drugmakers. The pharmaceutical
companies can then use results from these studies to support evidence in drug approval applications filed with the FDA.
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GUIDANCE ON COLLABORATION BETWEEN HEALTHCARE
PROFESSIONALS AND THE PHARMACEUTICAL INDUSTRY
Questo interessante documento è stato
preparato dall’Ethical Standards in Health
& Life Sciences Group, costituito da autorevoli rappresentanti del mondo medico e
farmaceutico inglese appartenenti ad
istituzioni come il Royal College of Physicians, la Faculty of Pharmaceutical Medicine, l’ABPI (la Farmindustria inglese), la
British Medical Association, il Department
of Health, il Royal College of General
Practitioners, la British Pharmacological
Society, la rivista Lancet ed altri ancora.
Obiettivo è promuovere una fattiva collaborazione tra professionisti attivi
nell’industria farmaceutica ed operatori
sanitari allo scopo di favorire lo sviluppo
qualitativo delle cure mediche.
Alla base del documento stanno alcuni
principi:
la collaborazione tra l’industria ed operatori sanitari offre significativi benefici
per i pazienti, superiori a quelli che ci
si può attendere da ciascuna delle
due entità separatamente;
i professionisti attivi nella sanità e
nell’industria sono in grado di gestire
le proprie relazioni senza compromettere le opportune scelte decisionali;
un ampio e valido set di norme, comprendenti la legislazione del Regno
Unito, i codici e standard professionali
e l’ABPI Code of Practice per
l’industria farmaceutica garantiscono
l’osservanza degli standard etici e
professionali.
Questa collaborazione è d’altra parte già
presente e testimoniata da numerosi esempi: la ricerca di base, le sperimentazioni cliniche, gli advisory board, la partecipazione di professionisti dell’industria
alle iniziative formative, i progetti congiunti per lo sviluppo di appropriate cure
mediche. Anche il recente aggiornamento
dell’ABPI Code of Practice include numerose modifiche concordate con rappresentanti delle organizzazioni sanitarie e
che riflettono la determinazione del partner industriale affinché i rapporti con gli
operatori sanitari siano basati su integrità,
lealtà, consapevolezza, appropriati comportamenti, trasparenza e reciproca fidu-
cia.
Il documento elenca e commenta poi 10
cose che tutti dovrebbero tenere presenti:
L’industria farmaceutica ha un ruolo determinante nello sviluppo dell’innovazione
in medicina. In Gran Bretagna il 92%
dello R&D farmaceutico è di provenienza
industriale. Tutte le maggiori innovazioni
in campo farmaceutico sono venute dalla
ricerca industriale, malgrado tempi e costi
siano andati costantemente aumentando:
oggi si calcola che occorrano da 10 a 15
anni per sviluppare un nuovo farmaco,
con un costo di circa 550 milioni di sterline (670 milioni di Euro).
Sviluppare un farmaco sino al suo impiego nel paziente è un processo collaborativo tra industria e centri clinici spesso
universitari. I Principal Investigator sono
abitualmente operatori sanitari indipendenti i quali hanno l’obbligo di garantire
che i trial siano condotti nell’osservanza
dell’etica e con appropriato rigore scientifico.
L’informazione sugli studi clinici sponsorizzati dall’industria è accessibile al pubblico. Tutti gli studi clinici sono sottoposti
a rigoroso controllo: i protocolli debbono
essere approvati dai comitati etici ed i
risultati degli studi sono resi disponibili al
pubblico attraverso appositi registri, pubblicazioni soggette a peer review, convegni medici e siti web delle aziende. Il Code of Practice della ABPI richiede la divulgazione dei dettagli degli studi clinici e
di quelli non interventistici.
L’industria svolge un ruolo importante
nella formazione medica. L’industria (ma
l’affermazione può estendersi anche alle
grandi CRO) ha una approfondita conoscenza dei farmaci che sviluppano e delle
patologie in cui questi vengono impiegati.
E’ quindi utile ed opportuno che gli operatori sanitari abbiano accesso a questo
capitale di conoscenze affinché possano
applicare il proprio giudizio clinico basandosi sulle informazioni più aggiornate ed
esaurienti.
L’industria si basa sulle informazioni che
riceve dagli operatori sanitari. E’ essenziale per l’industria conoscere la pratica
clinica nelle aree di interesse e le pratiche di prescrizione dei farmaci. Ad esempio, mediante la costituzione di advisory
board, gli operatori sanitari forniscono
importanti suggerimenti alle industrie e
collaborano alla elaborazione dei futuri
piani di sviluppo.
Gli Informatori Scientifici del Farmaco
possono rappresentare una utile risorsa
per gli operatori sanitari. Anche se il compito principale degli ISF è la promozione
dei farmaci, essi possono rappresentare
un’utile sorgente di informazioni per gli
operatori sanitari ed al tempo stesso un
meccanismo vitale di feedback per le
aziende. L’ABPI Code of Practice stabilisce regole molto rigide riguardo l’attività
degli ISF.
Gli aspetti dell’ospitalità debbono essere
secondari rispetto agli scopi fondamentali
di qualunque convegno. Anche in questo
campo il Code of Practice dell’ABPI stabilisce vincoli stretti affinché l’ospitalità non
sia sproporzionata rispetto ai contenuti e
agli scopi dei convegni. Non sono consentiti convegni di natura completamente
o in gran parte sociale o ricreativa.
Le informazioni trasferite ai pazienti sono
accuratamente controllate. L’industria è in
condizione di fornire una corretta informazione sui farmaci prescritti anche attraverso il foglietto illustrativo ed i siti web. Il
Code of Practice dell’ABPI vieta affermazioni che inducano il pubblico a richiedere
al proprio medico farmaci soggetti obbligatoriamente a ricetta.
L’industria si assume la responsabilità di
monitorare molto accuratamente gli eventi avversi. Le aziende dispongono di gruppi di farmacovigilanza dedicati alla postmarketing surveillance ed il sistema della
yellow card introdotto dalla Medicines
and Healthcare Products Regulatory Agency (MHRA) permette la raccolta dei
dati su potenziali eventi avversi. E’ compito degli operatori sanitari utilizzare questo sistema per fare sì che tutti gli eventi
avversi siano rilevati e seguiti ed appropriati interventi siano attuati ove necessario.
(Continua a pagina 21)
Anno VI numero 31
(Continua da pagina 20)
I programmi congiunti debbono essere
indirizzati al beneficio dei pazienti. Il principio guida definito dal Department of
Health (il Ministero della Salute) è che da
questi programmi deve trarre beneficio il
paziente. Gli aspetti del lavoro congiunto
sono oggetto di trattazione nel Code of
Practice dell’ABPI.
Segue poi una sorta di decaloghi delle cose
che gli operatori sanitari ed il personale
dell’industria debbono fare (DOs) e non debbono fare (DON’Ts).
Tra i doveri (DOs) degli operatori sanitari
si raccomanda di trattare il personale
delle industrie farmaceutiche come partner: vi sono molte aree comuni operando
nelle quali sia il personale medico che
quello industriale possono ampliare le
proprie conoscenze ed arricchire la propria esperienza con beneficio finale per il
paziente. Operare insieme nei clinical trial
è una opportunità da ricercare. E’ consigliabile dedicare tempo a comprendere le
regole ed i limiti che governano l’attività
industriale. Dichiarare tutti i conflitti di
interesse ed essere al massimo trasparenti nei rapporti con l’industria la quale
deve dichiarare i pagamenti a favore di
operatori sanitari per attività come
speaker a convegni e la partecipazione
ad advisory board che l’industria deve a
sua volta porre nella prima dichiarazione
annuale al fisco. Notificare sempre al
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NHS (il Sistema Sanitario Nazionale) se
si avvia un programma di lavoro con
l’industria farmaceutica dato che il NHS è
responsabile per il lavoro che coinvolga
proprio personale, tempo e risorse.
Tra le cose (DON’Ts) che gli operatori
sanitari NON debbono fare: non adottare
politiche che impediscano l’interazione
con le industrie farmaceutiche o che vedano in queste soltanto una fonte di finanziamento. Non accettare abusati luoghi comuni sulla collaborazione con
l’industria: una appropriata collaborazione
non metterà in pericolo l’obiettività nei
processi clinici decisionali e non sarà
percepita negativamente dai valutatori.
Non richiedere a (o attendersi da)
l’industria cose non permesse dal Code
of Practice dell’ABPI.
Le cose importanti da fare (DOs) da parte
del personale dell’industria farmaceutica
sono: assicurarsi che gli obiettivi di una
collaborazione con gli operatori sanitari
siano ben chiari. La collaborazione deve
essere in linea con la lettera e lo spirito
del Code of Practice dell’ABPI, tenendo
presente che si applicano le stesse regole che governano i rapporti con i pazienti,
tra cui la rigida proibizione di fare promozione al pubblico di farmaci con obbligo di
ricetta. E’ indispensabile essere a conoscenza della legislazione corrente anche
in tema di corruzione. Adottare la massima trasparenza sul coinvolgimento in
qualunque attività osservando le norme
del Code of Practice in materia di pagamenti al personale sanitario.
Le cose da non fare (DON’Ts) sono: non
imbarcarsi in attività di collaborazione
senza essere in grado di dimostrare
l’importanza della collaborazione a terzi
che potrebbero avere una minore conoscenza in merito. Non dimenticare di avere con sé la dichiarazione congiunta al
fine di essere in grado di spiegare le recenti modifiche del Code of Practice. Non
attendersi che gli operatori sanitari intraprendano azioni che sono fuori del loro
codice professionale di etica e cercare di
comprendere obblighi e limiti da esso
imposti. Infine, non impegnarsi in collaborazioni con operatori sanitari senza essere sicuri che esista un accordo o contratto
scritto che riporti tutti i dettagli della collaborazione.
Al di là di alcuni aspetti particolari riferibili
a norme e tradizioni peculiari di quel paese, mi sembra si possa dire che il documento britannico abbia una validità generale applicabile ad ogni paese ove operatori sanitari ed industria collaborano nello
sviluppo e nello studio dei farmaci. Il reciproco rispetto, la trasparenza, la priorità
al benessere del paziente debbono essere principi che guidano chiunque si dedichi alla ricerca nell’uomo.
Luciano M. Fuccella
L’INADEGUATEZZA DELLE ASSICURAZIONI DELLE SPERIMENTAZIONI
FARMACOLOGICHE PROFIT : UNA SPADA DI DAMOCLE SULL’A.I.C.
Chiunque si sia occupato di normativa di
sperimentazioni cliniche sa che fra i
compiti del comitato etico vi è anche
quello di valutare l’idoneità della polizza
assicurativa e l’aderenza della medesima ai requisiti minimi fissati dalla legislazione.
E tra i vari attori delle sperimentazioni
cliniche, nella prassi, è forse proprio il
comitato etico il soggetto che più di altri
pone peculiare attenzione ai profili assicurativi.
Ma, a mente della legislazione vigente
nell’ambito sperimentazioni profit farmacologiche, anche altri soggetti coinvolti a
vario titolo nello sviluppo industriale del
farmaco (si pensi soprattutto alle azien-
de farmaceutiche e alle organizzazioni di
ricerca a contratto), hanno un tutt’altro
che marginale interesse a valutare e
vagliare attentamente la bontà della polizza.
Non solo, a differenza del comitato etico
che ha “semplicemente” uno stringente
obbligo di controllo sugli aspetti assicurativi e un conseguente profilo di responsabilità ove la polizza dovesse poi rivelarsi inidonea rispetto ai criteri minimi
fissati dal decreto ministeriale del
14.07.2009, questi altri soggetti hanno,
alla luce della attuale normativa, oltre al
medesimo obbligo e al medesimo profilo
di responsabilità, viepiù una fatale
“punizione” a fronte di una polizza non in
linea con i dettami del decreto ministeriale.
Ad un’analisi dettagliata dell'art. 5 del
decreto ministeriale del 14.07.2009 si
desumono, in particolare, due differenti
percorsi sanzionatori a seconda che
l'inidoneità della polizza sia appurata
prima della concessione dell'autorizzazione all'immissione in commercio o a
seconda che sia, invece, appurata dopo,
ad autorizzazione ormai concessa.
Nel primo caso l’art. 5 comma I del decreto ministeriale su citato sancisce “i
risultati delle sperimentazioni condotte in
difformità ai requisiti minimi di cui al presente decreto, non sono presi in consi(Continua a pagina 22)
Anno VI numero 31
derazione ai fini della valutazione della
domanda
di
autorizzazione
all’immissione in commercio”.
Dunque ove le autorità deputate a concedere l'autorizzazione alla commercializzazione del farmaco si avvedano, prima della concessione della autorizzazione medesima, della inidoneità della polizza, i risalutati della sperimentazione
non saranno neanche presi in considerazione, con l'ovvia conseguenza che ne
deriva.
In forza di questo sagace dettato normativo l’obbligo di controllo delle organizzazioni di ricerca a contratto e delle aziende farmaceutiche per ciò che concerne
l’aspetto assicurativo diventa, così, ancora più pressante.
Come infatti detto sopra, per i promotori
- e per le organizzazioni di ricerca a contratto che hanno mandato per svolgere,
per conto del promotore, alcune fasi
della ricerca – si aggiunge, oltre all'inevitabile profilo di responsabilità per il caso
di polizza non ben costruita, anche una
ben pesante conseguenza: la non presa
in considerazione dei dati della sperimentazione.
Questo dunque il grave effetto che può
produrre, nella fase propedeutica alla
commercializzazione del farmaco,
(ovvero nella fase della sperimentazione), una negligenza nella valutazione
della adeguatezza della polizza.
Ma quid iuris invece nel secondo caso,
ovvero nel caso in cui l'inidoneità della
polizza dovesse manifestarsi ad autorizzazione ormai concessa, magari proprio
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a fronte di un danno causato al paziente
in sede di sperimentazione, ma manifestatosi a commercializzazione ormai
avvenuta?
Il decreto ministeriale del 14.07.2009,
all’art. 5 comma II, ci suggerisce “sono
considerati nulli i pareri favorevoli dei
comitati etici … e gli atti autorizzativi …
relativi a sperimentazioni non conformi ai
requisiti minimi di cui al presente decreto”.
In un inevitabile effetto domino ciò provocherà anche la nullità della successiva
autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco, autorizzazione che
ha, necessariamente, come atto presupposto il previo - valido - parere favorevole del comitato etico competente.
Dunque:
danno al paziente provocato in sede di
sperimentazione clinica;
effetto del danno manifestatosi successivamente, quando il farmaco già ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione in
commercio;
richiesta di risarcimento del paziente;
accertamento, solo a questo punto, della
non conformità della polizza ai criteri
minimi fissati dal decreto ministeriale del
14.07.2009 (e si badi bene, le pecche
della polizza – se non si è stati meticolosi nel valutarla – si palesano proprio
all’atto dell’attivazione della stessa a
seguito della denuncia di sinistro);
conseguente successiva declaratoria di
nullità del già concesso parere favorevole del comitato etico per inidoneità della
polizza (ex art. 5 comma II del decreto
ministeriale del 14.07.2009);
inevitabile nullità di tutti gli atti
autorizzativi successivi che
hanno come atto presupposto
il parere favorevole del comitato etico.
Ed ergo conseguente nullità
anche della già concessa
autorizzazione all’immissione in commercio.
Tutto questo si scrive per ribadire, a chi
si occupa di sperimentazione clinica, il
rilievo tutt’altro che marginale che il nostro legislatore ha dato – e vuole che si
dia – ai profili assicurativi.
Non è chi non veda il grave danno che
può produrre, al promotore, sia la non
presa in considerazione dei dati frutto
della sperimentazione (art. 5 comma I,
decreto ministeriale 14.07.2009), sia una
successiva revoca della già concessa
autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco (art. 5 comma II,
decreto ministeriale 14.07.2009) a causa
delle imperfezioni della polizza.
E la grave ipoteca posta dal nostro legislatore con il decreto ministeriale del
14.07.2009
sull’autorizzazione
all’immissione in commercio, sia prima
della concessione, sia a concessione già
avvenuta, a fronte di una polizza non
ben costruita, altro non manifesta se non
la volontà del legislatore medesimo di
costringere, chi fa sperimentazione, ad
accordare la massima tutela, anche sotto il profilo assicurativo, a chi di quella
sperimentazione è poi l’anello più debole: il paziente.
E allora, concludendo con l’angolo visuale del legale: questo art. 5, davvero
un'efficacissima arma giuridica in mano
ad avvocati che si apprestino a tutelare il
paziente danneggiato da sperimentazioni farmacologiche profit non idoneamente assicurate.
Michela Boero
Michela Boero è iscritta all’Albo degli Avvocati di Saluzzo, svolge attività di
docenza relativamente ai profili assicurativi e contrattualistici delle sperimentazioni cliniche in master universitari tenuti dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia
dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale ed è stata membro, come
esperto in materie giuridiche e assicurative, di due comitati etici della Regione
Piemonte. Esercita la professione legale presso lo Studio Legale Associato
Boero - Guadagnini (di cui è la contitolare) con indirizzo prevalentemente
civilistico e con specializzazione nel settore assicurativo e contrattualistico
delle sperimentazioni cliniche.
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NEWS ON CLINICAL TRIALS
CANCER
Acceleron Pharma reported positive results from a Phase I study of ACE-041, an angiogenesis inhibitor
that targets the activivin receptor-like chinase 1 (ALK1) pathway. Study results suggest that ACE-041
monotherapy may prevent tumor growth by inhibiting ALK1-mediated angiogenesis. In the study, 37 patients with advanced stage tumors were treated to evaluate the safety, pharmacokinetics, and antitumor
activity of ACE-041. The pharmacokinetic profile supports dosing by subcutaneous injection once every
three weeks. Most frequently observed side effects included mild or moderate peripheral edema, fatigue,
anemia, nausea, dyspnea, anorexia, and headache. Toxicities commonly associated with VEGF inhibition (hypertension, proteinuria, or bleeding) were not observed. One patient with advanced, recurrent head and neck cancer achieved a partial response,
and eight patients experienced disease stabilization of >12 weeks. Robust decline of >20% in tumor metabolic activity, assessed
by FDG-PET imaging, was found in 35% of patients.
ImClone Systems commenced the first Phase I trial of its fully human monoclonal antibody IMC-3C5, an IgG1 mAb being developed as a treatment for cancer. The study will examine the safety and tolerability of escalating doses of IMC-3C5 in patients with
advanced solid tumors that are refractory to standard therapy or for which no standard therapy is available.
Axelar reported positive results from the completed first part of the combined Phase I/II trial evaluating AXL 1717 as a new treatment for solid tumors. The study has successfully reached its primary endpoint, identifying the recommended Phase II dose, as
well as providing evidence that AXL 1717 is safe and tolerable. Furthermore, data also supports Axelar’s strategy to target AXL
1717 in patients with squamous non-small-cell lung cancer. In the ongoing study, AXL 1717 has been tested in a total of more
than 45 patients. The now-completed first part of rhe study with a total of 35 patients consisted of a single-day dosing, as well as
a multidosing part.
Jennererx and Transgene reported interim results from Phase I dose-escalation trials demonstrating that administration of JX594 targets tumor vasculature. By directly targeting and replicating within tumor vasculature, JX-594 disrupts the blood supply to
the solid tumors, contributing to destruction of the cancer. Twenty-three patients were enrolled in the study, which used intravenous JX-594 to treat advanced, treatment-refractory solid tumors. Within just five days following treatment with JX-594, a significant decrease in tumor perfusion was observed, resulting in acute tumor destruction. Vascular shutdown was restricted to tumor
tissue, and no significant changes in perfusion were noted in normal tissues. At later timepoints, Choi (necrotic) responses were
reported in these same patients (Choi criteria can be easily applied on contrast-enhanced CT scans. RECIST and Choi criteria
have similar predictive value for outcome in patients with clinical benefit. Choi criteria, however, are more useful to early define a
large patient population with favourable clinical outcome). The trials are being conducted at clinical sites in south Korea and North
America.
CHRONIC PAIN
BioDelivery Sciences completed enrollment in its Phase III trial assessing the efficacy and safety of BEMA Buprenorphine for
the treaument of moderate to severe chronic pain. BioDelivery’s BEMA drug delivery technology is a buccal soluble film consisting of a small, bioerodible polymer film for application to the mucosal membranes (inner lining of cheek). BEMA films were designed to rapidly deliver a dose of drug across the mucous membranes for time-sensitive conditions. Buprenorphine is a partial
agonist of the mu-opioid receptor. It is a potent analgesic with a relatively long duration of action. Patients meeting the designated study criteria undego titration of BEMA Buprenorphine to a dose that is both effective and well tolerated. Those patients
who identify an effective and well-tolerated dose are then randomized to either continue their BEMA Buprenorphine dose or begin
use of a placebo (BEMA film with no active drug) for 12 weerks.The primary efficacy measure is the mean change in pain intensity from the time patients are randomized (to BEMA Buprenorphine or placebo) through the end of the 12-week study period.
The study design includes an interim analysis to confirm the number of patients needed for adequate statistical power.
ALZHEIMER DISEASE
Anavex Life Sciences began dosing in a Phase I trial to evaluate Anavex 2-73, its lead compound for Alzheimer disease. The
dosing is expected to be completed in three months. Thi study will initially test Anaex 2-73 as a single, ascending oral dose in 16
volunteers. The trial seeks to determine the maximum tolerated single dose, safety, pharmacokinetics, and pharmacodynamics.
The study is being conducted in Germany in collaboration with ABX-CRO, which has conducted several Alzheimer disease studies, and the University of Dresden.
A cura di Domenico Barone
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Quattordicesimo Corso
Metodologia della Ricerca Clinica e Norme di
Buona Pratica Clinica
Corso residenziale a Varenna, Hotel Royal Victoria, 8 - 12 ottobre 2012
Direttore: P.E. Lucchelli
OBIETTIVI DEL CORSO
Il corso rappresenta un’iniziativa unica nell’offerta formativa della SSFA,
ormai sperimentata con successo per oltre 10 anni.
E’ limitato a 25 allievi ed è indirizzato a laureati in discipline biomediche che intendano intraprendere una carriera professionale nello sviluppo clinico dei farmaci sia in ospedale o in altre istituzioni sanitarie sia in aziende farmaceutiche.
Il corso, intensivo, si propone di fornire all’allievo un quadro generale degli aspetti scientifici e normativi
che regolano lo sviluppo di nuovi farmaci e di dare, attraverso lezioni ed esercitazioni pratiche, le conoscenze fondamentali per svolgere con successo le proprie mansioni.
Struttura del corso
Principali argomenti
Docenti
4 giorni di corso per almeno 32
ore di lezioni frontali con esercitazioni.
2 seminari serali.
11 docenti qualificati e 2 tutor.
Controllo scritto
dell’apprendimento dopo ogni
lezione.
Formula residenziale che favorisce scambi di informazioni ed
esperienze fra docenti e allievi.
Natura e scoperta dei farmaci.
Basi metodologiche della sperimentazione clinica.
Le fasi della ricerca clinica. Il protocollo di studio e la Scheda Raccolta Dati (CRF).
Buona Pratica Clinica, procedure
operative, audit e ispezioni.
Il monitoraggio: regole e raccomandazioni.
La normativa.
Comitati etici e consenso informato.
Farmacovigilanza.
Aspetti regolatori.
Stefano Bonato – Bayer
Roberto Ceserani – SSFA
Giuseppina Corvasce – PPD Italy
Luciano M. Fuccella – SSFA
Paola Granata – Clirest
Paolo E. Lucchelli – SSFA
Alessandro Madè – ICON
Giuseppe Motta – SSFA
Anna Piccolboni – Zambon
Elisabetta Riva – Ospedale S. Raffaele
Giuseppe Villa – Fondazione Maugeri
PER CHIARIMENTI ED INFORMAZIONI RIVOLGERSI A SABRINA
SEGRETERIA SSFA – Tel. 02.29536444 – [email protected]
Hanno collaborato a questo numero:
Domenico Barone - [email protected]
Michela Boero - [email protected]
Elena Bresciani - [email protected]
Ilaria Cadau - [email protected]
Stefania Cislaghi - [email protected]
Domenico Criscuolo - [email protected]
Francesco De Tomasi - [email protected]
Luciano M. Fuccella - [email protected]
Ennio Ongini - [email protected]
Marco Romano - [email protected]
Raimondo Russo - [email protected]
Giulio Tedesco - [email protected]
CONSIGLIO DIRETTIVO
Presidente: Gianni De Crescenzo Vice—presidente: Marco Romano Segretario: Luigi Godi Tesoriere: Anna Piccolboni
Consiglieri: Rossana Benetti, Salvatore Bianco, Marco Corsi, Domenico Criscuolo, Gioacchino D’Alò, Giovanni Fiori, GiovanBattista Leproux
Direttore Responsabile: Domenico Criscuolo Comitato editoriale: Giovanni Abramo, Domenico Criscuolo, Gianni De Crescenzo, Francesco De Tomasi, Luciano M. Fuccella, Marco Romano
Segreteria editoriale: Sabrina Lucioni Segreteria Organizzativa: Viale Abruzzi 32—20131 MILANO Tel. 02-29536444 Fax. 02-89058506 E-mail [email protected]
SSFA oggi
Stampa: MEDIA PRINT, Livorno
Registrazione del Tribunale di Milano, N. 319 del 14/05/2007
“Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB PRATO” Numero progressivo 31 Periodicità: bimestrale
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