Per quanto ben presente agli scrittori di fantascienza, sino a poco
tempo fa il teletrasporto non veniva preso in seria considerazione
dai fisici perché sembrava violare il principio di indeterminazione
di Heisenberg, un principio fondamentale della fisica dei quanti.
Tale principio nega la possibilità di effettuare una misurazione, o
scansione, che possa estrarre informazione da un atomo o da un
oggetto composto da atomi con la precisione richiesta per la
ricostruzione. Secondo Heisenberg, quanto più è preciso il
processo di scansione tanto più l’oggetto viene perturbato; il
risultato è che ad un certo punto l’oggetto originale viene distrutto
senza che se ne possa estrarre sufficiente informazione da
consentire la realizzazione della copia. Tuttavia gli scienziati che
hanno effettuato le prime esperienze di teletrasporto hanno trovato
un metodo ingegnoso per aggirare il principio di indeterminazione,
usando un argomento paradossale introdotto da Einstein contro la
fisica quantistica: il paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen (dai
nomi degli ideatori Albert Einstein, Boris Podolsky e Nathan
Rosen). L’effetto EPR prodotto dal paradosso sarebbe secondo
Einstein terribile e inaccettabile, perché implicherebbe un’azione
istantanea a distanza tra due oggetti. In realtà, oggi abbiamo
fondate ragioni di credere che nell’Universo possa valere un
principio di non separazione e che tutte le sue parti siano unite
come le dita di una mano, come ebbe a dire una volta lo stesso
Schrödinger, autore della famosa equazione fondamentale della
meccanica quantistica, definente l’evoluzione temporale dello stato
di un sistema (inteso ad esempio particella, atomo o molecola).
Se due oggetti in precedenza uniti vengono distanziati in modo
considerevole senza che interagiscano con l’esterno, una modifica
prodotta su uno dei due, come per esempio nell’atto di una
misurazione o scansione, si riproduce contemporaneamente
sull’altro, qualunque sia la sua distanza.
Nel teletrasporto, secondo gli autori di Star Trek, la materia
stessa del corpo viene scomposta, trasmessa e ricomposta nel luogo
di destinazione e ciò con tutti i problemi che ne possono derivare.
Il corpo umano potrebbe quindi essere scomposto nelle particelle
elementari che lo compongono o essere codificato in “bits” per poi
essere replicato a distanza disponendo delle necessarie materie
prime, tuttavia in questo caso ci sarebbe il problema della
distruzione dell’originale.
Per avere un’idea della complessità del problema, basta pensare
a quanti atomi costituiscono un corpo umano.
Un corpo del peso di 70 kg sarebbe costituito
approssimativamente da 7*1027 atomi, ossia 7 seguito da 27 zeri!
Di questi 4.7*1027 sarebbero atomi di idrogeno, che hanno ciascuno
un protone e un elettrone. Un altro 1.8*1027 sarebbero atomi di
ossigeno, che hanno 8 protoni, 8 neutroni e 8 elettroni. Ci sono
quindi 7.0*1026 atomi di carbonio, che hanno 6 protoni, 6 neutroni
e 6 elettroni. Resta l’1% di elementi residui che non sono stati
considerati in questo computo.
Il tutto si può riassumere nello schema sottostante:
Idrogeno
Protoni
4.7*1027
Neutroni
0
Ossigeno
1.4*1028
1.4*1028
1.4*1028
Carbonio
4.2*1027
4.2*1027
4.2*1027
Totale
2.3*1028
1.8*1028
2.3*1028
Viene definito teletrasporto quantistico il fenomeno di apparente
azione istantanea a distanza descritto dal paradosso EPR.
La base di tale tipo di teletrasporto è l’”entanglement
quantistico”: si tratta di un legame di natura fondamentale esistente
fra particelle costituenti un sistema quantistico (dall’inglese to
entangle “impigliare, intricare”). Talvolta è anche definito come
correlazione quantistica.
In base a questo legame lo stato quantico di ogni costituente il
sistema dipende istantaneamente dallo stato degli altri costituenti.
Per di più tale legame, implicito nella funzione d’onda del sistema,
si mantiene anche quando le particelle sono a distanze molto
grandi, e ha conseguenze sorprendenti e non intuitive,
sperimentalmente verificate, come il fatto che la misurazione
(intesa in senso quantistico) delle proprietà di una particella
influenzi anche quelle dell’altra.
In pratica due o più sistemi quantistici si comportano allo stesso
modo anche se distanziati l’uno dall’altro, rimanendo inseparabili.
Nel 1993, partendo dal paradosso EPR, un gruppo internazionale di
scienziati costituito da Charles H. Bennett dell’IBM, Gilles
Brassard, Claude Crépeau e Richard Josza dell’Università di
Montreal, Asher Peres del Technion di Haifa e William K.
Wootters de Williams College, ha escogitato un metodo per
effettuare il teletrasporto.
Nel 1997 un gruppo guidato da Anton Zeilinger dell’Istituto di
Fisica Sperimentale di Vienna, grande cultore dei paradossi della
fisica quantistica, ha effettuato la prima esperienza di teletrasporto
quantistico.
Attraverso una ricerca originale associata allo studio della
trasmissione del segnale su una rete in fibra ottica, scienziati russi
dell’Istituto di Fisica e Tecnologia di Mosca (MFTI) hanno trovato
il sistema per preservare tale entanglement quantistico nella
trasmissione delle informazioni anche a grandi distanze. Gli
scienziati hanno spiegato che si potrà usare l’effetto per spostare
cose o persone: si ipotizzi di voler teletrasportare una persona, per
farlo non occorre trasportare tutti i suoi atomi, basta dichiarare
quali componenti necessitano e in quale quantità e si prenderanno
le stesse quantità nel luogo di destinazione. Si invieranno poi le
informazioni registrate negli atomi relativamente alla loro
connessione e disposizione e nel luogo di destinazione si formerà
lo stesso oggetto o persona.
Per ora il teletrasporto è avvenuto solo su fotoni e all’altra
estremità della linea gli scienziati hanno imparato a creare lo stesso
stato di un oggetto microscopico che era all’estremità opposta. Ora
si deve imparare ad applicare il principio a sistemi più complessi.
“IL TELETRASPORTO”
Ingegner Carlo T.
[email protected]
Fondato nel 2012 – Anno V NUMERO 151
[email protected]
INTRODUZIONE
L’articolo "IL TELETRASPORTO" è stato pubblicato sui numeri 152, 153 e 154 e 155 di "IO NON VOTO NEWS" e ho
deciso di allegarlo completo al numero 156 sperando di fare cosa gradita a tutti coloro che sono interessati all’argomento.
Il direttore
Specie quando si è in ritardo e ci si scontra con le mille difficoltà del muoversi per raggiungere l’agognata destinazione, a chi non
è venuto in mente quanto sarebbe bello se esistesse davvero quella favolosa macchina, vista in molti film di fantascienza, che consente
istantaneamente di raggiungere un qualsiasi luogo, ovvero il ”teletrasporto”.
Ebbene, un domani, non troppo lontano, questo desiderio potrebbe essere soddisfatto o addirittura anche adesso, se è vero quanto
dichiarato sull’esistenza di una macchina con tali capacità, già brevettata negli USA.
Ingegner Carlo T.
Con “teletrasporto” si definisce il processo di trasporto
istantaneo della materia attraverso lo spazio da un luogo all’altro.
Il neologismo deriva dalla radice greca “Τηλε” (“lontano”) e
dall’italiano “trasporto”, sulla falsariga del termine inglese
“teleportation” coniato dallo scrittore americano Charles Fort,
indagatore dell’improbabile e autore del famoso “Libro dei
dannati”, in cui è descritta una moltitudine di fatti inspiegabili e
dove si azzardano teorie peculiari come quella della propagazione
di specie animali tramite “teletrasporto”, il cui malfunzionamento
provocherebbe le “piogge anomale” di rane, pesci, ecc.
Come
ipotetica
tecnologia
il
teletrasporto viene spesso utilizzato
nelle opere di fantascienza, d ove è
inteso come trasporto istantaneo,
intendendo un processo in grado di
realizzarsi anche attraverso grandi
distanze, quali tra la Terra e la Luna o un
altro pianeta a velocità pari o perfino
superiori a quella della luce.
L’introduzione di questa fantastica
invenzione nei film di fantascienza e più
precisamente nella famosa serie di Star
Trek si deve a Gene Roddenberry,
sceneggiatore e produttore televisivo
statunitense, papà della fortunata serie
televisiva di fantascienza, in quanto negli
anni sessanta gli effetti speciali delle
navette risultavano troppo costosi.
Il teletrasporto è stato utilizzato sia nella fantascienza come
artificio narrativo che nel fantasy come atto di magia.
La prima menzione di un sistema di teletrasporto in un’opera di
fantascienza è presente nel racconto The Man Without a Body
(1877) di David Page Mithchell, in cui uno scienziato scopre un
metodo per disassemblare gli atomi di un gatto e trasmetterli via
telegrafo. Il concetto verrà poi ripreso nella fantascienza del primo
Novecento: uno dei primi autori a descrivere un sistema in grado di
trasmettere i corpi via etere da una cabina di partenza ad una
ricevente è Ettore Santi con il racconto L’esperienza di Donati ( La
Domenica del Corriere n. 10 dell’11 marzo 1906). Tra i più noti il
racconto The Fly di George Langelaan del 1957, dal quale
verranno tratti i due film:
L’esperimento del dottor K
La Mosca
Elettroni
4.7*1027
Malgrado la complessità che presenta tale tecnologia, essa
costituisce uno dei maggiori soggetti di ricerca tra i fisici di tutto il
mondo operanti nel campo della meccanica quantistica. La
realizzazione del teletrasporto è possibile in linea teorica sia per la
fisica quantistica che per la teoria della relatività generale, due
teorie contrastanti per diversi altri aspetti. Malgrado la complessità
che presenta tale tecnologia, essa costituisce uno dei maggiori
soggetti di ricerca tra i fisici di tutto il mondo operanti nel
campo della meccanica quantistica. La realizzazione del
teletrasporto è possibile in linea teorica sia per la fisica quantistica
che per la teoria della relatività generale, due teorie contrastanti per
diversi altri aspetti.
In un certo senso l’“assemblaggio” ricorda l’olografia ossia
l’immagine ricostruita di oggetti tridimensionali usando un laser.
La differenza è che questo non è solo un particolare tipo di
fotografia e riproduzione dei diritti, qui c’è la riproduzione di
“carne e sangue”, con tutte le caratteristiche e abilità specifiche.
La pedana del teletrasporto ed un suo schema tecnico
(tratto da “Star Trek: The Next Generation – Il Manuale Tecnico”)
L’idea raggiunge la diffusione a livello mondiale con il successo
della serie televisiva Star Trek e dei suoi seguiti e trasposizioni
cinematografiche.
Il concetto è stato poi ripreso in televisione anche con il telefilm
Stargate SG-1 e serie correlate.
I metodi di trasporto utilizzati nella fantascienza sono generalmente
di due tipi:
•
Per scomposizione e riassemblaggio;
•
Per portali (con o senza passaggio attraverso una
“dimensione” intermedia).
Sono attualmente in corso una serie di esperienze per
teletrasportare atomi e oggetti microscopici e a medio termine si
pensa di riuscire ad applicare questa tecnologia anche alle
molecole.
Il punto chiave del teletrasporto basato sui principi della fisica
quantistica è che questo non può avvenire a velocità superiori a
quella della luce, in quanto, come si è detto, è necessario inviare le
informazioni per la ricostruzione del corpo teletrasmesso e i
messaggi non possono viaggiare a velocità superiori a quella della
luce: quindi anche con il teletrasporto un viaggio dalla Terra ad
Alpha Centauri non potrebbe durare meno di 4 anni.
La foto sopra ritrae il dispositivo denominato Teleporter
realizzato nel laboratorio di Akira Furusawa presso l’Università di
Tokyo da ricercatori Australiani e Giapponesi per trasferire
l’informazione quantistica da un luogo all’altro, aprendo così la
strada a qualsiasi forma di comunicazione attraverso la tecnologia
quantistica.
Un’applicazione pratica a medio termine di questi esperimenti di
trasmissione si potrebbe avere con i computer quantistici, nei quali
anziché utilizzare gli uni e gli zeri per memorizzare l’informazione
si usano i qubit, che rappresentano uno e zero simultaneamente,
consentendo ai computer di risolvere problemi multipli
contemporaneamente. Con questo nuovo e più veloce processo di
teletrasporto gli scienziati possono spostare blocchi di
“informazione quantistica” all’interno di un computer o attraverso
un network.
Il teletrasporto umano sembra dunque possibile a lungo termine,
anche se i critici sostengono che vi siano troppi atomi nel corpo
umano per poterli teletrasportare e ricomporre nell’ordine
prestabilito a destinazione.
Inoltre un essere vivente dovrebbe morire in fase di
“decomposizione atomica” per poi resuscitare a destinazione e
questo porterebbe anche dilemmi di natura etica: siamo solo un
insieme di informazioni? Oppure la nostra vera essenza è racchiusa
nell’anima?
Non si conosce la risposta, ma si sa che sarebbe possibile
fisicamente e forse potrebbe essere già avvenuto.
Il primo tentativo di teletrasporto della storia dell’umanità
potrebbe essere stato l’esperimento di Philadelphia, avvenuto il 28
ottobre 1943, durante il quale la USS Eldridge scomparve dal molo
di Philadelphia.
All’esperimento avrebbero partecipato anche gli scienziati che lo
avevano teorizzato, ossia Nikola Tesla e Albert Einstein.
Il Progetto Arcobaleno era un progetto top secret della Marina
Militare Americana e puntava a far diventare “invisibile” un
oggetto grazie ad una deformazione del flusso della luce tramite
l’elettromagnetismo.
Secondo le fonti ufficiali che parlano di questo esperimento, tra
cui anche alcuni testimoni e qualche sopravvissuto, l’idea
principale era quella di riuscire ad ottenere l’invisibilità del
cacciatorpediniere USS Eldridge utilizzato per l’esperimento,
mentre si scoprì accidentalmente, e sulla pelle degli ignari
componenti dell’equipaggio, il teletrasporto.
Altre fonti invece asseriscono che il Progetto Arcobaleno fu
istituito proprio per mettere a punto una tecnologia in grado di
spostare, teletrasportandoli, oggetti e individui a grandi distanze.
Durante l’esperimento di Philadelphia l’USS Eldridge
scomparve dal molo di Philadelphia, in Pennsylvania, per
comparire nel molo di Norfolk, in Virginia, dove venne identificata
chiaramente da testimoni presenti sul luogo.
Dalla Virginia ritornò poi nell’arco di pochissimi minuti nel mare
della
Pennsylvania,
dando
l’illusione
della
riuscita
dell’esperimento a tutti coloro che lo avevano voluto fortemente
realizzare.
Purtroppo l’esperimento riuscì solo in parte: all’interno della
nave infatti alcuni marinai scomparvero nel nulla e 5 sfortunati
ragazzi dell’equipaggio furono trovati fusi col metallo stesso della
nave.
Nel 1968 Andrew Basiago, oggi stimato avvocato americano,
aveva allora 7 anni e venne portato dal padre Frank all’interno di
un capannone alla periferia del New Jersey.
All’interno di questo capannone c’era una sorta di dispositivo
grande quanto un muro e composto da due estremità di forma
ellittica. Frank Basiago a quel punto accese la macchina e, in base
al racconto di Andrew, si formò una sorta di cascata di energia.
Frank prese per mano il figlio e lo condusse all’interno di quel
misterioso flusso di energia.
Secondo Andrew i due attraversarono una sorte di tunnel e,in
pochi secondi, si ritrovarono a Santa Fe, distante diverse migliaia
di chilometri dal punto di partenza.
Dal racconto sembrerebbe trattarsi effettivamente di teletrasporto, un progetto al quale Frank Basiago si stava dedicando
per conto del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
Secondo un copione già visto per altri casi, il tutto fu insabbiato e
del teletrasporto non se ne seppe più nulla, ma Andrew Basiago è
convinto di aver vissuto un’esperienza reale e ne è così convinto da
aver fondato il Progetto Pegasus col quale sta cercando di reperire
le prove della sua esperienza e mettere a disposizione di tutti la
tecnologia del teletrasporto.
La storia ovviamente è molto controversa e al momento non
esiste alcuna prova a sostegno.
Infine la notizia, a mio avviso, più sorprendente: negli U.S.A.
hanno già brevettato il teletrasporto. Di seguito sono elencate
alcune note tecniche riguardanti il brevetto.
Sommario
Generatore di onde gravitazionali ad impulsi che teletrasporta un
essere umano attraverso l’iperspazio da una posizione all’altra
Inventori: St. Clair, John Quincy /San Juan, PR)
Indirizzo corrispondenza: John St. Clair, 4A 52 Kings Court San
Juan PR 00911 USA
Numero di serie: 953212
Serie Codice: 10
Archiviato: 29 Settembre 2004
Attuale degli Stati Uniti: 244/62
Classe di pubblicazione: 244/062
Internazionale di Classe: B64C 39/00 20.060.101 B64C039/00
Affermazioni:
1. Un completo sistema di teletrasporto per corpi composto
da un’onda pulsata gravitazionale prodotta da un
generatore magnetico che si propaga attraverso il vortice
di un wormhole, e la generazione di un wormhole con il
generatore di vortici magnetici in cui le onde
gravitazionali pulsate attraversano il wormhole ed entrano
nell’iperspazio, dove l’onda viene enormemente
ingrandita a causa della minore velocità della luce in
quella dimensione.
2. Il metodo dell’affermazione 1, in cui il passo di generare
l’onda di impulsi gravitazionali comprende: l’utilizzo di
due obelischi di granito, il montaggio di guide d’onda
toroidali monocromatiche sopra l’obelisco per creare una
rotazione, torsione, propagazione di onde gravitazionali
attraverso l’asse verticale di ogni obelisco e la creazione di
una compressione cilindrica e di espansione in ogni
obelisco al fine di produrre un’onda gravitazionale aerea
che viaggi attraverso la linea centrale tra i due obelischi.
3. Il metodo di rivendicazione 1, in cui la fase di generazione
di un wormhole nell’iperspazio comprende: l’utilizzo di
due bobine cilindriche concentriche solenoidali di raggi
differenti collegati da un unico filo avvolto in direzioni
opposte su laminati sottili di un
trasformatore in ferro, generando resistenza nei campi
elettrici lungo la linea
centrale del generatore di
vortici che crea una distorsione spazio-tempo con
curvatura di energia negativa in conformità con la teoria
generale della relatività di Einstein.
4. Un sistema di teletrasporto che comprende: la generazione
di un’onda gravitazionale che viaggiando attraverso
l’iperspazio interagisce con l’energia degli esseri umani,
spingendo l’energia dell’essere umano e il corpo fisico
fuori dimensione quando interagisce con l’onda pulsata
gravitazionale, tale che la persona viene teletrasportata da
un luogo all’altro attraverso l’iperspazio e poi nuovamente
nella nostra dimensione di spazio-tempo 4D.
Che dire? Leggendo tutto ciò si rimane un po’ perplessi.
Anche pensando di riuscire a creare una copia a distanza è
piuttosto
improbabile
credere
che
possano
esistere
contemporaneamente due copie di noi stessi.
Il teletrasporto deve trasferire informazione e materia allo stesso
tempo. Per farlo occorre spedire gli atomi del nostro corpo alla
velocità della luce, ma ciò non è affatto facile.
Si possono trasferire, anziché gli atomi, i quark, i componenti
ultimi della materia, estremamente più piccoli degli atomi e quindi
più facili da accelerare a velocità-luce o trovare un modo per
accelerare a velocità-luce gli atomi stessi.
Nel primo caso si deve trovare un modo per rompere la forza
nota come “interazione forte”, che tiene uniti i quark ed è la forza
più intensa dell’universo: sarebbe necessaria una temperatura un
milione di volte superiore a quella presente nella regione centrale
del Sole.
Nel secondo caso, si deve sfruttare il principio degli acceleratori
di particelle per portare la velocità di protoni, elettroni e neutroni a
quella della luce, cosa che oggi si fa per un numero assai ridotto di
particelle, ma che applicato al numero di atomi di un corpo umano
richiederebbe la produzione temporanea di un’energia circa
diecimila volte maggiore dell’energia oggi consumata sulla Terra.
In un prossimo futuro saremo in grado di memorizzare in un
“buffer degli schemi” (come sono definiti in Star Trek)
l’informazione di un individuo, ma probabilmente questo non sarà
sufficiente a teletrasportarlo.
Esiste il problema dell’indeterminazione quantistica, che
presuppone l’impossibilità di trasferire un atomo senza modificarlo
in qualche modo attraverso l’azione di un osservatore.
Un altro problema riguarda l’identità dell’individuo, che potrebbe
risultare compromessa dal trasferimento: questa è una delle trovate
di maggior successo di diverse puntate di Star Trek, capace di
sollevare non poche questioni.
L’individuo teletrasportato da un’altra parte del mondo è identico
a com’era prima del viaggio? Supponendo di poter teletrasportare
la materia, siamo sicuri che la nostra coscienza, la nostra mente,
quel sistema complesso che definiamo il nostro io, sia trasferibile
insieme al resto dei diecimila bilioni di bilioni di atomi costituenti
il nostro corpo?
Al di là dei facili entusiasmi e cercando di essere realisti si può
affermare che il teletrasporto è ancora lontano dall’essere
un‘invenzione fruibile da tutti e con buona probabilità resterà per
sempre un’illusione data la difficoltà dei problemi da risolvere.