CONCILI ECUMENICI e la Chiesa in Italia

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Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa
Dizionario Storico Tematico La Chiesa in Italia
Volume I - Dalle Origini All'Unità Nazionale
Roma 2015
Copyright © 2015
Voce pubblicata il 11/01/2015 -- Aggiornata al 13/02/2015
CONCILI ECUMENICI e la Chiesa in
Italia
Autore: Norman Tanner
Dei ventuno concili (a partire da Nicea Iº del 325 al Vaticano II° del 1962-5) che trovano il loro posto
nella lista tradizionale dei concili ecumenici della Chiesa Cattolica – ovvero, i concili che rappresentano
l’intera Chiesa (in Greco “oikoumenike”) – nove si svolsero interamente od in parte in Italia. Quattro di
essi vengono trattati in questo Dizionario separatamente: Basilea-Firenze (1431-45), Trento (1545-63), il
Vaticano I e il Vaticano II. Il presente articolo si concentra sugli altri cinque, i quali tutti si tennero nella
Basilica Lateranense (o nel Palazzo annesso) in Roma: il Laterano I° nel 1123, il Laterano II° nel 1139, il
Laterano III° nel 1179, il Laterano IV° nel 1215 e il Laterano V° nel 1512-17. La basilica Laterano,
dedicata a San Giovanni Battista, rappresentò una scelta naturale per questi concili della Chiesa cattolica
in quanto essa era la Chiesa cattedrale della diocesi di Roma. Oggi, sfortunatamente, poche parti della
basilica e del palazzo sopravvivono dall’epoca dei concili, a causa dei incendi e successive ricostruzioni.
Questi cinque concili costituiscono un tratto fondamentale della storia della Chiesa. In ognuno di essi,
inoltre, la Chiesa italiana fu ben rappresentata. Situati tra i due eventi epocali dello scisma OrienteOccidente del 1054 e della Riforma Protestante del 1517, essi costituiscono la metà dei 10 concili
ecumenici della Chiesa cattolica durante il periodo medievale.
Ci fu una esitazione all’interno della Chiesa Cattolica durante il periodo medievale riguardante lo status
di questi 10 concili, inclusi pertanto i cinque tenuti a Roma, riguardante il fatto se essi dovessero essere
considerati concili ecumenici o meno, con status identico a quello dei primi otto concili (da Nicea primo
nel 325 a Costantinopoli IV nel 869-70) o piuttosto concili generali della Chiesa occidentale. Questa
esitazione era dovuta principalmente alla assenza dei rappresentanti della Chiesa ortodossa. C’era la
speranza che lo scisma fra la Chiesa cattolica e la Chiesa Ortodossa – il quale iniziò nel anno 1054 – fosse
risolto e poi ci sarebbe stato un nuovo concilio pienamente ecumenico. Seguendo questa linea, il concilio
di Costanza nel 1417 (sessione 39) parlò in modo cauto de “i concili generali tenuti al Laterano, Lione e
Vienne”, senza enumerarli, in contrasto con il linguaggio più preciso utilizzato per indicare “gli otto santi
concili universali” (in Latino universalia) del primo millennio, che vengono nominati individualmente.
Il dubbio sembrava essere stato risolto attraverso l’edizione dei decreti conciliari, Editio Romana, 4
volumi, che vennero pubblicati a Roma con piena autorità papale tra il 1608 e il 1612. Questa edizione
diede ai 10 concili medioevali (e a Trento) lo stesso stato ecumenico dei primi otto concili. L’argomento
ritornò alla luce, tuttavia, nella seconda metà del ventesimo secolo, specialmente con gli studi di Victor
Peri e di Yves Congar, ed in modo più autorevole quando Papa Paolo VI descrisse i concili medievali come
“concili generali della Chiesa occidentale” (generales synodos in occidentali orbe) invece che concili
ecumenici (Acta Apostolicae Sedis, 1974, 620).
Laterano I. Non sono arrivati fino a noi Acta di questo concilio – probabilmente non ne fu emesso nessuno
– quindi numerosi dettagli ci rimangono oscuri. Il concilio si riunì nel 1123, probabilmente dal 18 al 27
marzo. Esso venne convocato, presieduto, e pare, direttamente organizzato, da papa Callisto II. Alcune
stime presumono il numero di partecipanti pari a circa trecento vescovi, numerosi abbati ed altri
ecclesiastici, della Chiesa occidentale. Il lavoro principale fu la ratificazione del concordato di Worms,
concernente l’investitura, che era stata conclusa tra papa Callisto e l’imperatore Enrico V nel settembre
1122. Il concilio trattò la canonizzazione di Corrado di Costanza (morto nel 976), il riconoscimento del
pallium all’arcivescovo Adalberto di Brema-Amburgo, la lotta tra le chiese di Genova e di Pisa al riguardo
dell’episcopato in Corsica, e la disputa tra gli arcivescovi di Canterbury e di York al riguardo del primato
in Inghilterra. Inoltre promulgò 22 (o, secondo alcuni, 25) canoni di natura disciplinare. Questi canoni
confermavano una serie di argomenti che erano stati il centro della politica papale durante il movimento
della Riforma Gregoriana, ed includevano l’insistenza sul celibato dei sacerdoti, diaconi e suddiaconi
(canoni 7 e 21). I canoni cercavano di preservare la Chiesa ed i suoi servizi da una indebita interferenza
laica, mentre promuovevano varie forme di esercizio della pietà popolare, principalmente i pellegrinaggi.
Laterano II. Lo scisma papale, sorto nel 1130 con le elezioni incompatibili di Innocenzo II e di Anacleto II,
ebbe fine con la morte di quest’ultimo nel 1138. Papa Innocenzo presiedette il secondo concilio Laterano
durante il periodo di aprile dell’anno successivo, cercando di appianare una situazione tormentata. I
trenta canoni emessi dal concilio seguirono da vicino nello spirito quelli del primo concilio Laterano ed
essi possono essere considerati una estensione ulteriore del movimento della Riforma Gregoriana. La
maggior parte della legislazione fu tratta dai canoni di vari concili locali tenuti durante i pontificati di
Gregorio VII (1073-85), Urbano II (1088-99), Callisto II (1119-24) ed Innocenzo II (1130-43). Subito dopo
molti di questi canoni lateranensi vennero incorporati nel Decretum di Graziano. La maggior parte
dell’attenzione è in essi diretta verso la crescita morale del clero, considerando però importante anche la
cura della stessa caratteristica per i laici.
Gli argomenti / i titoli dei 30 decreti testimoniano le caratteristiche generali: 1. Contro la simonia. 2.
Nulla può essere donato per ottenere benefici o vantaggi sacri. 3. Nessuno può ricevere coloro che sono
stati scomunicati dal loro vescovo. 4. Coloro che non desiderano cambiare il loro modo di procedere,
anche dopo avere ricevuto un avvertimento dal loro vescovo, devono essere privati dei loro benefici
ecclesiastici. 5. I beni degli ecclesiastici morenti non possono essere confiscati. 6. I suddiaconi che hanno
preso mogli o concubine devono essere privati della loro posizione e dei loro benefici. 7. Nessuno può
assistere alle messe dei sacerdoti che hanno preso mogli o concubine. 8. Le suore non possono sposarsi.
9. I monaci ed i canonici regolari non possono apprendere né il diritto né la medicina. 10. I laici non
possono tenere il possesso né di decime né di chiese. 11. Sacerdoti, chierici, monaci, pellegrini, mercanti,
e contadini ed i loro animali, dovrebbero essere lasciati in pace. 12. I giorni di tregua devono essere
osservati. 13 Sugli usurai. 14. I cavalieri non possono prendere parte a giostre e tornei. 15. Chiunque
colpisca o eserciti violenza fisica su un rappresentante del clero, o chiunque si stia recando in una chiesa
o un cimitero, deve essere scomunicato. 16. Nessuno può reclamare benefici per se stesso per diritto
ereditario. 17. Le unioni tra consanguinei sono proibite. 18. Sugli incendiari. 19. Al riguardo di un
vescovo che assolva qualcuno scomunicato per avere appiccato incendi. 20. I principi possono dispensare
giustizia in consultazione con i vescovi. 21. Sui figli dei sacerdoti. 22. Sulla falsa penitenza. 23. Al
riguardo di coloro che condannano i sacramenti. 24. Nessun prezzo può essere domandato per i
sacramenti, l’olio sacro e la sepoltura. 25. Nessuno può ricevere benefici dalle mani di un laico. 26. Le
suore non possono vivere in case private. 27. Le suore non possono cantare gli uffici nello stesso coro con
i canonici ed i monaci. 28. Elezioni episcopali. 29. Contro gli utilizzatori delle balestre e gli arcieri. 30. Le
ordinanze emesse dagli scismatici non sono valide.
Laterano III. Così come era avvenuto col Laterano II, lo scisma papale formò una parte del contesto del
terzo concilio Laterano. Papa Alessandro III, che era stato eletto nel 1159, dovette contendere con
numerosi rivali prima di emergere vittorioso da tale contesa proprio poco tempo prima di convocare il
concilio. Pace e riconciliazione si possono considerare i motivi chiave della convocazione del concilio;
sebbene Alessandro abbia dovuto contendere con un ulteriore antipapa prima della sua morte, nel 1181.
Il concilio si riunì nel marzo 1179 ed approvò 27 canoni, che erano stati preparati in precedenza da
Alessandro e dalla curia papale. La lista sopravvivente di partecipanti portava i nomi di circa trecento
vescovi e numerosi abbati. La rappresentazione territoriale era estremamente ampia, inclusi, tra i prelati
italiani, alcuni ecclesiastici provenienti dalla Francia, dalla Germania, Inghilterra, Irlanda, Scozia,
Dalmazia, Spagna, Danimarca, Ungheria e dagli stati delle crociate. Inoltre molti partecipanti vennero
inviati da governanti cristiani.
Sebbene siano presenti chiare similitudini tra il Laterano III ed i due precedenti concili Laterani in
quanto la tipologia del materiale è in gran parte disciplinare piuttosto che dottrinale, il Laterano III sia
chiaramente più canonico nell’approccio e nella formulazione. La metà del 12º secolo aveva visto lo
sviluppo del diritto canonico come disciplina, soprattutto all’Università di Bologna, e la compilazione del
Decretum di Graziano. Papa Alessandro III era egli stesso un noto canonista, essendo stato in precedenza
professore di diritto canonico a Bologna (1139-42) ed autore di un commentario sul lavoro di Graziano.
Tuttavia, i decreti conciliari rappresentano, per la maggior parte, il diritto canonico al suo apice con le
maggiori qualità pastorali, così come indicato da alcuni dei titoli: 3. Le qualità richieste in coloro che
vengono scelti per governare la Chiesa. 4. Come i prelati siano tenuti a risiedere nello stesso territorio
delle persone a loro soggette. 12. I clerici non dovrebbero intraprendere la gestione di affari secolari. 14.
Nessuno può gestire più di una chiesa. 18. I prelati devono provvedere ai bisogni dei maestri di scuola.
21. Sulla osservanza delle tregue. 23. I lebbrosi possono avere le loro proprie chiese ed i propri cimiteri.
Il tono di alcuni altri canoni è più severo: 20. I tornei sono proibiti. 26. I cristiani non possono vivere
insieme agli ebrei o ai saraceni. 27. Sugli eretici.
Laterano IV. Di tutti i cinque concili laterani – anzi di tutti i dieci concili medievali ecumenici-generali – il
quarto concilio Laterano fornì la legislazione più comprensiva e fu il più influente. Esso venne convocato
da Papa Innocenzo III, un papa italiano nato ad Anagni, eletto al soglio pontificio alla giovane età di 37
anni. Innocenzo era nel completo controllo del papato quando il concilio si riunì nel 1215. Esso era stato
annunciato due anni prima, ma se molta preparazione ebbe luogo presso le chiese locali fuori di Roma –
così come era stato richiesto dal papato – è difficile da comprendere. Sembra chiaro, sebbene la
precisione sia impossibile poiché non ci sono documenti Acta sopravvissuti del concilio, che i 71 decreti
approvati infine dal concilio fossero stati stesi da Papa Innocenzo e dalla curia papale prima dell’inizio del
concilio e che vennero accettati – in modo essenziale e solo con alcuni emendamenti – dal concilio. Il
concilio ebbe luogo dall’11 al 30 novembre 1215. Ci furono solamente tre sessioni solenni: una sessione
di apertura l’11 novembre, una seconda sessione in cui ci fu un animato dibattito riguardante i due
candidati all’impero di Germania, e una terza sessione il 30 novembre quando i decreti furono approvati
per acclamazione. I vescovi presenti erano circa quattrocento, rappresentanti ogni parte del
cristianesimo occidentale, inoltre erano presenti abbati e priori, inviati di governanti cristiani, e
rappresentanti di città.
Papa Innocenzo fu un canonista sia per inclinazione che per gli studi eseguiti. I decreti conciliari vennero
incorporati nei Decretalia, la autorevole collezione di canoni della Chiesa occidentale che era stata
pubblicata da Papa Gregorio IX nel 1234. Essi rimasero altamente influenti e normativi per la regolazione
della vita della Chiesa attraverso tutto il periodo medievale. I decreti erano pastorali e spirituali tanto
quanto canonici in senso stretto, anche se il loro linguaggio può apparire severo per i moderni
ascoltatori. Il primo canone, un credo, introdusse la parola “transustanziazione” riguardante l’azione del
sacerdote durante la messa. Inoltre esso conteneva questo linguaggio forte che il Vaticano II trovò
difficile da riconciliare: “esiste pertanto una sola Chiesa universale di fedeli, al di fuori della quale
nessuno può salvarsi”. La maggior parte degli altri canoni sono disciplinari piuttosto che dottrinali. 3.
Istanze urgenti spinsero lo Stato e la Chiesa a cooperare nella condanna e nella espulsione degli eretici; il
che indica un forte senso di cosa fosse l’eresia, una grave minaccia per il bene della comunità cristiana.
4. Il biasimo fu applicato allo scisma Oriente-Occidente e, in modo evidente, sulla Chiesa Ortodossa. 10. e
11. Si poneva come urgente il bisogno di una istruzione: fornire predicatori e stabilire scuole per
l’insegnare a “clerici ed altri scolari poveri” la teologia e la scrittura tanto quanto “la grammatica ed altre
branche degli studi”; una inclusiva e completa istruzione religiosa. 13. Si cercò di restringere il numero
di nuovi ordini religiosi. 14-18. Ci si rivolse alla buona condotta del clero diocesano, includendo una
rinnovata enfasi sul celibato. 19-20. Si focalizzò su un’adeguata manutenzione ed un buon ordine nelle
chiese parrocchiali. 21. Si sottolineò il doppio compito dei laici riguardante la confessione annuale e
l’effettuazione della comunione. 22. Ci si interessò alla cura spirituale dei morenti. 27. Si rinforzò il
canone 11 relativo al bisogno di istruire coloro che si apprestavano ad essere ordinati al sacerdozio. Una
serie di decreti seguiva su vari argomenti di diritto canonico.
Furono importanti i canoni 50 e 51, che rimangono ancor oggi basilari per la regolazione del matrimonio,
in particolare insistendo sulla importanza delle pubblicazioni e sul fatto che la cerimonia dovesse essere
eseguita esclusivamente dal parroco. 62. Si comandò di preservare e venerare in modo proprio le
reliquie. L’argomento degli ebrei venne trattato nei canoni 67-70, che vennero intitolati “Sulla usura dei
Giudei”, “Dovrebbe essere possibile distinguere gli ebrei dai cristiani in base ai loro vestiti”, “Gli ebrei
non possono tenere pubblici uffici” e “Gli Ebrei convertiti alla fede cristiana non possono mantenere i
loro vecchi riti”. Questi quattro canoni influenzarono profondamente l’attitudine cattolica nei confronti
degli ebrei per molti secoli ed essi non possono facilmente riconciliarsi con l’insegnamento attuale.
Tuttavia l’altro estremo della loro interpretazione dovrebbe essere evitato: non viene dato nessun ordine
di uccidere gli ebrei, piuttosto essi devono essere protetti se vivono in pace con i cristiani.
Il decreto finale 71 dava indicazione per una nuova crociata per recuperare la Terrasanta e liberarla
dall’occupazione mussulmana. Tale giusta guerra doveva essere considerata come difensiva, volta a
recuperare una terra che una volta era appartenuta ai cristiani, come un dovere nei confronti di Gesù
Cristo poiché essa era, secondo le parole del decreto, “La Sua Terra”.
Laterano V. Il quinto concilio Laterano ebbe luogo poco prima della Riforma Protestante. La sua
convocazione fu il risultato di una controversia. In base alla giustificazione che il decreto Frequens del
concilio di Constance (1414-18) – che autorizzò la regolare convocazione dei concili ecumenici – non era
stato osservato per numerosi anni, alcuni cardinali italiani e francesi, supportati da re Luigi XII di
Francia, convocarono un concilio che si riunì a Pisa dal 1511 al 1512. Allo scopo primario di aggirare
questo concilio, piuttosto che soddisfare immediatamente i bisogni dottrinali o disciplinari, Papa Giulio II
convocò il quinto concilio Laterano, che si riunì la prima volta nel 1512 e continuò sotto il suo successore
Papa Leone X fino al 1517. Il concilio ebbe successo nel rimuovere la minaccia di Pisa. Ma sotto altri
profili i suoi decreti appaiono modesti, in termini sia di riforma morale che di bisogno di rinnovamento
dottrinale. Essi furono carenti nel rendersi conto della tempesta imminente della Riforma. Così, nel suo
decreto finale, emesso solo sette mesi prima che Martin Lutero pubblicasse le sue 95 tesi a Wittemberg,
il concilio dichiarò ciò che segue, nella quasi incredibile incoscienza di ciò che sarebbe seguito: “Infine,
viene riportato a Noi (Papa Leone X) in numerose occasioni, dai cardinali e dai prelati dei tre comitati
(del concilio), che non è rimasto nessun argomento da discutere a loro parere e che ormai da numerosi
mesi nulla gli è stato riportato da nessuna persona”. Numerose delle prime sessioni del concilio furono
dedicate ai decreti che condannavano il concilio scismatico di Pisa. Altri decreti condannavano la
“Sanzione Pragmatica” del 1438 in cui il clero francese aveva dichiarato misure sostanziali di
indipendenza rispetto al papato. Il filosofo italiano Pomponazzi fu condannato per la sua ottica scorretta
sull’immortalità dell’anima. Furono emessi vari decreti contro l’abuso della simonia, sulla riforma della
curia e del collegio dei cardinali, sulla predicazione e sulla stampa dei libri, sulla promozione della pace
tra i regnanti cristiani, sulle crociate “contro i nemici della fede cristiana”, sulle cooperative di credito
(Montes Pietatis) fondate per aiutare i poveri, e sugli ordini religiosi. Il Laterano V finì così poco tempo
prima dell’inizio della Riforma Protestante. Tale fatto aiuta a spiegare come mai il papato non
desiderasse convocare un altro concilio subito dopo la frattura provocata dalla Riforma nonché, come
risultato, perché siano stati necessari quasi trent’anni prima che finalmente il concilio di Trento avesse
inizio.
Fonti e Bibl. essenziale
G. Alberigo e altri (eds.), Conciliorum Oecumenicorum Decreta: edizioni bilingue (Bologna, Edizioni
Dehoniane, 1991), 187-271 e 593-655, contiene i testi Latini originali dei decreti dei cinque concili
Laterani insieme ad una traduzione italiana. Gli stessi testi Latini, insieme con un apparato critico
leggermente più ampio, ma senza una traduzione italiana, si trovano in G. Alberigo e A. Melloni (eds.),
Conciliorum oecumenicorum generaliumque decreta: edizione critica, 3 vols. (Turnhout: Brepols, 20062013), voll. II.1 e II.2. Ambedue le edizioni contengono una introduzione (in inglese per l’edizione di
2006-13) e una bibliografia per ciascuno concilio. Anche utile è G. Dumeige (ed.), Storia dei concili
ecumenici (Libreria Editrice Vaticana, 1994-2001), voll. 5 e 9. Tra le corte narrazioni storiche, le seguenti
possono essere raccomandate: G. Alberigo (ed.), Storia dei concili ecumenici (Brescia: Queriniana, 1990);
N. Tanner, I concili della Chiesa (Milano: Editrice Jaca Book, 1999), e per il contesto più ampio, idem,
Nuova breve storia della chiesa cattolica (Brescia: Queriniana, 2012), cap. 3; Storia dei Concili
ecumenici. Attori, canoni, eredità, O. Bucci – P. Piatti (edd.), Città Nuova 2014.
Immagine: Innocenzo III convoca i vescovi al Conclio Laterano IV (Chronicon Major, di Matthew Paris
(+1259), manoscritto del XIV secolo, Courtauld Institute, London)
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A cura della Redazione
Cantiere Storico: “La Chiesa in Italia”
integrazioni, completamenti, aggiornamenti alla Voce da parte di Autori diversi
Immagine: Basilica superiore di San Francesco d’Assisi, affresco di Cimabue, particolare: la scritta
“Italia” compare sopra la città di Roma
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