NUOVE SCOPERTE ETRUSCHI E CALCOLITICI IN VALCAMONICA

NUOVE SCOPERTE
ETRUSCHI E CALCOLITICI IN VALCAMONICA
AA.VV.
Ai primi di Marzo 2002 l’ultima scoperta rupestre nel Parco di Nadro: due pugnali calcolitici e un
“collare” di linee a volte sono emerse al fianco di 4 scene di aratura; a poca distanza una capanna
con corna animali al colmo ed asce a lama quadra (età del Ferro). A Febbraio in località “Piana
degli Svedesi” (Capodiponte) sono emerse capanne, figure oranti, guerrieri, cervi e canidi, a Sellero,
a Grevo, a Pisogne e in Valtellina rocce a coppelle, canaletti, sigle medievali. Sono gli ultimi “nati”
di una stagione che può essere annoverata fra le memorabili durante il Campo di ricerca estivo 2001
e nell’Autunno sono venute alla luce una ventina di nuove superfici istoriate, alcune molto ricche di
immagini, alcune con tipologie inedite. A Zurla (Ceto), un’area marginale, impervia, si è studiato
un’insieme con molte scene della fase d’influsso etrusco; qui l’alta qualità estetica di molte
immagini si accompagnava all’anomalia tematica: con oranti, guerrieri e busti inscritti in impronte
di piede, grandi dischi minuziosamente reticolati all’interno, una sorta di pugnale-antropomorfo,
spinali, meandri, un labirinto, una “casa-torre” di oltre due metri di altezza, 2 sagome di elmi
prossimi alla grandezza naturale (uno ricorda il tipo corinzio). Quest’area sembra esser stata
frequentata, soprattutto fra il VI ed il IV sec. a.c., da compositori con motivazioni diverse
dall’usuale, meno canoniche e probabilmente iniziatiche, di senso concettualmente elevato. Si
riconoscono sempre meglio scuole artistiche che sviluppano stili, talora tematiche, peculiari; fra
queste una scuola di Zurla (ed aree limitrofe) ha composto nel V sec. opere degne del mondo
etrusco, da cui evidentemente dipendono paralleli nell’arte delle Situle, nella figurativa vascolare,
nella plastica. E lo stesso impianto figurativo mostra influssi direttamente etruschi, come innesti su
una tradizione “reto-eugonee” locale molto forte: da qui probabilmente quel tono mistericoiniziatico che ha altre attenzioni in Valle, ma meno nitide. A Campolungo (Cedegolo) la scoperta
più inattesa ed eclatante: due stele calcolitiche (II millenio) ed il frammento di una terza, murata in
una baita. La più antica, incompleta, presenta un probabile palco di cervo (simbolo solare), 6
pugnali, una fascia di linee parallele (prob. solchi d’aratura), la più recente due file di tre
antropomorfi sovrapposti, 7 segni a cuneo, 7 zoomorfi (fra cui 2 stambecchi ed un cinghiale), il
frammento linee parallele a volta (simbolo femminile) ed un disco. Si ha notizia di un quarto pezzo
e parti di altre stele sono individuabili fra le pietre a vista delle baite. Si tratta di quanto resta di un
tipico sito cerimoniale di lunga durata, ora sconvolto, ma speriamo non distrutto intanto, in un area
che porta evidenze di un insediamento d’altura (castelliere) e di rocce a coppelle prossime a corsi
d’acqua. L’indgine sistematica potrà dare risultati di grande rilievo per una fase culturale ora sotto
le lenti dopo i risultati di F. Fedele a Ossimo (scavo di un sito cerimoniale intatto) e di A. Pedrotti e
…Tecchiati in Trentino Alto Adige (sito con una stele). Questa è la Valcamonica con i suoi satelliti
valtellinesi, sebini, della Val Saviore, con l’inesauribile sequenza di pagine sulla roccia, con i
testimoni di una tradizione plurimillenaria ininterrotta, da momenti molto antichi (Epipaleolitico) a
tutte le grandi epoche preistoriche e storiche, fino ai secoli più recenti. L’arte rupestre alpina ha già
rilevato interi capitoli della vita e della culturalità preistoriche; ora anche dell’età romana e
medievale. Confermiamo ormai la convinzione che molte pagine della lunga vicenda rappresentata
verranno scritte o riscritte quando si riuscirà a meglio intendere valori e contenuti. Ma perché
questo accada bisognerà anche vincere diffidenze e riserve di un mondo accademico che ancora
tende a escludere o sottovalutare il dato rupestre, che è forse affascinato dal suo imprevedibile
troppo, ma ne è anche irritato perché spinge verso nuovi metodi interdisciplinari d’indagine:
l’archeologia nel senso più stretto non basta più, serve un’integrazione reale e professionale con
campi come la storia delle religioni, la fenomenologia simbolica, la semiotica ed altre discipline
antropologiche. Lo studio dell’arte rupestre sta incubando germi di un nuovo stadio della ricerca.