CARDIOPATIA ISCHEMICA - Facoltà di Medicina e Chirurgia

CARDIOPATIA
ISCHEMICA
Serviddio Gaetano, 2005-2006
Aorta
Coronaria sn
Coronaria dx
Discendente
anteriore
Circonflessa
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Cenni di anatomia
SISTEMA ARTERIOSO
Entrambe le coronarie, destra e sinistra, prendono origine
dall’aorta ascendente subito sopra la valvola semilunare.
La CORONARIA DESTRA percorre il solco coronarico fino a
raggiungere il margine destro del cuore e quindi la parte
diaframmatica dello stesso e finisce per anastomizzarsi con il
ramo circonflesso della coronaria di sinistra.
Nel suo decorso fornisce vari rami che servono all’irrorazione
sanguigna di diverse parti del cuore:
• Ramo interventricolare posteriore per faccia posteriore dei
ventricoli e III posteriore del setto interventricolare
• Ramo atriale per il nodo seno-atriale
• Ramo margine ottuso (MO) per il ventricolo di destra.
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Cenni di anatomia
La CORONARIA SINISTRA è di calibro superiore a quella di destra e
percorre il solco interventricolare anteriore fino a dividersi nei suoi
due rami principali:
• Ramo circonflesso (CX) che percorrendo il solco coronarico va ad
anastomizzarsi con la coronaria di destra; fornisce irrorazione
sanguigna a atrio di sinistra e base ventricolo di sinistra
• Ramo interventricolare anteriore (IVA) arriva fino all’apice del cuore
e fornisce sangue ai ventricoli, ai 2/3 anteriori del setto
interventricolare, al nodo atrio-ventricolare ed al fascio atrioventricolare.
SISTEMA VENOSO
Il sangue refluo dalle pareti del cuore è raccolto dalle vene cardiache,
tra loro ampiamente anastomizzate e confluisce in massima parte nel
seno coronarico che è un breve e grosso vaso che si apre nell’atrio di
destra in prossimità del setto interatriale al davanti della vena cava
inferiore.
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Cenni di fisiologia
Il miocardio è un tessuto fondamentalmente aerobico.
A RIPOSO il consumo di ossigeno del miocardio è
elevato infatti nel passaggio attraverso il tessuto
cardiaco viene estratto circa il 70-80% dell’ossigeno
contenuto nel sangue arterioso. Gli altri tessuti hanno
un’ estrazione di ossigeno del 25%.
Come conseguenza si ha che per soddisfare la
richiesta cardiaca di ossigeno sotto esercizio non
resta che aumentare il flusso di sangue nelle coronarie
vista la limitata possibilità di aumentare l’estrazione
di ossigeno. Il flusso di sangue sotto esercizio può
aumentare di 4-6 volte rispetto la condizione di
riposo.
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Cosa succede a livello coronarico durante
l’esercizio fisico?
Aumenta il flusso di sangue attraverso le
coronarie per:
VASODILATAZIONE CORONARICA dovuta a:
Ipossia locale
Attivazione del sistema nervoso simpatico
AUMENTO DELLA PRESSIONE AORTICA: favorisce un aumento
del flusso alle coronarie.
RECLUTAMENTO DI TUTTI I CAPILLARI DEL TESSUTO
CARDIACO: il miocardio è il tessuto con la maggiore densità
capillare di tutto l’organismo.
1 FIBRA MUSCOLARE = ALMENO UN CAPILLARE
Aumenta l’estrazione di ossigeno
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Quando si verifica una discrepanza tra il consumo e
l’apporto di ossigeno al miocardio può avvenire in
presenza di un aumento della richiesta miocardica di
ossigeno o di una riduzione del flusso coronarico
CONDIZIONI CHE
AUMENTANO IL CONSUMO DI
OSSIGENO
CONDIZIONI CHE RIDUCONO
L’APPORTO DI OSSIGENO
ESERCIZIO
SPASMO CORONARICO
STRESS
RESTRINGIMENTO
CORONARICO
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FISIOPATOLOGIA
Il flusso di sangue attraverso le coronarie è
influenzato da fattori:
Anatomici: grossi vasi epicardici = vasi di capacitanza
piccoli vasi intramiocardici = vasi di resistenza
Emodinamici: il flusso coronarico dipende da:
• pressione di perfusione
• resistenza offerta
• variazioni fasiche intramiocardiche
Meccanici: presenza di stenosi e/o restringimenti
Metabolici: fibre adrenergiche e parasimpatiche; EDRF;
endotelina
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FISIOPATOLOGIA
La causa principale di ischemia è
rappresentata dalla malattia
aterosclerotica delle arterie coronariche
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Fattori di rischio
Rischi biologici:
•
•
•
•
ipertensione arteriosa
obesità
diabete mellito
ipercolesterolemia
Stile di vita
•
•
•
•
esercizio fisico
dieta
fumo
condizioni socio-economiche
Markers ematochimici correlati con CHD
•
•
•
•
Fibrinogeno
PAI 1
PCR
Omocisteina
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Ipertensione arteriosa
Riscontro ripetuto di valori
pressori uguali o superiori
a 140 mmHg di pressione
massima (sistolica) e 90
mmHg di pressione minima
(diastolica)
• La riduzione dei valori di
pressione arteriosa riduce il
rischio di:
– ictus (50%)
– insufficienza cardiaca (50%)
– cardiopatia ischemica (15%)
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Obesità
•
•
•
•
9
9
9
9
Si tratta di una malattia cronica che dal punto di vista
diagnostico si caratterizza da uno o più di questi parametri:
BMI ≥ 30 Kg/m²
Peso corporeo maggiore del 30% rispetto al peso ideale
Riscontro alla plicometria di valori superiori al 95° percentile.
È un fenomeno in continuo aumento anche tra i bambini
Adolescenti obesi hanno un rischio maggiore di morte prematura
Il 50% dei bambini obesi diventerà un adulto obeso
Un’obesità di tipo centrale o addominale è associata ad un
aumentato rischio di cardiopatia ischemica e diabete tipo 2.
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Ipercolesterolemia
Sono correlati con un aumentato rischio di cardiopatia
ischemica i seguenti valori di lipidi nel sangue:
Colesterolo totale (TC)
≥ 5.9 mmol/L
LDL
≥ 2.2 mmol/L
HDL
< 0.8 mmol/L
HDL/TC
< 0.18
Trigliceridi
≥ 1.7 mmol/L
Vari studi documentano sia una relazione tra VO2 max e
la riduzione dei valori di colesterolo totale sia il
concomitante aumento delle HDL
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Dieta
•
La OMS raccomanda che la percentuale di grassi
assunti con la dieta in un adulto non deve superare il
30% delle calorie totali
•
Del totale dei grassi assunti la percentuale di grassi
saturi non deve superare il 10%
• Nel Amsterdam Growth and Health Study (1995) è
stata dimostrata una relazione diretta tra una dieta
ricca di grassi saturi e il rischio di cardiopatia
ischemica; si è inoltre evidenziato che il consumo
moderato di alcol ha un effetto protettivo nei
confronti delle coronarie mentre un abuso ha effetti
deleteri su le stesse.
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Fumo
•
Il 20% delle morti
per cardiopatia
ischemica nei maschi e
il 17% nelle donne è
dovuto al fumo.
• Ciò è dovuto sia ad
una azione diretta del
fumo stesso sia ad una
ridotta tolleranza
all’esercizio fisico.
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CLINICA
Le conseguenze dell’occlusione di un grosso vaso
epicardico sono legate a:
• importanza del vaso occluso
• sede dell’occlusione
• durata dell’occlusione
• perfusione da parte di un circolo collaterale
• stato metabolico e funzionale del miocardio prima
dell’interruzione del flusso sanguigno
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CLINICA
Angina pectoris: è un sintomo caratterizzato da dolore in
regione retrosternale, talora irradiato al braccio sx dal lato ulnare,
causato da una transitoria ischemia miocardica.
Condizioni che possono scatenare l’insorgere di
angina pectoris in soggetti predisposti:
•Esercizio fisico
•Grave anemia
• Grave ipossia
• Tachicardia
•Iperpiressia e brividi
• Tireotossicosi
• Ipoglicemia
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CLINICA
Sintomatologia
• Dolore toracico:
SEDE: tipicamente riferito alla regione retro-sternale mediosuperiore, ma può interessare tutta l’area toracica, irradiarsi al
collo, mandibola, arto superiore di sinistra e alle spalle.
QUALITA’: oppressivo, costrittivo, urente o soffocante
variabile da lieve a severo non modificabile con atti respiratori
e variazione della posizione.
DURATA: da pochi secondi a 15 minuti; dolori di tipo anginoso
superiori ai 20 minuti ci possono orientare per un IMA.
• Dispnea
• Sudorazione
•Nausea
• Vomito
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Coronaria normale
Placca ateromasica
subocclusiva (>75%)
Placca stenosante
Placca ateromasica
(< 50%)
associata a vasospasmo
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Growing plaque
Early lesion
Stary I-IV
Stary V
Complicated
plaque
Complicated
plaque
Disruption Mural Disruption OcclusiveNo Disruption OcClusive Thrombus
Thrombus
Thrombus
Acute syndromes
Ischemic
sudden
death
Myocardial
infarction
Old
fibrotic
occlusion
Unstable
angina
No symptoms
Angina pectoris Acute silent
occlusive process
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Usuale localizzazione del
dolore miocardico ischemico
Mascella
Lato destro
Epigastrio
Dorso
Sedi meno frequenti del dolore miocardico ischemico
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DIAGNOSI
A seconda dei vari quadri clinici che si possono
incontrare si può ricorrere a varie indagini:
STRUMENTALI
Elettrocardiogramma (ecg)
Ecocardiogramma
Test ergometrico
Studio emodinamico
ESAMI DI LABORATORIO
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DIAGNOSI
Elettrocardiogramma (ecg): consente la diagnosi di infarto ma anche
approssimativamente la sua posizione e la sua estensione.
Ecocardiogramma: permette di definire con buona precisione la sede
dell’infarto ma non la sua reale estensione perché registra la capacità di
contrazione del tessuto cardiaco ed in questo caso sia il tessuto necrotico che
quello sano nelle immediate vicinanze , possono contrarsi irregolarmente.
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DIAGNOSI
ESAMI DI LABORATORIO:
gli enzimi contenuti nelle cellule cardiache in condizioni normali sono presenti in
piccole quantità nel sangue ma dopo un infarto vengono liberate in grande quantità,
essi sono:
- CPK : il loro picco massimo è nelle 24 ore ma ritorna alla normalità
nel giro di 4 giorni
- SGOT : il loro picco massimo è nelle 36 ore ma ritorna alla normalità
dopo 5-6 giorni
- LDH : il loro picco massimo si verifica dopo 4-5 giorni e rimane
alterato per 15-20 giorni
- MIOGLOBINA: aumenta già ca. 2 ore dopo l'insorgenza del dolore
ed è perciò considerata un marcatore molto precoce
dell'infarto miocardico. La mioglobina, a seconda dei
provvedimenti terapeutici di riperfusione, raggiunge
la massima concentrazione nel flusso circolatorio 412 ore dopo l'inizio dell'infarto e si normalizza dopo ca. 24
ore.
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DIAGNOSI
-TROPONINA: la Troponina cardiaca è un marcatore assolutamente
cardiospecifico e molto sensibile anche per danni miocardici
minimi. In caso di infarto miocardico, la Troponina T inizia ad
aumentare nel siero dopo poche ore per raggiungere il suo picco
massimo verso la 18° ora dall'insorgenza del dolore, per rimanere
poi elevata fino a circa 14 giorni.
-CK-Mb: Circa 3-8 ore dopo l'insorgenza del dolore, la CK-MB risulta già
rilevabile nel sangue e può, a seconda del decorso della malattia,
rimanere rilevabile per lungo tempo.
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Quadri clinici della cardiopatia ischemica
Sindromi coronariche stabili:
angina da sforzo
angina a riposo
angina mista
Sindromi coronariche acute (instabili):
angina instabile
infarto intramurale (non Q)
infarto transmurale (Q)
angina variante (vasospastica) di Prinzmetal
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Quadri clinici della cardiopatia ischemica
Sindromi coronariche stabili:
angina da sforzo
angina a riposo
angina mista
Sindromi coronariche acute (instabili):
angina instabile
infarto intramurale (non Q)
infarto transmurale (Q)
angina variante (vasospastica) di Prinzmetal
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Angina STABILE o Angina CRONICA
Ischemia miocardica ACUTA TRANSITORIA
Associata a SFORZO FISICO o EMOZIONE
Si produce in condizioni OMOGENEE, STABILI NEL TEMPO
(costante e ripetibile discrepanza fra domanda di O2 da parte del
miocardio e insufficiente disponibilità di flusso coronarico)
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Angina da sforzo
Dolore tipico durante lo sforzo
Breve durata (in genere 5 min, comunque < 20 min)
Regressione del dolore con il riposo
Sensibilità ai nitroderivati
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Le caratteristiche dell’angina
Fattori precipitanti:
• Attacco provocato da uno sforzo, da un lavoro che comporta l’utilizzo
delle braccia al di sopra del livello della spalla.
• Ambiente freddo, camminare contro vento, camminare dopo un pasto
abbondante
• Crisi ipertensiva
• Paura, rabbia, stati d’ansia, tensione emotiva
• Rapporti sessuali
Sintomi associati:
• Respiro corto, vertigini, palpitazioni, debolezza.
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Sequenza diagnostica nell’A. stabile
QUADRO CLINICO
- Anamnesi
- Dolore:
. costrizione, oppressione, peso, bruciore
. associazione con malessere generale ed ansia
. sede tipica retrosternale
. irradiazione lungo l'avambraccio e mano sinistra, dorso,
mandibola, collo, entrambe le braccia
. altre sedi: epigastrio, emitorace e avambraccio destro
. insorgenza graduale, massima intensità entro 1’, remissione
dopo 2-10 minuti (riposo, cessazione del fattore
scatenante o somministrazione s.l. di nitrati)
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Angina a riposo
Dolore tipico spontaneo
Regressione spontanea
Sensibilità ai nitroderivati
N.B. Dovuta al sovrapporsi di una componente funzionale (SPASMO) su una
lesione preesistente
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Placca ateromasica
associata a vasospasmo
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Angina mista
Comparsa nello stesso individuo di angina da sforzo e a riposo
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Quadri clinici della cardiopatia ischemica
Sindromi coronariche stabili:
angina da sforzo
angina a riposo
angina mista
Sindromi coronariche acute (instabili):
angina instabile
infarto intramurale (non Q)
infarto transmurale (Q)
angina variante (vasospastica) di Prinzmetal
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Angina instabile
Il dolore toracico è simile per qualità a quello dell’angina da sforzo,
sebbene spesso sia più intenso, possa persistere fino a 30 min e possa
svegliare il paziente dal sonno.
Il riposo e i nitrati per via sub-linguale, che controllano l’angina
cronica, spesso danno un sollievo solo temporaneo ed incompleto.
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Angina instabile (evolutiva)
• Angina di nuova insorgenza (entro gli ultimi 2 mesi) per sforzi
minimi o a riposo
• Angina ingravescente (entro gli ultimi 2 mesi); aggravamento di
una angina preesistente per la comparsa di episodi anginosi:
-
più intensi
più prolungati
più frequenti
causati da sforzi meno intensi o a riposo
• Angina post-infartuale
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R
ECG NORMALE
T
P
Q S
ISCHEMIA
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Infarto
Il dolore è il sintomo con cui l’infarto si manifesta più frequentemente
al suo esordio; è presente nell’85% dei casi e ha le caratteristiche
tipiche del dolore anginoso, ma più intenso e prolungato, spesso
accompagnato da irrequietezza, sudorazione, astenia, nausea, più
raramente vomito e dispnea.
La durata del dolore di solito è superiore a 20-30 min.
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Quadri clinici della cardiopatia ischemica
Sindromi coronariche stabili:
angina da sforzo
angina a riposo
angina mista
Sindromi coronariche acute (instabili):
angina instabile
infarto intramurale (non Q)
infarto transmurale (Q)
angina variante (vasospastica) di Prinzmetal
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IMA non Q
Si tratta di un infarto miocardico tipico (dolore, aumento degli enzimi di
necrosi CPKmb, Troponina I,T) con assenza di onde Q di durata > 30 ms.
Quadro clinico:
• dolore anginoso >20-30 min
• ECG iniziale:
T negativa
ST sopraslivellato (> 1 mm)
non Q > 30 ms
Enzimi:
aumento di almeno il doppio degli enzimi sierici (CPK, LDM, CPK-MB)
prelievi per curva enzimatica (ogni 3 ore nelle prime 24 ore, ogni 6-8
ore per 48-72 ore)
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R
ECG NORMALE
T
P
Q S
ISCHEMIA
LESIONE
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IMA Q (Transmurale)
Quadro clinico:
dolore anginoso >20-30 min
ECG :
onda Q > 30 ms
ST sopraslivellato (> 1 mm)
Enzimi:
aumento degli enzimi di necrosi
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ISCHEMIA
LESIONE
INFARTO
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Angina variante (vasospastica)
A differenza dell’angina pectoris classica che si manifesta
durante sforzo e si accompagna a ↓ST, l’a. vasospastica si
presenta quasi sempre a riposo, per lo più di notte, e si
accompagna, in genere, a sopralivellamento di ST.
E’ dovuta a spasmo dell’arteria coronaria.
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TERAPIA
• Somministrazione di ossigeno
• Analgesia
• Nitroglicerina sublinguale (controllare la pressione arteriosa)
• Nitroglicerina e.v.: bolo di 12.5-25 µg seguito da un’infusione
di pompa di 10-20 µg/min aumentando il dosaggio di 5-10 µg ogni 5-10
minuti mentre si controlla la risposta emodinamica e clinica.
• Acido acetilsalicilico x os 160-325 mg
• Terapia trombolitica
• Rivascolarizzazione miocardica
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LO SCOMPENSO
CARDIACO
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DEFINIZIONE
Lo SCOMPENSO CARDIACO è una
sindrome fisiopatologica progressiva
in cui un’insufficiente attività
contrattile rende il cuore incapace di
garantire una portata adeguata alle
esigenze metaboliche dell’organismo.
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EZIOLOGIA
Tutte le patologie che interessano il cuore possono evolvere
in scompenso cardiaco o cardiopatia dilatativa:
Cause primitive : IMA, patologie valvolari, cardiopatia
ipertensiva, affezioni dell’endocardio e pericardio.
Fattori scatenanti : embolia polmonare e aritmie.
Improvviso sovraccarico senza evidente alterazione
cardiaca: infezioni, gravidanza, anemia.
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EPIDEMIOLOGIA
L’interesse che lo S.C. ha suscitato negli ultimi 20 anni è motivato dal
fatto che vi è:
• Aumentata incidenza e prevalenza
• Elevata morbilità e mortalità
• Marcata limitazione dell’attività fisica
• Notevole onere assistenziale: ricoveri quadruplicati negli ultimi 15 anni.
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EPIDEMIOLOGIA
La prevalenza dello S.C. nella popolazione generale è stata stimata tra lo
0,4% e 2,0% e tende rapidamente ad aumentare con l’età.
Ciò è dovuto a:
• Aumento dell’età media della popolazione
• Riduzione tasso di mortalità successivo ad eventi acuti ( IMA )
• Inefficacia della prevenzione e lotta ai fattori di rischio
• Quasi il 50% dei pazienti con IMA sviluppa, come conseguenza tardiva
scompenso cardiaco cronico
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EPIDEMIOLOGIA
Lo S.C. è attualmente il problema clinico più importante in Europa e negli
U.S.A..
In Italia possiamo quantificare in 2 milioni i pazienti affetti
da questa patologia: più di 1/3 necessita di ricovero ospedaliero ogni anno.
Durata della degenza 12 gg (contro i 9 gg dell’IMA ).
I costi si aggirano tra 1–2% della spesa sanitaria nazionale.
Il 60-70% di questa spesa è dovuta all’ospedalizzazione
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Lo S.C. può essere:
GLOBALE, quando sono interessate tutte le cavità
cardiache;
PARZIALE, quando è interessato un solo ventricolo.
Nel caso di interessamento del ventricolo sx
prevalgono come sintomi: la dispnea e l’ortopnea
per la congestione polmonare (S.C. sinistro).
Nel caso di interessamento del ventricolo dx: edemi
periferici e epatomegalia, segni di una congestione
venosa sistemica (S.C. destro).
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SEGNI E SINTOMI
Di congestione – conseguenti a sovraccarico di volume
intravascolare ed interstiziale :
• Dispnea da sforzo;
• Ortopnea;
• Dispnea parossistica notturna;
• Rumori di stasi polmonare;
• Nicturia;
• Oliguria;
• Disturbi addominali (dolori e nausea);
• Edemi declivi;
• Turgore delle giugulari,
• Fegato da stasi;
• Versamento pleurico trasudatizio;
• Ascite;
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SEGNI E SINTOMI
Di bassa portata – conseguenti a non adeguata perfusione
tissutale :
• Stanchezza e facile affaticabilità;
• Confusione mentale (prevalentemente negli anziani);
• Dimagrimento fino alla cachessia cardiogena;
• Pallore e segni di ipoperfusione cutanea;
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CLASSIFICAZIONE NYHA
CLASSE I
Nessuna limitazione.
L’attività fisica abituale non provoca astenia,
dispnea, né palpitazioni.
CLASSE II
Lieve limitazione dell’attività fisica abituale
provoca affaticamento, palpitazione o angina
CLASSE III
Grave limitazione dell’attività fisica:
benessere a riposo, ma attività fisiche di entità
inferiore a quelle abituali provocano sintomi.
CLASSE VI
Incapacità a svolgere qualsiasi attività senza
disturbi: sintomi di scompenso cardiaco sono
presenti anche a riposo, con aumento dei
disturbi ad ogni minima attività
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STRATEGIE TERAPEUTICHE - 1
I – EDUCAZIONE SANITARIA
o Consigli generali
o Consigli dietologici e abitudini sociali
o Riposo ed esercizio
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STRATEGIE TERAPEUTICHE - 2
II – TERAPIA FARMACOLOGICA
o Diuretici
o ACE inibitori
o Glucosidi cardiaci
o Vaso dilatatori
o Betabloccanti
o Agenti dopaminergici
o Agenti beta-agonisti
o Inibitori della fosfodiesterasi
o Antiaritmici
o Anticoagulanti e antiaggreganti
o Ossigeno
o Farmaci da evitare o usare con cautela
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STRATEGIE TERAPEUTICHE - 3
III – DEVICE E CHIRURGIA
o Ultrafiltrazione
o Pacemaker biventricolare
o Defibrillatore impiantabile e procedure antiaritmiche di ablazione
elettrica
o Rivascolarizzazione miocardica
o Trapianto cardiaco
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EDUCAZIONE SANITARIA
Un’adeguata assistenza clinica fornita durante la degenza ospedaliera per il
controllo delle complicanze e delle emergenze è il primo e più importante
passo dell’intero programma di Educazione Sanitaria.
Durante la degenza avviene l’impostazione del Piano di Assistenza specifico
rispondente ai bisogni del paziente.
Fasi:
- raggiungimento stabilità clinica,
- prima mobilizzazione,
- educazione sanitaria svolta in maniera coordinata da medici ed infermieri.
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SCOPO EDUCAZIONE SANITARIA:
• Convivere nel modo migliore con la malattia
• Evitare situazioni che possono portare a riacutizzazioni della malattia
• Migliorare la qualità di vita.
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CONSIGLI GENERALI - 1
1. spiegare cos’è lo SC e le ragioni dei sintomi
2. cause dello SC
3. riconoscimento dei sintomi:dispnea, ortopnea, fatica edema
4. cosa fare alla comparsa dei sintomi: chiedere controllo medico, autogestire
diuretico quando possibile
5. controllo quotidiano del peso: un importante e semplice indicatore di
stabilità della malattia è il peso corporeo, è buona norma prendere l’abitudine
di pesarsi una volta al giorno. Un aumento repentino di 2-3Kg in pochi giorni
associato all’ingrossamento di gambe e caviglie è sicuramente un campanello
d’allarme
6. sorveglianza liquidi introdotti: molto importante per il paziente limitare
l’introduzione di acqua e altri liquidi perchè diventa difficoltoso per il cuore
svolgere la sua azione di pompa con un elevato carico di liquidi nell’organismo.
Si consiglia l’introduzione totale di 1,5 l di liquidi al giorno.
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CONSIGLI GENERALI - 2
7. abolizione del fumo: è bene ricordare che il fumo restringe i vasi, aumenta i
battiti cardiaci, aumenta la PA e quindi il lavoro del cuore inoltre, danneggia
gravemente i polmoni.
8. spiegare le basi della terapia farmacologica e non farmacologica.
9. spiegare l’importanza dell’igiene personale: il paziente con SC può contrarre più
facilmente infezioni di varia natura (apparato dentale, pelle) per un
abbassamento del sistema immunitario. Quindi è importante curare bene e
spesso l’igiene personale; nelle persone anziane spiegare l’utilità della
vaccinazione antinfluenzale
10. spiegare l’importanza dell’aderenza alle prescrizioni farmacologiche: effetti
collaterali, effetti. Rilevanza ai fini del trattamento.
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CONSIGLI DIETOLOGICI
• Corretta alimentazione: interventi educativi per gestire il
problema della malnutrizione
• Denutrizione
• Dieta iposodica
• Dieta ipolipidica
• Restrizione alcolica
• Restrizione idrica
Serviddio Gaetano, 2005-2006
Interventi educativi e informativi per una corretta alimentazione
•Evitare grassi di origine animale,
•Introdurre 2-3 volte la settimana pasti a base di pesce magro,
•Ridurre formaggi stagionati ,consumare latte parzialmente scremato
•Aumentare il consumo di legumi e verdure,
•Ridurre il consumo di alimenti con alto contenuto di colesterolo,
•Limitare il consumo di carni e salumi (non più di 4 volte la settimana),
•Ridurre l’apporto di sodio a 2-3gr/die
Serviddio Gaetano, 2005-2006
ATTIVITA’ FISICA
Scompenso cardiaco acuto o instabilizzazione di
scompenso cronico il riposo costituisce il punto chiave
dell’approccio terapeutico
Serviddio Gaetano, 2005-2006
ATTIVITA’ FISICA
Paziente stabile: l’esercizio fisico appropriato porta al miglioramento
della tolleranza allo sforzo
Scopo:
•Riduzione dell’ansia,
•Prevenzione delle complicanze,
•Miglioramento della circolazione sanguigna,
•Miglioramento dell’ossigenazione dei tessuti,
•Miglioramento delle risposte dell’organismo alle attività di vita quotidiana.
Serviddio Gaetano, 2005-2006
Alla dimissione viene valutata la COMPLIANCE: il grado con il quale le
persone seguono le raccomandazioni o la collaborazione fattiva al
trattamento.
CHI CONOSCE LA PROPRIA MALATTIA
SA ANCHE GESTIRLA!
Serviddio Gaetano, 2005-2006