Giovanni Gentile :

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Giovanni Gentile1 :
l’ideologo del fascismo?
L'altro grande idealista che già conosci è Giovanni Gentile (prima collaboratore con Croce, poi
su una sponda opposta). L'abbiamo già visto come l'ideologo stesso del fascismo e come chi ha
redatto il manifesto degli intellettuali fascisti. Gentile vede il fascismo non solo come la risposta
alla crisi italiana del dopoguerra, ma anche come la realizzazione autentica del liberalismo, il
coronamento del Risorgimento, la vera riforma intellettuale e morale che si concretizza
nell'attività della nazione e dello Stato. Cosa ne dici?
Mi pare che Gentile travisi tutto: come può essere il fascismo - che ha costruito uno Stato
totalitario - essere la realizzazione del liberalismo, essere la concretizzazione del Risorgimento
italiano, un Risorgimento animato dagli ideali di libertà?
Forse non hai torto. Gentile, tuttavia, ritiene che il fascismo sia proprio la realizzazione della
parte sana del liberalismo, quel liberalismo che non è la teorizzazione degli interessi privati.
Per quanto riguarda il Risorgimento, Gentile - in polemica con Croce - lo vede in qualche modo
impersonato da Mazzini che ha negato il liberalisno individualistico in nome della sacralità della
patria, dell'assoggettamento degli interessi particolari a quelli generali. Nessuno dei suoi padri
- aggiunge Gentile - da Mazzini a Cavour a Ricasoli... "si fece mai scrupolo di anteporre la
patria all'idolo della libertà” (in "Che cosa e' il fascismo. Discorsi e polemiche, Firenze, pag.
154).
In una conferenza dal titolo "Che cosa e' il fascismo?" (1925) Gentile dice: "Noi pensiamo che
lo Stato sia la stessa personalità dell'individuo, spogliata dalle differenze accidentali, sottratta
alla preoccupazione astratta degl'interessi particolari, non veduti e non valutati nel sistema
generale in cui è la loro realtà e la possibilità della loro effettiva garanzia; personalità
ricondotta e concentrata nella sua coscienza più profonda: dove l'individuo sente come suo
l'interesse generale e vuole perciò come volontà generale”. Cosa ne dici?
Mi pare dica cose sacrosante: qui c'è la vera "democrazia", quella di Rousseau che mette in
primo piano la "volontà generale", cioè gli interessi generali rispetto a quelli particolari.
Un punto di vista legittimo: Gentile è sulla scia di Platone, di Rousseau e di Hegel, pensatori
che hanno sottolineato il primato dell'interesse generale sugli interessi particolari. Come
realizzare questo primato? Per Platone con uno Stato retto da filosofi (al di sopra delle parti),
per Rousseau con una democrazia diretta, per Hegel e per Gentile con lo Stato etico.
Nella voce "Fascismo" dell’"Enciclopedia italiana” (apparsa nel 1932), firmata da Mussolini, ma
stilata con la collaborazione evidentissima di Gentile, si dice: "Per il fascista, tutto è nello
Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato... In tal
senso il fascismo è totalitario... Il fascismo è contro il socialismo che irrigidisce il movimento
storico nella lotta di classe, ... [ed] è contro la democrazia che ragguaglia il popolo al maggior
numero, abbassandolo al livello dei più... Non è la nazione a generare lo Stato..., anzi la
nazione è creata dallo Stato... La nazione come Stato è una realtà etica che esiste e vive in
quanto si sviluppa”.
Cosa dici di tale tesi di Gentile?
La tesi secondo cui lo Stato è una realtà "etica" mi pare condivisibile: lo Stato, in quanto,
espressione dei valori della collettività, perché non dovrebbe essere chiamato "etico"? Non ho
mai capito come mai lo Stato moderno si sia spesso proclamato "laico", "agnostico": lo Stato
non incarna i valori morali (la superiorità degli interessi generali) di un popolo?
E' l'ottica gentiliana. Ti sembra, comunque, giusto che lo Stato abbia una visione del mondo,
una religione, una fede? Uno Stato del genere non sarebbe totalitario, in barba alla libertà di
1
Nasce a Castelvetrano, in provincia di Trapani, nel 1875. Si laurea presso la Normale di Pisa con una tesi su Rosmini e
Gioberti. Tra le sue celebri opere: "La riforma della dialettica hegeliana", "La filosofia di Marx", "Storia della filosofia
italiana", "Studi vichiani", "Scuola e filosofia", "Sommario di pedagogia come scienza filosofica". "Che cos'è il
fascismo", "Fascismo e cultura". Critico di Giolitti, quando scoppia la prima guerra mondiale, è un attivo
"interventista". Docente di filosofia prima a Palermo, poi alla Normale di Pisa e successivamente a Roma. Nel 1913 sul
giornale "La Voce" incomincia a prendere le distanze da Croce. Dal '22 al '24 è ministro della Pubblica Istruzione. Sua è
la "riforma gentiliana" della scuola. Nel 1923 si iscrive al partito fascista di cui diventerà il vero e proprio ideologo. Nel
'25 scrive il "Manifesto degli intellettuali del fascismo". Croce risponde col suo contro-manifesto degli intellettuali
anti-fascisti. Muore giustiziato dai partigiani nel 1944.
coscienza degli individui? Abbiamo ampiamente affrontato il problema esaminando la "Lettera
sulla tolleranza" di Locke.
"Tutto è nello Stato": siamo, naturalmente, sulla stessa lunghezza d'onda di...
Hegel: per Hegel, infatti, gli individui (con i loro diritti, le loro libertà) sono dei "momenti" che
devono essere superati dallo Stato.
E' vero. Per Hegel la famiglia e la società civile (con gli interessi degli individui, i loro diritti, le
loro libertà economiche e politiche) sono momenti superati dallo Stato. Si tratta di un
superamento che, però, non significa annullamento: lo Stato supera, ma nello stesso tempo
conserva tali libertà.
Gentile lo conoscerai sicuramente anche per la "riforma Gentile”, la riforma della scuola da lui
varata in qualità di Ministro della Pubblica Istruzione (che Mussolini ha definito "la più fascista
delle riforme"): era previsto l'insegnamento della religione nella scuola elementare: veniva
accentuato il carattere selettivo della scuola media dando ad essa un'impronta marcatamente
umanistica; le scuole tecniche venivano sostituite da quelle "complementari" che non davano
sbocchi alla scuola superiore e non prevedevano il latino; era prevista per la formazione dei
futuri maestri l'insegnamento di una cultura generale (col latino e la filosofia e con l'esclusione
della psicologia e del tirocinio); veniva introdotto l'esame di Stato.
Cosa dici della Riforma gentiliana?
Mi pare tutt'altro che fascista! Non vedo, infatti, in essa nessuna impronta totalitaria. L'esame
di Stato, poi, metteva su un piano di parità la scuola pubblica e la scuola privata.
Forse non hai torto. Gentile non ha fatto altro che sviluppare le linee della riforma già
preparate dall'ex Ministro della Pubblica Istruzione (sotto il governo Giolitti) Croce. Non è un
caso che lo stesso Croce abbia votato detta riforma. Vi è, però, indubbiamente un'impronta
"idealistica”: pensa, ad esempio, all'insegnamento della religione nella scuola elementare visto
come momento che dovrà essere superato dalla filosofia insegnata al Liceo e alle Magistrali. E
vi è, naturalmente, un'impronta "classista”: una scuola per la futura classe dirigente ed una
scuola per i più che sono destinati ad immettersi presto nel mondo del lavoro. Si tratta, inoltre,
di una scuola antimaterialistica e gerarchica.
Gentile lo conosci pure per la celebre Enciclodedia "Treccani", una monumentale opera in 32
volumi che è apparsa tra 1929 e il 1937 (Treccani è un industriale che ne è il presidente ed in
parte lo sponsor; Gentile è il direttore scientifico). La conosci, no?
Certo: è presente in tutte le scuole ed in tutte le biblioteche che si rispettano (anche private).
Si tratta di un'opera - che mi risulta - che fa propaganda del fascismo, anche se in modo non
spudorato.
Non si tratta di un'opera propagandistica. E' vero che per Gentile doveva essere "la maggiore
prova intellettuale dell'Italia nuova”, ma e' anche vero che Gentile l'ha aperta, con abilità, ai
contributi di intellettuali anche lontani dal fascismo. Per lui doveva essere "opera nazionale
superiore a tutti i partiti politici come a tutte le scuole” (Storia d'Italia, Einaudi, vol. 4**, pag.
1843).
Veniamo alla riforma squisitamente filosofica di Gentile. Egli si colloca sulla strada aperta a
Napoli da Bertrando Spaventa (zio di Benedetto Croce) che aveva tentato di semplificare e
nello stesso tempo di rendere più rigoroso il sistema hegeliano, cercando di eliminare i residui
realistici. Quali potrebbero essere questi residui realistici?
Ci provo: per Hegel, pur parlando di "Idee" (Idea in sé e Idea fuori di sé), di fatto esclude il
mondo della logica e quello della natura dal Pensiero, dalla Coscienza.
E' la convinzione di Bertrando Spaventa e dello stesso Gentile. Spaventa e Gentile, comunque,
sanno bene che in Hegel i momenti della Logica e della Natura sono anteriori solo "idealmente”
allo Spirito.
Da qui la rotta scelta da Gentile (sempre sulla scia di Spaventa): ridurre tutto all’"atto del
pensare”. Da qui la denominazione "attualismo” della sua filosofia. Per Gentile non vi e' niente
che sia già e che il pensiero viene a conoscere: tutto ciò che si può pensare, infatti,
presuppone l'atto del pensare.
Tutto ciò che è, quindi, esiste grazie al pensare stesso. Da qui la nuova "dialettica": non più la
dialettica (dialettica è la scienza delle "relazione" tra concetti) del "pensato", ma la dialettica
del "pensare”. Cosa ne dici?
Non vedo proprio nulla di originale: ho sempre pensato all'idealismo come alla concezione
secondo la quale non vi è nulla di esistente (in quanto contraddittorio) al di fuori del pensare.
Si tratta, del resto, di una vecchia idea di Berkeley (esse est percipi), un'idea che non si può
non condividere.
Sicuramente questa è la tesi di fondo che matura tra gli stessi "critici” di Kant. Corretto anche
il riferimento a Berkeley, anche se si deve aggiungere che Berkeley spiega la passività della
coscienza umana introducendo Dio come fonte delle immagini che riceviamo dall'esterno.
Gentile riduce tutto all'atto del pensare. E la passività che proviamo di fronte alle cose che
percepiamo? Per Gentile se non vi può essere nulla - né la natura, né Dio - che sia al di fuori
del pensiero che pensa, allora l'oggetto "pensato” non può che essere "posto” dal pensare.
Cosa ne dici?
Mi sembra che Gentile ritorni a Fichte. Sappiamo, però, che Fichte non è mai riuscito a
spiegare la passività della coscienza umana se non con un'immagine fumosa.
E' vero che Gentile riprende l'impostazione originaria dell'idealismo, cioè quella fichtiana. Il
problema della "passività"? Gentile lo risolve dicendo che, proprio perché non vi e' alcun
oggetto che non sia "pensato", vuol dire che ciò che è pensato è "creato” dall'atto del pensare.
Lo risolve, quindi, "semplificando" lo stesso Fichte.
In sintonia con Fichte, Gentile distingue pure l'Io "trascendentale" o " universale" o "assoluto"
(l'Io, cioè, che "pone", che "crea") dall'io "empirico" che, in quanto pensato, posto dall'Io
trascendentale, è un suo "oggetto"). E gli altri "io" cosa saranno?
Immagino siano "oggetti": se è "oggetto" il mio io empirico, a maggior ragione sono "oggetti"
gli altri io empirici.
Proprio perché sono "pensati”, sono "oggetti”. Gentile, però, sostiene che nell'atto di
conoscerli, l'Io trascendentale li identifica con sé.
L'Io trascendentale, dunque, nell'atto con cui conosce gli altri io, li identifica a sé: questa la
convinzione di Gentile. Cosa ne dici?
Non mi convince. Se si vuole essere rigorosi, esiste solo l'Io. I cosiddetti altri io - se intesi
come "coscienze" - non possono essere oggetto di esperienza: io percepisco dei corpi, dei
gesti, dei suoni, ma non la coscienza degli altri!
Mi pare la tua una affermazione accettabile. Noi abbiamo indubbiamente la convinzione che gli
altri abbiano la coscienza, ma questo non è oggetto di esperienza: la coscienza è un fatto
"privato” e non può essere osservata da altri.
Lo spirito - dice Gentile con un'espressione greca - è "autoctisi", cioè "autocreazione". Ed
autocreazione "libera". E la natura, Dio, le idee, i fatti? Sono "necessari" nel senso che,
essendo già posti dal pensiero, sono diventati realtà immobili, realtà che non possono essere
diverse da quelle che sono. E l'errore e il male? Come potrebbero essere posti dal pensare?
Non vedo come possano essere posti dal pensare: come può il pensiero, ad esempio,
autoingannarsi consapevolmente?
Una reazione, la tua, legittima. Gentile, sulla scia di Eraclito, di Fichte e di Hegel afferma che
l'errore non può che essere l'altra faccia della verità: cogliere una proposizione come "vera”,
vuol dire cogliere l'errore in quanto superato. L'errore, cioè, è riconosciuto tale in quanto
rapportato al vero. E questo vale anche per il "male" (rapportato al "bene”).
Per Gentile il pensiero autocosciente si esprime nelle tre forme dello "Spirito assoluto" di
Hegel, cioè l'arte (la pura "soggettività": l'arte è un mondo fantastico, non oggettivo), la
religione (l’"oggettività": l'atto con cui il soggetto si annulla in un Oggetto-Dio, Dio che da
oggetto diventa "creatore” del soggetto) e la filosofia che è la sintesi di soggettivo ed
oggettivo. Cosa ne dici?
Ora capisco qualcosa in più dell'impronta idealistica della "riforma Gentile": il momento
espressivo-artistico, tipico dei primi anni della scuola elementare (penso al ruolo del
"disegno"), è un momento necessario in quanto momento dello "spirito", anche se si tratta di
un momento da superare.
Un'osservazione pertinente: la Riforma Gentile dà molta importanza al momento espressivo,
prima, e al momento "religioso”, dopo (sempre nella scuola elementare).
Chiudiamo riprendendo il filone politico. Cos'è il "diritto”? Gentile lo vede come il "voluto”
contrapposto al "volente” (il pensiero, in quanto attività creatrice, è volontà creatrice). Non si
tratta, cioè, della volontà in atto, ma di una volontà passata, o meglio del contenuto della
volontà (come il pensato è l'oggetto del pensare). Non si tratta, dunque, di "libertà”, ma di
"forza”. Siamo, comunque, di fronte ad un momento "oggettivato” dallo stesso Io. Per questo,
per Gentile, i rapporti inter-umani sono "in interiore homine”. Cosa ne dici?
Ho la sensazione che Gentile cada - lui idealista - in una sorta di misticismo in cui nulla è
distinto (in un certo qual modo - rubando l'immagine ad Hegel - in una notte in cui tutte le
vacche sono nere): come si fa a non vedere che gli uomini sono distinti, che hanno i loro diritti
e la loro dignità? come si fa a non vedere una distinzione tra i singoli e lo Stato, tra i singoli e
le istituzioni? Ho l'impressione che Gentile abbia voluto nobilitare il fascismo col un misticismo.
Si tratta di un'accusa che effettivamente è stata rivolta a Gentile. Lo stesso Croce lo aveva
accusato di aver cancellato ogni "distinzione”. Gentile ha voluto nobilitare il fascismo col suo
misticismo? Tieni presente che le principali opere filosofiche di Gentile sono anteriori
all'avvento del fascismo.
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