SOCIETA’ DI SCIENZE FARMACOLOGICHE APPLICATE SOCIETY FOR APPLIED PHARMACOLOGICAL SCIENCES SSFAoggi Notiziario di Medicina Farmaceutica Bimestrale della Società di Scienze Farmacologiche Applicate Giugno 2012 numero Fondata nel 1964 31 La SSFA per i giovani Sommario: La SSFA per i giovani 1 Master Bicocca 2 Nicoletta Vozza 4 Mariabernarda Carnemolla 5 Tesi Master Bicocca 7 Visita stabilimento Pfizer 8 Assemblea Pharmatrain 9 Partnership biotech-pharma 10 Farmacovigilanza 11 Oggi parliamo di…. 12 Malaria 14 Notizie dall’Italia 16 Notizie dal Mondo 18 Guidance for Pharm. Industry 20 Assicurazioni inadeguate 21 News on clinical trials 23 Corso Varenna 24 MOSCA In un periodo così difficile per la nostra economia e per l'occupazione non solo giovanile, SSFA desidera agevolare coloro che già lavorano nelle aziende farmaceutiche e nelle CRO, ma soprattutto vuole fornire gli strumenti a chi sta cercando un'occupazione nel nostro settore. Ricordo all'ultimo Congresso SSFA molti giovani che hanno espresso grande preoccupazione per il loro inserimento a causa dei numerosi tagli operati nelle aziende a seguito di acquisizioni e fusioni avvenute negli ultimi anni: tutto questo risponde alla realtà ma occorre non perdere tempo e speranze ma darsi da fare affinché ognuno abbia la possibilità di costruire il proprio avvenire professionale anche in Italia. La SSFA sta cercando da molti anni di dare delle risposte o almeno delle indicazioni utili attraverso i tanti corsi che organizza per i suoi soci, gratuitamente o con un modesto contributo: penso ai corsi di formazione per CRA ed ai seminari, che offrono spesso borse di studio, ma anche e soprattutto ai master della Bicocca a Milano o della Cattolica a Roma. Queste iniziative SSFA hanno avuto grande successo in termini di iscrizioni e hanno prodotto risultati concreti con lo "stage" di molti giovani presso aziende e CRO. A questo proposito, vi invito a leggere le interviste di Domenico Criscuolo e di Francesco De Tomasi, alle pagine 4 e 5, a due studenti dei master quale testimonianza di un percorso conclusosi con un contratto di lavoro. Credo, inoltre, che le attività didattiche e scientifiche svolte da SSFA siano utili anche a chi già lavora, per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze in modo da poter essere sempre in grado di ricollocarsi in altre realtà lavorative, se necessario. Oggi più che mai occorre studiare in quanto la competizione è globale e quindi richiede una continua formazione professionale e molta flessibilità, cioè capacità di sapersi adattare alle mutate condizioni esterne. Questo significa, ad esempio, conoscere le lingue, soprattutto l'inglese ed infatti SSFA sta pensando di svolgere alcune lezioni dei master in inglese perché, pur rimanendo in Italia, la conoscenza delle lingue permette di trovare più facilmente un'occupazione. Anche il nuovo sito SSFA (che ospita, come quello precedente, gratuitamente i CV di chi cerca lavoro) nonché il successo di SSFAoggi contribuiscono ad aumentare sia la diffusione delle nostre attività sia la visibilità dei soci e di chi aderisce alle nostre iniziative. Alla riunione dell'ultimo Consiglio SSFA ci siamo chiesti se possiamo fare di più in favore di chi ha bisogno del nostro aiuto e la risposta è stata unanime nella direzione di mettere a disposizione anche nuove borse di studio e fornire formazione a distanza grazie ai profitti che, come società scientifica non a scopo di lucro, stiamo ottenendo con alcune iniziative di successo. Abbiamo però bisogno del vostro continuo sostegno, della vostra presenza attiva non solo ai corsi/seminari/master ma anche ai Gruppi di Lavoro SSFA, perché questo vi permetterà non solo di migliorare le conoscenze tecnico-scientifiche ma anche di farvi conoscere ed apprezzare dai colleghi più anziani e, quindi, con maggiore esperienza umana e professionale. Fatevi avanti, dunque! Clinical Trials in Russia & Ukraine _____________ Marco Romano KIEV 7 June 2012 — Milan Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB PRATO Anno VI numero 31 Pagina 2 Master Bicocca: inizia la 4a edizione, con qualche dato sulle passate edizioni Il 4 maggio è iniziata la quarta edizione del master in Ricerca e Sviluppo Preclinico e Clinico dei Farmaci, organizzato dall’Università di Milano Bicocca, in collaborazione con la SSFA. La selezione dei candidati, basata su un’attenta analisi del curriculum vitae e professionale e su una prova di inglese, a cui quest’anno è stato assegnato un peso maggiore nel punteggio finale anche in prospettiva della imminente certificazione da parte del programma IMI PharmaTrain, è stata lunga e laboriosa, a causa dell’elevato numero delle domande. A fronte delle 101 candidature pervenute, presentati i dati di “placement” relativi agli studenti delle scorse edizioni. Nel complesso i dati, più completi per la prima e seconda edizione, appaiono soddisfacenti, in quanto la maggior parte degli exstudenti ha attualmente un’occupazione nel campo della ricerca 78 candidati si sono presentati alla prova di inglese e, tra questi, ne sono stati selezionati 30. Oltre ai canonici 30 studenti, sono stati ammessi al corso anche 10 studenti, che stanno seguendo il progetto ”Specialista multidisciplinare di tecniche avanzate per l’industria farmaceutica” presso Nerviano Medical Sciences; questi ultimi seguiranno solo le lezioni di didattica frontale e svolgeranno lo stage presso Nerviano. La classe risulta eterogenea, per titolo di studio e per età. Come nelle scorsa edizione, la laurea predominante è quella in biotecnologie; a seguire, la laurea in biologia, CTF, Farmacia, Veterinaria e Ingegneria Biomedica; circa il 50% degli studenti ha un’età inferiore ai 30 anni e solo una piccola minoranza superiore ai 35. All’inaugurazione del master sono stati clinica o preclinica del farmaco. In particolare, più del 50% degli studenti della I edizione risultano avere un’occupazione stabile, con un’assunzione a tempo indeterminato. Questa percentuale persiste elevata anche tra gli ex-studenti della seconda edizione, superando il 40%; se a questi dati si aggiungono anche le percentuali di quelli che hanno un contratto a tempo determinato si raggiungono valori rispettivamente del 72% e del 59%, confermando che il master apre effettivamente ed efficacemente la strada nel mondo del lavoro. Anche se parziali, i dati relativi alla edizione appena terminata (2 e 3 maggio 2012) confer- mano questo trend: infatti il 50% degli studenti, già alla conclusione del master, ha un contratto a tempo determinato o indeterminato e, come prevedibile, una quota di ex-studenti è in cerca di un’occupazione, con in tasca la qualifica del master. Le aziende in cui gli exstudenti lavorano sono prevalentemente CRO o industrie farmaceutiche. Tuttavia, ci sono anche alcuni che prestano servizio di supporto alla ricerca clinica negli ospedali e solo alcuni impiegati in centri di ricerca preclinica. Elena Bresciani Anno VI numero 31 Pagina 3 INAUGURAZIONE DEL MASTER ALL’UNIVERSITA’ DI MILANO BICOCCA La terza edizione del Master sullo Sviluppo Pre-clinico e Clinico dei Farmaci, organizzato dall’Università di Milano Bicocca in collaborazione con la SSFA, si è chiusa nei giorni 2 e 3 Maggio con la discussione delle tesi: tutti i trenta studenti del corso 20112012 hanno presentato il loro elaborato, con diapositive in inglese. Due candidate hanno anche illustrato la tesi in inglese. Il giorno successivo, 4 Maggio, si è tenuta la sessione inaugurale della quarta edizione che prospetta numerose ed interessanti novità. Anzitutto, il numero di domande di partecipazione è stato quest’anno straordinario: sono state ben 101, a fronte dei 30 posti disponibili. In aggiunta ai 30 partecipanti che hanno superato la selezione, vi saranno quest’anno, in via eccezionale, altri 10 studenti provenienti, tramite un accordo particolare, dal Centro Ricerche di Nerviano finanziato dalla Regione Lombardia e recentemente assunti. Ciò tuttavia non inciderà su quello che è uno dei maggiori problemi dello svolgimento del Master, cioè reperire stage per tutti i partecipanti, perché i dieci di Nerviano compiranno colà il proprio stage al termine del corso di lezioni. Altra novità importante è stata rappresentata dalle visita degli auditor PharmaTrain il 26 Gennaio: il Master della Bicocca è entrato nel progetto PharmaTrain (vedi articolo a pag. 9) adottando syllabus e procedure di questo. Ad esempio; il programma è stato portato a 14 sezioni ed è stato implementato un sistema di Quality Assurance per garantire che lezioni, contenuti e procedure siano in linea con il nuovo Manuale PharmaTrain, con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento di Centre of Excellence. Vi sono poi altre novità di grande interesse costituite da iniziative proprie del Master della Bicocca. Le lezioni saranno registrate, limitatamente alla voce e alle diapositive, consentendo a chi desideri rivedere la presentazione o recuperarla perché assente il giorno della lezione di accedere alle presentazioni, fermo restando l’obbligo della frequenza ad almeno il 75% delle lezioni. Altra importante novità: i docenti che lo desiderino potranno tenere le proprie lezioni in lingua inglese e le tesi dovranno essere scritte e presentate in quella lingua. Lo scopo è di familiarizzare al massimo i partecipanti con la lingua e le espressioni con le quali dovranno poi quotidianamente confrontarsi nel mondo del lavoro. Già alla prima sessione, 5 dei 10 docenti hanno tenuto le proprie lezioni in inglese. E’ stata inoltre discussa la proposta di fare registrare anche in inglese la lezione ai docenti che siano disposti a farlo. Attendiamo ora di ricevere i commenti degli studenti e di avere il riscontro del loro gradimento. Nella riunione dei coordinatori del master sono poi stati discussi altri punti di sicuro interesse. Come è noto, SSFA sta discutendo l’iniziativa, che ha riscosso molti consensi tra i soci interpellati, di avviare una attività di FAD (formazione a distanza). Si potrebbe quindi utilizzare singoli moduli del master come corsi monotematici di FAD i quali disponendo anche del sigillo dell’Università acquisirebbero ancora maggiore valore. Sicuramente un’iniziativa del genere verrebbe incontro alle molte persone che, a causa delle limitazioni poste da aziende ed enti alla partecipazione a convegni e corsi, incontrano difficoltà ad aggiornarsi o ad accrescere il proprio bagaglio formativo. Si è anche accennato alla possibilità di avviare in Italia il programma CLIC (Clinical Investigators Course) di Pharma Train, indirizzato agli sperimentatori clinici. Si prevede infatti che nel prossimo futuro, per partecipare come sperimentatore a studi clinici, occorrerà dimostrare di avere partecipato ad appositi corsi formativi. La possibilità di ricorrere a corsi di FAD accreditati a livello europeo potrebbe quindi costituire una eccellente risorsa per i medici che vengono coinvolti in sperimentazioni con farmaci. Luciano M. Fuccella Anno VI numero 31 Pagina 4 SSFAoggi incontra……Nicoletta Vozza Ho conosciuto Nicoletta Vozza all’edizione del 2010-2011 del master di Milano Bicocca. Lei mi chiese di essere suo relatore alla tesi. Quando poi Otsuka offrì la disponibilità ad avere uno studente per uno stage di sei mesi, la segnalai all’ufficio del personale, e dopo una selezione lei venne scelta. Il resto della storia in questa breve intervista….. DC : Nicoletta ciao e grazie per la tua disponibilità a questa intervista. Iniziamo da te: raccontaci dei tuoi studi, e delle tue aspirazioni. NV : Ciao Domenico, grazie a te. Premetto che sono una persona curiosa e dinamica ed i miei studi hanno rispecchiato il mio modo d’essere. Ho viaggiato tra Lecce e Milano per diversi anni per seguire quella che era la mia aspirazione, avere una preparazione adeguata per lavorare nel mondo farma. Dopo la maturità classica, affascinata dal mondo della genetica e della biologia, mi sono iscritta alla facoltà di Biotecnologie Mediche dell’Università degli Studi di Milano dove ho conseguito la laurea triennale con tesi in biologia molecolare. Terminata questa fase di studi, e con una maggiore consapevolezza della mia passione per il mondo “farma”, ho voluto arricchire la mia preparazione approfondendo la conoscenza della chimica e dei processi industriali. Ho deciso perciò di iscrivermi alla Facoltà di Biotecnologie Farmaco-Industriali dell’Università del Salento dove ho conseguito con lode la laurea specialistica discutendo una tesi sulla preparazione di macroarray funzionali di biomolecole di elevato interesse farmacologico, dopo un tirocinio formativo di un anno e mezzo presso il Center for Biomolecular Nanotechnologies - The Italian Institute of Technology (IIT) di Lecce. Infine mi sono iscritta al master in ricerca pre-clinica e clinica dei farmaci organizzato dall’Università Bicocca di Milano per approfondire anche l’aspetto della sperimentazione clinica. DC: ….e come successe che da Lecce venisti a Milano per il master? Non prendesti in considerazione altre Università più vicine alla Puglia, come Roma o Ca- tania o Firenze? NV: Prima di iscrivermi, mi sono ampiamente documentata sull’offerta di master a livello nazionale e ho considerato quelli svolti nelle Università di Siena, Firenze e Roma. Cercavo un master che mi potesse dare un’ottima preparazione nella sperimentazione clinica, di cui avevo solo qualche nozione di base, e quello organizzato presso l’Università Bicocca di Milano mi sembrava che potesse rispondere meglio alle mie esigenze, trattando argomenti ampi e completi in questo campo. Inoltre Milano, dove già avevo vissuto da studentessa qualche anno prima, era la città che a mio parere poteva darmi maggiori occasioni di crescita personale e professionale. DC: Le tue impressioni sul master Bicocca? Cosa si dice fra gli studenti? Ci puoi indicare almeno due cose che ti sono piaciute, ed altre due o tre che vorresti cambiare? NV: Complessivamente sono rimasta molto soddisfatta dal master che ha colmato i vuoti che avevo nel campo della ricerca clinica, rispondendo così alle mie aspettative. Mi sento di poter dire, dal confronto che ho avuto con gli altri studenti, che il livello di soddisfazione generale è senz’altro molto elevato. Gli argomenti trattati in aula, spaziando dalla farmaco-economia alla statistica, dalla farmacovigilanza alla pianificazione e conduzione degli studi clinici, forniscono un quadro completo della sperimentazione clinica, e la maggior parte di questi ha suscitato molto interesse tra gli studenti. Inoltre, i professori, grandi professionisti, sono riusciti a coinvolgere gli studenti attraverso dibattiti sugli argomenti più critici delle lezioni e trasmettendo non solo il loro bagaglio culturale, ma portando in aula anche la loro esperienza professionale, di grande aiuto ed esempio per chi è ancora studente e si vuole affacciare al mondo del lavoro. Detto questo, consiglierei un miglior coordinamento delle sessioni per evitare ripetizioni di argomenti (repetita iuvant, siamo d’accordo, ma in tempi stretti, e con tanti temi da trattare e lacune da colmare, sarebbe opportuno ottimizzare il tempo da dedicare ad ognuno di essi). Inoltre, consiglierei una migliore organizzazione nell’orientare gli studenti nella scelta dello stage, magari organizzando più di un incontro, come è avvenuto nel corso dell’edizione da me frequentata, con le aziende/CE/CRO che offrono la possibilità di svolgere degli stage. Infine, proporrei di erogare delle borse di studio per consentire la partecipazione al master anche a chi non ha la possibilità economica, così da non creare discriminazioni nel diritto alla cultura. DC: …ed ora veniamo allo stage in Otsuka. Hai pensato che si sarebbe potuto trasformare in un contratto di lavoro? Quali sono state le tue prime impressioni? Un gruppo di lavoro affiatato, ma relativamente piccolo: ti aspettavi qualcosa di diverso? NV: Entrata a far parte di Otsuka, ho avuto da subito un’impressione estremamente positiva che ho avuto modo di riconfermare nel tempo. In Otsuka l’ambiente è stimolante con un gruppo di lavoro giovane, composto da grandi professionisti che mi hanno trasmesso la loro professionalità e le loro competenze in quella che era la mia prima esperienza lavorativa. Sono rimasta colpita dall’affiatamento che vi è tra le diverse figure aziendali: in Otsuka vi è una grande attenzione al singolo e un forte spirito di collaborazione. Inoltre, proprio grazie a quello che definisci un gruppo di lavoro affiatato, ma relativamente piccolo, ho avuto modo di avere una visione globale dei vari processi aziendali con la possibi(Continua a pagina 5) Anno VI numero 31 (Continua da pagina 4) lità di lavorare in un team crossfunctional. Per tutte queste ragioni ho sperato, come poi effettivamente è avvenuto, che lo stage si trasformasse in un contratto di lavoro. DC : Infine, qualche consiglio per i tuoi colleghi più giovani, che stanno pensando ad un master. Cosa ti senti di dire loro? NV: Sicuramente, data l’esperienza estremamente positiva, mi sento di consigliare loro la partecipazione al master Bicocca, sia per la completa preparazione che viene offerta, per i docenti, grandi professionisti con un ampio bagaglio culturale e professionale, sia per l’opportunità che offre di entrare in contatto con il mondo del lavoro che, conse- Pagina 5 guita la laurea, appare così lontano e incerto. Grazie al master gli studenti hanno infatti la possibilità di avere una panoramica completa delle opportunità lavorative che si aprono loro una volta terminati gli studi e, grazie allo stage, hanno la possibilità di fare un’esperienza lavorativa concreta, sempre più richiesta nelle offerte di lavoro. Considero quindi il master un’ottima occasione per finalizzare le proprie conoscenze e per orientarsi nel mondo del lavoro. In bocca al lupo a tutti ragazzi! Ciao Domenico, e grazie ancora. Nicoletta. A cura di Domenico Criscuolo Nicoletta Vozza è nata a Galatina (LE) il 29 Luglio 1983. Terminati gli studi classici, ha conseguito nel 2005 la laurea triennale in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Milano. Nel 2009 ha conseguito con lode la laurea specialistica in Biotecnologie FarmacoIndustriali presso l’Università del Salento con una tesi sperimentale svolta presso il Center for Biomolecular Nanotechnologies - The Italian Institute of Technology (IIT) di Lecce. Nel 2011 consegue il Master di II livello in “Ricerca e Sviluppo Pre-clinico e Clinico dei Farmaci” presso l’Università Bicocca di Milano con tesi dal titolo “L’evoluzione dei prontuari terapeutici territoriali in Italia: da strumento a servizio dell’operatore sanitario a strumento di clinical governance e appropriatezza prescrittiva”. Nel gennaio 2011 inizia il suo stage presso Otsuka Pharmaceutical Italy dove da gennaio 2012 lavora con contratto a tempo indeterminato nel ruolo di Junior Medical Specialist. SSFAoggi incontra……Mariabernarda Carnemolla Maria Bernarda Carnemolla è stata fra le prime studentesse a conseguire il master dell’Università Cattolica di Roma. La incontriamo dopo alcuni anni per parlare della sua esperienza. FDT: Lei ha frequentato e portato a termine il master nell’anno accademico 2007-2008: qual’è stato il contributo per la sua preparazione personale e quanto è stato utile per la sua carriera professionale? MC: Grazie al Master ho avuto modo di conoscere ed approfondire le tematiche relative alla ricerca clinica. Gli argomenti affrontati nel corso delle lezioni e la possibilità di interloquire in maniera diretta con i relatori hanno costituito una valida offerta formativa, indirizzandomi verso i profili aziendali che più potessero essere allineati con le mie conoscenze e preferenze. FDT: Come è venuta a conoscenza di questo master e cosa si aspettava al momento della sua iscrizione? MC: Dopo essermi laureata a Catania presso la Facoltà di Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, ho sentito l’esigenza di approfondire sia l’ambito regolatorio che quello della ricerca clinica. Dopo aver frequentato e conseguito il diploma di master di II Livello in “Metodologie Farmaceutiche Industriali” presso l’Università La Sapienza di Roma, ho voluto completare il mio iter formativo frequentando un master in Ricerca Clinica. Navigando sul sito web dell’Università Cattolica ho trovato il bando d’iscrizione per il Master e ho immediatamente fatto domanda, confidando anche nel prestigio dell’Istituzione che lo proponeva. Ciò che mi attendevo era un’offerta formativa che coprisse gli aspetti normativi ed operativi dello sviluppo clinico del farmaco. Le mie attese non sono state deluse: gli esempi pratici presentati dai relatori nel corso delle lezioni e la loro stessa esperienza sono stati molto preziosi, anche come spunti di riflessione personale. FDT: In quale misura la possibilità di frequentare uno stage ha soddisfatto le sue necessità di conoscenza e di preparazione per l’attività professionale? MC: Oggi lo stage è uno strumento fondamentale per entrare nel mondo del lavoro e comprenderne le dinamiche. L’internato effettuato presso Novartis Vaccines in qualità di Clinical Research Associate mi ha permesso di mettere in pratica una buona parte delle conoscenze acquisite nel corso delle lezioni ed è stata sicuramente una bellissima esperienza non solo dal punto di vista lavora- tivo, ma anche umano. FDT: Cosa cambierebbe nell’impostazione del master che ha seguito? MC: Trovo che l’impostazione del master sia molto buona, ma aggiungerei le verifiche in itinere, che sono un ottimo strumento per verificare come e quanto gli argomenti presentati nel corso delle lezioni siano stati recepiti dagli studenti. FDT: Consiglierebbe a qualcuno la frequenza del master e per quali motivi? MC: Consiglierei il master ai neo-laureati che sentono l’esigenza di conoscere, comprendere ed approfondire le temati(Continua a pagina 6) Anno VI numero 31 (Continua da pagina 5) che relative alla ricerca clinica ed allo sviluppo del farmaco: lo ritengo un ottimo trampolino di lancio per una crescita professionale nell’industria farmaceutica. FDT: Il master si sta occupando di ottenere una certificazione Europea: pensa che quest’opportunità sia vantaggiosa anche se comporterà un impegno maggiore da parte degli studenti? MC: La certificazione Europea è sicuramente un’ottima opportunità: la ricerca clinica è notoriamente condotta su scala globale – tranne sempre più rare eccezioni – e l’acquisizione da parte degli studenti di un titolo riconosciuto all’interno della Unione Europea non può che aprire nuovi orizzonti ed inaspettate prospettive. FDT: Ci può illustrare il suo percorso lavorativo, dalla iscrizione al master alla situazione attuale? E il futuro? MC: Al momento dell’iscrizione al master lavoravo come farmacista in una para-farmacia del centro di Roma. Dopo Pagina 6 lo stage in Novartis Vaccines ed una breve parentesi in Roche nel ruolo di “start-up study specialist”, nel 2010 sono stata assunta in Parexel International – una CRO globale attiva nell’organizzazione di servizi per le aziende bio/farmaceutiche – come “site contract leader”. Tale ruolo mi vede responsabile, a livello internazionale, della stesura e negoziazione dei contratti con i centri aderenti agli studi clinici, nonché della definizione e negoziazione dei budgets studio-specifici. Il mio ruolo è strettamente legato alla fase di start-up e prevede un continuo monitoraggio dei tempi di attivazione dei centri e della conduzione degli studi, garantendo al contempo il rispetto delle GCP e della legislazione vigente. Sono molto felice della mia attuale occupazione e spero possa ulteriormente svilupparsi negli anni a venire, auspicabilmente sempre nella fase di start-up. FDT: Ha mantenuto rapporti con i colleghi di corso e con alcuni degli insegnanti? MC: Essendomi trasferita prima a Siena e poi a Milano, avevo perso una buona parte dei contatti con i colleghi del corso. Tuttavia il mondo della ricerca clinica in Italia non è poi così vasto e non sono mancate occasioni istituzionali e lavorative che mi hanno permesso di riallacciare i rapporti con alcuni di loro. Di tanto in tanto ho incontrato alcuni dei relatori, soprattutto in occasione di eventi SSFA: è sempre un piacere confrontarsi ed aggiornarsi vicendevolmente sui recenti sviluppi lavorativi e personali. Inoltre, ritengo che Linkedin sia sicuramente un ottimo strumento per mantenere vivi i rapporti tra ex-colleghi e per costruirne d nuovi fra alunni di anni diversi: il gruppo “Alumni Master” facilita lo scambio di idee e notizie creando un network dinamico e ricco di contenuti. Molte grazie, cara dottoressa: le formulo i migliori auguri da parte mia e della redazione di SSFAoggi. A cura di Francesco De Tomasi Mariabernarda Carnemolla ha 30 anni, e lavora dal settembre 2010 presso Parexel International nel ruolo di site contract leader. Ha frequentato gli studi superiori a Modica (RG), si è laureata in CTF all’Università di Catania nell’ottobre 2006, ed ha ottenuto il titolo di farmacista nel 2007. Ha poi lavorato come CRA presso Novartis Vaccines a Siena e successivamente come start up specialist presso Roche. Nel 2007 ha ottenuto il diploma di master di II livello in “Regulatory affairs” presso l’Università “ La Sapienza” di Roma, e, successivamente, nel 2008, il diploma di master di II livello in “ Sviluppo preclinico e clinico del farmaco: aspetti tecnico scientifici, regolatori ed etici” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Anno VI numero 31 Pagina 7 Master Università Bicocca - Milano: due tesi Decreto CRO: prospettive e criticità Il mondo della ricerca clinica è da sempre un mondo complesso di attori, norme ed esigenze che devono coesistere e convivere con un solo obiettivo: tutelare la salute dei pazienti, sviluppare nuovi ed efficaci farmaci e raccogliere dati validi ai fini della loro immissione in commercio. Le CRO (Contract Research Organizations) da anni sono tra i principali attori di questo processo e la loro sempre crescente importanza e presenza nel panorama della ricerca ha fatto sì che AIFA sentisse l’esigenza di dettare alcune regole e requisiti per garantire un servizio omogeneo, valido e, soprattutto, condotto da personale qualificato. Con questo intento, nel novembre del 2008 venne pubblicato un decreto sui requisiti minimi delle CRO, documento che non ci mise molto a sollevare questioni, discussioni e malcontento nel mondo delle società di ricerca a contratto. Per quasi tre anni le CRO hanno costruito un sistema interno di tracciatura di tutte le attività richieste, cercando di ovviare ai dubbi interpretativi che alcuni punti del decreto ponevano. Nel gennaio del 2012, in seguito ad una sospensiva del suddetto decreto da parte del Consiglio di Stato, AIFA ha formulato un decreto bis: le modifiche apportate hanno eliminato sicuramente gran parte delle criticità emerse a fronte della pubblicazione del primo documento, motivo questo per cui il decreto CRO bis è stato accolto più favorevolmente dagli operatori del settore. Resta ancora, però, un aspetto poco chiaro: il decreto CRO bis sancisce quali requisiti devono avere la CRO e il personale operante al suo interno, ma la CRO è una società di servizi che agisce per conto dello sponsor. Se il fine del decreto è quello di migliorare la ricerca clinica da un punto di vista qualitativo, quando verranno stabiliti i requisiti che un’azienda farmaceutica e il suo personale devono avere, come previsto dal DLgs 6 novembre 2007, n.200, che non ha mai avuto attuazione? ______________________________________________________________________________________________________________ Ilaria Cadau è nata a Cagliari il 10 gennaio 1984. Nel 2009 ha conseguito la laurea specialistica presso l’Università di Cagliari in Biologia Sperimentale ed Applicata con indirizzo biochimico-molecolare. Dopo qualche breve esperienza di tirocinio in laboratorio, si è trasferita a Milano e ha frequentato il Master di II livello in Ricerca e Sviluppo Preclinico e Clinico dell’Università degli Studi di Milano - Bicocca. Attualmente lavora in una CRO italiana (OPIS) nel ruolo di Clinical Trial Assistant. Orphan drugs development: from pre-clinical phase to post-marketing surveillance Orphan drugs are therapies intended for rare diseases. Such diseases occur only in a limited number of patients and are often life-threatening: such conditions often occur in young people or even in children and infants thus, developing orphan drugs represent an ethical obligation. During the past years, pharmaceutical companies had difficulties in investing money and resources on such rare conditions, due to uncertainties in the return of investment. In more recent years, regulatory authorities have developed laws and regulations focused on orphan drugs because of the increasing interest in rare diseases. Such regulations give pharmaceutical industries different forms of incentives, in order to improve the development of therapeutic alternatives and opportunities for patients affected by rare diseases. Furthermore, small-medium biotech companies, in collaboration with academics or bigger pharmaceutical companies, can develop orphan drugs also with European incentives. Thus, they can develop drugs for a niche market that may still be attractive due to the limited number of competitors, and a considerable saving in financial investments. ADIENNE is an Italian small-medium biotech company, focused on rare diseases in hematology and transplantation. ADIENNE has a broad pipeline of orphan drugs, both on the market and in different stages of development: such pipeline involves a high degree of innovation and consists of biological products directed to innovative molecular targets. The purpose of my work is to investigate in detail which are the principal aspects that make the orphan drugs development process different from the one of a classical pharmaceutical product, with an overview on the activities of a small-medium biotech company, focused on the development of innovative orphan drugs. ________________________________________________________________________________________________________________ My name is Stefania Cislaghi and I have a degree in Biotechnology. I worked at Nerviano Medical Sciences from 2008 to 2011 in a biochemistry lab in the biotechnology department, where I was involved in cloning and production of proteins involved in cancer development in order to further design chemical inhibitors for therapeutic purposes. Since 2011 I worked in collaboration with ADIENNE, a small medium Italian biotech company focused on rare diseases. I am involved in the development and production of antibodies for therapeutic purposes for various rare diseases. In 2012 I was offered a contract: I am currently employed in the QA/QC division in order to collaborate to the development of its innovative products with regulatory compliance for their approvals. I always wanted to study biotechnology: I have a strong passion for my work and I am a really resolute person. Anno VI numero 31 Pagina 8 VISITA ALLO STABILIMENTO PFIZER DI APRILIA Nel programma del master “Sviluppo preclinico e clinico del farmaco” di Roma, gli studenti hanno avuto modo di vivere un esperienza formativa, che ha permesso loro di vedere l’applicazione della Good Manufacturing Practice (GMP). La visita agli stabilimenti di produzione Pfizer di Aprilia, illustrata in modo impeccabile dal dr. Massimo Minà, ha evidenziato la realizzazione concreta di una nutrita serie di aspetti, relativi alle Norme di Buona Fabbricazione dei prodotti farmaceutici, che per la gran parte dei partecipanti al master, fino a quel momento, erano mere e tediose norme con valenza unicamente teorica. Conoscere personalmente la Qualified Person e vedere il processo che porta alla generazione di un batch record, rende consapevoli di come nell’industria farmaceutica si adotti la massima cura e perizia per garantire che ogni lotto fabbricato sia prodotto e controllato in accordo ai requisiti della AIC. Questa stimolante esperienza è partita dall’illustrazione dei passaggi relativi ai controlli di produzione che iniziano dall’individuazione del personale qualificato, distinto, a seconda dell’inquadramento, dai differenti tipi di indumenti protettivi indossati nella zona bianca, e finiscono alla stesura di rapporti manuali o automatici che certificano la conformità del prodotto. In questo percorso abbiamo passato in rassegna tutte le altre componenti intermedie del processo di produzione, dall’adeguatezza dei locali, con tutte le misure tese ad evitare contaminazioni crociate, alle macchine di produzione, fino a contemplare le materie prime, i contenitori, le etichette nonché le procedure di stoccaggio e trasporto. Un mondo complesso ed ordinato. La Gli studenti del master, tra cui Giulio Tedesco e il dr. Massimo Minà visita si è conclusa con l’illustrazione delle tappe stabilimento "verde", data la presenza di del Controllo di Qualità (QC), procedure 2 co-generatori di energia elettrica e di campionamento, specifiche e saggi, termica e la copertura dei parcheggi tra cui quelli tesi a valutare le contami- esterni con ben 5.000 metri quadrati di nazioni microbiche del farmaco, esposti pannelli fotovoltaici. Un esperienza che e spiegati in modo esaustivo nell’area ha mostrato in modo concreto un mirabidello splendido laboratorio microbiologi- le esempio di Gestione della Qualità. Giulio Tedesco co di cui dispone lo stabilimento di produzione. Una memorabile visita ad un sito che nasce nel 1958, con un esten- Giulio Tedesco nasce a Roma il 30/12/1979. Dopo aver conseguito il diploma di maturità sione di 133.000 metri quadrati, di cui scientifica al liceo Louis Pasteur di Roma, nel 24.000 coperti, e rappresenta un polo 2006 consegue, a pieni voti, la laurea in farstrategico per la produzione e distribu- macia presso l’Università “La Sapienza” di zione di prodotti OTC e dietetici destinati Roma. Nel 2007 svolge attività di farmacista prevalentemente ai mercati europei ed e consulente per formulazioni galeniche nella extra-europei. Le attività produttive sono farmacia dell’Istituto Dermopatico unicamente dedicate alla produzione di dell’Immacolata di Roma. Dal 2008 al 2010 è solidi orali con farmacista direttore presso Vivasalute. Nel una capacità 2008 vince il concorso d’accesso alla scuola annuale di di specializzazione in farmacia ospedaliera, all’Università “La Sapienza” di Roma, circa 150 mi- nell’ambito della quale svolge il tirocinio prolioni di confe- fessionale per tre anni presso l’ospedale S. zioni. Ultima Filippo Neri. Nel 2010 si diploma cum laude osservazione, in farmacia ospedaliera. Nel 2011 svolge estremamente attività di collaborazione volontaria nella strutinteressante, è tura ospedaliera del S. Filippo Neri di Roma e di consulenza a farmacia privata aperta al che l’insediamento pubblico. Nel 2012 consegue l’idoneità alla di Aprilia è da titolarità di farmacia in concorso pubblico per considerarsi a sedi farmaceutiche e partecipa al master in “sviluppo preclinico e clinico del farmaco” tutti gli effetti presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore Anno VI numero 31 Pagina 9 La quarta Assemblea Generale del progetto PharmaTrain Al Novartis campus di Basilea si è svolta, il 17 e 18 aprile scorso, la quarta Assemblea Generale dei partner del progetto PharmaTrain: appuntamento annuale per fare il punto sull’avanzamento del progetto, e fissare gli obiettivi del prossimo anno. Circa 55 delegati sono intervenuti, da ogni angolo del mondo, a testimoniare con la loro presenza non solo il valore di questa iniziativa, ma anche l’impegno per l’armonizzazione dei programmi dei diversi master, e per un elevato standard di qualità. I due master italiani che partecipano a questo progetto erano rappresentati dal prof Pierluigi Navarra e Francesco De Tomasi (Roma) e da Luciano Fuccella e dal sottoscritto (Milano). Fritz Buhler, il direttore del progetto, nel dare il benvenuto a tutti i presenti, ha elencato le novità più rilevanti degli ultimi 12 mesi: i 13 partner europei del progetto stanno continuando il loro percorso di armonizzazione dei corsi: sei hanno già ricevuto il riconoscimento di Centro di Eccellenza (Basilea, Bruxelles, Duisburg, Londra e due a Dublino), tre hanno ricevuto la prima visita di valutazione (Milano, Roma, Barcellona) ed i rimanenti quattro (Budapest, Lione, Cardiff e Belgrado) riceveranno la visita nei prossimi mesi; il progetto PharmaTrain sta diventando globale! Questa è a nostro avviso la novità più rilevante, a chiara dimostrazione del valore scientifico ed anche etico di questo progetto. A Basilea erano infatti presenti i rappresentanti di altri Paesi (USA, Brasile, Cina, Corea, Giappone, Singapore, Israele, Sud Africa, Australia) che hanno firmato una lettera di intenti con i coordina- tori PharmaTrain, ed intendono applicare anche ai loro master gli indirizzi ed i contenuti dei master Europei; infine, sono state illustrate due gemmazioni del progetto PharmaTrain: Rolf Bass, ex direttore EMA, ha infatti lanciato il MRA, un progetto Europeo di armonizzazione dei master in affari regolatori; ed è stato anche lanciato il progetto CLIC (Clinical Invesigators Course), con la sua derivazione elettronica e-CLIC, che si pone come obiettivo uniformare la preparazione di coloro che intendono operare come Sperimentatori negli studi con farmaci. E’ stata così avviata la Clinical Investigator Certification Initiative con lo scopo di fare acquisire agli Sperimentatori una certificazione di qualità che si prevede in futuro sarà richiesta per poter partecipare alle sperimentazioni cliniche. Vale la pena di ricordare, per la loro utilità generale, altri recenti sviluppi. - è stato ampliato il portale OnCourse (www:on-course.eu) il più completo catalogo europeo di corsi post-laurea in campo biomedico e di ricerca sui farmaci. - è disponibile la e-library che per ora ha solo 2 sezioni: e-1 (Introduction to drug development, durata 5 ore) ed e-9 (Clinical Investigator Course della durata di 40 ore), ma che si prevede di portare a coprire tutto il syllabus - è stato distribuito il manuale, che dettaglia i principi e le pratiche emersi dalla collaborazione tra tutti i partecipanti al progetto e si propone come documento da implementarsi a livello paneuropeo. E’ indirizzato a tutti coloro che organizzano corsi ed ai partner universitari. Tutti sono stati invitati ad esaminarlo e a segnalare eventuali correzioni da apportare. L’assemblea ha dato modo ai partecipanti di scambiarsi direttamente pareri, suggerimenti, impressioni che saranno utilissimi per i futuri sviluppi del progetto. Dopo tre anni di vita, si può senz’altro affermare che esso ha raggiunto risultati importanti, tuttavia da vari partecipanti sono stati sottolineati alcuni aspetti critici che dovranno essere affrontati nel prossimo futuro. E’ stato ad esempio sottolineato che tuttora si è lontani dal raggiungere quella armonizzazione che rappresenta l’obiettivo primo del progetto, per quanto in particolare riguarda l’adozione generale del Syllabus, dei Training Principles e dei Learning Outcomes. Le verifiche di qualità che sono in corso contribuiranno certamente ad accelerare il processo. Altro aspetto critico, forse il più importante, è rappresentato da quello finanziario. Nel 2014 il finanziamento concesso da UE cesserà e, se si vorrà che il progetto non si arresti, occorrerà trovare solide fonti alternative di finanziamento; ciò probabilmente comporterà che i centri partecipanti rivedano le quote di iscrizione ai corsi ed ai master. A questo proposito, si deve notare che le quote dei due master italiani (Milano e Roma) sono marcatamente inferiori a quelle degli altri corsi partecipanti al progetto PharmaTrain. Domenico Criscuolo e Luciano M. Fuccella Anno VI numero 31 Pagina 10 Modelli vincenti di partnership fra piccoli gruppi biotech e società farmaceutiche Due anni fa avevo presentato, su SSFAoggi n 18, la collaborazione appena avviata fra Nicox e Bausch+Lomb (B+L) sul progetto “glaucoma”. Ora ci sono i risultati di uno studio clinico su oltre 400 pazienti. Sono interessanti. Li descrivo con l’intento di riprendere alcune riflessioni su un tema generale di interesse, cioè le collaborazioni fra piccole biotech dedicate alla ricerca e le società farmaceutiche. I risultati. Lo studio è di fase 2b su pazienti con ipertensione oculare o glaucoma ad angolo aperto. “End point” primario su efficacia nella riduzione della ipertensione oculare diurna dopo 28 giorni di trattamento. Quattro dosi del nuovo potenziale farmaco in confronto a latanoprost (Xalatan). Due dosi sono risultate più efficaci del farmaco di riferimento (p<0.01). Di particolare interesse sono i dati sugli “endpoint” secondari. Per esempio, il numero di pazienti che hanno risposto alla terapia con una pressione oculare minore di 18 mmHg sono risultati del 68.7 % per il nuovo farmaco, alla dose più efficace, rispetto al 47.5 % dei Xalatan, alla dose approvata in terapia (p<0.01) La tollerabilità è risultata simile a quella del farmaco di confronto. I risultati hanno stimolato B+L ad iniziare al più presto la fase 3. Breve storia del progetto. Nel 2004 Nicox aveva iniziato un progetto di collaborazione in ricerca con Pfizer su nuovi farmaci per il trattamento del glaucoma. Avevamo dati preclinici su modelli di malattia, brevetti ed un approccio innovativo. Stavamo studiando derivati delle prostaglandine alfa 2 agonisti (per esempio latanoprost e bimatoprost) per potenziarne l’attività sulla pressione endoculare, fattore di rischio rilevante del glaucoma. I risultati erano incoraggianti, da qui l’interesse di Pfizer per continuare, con nuovi investimenti, la linea di farmaci nel campo oftalmico fra cui dominava il latanoprost (Xalatan > 1.6 milioni USD nel 2011). Grazie ad un eccellente lavoro di team, sforzo comune in chimica, farmacologia e tossicologia avevamo scelto un candidato per lo sviluppo in tempi rapidi ed avviato gli studi clinici di fase 2a in pazienti con elevata pressione endoculare. I risultati di due studi, uno in Giappone e l’altro in USA, avevano dimostrato efficacia e tollerabilità. Tuttavia Pfizer arrivò alla decisione di non procedere con ulteriori studi (si pretendeva un altro “blockbuster” ed i dati non lo consenti- consenso. E’ noto che oltre il 50 % dei nuovi farmaci in sviluppo delle società farmaceutiche provengono da acquisizioni dalle società biotech. Le piccole biotech a loro volta riescono ad ottenere finanziamenti e crescere grazie alle alleanze. Ci si può chiedere se da sole sarebbero mai riuscite a portare un farmaco allo sviluppo, fino alle ultime fasi. vano, inoltre c’erano dinamiche sfavorevoli che portarono dopo pochi mesi alla dismissione delle ricerche interne in oftalmologia ed all’acquisizione di Wyeth). Il progetto ci venne restituito. Nel marzo 2010 riuscimmo a concludere un accordo con B+L. Commenti. I risultati sono incoraggianti. Speriamo... Le alleanze, prima con Pfizer e poi con B+L, hanno permesso di raggiungere una tappa significativa del percorso di sviluppo. Nicox ha ricevuto finanziamenti ai vari traguardi: per esempio, quest’ultimo risultato comporta il pagamento di10 milioni USD. Inoltre, tutto il percorso di sviluppo, dalla tossicologia alla formulazione agli studi clinici, è stato sostenuto prima da Pfizer e poi da B+L.. Un risultato notevole! Questo è un esempio di modello di partnership che riscuote sempre più Sarebbe un successo notevole e darebbe un grande valore alla piccola biotech, un decollo significativo. Ci sono alcuni esempi di successo. Ma ... le difficoltà sono troppe, ostacoli spesso insormontabili. In genere, mancano i finanziamenti, le competenze e l’organizzazione per far decollare fasi cliniche complesse ed interazioni appropriate con gli enti regolatori. La mia opinione è che una piccola biotech possa portare un nuovo composto promettente fino alla fase 2a, alla “proof of concepì”, e poi deve cercare un partner. E’ questo un modello di partnership che sta crescendo, una simbiosi fra piccoli gruppi innovativi e grandi gruppi con esperienza e risorse. Un modello che promette ulteriori innovazioni terapeutiche. Ennio Ongini Anno VI numero 31 Pagina 11 AGGIORNAMENTI DI FARMACOVIGILANZA RATES OF SPONTANEOUS REPORTS OF ADVERSE DRUG REACTIONS FOR DRUGS REPORTED IN CHILDREN: A CROSS-SECTIONAL STUDY WITH DATA FROM THE SWEDISH ADVERSE DRUG REACTION DATABASE AND THE SWEDISH PRESCRIBED DRUG REGISTER - Wallerstedt SM, Brunlöf G, Sundström A - Drug Saf 2011; 34:669-82 CONTESTO Le conoscenze sulla sicurezza dei farmaci sono limitate nella popolazione pediatrica, soprattutto per i farmaci non utilizzati per le indicazioni riportate in etichetta. Le segnalazioni spontanee di reazioni avverse ai farmaci (ADR) possono essere una fonte importante di maggiori conoscenze, ma l'entità del tasso complessivo di segnalazione nei bambini non è noto. OBIETTIVO L'obiettivo principale dello studio era determinare l'entità della segnalazione spontanea di reazioni avverse nei bambini con particolare attenzione ai farmaci non utilizzati come indicato (off-label); ciò prevedeva l'analisi dei tassi di segnalazione dei singoli case safety report (ICSR) segnalati nei bambini per 1000 individui trattati, al fine di confrontali tra farmaci indicati o non indicati per l'uso nei bambini e di paragonare i tassi per i bambini con quelli degli adulti. METODI Gli ICSR (estratti dal database svedese delle ADR) e il numero di soggetti trattati (estratto dal registro svedese delle prescrizioni farmaceutiche) sono stati analizzati per un periodo di 2 anni (2006-2007). Per i farmaci con uno o più ICSR riguardante i bambini, sono stati determinati i tassi di ICSR per 1000 individui trattati e confrontati tra i bambini (<18 anni) e adulti (>=18 anni). I farmaci riportati per i quali era stato venduto >10% del volume come OTC o per l'uso in ospedale sono stati esclusi. È stato calcolato il reporting ratio complessivo di ICSR aggregati per 1000 persone trattate tra i farmaci non indicati e farmaci indicati per l'uso pediatrico, separatamente per bambini e adulti. Il reporting ratio complessivo è stato calcolato anche tra bambini e adulti, separatamente per i farmaci indicati e quelli non indicati per essere usati nei bambini. RISULTATI In totale, sono stati inclusi nell'analisi 255 (nei bambini) e 1402 (negli adulti) ICSR riguardanti 94 farmaci. 74 (29%) e 711 (51%) ICSR nei bambini e negli adulti, rispettivamente, erano stati registrati come gravi (p<0,00001, test a due code). Per i farmaci riportati in tre o più ICSR riguardanti i bambini, i tassi di ICSR per 1000 individui trattati variavano tra 0,01-6,45 (bambini) e 0,01-6,39 (adulti). Per 17 dei farmaci (18%) i tassi di ICSR per individui trattati erano significativamente più alti per i bambini che per gli adulti, e per 2 dei farmaci (2%) il risultato era opposto. Il confronto complessivo di ICSR aggregati per 1000 bambini trattati ha rivelato un tasso di segnalazioni superiore per i farmaci non indicati che per i farmaci indicati per i bambini: rate ratio 3,44 (IC 95% 2,67-4,43; p<0,00001). Il risultato corrispondente per gli adulti era 1,52 (1,37-1,68; p<0,00001). Il reporting rate complessivo di ICSR aggregati per 1000 individui trattati era più elevato nei bambini rispetto agli adulti per i farmaci non indicati per i bambini: rate ratio 2,01 (1,61-2,51; p<0,00001). CONCLUSIONI I risultati di questo studio indicano che l'entità della segnalazione di reazioni avverse è maggiore per i farmaci non indicati per i bambini che per i farmaci indicati. Per questi, l'entità della segnalazione è maggiore per i bambini che per gli adulti. Così, il personale sanitario segnala di buon grado le reazioni avverse nei bambini, soprattutto ADR per i farmaci usati in off -label. L'evidenza è rassicurante perché ci sono poche altre fonti per la conoscenza della sicurezza dei farmaci pediatrici. Importanti limitazioni dello studio sono: (i) a fronte di molti farmaci, solo pochi ICSR sono stati registrati, così ogni ICSR ha un forte impatto sui tassi per i singoli farmaci, e (ii) i risultati del presente studio si applicano solo ai farmaci inclusi nel l'analisi. THE LACK OF KNOWLEDGE ABOUT THE VOLUNTARY REPORTING SYSTEM OF ADVERSE DRUG REACTIONS AS A MAJOR CAUSE OF UNDERREPORTING: DIRECT SURVEY AMONG HEALTH PROFESSIONALS Pérez García M, Figueras A Pharmacoepidemiol Drug Saf, pubblicato on line il 26 luglio 2011 CONTESTO La sottosegnalazione delle sospette reazioni avverse da farmaci (ADR) è uno dei problemi principali che interessano i sistemi di farmacovigilanza basati sulle schede di segnalazione spontanea OBIETTIVO Misurare il livello di conoscenza sul sistema di segnalazione spontanea delle sospette ADR tra medici e farmacisti in Venezuela e studiare la sua relazione con diverse variabili. METODI E' stato inviato agli operatori sanitari in tutto il territorio nazionale del Venezuela un questionario anonimo, auto gestito, su base di popolazione. È stato sviluppato un algoritmo per classificare il livello di conoscenza del sistema di farmacovigilanza. RISULTATI Preso nel suo complesso, il livello di conoscenza del sistema di segnalazione volontaria era "scarso". Tra i 515 medici partecipanti, il 62,3% (IC 95% 58,0-66,5%) aveva un livello "scarso" di conoscenza; il termine Farmacovigilanza era associato al concetti di "controllo" dell'uso di farmaci, e solo il 24,7% dei medici aveva segnalato una sospetta ADR. La "specialitizzazione medica" era l'unica variabile che mostrava una correlazione con il livello di conoscenza (p=0,0041). Tra i 78 farmacisti partecipanti, il 66,7% aveva un livello "scarso" di conoscenza (55,1-76,9%). CONCLUSIONI Il livello di conoscenza del sistema di segnalazione volontaria tra medici e farmacisti in Venezuela è scarso. Questi risultati rafforzano l'ipotesi che ignorare gli effetti avversi dei farmaci e non conoscere l'esistenza di un sistema di farmacovigilamza sono tra le principali cause della sottosegnalazione. Un attento studio sulla conoscenza effettiva della farmacovigilanza potrebbe essere la base per impostare interventi concepiti appositamente per superare concetti fuorvianti e migliorare il tasso di segnalazione a livello nazionale. A cura di Raimondo Russo Anno VI numero 31 Pagina 12 Oggi parliamo di….. La rimozione delle cellule senescenti dai tessuti ritarda l’insorgenza di patologie da invecchiamento nel topo La rimozione delle cellule senescenti (CS) dai tessuti potrebbe rappresentare un nuovo approccio terapeutico per ritardare l’insorgenza e/o la progressione di patologie connesse con l’invecchiamento e prolungare la durata della vita umana libera da patologie. Ricercatori del Mayo Clinic College of Medicine hanno sviluppato un modello di topo transgenico nel quale cellule esprimenti uno specifico marker di senescenza sono rimosse con la somministrazione di un farmaco. Questi topi sono poi stati incrociati con topi di un ceppo che manifesta precocemente deficit correlati ai processi di invecchiamento, in modo da poter valutare gli effetti generati dalla rimozione delle CS. I risultati hanno mostrato che la rimozione farmacologica delle CS in età precoce ritarda l’insorgenza di taluni problemi connessi con l’invecchiamento quali i danni muscolari che si registrano particolarmente in quei tessuti nei quali normalmente si accumulano le CS. Inoltre, se il trattamento è effettuato in età più avanzata, la progressione di patologie da invecchiamento già in atto viene rallentata. Questi risultati indicano che l’acquisizione del fenotipo secretorio associato alla senescenza, che mette le cellule in grado di secernere una varietà di fattori di crescita, citochine e proteasi, contribuisce alla disfunzione tissutale legata all’invecchiamento. La senescenza cellulare impedisce la proliferazione di cellule danneggiate o mal funzionanti che potrebbero causare neoplasie, ma si verifica anche nelle cellule a causa dell’invecchiamento e ciò porta all’accumulo di CS negli organi e nei tessuti. Si è ipotizzato che fattori secreti da queste cellule possano danneggiare la struttura e le funzioni dei tessuti circostanti, ma non è ancora chiaro se essi siano un fattore scatenante nelle patologie da invecchiamento, e se la loro rimozione abbia effetti benefici sulla salute. Per chiarire meglio questi aspetti, è stato adottato un approccio transgenico per eliminare le CS nel topo, basato sulla rimozione farmacologica delle cellule che esprimono il marker di senescenza p16Ink4a. La tecnica usata è una versione modificata di un modello di topo noto come FAT-ATTAC che uccide selettivamente gli adipociti dopo somministrazione di AP2018, farmaco che induce la dimerizzazione di una proteina di fusione tra la proteina legata a membrane FK506 miristoilata e la caspasi 8 (FKBPCasp8), in questo caso espressa dagli adipociti. Per modificare l’approccio al fine di uccidere selettivamente le CS, il promotore del transgene usato in FAT- ATTAC è stato rimpiazzato con un frammento di 2617 coppie di basi del promotore genico p16Ink4a che è trascrizionalmente attivo specialmente nelle CS. Questo transgene è stato anche modificato per esprimere in modo amplificato una proteina di fluorescenza verde che segnala se le CS possono essere individuate e raccolte. Sono state generate 9 linee di fondatori transgenici INKATTAC, iniettando il costrutto transgenico in uova fertilizzate. Ciascuno di questi fondatori è stato incrociato con un topo BubR1 ipomorfico (BubR1H/H), che ha una durata di vita marcatamente ridotta ed esprime una serie di fenotipi legati all’età. Il gene BubR1 codifica per un elemento essenziale del controllo mitotico (ritarda l’anafase finchè tutti i cromosomi sono correttamente attaccati al fuso mitotico) e, poiché i livelli della proteina calano significativamente con l’età, si pensa che esso rappresenti un fattore determinante dell’invecchiamento naturale. I topi BubR1H/H accumulano anche selettivamente cellule p16Ink4a positive nei tessuti nei quali si sviluppano patolo- gie da invecchiamento e la ricerca ha dimostrato che, inattivando p16Ink4a in questi topi, si ritarda selettivamente l’insorgenza, negli stessi tessuti, di fenotipi legati all’età. L’analisi di tessuti prelevati da topi incrociati BubR1H/H;INKATTAC di 5 mesi di età ha dimostrato che i livelli di trascrizione di INK-ATTAC e GFP (green fluorescent protein) sono significativamente aumentati nel tessuto adiposo, nel muscolo scheletrico e nell’occhio, ma non in tessuti nei quali il marker p16Ink4a endogeno non è normalmente indotto, come il fegato ed il cuore. E’ stato poi confermato che INK-ATTAC transgenico e p16Ink4a endogeno sono sotto lo stesso meccanismo di controllo trascrizionale Bubr1 indipendente, sia nei topi wild type (WT) INK-ATTAC che in quelli transgenici BubR1H/H;INKATTAC. Inoltre, per rispondere alla domanda se INK-ATTAC sia espresso nelle CS nel tessuto ipomorfico BubR1, si è appurato, con tecniche di colorazione e di qRT-PCR, che l’espressione di INKATTAC correla con l’espressione di marker di senescenza nel tessuto adiposo inguinale (TAI) nei topi BubR1H/H;INKATTAC. Per produrre un’ulteriore prova dell’espressione selettiva di INK-ATTAC nelle CS, è stato raccolto TAI da topi BubR1H/H;INK-ATTAC e le popolazioni di cellule GFP+ e GFP- sono state separate da un’unica sospensione cellulare, usando tecniche di citometria a flusso (FACS). Con qRT-PCR si è dimostrato che le cellule GFP+ non solo esprimono livelli più elevati di p16Ink4a delle cellule GFP-, ma hanno anche quantità elevate di altri marcatori chiave di senescenza. Per valutare se INK-ATTAC è anche in grado di eliminare le CS, cellule di midollo osseo prelevate da topi transgenici WT;INK-ATTAC sono state messe in coltura con rosiglitazone (farmaco antidiabetico sensibilizzante all’ insulina) per indurre senescenza cellulare. La sopravvivenza delle cellule è stata monitorata dopo attivazione della proteina di fusione FKBP-Casp8 mediante trattamento con AP20187. La maggior parte delle (Continua a pagina 13) Anno VI numero 31 (Continua da pagina 12) cellule provenienti dalle linee transgeniche sono morte, o erano moribonde, entro 48 ore dall’esposizione ad AP20187, mentre nelle colture non esposte al farmaco le cellule erano vive e vitali ed esprimevano la SA-ȕ-Gal (ȕ-galattosidasi associata alla senescenza). Questi risultati in vitro dimostrano che l’attivazione di FKBP-Casp8 elimina in modo efficace e selettivo le CS p16Ink4a positive. Per verificare se l’eliminazione delle CS esprimenti p16Ink4a ha qualche effetto sull’insorgenza di fenotipi correlati all’età nei topi BubR1H/H , sono state generate popolazioni di topi BubR1H/H;INK-ATTAC, trattati o no (controlli) con AP20187 ogni 3 giorni fin dall’età di 3 settimane. Gli animali sono stati monitorati per cogliere l’insorgenza e l’evoluzione di sintomatologie correlate all’età note per essere associate all’induzione della p16Ink4a, quali la sarcopenia, la cataratta e la perdita di tessuto adiposo. In confronto ai topi di controllo, quelli trattati con AP20187 per eliminare le CS, hanno fatto registrare un’insorgenza significativamente ritardata della lordocifosi (misura dell’insorgenza della sarcopenia) e delle cataratte ed esprimevano diametri e funzioni muscolari preservati. Topi BubR1H/H, INK-ATTAC, alla scansione con la DEXA (Dual-energy Pagina 13 X-ray absorptiometry) hanno anche mostrato che il trattamento con AP20187 previene la perdita di tessuto adiposo. Al contrario, la somministrazione di questo farmaco si è mostrata inefficace sullo sviluppo di fenotipi legati all’età, ma non correlati alla p16Ink4a, quali aritmie cardiache e indebolimento della pareti vascolari arteriose. E’ incoraggiante il fatto che la terapia con AP20187 non abbia indotto effetti nocivi evidenti sui topi trattati fino all’ottavo mese di età. Una verifica importante è stata controllare se la ritardata insorgenza di patologie legate all’età, associata al trattamento con AP20187, coincidesse con la riduzione del numero di CS nei tessuti coinvolti. L’analisi del TAI prelevato da topi BubR1H/H, INK-ATTAC trattati con AP20187 ha mostrato una riduzione marcata della colorazione con SA-ȕ-Gal in confronto allo stesso tessuto prelevato dai topi di controllo. Inoltre, il tessuto prelevato dagli animali trattati aveva livelli di altri indicatori di senescenza più bassi, insieme all’attesa riduzione di INK-ATTAC e GFP. Riduzioni analoghe sono state registrate nel muscolo scheletrico e nei tessuti oculari di questi topi. Per valutare gli effetti sull’eliminazione delle CS in età più avanzata, quando i fenotipi legati all’età sono ormai normalmente evidenti nei topi BubR1H/H, l’inizio del trattamento con AP20187 è stato ritardato fino al quinto mese di età. All’età di 10 mesi, questi topi presentavano, rispetto ai controlli, diametri delle fibre muscolari mediamente aumentati, una miglior performance nei test di esercizio sul tapis roulant, maggiori depositi di grasso, aumentato diametro degli adipociti ed uno strato adiposo sottodermico più spesso. Inoltre, i marker di senescenza erano drasticamente più bassi sia nel grasso che nella muscolatura scheletrica rispetto ai topi non trattati con AP20187. Il confronto tra topi di 5 mesi non trattati e topi di 10 mesi trattati con il farmaco indica che i miglioramenti associati alla terapia con AP20187 sono dovuti ad una rallentata progressione dei deficit legati all’età piuttosto che ad un “ringiovanimento” vero e proprio. Questi risultati mostrano concordemente che la senescenza cellulare è implicata come fattore causale nella generazione di fenotipi legati all’età e che interventi terapeutici per l’eliminazione le CS, e/o per bloccarne gli effetti, potranno sperabilmente rappresentare, in futuro, la strada da percorrere per trattare, o ritardare, l’insorgenza delle patologie legate all’invecchiamento, prolungando così il periodo della vita umana privo di malattie. Domenico Barone Anno VI numero 31 Pagina 14 The Lancet New estimates of malaria deaths: concern and opportunity We publish surprising and, on the face of it, disturbing findings. According to Christopher Murray and colleagues at the Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) at the University of Washington in Seattle, there were 1,24 million deaths (95% uncertainty interval 0·93—1·69 million) from malaria worldwide in 2010—around twice the figure of 655 000 estimated by WHO. How should the malaria community interpret this finding? Before we answer that question, we need to look beneath the surface of this striking overall mortality figure. First, annual malaria mortality peaked in 2004 at 1,82 million. Since then, there has been a 32% reduction in malaria deaths, driven mainly by “accelerated decreases” in sub-Saharan Africa. Second, although there has also been a substantial decrease in the number of deaths outside sub-Saharan Africa, adults now make up the major burden in these regions. In Asia and the Americas, the median proportion of deaths in those older than 15 years was 76% and 69%, respectively. Overall, the IHME data show that malaria deaths in 2010 in those aged 5 years and older were much higher than previously thought—524 000 deaths compared with 91 000 as estimated by WHO. Third, malaria accounts for many more child deaths in subSaharan Africa than previously estimated—24% of total child deaths, compared with the 16% calculated for 2008. The reliability of these findings will certainly be the subject of much debate, as were the similarly higher estimates for India reported in 2010. Murray and colleagues used inputs from vital registration systems, published and unpublished verbal autopsy reports, and estimates of malaria transmission intensity to construct an array of models, which were then assessed for predictive validity. The authors will need to make their data and assumptions fully available to others who will surely wish to reproduce their calculations. One aspect of the findings that is unlikely to raise objections is the implication that interventions scaled up since 2004 have been phenomenally successful in reducing the number of malaria deaths. Much of this success can be attributed to the work of the Global Fund To Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria, now celebrating its tenth anniversary. The Global Fund contributes about two-thirds of the world's funding for malaria programmes, and since its inception in 2002 has dispersed 230 million insecticide-treated bed nets and a similar number of doses of artemisininbased drugs. Coverage of indoor residual insecticide spraying now stands at around 70% for the countries with the highest disease burden. With the recent and untimely resignation of its Executive Director, Michel Kazatchkine, the Global Fund is facing an unprecedented emergency. The results we report today show how essential it is for donors to recommit to the Global Fund, as they did last summer for the Global Alliance for Vaccines and Immunisation. We therefore welcome the US$750 million promissory note announced last week by the Bill & Melinda Gates Foundation. This commitment for 2011—16 is a legally binding agreement for future payment, but also counts as cash in the bank and can thus be used to cover all grants the Global Fund has already signed off. It has thrown the Global Fund a lifeline at a time when donor support is in desperately short supply. Others should follow this lead. We must also conclude from today's study that malaria might be a far more important cause of childhood mortality than previously thought. If correct, this finding has substantial implications for child survival programmes. It also seems clear that malaria is a greater long-term threat to adult health than we (Continua a pagina 15) Anno VI numero 31 had previously imagined. Again, if correct, this finding means that malaria control and elimination programmes should be paying far greater attention to adults than is currently the case. Finally, although we can be grateful for these new estimates of malaria mortality, one important lesson from the science of estimation is that the urgency to revitalise health information systems has never Pagina 15 been greater. We need reliable primary cause of death data to ensure that trends in malaria mortality are readily and reliably monitored—and acted upon. What should happen now? WHO' s new independent advisory body, the Malaria Policy Advisory Committee (MPAC), held its first meeting this week. But MPAC only has 15 members. We believe urgent technical and policy analy- ses must be initiated by WHO—involving a broader group of experts (eg, including those in child survival) and country representatives—to review these new data and their implications for malaria control programmes. This opportunity needs to be grasped with urgency and optimism. The Lancet Global malaria mortality between 1980 and 2010: a systematic analysis Background During the past decade, renewed global and national efforts to combat malaria have led to ambitious goals. We aimed to provide an accurate assessment of the levels and time trends in malaria mortality to aid assessment of progress towards these goals and the focusing of future efforts. Methods We systematically collected all available data for malaria mortality for the period 1980—2010, correcting for misclassification bias. We developed a range of predictive models, including ensemble models, to estimate malaria mortality with uncertainty by age, sex, country, and year. We used key predictors of malaria mortality such as Plasmodium falciparum parasite prevalence, first-line anti- Consulting & System Integration for Life Science www.lifebee.it [email protected] malarial drug resistance, and vector control. We used out-of-sample predictive validity to select the final model. Findings Global malaria deaths increased from 995 000 (95% uncertainty interval 711 000—1 412 000) in 1980 to a peak of 1 817 000 (1 430 000—2 366 000) in 2004, decreasing to 1 238 000 (929 000—1 685 000) in 2010. In Africa, malaria deaths increased from 493 000 (290 000—747 000) in 1980 to 1 613 000 (1 243 000—2 145 000) in 2004, decreasing by about 30% to 1 133 000 (848 000—1 591 000) in 2010. Outside of Africa, malaria deaths have steadily decreased from 502 000 (322 000—833 000) in 1980 to 104 000 (45 000—191 000) in 2010. We estimated more deaths in individuals aged 5 years or older than has been estimated in previous studies: 435 000 (307 000— 658 000) deaths in Africa and 89 000 (33 000—177 000) deaths outside of Africa in 2010. Interpretation Our findings show that the malaria mortality burden is larger than previously estimated, especially in adults. There has been a rapid decrease in malaria mortality in Africa because of the scaling up of control activities supported by international donors. Donor support, however, needs to be increased if malaria elimination and eradication and broader health and development goals are to be met. Funding The Bill & Melinda Gates Foundation. LifeBee provides the expertise of its professionals in the operation and information cycle of the Life Science world with selected partners and dedicated IT application suites such as: Labware solution for Laboratory Oracle solution for Clinical and Pharmacovigilance Planisware solution for Project and Portfolio TrackWise solution for Quality Assurance and Regulatory Affairs Anno VI numero 31 Pagina 16 NOTIZIE DALL’ITALIA Ricercatori su sperimentazione animale: fase inevitabile «La vivisezione è un retaggio del passato. Oggi esiste la sperimentazione animale per testare farmaci ed è attuata con tutte le garanzie stabilite da leggi moderne, ma resta ancora una necessità irrinunciabile se vogliamo che gli ammalati trovino sempre migliori terapie». A sostenere questi concetti, in risposta alle polemiche sull'arrivo in Italia di 900 scimmie dalla Cina, si sono mossi Silvio Garattini, (Istituto Mario Negri), Marco Pierotti (Istituto Tumori di Milano), Pier Giuseppe Pelicci (Istituto Europeo di Oncologia), Ferdinando Cornelio (Istituto Neurologico Besta) e Massenzio Fornasier (presidente Società Veterinari Animali da Laboratorio). Secondo Garattini è necessario modificare in Senato alcuni emendamenti alla legge che recepisce la recente direttiva comunitaria sulle regole per la sperimentazione animale, già passata alla Camera, che sono restrittivi: non hanno ragione d'essere e contraddicono lo sforzo dell'UE di armonizzare le legislazioni dei 27 Paesi UE. In Italia, peraltro, fa notare Pierotti, c'è il Comitato Etico per la Sperimentazione Animale, CESA, che verifica che l'esperimento sull'animale sia scientificamente corretto, abbia metodologia appropriata, risponda a congruità statistica e che gli animali non siano sostituibili con altra forma di sperimentazione e, inoltre, le riviste scientifiche internazionali escludono dalla pubblicazione le sperimentazioni non rispettose degli animali. La legge italiana, come spiega Fornasier, impone la presenza di un veterinario in ogni istituto di ricerca e secondo dati del 2009, in oltre il 99% dei casi, la sperimentazione riguarda ratti e topi (oltre 750 mila cavie), cui si aggiungono 502 primati e 607 cani. Esiste un solo un allevamento di cani per la sperimentazione, a Montichiari (Brescia) e 2-3 allevamenti di roditori. La sperimentazione animale è una fase della ricerca per un farmaco necessaria «per definire la sua tossicità: prima viene testato per vedere come si comporta sulle cellule» spiega Pellicci. «Il 30% dei progetti muore nella prima fase (cellule). Dei restanti, il 40% muore nella seconda fase (animali); il 50% viene scartato nei test sull'uomo». Governo ed AIFA aprono all'omeopatia, plauso da aziende «Gli emendamenti presentati in Parlamento per sbloccare il dossier omeopatia sono stati stralciati per motivi tecnici, ma per la prima volta ci è sembrato di non percepire particolare ostilità da parte del ministero della Salute e dell'Agenzia del farmaco». Questo il commento di Alessandro Pizzoccaro, presidente del CdA di Guna, sull'apertura del Governo e di AIFA alla registrazione di nuovi prodotti omeopatici, di cui si sta discutendo in Parlamento in questi giorni. «La speranza è che il nuovo corso delle istituzioni inaugurato dal governo Monti possa finalmente risolvere un empasse che dura da oltre 15 anni» ha sottolineato in una nota «Una soluzione attesa da oltre 10 milioni di italiani che usano questi prodotti, da 20mila medici che li prescrivono, e da tutte le aziende del settore, un comparto che non conosce crisi e continua a crescere». L'auspicio, conclude Pizzoccaro, «è che presto si possa riaprire questo mercato, ancora penalizzato solo in Italia, allineando il nostro paese alla situazione Europea, e per far questo la collaborazione di AIFA sarà certamente preziosa». Gli omeopatici diventeranno farmaci. Accordo AIFA, Omeoimprese e Ministero Raggiunta l'intesa tra AIFA, Omeoimprese e Ministero della Salute che pone fine alle annose vicende che riguardano la messa in commercio dei farmaci omeopatici. Secondo l'accordo per i nuovi farmaci omeopatici e per quelli già presenti sul mercato è prevista l'autocertificazione, tranne che per i farmaci di origine biologica, quelli preparati per uso parenterale, così pure per quelli in cui il principio attivo è presente in alta concentrazione, per i quali è previsto il modulo 4 che raccoglie prove di sicurezza. "E' un passo importante perché garantisce sicurezza per i cittadini e per i farmaci stessi che vengono messi in commercio e, al tempo stesso, dà la possibilità alle aziende italiane di registrare i loro farmaci all'estero", hanno commentato in una nota congiunta i senatori della Commissione Sanità Emanuela Baio, Daniele Bosone e Luigi D'Ambrosio Lettieri. L'accordo è in vista dell'attuazione di una Direttiva europea del 2006 che prevede la registrazione degli omeopatici come farmaci, attesa entro il 2015. Procreazione, +60% di successi in 5 anni Tra le coppie che hanno intrapreso la strada della procreazione medicalmente assistita, la percentuale di successo dei trattamenti è cresciuta: da una gravidanza a buon fine su dieci del 2005 si è passati a una su sei nel 2009 e questo nonostante l'età delle donne sia in continuo aumento. È il bilancio a otto anni dall'entrata in vigore della legge 40, tracciato dal presidente della Società Internazionale di Endocrinologia Ginecologica, Andrea Genazzani, in occasione del congresso mondiale del settore. I dati riportano infatti di 385 mila coppie che hanno tentato questa strada (su circa tre milioni di coppie infertili in Italia), di cui 65 mila diventate genitori. La media di età è pari 36,2 anni, con un 28,1% di over 40 al primo figlio. «Data la complessa situazione di base, con una popolazione mediamente più anziana e una legge particolarmente restrittiva» ha affermato Genazzani «i successi evidenziano ancor più l'ottimo livello dell'assistenza del nostro paese. Tuttavia, ogni anno ancora circa diecimila coppie decidono di rivolgersi all'estero, una cifra pari al 30% dei 25 mila europei che vanno in altre nazioni per ricorrere alla PMA». Anno VI numero 31 Pagina 17 NOTIZIE DALL’ITALIA Le farmaceutiche tagliano i ricercatori, sotto quota 6.000 I ricercatori farmaceutici dopo una crescita di quasi 1.000 unità dal 2000 al 2007, nei 3 anni successivi, dal 2008 al 2010, si sono ridotti di 200 unità. Nel 2011 la tendenza è proseguita e nel 2012 il numero dei ricercatori è sceso sotto la soglia delle 6.000 unità. Esemplare il caso Sanofi: il centro di ricerca di Milano, l'unica realtà di R&S per il gruppo in Italia, sarà chiuso e per i 59 addetti ci sarà la cassa integrazione. Complessivamente l'accordo Sanofi prevede la mobilità per oltre 400 persone, tra cui 351 ISF (su un totale di 1.100 di tutto il gruppo in Italia). I primi a tagliare in ricerca in Italia sono stati GlaxoSmithKline e Merck Sharp & Dohme, poi 3 anni fa anche il centro ricerche MSD di Pomezia (Irbm), 170 addetti, ha chiuso i battenti. Anche Sigma-Tau ha dato il via ad una ristrutturazione dei costi con impatto significativo sulle attività di ricerca. Il gruppo, che già aveva chiuso i centri di ricerca Prassis a Settimo Milanese e Tecnogen di Caserta, ha ottenuto la cassa integrazione per circa 400 dipendenti Sigma-Tau di Pomezia: i lavoratori hanno approvato l'accordo con il 69,8% dei voti favorevoli e le rsu hanno revocato lo sciopero e sospeso lo stato di agitazione. Entro ottobre si discuterà il nuovo piano industriale. Nel 2011 spesa farmaceutica SSN -8,6% Continua a calare la spesa farmaceutica convenzionata, che al termine del 2011 fa registrare un -8,6% rispetto al 2010, a fronte invece di un leggero aumento nel numero di ricette (+0,6%). Ad essere additata come la principale ragione di questa contrazione l'incidenza delle quote di partecipazione a carico dei cittadini, passata dal 7,6% del 2010 al 10,7% del 2011. Tanto che tra le regioni dove la flessione è particolarmente evidente ci sono Puglia (-15,8%), Calabria (-15,3%) e Campania (-10,8%), sottoposte a misure più drastiche a causa dei piani di rientro. Il quadro si ottiene dalla rielaborazione dei dati sulla spesa farmaceutica del SSN di Federfarma, resi noti sul sito dell'associazione. Secondo quanto emerge, nel 2011 «le confezioni di medicinali erogate a carico del SSN sono state oltre un miliardo e 80 milioni, con una media di 18 confezioni ritirate in farmacia per cittadino, mentre le ricette sono state oltre 590 milioni, pari a quasi 10 per ciascun cittadino», con un evidente calo del valore medio delle prescrizioni (-9,1%). Un contributo al calo della spesa viene, secondo Federfarma, anche dallo sconto al SSN praticato dalle farmacie, «che ha portato un risparmio di quasi 600 milioni di euro». Tra le regioni, Puglia, Calabria e Campania, «hanno adottato misure di contenimento della spesa molto drastiche, quali l'introduzione o l'aumento del ticket e il potenziamento della distribuzione di medicinali acquistati dalle ASL direttamente agli assistiti e/o tramite le farmacie convenzionate sulla base di specifici accordi». In generale, «nelle regioni con ticket più incisivo le quote di partecipazione hanno un'incidenza sulla spesa lorda tra il 10,3% e il 14%». È un successo il modello italiano di cura del diabete Nonostante la diffusa consapevolezza del fatto che il diabete costituisce un importante problema di salute pubblica, sono ancora scarse le evidenze del ruolo giocato dall'assistenza e dai fattori organizzativi sulla morbilità e mortalità che si associano a questa patologia. Ma i risultati pubblicati su PLoS ONE di uno studio di popolazione italiano dimostra che la collaborazione tra centri diabetologia e medici di famiglia, attuata nella città di Torino, sia effettivamente in grado di prolungare la vita ai pazienti affetti da diabete. Il gruppo coordinato da Carlo Giorda - direttore della Struttura complessa diabete e malattie metaboliche della Asl Torino 5 e presidente dell'Associazione medici diabetologi (Amd) - ha analizzato il rischio di mortalità nei torinesi affetti da diabete. Coloro che, oltre all'assistenza fornita dal medico di medicina generale, sono stati seguiti anche dal centro diabetologico hanno visto il rischio di mortalità complessivo e quello per cause cardiovascolari ridotti di oltre il 40% rispetto a coloro che si erano avvalsi solo delle cure del medico di famiglia; persino la mortalità per tumore si è ridotta, di circa il 26%. Il rischio di infarto del miocardio e di ictus è risultato del 30% superiore nei soggetti seguiti soltanto dal medico di famiglia e il rischio di amputazione si è raddoppiato. Una delle ragioni ipotizzate da Giorda è che il richiamo periodico, nella cura del diabete e più in generale in tutte le malattie croniche, ricordi al paziente la propria condizione di malattia e aumenti la qualità della cura; inoltre, un controllo più stretto incide sullo stile di vita e permette di rilevare con anticipo anche altre malattie. «Siamo orgogliosi» ha detto Giorda a Doctornews «di aver dimostrato il successo del modello italiano basato sulla sinergia tra Mmg e servizi di Diabetologia, tra l'altro in un momento delicato, che vede sotto revisione la legge 115/87 che istituì i servizi territoriali di Diabetologia. In una fase di crisi come quella che stiamo attraversando è facile per alcuni amministratori banalizzare certe strutture allo scopo di tagliarne i costi. Però persino un recente rapporto della London School of economics ha riconosciuto che il costo del diabete in Italia è tra i più bassi in Europa, inferiore a Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna». Ritirata dal mercato Crescina Labo Europa, azienda svizzera produttrice di cosmetici, ha ritirato dal mercato Crescina, prodotto per la ricrescita dei capelli. Le analisi effettuate da ISS hanno stabilito che "non vi è alcuna evidenza scientifica di un'attività del prodotto di far ricrescere i capelli" e che la "molecola innovativa" pubblicizzata "non appare credibile dal punto di vista chimico". Anno VI numero 31 Pagina 18 NOTIZIE DAL MONDO Europe targets drug firms over unethical practices The European Parliament is pushing for greater sanctions against multinational drug companies which breach ethical standards in clinical trials conducted in poor countries after The Independent last year exposed a series of violations in India. MEPs on the Environment, Public Health and Food Safety Committee yesterday demanded an explanation from the European Medicines Agency (EMA) about allegations regarding informed consent, inadequate investigation of deaths, conflicts of interest, and the lack of compensation paid to patients in cities such as Indore and Bhopal. The EMA said it expected to see "greater difficulties" in future as more and more new players from low-income countries entered the global market. More than 150,000 people are involved in at least 1,600 trials in India conducted on behalf of US and UK pharmaceutical giants such as GSK, Merck and AstraZeneca. The industry has swollen in India since regulations were relaxed in 2005, which, along with its vast population and cheap labour, has made it an increasingly attractive destination to Western companies trying to cut costs. MEPs yesterday said that there was plenty of evidence that the European Clinical Trials Directive was not being implemented, which meant there were no consequences for ignoring the rules. This could endanger the lives of trial participants, and also European patients as unethical trials could lead to safety breaches, they said. The EMA promised greater transparency in the future, making drug companies provide much more information about clinical trials conducted abroad, ethics committees, and what steps were taken to protect vulnerable participants, which will be publicly available. Dr Fergus Sweeney said much more money was needed to increase inspections abroad and increase the capacity of regulators in countries such as India. But Dr Sweeney appeared to reject demands by some MEPs including Dr Peter Liese, a German Christian Democrat, and Labour's Linda McAvan, as well as safety campaigners, to send a clear signal to the industry by refusing market authorization for ethical breaches. NicOx eyes global status in eye drugs with $30.9M Altacor buyout France's NicOx has decided to play a hot hand with eye drugs and land an agreement to purchase U.K.-based ophthalmology specialist Altacor. On the heels of delivering promising data from a mid-stage glaucoma program, NicOx sees the Altacor buyout as a way become an international ophthalmology company, according to its release. The deal could be worth up to £19.5 million. NicOx has already sunk £2 million into Altacor to get an 11.8% stake in the company, with an exclusive call option to buy the rest of Altacor for an additional £9 million. The French developer has until May 31 to exercise the option, according to its release. Privately held Altacor's shareholders could get up to £8.5 million more in milestone payments in the deal if certain goals are achieved. NicOx is looking to transform itself into an ophthalmology company after a series of regulatory setbacks when its lead painkiller naproxcinod forced the company to cut jobs and retrench in recent years. Altacor sells prescription and over-thecounter eye drugs and has a pipeline of ophthalmology products. Its pipeline features ALT-005, a surgical antiseptic for ocular infection, and a device called SOLO, used to insert lens implants into the eye. The buyout would also give NicOx a foothold in the U.K. market. Last week, investors pumped up NicOx's share price after the company's experimental glaucoma drug called BOL303259-X, licensed to Bausch & Lomb, delivered upbeat data in a mid-stage study. With the buyout of Altacor, NicOx could build on that success by adding marketed products and pipeline prospects. "The positive topline results from the Phase IIb study conducted with BOL-303259-X by Bausch & Lomb in patients with open-angle glaucoma or ocular hypertension announced recently have significantly strengthened our potential position in the field of ophthalmology," NicOx CEO Michele Garufi said in a statement. "Altacor is the first step toward an expansion in the ophthalmic market through future acquisitions and in-licensing of additional assets as a basis for our growth in Europe and in the United States. We are making progress in our evaluation of other opportunities to achieve our goals." Depression in adolescence Unipolar depressive disorder in adolescence is common worldwide but often unrecognised. The incidence, notably in girls, rises sharply after puberty and, by the end of adolescence, the 1 year prevalence rate exceeds 4%. The burden is highest in lowincome and middle-income countries. Depression is associated with substantial present and future morbidity, and heightens suicide risk. The strongest risk factors for depression in adolescents are a family history of depression and exposure to psychosocial stress. Inherited risks, developmental factors, sex hormones, and psychosocial adversity interact to increase risk through hormonal factors and associated perturbed neural pathways. Although many similarities between depression in adolescence and depression in adulthood exist, in adolescents the use of antidepressants is of concern and opinions about clinical management are divided. Effective treatments are available, but choices are dependent on depression severity and available resources. Prevention strategies targeted at high-risk groups are promising. Anno VI numero 31 Pagina 19 NOTIZIE DAL MONDO Anticounterfeiting Strategy Launched in UK The UK’s Medicines and Healthcare products Regulatory Agency (MHRA) has launched a new anticounterfeiting strategy with the aim of curbing the occurrence of falsified medicines in the county’s supply chain. The strategy will focus on prevention, incident management, and investigation of all reports of falsified medicines in the UK. To help prevent counterfeits from reaching patients, MHRA says it will use a combination of market surveillance and testing, vigilance at UK ports, and pharmacovigilance. In addition, the agency highlighted the importance of establishing networks to facilitate exchange of information and cooperation. The agency also sees communicating the danger of counterfeit medicines as a priority. When receiving a report of counterfeit medicines, MHRA will take immediate action, which involves quickly conducting an initial assessment with a focus on minimizing the risks to public health. Working relationships with relevant public or private entities will also be important. All cases involving reports of falsified medical products to MHRA will be investigated, particularly with regards to where the product came from and then tracing payments through bank accounts. MHRA believes that prosecution and confiscation of any financial proceeds from counterfeit medicines is an effective method of making fake medicines a less attractive option for criminals. This is the second such strategy that MHRA has implemented. The first was launched in 2007, following several incidents of counterfeit products being identified in the legal pharmaceutical supply chain. Since this time, the agency has seized counterfeit medicines worth more than £25 million (31 million euro). “The UK market for medicines is immense and is estimated to be worth around £8000 million [(10 billion euro)]. Combating the real and present threat posed by counterfeit medical products continues to remain a priority for the MHRA,” explained Nimo Ahmed, MHRA’s acting Head of Enforcement, in a press statement. According to MHRA, the number of incidents of counterfeit medicines reaching pharmacies and patients via the regulated supply chain has decreased since 2007. During this time, MHRA has also reported on several success stories. In 2010, an international operation resulted in more than 2 million doses of fake medicines being seized, as well as 90 arrests and the closure of 500 websites. More recently in 2011, more than 13,500 illegal websites were taken down or suspended and 2.5 million doses of medicines were seized. In March 2012, 300,000 doses of counterfeit pharmaceuticals were seized in a joint operation across Europe. Unregulated websites are a significant source of falsified pharmaceuticals. According to MHRA, the UK is used as a transit and fulfilment centre for orders placed on websites operated in other countries, which gives the end consumer the impression that the product is supplied from the UK. Merck Serono to cut 580 Swiss jobs, close Geneva HQ Swiss authorities are calling it an earthquake. Merck officials say it's a necessary measure to transform into a "leaner, more agile" company. Whatever its description, the German Merck's decision to shutter its Serono division's Geneva headquarters and cut up to 580 Swiss jobs is a big move to counter recent R&D setbacks. The basics: some 750 employees will be transferred from the Geneva HQ to several other sites. About 130 technical specialists in Geneva will relocate to the Aubonne area, close to manufacturing plants there and in Corsier-sur-Vevey; production at a Coinsins plant will also move to Aubonne. Headquarters functions will consolidate in Darmstadt, Germany, while R&D employees will be dealt out to Darmstadt, Boston and Beijing. The remaining 500 HQ jobs will be eliminated, along with 80 jobs across the Swiss manufacturing plants. Commercial operations in Zug won't be affected, the company said. Some might argue that the cuts and consolidations are overdue. Since Serono sold out to the German company in 2007, Merck Serono has operated two headquarters and two R&D hubs. Eliminating duplication will make the company more efficient, the company said--and Merck desperately needs to be efficient right now. In fact, analysts expect more cost-saving moves to be announced next month. "We are one of the last of the pharmaceutical companies to restructure," Merck Serono chief Stefan Oschmann told Bloomberg. Still, it's a blow to the Geneva area, where Merck Serono's flashy headquarters not only provided those 1,250 jobs, but generates electricity for some surrounding buildings. Pierre-Francois Unger, Geneva's economy minister, called the job cuts and headquarters shutdown a "sismic shift" for the economy of Geneva and French-speaking Switzerland, the Tribune de Genéve reported. As for the employees, some told the Tribune that they were shocked by the HQ closure, while at least one called the announcements a "relief, after a year of endless rumors. Now we know." Cetero Research Seeks Bankruptcy Protection US firm Cetero Research filed for bankruptcy protection on March 26, 2012. This came after the US Food and Drug Administration (FDA) accused the firm for falsifying documents and manipulating drug samples. The FDA said in July 2011 that an internal company investigation and a third-party audit in 2010 found significant incidents of misconduct and violations at a Cetero facility in Houston. Cetero also conducts early-phase clinical research and bioanalytics for a number of drugmakers. The pharmaceutical companies can then use results from these studies to support evidence in drug approval applications filed with the FDA. Anno VI numero 31 Pagina 20 GUIDANCE ON COLLABORATION BETWEEN HEALTHCARE PROFESSIONALS AND THE PHARMACEUTICAL INDUSTRY Questo interessante documento è stato preparato dall’Ethical Standards in Health & Life Sciences Group, costituito da autorevoli rappresentanti del mondo medico e farmaceutico inglese appartenenti ad istituzioni come il Royal College of Physicians, la Faculty of Pharmaceutical Medicine, l’ABPI (la Farmindustria inglese), la British Medical Association, il Department of Health, il Royal College of General Practitioners, la British Pharmacological Society, la rivista Lancet ed altri ancora. Obiettivo è promuovere una fattiva collaborazione tra professionisti attivi nell’industria farmaceutica ed operatori sanitari allo scopo di favorire lo sviluppo qualitativo delle cure mediche. Alla base del documento stanno alcuni principi: la collaborazione tra l’industria ed operatori sanitari offre significativi benefici per i pazienti, superiori a quelli che ci si può attendere da ciascuna delle due entità separatamente; i professionisti attivi nella sanità e nell’industria sono in grado di gestire le proprie relazioni senza compromettere le opportune scelte decisionali; un ampio e valido set di norme, comprendenti la legislazione del Regno Unito, i codici e standard professionali e l’ABPI Code of Practice per l’industria farmaceutica garantiscono l’osservanza degli standard etici e professionali. Questa collaborazione è d’altra parte già presente e testimoniata da numerosi esempi: la ricerca di base, le sperimentazioni cliniche, gli advisory board, la partecipazione di professionisti dell’industria alle iniziative formative, i progetti congiunti per lo sviluppo di appropriate cure mediche. Anche il recente aggiornamento dell’ABPI Code of Practice include numerose modifiche concordate con rappresentanti delle organizzazioni sanitarie e che riflettono la determinazione del partner industriale affinché i rapporti con gli operatori sanitari siano basati su integrità, lealtà, consapevolezza, appropriati comportamenti, trasparenza e reciproca fidu- cia. Il documento elenca e commenta poi 10 cose che tutti dovrebbero tenere presenti: L’industria farmaceutica ha un ruolo determinante nello sviluppo dell’innovazione in medicina. In Gran Bretagna il 92% dello R&D farmaceutico è di provenienza industriale. Tutte le maggiori innovazioni in campo farmaceutico sono venute dalla ricerca industriale, malgrado tempi e costi siano andati costantemente aumentando: oggi si calcola che occorrano da 10 a 15 anni per sviluppare un nuovo farmaco, con un costo di circa 550 milioni di sterline (670 milioni di Euro). Sviluppare un farmaco sino al suo impiego nel paziente è un processo collaborativo tra industria e centri clinici spesso universitari. I Principal Investigator sono abitualmente operatori sanitari indipendenti i quali hanno l’obbligo di garantire che i trial siano condotti nell’osservanza dell’etica e con appropriato rigore scientifico. L’informazione sugli studi clinici sponsorizzati dall’industria è accessibile al pubblico. Tutti gli studi clinici sono sottoposti a rigoroso controllo: i protocolli debbono essere approvati dai comitati etici ed i risultati degli studi sono resi disponibili al pubblico attraverso appositi registri, pubblicazioni soggette a peer review, convegni medici e siti web delle aziende. Il Code of Practice della ABPI richiede la divulgazione dei dettagli degli studi clinici e di quelli non interventistici. L’industria svolge un ruolo importante nella formazione medica. L’industria (ma l’affermazione può estendersi anche alle grandi CRO) ha una approfondita conoscenza dei farmaci che sviluppano e delle patologie in cui questi vengono impiegati. E’ quindi utile ed opportuno che gli operatori sanitari abbiano accesso a questo capitale di conoscenze affinché possano applicare il proprio giudizio clinico basandosi sulle informazioni più aggiornate ed esaurienti. L’industria si basa sulle informazioni che riceve dagli operatori sanitari. E’ essenziale per l’industria conoscere la pratica clinica nelle aree di interesse e le pratiche di prescrizione dei farmaci. Ad esempio, mediante la costituzione di advisory board, gli operatori sanitari forniscono importanti suggerimenti alle industrie e collaborano alla elaborazione dei futuri piani di sviluppo. Gli Informatori Scientifici del Farmaco possono rappresentare una utile risorsa per gli operatori sanitari. Anche se il compito principale degli ISF è la promozione dei farmaci, essi possono rappresentare un’utile sorgente di informazioni per gli operatori sanitari ed al tempo stesso un meccanismo vitale di feedback per le aziende. L’ABPI Code of Practice stabilisce regole molto rigide riguardo l’attività degli ISF. Gli aspetti dell’ospitalità debbono essere secondari rispetto agli scopi fondamentali di qualunque convegno. Anche in questo campo il Code of Practice dell’ABPI stabilisce vincoli stretti affinché l’ospitalità non sia sproporzionata rispetto ai contenuti e agli scopi dei convegni. Non sono consentiti convegni di natura completamente o in gran parte sociale o ricreativa. Le informazioni trasferite ai pazienti sono accuratamente controllate. L’industria è in condizione di fornire una corretta informazione sui farmaci prescritti anche attraverso il foglietto illustrativo ed i siti web. Il Code of Practice dell’ABPI vieta affermazioni che inducano il pubblico a richiedere al proprio medico farmaci soggetti obbligatoriamente a ricetta. L’industria si assume la responsabilità di monitorare molto accuratamente gli eventi avversi. Le aziende dispongono di gruppi di farmacovigilanza dedicati alla postmarketing surveillance ed il sistema della yellow card introdotto dalla Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency (MHRA) permette la raccolta dei dati su potenziali eventi avversi. E’ compito degli operatori sanitari utilizzare questo sistema per fare sì che tutti gli eventi avversi siano rilevati e seguiti ed appropriati interventi siano attuati ove necessario. (Continua a pagina 21) Anno VI numero 31 (Continua da pagina 20) I programmi congiunti debbono essere indirizzati al beneficio dei pazienti. Il principio guida definito dal Department of Health (il Ministero della Salute) è che da questi programmi deve trarre beneficio il paziente. Gli aspetti del lavoro congiunto sono oggetto di trattazione nel Code of Practice dell’ABPI. Segue poi una sorta di decaloghi delle cose che gli operatori sanitari ed il personale dell’industria debbono fare (DOs) e non debbono fare (DON’Ts). Tra i doveri (DOs) degli operatori sanitari si raccomanda di trattare il personale delle industrie farmaceutiche come partner: vi sono molte aree comuni operando nelle quali sia il personale medico che quello industriale possono ampliare le proprie conoscenze ed arricchire la propria esperienza con beneficio finale per il paziente. Operare insieme nei clinical trial è una opportunità da ricercare. E’ consigliabile dedicare tempo a comprendere le regole ed i limiti che governano l’attività industriale. Dichiarare tutti i conflitti di interesse ed essere al massimo trasparenti nei rapporti con l’industria la quale deve dichiarare i pagamenti a favore di operatori sanitari per attività come speaker a convegni e la partecipazione ad advisory board che l’industria deve a sua volta porre nella prima dichiarazione annuale al fisco. Notificare sempre al Pagina 21 NHS (il Sistema Sanitario Nazionale) se si avvia un programma di lavoro con l’industria farmaceutica dato che il NHS è responsabile per il lavoro che coinvolga proprio personale, tempo e risorse. Tra le cose (DON’Ts) che gli operatori sanitari NON debbono fare: non adottare politiche che impediscano l’interazione con le industrie farmaceutiche o che vedano in queste soltanto una fonte di finanziamento. Non accettare abusati luoghi comuni sulla collaborazione con l’industria: una appropriata collaborazione non metterà in pericolo l’obiettività nei processi clinici decisionali e non sarà percepita negativamente dai valutatori. Non richiedere a (o attendersi da) l’industria cose non permesse dal Code of Practice dell’ABPI. Le cose importanti da fare (DOs) da parte del personale dell’industria farmaceutica sono: assicurarsi che gli obiettivi di una collaborazione con gli operatori sanitari siano ben chiari. La collaborazione deve essere in linea con la lettera e lo spirito del Code of Practice dell’ABPI, tenendo presente che si applicano le stesse regole che governano i rapporti con i pazienti, tra cui la rigida proibizione di fare promozione al pubblico di farmaci con obbligo di ricetta. E’ indispensabile essere a conoscenza della legislazione corrente anche in tema di corruzione. Adottare la massima trasparenza sul coinvolgimento in qualunque attività osservando le norme del Code of Practice in materia di pagamenti al personale sanitario. Le cose da non fare (DON’Ts) sono: non imbarcarsi in attività di collaborazione senza essere in grado di dimostrare l’importanza della collaborazione a terzi che potrebbero avere una minore conoscenza in merito. Non dimenticare di avere con sé la dichiarazione congiunta al fine di essere in grado di spiegare le recenti modifiche del Code of Practice. Non attendersi che gli operatori sanitari intraprendano azioni che sono fuori del loro codice professionale di etica e cercare di comprendere obblighi e limiti da esso imposti. Infine, non impegnarsi in collaborazioni con operatori sanitari senza essere sicuri che esista un accordo o contratto scritto che riporti tutti i dettagli della collaborazione. Al di là di alcuni aspetti particolari riferibili a norme e tradizioni peculiari di quel paese, mi sembra si possa dire che il documento britannico abbia una validità generale applicabile ad ogni paese ove operatori sanitari ed industria collaborano nello sviluppo e nello studio dei farmaci. Il reciproco rispetto, la trasparenza, la priorità al benessere del paziente debbono essere principi che guidano chiunque si dedichi alla ricerca nell’uomo. Luciano M. Fuccella L’INADEGUATEZZA DELLE ASSICURAZIONI DELLE SPERIMENTAZIONI FARMACOLOGICHE PROFIT : UNA SPADA DI DAMOCLE SULL’A.I.C. Chiunque si sia occupato di normativa di sperimentazioni cliniche sa che fra i compiti del comitato etico vi è anche quello di valutare l’idoneità della polizza assicurativa e l’aderenza della medesima ai requisiti minimi fissati dalla legislazione. E tra i vari attori delle sperimentazioni cliniche, nella prassi, è forse proprio il comitato etico il soggetto che più di altri pone peculiare attenzione ai profili assicurativi. Ma, a mente della legislazione vigente nell’ambito sperimentazioni profit farmacologiche, anche altri soggetti coinvolti a vario titolo nello sviluppo industriale del farmaco (si pensi soprattutto alle azien- de farmaceutiche e alle organizzazioni di ricerca a contratto), hanno un tutt’altro che marginale interesse a valutare e vagliare attentamente la bontà della polizza. Non solo, a differenza del comitato etico che ha “semplicemente” uno stringente obbligo di controllo sugli aspetti assicurativi e un conseguente profilo di responsabilità ove la polizza dovesse poi rivelarsi inidonea rispetto ai criteri minimi fissati dal decreto ministeriale del 14.07.2009, questi altri soggetti hanno, alla luce della attuale normativa, oltre al medesimo obbligo e al medesimo profilo di responsabilità, viepiù una fatale “punizione” a fronte di una polizza non in linea con i dettami del decreto ministeriale. Ad un’analisi dettagliata dell'art. 5 del decreto ministeriale del 14.07.2009 si desumono, in particolare, due differenti percorsi sanzionatori a seconda che l'inidoneità della polizza sia appurata prima della concessione dell'autorizzazione all'immissione in commercio o a seconda che sia, invece, appurata dopo, ad autorizzazione ormai concessa. Nel primo caso l’art. 5 comma I del decreto ministeriale su citato sancisce “i risultati delle sperimentazioni condotte in difformità ai requisiti minimi di cui al presente decreto, non sono presi in consi(Continua a pagina 22) Anno VI numero 31 derazione ai fini della valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio”. Dunque ove le autorità deputate a concedere l'autorizzazione alla commercializzazione del farmaco si avvedano, prima della concessione della autorizzazione medesima, della inidoneità della polizza, i risalutati della sperimentazione non saranno neanche presi in considerazione, con l'ovvia conseguenza che ne deriva. In forza di questo sagace dettato normativo l’obbligo di controllo delle organizzazioni di ricerca a contratto e delle aziende farmaceutiche per ciò che concerne l’aspetto assicurativo diventa, così, ancora più pressante. Come infatti detto sopra, per i promotori - e per le organizzazioni di ricerca a contratto che hanno mandato per svolgere, per conto del promotore, alcune fasi della ricerca – si aggiunge, oltre all'inevitabile profilo di responsabilità per il caso di polizza non ben costruita, anche una ben pesante conseguenza: la non presa in considerazione dei dati della sperimentazione. Questo dunque il grave effetto che può produrre, nella fase propedeutica alla commercializzazione del farmaco, (ovvero nella fase della sperimentazione), una negligenza nella valutazione della adeguatezza della polizza. Ma quid iuris invece nel secondo caso, ovvero nel caso in cui l'inidoneità della polizza dovesse manifestarsi ad autorizzazione ormai concessa, magari proprio Pagina 22 a fronte di un danno causato al paziente in sede di sperimentazione, ma manifestatosi a commercializzazione ormai avvenuta? Il decreto ministeriale del 14.07.2009, all’art. 5 comma II, ci suggerisce “sono considerati nulli i pareri favorevoli dei comitati etici … e gli atti autorizzativi … relativi a sperimentazioni non conformi ai requisiti minimi di cui al presente decreto”. In un inevitabile effetto domino ciò provocherà anche la nullità della successiva autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco, autorizzazione che ha, necessariamente, come atto presupposto il previo - valido - parere favorevole del comitato etico competente. Dunque: danno al paziente provocato in sede di sperimentazione clinica; effetto del danno manifestatosi successivamente, quando il farmaco già ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio; richiesta di risarcimento del paziente; accertamento, solo a questo punto, della non conformità della polizza ai criteri minimi fissati dal decreto ministeriale del 14.07.2009 (e si badi bene, le pecche della polizza – se non si è stati meticolosi nel valutarla – si palesano proprio all’atto dell’attivazione della stessa a seguito della denuncia di sinistro); conseguente successiva declaratoria di nullità del già concesso parere favorevole del comitato etico per inidoneità della polizza (ex art. 5 comma II del decreto ministeriale del 14.07.2009); inevitabile nullità di tutti gli atti autorizzativi successivi che hanno come atto presupposto il parere favorevole del comitato etico. Ed ergo conseguente nullità anche della già concessa autorizzazione all’immissione in commercio. Tutto questo si scrive per ribadire, a chi si occupa di sperimentazione clinica, il rilievo tutt’altro che marginale che il nostro legislatore ha dato – e vuole che si dia – ai profili assicurativi. Non è chi non veda il grave danno che può produrre, al promotore, sia la non presa in considerazione dei dati frutto della sperimentazione (art. 5 comma I, decreto ministeriale 14.07.2009), sia una successiva revoca della già concessa autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco (art. 5 comma II, decreto ministeriale 14.07.2009) a causa delle imperfezioni della polizza. E la grave ipoteca posta dal nostro legislatore con il decreto ministeriale del 14.07.2009 sull’autorizzazione all’immissione in commercio, sia prima della concessione, sia a concessione già avvenuta, a fronte di una polizza non ben costruita, altro non manifesta se non la volontà del legislatore medesimo di costringere, chi fa sperimentazione, ad accordare la massima tutela, anche sotto il profilo assicurativo, a chi di quella sperimentazione è poi l’anello più debole: il paziente. E allora, concludendo con l’angolo visuale del legale: questo art. 5, davvero un'efficacissima arma giuridica in mano ad avvocati che si apprestino a tutelare il paziente danneggiato da sperimentazioni farmacologiche profit non idoneamente assicurate. Michela Boero Michela Boero è iscritta all’Albo degli Avvocati di Saluzzo, svolge attività di docenza relativamente ai profili assicurativi e contrattualistici delle sperimentazioni cliniche in master universitari tenuti dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale ed è stata membro, come esperto in materie giuridiche e assicurative, di due comitati etici della Regione Piemonte. Esercita la professione legale presso lo Studio Legale Associato Boero - Guadagnini (di cui è la contitolare) con indirizzo prevalentemente civilistico e con specializzazione nel settore assicurativo e contrattualistico delle sperimentazioni cliniche. Anno VI numero 31 Pagina 23 NEWS ON CLINICAL TRIALS CANCER Acceleron Pharma reported positive results from a Phase I study of ACE-041, an angiogenesis inhibitor that targets the activivin receptor-like chinase 1 (ALK1) pathway. Study results suggest that ACE-041 monotherapy may prevent tumor growth by inhibiting ALK1-mediated angiogenesis. In the study, 37 patients with advanced stage tumors were treated to evaluate the safety, pharmacokinetics, and antitumor activity of ACE-041. The pharmacokinetic profile supports dosing by subcutaneous injection once every three weeks. Most frequently observed side effects included mild or moderate peripheral edema, fatigue, anemia, nausea, dyspnea, anorexia, and headache. Toxicities commonly associated with VEGF inhibition (hypertension, proteinuria, or bleeding) were not observed. One patient with advanced, recurrent head and neck cancer achieved a partial response, and eight patients experienced disease stabilization of >12 weeks. Robust decline of >20% in tumor metabolic activity, assessed by FDG-PET imaging, was found in 35% of patients. ImClone Systems commenced the first Phase I trial of its fully human monoclonal antibody IMC-3C5, an IgG1 mAb being developed as a treatment for cancer. The study will examine the safety and tolerability of escalating doses of IMC-3C5 in patients with advanced solid tumors that are refractory to standard therapy or for which no standard therapy is available. Axelar reported positive results from the completed first part of the combined Phase I/II trial evaluating AXL 1717 as a new treatment for solid tumors. The study has successfully reached its primary endpoint, identifying the recommended Phase II dose, as well as providing evidence that AXL 1717 is safe and tolerable. Furthermore, data also supports Axelar’s strategy to target AXL 1717 in patients with squamous non-small-cell lung cancer. In the ongoing study, AXL 1717 has been tested in a total of more than 45 patients. The now-completed first part of rhe study with a total of 35 patients consisted of a single-day dosing, as well as a multidosing part. Jennererx and Transgene reported interim results from Phase I dose-escalation trials demonstrating that administration of JX594 targets tumor vasculature. By directly targeting and replicating within tumor vasculature, JX-594 disrupts the blood supply to the solid tumors, contributing to destruction of the cancer. Twenty-three patients were enrolled in the study, which used intravenous JX-594 to treat advanced, treatment-refractory solid tumors. Within just five days following treatment with JX-594, a significant decrease in tumor perfusion was observed, resulting in acute tumor destruction. Vascular shutdown was restricted to tumor tissue, and no significant changes in perfusion were noted in normal tissues. At later timepoints, Choi (necrotic) responses were reported in these same patients (Choi criteria can be easily applied on contrast-enhanced CT scans. RECIST and Choi criteria have similar predictive value for outcome in patients with clinical benefit. Choi criteria, however, are more useful to early define a large patient population with favourable clinical outcome). The trials are being conducted at clinical sites in south Korea and North America. CHRONIC PAIN BioDelivery Sciences completed enrollment in its Phase III trial assessing the efficacy and safety of BEMA Buprenorphine for the treaument of moderate to severe chronic pain. BioDelivery’s BEMA drug delivery technology is a buccal soluble film consisting of a small, bioerodible polymer film for application to the mucosal membranes (inner lining of cheek). BEMA films were designed to rapidly deliver a dose of drug across the mucous membranes for time-sensitive conditions. Buprenorphine is a partial agonist of the mu-opioid receptor. It is a potent analgesic with a relatively long duration of action. Patients meeting the designated study criteria undego titration of BEMA Buprenorphine to a dose that is both effective and well tolerated. Those patients who identify an effective and well-tolerated dose are then randomized to either continue their BEMA Buprenorphine dose or begin use of a placebo (BEMA film with no active drug) for 12 weerks.The primary efficacy measure is the mean change in pain intensity from the time patients are randomized (to BEMA Buprenorphine or placebo) through the end of the 12-week study period. The study design includes an interim analysis to confirm the number of patients needed for adequate statistical power. ALZHEIMER DISEASE Anavex Life Sciences began dosing in a Phase I trial to evaluate Anavex 2-73, its lead compound for Alzheimer disease. The dosing is expected to be completed in three months. Thi study will initially test Anaex 2-73 as a single, ascending oral dose in 16 volunteers. The trial seeks to determine the maximum tolerated single dose, safety, pharmacokinetics, and pharmacodynamics. The study is being conducted in Germany in collaboration with ABX-CRO, which has conducted several Alzheimer disease studies, and the University of Dresden. A cura di Domenico Barone Anno VI numero 31 Pagina 24 Quattordicesimo Corso Metodologia della Ricerca Clinica e Norme di Buona Pratica Clinica Corso residenziale a Varenna, Hotel Royal Victoria, 8 - 12 ottobre 2012 Direttore: P.E. Lucchelli OBIETTIVI DEL CORSO Il corso rappresenta un’iniziativa unica nell’offerta formativa della SSFA, ormai sperimentata con successo per oltre 10 anni. E’ limitato a 25 allievi ed è indirizzato a laureati in discipline biomediche che intendano intraprendere una carriera professionale nello sviluppo clinico dei farmaci sia in ospedale o in altre istituzioni sanitarie sia in aziende farmaceutiche. Il corso, intensivo, si propone di fornire all’allievo un quadro generale degli aspetti scientifici e normativi che regolano lo sviluppo di nuovi farmaci e di dare, attraverso lezioni ed esercitazioni pratiche, le conoscenze fondamentali per svolgere con successo le proprie mansioni. Struttura del corso Principali argomenti Docenti 4 giorni di corso per almeno 32 ore di lezioni frontali con esercitazioni. 2 seminari serali. 11 docenti qualificati e 2 tutor. Controllo scritto dell’apprendimento dopo ogni lezione. Formula residenziale che favorisce scambi di informazioni ed esperienze fra docenti e allievi. Natura e scoperta dei farmaci. Basi metodologiche della sperimentazione clinica. Le fasi della ricerca clinica. Il protocollo di studio e la Scheda Raccolta Dati (CRF). Buona Pratica Clinica, procedure operative, audit e ispezioni. Il monitoraggio: regole e raccomandazioni. La normativa. Comitati etici e consenso informato. Farmacovigilanza. Aspetti regolatori. Stefano Bonato – Bayer Roberto Ceserani – SSFA Giuseppina Corvasce – PPD Italy Luciano M. Fuccella – SSFA Paola Granata – Clirest Paolo E. Lucchelli – SSFA Alessandro Madè – ICON Giuseppe Motta – SSFA Anna Piccolboni – Zambon Elisabetta Riva – Ospedale S. Raffaele Giuseppe Villa – Fondazione Maugeri PER CHIARIMENTI ED INFORMAZIONI RIVOLGERSI A SABRINA SEGRETERIA SSFA – Tel. 02.29536444 – [email protected] Hanno collaborato a questo numero: Domenico Barone - [email protected] Michela Boero - [email protected] Elena Bresciani - [email protected] Ilaria Cadau - [email protected] Stefania Cislaghi - [email protected] Domenico Criscuolo - [email protected] Francesco De Tomasi - [email protected] Luciano M. Fuccella - [email protected] Ennio Ongini - [email protected] Marco Romano - [email protected] Raimondo Russo - [email protected] Giulio Tedesco - [email protected] CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente: Gianni De Crescenzo Vice—presidente: Marco Romano Segretario: Luigi Godi Tesoriere: Anna Piccolboni Consiglieri: Rossana Benetti, Salvatore Bianco, Marco Corsi, Domenico Criscuolo, Gioacchino D’Alò, Giovanni Fiori, GiovanBattista Leproux Direttore Responsabile: Domenico Criscuolo Comitato editoriale: Giovanni Abramo, Domenico Criscuolo, Gianni De Crescenzo, Francesco De Tomasi, Luciano M. Fuccella, Marco Romano Segreteria editoriale: Sabrina Lucioni Segreteria Organizzativa: Viale Abruzzi 32—20131 MILANO Tel. 02-29536444 Fax. 02-89058506 E-mail [email protected] SSFA oggi Stampa: MEDIA PRINT, Livorno Registrazione del Tribunale di Milano, N. 319 del 14/05/2007 “Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB PRATO” Numero progressivo 31 Periodicità: bimestrale WWW.SSFA.IT