PREMESSA AD UNA GIORNATA DI STUDIO DELLA MANUTENZIONE La manutenzione nasce insieme all’affermarsi della vita biologica. L’istinto di conservazione, infatti, produce immediatamente delle pratiche volte a garantire quanto più a lungo possibile la sopravvivenza di ogni essere vivente. Così cibarsi, proteggersi dalle intemperie, difendersi dagli attacchi di antagonisti sono, in senso largo, interventi di manutenzione. Per le specie che noi chiamiamo superiori possiamo individuare delle tappe di progresso evolutivo in corrispondenza dell’attivazione di pratiche più complesse per garantire la conservazione; quando queste pratiche passano dalla dimensione individuale a quella di gruppo, parliamo di civiltà; e nella civiltà le tappe di progresso sono scandite dalle scoperte (e dall’uso) di strumenti sempre più funzionali per garantire la sopravvivenza degli individui e poi della specie. Per semplicità possiamo individuare due tipologie di strumenti di manutenzione cui collegare le diverse fasi dello sviluppo della nostra civiltà: nella prima indichiamo l’innovazione tecnologica, tanto che si esprima nell’uso del sasso per rompere il guscio di un mollusco o di una noce, quanto nell’uso degli elaboratori informatici; nella seconda collochiamo i modelli di organizzazione delle società, dalla condivisione di territori o di spazi protetti –grotte, villaggi di palafitte, ecc.–, alle gerarchie interne ai gruppi, ai sistemi di leggi e di credenze religiose, in una parola alle culture. Appare subito evidente che le due tipologie hanno punti di coincidenza frequenti e importanti, e quasi sempre difficilmente disgiungibili. Se la nascita delle religioni corrisponde al bisogno che gli individui e le società hanno avuto di trovare risposte alle grandi domande della vita –e soprattutto alla domanda sul perché e sul senso della morte, inesorabile malgrado tutta l’attenzione posta nella manutenzione dei corpi–, e di adottare buone pratiche per assecondare la volontà di chi reggeva le sorti degli umani, appunto gli dei immortali; la nascita della filosofia ha cercato di comprendere le leggi che governavano la natura e gli uomini, per stabilire delle pratiche virtuose capaci di realizzarne l’armonia, senza dimenticare aspetti di immediata utilità, fondati sull’osservazione dei fenomeni e sulla loro costante ripetizione. Più o meno consapevolmente la statistica entrava nell’orizzonte del pensiero umano, e la filosofia diveniva sempre più scienza della natura e degli uomini, congiungendosi in questo al percorso della tecnologia: dalla cosmologia alla meteorologia, alla sicurezza della navigazione, alla sicurezza del commercio marittimo, alla ricchezza delle città commerciali, alla ricchezza degli abitanti, alla migliore possibilità di garantire la loro conservazione e la prosecuzione nei figli e nei nipoti. La religione, l’etica e la politica, la scienza e la tecnologia puntano a realizzare, con specializzazioni diverse ma congiunte, la buona manutenzione della società umana. Non è difficile cogliere, nel percorso sommariamente tracciato, un punto di svolta significativo: per un certo tratto esso si svolge a proteggere l’uomo e la società dai pericoli o dalle difficoltà presenti, adottando i rimedi possibili e opportuni; con l’osservazione delle ricorrenze, col passaggio alla statistica sia pure primordiale, il percorso volge alla previsione del pericolo o della difficoltà, introducendo delle migliorie volte a eliminarne o limitarne i danni. Così, quella che abbiamo chiamato la manutenzione biologica e sociale diviene manutenzione preventiva: e i fenomeni dapprima ricondotti alle congiunzioni astrali o alla volontà delle divinità si riconducono –quando possibile– a cause più immediate, riconoscibili e tendenzialmente modificabili, sviluppando in misura sempre maggiore e in qualità sempre migliore gli studi volti a produrre strumenti e buone pratiche per conservare la vita quanto più a lungo e nelle migliori condizioni – anche se, come è ben noto, restano delle soglie difficilmente valicabili–. Non importa qui soffermarsi sugli aspetti collegati alla vita delle società e al percorso che le scienze della politica hanno svolto, dal regolamento di conti clava alla mano alle organizzazioni internazionali che oggi cercano di regolamentare i rapporti fra gli umani (ancora una volta con soglie che sembrano invalicabili, anche se la speranza del loro superamento rimane costante stimolo a migliorare le condizioni della società umana sulla Terra). Né è possibile ora seguire lo sviluppo delle tecnologie e del supporto che esse hanno offerto nei secoli. Interessa invece soffermarsi sul concetto di manutenzione preventiva, introdotto con significato esteso a proposito della vita degli individui e delle società, ma applicabile in modo puntuale a molteplici aspetti della vita odierna. Di essi certamente il più ampio e anche il più rilevante è l’ecologia, o scienza del sistemaambiente, intesa nel suo senso più appropriato, ovvero come manutenzione delle qualità ambientali in relazione all’ottimizzazione delle condizioni di vita dell’uomo e delle società: in effetti non ha senso parlare di tutela dell’ambiente in sé, poiché questo è sostanzialmente indifferente alle mutazioni che possano interessarlo, modificandosi di volta in volta fino a raggiungere un nuovo equilibrio; tutto sta nel verificare che il nuovo punto d’equilibrio sia compatibile o meno con la vita e le attività degli uomini. Dunque l’ecologia è, di nuovo, manutenzione preventiva delle condizioni ottimali di permanenza e attività nell’habitat umano. Anzi “l’aumento del benessere ha portato in questi anni a un grande aumento dei beni e a un aumento rilevante della popolazione; ciò porta a un uso sempre maggiore di risorse e a un grave problema di impatto ambientale. Proprio per questo si può affermare che per innalzare la qualità della vita occorre essenzialmente mantenere invece di costruire, conservare invece di consumare”. Questo richiama ogni abitante del nostro pianeta a una responsabilità diretta e personale nei confronti di ciascuno e di tutti gli altri abitanti, presenti e futuri; e in questo senso si qualifica la ricerca del cosiddetto sviluppo sostenibile, che sta in rapporto non con una realtà teorica assunta come paradigma di astratta correttezza ambientalista, ma piuttosto con il mantenimento –se non con il miglioramento– delle condizioni generali dello sviluppo: problematica di estrema complessità, che tuttavia è ineludibile per chiunque svolga una funzione interferente con le risorse ambientali –ivi comprese le risorse umane–. Anzi, “se l’ambiente costituisce uno dei fattori di stimolo per il settore industriale, nell’ambito della gestione del territorio la problematica manutentiva e quella ambientale tendono sempre più a sovrapporsi e integrarsi fornendo sempre nuove conferme e legittimazioni alla proposta formulata da più parti, di inserire la tematica ambientale all’interno delle categorie manutentive; sarà così possibile acquisire alle dottrine ecologico-ambientali quel background culturale, scientifico e manageriale proprio della manutenzione”. Un ambito interno all’ecologia è infatti, come è noto, quello della salute: e non importa qui insistere sulle implicazioni che su di essa ha la manutenzione preventiva dell’ambiente. Ma anche a livello della salute degli esseri viventi, e dell’uomo in particolare, da sempre si è più o meno consapevolmente attuata una vera e propria azione di manutenzione preventiva, fondata sull’osservazione –magari inconsapevolmente assunta nella sua rilevanza statistica–, dei rapporti di causa effetto fra fenomeni esterni e vita degli individui: se si considera l’organismo dell’uomo o degli animali come una macchina da lavoro –e sicuramente lo è, ad esempio, in ordine al procacciamento delle risorse energetiche destinate alla sussistenza–, il ripararsi dalle intemperie; il proteggere le membra esposte al contatto con abrasivi, o semplicemente ai colpi del nemico; il mettere da parte cibo o simili per momenti difficili, tutto questo altro non è che manutenzione preventiva. Anzi, poiché il problema della morte e della malattia che sovente la precede e la produce, è sempre stato il problema per eccellenza, possiamo ben immaginare che l’attenzione da sempre riservata a proteggere il corpo dalle malattie –tanto con le cure, quando siano in atto; quanto con la prevenzione, per evitarle– è storicamente una fra le attività più antiche che intervengono a corroborare l’istinto della conservazione. Per questo motivo la metafora del corpo è intervenuta da sempre sia per descrivere mali e rimedi delle comunità, sia per prefigurare la natura delle strutture complesse, fino a far immaginare e progettare le macchine più moderne sul paradigma del sistema uomo, e la loro centrale operativa sul modello dell’umano cervello, secondo le teorie del suo funzionamento; fino a orientare la ricerca verso la cosiddetta intelligenza artificiale, che dovrebbe sostituire l’intelligenza umana nella produzione, sia pure per funzioni limitate ma senza la variabilità che si accompagna alla personalità: in modo da limitare, tra l’altro, la possibilità di errori, che è un altro volto della manutenzione preventiva. Del resto l’uomo si presenta come una macchina estremamente complessa, con i problemi conseguenti a tutti i sistemi complessi: e pertanto ben si presta a costituire una efficace metafora delle diverse macchine di cui ci si serve, dalle più semplici alle più complicate, per le quali spesso usiamo una terminologia derivata dalla fisiologia umana (cuore, cervello; la macchina beve, consuma, ecc.). E come le macchine, necessita di una continua manutenzione; anzi, come si è visto, di una manutenzione preventiva, o meglio ove possibile predittiva. E’ vero che il corpo umano, come tutti i sistemi molto evoluti, ha soglie di tolleranza per alcuni versi più elevate delle macchine, riuscendo a funzionare anche in presenza di patologie più o meno gravi, e avendo capacità di trovare nuovi punti di equilibrio funzionale anche a fronte di gravi menomazioni; le macchine invece non sono in grado di continuare a lungo ad operare (portando avanti la funzione per cui sono state progettate) con una parte guasta o mancante, e soprattutto non trovano che provvisoriamente un nuovo punto di equilibrio, continuando invece a deteriorarsi a seguito del malfunzionamento di un componente. Per questo è necessario che gli assets siano accompagnati continuamente da una manutenzione efficace, in grado di rilevare in tempo reale ogni malfunzionamento; e certo è meglio che il controllo intervenga preventivamente per evitare che si inneschino processi di disfunzione forieri di conseguenze perniciose. Come per la macchina-uomo, si sono tradizionalmente individuate due metodologie generali di manutenzione, ritenute comunque indispensabili per realizzare un impiego economicamente ottimale delle macchine meccaniche: la manutenzione correttiva e la manutenzione preventiva. Va detto che, malgrado l’insistenza e l’accettazione generale del concetto che prevenire è meglio che curare, tanto gli umani –per quel che direttamente li riguarda– quanto coloro che sono addetti al controllo delle macchine tendono a comportarsi in modo incoerente: anche se gli umani hanno l’indubbio vantaggio di percepire direttamente i sintomi del malfunzionamento del loro organismo, e di poter ricorrere alla manutenzione correttiva in tempi tendenzialmente rapidissimi, difficilmente in molti casi sono in grado di risolvere i problemi sopravvenuti e di evitare che comunque si manifesti un danno non reversibile; invece una loro manutenzione preventiva potrebbe evitare, nella maggior parte dei casi, l’innescarsi di processi perniciosi. Le macchine, invece, manifestano spontaneamente i sintomi di un malfunzionamento solo quando il degrado è già molto avanzato. Ovvero quando la sola manutenzione correttiva non è più in grado di evitarne il fermo. Mentre sappiamo che la manutenzione preventiva sarebbe stata in grado di individuarne le cause prime –a partire da un livello di usura non fisiologica–, e di programmare interventi correttivi evitando maggiori costi ed il possibile blocco degli impianti. Di qui l’importanza di passare da una adesione teorica alla pratica diffusa e costante della Manutenzione Preventiva “su condizioni”, proprio in quanto pratica virtuosa capace di realizzare importanti economie di gestione. A cura di P.G. Adriani per Vipetrol, Maggio, 2010