EUROPA NEWS n.40 del 13 / 05 / 2004

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Notiziario a cura di
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI URBINO "CARLO BO"
CENTRO EUROPEO CARREFOUR MARCHE
in collaborazione con
Provincia di Pesaro e Urbino e Comunità Montana dell’Alto e Medio Metauro
http://www.uniurb.it/carrefour/home.htm
e-mail: [email protected]
DIRETTORE RESPONSABILE: Marcello Pierini
Urbino, 13 maggio 2004
n. 40
Notiziario monografico dedicato all’ingresso nell’Unione Europea di
dieci nuovi Stati membri
Europa a 25: Conferenza di
Prodi al Dublin Castle
Il primo maggio 2004 l’Unione Europea ha aperto
ufficialmente le porte a dieci nuovi Paesi.
“Taoiseach, Presidente Cox, illustri ospiti,
signore e signori,
Questa è una giornata veramente storica
e gioiosa. Mi fa molto piacere essere qui
a Dublino in quest'occasione per poter
festeggiare con voi il traguardo della mia
Presidenza della Commissione europea.
Per lunghi anni abbiamo preparato
l'adesione all'Unione Europea di questi
dieci paesi dell'Europa centrale e
orientale e del Mediterraneo. I negoziati
che abbiamo condotto, a volte anche
difficili, testimoniano del nostro impegno
comune di unificare il continente e di
mettere la parola fine alla divisione
artificiale imposta dalla Cortina di ferro
per oltre mezzo secolo.
In primo luogo, voglio rendere omaggio ai
popoli d'Europa che oggi entrano
Hanno vinto
Spinelli e Monnet
di Virgilio Dastoli *
«Giorno verrà in cui la guerra apparirà
impossibile fra Parigi e Londra, fra San
Pietroburgo e Berlino, fra Rouen e
Amiens. Giorno verrà in cui Francia,
Russia, Italia, Inghilterra, Germania voi
tutte, Nazioni del Continente, senza
perdere le vostre qualità distinte e la
vostra gloriosa individualità, vi fonderete
strettamente in una unità superiore, e
costituirete la fraternità europea. Giorno
verrà in cui le bombe saranno sostituite
dai voti, dal suffragio universale dei
popoli, dal vero arbitraggio di un grande
senato sovrano che sarà per l’Europa
quel che il Parlamento è per l’Inghilterra,
la Dieta è per la Germania, l’Assemblea
legislativa è per la Francia!»
Sono trascorsi 155 anni da quando Victor
Hugo esprimeva davanti al Congresso
della Pace – riunito a Parigi il 21 agosto
(continua a pag. 3)
(continua a pag. 2)
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Europa News n. 40
(segue da pag. 1)
nell'Unione. Anche nei giorni più bui dello
stalinismo, questi popoli non hanno mai
perso la speranza. Dalla caduta del muro
di Berlino, essi hanno compiuto una
rivoluzione tranquilla fondata sui valori
democratici che oggi sono il nostro
patrimonio comune.
Voglio rendere omaggio anche ai leader
di questi paesi, ai governi e ai parlamenti
che si sono succeduti dalla caduta del
muro di Berlino. Nonostante difficoltà di
ogni sorta, sono riusciti a mobilitare tutti i
loro popoli e a realizzare riforme
coraggiose. E un analogo omaggio
intendo rendere anche ai popoli dei 15
paesi già membri che li hanno accolti
condividendo con loro il proprio spazio di
prosperità e sicurezza.
Grazie a queste riforme, questi paesi
entrano oggi nelle nostre istituzioni a
testa alta, con pari diritti e pari
responsabilità.
Come afferma il National Forum on
Europe irlandese, l'allargamento è un
gioco a somma positiva per tutti i popoli
del continente. Insieme, possiamo
costruire un'Unione libera e prospera,
associati
nell'impresa
comune
di
rafforzare i nostri valori democratici e di
creare un'area di stabilità che, servirà da
modello per regioni meno fortunate del
mondo.
Si tratta di un'ambizione nobile, degna
della nostra ricca eredità culturale ma che
ci è spesso sfuggita nel corso della storia.
L'Unione oggi fa un altro passo per far
coincidere i suoi confini con i confini
geografici del continente. Tuttavia resta
ancora molto da fare.
La delusione del risultato del referendum
di Cipro della scorsa settimana dimostra
che questioni regionali irrisolte possono
ancora compromettere il raggiungimento
dell'obiettivo di una larga unificazione
europea.
Nel corso della sua storia l'Unione
Europea ha già dimostrato di essere
capace di muoversi come un mediatore
affidabile e imparziale per superare tali
problemi. Anzi, la capacità di conciliare la
diversità è uno dei punti di forza
dell'Unione.
Con questo allargamento il territorio
dell'Unione cresce di un terzo e la sua
popolazione di un quinto, tuttavia non
dobbiamo né possiamo riposare sugli
allori.
Ci sono altri candidati alle cui aspirazioni
occorre
riservare
la
dovuta
considerazione. Dopo la fine dei negoziati
con i dieci nuovi Stati membri, la
Commissione ha raccomandato l'apertura
dei negoziati con la Croazia.
I negoziati con la Bulgaria e la Romania
procedono bene e il Consiglio prenderà
una decisione sulla Turchia alla fine
dell'anno
sulla
base
della
raccomandazione
che
la
mia
Commissione adotterà in autunno.
L'Unione deve assumersi le proprie
possibilità anche verso gli altri paesi vicini
con i quali, da oggi, abbiamo una
frontiera terrestre di oltre 5.000 chilometri.
Questo fatto aggiunge una dimensione
tutta nuova al nostro pensiero strategico.
Per far fronte a questa sfida, la
Commissione che presiedo ha proposto
una Nuova Politica di Vicinato e sono
lieto che abbia ricevuto un ampio
sostegno da parte degli Stati membri.
L'obiettivo è quello di creare un anello di
amici dalla Russia al Marocco con i quali
condividere le sfide comuni, sia politiche
che economiche, e quindi fare in modo
che non vengano né tracciate nuove linee
di divisione in Europa né barriere nel
Mediterraneo.
Si può dire che questa sia un'altra idea di
allargamento: un allargamento senza
mettere in comune le istituzioni.
Un'altra grande e terribile sfida che
dobbiamo affrontare insieme in questo
momento è la necessità di combattere il
terrorismo, lo spettro crudele che
tormenta tutti noi che cerchiamo la pace.
Nessun paese può affrontare da solo
questo sinistro fenomeno, neanche
un'Unione con le dimensioni e con i
meccanismi che abbiamo avuto la fortuna
di costruire.
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Europa News n. 40
Ci sono due altre sfide che la nuova
Europa deve affrontare in uno spirito di
solidarietà.
Si tratta delle due questioni collegate di
come gestire nel modo migliore la
globalizzazione
economica,
le
preoccupazioni e le opportunità che
comporta e, in un mondo che è sempre
più multipolare, di come assicurare nel
modo migliore un sistema di governance
politica efficiente ed equo.
In questo senso, la Costituzione su cui
stiamo lavorando riveste un'importanza
cruciale. E' necessario approvarla presto
e bene per inviare un messaggio forte e
chiaro di fiducia nel futuro e per stabilire i
meccanismi che ci permettano di lavorare
efficacemente.
L'Unione allargata, fondata su valori
democratici, sull'apertura economica e su
un forte modello sociale può, in un mondo
sempre più complesso, fare molto di più
di quanto ciascun paese da solo possa
sperare di realizzare.
Essa può rappresentare un punto di
riferimento per quanti nel mondo cercano
una propria via, dall'America Latina
all'Africa, all'Asia.
Ciò non significa che gli europei vogliano
imporre ad altri il proprio modello. E
questo tanto più che il nostro "modello" è
basato sul riconoscimento e sulla difesa
delle nostre diversità.
Tuttavia
l'Europa
ha
la
grande
responsabilità
di
contribuire
alla
costruzione di un mondo fondato sui
criteri di partenariato, di equità e di
giustizia.
Voglio infine esprimere la mia profonda
gratitudine a Bertie Ahern per l'invito che
mi ha rivolto, che ha rivolto a tutti noi, di
venire a Dublino per accogliere
nell'Unione i nuovi Stati Membri.
Gli faccio i miei migliori auguri per il
periodo rimanente della Presidenza
irlandese e specialmente per i suoi sforzi
di concludere positivamente i negoziati
per la Costituzione.
La Commissione sarà al suo fianco.
Grazie.”
(segue da pag. 1)
1849 – la convinzione che l’unità del
continente avrebbe impedito la guerra fra
le nazioni.
«Utopia!», dissero i più allora. Con le
stesse parole fu accolto l’appello di
Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio
Colorni per un’Europa libera ed unita,
scritto al confino di Ventotene dove la
barbarie fascista aveva inviato –
privandoli della libertà di movimento ma
non della libertà di pensare – centinaia di
militanti antifascisti.
Poiché la ricchezza di un popolo sta nella
sua capacità di conservare la memoria
delle sue radici ideali, le parole di Victor
Hugo ed il ricordo di Spinelli, Rossi e
Colorni sono importanti alla vigilia della
nascita della nuova Europa. Essa vedrà
la luce all’alba del 1° maggio quando
accoglieremo nell’Unione Europea i baltici
di Estonia, Lettonia e Lituania, i
mitteleuropei di Polonia, Repubblica
Ceca, Slovacchia e Ungheria, gli slavi di
Slovenia ed i popoli mediterranei di Cipro
e Malta.
La nuova Europa parlerà venti lingue
mescolando le radici latine di francese,
italiano, spagnolo e portoghese alle radici
anglosassoni di tedesco, inglese, danese,
svedese e olandese, alle radici slave di
ceco, polacco, slovacco, sloveno, lettone
e lituano, alle radici ungro-finniche di
ungherese, finlandese ed estone, alle
radici antiche del greco e più moderne del
maltese. Alle lingue ufficiali si aggiungono
altre lingue che rappresentano le identità
insopprimibili di etnie regionali come il
catalano, il basco, il corso, il ladino o
nazionali come il gaelico ed il
lussemburghese.
Superate le paure dell’invasione di
emigrati dai nuovi paesi – vi ricordate gli
articoli che pseudo-esperti scrivevano nel
1990 preannunciando «orde» di milioni di
russi, polacchi ed ungheresi che
avrebbero invaso l’Europa occidentale
per sfuggire alla morsa della fame e della
povertà
di
terre
saccheggiate
dall’imperialismo sovietico? – le frontiere
dei Quindici si apriranno alla circolazione
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Europa News n. 40
di quasi cinquecento milioni di cittadine e
di cittadini, finalmente liberi di viaggiare,
di cercare lavoro e di approfondire i loro
studi.
«Utopia!» avevano detto in molti ad
Altiero Spinelli e Jean Monnet – il primo
fondatore ed ispiratore del movimento
federalista ed il secondo ispiratore della
prima Comunità europea del Carbone e
dell’Acciaio (CECA) – quando tentavano
di convincere i leader dei paesi europei a
riprendere il cammino dell’unificazione
europea dopo il fallimento della Comunità
Europea di Difesa nell’agosto del 1954.
Scrisse Altiero Spinelli nel suo diario
personale, il 21 giugno 1955:
«Monnet ed io stiamo tirando la carretta,
come due somari, cocciuti…entrambi
convinti che la situazione mondiale e
quella interna dell’Europa non offrono più
possibilità ragionevoli di unificazione
europea; entrambi pieni di disprezzo per i
nostri contemporanei ; entrambi convinti
che se avessimo il potere potremmo fare
grandi cose. Entrambi decisi a non
mollare, perché entrambi convinti che, se
teniamo duro, i fatti si piegheranno e si
adatteranno alla nostra volontà; entrambi
circondati da ironico scetticismo, persino
tra noi due, poiché in realtà Monnet è
scettico circa quel che voglio io ed io
circa quel che vuole lui; ma entrambi
convinti che, per una sorta di simpatia
reciproca che va al di là del giudizio
politico, dobbiamo aiutarci. Eppure,
vinceremo noi.»
Hanno vinto loro!
* Direttore della Rappresentanza in Italia
della Commissione europea
Dichiarazione per una
giornata di benvenuto
Oggi è una giornata di benvenuto.
Il giorno in cui accogliamo dieci nuovi
membri nella nostra Unione Europea.
Li accogliamo con orgoglio. Li accogliamo
con speranza.
Invitiamo tutti i popoli d'Europa a
celebrare con noi.
E ci soffermiamo a riflettere su ciò che
noi, nell'Unione Europea, abbiamo
creato.
Non dobbiamo mai dimenticare che:
Dalla guerra abbiamo creato la pace.
Dall'odio abbiamo creato il rispetto.
Dalla divisione abbiamo creato l'unione.
Dalla dittatura e dall'oppressione
abbiamo creato democrazie vibranti e
vigorose.
Dalla povertà abbiamo creato la
prosperità.
Non è stato facile conseguire questi
preziosi risultati. L'Europa ha
terribilmente sofferto per i mali della
tirannia e della guerra. Tali sofferenze
sono durate, per alcuni, fino all'ultimo
quarto del ventesimo secolo.
Ma la distruzione, la divisione e la
sofferenza hanno ispirato la ricerca di una
via migliore.
Una via migliore che ha portato alla
creazione dell'Unione Europea - quel
quadro di pace e di prosperità di cui
godiamo oggi.
La nostra Unione Europea è veramente
unica. Non può essere paragonata a nulla
che l'abbia preceduta. Poiché giammai
prima d'ora è stato tentato un tale
esperimento.
I nostri Stati nazione sono tutti delle
solide democrazie. Ci siamo riuniti
liberamente. Agiamo cooperando e in uno
spirito di solidarietà. Operiamo insieme
con fini comuni mediante strutture
introvabili altrove.
L'allargamento odierno è la migliore
testimonianza del successo che
rappresenta l'Unione Europea.
Ci impegniamo adesso a rafforzare tutto
ciò che abbiamo realizzato insieme.
Costruiremo partenariati più stretti,
un'unione più profonda, una democrazia
più forte, una maggiore uguaglianza,
prosperità e benessere ancora maggiori.
Questa è l'eredità che lasciamo ai nostri
figli. E ai figli dei nostri figli. Un'eredità
buona e nobile.
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Oggi, 1º maggio 2004, noi, rappresentanti
democratici del popolo d'Europa
celebriamo gli europei - Gli europei che
lavorano insieme per una pace duratura,
per un'armonia ancora più profonda e per
una maggiore prosperità di tutto il nostro
popolo.
Dublino, 1º maggio 2004
Gli incarichi dei 10 nuovi
commissari
La Commissione europea ha ufficializzato
gli incarichi assegnati ai dieci nuovi
componenti dell’esecutivo dell’Unione,
che a partire dal 1° maggio, faranno parte
del governo europeo in rappresentanza
dei nuovi paesi membri.
I componenti del nuovo esecutivo,
resteranno in carica per sei mesi, fino a
quando cioè l’intera Commissione
concluderà il suo mandato. Non è escluso
che molti dei nuovi commissari venga poi
confermato per il mandato successivo. I
componenti, non saranno dei “tirocinanti"
ma membri del Collegio, e parteciperanno
al processo decisionale.
Tutti saranno associati al lavoro di un
commissario attuale per agevolare la loro
integrazione
nelle
attività
della
Commissione.
Tenendo presente che il presidente Prodi
si riserva il diritto di modificare gli
abbinamenti se necessario, quelli previsti
sono i seguenti:
- Markos Kyprianou (Cipro) - Michaele
Schreyer (Bilancio)
- Siim Kallas (Estonia) - Pedro Solbes
(Affari economici e monetari)
- Peter Balaz (Ungheria) - Michel
Barnier (Politica regionale e riforma
istituzionale)
- Sandra Kalniete (Lettonia) - Franz
Fischler (Agricoltura, pesca e sviluppo
rurale)
- Dalia Grybauskaite (Lituania) - Viviane
Reding (Istruzione e cultura)
- Joe Borg (Malta) - Poul Nielson
(Sviluppo e aiuto umanitario)
-
Danuta Hubner (Polonia) - Pascal
Lamy (Commercio)
- Jan Figel (Slovacchia) - Erkki Liikanen
(Imprese e società dell'informazione)
- Janez Potocnick (Slovenia) - Gunter
Verheugen (Allargamento)
- Pavel Telicka (Repubblica ceca) David Byrne (Sanità e protezione dei
consumatori).
Alcune importanti direzioni generali, come
Concorrenza (Monti), Mercato interno
(Bolkestein), Ambiente (Wallstrom) e
Relazioni esterne (Patten) non sono
invece in causa nel "gemellaggio" tra
vecchi e nuovi commissari.
Il Parlamento europeo
e l'allargamento
Il Parlamento
europeo
riunito
a
Strasburgo, il 4 maggio 2004, in seduta
solenne, ha accolto i 162 deputati
provenienti dai 10 nuovi paesi come
membri a pieno titolo.
Fino al 1° maggio essi avevano
partecipato ai lavori del Parlamento
europeo come osservatori senza avere
diritto di voto.
L'apertura solenne è stata preceduta da
una cerimonia, presenziata dall’ex
Presidente polacco Lech Walesa, cui
hanno preso parte i Presidenti dei
parlamenti dei 10 nuovi Stati membri.
Ognuno ha presentato la propria bandiera
nazionale al Presidente Pat Cox e tutte le
bandiere sono state innalzate sulle note
dell’inno europeo.
"E' un momento di speranza, - ha
dichiarato il Presidente Pat Cox - un
momento che dimostra come la volontà
delle Istituzioni e degli Stati membri può
portare a veri risultati a vantaggio di tutti".
Il Presidente Cox ha poi proseguito
affermando che "quindici anni fa questo
sarebbe sembrato un sogno impossibile,
un sogno che è diventato realtà: che
momento meraviglioso!". A nome dei 626
parlamentari ha poi voluto dare "un
caloroso benvenuto" ai 162 nuovi
parlamentari e rendere omaggio "a tutti
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coloro che hanno contribuito a questo
momento": i parlamentari europei e
nazionali, i governi degli Stati membri e
molte Presidenze del Consiglio europeo
nonché la guida determinata della
Commissione europea.
Quella dal 3 al 6 maggio è stata l’ultima
sessione plenaria prima delle elezioni
europee di giugno. Dopo le elezioni, il
Parlamento europeo si riunirà il 20 luglio
per eleggere il nuovo Presidente: 732
deputati provenienti dai 25 Stati membri
lavoreranno in un’Istituzione unica al
mondo che rappresenta 455 milioni di
cittadini europei.
Come cambia il Parlamento europeo
con l'allargamento?
Sono due i cambiamenti più importanti
che riguardano il Parlamento europeo
all'indomani delle prime elezioni europee
con 25 Paesi membri: la variazione del
numero dei seggi e la costituzione dei
gruppi politici. Il numero dei seggi dei 15
Paesi membri diminuisce a favore dei
parlamentari dei nuovi Stati membri. Ciò
allo
scopo
di
mantenere
una
proporzionalità tra i seggi al Parlamento e
la popolazione degli Stati membri e per
assicurare che le diverse correnti
politiche siano rappresentate anche negli
Stati meno popolati. Riguardo ai criteri di
costituzione dei gruppi politici presenti al
Parlamento
europeo,
questi
sono
modificati per dare all'UE dei 25 una
struttura
politico-parlamentare
rappresentativa e compatta. A partire
dalla prossima legislatura, per la
creazione di un gruppo politico saranno
necessari almeno 16 deputati eletti in
almeno 1/5 degli Stati membri.
Fino al luglio 2004 invece il numero
minimo di deputati richiesto per costituire
un gruppo politico è:
- almeno 23 se appartengono a 2 Stati
membri;
- almeno 18 se appartengono a 3 Stati
membri;
- almeno 14 se appartengono a 4 o più
Stati membri.
Per festeggiare l’arrivo dei 10 nuovi
Paesi, l'Ufficio per l'Italia del Parlamento
europeo ha lanciato l'iniziativa "Benvenuti
in Europa", in collaborazione con la Lega
Calcio e con il prezioso sostegno delle
società di serie A e B. Nell'ambito di
questa iniziativa, i giocatori di tutte le
squadre di calcio dei campionati di serie
A e B sono scesi in campo il 1 e 2 maggio
indossando una maglia "europea", blu
con stelle gialle, recante la scritta
"Benvenuti in Europa", rivolta ai 75 milioni
di nuovi cittadini dell'Unione.
La Commissione presenta
il progetto preliminare
di bilancio per il 2005
La Commissione europea ha approvato il
progetto preliminare di bilancio (PPB) per
il 2005, destinato a finanziare, per la
prima volta per un intero esercizio, le
spese dell’Ue a 25 Stati membri. La
proposta dell’esecutivo prevede un
volume totale di spese che ammonta a
109,5 miliardi di euro, pari all’1,03% del
reddito nazionale lordo dei Paesi Ue. La
somma si ferma quindi al di sotto del
limite di 114,2 miliardi fissato dalle attuali
prospettive
finanziarie.
Rispetto
all’esercizio precedente, il 2005 vedrà un
aumento del budget Ue pari a 9,7 miliardi
di euro, conseguenza della piena
integrazione dei nuovi Stati membri (+3,9
miliardi), della riforma della politica
agricola comune (+1,3 miliardi) e
dell’utilizzo più efficace dei fondi
strutturali (+2,7 miliardi).
Al settore dell’agricoltura saranno
destinati 50,7 miliardi di euro, 6,8 dei
quali per lo sviluppo rurale (15% in più
rispetto al 2004). Ai nuovi Stati membri
andranno invece 3,6 miliardi di euro.
Parte dell’aumento dei fondi destinati
all’agricoltura si spiega, oltre che con la
riforma della Pac, con il ritorno alle
normali condizioni di mercato dopo la
siccità dell’estate 2003 (+400 milioni di
euro).
Benvenuti in Europa!
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Le azioni strutturali rappresentano il
secondo grande settore di spesa
dell’Unione allargata e prevedono un
aumento degli stanziamenti pari al 3,3%
rispetto all’esercizio precedente. Su un
totale di 42,4 miliardi di euro, 7,7 sono
destinati ai nuovi Stati membri.
Restano sostanzialmente stabili invece le
previsioni di bilancio per le politiche
interne, che non superano gli 8,95
miliardi di euro in termini di stanziamenti
di impegno. Nel rispetto degli obiettivi di
Lisbona, la proposta della Commissione
assegna 5 miliardi di euro alla ricerca e
885 milioni all’istruzione e alla cultura. Gli
altri ambiti coperti dal budget comunitario
sono la sicurezza, i trasporti, l’energia, lo
smantellamento degli impianti nucleari, i
consumatori, la salute pubblica, la
sicurezza
alimentare,
la
libera
circolazione e il controllo delle frontiere.
Nell’ambito degli aiuti esterni, Bruxelles
ha proposto stanziamenti pari a 5,2
miliardi di euro, confermando anche in
questo ambito i livelli del 2004. L’importo
permetterà la stabilizzazione dell’aiuto
per l’Europa orientale e l’Asia centrale
(515 milioni) e l’America latina (315
milioni) e darà nuovo slancio alla politica
di vicinato con i Paesi mediterranei e il
Medio Oriente (1,07 miliardi di euro, di cui
200 milioni destinati all’Iraq). Un cospicuo
aumento è previsto per la strategia di
preadesione destinata a Romania,
Bulgaria e Turchia.
L’ultima voce del budget dell’Ue riguarda
le spese amministrative delle istituzioni
Ue. Ammontano a 6,36 miliardi euro e
prevedono un aumento del 3,9% rispetto
al 2004, destinato in parte a coprire i 700
nuovi posti richiesti dalla Commissione
per adeguarsi all’allargamento.
Il PPB sarà sottoposto a una prima lettura
del Consiglio a luglio 2004 e del
Parlamento a ottobre. Le seconde letture
si terranno rispettivamente a novembre e
a dicembre.
Il profilo dei dieci nuovi
paesi
Estonia – Eesti
Capo dello Stato : Arnold Ruutel
Capo del governo: Juhan Parts
Ministro degli esteri: Kristiina Ojuland
Superficie: 45.227 Kmq
Popolazione: 1.366.959 abitanti
Capitale: Tallin
Lingua: Estone
Moneta: Corona estone
Disoccupazione: 10,3%
Pil: 6.732,4 milioni di euro
Pil pro-capite: 4.940 euro
Tasso di crescita: 5,6%
Inflazione: 3,6%
Debito/Pil: 4,8%
Deficit/Pil: 1,3%
La Repubblica indipendente di Estonia,
nata nel primo dopoguerra (1918), è stata
riconosciuta come Stato dagli altri paesi
fin dal 1920, nonostante l'occupazione
dell'Unione Sovietica (1940/41, 19441991) e della Germania nazista (19411944).
Ritornata indipendente nel 1991, la nuova
Costituzione del 1992 ha dato al paese
un governo di tipo parlamentare.
A partire dagli anni '90 le autorità estoni
hanno avviato un processo di transizione
economica
verso
un'economia
di
mercato. La stabilità monetaria è stata la
condizione primaria per la realizzazione
di tali riforme che ha coinvolto tutti i
settori.
Con la liberalizzazione dei prezzi del
1992, al governo è rimasto solamente il
controllo di alcuni tipi di servizi, tra cui la
regolamentazione dei prezzi dell'energia
e degli affitti.
I prodotti maggiormente esportati sono i
macchinari, il materiale elettrico, il legno
ed i manufatti tessili.
Grande importanza riveste, inoltre,
l'allevamento, soprattutto quello bovino e
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suino. Il turismo e il commercio di transito
contribuiscono
considerevolmente
all'economia del paese. La Finlandia e la
Svezia sono tra i suoi maggiori partner
commerciali.
L’Estonia,
paese
prevalentemente
pianeggiante che si affaccia sulle rive
orientali del mar Baltico, conta ben 1400
laghi e 1521 isole.
Una delle abitudini preferite degli estoni è
la sauna, che permette loro di godere
degli effetti benefici del caldo anche
durante i lunghi, scuri mesi invernali.
L’estone è una lingua del gruppo ugrofinnico parlata da migliaia di anni.
L’Estonia è uno dei primi paesi al mondo
per collegamenti Internet.
Lettonia – Latvija
Capo dello Stato : Vaira Vike-Freiberga
Capo del governo: Indulis Emsis
Ministro degli esteri: Rihards Piks
Superficie: 64.589 Kmq
Popolazione: 2.345.768 abitanti
Capitale: Riga
Lingua: lettone
Moneta: lat
Disoccupazione: 12,3%
Pil: 8.733 milioni di euro
Pil pro-capite: 3.720 euro
Tasso di crescita: 6,1%
Inflazione: 1,9%
Debito/Pil: 16% (2001)
Deficit/Pil: -2,5%
Dopo un breve periodo di indipendenza
tra le due guerre mondiali, la Lettonia fu
annessa all'Unione Sovietica nel 1940.
L'indipendenza è stata riconquistata
pienamente nel 1991 ma le ultime truppe
sovietiche hanno lasciato definitivamente
il paese solo nel 1994, motivo che spiega
la cospicua minoranza russa che
rappresenta
circa
il
30%
della
popolazione.
La Lettonia, situata in mezzo agli altri due
Stati baltici, è un paese dal clima umido
la
cui
superficie
è
occupata
prevalentemente da foreste e pascoli e
che si trova per la maggior parte a meno
di 100 metri sopra il livello del mare.
Dalle foreste, che si estendono su oltre il
40% della superficie, si ricavano grossi
quantitativi di legname da costruzione e
di pasta per carta.
L'economia di transizione si è ripresa
bene dalla crisi finanziaria russa del
1998, grazie ad una politica di bilancio
oculata e ad un riorientamento graduale
delle esportazioni verso i paesi dell'UE,
che ha diminuito la dipendenza
commerciale dalla Russia.
La maggior parte delle aziende, banche e
beni immobili sono stati privatizzati
rapidamente.
Molto sviluppati risultano il settore
chimico, petrolchimico e cantieristico, la
produzione di materiale ferroviario e di
autoveicoli, alcuni settori ad alta
tecnologia (farmaceutico, elettrotecnico,
ecc.).
La popolazione è costituita al 56% da
lettoni e al 30% da russi.
Oltre un terzo degli abitanti vive nella
capitale Riga, che fondata nel 1201,
risulta essere la città più grande degli
Stati baltici.
Lituania – Lietuva
Capo dello Stato : Rolandas Paksas
Capo del governo: Algirdas Mykolas
Brazauskas
Ministro degli esteri: Antanas Valionis
Superficie: 65.300 Kmq
Popolazione: 3.475.586 abitanti
Capitale: Vilnius
Lingua: lituano, polacco, russo
Moneta: litas
Disoccupazione: 16,9%
Pil: 14.770,2 milioni di euro
Pil pro-capite: 4.260 euro
Tasso di crescita: 5,9%
Inflazione: 0,3%
Debito/Pil: 23,1% (2001)
Deficit/Pil: -1,8%
La Lituania, il più grande degli Stati
baltici, ha ormai mille anni di storia.
E’ ricca di laghi, fiumi e boschi e ha 99
km di spiagge sabbiose con dune
imponenti.
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Europa News n. 40
La Lituania è stata la prima delle tre
repubbliche baltiche a dichiarare la sua
indipendenza dall'URSS nel 1990. Il
comparto
industriale
lituano,
nella
strategia sovietica, era orientato alla
produzione di beni tipici dell'industria
leggera, in particolare nei settori dei beni
di
consumo
del
tessile
e
dell'agroalimentare.
La crisi del sistema economico sovietico
ha lasciato il paese in un contesto
economico senza istituzioni bancarie,
privo di una propria moneta locale e
senza il concetto giuridico di proprietà
privata. Questi aspetti sono stati le prime
emergenze che il governo ha dovuto
fronteggiare nel processo di riconversione
economica,
congiuntamente
alle
insufficienze del sistema produttivo, quali
l'obsolescenza, il sovradimensionamento
o la poca attenzione alla qualità.
L'economia lituana era profondamente
legata alla Russia e per questo è stata la
repubblica baltica che ha più risentito
della crisi finanziaria russa del 1998.
Oggi il commercio e le esportazioni sono
sempre più orientate verso l'Europa e
sono in corso, inoltre, grandi programmi
per privatizzare il comparto industriale ed
i settori di pubblica utilità, quale il settore
energetico. In generale, comunque più
dell'80%
delle
imprese
è
stato
privatizzato.
Il paese, a differenza dell'Estonia e della
Lettonia, le cui economie ruotano attorno
ai centri di sviluppo delle capitali, ha uno
sviluppo uniforme di diversi poli urbani,
oltre alla capitale Vilnius importanti sono
le città di Klaipeda, Kaunas, Panevezys.
Particolarmente sviluppato è il settore
agricolo che riveste un'importanza simile
a quella dello stesso in Polonia.
Le principali colture riguardano i cereali
(orzo, frumento e segale), le barbabietole
da zucchero, il lino e gli ortaggi. Il ricco
patrimonio forestale (costituito soprattutto
da conifere) viene sfruttato intensamente.
Sono molto sviluppate, infine, le industrie
elettrotecniche,
elettroniche,
dell'arredamento,
tessili
e
dell'abbigliamento.
La popolazione è composta all’80% circa
da lituani, all’11% da polacchi e al 7% da
russi.
Polonia – Polska
Capo
dello
Stato:
Aleksander
Kwasniewski
Capo del governo: Leszek Miller
Ministro degli esteri: Wlodzimierz
Cimoszewicz
Superficie: 312.685 Kmq
Popolazione: 38.632.453 abitanti
Capitale: Varsavia
Lingua : polacco
Moneta: zloty
Disoccupazione: 20%
Pil: 202.023,3 milioni di euro
Pil pro-capite: 5.230 euro
Tasso di crescita: 1,3%
Inflazione: 1,9%
Debito/Pil: 38,7% (2001)
Deficit/Pil: -4,2%
Lo Stato Polacco esiste da più di 1 000
anni e nel XVI secolo era uno dei più
potenti d’Europa.
La Polonia si distingue per essere una
delle economie in transizione più aperte e
di successo.
Il passaggio ad un'economia di mercato è
stato agevole rispetto agli altri Stati ex–
comunisti per la vicinanza alla Germania,
la memoria storica di un'economia di
mercato e per l'intraprendenza della
popolazione.
Fondamentale per questo processo è
stata, inoltre, una politica economica volta
ad incentivare sia la privatizzazione delle
piccole e medie imprese statali sia la
creazione di nuove industrie attraverso
l'introduzione di una legislazione più
liberale. Di grande importanza, infine,
sono stati degli investimenti diretti esteri
nel Paese che hanno permesso una
rapida crescita dell'intero comparto
industriale. Inoltre, il governo polacco, per
raggiungere
l'obiettivo
dell'ingresso
nell'UE, ha adottato, negli ultimi anni, una
politica
monetaria
restrittiva,
per
contrastare l'inflazione e garantire, in
questo modo, una vera e propria
liberalizzazione dei prezzi.
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Europa News n. 40
Il Paese dispone di risorse naturali tra cui
rame, zinco, ferro, lignite e petrolio. La
produzione industriale riguarda il settore
metallurgico, dell'acciaio, tessile e
chimico.
Mentre il settore terziario e del
commercio (high–tech e servizi), di
recente sviluppo, stanno diventando
sempre più importanti in termini di
occupazione
e
di
ristrutturazione
dell'economia.
L'agricoltura pur avendo, ancora, un ruolo
importante con il 20% della popolazione
impiegata, contribuisce solo per meno del
5% alla creazione del PIL nazionale.
La cultura polacca é stata per secoli parte
integrante
della
cultura
europea,
arricchitasi grazie a figure quali
l’astronomo Copernico, il compositore
Chopin, la scienziata Marie Curie –
Sklodowska e, ovviamente, il papa
Giovanni Paolo II.
Cracovia, per grandezza la terza città
polacca, è sede di una delle più antiche
università d’Europa, fondata nel 1364.
Repubblica Ceca –
Èeská Republika
Capo dello Stato: Vaclav Klaus
Capo del governo: Vladimir Spidla
Ministro degli esteri: Cyril Svoboda
Superficie: 78.860 kmq
Popolazione: 10.296.726 abitanti
Capitale: Praga
Lingua: ceco
Moneta: corona ceca
Disoccupazione: 7,3%
Pil: 73.196,9 milioni di euro
Pil pro-capite: 7.210 euro
Tasso di crescita: 2%
Inflazione: 1,4%
Debito/Pil: 23,7%
Deficit/Pil: -6,5%
Questo paese senza sbocco sul mare,
situato geograficamente nel cuore
dell'Europa, si compone di tre regioni
storiche: Boemia, Moravia e la parte ceca
della Slesia.
Il territorio della Repubblica ceca era
tradizionalmente
uno
dei
più
economicamente
sviluppati
e
industrializzati d'Europa.
In Cecoslovacchia, il regime comunista
ha mantenuto il controllo fino al novembre
1989.
Dopo la cosiddetta "rivoluzione di velluto",
fu formato un governo di intesa
nazionale, con i comunisti membri di
minoranza, e Vaclav Havel fu eletto
Presidente della Repubblica.
Il 1° Gennaio 1993, con la separazione
consensuale dalla Slovacchia, nacque la
Repubblica Ceca.
La presenza di solide basi democratiche,
le rigorose politiche economiche, il boom
del turismo ed un settore industriale ben
sviluppato hanno guidato una rapida e
funzionale trasformazione economica.
Le
industrie
di
trasformazione,
metallurgica, chimica, del vetro e
agroalimentare sono altamente sviluppate
e coprono quasi la totalità delle
esportazioni nazionali.
Il settore agricolo, anche se con un peso
economico minore rispetto a quello
industriale, è presente sul territorio e si
concentra sulla produzione di cereali, di
canna da zucchero e di luppolo. Il paese
è ricco di materie prime, tra cui il carbone
e la lignite.
La repubblica ceca produce birre di fama
mondiale e acqua minerale che proviene
da oltre 900 fonti naturali.
Il fascino della Repubblica ceca, e in
particolare della capitale Praga, è legato
al suo prestigioso e millenario patrimonio
storico e architettonico, che attira ogni
anno oltre 100 milioni di visitatori. Nella
città di Praga, che nel corso dei secoli ha
conservato
la
sua
incomparabile
ricchezza di monumenti storici di ogni
genere, si fondono armoniosamente gli
stili romanico, gotico, rinascimentale,
barocco, liberty e cubista.
Le colline e le montagne, che
costituiscono il 95% del paese, ne fanno il
luogo ideale per sci, mountain bike e
trekking.
Slovacchia – Slovensko
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Capo dello Stato : Rudolf Schuster
Capo del governo: Mikulas Dzurinda
Ministro degli esteri: Eduard Kukan
Superficie: 49.035 Kmq
Popolazione: 5.379.455 abitanti
Capitale: Bratislava
Lingua: slovacco
Moneta: corona slovacca
Disoccupazione: 18,5%
Pil: 25.437,7 milioni di euro
Pil pro-capite: 4.730 euro
Tasso di crescita: 4,4%
Inflazione: 3,3%
Debito/Pil: 44,1% (2001)
Deficit/Pil: -7,7%
La Slovacchia, situata nell’Europa
centrale, è collegata ai paesi vicini dal
Danubio.
Nella parte settentrionale del paese,
prevalentemente montuosa, si trovano gli
Alti Tatra - la più piccola catena alpina del
mondo – e la regione di Spis, con belle
foreste.
Arroccate in cima a molte colline vi sono
fortificazioni che testimoniano delle
numerose
invasioni
subite
dalla
Slovacchia nel corso dei secoli.
Per gran parte del XX secolo, il paese ha
costituito la Cecoslovacchia insieme alla
Repubblica ceca. La separazione pacifica
del 1993 ha dato vita a due Stati
indipendenti.
La popolazione é costituita all'86% da
slovacchi, mentre gli ungheresi sono la
prima minoranza del paese. La religione
più diffusa é quella cattolica.
La sua crescita economica è sempre
stata incentrata sulle esportazioni di
prodotti industriali pesanti (siderurgia,
industria degli armamenti, chimica), la cui
importanza strategica era stata definita
all'interno
del
piano
di
sviluppo
economico dell'ex URSS e dei paesi
satelliti. Con l'inizio della transizione
economica tali attività hanno incontrato
grosse difficoltà di ristrutturazione o
riconversione.
Nel corso degli anni '90 le esportazioni
sono state riorientate verso i mercati
occidentali,
grazie
alla
buona
competitività dei prodotti, caratterizzati da
una buona qualità e da costi di
produzione contenuti.
Il ridimensionamento del settore agricolo
ed industriale è stato accompagnato
dall'espansione del settore terziario, in
particolare dei servizi, la cui quota è
aumentata fino a raggiungere quasi la
metà del PIL nazionale.
La Slovacchia si trova, oggi, a dover far
fronte ad una società in continua
trasformazione grazie ad un rapido
processo di transizione economica che
ha creato una netta divisione tra le fasce
di
popolazione
relativamente
agli
standard di vita.
La presenza di minoranze (ungherese e
rom) sul territorio slovacco ha creato non
pochi problemi sociali interni che sono
stati affrontati dal governo, che in questo
modo ha ottenuto l'ingresso nell'Unione
europea.
Ungheria – Magyarország
Capo dello Stato : Ferenc Madl
Capo del governo : Peter Medgyessy
Ministro degli esteri : Laszlo Kovacs
Superficie : 93.029 Kmq
Popolazione : 10.174.853 abitanti
Capitale : Budapest
Lingua : ungherese
Moneta : fiorino
Disoccupazione : 5,8%
Pil : 67.212,5 milioni di euro
Pil pro-capite : 6.520 euro
Tasso di crescita : 3,3%
Inflazione : 5,3%
Debito/Pil : 53,1% (2001)
Deficit/Pil : -9,1%
L'Ungheria,
sottoposta
al
domino
dell'Impero
Austro–Ungarico,
è
indipendente dal 1918.
Diventata una repubblica popolare nel
1947, si è distaccata dal blocco sovietico
alla fine degli anni '80 e nel 1990, dopo
libere elezioni, si è dotata di istituzioni
democratiche.
Il Paese fu il primo tra le economie a
pianificazione centralizzata ad abolire
formalmente il monopolio di Stato. Gli
ostacoli alla privatizzazione del settore
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bancario furono velocemente eliminati e
buona parte dei settori energetici e dei
servizi pubblici venduti e privatizzati. Il
coinvolgimento di privati in comparti quali
l'elettricità e la fornitura di gas sorpassa
ormai i livelli di molti dei paesi UE.
Il processo di transizione avviato fin dal
1989
ha
portato
ad
un
forte
ridimensionamento del settore agricolo,
accompagnato da un'analoga contrazione
del settore industriale e da una netta
espansione del settore terziario.
La produzione agricola si concentra sui
cereali (frumento e
mais),
sulla
barbabietola da zucchero e sul tabacco.
La viticoltura alimenta una buona
produzione e esportazione di vini pregiati
(Tokaj).
Tra le esportazioni rilevanti citiamo quelle
dei prodotti agroalimentari come quelle
delle carni insaccate (salame ungherese)
e delle conserve. L'estrazione della
bauxite rappresenta l'unica attività
mineraria di rilievo. Nell'ambito del settore
energetico l'Ungheria importa quasi il
60% del suo fabbisogno totale, la parte
restante è coperta dall'estrazione del
petrolio, che copre circa un quarto del
consumo, del gas naturale, del carbon
fossile, della lignite e sono, inoltre,
presenti diverse centrali nucleari.
La capitale, Budapest, si estende sulle
due rive del Danubio. E’ ricca di storia e
cultura e rinomata per le sue sorgenti
curative.
Dal punto di vista linguistico gli ungheresi
sono un popolo insulare, poiché la loro
lingua non ha niente a che vedere con
quelle circostanti, siano esse germaniche,
slave o neolatine, mentre presenta
qualche remota affinità con il finnico e
l’estone.
L’Ungheria è un paese con una grande
sensibilità musicale. Dalla sua musica
popolare
tradizionale
hanno
tratto
ispirazione grandi compositori quali Liszt,
Bartok e Kodaly.
Slovenia – Slovenija
Capo dello Stato : Janez Drnovsek
Capo del governo: Anton Rop
Ministro degli esteri: Dimitrij Rupel
Superficie: 20.273 Kmq
Popolazione: 1.994.026 (2001) abitanti
Capitale: Lubiana
Lingua: sloveno (italiano e ungherese in
alcune zone)
Moneta: tallero
Disoccupazione: 6,4%
Pil: 22.359,3 milioni di euro
Pil pro-capite: 11.670 euro
Tasso di crescita: 3%
Inflazione: 7,5%
Debito/Pil: 27,5%(2001)
Deficit/Pil: -1,8%
La Repubblica di Slovenia, situata
nell'Europa
centrale
sul
versante
meridionale delle Alpi, ha fatto parte sia
dell'impero austroungarico sia della
Jugoslavia.
È sempre stata la più ricca delle
repubbliche
balcaniche:
nel 1990,
rappresentava
solo
il
9%
della
popolazione jugoslava, ma copriva circa il
16% della produzione totale e il 27% del
commercio estero.
Nel 1991, raggiunta l'indipendenza, ha
iniziato il processo di riforma economica
che si è rivelato meno doloroso che in
altri paesi, grazie anche a rapporti
commerciali consolidati con i mercati
occidentali.
In termini fiscali, il paese ha tratto
vantaggio
dalla
dissoluzione
della
Jugoslavia: il gettito è rimasto invariato,
ma sono diminuiti i trasferimenti verso le
altre repubbliche.
La Slovenia non dispone di molte risorse
del sottosuolo, il bacino carbonifero di
Velenje fornisce la maggior parte del
combustibile per la produzione elettrica
del paese, che però non soddisfa la
domanda interna.
Per ridurre le importazioni, il paese ha
posto in essere un serio piano di
investimenti per la realizzazione di una
catena di centrali idroelettriche sulla
Drava, sulla Sava e sull'Isonzo.
La struttura economica della Slovenia si
basa in larga parte sull'industria
manifatturiera e sui servizi. I settori che
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maggiormente
contribuiscono
alle
esportazioni
sono:
dispositivi
e
macchinari elettrici, metalmeccanica,
elettronica, farmaceutica, tessile e
abbigliamento. Anche l'attività artigianale
è molto sviluppata, soprattutto la
lavorazione del legno.
La capitale, Lubiana, risale all’epoca
romana. La sua università con oltre 20
000 studenti, contribuisce all’intensa vita
culturale della città.
Tra le attrazioni turistiche vi sono le
famose grotte di Postumia con il loro
fantastico paesaggio di stalattiti e
stalagmiti.
Cipro – Kypros
Capo dello Stato: Tassos Papadopoulos
Ministro degli esteri: George Iacovou
Superficie : 9.251 Kmq
Popolazione: 759.100 abitanti
Capitale: Lefkosia, internazionalmente
nota come Nicosia
Lingua: greco, turco, inglese
Moneta: sterlina cipriota
Disoccupazione: 3,3%
Pil: 10.782,9 milioni di euro
Pil pro-capite: 14.550 euro (2001)
Tasso di crescita: 2%
Inflazione: 2,8%
Debito/Pil: 58,6% (2001)
Deficit/Pil: -3,5%
Cipro è stata a lungo un crocevia tra
Europa, Asia, e Africa e conserva ancora
molte tracce delle diverse civiltà che si
sono succedute nel tempo: tra le vestigia
più note, quelle del grande santuario di
Afrodite (Venere) che una volta si ergeva
a Kouklia.
Fisicamente divisa in due, secondo la
"Green Line", dall'intervento militare turco
nel 1974, la Repubblica di Cipro
internazionalmente
riconosciuta
è
costituita da ciprioti–greci che coprono
approssimativamente
i
due
terzi
meridionali dell'isola.
L'auto-proclamatasi "Repubblica Turca
del Nord di Cipro", la cui popolazione è
composta
da
ciprioti–turchi,
è
riconosciuta come Stato e supportata
solo dalla Turchia e occupa la parte
restante dell'isola. Ultimamente la Turchia
si è impegnata a dare il proprio contributo
per una soluzione pacifica della divisione
di Cipro secondo gli auspici delle Nazioni
Unite.
La Repubblica di Cipro ha una forte
economia basata in gran parte sui servizi
e su un turismo in espansione, dove è
occupata più del 65% della popolazione.
L'industria
(in
particolare
quella
manifatturiera)
e
l'agricoltura,
pur
impiegando
circa
il
30%
della
popolazione, producono solo il 25% del
PIL nazionale. La crescita nei servizi ha
permesso a Cipro di avere notevoli
aumenti di produttività negli ultimi anni
con una consistente crescita economica.
La disoccupazione è rimasta limitata, solo
il
3,4%,
anche
fra
i
gruppi
tradizionalmente più "vulnerabili".
Malta
Capo dello Stato : Edward Fenech
Adami
Capo del governo: Lawrence Gonzi
Ministro degli esteri : John Dalli
Superficie: 316 Kmq
Popolazione: 394.641 abitanti
Capitale: Valletta
Lingua: maltese, inglese
Moneta: lira maltese
Disoccupazione : 6,9%
Pil: 4.186,5 milioni di euro
Pil pro-capite: 10.610 euro
Tasso di crescita: 3%
Inflazione: 2,2%
Debito/Pil : 65,7% (2001)
Deficit/Pil: -6,1%
Malta, situata all'estremità sud del
continente europeo, è un punto di
incontro fra l'Europa e l'Africa, un crogiolo
di civiltà nel cuore del Mediterraneo, i cui
inizi risalgono a migliaia di anni fa.
Ex colonia inglese, è diventata Stato
indipendente nel 1964.
La struttura economica era incentrata
sulla base militare britannica, che
generava un quarto del reddito nazionale.
Successivamente si sono sviluppati i
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servizi portuali, la cantieristica, il settore
manifatturiero e il turismo.
Attualmente hanno un ruolo dominante i
servizi (turismo, servizi finanziari ed alle
imprese) e il settore manifatturiero
(elettronica avanzata).
Il governo di Malta sta cercando di
promuovere
la
diversificazione
economica,
soprattutto
attraverso
l'incentivazione degli investimenti esteri.
Nonostante
l'assenza
di
fiumi,
l'agricoltura, caratterizzata da piccoli
campi terrazzati, è molto ricca.
Sebbene la lingua nazionale di Malta sia
il maltese, anche l'inglese é riconosciuto
come lingua ufficiale. Praticamente tutti i
maltesi sono bilingui, e molti di essi
hanno
una
buona
padronanza
dell'italiano.
REDAZIONE: Vilberto Stocchi, Marcello Pierini, Cinzia Carcianelli, Loredana Ciavarella
Piazza Sant’Andrea, 30 – 61029 Urbino (PU) - Tel. 0722 2983 Fax 0722 4006
e-mail: [email protected] - http://uniurb.it/carrefour/home.htm
Commissione Europea - Direzione Generale educazione e cultura
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