Notiziario a cura di UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI URBINO "CARLO BO" CENTRO EUROPEO CARREFOUR MARCHE in collaborazione con Provincia di Pesaro e Urbino e Comunità Montana dell’Alto e Medio Metauro http://www.uniurb.it/carrefour/home.htm e-mail: [email protected] DIRETTORE RESPONSABILE: Marcello Pierini Urbino, 13 maggio 2004 n. 40 Notiziario monografico dedicato all’ingresso nell’Unione Europea di dieci nuovi Stati membri Europa a 25: Conferenza di Prodi al Dublin Castle Il primo maggio 2004 l’Unione Europea ha aperto ufficialmente le porte a dieci nuovi Paesi. “Taoiseach, Presidente Cox, illustri ospiti, signore e signori, Questa è una giornata veramente storica e gioiosa. Mi fa molto piacere essere qui a Dublino in quest'occasione per poter festeggiare con voi il traguardo della mia Presidenza della Commissione europea. Per lunghi anni abbiamo preparato l'adesione all'Unione Europea di questi dieci paesi dell'Europa centrale e orientale e del Mediterraneo. I negoziati che abbiamo condotto, a volte anche difficili, testimoniano del nostro impegno comune di unificare il continente e di mettere la parola fine alla divisione artificiale imposta dalla Cortina di ferro per oltre mezzo secolo. In primo luogo, voglio rendere omaggio ai popoli d'Europa che oggi entrano Hanno vinto Spinelli e Monnet di Virgilio Dastoli * «Giorno verrà in cui la guerra apparirà impossibile fra Parigi e Londra, fra San Pietroburgo e Berlino, fra Rouen e Amiens. Giorno verrà in cui Francia, Russia, Italia, Inghilterra, Germania voi tutte, Nazioni del Continente, senza perdere le vostre qualità distinte e la vostra gloriosa individualità, vi fonderete strettamente in una unità superiore, e costituirete la fraternità europea. Giorno verrà in cui le bombe saranno sostituite dai voti, dal suffragio universale dei popoli, dal vero arbitraggio di un grande senato sovrano che sarà per l’Europa quel che il Parlamento è per l’Inghilterra, la Dieta è per la Germania, l’Assemblea legislativa è per la Francia!» Sono trascorsi 155 anni da quando Victor Hugo esprimeva davanti al Congresso della Pace – riunito a Parigi il 21 agosto (continua a pag. 3) (continua a pag. 2) 1 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 (segue da pag. 1) nell'Unione. Anche nei giorni più bui dello stalinismo, questi popoli non hanno mai perso la speranza. Dalla caduta del muro di Berlino, essi hanno compiuto una rivoluzione tranquilla fondata sui valori democratici che oggi sono il nostro patrimonio comune. Voglio rendere omaggio anche ai leader di questi paesi, ai governi e ai parlamenti che si sono succeduti dalla caduta del muro di Berlino. Nonostante difficoltà di ogni sorta, sono riusciti a mobilitare tutti i loro popoli e a realizzare riforme coraggiose. E un analogo omaggio intendo rendere anche ai popoli dei 15 paesi già membri che li hanno accolti condividendo con loro il proprio spazio di prosperità e sicurezza. Grazie a queste riforme, questi paesi entrano oggi nelle nostre istituzioni a testa alta, con pari diritti e pari responsabilità. Come afferma il National Forum on Europe irlandese, l'allargamento è un gioco a somma positiva per tutti i popoli del continente. Insieme, possiamo costruire un'Unione libera e prospera, associati nell'impresa comune di rafforzare i nostri valori democratici e di creare un'area di stabilità che, servirà da modello per regioni meno fortunate del mondo. Si tratta di un'ambizione nobile, degna della nostra ricca eredità culturale ma che ci è spesso sfuggita nel corso della storia. L'Unione oggi fa un altro passo per far coincidere i suoi confini con i confini geografici del continente. Tuttavia resta ancora molto da fare. La delusione del risultato del referendum di Cipro della scorsa settimana dimostra che questioni regionali irrisolte possono ancora compromettere il raggiungimento dell'obiettivo di una larga unificazione europea. Nel corso della sua storia l'Unione Europea ha già dimostrato di essere capace di muoversi come un mediatore affidabile e imparziale per superare tali problemi. Anzi, la capacità di conciliare la diversità è uno dei punti di forza dell'Unione. Con questo allargamento il territorio dell'Unione cresce di un terzo e la sua popolazione di un quinto, tuttavia non dobbiamo né possiamo riposare sugli allori. Ci sono altri candidati alle cui aspirazioni occorre riservare la dovuta considerazione. Dopo la fine dei negoziati con i dieci nuovi Stati membri, la Commissione ha raccomandato l'apertura dei negoziati con la Croazia. I negoziati con la Bulgaria e la Romania procedono bene e il Consiglio prenderà una decisione sulla Turchia alla fine dell'anno sulla base della raccomandazione che la mia Commissione adotterà in autunno. L'Unione deve assumersi le proprie possibilità anche verso gli altri paesi vicini con i quali, da oggi, abbiamo una frontiera terrestre di oltre 5.000 chilometri. Questo fatto aggiunge una dimensione tutta nuova al nostro pensiero strategico. Per far fronte a questa sfida, la Commissione che presiedo ha proposto una Nuova Politica di Vicinato e sono lieto che abbia ricevuto un ampio sostegno da parte degli Stati membri. L'obiettivo è quello di creare un anello di amici dalla Russia al Marocco con i quali condividere le sfide comuni, sia politiche che economiche, e quindi fare in modo che non vengano né tracciate nuove linee di divisione in Europa né barriere nel Mediterraneo. Si può dire che questa sia un'altra idea di allargamento: un allargamento senza mettere in comune le istituzioni. Un'altra grande e terribile sfida che dobbiamo affrontare insieme in questo momento è la necessità di combattere il terrorismo, lo spettro crudele che tormenta tutti noi che cerchiamo la pace. Nessun paese può affrontare da solo questo sinistro fenomeno, neanche un'Unione con le dimensioni e con i meccanismi che abbiamo avuto la fortuna di costruire. 2 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 Ci sono due altre sfide che la nuova Europa deve affrontare in uno spirito di solidarietà. Si tratta delle due questioni collegate di come gestire nel modo migliore la globalizzazione economica, le preoccupazioni e le opportunità che comporta e, in un mondo che è sempre più multipolare, di come assicurare nel modo migliore un sistema di governance politica efficiente ed equo. In questo senso, la Costituzione su cui stiamo lavorando riveste un'importanza cruciale. E' necessario approvarla presto e bene per inviare un messaggio forte e chiaro di fiducia nel futuro e per stabilire i meccanismi che ci permettano di lavorare efficacemente. L'Unione allargata, fondata su valori democratici, sull'apertura economica e su un forte modello sociale può, in un mondo sempre più complesso, fare molto di più di quanto ciascun paese da solo possa sperare di realizzare. Essa può rappresentare un punto di riferimento per quanti nel mondo cercano una propria via, dall'America Latina all'Africa, all'Asia. Ciò non significa che gli europei vogliano imporre ad altri il proprio modello. E questo tanto più che il nostro "modello" è basato sul riconoscimento e sulla difesa delle nostre diversità. Tuttavia l'Europa ha la grande responsabilità di contribuire alla costruzione di un mondo fondato sui criteri di partenariato, di equità e di giustizia. Voglio infine esprimere la mia profonda gratitudine a Bertie Ahern per l'invito che mi ha rivolto, che ha rivolto a tutti noi, di venire a Dublino per accogliere nell'Unione i nuovi Stati Membri. Gli faccio i miei migliori auguri per il periodo rimanente della Presidenza irlandese e specialmente per i suoi sforzi di concludere positivamente i negoziati per la Costituzione. La Commissione sarà al suo fianco. Grazie.” (segue da pag. 1) 1849 – la convinzione che l’unità del continente avrebbe impedito la guerra fra le nazioni. «Utopia!», dissero i più allora. Con le stesse parole fu accolto l’appello di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni per un’Europa libera ed unita, scritto al confino di Ventotene dove la barbarie fascista aveva inviato – privandoli della libertà di movimento ma non della libertà di pensare – centinaia di militanti antifascisti. Poiché la ricchezza di un popolo sta nella sua capacità di conservare la memoria delle sue radici ideali, le parole di Victor Hugo ed il ricordo di Spinelli, Rossi e Colorni sono importanti alla vigilia della nascita della nuova Europa. Essa vedrà la luce all’alba del 1° maggio quando accoglieremo nell’Unione Europea i baltici di Estonia, Lettonia e Lituania, i mitteleuropei di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, gli slavi di Slovenia ed i popoli mediterranei di Cipro e Malta. La nuova Europa parlerà venti lingue mescolando le radici latine di francese, italiano, spagnolo e portoghese alle radici anglosassoni di tedesco, inglese, danese, svedese e olandese, alle radici slave di ceco, polacco, slovacco, sloveno, lettone e lituano, alle radici ungro-finniche di ungherese, finlandese ed estone, alle radici antiche del greco e più moderne del maltese. Alle lingue ufficiali si aggiungono altre lingue che rappresentano le identità insopprimibili di etnie regionali come il catalano, il basco, il corso, il ladino o nazionali come il gaelico ed il lussemburghese. Superate le paure dell’invasione di emigrati dai nuovi paesi – vi ricordate gli articoli che pseudo-esperti scrivevano nel 1990 preannunciando «orde» di milioni di russi, polacchi ed ungheresi che avrebbero invaso l’Europa occidentale per sfuggire alla morsa della fame e della povertà di terre saccheggiate dall’imperialismo sovietico? – le frontiere dei Quindici si apriranno alla circolazione 3 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 di quasi cinquecento milioni di cittadine e di cittadini, finalmente liberi di viaggiare, di cercare lavoro e di approfondire i loro studi. «Utopia!» avevano detto in molti ad Altiero Spinelli e Jean Monnet – il primo fondatore ed ispiratore del movimento federalista ed il secondo ispiratore della prima Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) – quando tentavano di convincere i leader dei paesi europei a riprendere il cammino dell’unificazione europea dopo il fallimento della Comunità Europea di Difesa nell’agosto del 1954. Scrisse Altiero Spinelli nel suo diario personale, il 21 giugno 1955: «Monnet ed io stiamo tirando la carretta, come due somari, cocciuti…entrambi convinti che la situazione mondiale e quella interna dell’Europa non offrono più possibilità ragionevoli di unificazione europea; entrambi pieni di disprezzo per i nostri contemporanei ; entrambi convinti che se avessimo il potere potremmo fare grandi cose. Entrambi decisi a non mollare, perché entrambi convinti che, se teniamo duro, i fatti si piegheranno e si adatteranno alla nostra volontà; entrambi circondati da ironico scetticismo, persino tra noi due, poiché in realtà Monnet è scettico circa quel che voglio io ed io circa quel che vuole lui; ma entrambi convinti che, per una sorta di simpatia reciproca che va al di là del giudizio politico, dobbiamo aiutarci. Eppure, vinceremo noi.» Hanno vinto loro! * Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea Dichiarazione per una giornata di benvenuto Oggi è una giornata di benvenuto. Il giorno in cui accogliamo dieci nuovi membri nella nostra Unione Europea. Li accogliamo con orgoglio. Li accogliamo con speranza. Invitiamo tutti i popoli d'Europa a celebrare con noi. E ci soffermiamo a riflettere su ciò che noi, nell'Unione Europea, abbiamo creato. Non dobbiamo mai dimenticare che: Dalla guerra abbiamo creato la pace. Dall'odio abbiamo creato il rispetto. Dalla divisione abbiamo creato l'unione. Dalla dittatura e dall'oppressione abbiamo creato democrazie vibranti e vigorose. Dalla povertà abbiamo creato la prosperità. Non è stato facile conseguire questi preziosi risultati. L'Europa ha terribilmente sofferto per i mali della tirannia e della guerra. Tali sofferenze sono durate, per alcuni, fino all'ultimo quarto del ventesimo secolo. Ma la distruzione, la divisione e la sofferenza hanno ispirato la ricerca di una via migliore. Una via migliore che ha portato alla creazione dell'Unione Europea - quel quadro di pace e di prosperità di cui godiamo oggi. La nostra Unione Europea è veramente unica. Non può essere paragonata a nulla che l'abbia preceduta. Poiché giammai prima d'ora è stato tentato un tale esperimento. I nostri Stati nazione sono tutti delle solide democrazie. Ci siamo riuniti liberamente. Agiamo cooperando e in uno spirito di solidarietà. Operiamo insieme con fini comuni mediante strutture introvabili altrove. L'allargamento odierno è la migliore testimonianza del successo che rappresenta l'Unione Europea. Ci impegniamo adesso a rafforzare tutto ciò che abbiamo realizzato insieme. Costruiremo partenariati più stretti, un'unione più profonda, una democrazia più forte, una maggiore uguaglianza, prosperità e benessere ancora maggiori. Questa è l'eredità che lasciamo ai nostri figli. E ai figli dei nostri figli. Un'eredità buona e nobile. 4 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 Oggi, 1º maggio 2004, noi, rappresentanti democratici del popolo d'Europa celebriamo gli europei - Gli europei che lavorano insieme per una pace duratura, per un'armonia ancora più profonda e per una maggiore prosperità di tutto il nostro popolo. Dublino, 1º maggio 2004 Gli incarichi dei 10 nuovi commissari La Commissione europea ha ufficializzato gli incarichi assegnati ai dieci nuovi componenti dell’esecutivo dell’Unione, che a partire dal 1° maggio, faranno parte del governo europeo in rappresentanza dei nuovi paesi membri. I componenti del nuovo esecutivo, resteranno in carica per sei mesi, fino a quando cioè l’intera Commissione concluderà il suo mandato. Non è escluso che molti dei nuovi commissari venga poi confermato per il mandato successivo. I componenti, non saranno dei “tirocinanti" ma membri del Collegio, e parteciperanno al processo decisionale. Tutti saranno associati al lavoro di un commissario attuale per agevolare la loro integrazione nelle attività della Commissione. Tenendo presente che il presidente Prodi si riserva il diritto di modificare gli abbinamenti se necessario, quelli previsti sono i seguenti: - Markos Kyprianou (Cipro) - Michaele Schreyer (Bilancio) - Siim Kallas (Estonia) - Pedro Solbes (Affari economici e monetari) - Peter Balaz (Ungheria) - Michel Barnier (Politica regionale e riforma istituzionale) - Sandra Kalniete (Lettonia) - Franz Fischler (Agricoltura, pesca e sviluppo rurale) - Dalia Grybauskaite (Lituania) - Viviane Reding (Istruzione e cultura) - Joe Borg (Malta) - Poul Nielson (Sviluppo e aiuto umanitario) - Danuta Hubner (Polonia) - Pascal Lamy (Commercio) - Jan Figel (Slovacchia) - Erkki Liikanen (Imprese e società dell'informazione) - Janez Potocnick (Slovenia) - Gunter Verheugen (Allargamento) - Pavel Telicka (Repubblica ceca) David Byrne (Sanità e protezione dei consumatori). Alcune importanti direzioni generali, come Concorrenza (Monti), Mercato interno (Bolkestein), Ambiente (Wallstrom) e Relazioni esterne (Patten) non sono invece in causa nel "gemellaggio" tra vecchi e nuovi commissari. Il Parlamento europeo e l'allargamento Il Parlamento europeo riunito a Strasburgo, il 4 maggio 2004, in seduta solenne, ha accolto i 162 deputati provenienti dai 10 nuovi paesi come membri a pieno titolo. Fino al 1° maggio essi avevano partecipato ai lavori del Parlamento europeo come osservatori senza avere diritto di voto. L'apertura solenne è stata preceduta da una cerimonia, presenziata dall’ex Presidente polacco Lech Walesa, cui hanno preso parte i Presidenti dei parlamenti dei 10 nuovi Stati membri. Ognuno ha presentato la propria bandiera nazionale al Presidente Pat Cox e tutte le bandiere sono state innalzate sulle note dell’inno europeo. "E' un momento di speranza, - ha dichiarato il Presidente Pat Cox - un momento che dimostra come la volontà delle Istituzioni e degli Stati membri può portare a veri risultati a vantaggio di tutti". Il Presidente Cox ha poi proseguito affermando che "quindici anni fa questo sarebbe sembrato un sogno impossibile, un sogno che è diventato realtà: che momento meraviglioso!". A nome dei 626 parlamentari ha poi voluto dare "un caloroso benvenuto" ai 162 nuovi parlamentari e rendere omaggio "a tutti 5 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 coloro che hanno contribuito a questo momento": i parlamentari europei e nazionali, i governi degli Stati membri e molte Presidenze del Consiglio europeo nonché la guida determinata della Commissione europea. Quella dal 3 al 6 maggio è stata l’ultima sessione plenaria prima delle elezioni europee di giugno. Dopo le elezioni, il Parlamento europeo si riunirà il 20 luglio per eleggere il nuovo Presidente: 732 deputati provenienti dai 25 Stati membri lavoreranno in un’Istituzione unica al mondo che rappresenta 455 milioni di cittadini europei. Come cambia il Parlamento europeo con l'allargamento? Sono due i cambiamenti più importanti che riguardano il Parlamento europeo all'indomani delle prime elezioni europee con 25 Paesi membri: la variazione del numero dei seggi e la costituzione dei gruppi politici. Il numero dei seggi dei 15 Paesi membri diminuisce a favore dei parlamentari dei nuovi Stati membri. Ciò allo scopo di mantenere una proporzionalità tra i seggi al Parlamento e la popolazione degli Stati membri e per assicurare che le diverse correnti politiche siano rappresentate anche negli Stati meno popolati. Riguardo ai criteri di costituzione dei gruppi politici presenti al Parlamento europeo, questi sono modificati per dare all'UE dei 25 una struttura politico-parlamentare rappresentativa e compatta. A partire dalla prossima legislatura, per la creazione di un gruppo politico saranno necessari almeno 16 deputati eletti in almeno 1/5 degli Stati membri. Fino al luglio 2004 invece il numero minimo di deputati richiesto per costituire un gruppo politico è: - almeno 23 se appartengono a 2 Stati membri; - almeno 18 se appartengono a 3 Stati membri; - almeno 14 se appartengono a 4 o più Stati membri. Per festeggiare l’arrivo dei 10 nuovi Paesi, l'Ufficio per l'Italia del Parlamento europeo ha lanciato l'iniziativa "Benvenuti in Europa", in collaborazione con la Lega Calcio e con il prezioso sostegno delle società di serie A e B. Nell'ambito di questa iniziativa, i giocatori di tutte le squadre di calcio dei campionati di serie A e B sono scesi in campo il 1 e 2 maggio indossando una maglia "europea", blu con stelle gialle, recante la scritta "Benvenuti in Europa", rivolta ai 75 milioni di nuovi cittadini dell'Unione. La Commissione presenta il progetto preliminare di bilancio per il 2005 La Commissione europea ha approvato il progetto preliminare di bilancio (PPB) per il 2005, destinato a finanziare, per la prima volta per un intero esercizio, le spese dell’Ue a 25 Stati membri. La proposta dell’esecutivo prevede un volume totale di spese che ammonta a 109,5 miliardi di euro, pari all’1,03% del reddito nazionale lordo dei Paesi Ue. La somma si ferma quindi al di sotto del limite di 114,2 miliardi fissato dalle attuali prospettive finanziarie. Rispetto all’esercizio precedente, il 2005 vedrà un aumento del budget Ue pari a 9,7 miliardi di euro, conseguenza della piena integrazione dei nuovi Stati membri (+3,9 miliardi), della riforma della politica agricola comune (+1,3 miliardi) e dell’utilizzo più efficace dei fondi strutturali (+2,7 miliardi). Al settore dell’agricoltura saranno destinati 50,7 miliardi di euro, 6,8 dei quali per lo sviluppo rurale (15% in più rispetto al 2004). Ai nuovi Stati membri andranno invece 3,6 miliardi di euro. Parte dell’aumento dei fondi destinati all’agricoltura si spiega, oltre che con la riforma della Pac, con il ritorno alle normali condizioni di mercato dopo la siccità dell’estate 2003 (+400 milioni di euro). Benvenuti in Europa! 6 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 Le azioni strutturali rappresentano il secondo grande settore di spesa dell’Unione allargata e prevedono un aumento degli stanziamenti pari al 3,3% rispetto all’esercizio precedente. Su un totale di 42,4 miliardi di euro, 7,7 sono destinati ai nuovi Stati membri. Restano sostanzialmente stabili invece le previsioni di bilancio per le politiche interne, che non superano gli 8,95 miliardi di euro in termini di stanziamenti di impegno. Nel rispetto degli obiettivi di Lisbona, la proposta della Commissione assegna 5 miliardi di euro alla ricerca e 885 milioni all’istruzione e alla cultura. Gli altri ambiti coperti dal budget comunitario sono la sicurezza, i trasporti, l’energia, lo smantellamento degli impianti nucleari, i consumatori, la salute pubblica, la sicurezza alimentare, la libera circolazione e il controllo delle frontiere. Nell’ambito degli aiuti esterni, Bruxelles ha proposto stanziamenti pari a 5,2 miliardi di euro, confermando anche in questo ambito i livelli del 2004. L’importo permetterà la stabilizzazione dell’aiuto per l’Europa orientale e l’Asia centrale (515 milioni) e l’America latina (315 milioni) e darà nuovo slancio alla politica di vicinato con i Paesi mediterranei e il Medio Oriente (1,07 miliardi di euro, di cui 200 milioni destinati all’Iraq). Un cospicuo aumento è previsto per la strategia di preadesione destinata a Romania, Bulgaria e Turchia. L’ultima voce del budget dell’Ue riguarda le spese amministrative delle istituzioni Ue. Ammontano a 6,36 miliardi euro e prevedono un aumento del 3,9% rispetto al 2004, destinato in parte a coprire i 700 nuovi posti richiesti dalla Commissione per adeguarsi all’allargamento. Il PPB sarà sottoposto a una prima lettura del Consiglio a luglio 2004 e del Parlamento a ottobre. Le seconde letture si terranno rispettivamente a novembre e a dicembre. Il profilo dei dieci nuovi paesi Estonia – Eesti Capo dello Stato : Arnold Ruutel Capo del governo: Juhan Parts Ministro degli esteri: Kristiina Ojuland Superficie: 45.227 Kmq Popolazione: 1.366.959 abitanti Capitale: Tallin Lingua: Estone Moneta: Corona estone Disoccupazione: 10,3% Pil: 6.732,4 milioni di euro Pil pro-capite: 4.940 euro Tasso di crescita: 5,6% Inflazione: 3,6% Debito/Pil: 4,8% Deficit/Pil: 1,3% La Repubblica indipendente di Estonia, nata nel primo dopoguerra (1918), è stata riconosciuta come Stato dagli altri paesi fin dal 1920, nonostante l'occupazione dell'Unione Sovietica (1940/41, 19441991) e della Germania nazista (19411944). Ritornata indipendente nel 1991, la nuova Costituzione del 1992 ha dato al paese un governo di tipo parlamentare. A partire dagli anni '90 le autorità estoni hanno avviato un processo di transizione economica verso un'economia di mercato. La stabilità monetaria è stata la condizione primaria per la realizzazione di tali riforme che ha coinvolto tutti i settori. Con la liberalizzazione dei prezzi del 1992, al governo è rimasto solamente il controllo di alcuni tipi di servizi, tra cui la regolamentazione dei prezzi dell'energia e degli affitti. I prodotti maggiormente esportati sono i macchinari, il materiale elettrico, il legno ed i manufatti tessili. Grande importanza riveste, inoltre, l'allevamento, soprattutto quello bovino e 7 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 suino. Il turismo e il commercio di transito contribuiscono considerevolmente all'economia del paese. La Finlandia e la Svezia sono tra i suoi maggiori partner commerciali. L’Estonia, paese prevalentemente pianeggiante che si affaccia sulle rive orientali del mar Baltico, conta ben 1400 laghi e 1521 isole. Una delle abitudini preferite degli estoni è la sauna, che permette loro di godere degli effetti benefici del caldo anche durante i lunghi, scuri mesi invernali. L’estone è una lingua del gruppo ugrofinnico parlata da migliaia di anni. L’Estonia è uno dei primi paesi al mondo per collegamenti Internet. Lettonia – Latvija Capo dello Stato : Vaira Vike-Freiberga Capo del governo: Indulis Emsis Ministro degli esteri: Rihards Piks Superficie: 64.589 Kmq Popolazione: 2.345.768 abitanti Capitale: Riga Lingua: lettone Moneta: lat Disoccupazione: 12,3% Pil: 8.733 milioni di euro Pil pro-capite: 3.720 euro Tasso di crescita: 6,1% Inflazione: 1,9% Debito/Pil: 16% (2001) Deficit/Pil: -2,5% Dopo un breve periodo di indipendenza tra le due guerre mondiali, la Lettonia fu annessa all'Unione Sovietica nel 1940. L'indipendenza è stata riconquistata pienamente nel 1991 ma le ultime truppe sovietiche hanno lasciato definitivamente il paese solo nel 1994, motivo che spiega la cospicua minoranza russa che rappresenta circa il 30% della popolazione. La Lettonia, situata in mezzo agli altri due Stati baltici, è un paese dal clima umido la cui superficie è occupata prevalentemente da foreste e pascoli e che si trova per la maggior parte a meno di 100 metri sopra il livello del mare. Dalle foreste, che si estendono su oltre il 40% della superficie, si ricavano grossi quantitativi di legname da costruzione e di pasta per carta. L'economia di transizione si è ripresa bene dalla crisi finanziaria russa del 1998, grazie ad una politica di bilancio oculata e ad un riorientamento graduale delle esportazioni verso i paesi dell'UE, che ha diminuito la dipendenza commerciale dalla Russia. La maggior parte delle aziende, banche e beni immobili sono stati privatizzati rapidamente. Molto sviluppati risultano il settore chimico, petrolchimico e cantieristico, la produzione di materiale ferroviario e di autoveicoli, alcuni settori ad alta tecnologia (farmaceutico, elettrotecnico, ecc.). La popolazione è costituita al 56% da lettoni e al 30% da russi. Oltre un terzo degli abitanti vive nella capitale Riga, che fondata nel 1201, risulta essere la città più grande degli Stati baltici. Lituania – Lietuva Capo dello Stato : Rolandas Paksas Capo del governo: Algirdas Mykolas Brazauskas Ministro degli esteri: Antanas Valionis Superficie: 65.300 Kmq Popolazione: 3.475.586 abitanti Capitale: Vilnius Lingua: lituano, polacco, russo Moneta: litas Disoccupazione: 16,9% Pil: 14.770,2 milioni di euro Pil pro-capite: 4.260 euro Tasso di crescita: 5,9% Inflazione: 0,3% Debito/Pil: 23,1% (2001) Deficit/Pil: -1,8% La Lituania, il più grande degli Stati baltici, ha ormai mille anni di storia. E’ ricca di laghi, fiumi e boschi e ha 99 km di spiagge sabbiose con dune imponenti. 8 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 La Lituania è stata la prima delle tre repubbliche baltiche a dichiarare la sua indipendenza dall'URSS nel 1990. Il comparto industriale lituano, nella strategia sovietica, era orientato alla produzione di beni tipici dell'industria leggera, in particolare nei settori dei beni di consumo del tessile e dell'agroalimentare. La crisi del sistema economico sovietico ha lasciato il paese in un contesto economico senza istituzioni bancarie, privo di una propria moneta locale e senza il concetto giuridico di proprietà privata. Questi aspetti sono stati le prime emergenze che il governo ha dovuto fronteggiare nel processo di riconversione economica, congiuntamente alle insufficienze del sistema produttivo, quali l'obsolescenza, il sovradimensionamento o la poca attenzione alla qualità. L'economia lituana era profondamente legata alla Russia e per questo è stata la repubblica baltica che ha più risentito della crisi finanziaria russa del 1998. Oggi il commercio e le esportazioni sono sempre più orientate verso l'Europa e sono in corso, inoltre, grandi programmi per privatizzare il comparto industriale ed i settori di pubblica utilità, quale il settore energetico. In generale, comunque più dell'80% delle imprese è stato privatizzato. Il paese, a differenza dell'Estonia e della Lettonia, le cui economie ruotano attorno ai centri di sviluppo delle capitali, ha uno sviluppo uniforme di diversi poli urbani, oltre alla capitale Vilnius importanti sono le città di Klaipeda, Kaunas, Panevezys. Particolarmente sviluppato è il settore agricolo che riveste un'importanza simile a quella dello stesso in Polonia. Le principali colture riguardano i cereali (orzo, frumento e segale), le barbabietole da zucchero, il lino e gli ortaggi. Il ricco patrimonio forestale (costituito soprattutto da conifere) viene sfruttato intensamente. Sono molto sviluppate, infine, le industrie elettrotecniche, elettroniche, dell'arredamento, tessili e dell'abbigliamento. La popolazione è composta all’80% circa da lituani, all’11% da polacchi e al 7% da russi. Polonia – Polska Capo dello Stato: Aleksander Kwasniewski Capo del governo: Leszek Miller Ministro degli esteri: Wlodzimierz Cimoszewicz Superficie: 312.685 Kmq Popolazione: 38.632.453 abitanti Capitale: Varsavia Lingua : polacco Moneta: zloty Disoccupazione: 20% Pil: 202.023,3 milioni di euro Pil pro-capite: 5.230 euro Tasso di crescita: 1,3% Inflazione: 1,9% Debito/Pil: 38,7% (2001) Deficit/Pil: -4,2% Lo Stato Polacco esiste da più di 1 000 anni e nel XVI secolo era uno dei più potenti d’Europa. La Polonia si distingue per essere una delle economie in transizione più aperte e di successo. Il passaggio ad un'economia di mercato è stato agevole rispetto agli altri Stati ex– comunisti per la vicinanza alla Germania, la memoria storica di un'economia di mercato e per l'intraprendenza della popolazione. Fondamentale per questo processo è stata, inoltre, una politica economica volta ad incentivare sia la privatizzazione delle piccole e medie imprese statali sia la creazione di nuove industrie attraverso l'introduzione di una legislazione più liberale. Di grande importanza, infine, sono stati degli investimenti diretti esteri nel Paese che hanno permesso una rapida crescita dell'intero comparto industriale. Inoltre, il governo polacco, per raggiungere l'obiettivo dell'ingresso nell'UE, ha adottato, negli ultimi anni, una politica monetaria restrittiva, per contrastare l'inflazione e garantire, in questo modo, una vera e propria liberalizzazione dei prezzi. 9 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 Il Paese dispone di risorse naturali tra cui rame, zinco, ferro, lignite e petrolio. La produzione industriale riguarda il settore metallurgico, dell'acciaio, tessile e chimico. Mentre il settore terziario e del commercio (high–tech e servizi), di recente sviluppo, stanno diventando sempre più importanti in termini di occupazione e di ristrutturazione dell'economia. L'agricoltura pur avendo, ancora, un ruolo importante con il 20% della popolazione impiegata, contribuisce solo per meno del 5% alla creazione del PIL nazionale. La cultura polacca é stata per secoli parte integrante della cultura europea, arricchitasi grazie a figure quali l’astronomo Copernico, il compositore Chopin, la scienziata Marie Curie – Sklodowska e, ovviamente, il papa Giovanni Paolo II. Cracovia, per grandezza la terza città polacca, è sede di una delle più antiche università d’Europa, fondata nel 1364. Repubblica Ceca – Èeská Republika Capo dello Stato: Vaclav Klaus Capo del governo: Vladimir Spidla Ministro degli esteri: Cyril Svoboda Superficie: 78.860 kmq Popolazione: 10.296.726 abitanti Capitale: Praga Lingua: ceco Moneta: corona ceca Disoccupazione: 7,3% Pil: 73.196,9 milioni di euro Pil pro-capite: 7.210 euro Tasso di crescita: 2% Inflazione: 1,4% Debito/Pil: 23,7% Deficit/Pil: -6,5% Questo paese senza sbocco sul mare, situato geograficamente nel cuore dell'Europa, si compone di tre regioni storiche: Boemia, Moravia e la parte ceca della Slesia. Il territorio della Repubblica ceca era tradizionalmente uno dei più economicamente sviluppati e industrializzati d'Europa. In Cecoslovacchia, il regime comunista ha mantenuto il controllo fino al novembre 1989. Dopo la cosiddetta "rivoluzione di velluto", fu formato un governo di intesa nazionale, con i comunisti membri di minoranza, e Vaclav Havel fu eletto Presidente della Repubblica. Il 1° Gennaio 1993, con la separazione consensuale dalla Slovacchia, nacque la Repubblica Ceca. La presenza di solide basi democratiche, le rigorose politiche economiche, il boom del turismo ed un settore industriale ben sviluppato hanno guidato una rapida e funzionale trasformazione economica. Le industrie di trasformazione, metallurgica, chimica, del vetro e agroalimentare sono altamente sviluppate e coprono quasi la totalità delle esportazioni nazionali. Il settore agricolo, anche se con un peso economico minore rispetto a quello industriale, è presente sul territorio e si concentra sulla produzione di cereali, di canna da zucchero e di luppolo. Il paese è ricco di materie prime, tra cui il carbone e la lignite. La repubblica ceca produce birre di fama mondiale e acqua minerale che proviene da oltre 900 fonti naturali. Il fascino della Repubblica ceca, e in particolare della capitale Praga, è legato al suo prestigioso e millenario patrimonio storico e architettonico, che attira ogni anno oltre 100 milioni di visitatori. Nella città di Praga, che nel corso dei secoli ha conservato la sua incomparabile ricchezza di monumenti storici di ogni genere, si fondono armoniosamente gli stili romanico, gotico, rinascimentale, barocco, liberty e cubista. Le colline e le montagne, che costituiscono il 95% del paese, ne fanno il luogo ideale per sci, mountain bike e trekking. Slovacchia – Slovensko 10 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 Capo dello Stato : Rudolf Schuster Capo del governo: Mikulas Dzurinda Ministro degli esteri: Eduard Kukan Superficie: 49.035 Kmq Popolazione: 5.379.455 abitanti Capitale: Bratislava Lingua: slovacco Moneta: corona slovacca Disoccupazione: 18,5% Pil: 25.437,7 milioni di euro Pil pro-capite: 4.730 euro Tasso di crescita: 4,4% Inflazione: 3,3% Debito/Pil: 44,1% (2001) Deficit/Pil: -7,7% La Slovacchia, situata nell’Europa centrale, è collegata ai paesi vicini dal Danubio. Nella parte settentrionale del paese, prevalentemente montuosa, si trovano gli Alti Tatra - la più piccola catena alpina del mondo – e la regione di Spis, con belle foreste. Arroccate in cima a molte colline vi sono fortificazioni che testimoniano delle numerose invasioni subite dalla Slovacchia nel corso dei secoli. Per gran parte del XX secolo, il paese ha costituito la Cecoslovacchia insieme alla Repubblica ceca. La separazione pacifica del 1993 ha dato vita a due Stati indipendenti. La popolazione é costituita all'86% da slovacchi, mentre gli ungheresi sono la prima minoranza del paese. La religione più diffusa é quella cattolica. La sua crescita economica è sempre stata incentrata sulle esportazioni di prodotti industriali pesanti (siderurgia, industria degli armamenti, chimica), la cui importanza strategica era stata definita all'interno del piano di sviluppo economico dell'ex URSS e dei paesi satelliti. Con l'inizio della transizione economica tali attività hanno incontrato grosse difficoltà di ristrutturazione o riconversione. Nel corso degli anni '90 le esportazioni sono state riorientate verso i mercati occidentali, grazie alla buona competitività dei prodotti, caratterizzati da una buona qualità e da costi di produzione contenuti. Il ridimensionamento del settore agricolo ed industriale è stato accompagnato dall'espansione del settore terziario, in particolare dei servizi, la cui quota è aumentata fino a raggiungere quasi la metà del PIL nazionale. La Slovacchia si trova, oggi, a dover far fronte ad una società in continua trasformazione grazie ad un rapido processo di transizione economica che ha creato una netta divisione tra le fasce di popolazione relativamente agli standard di vita. La presenza di minoranze (ungherese e rom) sul territorio slovacco ha creato non pochi problemi sociali interni che sono stati affrontati dal governo, che in questo modo ha ottenuto l'ingresso nell'Unione europea. Ungheria – Magyarország Capo dello Stato : Ferenc Madl Capo del governo : Peter Medgyessy Ministro degli esteri : Laszlo Kovacs Superficie : 93.029 Kmq Popolazione : 10.174.853 abitanti Capitale : Budapest Lingua : ungherese Moneta : fiorino Disoccupazione : 5,8% Pil : 67.212,5 milioni di euro Pil pro-capite : 6.520 euro Tasso di crescita : 3,3% Inflazione : 5,3% Debito/Pil : 53,1% (2001) Deficit/Pil : -9,1% L'Ungheria, sottoposta al domino dell'Impero Austro–Ungarico, è indipendente dal 1918. Diventata una repubblica popolare nel 1947, si è distaccata dal blocco sovietico alla fine degli anni '80 e nel 1990, dopo libere elezioni, si è dotata di istituzioni democratiche. Il Paese fu il primo tra le economie a pianificazione centralizzata ad abolire formalmente il monopolio di Stato. Gli ostacoli alla privatizzazione del settore 11 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 bancario furono velocemente eliminati e buona parte dei settori energetici e dei servizi pubblici venduti e privatizzati. Il coinvolgimento di privati in comparti quali l'elettricità e la fornitura di gas sorpassa ormai i livelli di molti dei paesi UE. Il processo di transizione avviato fin dal 1989 ha portato ad un forte ridimensionamento del settore agricolo, accompagnato da un'analoga contrazione del settore industriale e da una netta espansione del settore terziario. La produzione agricola si concentra sui cereali (frumento e mais), sulla barbabietola da zucchero e sul tabacco. La viticoltura alimenta una buona produzione e esportazione di vini pregiati (Tokaj). Tra le esportazioni rilevanti citiamo quelle dei prodotti agroalimentari come quelle delle carni insaccate (salame ungherese) e delle conserve. L'estrazione della bauxite rappresenta l'unica attività mineraria di rilievo. Nell'ambito del settore energetico l'Ungheria importa quasi il 60% del suo fabbisogno totale, la parte restante è coperta dall'estrazione del petrolio, che copre circa un quarto del consumo, del gas naturale, del carbon fossile, della lignite e sono, inoltre, presenti diverse centrali nucleari. La capitale, Budapest, si estende sulle due rive del Danubio. E’ ricca di storia e cultura e rinomata per le sue sorgenti curative. Dal punto di vista linguistico gli ungheresi sono un popolo insulare, poiché la loro lingua non ha niente a che vedere con quelle circostanti, siano esse germaniche, slave o neolatine, mentre presenta qualche remota affinità con il finnico e l’estone. L’Ungheria è un paese con una grande sensibilità musicale. Dalla sua musica popolare tradizionale hanno tratto ispirazione grandi compositori quali Liszt, Bartok e Kodaly. Slovenia – Slovenija Capo dello Stato : Janez Drnovsek Capo del governo: Anton Rop Ministro degli esteri: Dimitrij Rupel Superficie: 20.273 Kmq Popolazione: 1.994.026 (2001) abitanti Capitale: Lubiana Lingua: sloveno (italiano e ungherese in alcune zone) Moneta: tallero Disoccupazione: 6,4% Pil: 22.359,3 milioni di euro Pil pro-capite: 11.670 euro Tasso di crescita: 3% Inflazione: 7,5% Debito/Pil: 27,5%(2001) Deficit/Pil: -1,8% La Repubblica di Slovenia, situata nell'Europa centrale sul versante meridionale delle Alpi, ha fatto parte sia dell'impero austroungarico sia della Jugoslavia. È sempre stata la più ricca delle repubbliche balcaniche: nel 1990, rappresentava solo il 9% della popolazione jugoslava, ma copriva circa il 16% della produzione totale e il 27% del commercio estero. Nel 1991, raggiunta l'indipendenza, ha iniziato il processo di riforma economica che si è rivelato meno doloroso che in altri paesi, grazie anche a rapporti commerciali consolidati con i mercati occidentali. In termini fiscali, il paese ha tratto vantaggio dalla dissoluzione della Jugoslavia: il gettito è rimasto invariato, ma sono diminuiti i trasferimenti verso le altre repubbliche. La Slovenia non dispone di molte risorse del sottosuolo, il bacino carbonifero di Velenje fornisce la maggior parte del combustibile per la produzione elettrica del paese, che però non soddisfa la domanda interna. Per ridurre le importazioni, il paese ha posto in essere un serio piano di investimenti per la realizzazione di una catena di centrali idroelettriche sulla Drava, sulla Sava e sull'Isonzo. La struttura economica della Slovenia si basa in larga parte sull'industria manifatturiera e sui servizi. I settori che 12 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 maggiormente contribuiscono alle esportazioni sono: dispositivi e macchinari elettrici, metalmeccanica, elettronica, farmaceutica, tessile e abbigliamento. Anche l'attività artigianale è molto sviluppata, soprattutto la lavorazione del legno. La capitale, Lubiana, risale all’epoca romana. La sua università con oltre 20 000 studenti, contribuisce all’intensa vita culturale della città. Tra le attrazioni turistiche vi sono le famose grotte di Postumia con il loro fantastico paesaggio di stalattiti e stalagmiti. Cipro – Kypros Capo dello Stato: Tassos Papadopoulos Ministro degli esteri: George Iacovou Superficie : 9.251 Kmq Popolazione: 759.100 abitanti Capitale: Lefkosia, internazionalmente nota come Nicosia Lingua: greco, turco, inglese Moneta: sterlina cipriota Disoccupazione: 3,3% Pil: 10.782,9 milioni di euro Pil pro-capite: 14.550 euro (2001) Tasso di crescita: 2% Inflazione: 2,8% Debito/Pil: 58,6% (2001) Deficit/Pil: -3,5% Cipro è stata a lungo un crocevia tra Europa, Asia, e Africa e conserva ancora molte tracce delle diverse civiltà che si sono succedute nel tempo: tra le vestigia più note, quelle del grande santuario di Afrodite (Venere) che una volta si ergeva a Kouklia. Fisicamente divisa in due, secondo la "Green Line", dall'intervento militare turco nel 1974, la Repubblica di Cipro internazionalmente riconosciuta è costituita da ciprioti–greci che coprono approssimativamente i due terzi meridionali dell'isola. L'auto-proclamatasi "Repubblica Turca del Nord di Cipro", la cui popolazione è composta da ciprioti–turchi, è riconosciuta come Stato e supportata solo dalla Turchia e occupa la parte restante dell'isola. Ultimamente la Turchia si è impegnata a dare il proprio contributo per una soluzione pacifica della divisione di Cipro secondo gli auspici delle Nazioni Unite. La Repubblica di Cipro ha una forte economia basata in gran parte sui servizi e su un turismo in espansione, dove è occupata più del 65% della popolazione. L'industria (in particolare quella manifatturiera) e l'agricoltura, pur impiegando circa il 30% della popolazione, producono solo il 25% del PIL nazionale. La crescita nei servizi ha permesso a Cipro di avere notevoli aumenti di produttività negli ultimi anni con una consistente crescita economica. La disoccupazione è rimasta limitata, solo il 3,4%, anche fra i gruppi tradizionalmente più "vulnerabili". Malta Capo dello Stato : Edward Fenech Adami Capo del governo: Lawrence Gonzi Ministro degli esteri : John Dalli Superficie: 316 Kmq Popolazione: 394.641 abitanti Capitale: Valletta Lingua: maltese, inglese Moneta: lira maltese Disoccupazione : 6,9% Pil: 4.186,5 milioni di euro Pil pro-capite: 10.610 euro Tasso di crescita: 3% Inflazione: 2,2% Debito/Pil : 65,7% (2001) Deficit/Pil: -6,1% Malta, situata all'estremità sud del continente europeo, è un punto di incontro fra l'Europa e l'Africa, un crogiolo di civiltà nel cuore del Mediterraneo, i cui inizi risalgono a migliaia di anni fa. Ex colonia inglese, è diventata Stato indipendente nel 1964. La struttura economica era incentrata sulla base militare britannica, che generava un quarto del reddito nazionale. Successivamente si sono sviluppati i 13 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40 servizi portuali, la cantieristica, il settore manifatturiero e il turismo. Attualmente hanno un ruolo dominante i servizi (turismo, servizi finanziari ed alle imprese) e il settore manifatturiero (elettronica avanzata). Il governo di Malta sta cercando di promuovere la diversificazione economica, soprattutto attraverso l'incentivazione degli investimenti esteri. Nonostante l'assenza di fiumi, l'agricoltura, caratterizzata da piccoli campi terrazzati, è molto ricca. Sebbene la lingua nazionale di Malta sia il maltese, anche l'inglese é riconosciuto come lingua ufficiale. Praticamente tutti i maltesi sono bilingui, e molti di essi hanno una buona padronanza dell'italiano. REDAZIONE: Vilberto Stocchi, Marcello Pierini, Cinzia Carcianelli, Loredana Ciavarella Piazza Sant’Andrea, 30 – 61029 Urbino (PU) - Tel. 0722 2983 Fax 0722 4006 e-mail: [email protected] - http://uniurb.it/carrefour/home.htm Commissione Europea - Direzione Generale educazione e cultura 14 ____________________________________________________________________________ Europa News n. 40