GITA CULTURALE A S.MASSENZA E GEOPARK Mercoledì 8 luglio 2015, con un folto numero di Maestri del lavoro e amici simpatizzanti, ci siamo recati a visitare la centrale elettrica di S.Massenza e il Geopark di Carisolo. L’impianto idroelettrico di Santa Massenza fu ufficialmente inaugurato il 23 ottobre 1955: all’epoca era la centrale più potente d’Europa. Furono impiegati 15 imprese, 8.000 uomini e più di 1 milione di giornate di lavoro. I cantieri sul Sarca diedero occupazione a maestranze trentine e di tutta Italia, ripopolando valli svuotate dall’emigrazione. Negli anni ’60 con la nazionalizzazione del settore elettrico, l’impianto è passato all’Enel e dal 1975 è stato introdotto un sistema automatizzato e telecomandato. Dal 2008 l’impianto di Santa Massenza è gestito da Hyidro Dolomiti Enel, la società trentina del Gruppo Dolomiti Energia partecipata da Dolomiti Energia (51%) e Enel (49%). La centrale di Santa Massenza rappresenta la punta di diamante di un complesso progetto di utilizzo delle acque dell’intero bacino del fiume Sarca nel Trentino Occidentale. Questo sistema comprende anche le centrali di Nembia, Toblino, Dro, Fies e Torbole. La rete è alimentata dai ghiacciai del gruppo Adamello-Brenta, il cui scioglimento stagionale origina i torrenti montani che confluiscono nel Sarca, garantendo a questo circuito ogni anno una costante disponibilità d’acqua. Sedici opere di presa intercettano le acque degli affluenti del fiume Sarca per convogliarle in una vasca di accumulo in Val Genova. Le acque percorrono oltre 40 chilometri di gallerie, superano la Val Rendena, passano per la centrale di Nembia e il lago di Molveno, prima di arrivar alla centrale di Santa Massenza. La diga di Ponte Pià, alta 55 metri, crea un bacino che raccoglie le acque del medio Sarca che non vengono intercettati dalle derivazioni più a monte, dirette al lago di Molveno. Le acque del lago di Molveno e del bacino di Ponte Pià vengono convogliate alla centrale attraverso oltre 15 chilometri di gallerie scavate nella roccia e condotte forzate, superando un dislivello fino a 580 metri. La centrale è collocata in una caverna cui si accede tramite un tunnel lungo 400 metri. La spettacolare sala macchine, di oltre 150 mila metri cubi, ospita 16 turbine. Ogni turbina trasforma l’energia cinetica dell’acqua in energia meccanica, ovvero trasforma l’energia posseduta dalla massa d’acqua che precipita dall’alto, in energia meccanica di rotazione. L’energia meccanica viene quindi trasferita dalla turbina all’alternatore che la trasforma in energia elettrica. Le acque turbinate vengono rilasciate nel lago di Santa Massenza, da cui confluiscono nel lago di Toblino e, attraverso una complessa rete di opere idrauliche raggiungono le centrali di Toblino, Fies e infine Torbole, dove vengono restituite all’ecosistema naturale del Lago di Garda. La stazione di trasformazione, nel piazzale antistante la centrale, ospita i trasformatori da cui l’energia elettrica prodotta viene immessa nella rete elettrica nazionale. I trasformatori hanno il compito di abbassare l’intensità di corrente e innalzare la tensione dell’energia elettrica prodotta, per trasmetterla a grande distanza attraverso le linee elettriche. Giunta nel luogo di destinazione, prima di poter essere utilizzata, l’energia passa di nuovo in un trasformatore che alza l’intensità di corrente e abbassa la tensione così da renderla adatta all’impiego finale. Terminata la visita alla centrale, ci siamo recati a Carisolo in val Rendena per il pranzo conviviale e la visita al Geopark. Un particolare ringraziamento va esteso al Maestro del Lavoro Catullo Buratti, che in occasione della visita alla centrale, ha raccontato particolarità e note tecniche, nella sua veste di ex dipendente di Santa Massenza. GEOPARK Un edificio di recente costruzione: un’ampia sala al pian terreno con gadget e materiale informativo, una piccola area espositiva e dei laboratori didattici per i bambini al piano superiore. Salite le scale ecco intorno a noi pannelli e foto appesi alle pareti, schermi per la visione di video ed oggetti da toccare per rendere la visita più esperienziale possibile. Curiosi, ci siamo messi subito a tastare le varie tipologie di pietre esposte, abbiamo attivato il simulatore dell’erosione delle rocce, ci siamo addentrati in una grotta carsica ben ricostruita. Da subito ci siamo chiariti la differenza tra parco e geoparco che personalmente non conoscevamo: il primo è un’area che viene dichiarata protetta per preservarla dallo sviluppo umano e dall’inquinamento, il geoparco è un’area riconosciuta e protetta per la sua diversità e varietà geologica. Il Parco Adamello Brenta era già stato dichiarato parco naturale nazionale nel 1967, ma nel 2008 ha ricevuto anche il riconoscimento di Geoparco ed in un’ottica di valorizzazione è stata pensata la casa nella quale ci siamo trovati. Inoltre abbiamo scoperto che il geoparco è più ampio del parco stesso (è vasto circa 1.000 km2) e al suo interno si possono trovare tutti e tre i principali tipi di rocce esistenti: sedimentarie (originate per sedimentazione di materiali vari nel corso dei secoli), metamorfiche (che si sono modificate dalla compressione di altre rocce o per l’esposizione ad alte temperature) e magmatiche (derivanti dalle eruzioni vulcaniche). E’ incredibile come gruppi montuosi così vicini come Brenta e Adamello abbiano in realtà una conformazione rocciosa molto diversa che fa sì che si siano venuti a creare ambienti naturali tanto vari. Le montagne di Brenta sono Dolomiti, formate da roccia dolomia, calcarea e permeabile. E’ per questo sul Brenta quasi non esistono laghi (ce ne sono solo 4!) ma piuttosto una fitta rete di cunicoli sotterranei di origine carsica dove scorre l’acqua. L’Adamello-Presanella è una conformazione rocciosa più giovane del Brenta, e lo si capisce dal fatto che le sue vette sono più alte. Inoltre le rocce di questa catena sono magmatiche, a base di tonalite, una pietra impermeabile che ha permesso di dare vita ai 44 laghi che si possono ammirare in meravigliose passeggiate ed escursioni tra le foreste del Parco. Tutte informazioni che abbiamo carpito guardando i video della Casa del Parco e toccando le rocce in bella mostra. Poi ci siamo lasciati catturare dalle immagini dei laghi e delle cascate di cui sono ricchi monti e valli dell’Adamello: acque smeraldo su cui si specchiano foreste dai molteplici colori, cascate bianche e spumose che scendono da pareti verdi e rigogliose. In quel piccolo spazio abbiamo avuto un assaggio della vastità del parco e dei meravigliosi paesaggi che può offrire e ci è venuta voglia di visitare quei luoghi: fare il giro dei 5 laghi, ammirare le cascate di Nardis o scoprirne altre di meno famose ma altrettanto belle attraverso trekking nella natura. Se non siamo gli unici desiderosi di fare queste escursioni nella natura, piacerà sapere che la casa del Geoparco organizza con delle guide esperte escursioni durante l’anno: passeggiate che permettono di osservare il paesaggio e allo stesso tempo conoscere le piante, le rocce e gli animali che lo animano, o ancora trekking facili dedicati ai bambini dove insieme alla natura si scoprono anche curiose leggende sui folletti del bosco. La giornata culturale è stata molto apprezzata per il contenuto tecnico relativo alla produzione dell’energia elettrica e non da meno la conoscenza naturalistica che ci ha fatto scoprire la casa del Geopark, sempre nello spirito di amicizia che lega i maestri del lavoro. MdL Adriano Di Paolo