DEL POPOLO ce vo /la .hr dit w.e ww palcoscenico An no III • 2007 n. 8 • Martedì, 2 ottobre Sipario UN CAFFÈ CON... Fulvio Falzarano Pagina 2 DRAMMA ITALIANO Poker Pagina 3 IL CARTELLONE La stagione 2007/2008 Pagine 4-5 ALFATEATRO A come... Pagina 6 TEATRALIA Premi Eti Addio, Bip Pagina 7 CARNET PALCOSCENICO Il cartellone del mese Pagina 8 2 palcoscenico Martedì, 2 ottobre 2007 UN CAFFÈ CON... Fulvio Falzarano Fulvio Falzarano Rossana Poletti Q uali sono state le motivazioni che ti hanno spinto a fare questo personaggio? Innanzitutto è stata una proposta dello Stabile, che io ho accettato dopo aver letto il testo, naturalmente. Non sono avvezzo a testi tanto lirici, ma sono pur sempre reduce dal testo di Mauro Corona, “Il fondo del bicchiere”, nel quale non andiamo molto lontano. Lì si parla di storie di alcool e questa non è una storia di alcool, ma è vissuta all’interno di un’osteria e ci sono delle similitudini. Il linguaggio è comunque molto diverso. Joyce però un po’ di problemi con l’alcool ce li aveva. Sicuramente tra i due è quello che beve di più. Poi ho accettato anche perché sono ben lieto di concretizzare questa mia presenza nella mia città. Calenda ha detto Crivelli infonde al testo un senso poetico molto alto ... è una storia di povertà che si intreccia con la letteratura di Joyce di aver rincorso per lungo tempo questo momento e quindi ho accettato questa carta di un atto unico. Una buona scommessa. Il mio ruolo è quello dell’oste Cicogno, che ha avuto una storia travagliatissima. Nel 1906, quando visse a Trieste, Joyce fu testimone di uno spaccato di vita di questo personaggio. Cicogno era analfabeta e si serviva di Joyce per farsi tradurre le lettere che teneva con la giovane figlia Lina, scomparsa, lui dice rapita da un marinaio irlandese soggiornato qua per un breve periodo. Non avendo altre notizie di lei, le scriveva a Dublino dove abitava. Crivelli infonde al testo un senso poetico molto alto, narrando appunto della vicenda di cui Joyce è perfettamente a conoscenza e cioè del fatto che la ragazza sia morta. Egli infatti ha intercettato una lettera da Dublino, mandata dalla zia di lei, da cui evince che Lina è morta e il dramma conseguente alla scoperta è come dirlo all’oste, al padre cioè. Tra l’altro la moglie di Cicogno, aveva anche lei fatto una brutta fine all’ospedale civico, malata di tisi. È una storia di povertà che si intreccia con la letteratura di Joyce. Storia di dolore e silenzio Il testo di Crivelli è particolarmente drammatico. Io tenterò di alleggerirlo. È il primo ostacolo che ho incontrato infatti. Sono abituato a fare le cose rivedendole e correggendole, come ho già fatto con il testo di Corona, perché trattando di tre alcolisti bisognava assolutamente sintetizzare le cose da dire per non dire né di più né di meno di quello che si doveva, e lo stesso lavoro lo stiamo facendo con questo spettacolo. Questo testo di Crivelli è molto poetico e deve essere metabolizzato dall’attore per ottenere quella lirica che può nascere da un oste analfabeta, che non si esprime attraverso parole auliche, che esprime invece la sua poesia attraverso la grettezza, la rudezza dei sentimenti, l’incapacità di essere riuscito a tenere le sue due donne: la povertà di spirito ha fatto sì che la malattia e il silenzio dopo la morte della madre e della moglie, l’incomprensione conseguente tra padre e figlia, causassero la fuga di Lina con il marinaio, il quale non la sposò ma la fece prostituire a 15 anni. Una storiaccia vissuta con il divertimento, tra virgolette, della teatralità nato dall’incontro di due mondi: un letterato, un intellettuale che si nutriva di storie di bordelli e di vita di gente comune e un rappresentante delle persone misere che sgobbano dalla mattina alla sera e che di sabato vanno a passeggiare in corso, in vetrina come si usava a quel tempo. C’è molto di Trieste? Nell’essere schivi e solitari del protagonista, un carattere ben preciso dato da questa città, che immagino come poteva essere all’inizio dell’altro secolo, con enormi contraddizioni, enormi libertà e abitudini che nel resto del mondo ancora non c’erano, portate da un’infinità di tipologie di persone a confronto, da una parte i ricchi, poi il porto e la pove- Chissà perché prendono sempre me per fare la parte del padre incapace di crescere i figli. Meno male che non ce ne ho, di figli, e quindi non posso fare paragoni! Trieste, la città che Joyce chiamava la sua “seconda patria”, ha acquistato sempre più importanza per gli studi joyciani negli ultimi anni, tanto che potremmo, per certi versi, dirla seconda solo a Dublino quanto all’utilità per meglio comprendere la vita e le opere dello scrittore irlandese. Il significato speciale di Trieste è il risultato di ciò che Fritz Senn ha battezzato la nuova “archeologia triestina” di Joyce, ovvero la serie di iniziative, ricerche e pubblicazioni che sin dai primi anni Novanta hanno reso possibile la scoperta e una migliore comprensione degli elementi che legano Joyce alla anni di Bloom: James Joyce a Trieste, 1904-1920”. Inoltre i due sono anche nell’ordine direttore e vice-direttore della Trieste James Joyce Summer School, che sin dal 1997 ha portato a Trieste decine di stimati accademici e autori per discutere della vita e delle opere di Joyce ed è riuscita a riportare l’attenzione su Trieste, anche attraverso iniziative come il XVI Simposio Internazionale su James Joyce nel 2002, che ha portato più di 450 studiosi e studenti a Trieste per una memorabile settimana di conferenze e attività. Questo straordinario periodo di ricerca è culminato nel Museo Joyciano. città. Gli inventori di questa “archeologia” sono il prof. Renzo Crivelli, Direttore del Dipartimento di Letterature e culture Anglo-Germaniche dell’Università di Trieste, autore di “James Joyce, Itinerari Triestini - Triestine itineraries” e di “Una rosa per Joyce. Professore a Trieste”, e il dr. John Mccourt, che insegna all’Università di Trieste ed è ricercatore del Laboratorio Joyce dell’Università, ed è autore di “Gli Affianco a questo, Crivelli coltiva l’arte del teatro, infatti aveva già nel 2004 affrontato la drammaturgia con “Nora Joyce: l’altro monologo”, nel quale aveva creato un “esperimento teatrale” concepito come contrappunto al celeberrimo monologo della Molly Bloom Joyciana. La moglie dell’autore irlandese, in una sorta di confessione, vi tratteggiava il profilo dell’amato e raccontava se stessa, Trieste, la letteratura. Un Non è la cosa più assurda che ho fatto, ce ne sono state altre. Recentemente sono stato nel “Jovinelli varietà” con il Teatro Ambra Jovinelli di Roma, poi ho lasciato il teatro per un po’ ed ho fatto tv, ho rinunciato anche a qualche tournèe molto felice e fortunata. Uno spot molto indovinato (la ra gente dall’altra, un incrocio di pubblicità del formaggio Auricrazze che in qualche modo hanno chio ndr) Si, ogni tanto bisogna fare anforgiato questi personaggi: tre personaggi. Nello spettacolo c’è che qualcosa di commerciale. Un Cicogno che sono io, Laura Bus- momento indovinato, un regista sani che fa Lina la figlia e Ivan molto bravo. Poi ho fatto l’ultimo Zerbinati nei panni di Joyce. film di Monicelli “Le rose del deLina appare ad un certo punto serto”, “Butta la luna” con Fioa Cicogno come ectoplasma che na May, storie di extracomunitari risveglia il suo senso tremendo di in nove puntate, e poi una puntanon essere riuscito a tenersela, e ta di “Crimini”, l’episodio che si vi descrive tutto il suo fallimento chiamava “Morte di un confidente” con Debora Caprioglio. Poi di marito e padre. Il dialetto Joyce lo parlava, una miniserie con Isabella Feranzi anche lo scriveva, e sicura- rari “Liberi di giocare” che andrà in onda su Rai 2 a novembre, mente anche l’oste. Ho tentato di inserirlo il più e un’opera prima di un giovane possibile per rendere più effica- regista di Messina, un film strace il testo, smorzare la retorica nissimo dove io sono un padre ed evitare di finire nell’eccessi- con due figli molto giovani che restano intrappolati in una casa va tragedia. l’arrivo di una nebbia assasPassando (anche) per sina. Inizia come un thriller, una specie di horror metropolitano, per l’assurdo poi invece prende la piega del Veniamo a Falzarano, da racconto metaforico. Si capisce “gonghista” di Arbore ad oste di che la nebbia è un impedimento, quando a noi manca il coraggio Crivelli, passando per... di cambiare, di uscire dalla solita routine. Chissà perché prendono sempre me per fare la parte del padre incapace di crescere i figli. Meno male che non ce ne ho, di figli, e quindi non posso fare paragoni! Poi ho fatto un altro episodio della serie “Il capitano” con Alessandro Preziosi e per concludere un episodio di “Don Matteo”. Con la leggenda Monicelli Com’è stata l’esperienza con Monicelli? Bellissima. Due mesi in Tunisia, siamo diventati soldati veri, 47 gradi sul set, 40 giorni in un’oasi, poi siamo andati in altri posti per concludere risalendo il paese fino a Tunisi. In tutto otto settimane. Monicelli è un grande, che dire, una leggenda vivente, spero per tanto ancora. Lo conosco da molto tempo, mi aveva diretto in un “Arsenico e vecchi merletti” nel 1993. Ogni tanto mi faceva fare dei provini e poi non mi prendeva perché diceva che non ero adatto al ruolo. Questa volta è andata bene. Seleziona molto i suoi personaggi, quindi? Tantissimo: oltre alla preparazione del film che dura anni, fa modo toccante per evidenziare la pregnanza del rapporto che si instaurò tra lo scrittore e la preziosa dimensione culturale della Trieste del primo Novecento. L’inchiostro del cuore Ne “Il Maestro e Cicogno”, nuovo testo di Crivelli in allestimento al Teatro Stabile del FVG che debutterà il 12 ottobre alla sala Bartoli del Politeama Rossetti, Renzo Crivelli è interessato alla dimensione umana del rapporto di Joyce con Trieste, alle figure che hanno punteggiato la sua quotidianità, le storie che lo hanno commosso, ispirandogli magari passi dei suoi capolavori. Lo spettacolo si incentra sulla figura di Cicogno, oste del “Belvedere”. Un luogo umile, frequentato da bevitori e da gente semplice, che Joyce praticava abitualmente. Lo scrittore si prestava addirittura a comporre le lettere che l’oste inviava alla figlia Lina, fuggita per amore in Irlanda con un marinaio. L’autore immagina che in una serata piovosa il locale sia deserto e solo Joyce stia con l’oste: sarà per Cicogno una notte di ricordi, confessioni e tremende delusioni. Joyce infatti dovrà tradurre le ultime dolorose lettere ricevute dall’Irlanda, rivelandogli la fine terribile della figlia, rimasta inerme davanti all’amore. Ne parliamo con il protagonista Fulvio Falzarano, attore triestino, che vive da molti anni a Roma, che però ritorna molto volentieri nella sua città per impersonare un personaggio decisamente particolare e tragico. provini molto lunghi e molto liberi senza ruolo da studiare, lui ti lancia delle situazioni per capire se sei il personaggio che ha pensato per te. E come regista sul set? È durissimo, lo conosco da molto. Con noi c’erano molti ragazzi giovani. Io ero il capo di un gruppo di soldati. Vedevo loro che soffrivano quando Monicelli si incazzava, non capivano che lui creava quasi una gag nella gag come fa sempre: se raccogli e rimandi, anche rispondendogli a tono, allora lui è contentissimo, c’è un’energia, qualcosa che vibra. Se lui ti dice “cogl… spostati di là quante volte te lo devo dire” e tu non gli rispondi e ti caghi sotto, ti manda nel pallone. È così duro? Così, dalle 7 del mattino fin che non si finisce. Altrimenti non si vive così a lungo. Esatto. Bisogna crearsi una bella isola. Nel futuro? Ancora non lo so per certo. Sono in contatto con Paolo Rossi che sta facendo un laboratorio qua a Trieste e probabilmente a novembre sarò con lui per questo spettacolo che partirà in quel periodo e saremo impegnati fino a maggio e poi ci penseremo. palcoscenico 3 Martedì, 2 ottobre 2007 DRAMMA ITALIANO Un poker per la Compagnia Un poker per la Compagnia U n poker per la Compagnia del Dramma Italiano nella Stagione 2007/ 08. I titoli: Goldoni terminus, Riva i druzi, Bonaventura veterinario per forza e Buonanotte Desdemona (buongiorno Giulietta). Goldoni terminus “Goldoni terminus” è “progetto di respiro europeo”, come ha avuto modo di dire Laura Le Prime Quattro prime per quattro messeinscena. Ecco quando: “Goldoni terminus” il 29 ottobre; “Riva i druzi” il 15 marzo 2008; “Il signor Bonaventura veterinario per forza” il 22 gennaio 2008 e “Buonanotte Desdemona (Buongiorno Giulietta)” il 29 aprile 2009 Marchig, direttrice del DI. Ed è progetto che nalla sua europeità coinvolge teatri e artisti di tre diversi Paesi. Nasce, in tre diversi Paesi, figlio artistico di tre drammaturghi con passaporto diverse: la croata Tena Štivičić, il portoghese Rui Zink e l’italiano Edoardo Erba. Il testo teatrale ricavato si basa su una serie di Canovacci che Goldoni scrisse, in Francia, per gli attori della Commedie italien raccolti sotto il titolo complessivo de “Les Aventures de Camille et d’Arlequin”. Con “Goldoni terminus” la scena si riempie di musiche e numeri di danza, presenta un impianto drammaturgico moderno, tutto nella Venezia di oggi, la Venezia che vive la globalizzazione, il mercantilismo selvaggio. Una Venezia che lotta per restare Venezia. Lo spettacolo è stato presentato quest’estate in anteprima al Festival “Le notti estive fiumane”, è stato al Festival Internazionale MITE di Lisbona, in prima al Festival internazionale della Biennale di Venezia e quindi a due Festival estivi in Sardegna. Il progetto è coproduzione con il Teatro Stabile della Sardegna, Cagliari e Il Teatro Nacional D. Maria II, Lisbona. La regia è di Toni Cafiero. In scena Galiano Pahor, Leonora Surian, Mirko Soldano, Rosanna Bubbola, Elena Brumini, Rita Cruz, Woody Neri, Massimo Nicolini, Piergiuseppe Di Tanno Riva u druzi Un testo “istriano”, poim con “Riva i druzi”, lavoro teatrale che Milan Rakovac ha tratto del suo romanzo “Riva i druzi” e al quale quest’anno è andato il premio “Marin Držić”. L’opera si ispira a fatti realmente accaduti (siamo a Pola nel ‘47): li guarderemo attraverso gli occhi di un ragazzino e di un classico voltagabbana. Innocenza e tornaconto? Regia affidata a Larry Zappia. Il Signor Bonaventura Sergio Tofano, attore, disegnatore e scrittore è il padre del signor Bonaventura. Il classico signore dei fumetti italiani del Novecento. Ebbene, dai fumetti al teatro. Tofano scrisse per Bonaventura e altri personaggi disegnati, sei commedie. Ed è stato succeso di pubblico. Opera comica, “Il Signor Bonaventura veterinario per forza” è richiamo a teatro per un pubblico di ragazzi e adulti. Gli attori saranno diretti da Giorgio Amodeo. Buonanotte Desdemona Ed infine, in coproduzione con l’Associazione Teatra- le Indipendente per la Ricerca Teatrale (A.T.I.R.) di Milano, “Buonanotte Desdemona (Buongiorno Giulietta) di Anne Marie MacDonald, commedia per la regia di Serena Sinigaglia. Un omaggio mixando, stravolgendoli, due fra i più conosciuti testi shakespeariani: “Otello” e “Romeo e Giulietta”. Desdemona, sanguinaria, sogna di diventare un’Amazzone, Romeo poveraccio, per- «Goldoni terminus» in tournèe già ad ottobre; il 18 sarà ad Albona, il 20 a Lussinpiccolo, il 22 ad Umago, il 24 e 25 a Pola, il 26 a Capodistria a Shakespeare, questo testo e la sua messa in scena. Omaggio e parodia allo stesso tempo, de la patina shakespeariana e diventa giovanotto vacuo e farfallone. 4 Mercoledì, 2 ottobre 2007 Mercoledì, 2 ottobre 2007 IL CARTELLONE Teatro cittadino - Pola Solo la parte fredda, al Teatro Popolare Istriano di Pola: come prassi, per ora è fatto il cartellone invernale. A tutto dicembre, il pubblico dovrebbe avere l’opportunità di applaudire due produzioni, cinque spettacoli ospiti, concerti, programmi ragazzi. Il programma ci sarebbe tutto, con il placet del Consiglio per il teatro, ma intanto è stato illustrato questoprimo tratto di strada artistica. Prodotto in casa “L’altro per l’uno” (“Drugo za jedno”), regia-coreografia di Matija Ferlin che vedrà in scena Dijana Vidušin e Matija Ferlin. Il “bello” dell’autunno, “Dolcemente e brutalmente” (Nježno i okrutno) di Martin Crimp, ispirato a Sofocle per la regia di Lawrence Kiiru. “Svoga tela gospodar” (Padrone del proprio corpo) di Slavko Kolar, produzione dello zagabrese “Komedija” il primo spettacolo ospite. Sarà a Pola anche “Goldoni terminus” per la regia di Toni Cafiero, del “Dramma Italiano” di Fiume in coproduzione con il Teatro Stabile della Sardegna, Cagliari ed il Teatro Nazionale “D. Maria” di Lisbona, presentata con successo alle Notti estive fiumane, alla biennale veneziana ed a Lisbona. Ospite la compagnia del “Gavella” con “Quarta sorella” (Četvrta sestra), regia di Janusz Glowacki, la “Histrion” porterà “Zagrebački orkestar” con regia e adattamento di Dražen Ferenčina. Un ritorno, i nfine, “In visita dal signor Green” di Jeff Baron con la “Planet Art”. Teatro cittadino - Capodistria Teatro Nazionale Ivan de Zajc - Dieci titoli all’”Ivan de Zajc” per il Dramma Croato in una Stagione omaggio a William Shakespeare. TAnto che si metterà in scena l’”Otello”, dramma d’amore e odio, con una mano sulla porta che apre alla tragedia. La storia sarà diretta da Diego De Brea. Di Shakpespeare anche una commedia, “La bisbetica domata”: guerra tra i sessi, verve, comicità, dinamicità. La storia di Bianca e Caterina, anzi le storie delle due sorelle lette dal maestro dell’animo umano che l’Inglese è stato. Regia Vito Taufer. “Nunsense” è musical di Dan Goggin, successo dell’off Broadway. Situazione improbabile, grottesca: cinque suore devono mettere su un qualcosa di beneficenza per la raccolta di fondi. Umanitarie per chi? Mah, per una maxi sepolura di una cinquantina di suore avvelenate da un errore di una cuoca. Possibile? Nunsense. Regia Mojca Horvat. Di Ivica Prtenjača, “Pranzo domenicale”. Luogo dell’azione Fiume. Una qualsiasi domenica, una famiglia al tavolo del pranzo. Con tutto quello che fa pranzo domenicale: antipasto, arrosto, dessert, e alla TV Formula 1. Solo che i componenti la famiglia non sono quelli di ieri: la notte ha portatoqualcosa di nuovo ad ognuno di essi. Che cosa, per ora, lo sa Ivica Prtenjača. Poi “Turbo folk”, categoria che si è da sola presa prepotentemente la patente di fenomeno sociale. Replica di “Figlio di nessuno” di Mate Matišić per la regia di Vinko Brešan, “Amadeus” di Peter Shaffer e regia di Tomi Janežič; “Le nozze di sangue” di Federico Garcia Lorca e regia di Damir Zlatar Frey; “Poligraf” di Robert Lepage i Marie Brassard per la regia di Dino Mustafić e “Jazz” di Filip Šovagović e regia di Ivica Buljan. L’Opera invece propone “Ero il fidanzato caduto dal cielo” di Jakov Gotovac con la regia di Krešimir Dolenčić, l’”Ape Maja” opera per ragazzi di Brno Bjelinski diretta da Ivan Leo Lemo, “Macbeth” di Giuseppe Verdi con regia di Ozren Prohić, “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini e regia di Ozren prohić, la “Tosca” di Puccini con la regia di Damir Zlatar Frey, “Judita” di Frano Parać diretta da Petar Selem, “Nikola Šubić Zrinjski” di Zajc per la regia di Krešimir Dolenčić, per la regia di Boyko Bogdanov “Jalta Jalta” di Milan Grgić - Alfi Kabiljo e “Rigoletto” di Verdi diretto da Zlatko Kauzlarić Atač. Politeama Rossetti Trieste Teatro lirico Giuseppe Verdi - Trieste Stagione importante, all’insegna della grande musica, al Teatro lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste, tempio della musica. Undici opere, sette concerti “classici” di musiche di Grandi dell’Ottocento e Novecento e due concerti jazz. “Ernani” di Giuseppe Verdi, “Peer Gynt” di Edvard Grieg, “Romeo e Giulietta” di Sergej Prokofjev, “Il Turco in Italia” di Gioacchino Rossini, “Iris” di Pietro Mascagni, “Anna Karenina”, balletto su musiche di Petr Ilič Čajkovskij, “I pescatori di perle” di George Bizet, “I sette peccati capitali” di Kurt Weil, “Trouble in Haiti” di Leonard Bernstein, “Roberto Devereux” di Gaetano Donizetti, “La Rondine” di Giacomo Puccini e ancora “The fairy queen” di Henry Purcell. Una stagione, a giudicare dal carnet (nomi importanti anche tra gli esecutori) che certamente saprà soddisfare anche i palati più esigenti in un cross over di generi e stili. 5 Non si smentisce il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: la stagione 2007/08 sarà tradizionalmente ricca. Sono 53 titoli articolati secondo gli itinerari tematici della prosa, del musical, della danza e degli altripercorsi. Inaugura la stagione “Vita di Galileo” di Brecht. Poi, sempre nella “Prosa”, produzione dello Stabile, “I due gemelli veneziani” con Massimo Dapporto, regia di Antonio Calenda. Il Piccolo Teatro di Milano porterà a Trieste “Inventato di sana pianta”. Irriverente “Sei Brillanti” con Paolo Poli, poi “La concessione del telefono” tratta da Andrea Camilleri. Suspence in “Delitto perfetto” di Geppy Gleijeses, classico con “Le voci di dedntro” di Eduardo De Filippo. “Il dubbio di Shanley” su temi scottanti, attualissimi: la storia di un prete sospettato di pedofilia. In“ L’una e l’altra” il conflitto fra due donne, intente a proteggere i propri affetti. “Le lacrime amare di Petra von Kant” propone il ritratto di una giovane donna di successo che anela a sentimenti assoluti ma li scopre offesi da dinamiche di potere e interesse. Ci sarà poi “Il berretto a sonagli” di Pirandello ed il capolavoro shakespeariano “La Tempesta” Otto i titoli per il cartellone Musical: “Parlami di me” (con Christian De Sica) “Se stasera sono qui” (Loretta Goggi), “Peter Pan” (con musiche di Edoardo Bennato), “Tre metri sopra il cielo” tratto dal romanzo di Federico Moccia, “Masaniello”, spettacolo di Tato Russo, sul rivoluzionario napoletano. I musical americani in cartellone: “Jekyll and Hyde” con le musiche di Frank Wildhorn, “High School Musical” con la Compagna della Rancia e classico classico “Hair” Molto nutrito anche il programma di altripercorsi, che presenta esclusivamente testi di drammaturgia contemporanea. Ecco i titoli: “Il Maestro e Cicogno; “Indemoniate” diretto da Massimo Somaglino; “La variante di Lüneburg”, tratta dall’omonimo romanzo di Paolo Maurensig. “Ercole in Polesine”; “Non svegliate Cecile” “Il Signor G.” di Giorgio Gaber; “Il contrabbasso” con Maurizio Micheli; “I Mi- serabili – io e Margaret Thatcher”; “Le storie del signor Keuner” con Moni Ovadia .”L’anima buona di Sezuan”; “Le cinque rose di Jennifer”, “Quale droga fa per me?” con Anna Galiena, “Dollìrio” di Nino Romeo; “Aldo Moro” sul conflitto etico e politico che ha lacerato l’Italia durante i 55 giorni del rapimento Moro. Con il cartellone Danza, un quasi “giro del mondo” con nomi internazionali: “Why” del coreografo americano Daniel Ezralow; gli australiani Tap Dogs; i Cosacchi del Don con coreografie tradizionali. Stile russo anche ne “Lo Schiaccianoci”; “Instinto nuovo” di Erica Boaglio e Adrian Aragon propone il tango; “Fin de Tierres” di Philippe Genty, Due le serate di danza con la Hubbard Street Dance Chicago, e per chiudere il Diavolo Dance Theatre. Tra gli eventi “fuori abbonamento” vanno segnalati il ritorno del monologo di Magris “Lei dunque capirà”, il nuovo spettacolo di Ennio Marchetto, con Giorgio Panariello “Faccio del mio meglio”, lo spettacolo “Kung Fu”, l’altra faccia della Cina con i monaci Shaolin e Wudang, il ritorno del musical “Grease” della Compagnia della Rancia, i musical per bambini “Scooby Doo live on stage” e “I Gormiti” e “Wild Weekend”. Inoltre sono in programma i concerti di musica leggera dei Negramaro e di Ornella Vanoni. “Selma e Lojzka”, “Il malloppo”, “Il sole e i piccoli soli”, “Il faro”, “Un tram chiamato desiderio”, “Don Chisciotte” e “Goldoni terminus”. Questo offre in abbonamento il Teatro cittadino di Capodistria nella stagione entrante. Sostanzialmente repliche, eccezion fatta per “Don Chisciotte” e lo spettacolo ospite del Dramma Italiano. Fuori abbonamento “Il campanile nella nuvola” e “La chiavetta d’oro”. È storia di casa, “Il campanile nella nuvola” e si richiama al significato che i campanili avevano nelle località della penisola. Che cosa fa un paese senza campanile? Il cartellone ragazzi offre gli sperimentati “Lučka ed il regalo più La Contrada Trieste La “Contrada” entra nella sua trentunesima stagione. Inaugurerà la commedia vernacolare “Vola Colomba”, scritta a quattro mani da Pierluigi Sabatti e Francesco Macedonio (che firma pure la regia), tratta dal libro di Sabatti “Un ottobre a Trieste”: flash back sul 26 ottobre 1954 ed il ritorno dell’Italia a Trieste (o di Trieste all’Italia). Saranno in “Vola Colomba” Ariella Reggio, Maria Grazia Plos, Adriano Giraldi, Gianfranco Saletta, Marzia Postogna, Paola Bonesi, Gualtiero Giorgini e altri, tra cui allievi dell’Accademia Teatrale “Città di Trieste”. Produzione della Contrada anche “Il divo Garry”, adattamento di Masolino D’Amico di “The present laughter” di Noël Coward. «Il divo Garry» è una commedia brillante che in modo disincantato e ironico descrive la società dell’epoca (il pezzo è nato nel 1939). E’ la storia di un affascinante attore di teatro circondato da donne, impresari, segretarie e fan che ormai sono talmente parte della sua vita da stravolgerla. Dietro le luci, dietro l’apparire, la commedia ci fa scoprire la solitudine dei personaggi. In scena Gianfranco Jannuzzo, Daniela Poggi, Paola Bonesi, Giovanni Boni, Davide Calabrese, Maria Serena Ciano, Adriano Giraldi, Alberta Izzo, Mirko Soldano e Danila Stalteri. La regia, ancora una volta è stata affidata a Francesco Macedonio. Fuori abbonamento, la Contrada, in coproduzione con la Compagnia “Le Belle Bandiere” proporrà “Il sottotenente Gustl”, interpretato da Marco Sgrosso. “Il sottotenente Gustl” è tratto dall’omonimo racconto di Arthur Schnitzler, su progetto ed elaborazione drammaturgica di Francesco Macedonio (sua la regia) e dello stesso Sgrosso. Mette in scena il monologo di una notte di un soldatino dell’esercito austroungarico alle prese con i propri demoni, all’avvicinarsi del crollo dell’Impero d’Austria. In finale di stagione, la nuova produzione sveviana, “Inferiorità” andato in scena quest’estate nel Parco del Civico Museo Sartorio. Si tratta di uno dei lavori più introspettivi e psicologicamente aggressivi di Svevo, che porta in scena quattro uomini, ognuno a suo modo prevaricatore e contemporaneamente sottomesso agli altri. Per la regia di Ulderico Manani, saranno in scena Adriano Giraldi, Maurizio Zacchigna, Manuel Fanni Canelles e Lorenzo Zuffi. bello”, “La principessa spagnola”, “Il pulcino saggio”, “Il sole ed i piccoli soli” e “Katka e Bunkec”. Così le produzioni. Interessante il carnet degli spettacoli ospiti. Primo “ospite”, con Giulio Bosetti, Marina Bonfigli e Sandra Franzo, l’”Antigone” di Sofocle per la regia di Bosetti. In scena la storia tragica di Antigone, che sfida le leggi terrene per rispondere a quelle più crudeli degli dei e ala propria coscienza. Con “Menopause The Musical”, scherzosa parodia del periodo della vita che tutte le donne affrontano e che quasi sempre è inteso come fine e non un voltare pagina. Jeanie Linders ne ha ricavato una commedia musicale che da anni miete successi in tutto il mondo. Interpreti esplosive, a Trieste, Marisa Laurito, Fioretta Mari, Marina Fiordaliso e Crystal White, per la regia di Manuela Metri. Classico classico con “La commedia degli errori” di William Shakespeare, con Giuseppe Pambieri, Micol Pambieri e Nino Bignamini. Due servi e due signori, assolutamente identici fra loro, daranno vita ad una serie di equivoci e situazioni paradossali. Giuseppe Pambieri, oltre che in scena, anche alla regia. Ancora commedia con Patrizia Milani e Carlo Simoni che interpreteranno la commedia “Il teatro comico” di Carlo Goldoni, un testo di “teatro nel teatro”. Regia Marco Bernardi. Contemporaneo con “La rosa tatuata” di Tennessee Williams, nell’interpretazione di Mariangela D’Abbraccio e Paolo Giovannucci, diretti da Francesco Tavassi. Nel 1955, con l’omonimo film, Anna Magnani vinse l’Oscar. E’ l’unica opera di Tennessee Williams in cui la commedia prevale sul pessimismo. Si riderà con lo spettacolo scritto da Dario Fo “Non si paga! Non si paga!” interpretato da Marina Massironi e Antonio Catania: una protesta … da ridere all’aumento dei prezzi. Il teatro è vita: prendendo spunto dallo scritto, un giorno gli acquirenti decisero di pagare la metà del dovuto. E oggi? “Indovina chi viene a cena?”. Hollywood ingaggiò per il film Katharine Hepburn e Spencer Tracy; oggi, per il palcoscenico, Gianfranco D’Angelo e Ivana Monti, diretti da Patrick Rossi Gastaldi. La figlia presenta ai genitori il fidanzato di colore. Concluderà la stagione ufficiale della “Contrada”, la commedia con musiche “Io speriamo che me la cavo”, ispirata al best seller di Domenico D’Orta. Il maestro che va ad insegnare nella scuola che da piccolo ha frequentato è Maurizio Casagrande. Musiche evocative di Enzo Gragnaniello fanno da colonna sonora a storie comiche, esilaranti e tenere. Regia e coreografie di Domenico M. Corrado 6 palcoscenico Martedì, 2 ottobre 2007 ALFATEATRO Personaggi del palcoscenico dall’A alla Z «A» come ... «A» come ... Le origini di Arlecchino sono forse francesi (Herlequin o Hellequin), ma la sua vita teatrale ha inizio con la commedia dell'arte nella quale rappresenta lo servo o "zanni". Il primo ad averne usato il nome, probabilmente è stato Alberto Naselli. Arlecchino rappresentò il tipo di servo ladro e bugiardo (detto così il personaggio potrebbe risultare antipatico, invece...), comicamente idiota (o fa solo finta?) e ruffiano in eterna lotta con il padrone e occupato e preoccupato a placare un'insaziabile grottesca fame. Nonostante le non poche pecche, Arlecchino diventò, siamo già nel XVII sec. la più popolare e simpatica maschera. Merito di interventi che riuscirono a rendere meno grezza la sua personalità e la parlata, l'abito diventò allegramente policromatico. Arlecchino, con gli altri personaggi che fecero la Commedia dell'Arte, andò in scena fino alla fine del XVIII secolo. Con l'inizio del XX secolo rinasce una certa curiosità per la Commedia dell'arte (se ne occuparono molti critici, da Konstantin Miclaševskij ad Allardyce Nicoll da Silvio D'Amico a Benedetto Croce). Alcuni registi teatrali tentarono l'impresa di rimettere in scena il teatro delle maschere, ma il vero problema era trovare degli attori veramente capaci di esprimere le passioni col corpo perché nascosti dalla maschera. Fra i registi che riuscirono nell'intento i due più famosi, Max Reinhardt e Giorgio Strehler. Per rimettere in scena Arlecchino, entrambi scelsero "Il servitore di due padroni" di Goldoni. Questa commedia goldoniana era stata scritta per evidenziare la presenza scenica di Antonio Sacco che è il vero e proprio mattatore di tutta la vicenda, una commedia costruita ad hoc per un grande Arlecchino. Nonostante le difficoltà nel reperire attori all'altezza del ruolo, Reinhardt "trovò" Hermann Thimig e Strehler individuò Arlecchino in Marcello Moretti e poi Ferruccio Soleri. ... Arlecchino Tra gli Arlecchini famosi del passato Alberto Naselli (1540 - 1584) noto come Zan Ganassa; Tristano Martinelli (1557 - 1630 ) della compagnia del Duca di Mantova poi degli "Accesi"; Drusiano Martinelli, fratello di Tristano; Dominique Biancolelli (1636 - 1688 ); Evaristo Gherardi (1662 - 1700) attore della Comédie Italienne; Carlo Bertinazzi (1710 - 1783) detto "Carlin" Arlecchino; Tommaso Visentini (1682 - 1739) detto "Thomassin" altro famoso Arlecchino della Comédie Italienne; Antonio Sacco o Sacchi (1708 - 1788) "Truffaldino" il più celebre Arlecchino italiano del XVIII secolo che lavorò con Goldoni e Gozzi. ... Antigone “Ma per me non fu Zeus a proclamare quell’editto, né la Giustizia che dimora tra gli Dei. [...] Io seguo le leggi sacre e incrollabili degli Dei, leggi non scritte, di quelle io un giorno dovrò subire il giudizio. [...] E non credevo che i tuoi bandi fossero così potenti da sovrastare e sovvertire le leggi morali degli Dei.” Parla così Antigone, figlia di Edipo e di Giocasta, madre di Edipo. Antigone era sorella di Ismene, Eteocle e di Polinice. La sua storia inizia dove finisce la tragedia di Sofocle “Edipo re”, ovvero quando Edipo affida le figlie allo zio Creonte e va in esilio. Quando Edipo, preso atto di quanto compiuto, cioè di avere ucciso il padre e avere sposato la madre, Giocasta, si accecò, scacciato da Tebe, peregrinò per tutta l’Attica. Quando giunse presso il bosco sacro alle Eumenidi, nel quale era vietato l’ingresso ai profani, decise di entrarvi e le Eumenidi fecero strazio del suo corpo. Antigone a questo punto de- ... Amleto cide di ritornare a Tebe dove era appena iniziata la guerra dei Sette contro la città causata da discordie fra i suoi fratelli che vicendevolmente si erano uccisi. Quando vi giunse Creonte, il nuovo re di Tebe, fratello di Giocasta, emanò un bando che proibiva la sepoltura di Polinice, uno dei due fratelli di Antigone, lasciando il suo corpo in pasto ai cani. Antigone, disobbedendo agli ordini di Creonte (perchè solo agli Dei è chiamata a rispondere), seppellì degnamente il fratello attirandosi addosso le ire di Creonte che diede così ordine di murarla viva. Tiresia, l’indovino cieco, individuò la prigione-tomba di Antigone che fu aperta dopo qualche giorno: troppo tardi per Antigone, già morta. Alla vista del suo corpo senza vita, Emone, figlio di Creonte e fidanzato di Antigone, si tolse la vita. Un dolore innesca un altro: si tolse la vita anche la madre di Emone provocando così anche la morte volontaria di Creonte. “Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli. Morire, dormire, nulla di più, e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte. Morire, dormire.” Così si rode Amleto, il principe che arriva ad uccidere il patrigno per vendicare la morte del padre. Tutto inizia quando quest’ultimo, ucciso dal fratello, gli si presenta per rivelargli di essere stato vittima di un omicidio premeditato ed ora, poiché morto senza essersi potuto liberare dei propri peccati, è costretto alla pene del Purgatorio. Questa sofferenza del fantasma/padre porta Amleto a tramare vendetta. Amleto principe, diventa quindi eroe che uccide per vendicare la morte del padre, con un’azione vista, nell’opera di Shakespeare, in modo positivo e giustificabile; quasi un cavaliere medievale che difende l’onore. Per poter raggiungere lo scopo, tradito dallo zio e dalla madre che con il fratello del marito aveva una relazione (troppi tradimenti anche per un principe!), Amleto si finge pazzo. In un soliloquio esprime i suoi pensieri più profondi, invitando chi lo ascolta riflettere. “Essere o non essere, questo è il problema”; ovvero, chi è da considerarsi più gran- de, chi si sottomette ai capricci della fortuna e del destino o chi combatte contro le avversità? Shakespeare sottolinea che una via di fuga dalle sofferenze c’è, ed è il suicidio. Fortunatamente poco praticato perchè, a conti fatti, non si sa il dopo. È la paura dell’ignoto, del mistero a impedire all’uomo dal compiere un tale gesto e lo incatena in questo mondo. “Un passaggio verso l’eternità”, dice Gertrude, madre di Amleto. Così il principe sopporta tutte le avversità. Che certo non lo risparmiano. Perde, dunque il padre, respinge Ofelia della quale è innamorato, manca unoccasione per uccidere Claudio (che gli ha ucciso il padre e fare quindi vendetta), uccide però Polonio - padre di Ofelia che da dietro una tenda assisteva ad un incontro-scontro tra lui e sua madre... non bastasse, con Claudio sempre pronto a tutto per mantenere regbo e vita, si lascia convincere ad affrontare Laerte fratello di Ofelia che, impazzita si era gettata nel lago. La spada di Laerte è avvelenata e per Amleto, colpito da questa, è la fine ma riesce comunque a ferire mortalmente Laerte. Gertrude, che non era andata per il sottile, beve il veleno destinato ad Amleto. Muore avvelenato lo stesso Claudio. Eroe, povero Amleto, fin che si vuole, ma quel che è troppo è troppo: oggi, sdoganati da cavallerie e cavallerismi, si sarebbe deciso diversamente. Ma non sarebbe stato Personaggio. palcoscenico 7 Martedì, 2 ottobre 2007 TEATRALIA Assegnati gli Olimpici Quelli che il Teatro premia Quelli che il Teatro premia A ssegnati a metà settembre gli Olimpici del Teatro, i Premi Eti, in quella che si potrebbe definire una “Notte degli Oscar” che si svolge al teatro Olimpico di Vicenza. Premi e applausi dopo che oltre quattrocento tra artisti e addetti ai lavori hanno sezionato e valutato il palcoscenico.Prosa, attore/ attrice protagonista, regista, monologo, innovazione, musical, attore/attrice non protagonista, musiche, scene, costumi. Ed il premio speciale consegnato a Carlo Giuffrè, definiti “il custode più alto della tradizione attorale napoletana”. Di seguito concorrenti e vincitori. Edoardo Erba MIGLIORE SPETTACOLO DI PROSA: “Il re muore” regia di Pietro Carriglio. “Le smanie per la villeggiatura” regia di Vetrano-Randisi-Bucci-Sgrosso. “Le voci dentro” , regia di Francesco Rosi MIGLIOR MUSICAL O COMMEDIA MUSICALE “Chantecler” regia di Armando Pugliese “Masaniello”, regia di Tato Russo “Tutti insieme appassionatamente”, regia di Saverio Marconi MIGLIORE SPETTACOLO DI INNOVAZIONE “La buona madre” , regia di Stefano Pagin “Macbeth”, regia di Elena Bucci con la collaborazione di Marco Sgrosso “Roma ore 11”,regia di Mandracchia-RealeToffolatti-Torres MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA Laura Marinoni per “Le lacrime amare” di Petra Von Kant Ottavia Piccolo per “Processo a Dio” Paola Quattrini per “Un Tram che si chiama desiderio” MIGLIOR INTERPRETE MASCHILE/ FEMMINILE DI MONOLOGO o “one man show” Anna Galiena per “Quale droga fa per me?” Saverio LA Ruina per “Dissonorata” Maria Paiato per “Un cuore semplice” MIGLIOR ATTORE NON PRTAGONISTA Lorenzo Lavia per “Misura per misura” Ugo Pagliai per “Eracle” Massimo Verdastro per “Gli Uccelli” MIGLIOR ATTRICE NON PRTAGONISTA Anna Bonaiuto per “Inventato di sana pianta” Giovanna Rauso per “Eracle” Patrizia Zappa Mulas per “Les Bonnes” MIGLIORE ATTORE/ATTRICE EMERGENTE Francesco Bonomo per “Misura per misura” ex aequo Federica Fracassi per “Le muse orfane” ex aequo Susanna Proietti per “La Presidentessa” Si è spento Marcel Marceau Ottavia Piccolo MIGLIORE REGISTA Pietro Carriglio per “Il re muore” Pierluigi Pizzi per “Una delle ultime sere di Carnovale” Armando Pugliese per ”Questi fantasmi” MIGLIORE SCENOGRAFO Carmelo Giammello per “Misura per misura” Enrico Job per “Le voci di dentro” Carlo Sala per “La bottega del caffè” MIGLIOR COSTUMISTA Pierluigi Pizzi per “Una delle ultime sere di Carnovale” Silvia Polidori per “Chantecler” Andrea Viotti per “Le nozze di Figaro” MIGLIOR AUTORE DI MUSICHE Matteo D’Amico per “Il povero Piero” Enzo Gragnaniello per “Chantecler” Germano Mazzocchetti per “Gastone” MIGLIORE AUTORE DI NOVITA’ ITALIANA Edoardo Erba per “Margarita e il gallo” Stefano Massini per “Processo a Dio” Spiro Scimone per “La busta” Addio, dolcissimo Bip Se n’è andato, il 22 settembre, Marcel Marceau, il Charlie Chaplin del mimo. Il più celebre in assoluto. Se n’è andato in silenzio, come in silenzio aveva percorso il Teatro, elevando ad arte quello muto, senza parole, tutto gestualità. Nato a Strasburgo nel 1923 con il nome di Marcel Mangel, divenne Marcel Marceau nel 1939, per nascondere le origini ebraiche. Entrato nella Resistenza nel 1944, a guerra finita avrebbe voluto dedicarsi alla pittura: il teatro ebbe il sopravvento. La prima apparizione nel 1947 in “Baptiste”. La fama arrivò con una creatura tutta sua, Bip, figura lunare, protagonista di brevi brani, alcuni rimasti nell’immaginario popolare (il cacciatore di farfalle, il fabbricante di maschere). Il clown silenzioso con maglietta a strisce orizzontali, faccia bianca e cappello a cilindro defor- mato ornato da un fiore rosso, diventò poi il suo alter-ego, un Pierrot del XX secolo dall’animo nobile e fragile. Genio solitario, ha portato i suoi spettacoli in lunghe tournée in tutto il mondo: hanno fatto storia, tra gli altri, Il mantello (1951) e Un Pierrot di Montmartre (1952). Diventato famoso anche oltre oceano, Marceau ha fatto cinema: First class, Shanks, Barbarella (di Roger Vadim), Silent movie, ovvero L’ultima follia (di Mel Brooks).. “Il mio mestiere è non parlare” - disse Marceau in un’intervista -. Il mimo è il testimone silenzioso della vita di un uomo. Questa arte tocca le coscienze del mondo intiero senza distinzioni di lingua, di razza e di colore e consente di creare veramente un’unione fra tutte le persone del mondo”. “Il mimo, come la musica, non conosce confini né nazionalità”. 8 palcoscenico Martedì, 2 ottobre 2007 CARNET PALCOSCENICO rubriche a cura di Daniela Rotta Stoiljković INVITO A TEATRO - Il cartellone del mese IN ITALIA IN CROAZIA Teatro Nazionale Ivan de Zajc - Fiume Teatro lirico G. Verdi - Trieste 3, 4, 5 e 6 ottobre ore 19,30 Ero, il fidanzato caduto dal cielo opera comica di Jakov Gotovac. Regia Krešimir Dolenčić 5 ottobre ore 20,30; 6 ottobre ore 17,30 Concerto sinfonico Musiche di Ludwig Van Beethoven e Franz Schubert. Orchestra e coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Direttore Gerd Albrecht 9 e 10 ottobre ore 19,30 Figlio di nessuno di Mate Matišić. Regia Vinko Brešan. Interpreti Božidar Alić, Zdenko Botić, Olivera Baljak, Damir Orlić, Nikola Stanišić, Leonora Surian 12 ottobre ore 19,30 Tango balletto di Edward Clug. Regia e coreografia Edward Clug 13 ottobre ore 19,30 Circus Primitif Balet balletto di Zelwer. Coreografia e regia Staša Zurovac Dvorak. Orchestra e coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Direttore Marko Letonja 26 ottobre ore 20,30; 28 ottobre ore 17,30 Concerto sinfonico Musiche di Richard Wagner e Joseph Anton Bruckner. Orchestra e coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Direttore Stefan Soltesz 12 ottobre ore 20,30; 14 ottobre ore 17,30 Concerto sinfonico Musiche di Claude Debussy, Maurice Ravel e Hector Berlioz. Orchestra e coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Direttore Frederic Chaslin Concerto sinfonico Musiche di Johannes Brahms e Antonin Robert Kolar, Davor Lešić, Igor Vlajnić, Ivan Zorco 19 ottobre ore 20,30; 21 ottobre ore 17,30 22 e 23 ottobre ore 19,30 Tosca di Giacolo Puccini. Regia Damir Zlatar Frey, Direttore d'ochestra Nada Matošević. Interpreti Francesca Patanè, Olga Kaminska, Mirella Toić, Davor Lešić, Voljen Grbac Politeama Rossetti - Trieste 25, 26 e 27 ottobre ore 19,30 Nikola Šubić Zrinjski opera di Ivan de Zajc. Regia Krešimir Dolenčić. Interpreti Valentin Enčev, Armando Puklavec, Mirko Čagljević, Mirella Toić 31 ottobre ore 20,30 Concerto Jazz Meeting Symphony con il “MARKUS STOCKAUSEN TRIO” - Orchestra Sinfonica del Teatro “Giuseppe Verdi” Ciclo: Prosa 9, 11, 12 e 13 ottobre ore 20,30; 10 e 14 ottobre ore 16 Vita di Galileo di Bertolt Brecht. Regia Antonio Calenda. Interpreti Franco Branciaroli, Lello Abate, Giancarlo Cortesi, Daniele Griggio, Giorgio Lanza, Lucia Ragni, Alessandro Albertin, Giulia Beraldo, Tommaso Cardarelli, Emanuele Fortunati, Jacopo Venturiero, Nicole Vignola 29 ottobre ore 12 e 19,30 Dramma Italiano Goldoni terminus di Erba Štivičić - Zink. Regia Toni Cafiero. Coproduzione con il Teatro Stabile della Sardegna, Cagliari e Il Teatro Nacional D. Maria II, Lisbona 29, 30 e 31 ottobre ore 21 Indemoniate drammaturgia di Giuliana Musso, Carlo Tolazzi. Regia Massimo Somaglino. Interpreti Sandra Cosatto, Marta Cuscunà, Riccardo Maranzana, Federico Scridel, Massimo Somaglino Giovanni Battista Storti Ciclo: Fuori abbonamento 22 e 23 ottobre 21 Negramaro live a teatro con Negramaro Ciclo: Altri Percorsi 12, 13, 16, 17, 18, 19, 20, 24, 25, 26 e 27 ottobre ore 21; 14, 21 e 28 ottobre ore 17; 23 ottobre ore 21,30 Il Maestro e Cicogno di Renzo S. Crivelli. Regia Manuel Giliberti. Interpreti Fulvio Falzarano 18 e 19 ottobre ore 19,30 Judita di F. Parać. Regia Petar Selem. Interpreti Nelli Manuilenko, Terezija Kusanović, Ivica Čikeš, Voljen Grbac, Siniša Štork, Sergej Kiseljev, Ivanica Lovrić, Vanja Kruljac, Ciclo: Musical e grandi eventi 30 e 31 ottobre ore 21,30 Peter Pan - Il Musical ispirato al romanzo di J.M.Barrie. Regia Maurizio Colombi. Interpreti Manuel Frattini, Claudio Castrogiovanni, Alice Mistroni e la partecipazione di Riccardo Peroni Teatro cittadino - Pola 2 ottobre ore 9,30; 11,30 e 18 Ana e Matija nelle fiabe di Ana Rumak e Matija Ljuba Goran Navojec, Ivica Vidović, Ozren Grabarić, Aleksandar Seksan 5 ottobre ore 20 Padrone del proprio corpo di Slavko Kolar. Regia Želimir Mesarić 24 e 25 ottobre ore 20 Goldoni Terminus di Erba Štivičić - Zink. Regia Toni Cafiero. Coproduzione con il Teatro Stabile della Sardegna, Cagliari e Il Teatro Nacional D. Maria II, Lisbona. Con la Compagnia del Dramma Italiano di Fiume 11, 12 e 13 ottobre ore 20 L'altro per l'uno coreografie di Matija Ferlin 18 ottobre ore 20 Orchestra Titanic di Hristo Boytchev. Regia Dino Mustafić. Interpreti Lucija Šerbedžija, 26 ottobre ore 20 Kursadžije di Saša Pantić. Regia Saša Popović IN SLOVENIA Teatro cittadino - Capodistria 19 e 20 ottobre ore 21 Ercole in Polesine di Natalino Balasso. Regia Natalino Balasso. Interpreti Natalino Balasso La Contrada - Trieste 5, 6, 10,11, 12, 13, 17, 18, 19 e 20 ottobre ore 20,30; 7, 9, 14, 16 e 21 ottobre ore 16,30 Vola colomba di Pierluigi Sabatti e Francesco Macedonio. Regia Francesco Macedonio. Interpreti Ariella Reggio, Maria Grazia Plos, Adriano Giraldi, Gianfranco Saletta, Marzia Postogna, Paola Bonesi, Mari Delconte, Gualtiero Giorgini, Ornella Serafini, Paola Saitta, Orlando Sanna, Tina Sossi, Sara Zanni Anno III / n. 8 2 ottobre 2007 13 ottobre ore 10 e 11 L'uovo spettacolo per ragazzi di Zlatko Krilić. Regia Luka Martin Škof. Interpreti Luka Cimprič, Mojca Fatur, Vesna Maher, Dana Petretič, Siniša Bukinac “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina 18, 19, 23 e 27 ottobre ore 20; 22 e 23 ottobre ore 16 Don Chisciotte di Mihail A. Bulgakov. Regia Jaka Ivanc. Interpreti Vladimir Vlaškalič, Gregor Zorc, Gorazd Žilavec, Mojca Fatur, Danijel Malalan, Vesna Maher, Vesna Zornik, Davor Herceg Redattore esecutivo: Carla Rotta / Impaginazione: Andrea Malnig Collaboratori: Daniela Rotta Stoiljković Foto: Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: PALCOSCENICO Il presente supplemento viene realizzato nell’ambito del Progetto EDIT Più in esecuzione della Convenzione MAE-UPT n. 1868 del 22 dicembre 1992 Premessa 8, supportato finanziariamente dall’UI-UPT e dal Ministero Affari Esteri della Repubblica italiana.