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OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO
GALILEI
28019 SUNO (NO) - Tel. 032285181 - 032285210
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BOLLETTINO N. 252
Mercoledì 6 ottobre 2010, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del primo
mercoledì di ogni mese, vi sarà una serata di osservazioni al telescopio.
La Luna non sarà visibile in quanto prossima al novilunio; pertanto si potranno osservare gli oggetti
del cielo profondo autunnale, quali la galassia di Andromeda e la nebulosa anulare della Lira.
Giove sarà visibile tutta notte nella costellazione dei Pesci ed in congiunzione con Urano.
Venere e Marte saranno visibili al tramonto molto bassi all’orizzonte ovest nella costellazione della
Bilancia, immersi nel bagliore del crepuscolo.
Mercurio e Saturno non saranno visibili in quanto in congiunzione con il Sole.
MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI
Sempre in comune di
Orta
troviamo
due
quadranti sull'Isola di San
Giulio. Il primo è situato
sulla parete di Casa
Tallone prospiciente il
lago.
Ha ore francesi, stilo
polare, una cornice molto
elaborata con eleganti
drappeggi ed il motto:
“OMNE
MOVEATUR
MOVETUR”.
(a cura
Trani)
di
AD
QUOD
ALIO
Salvatore
RECENSIONI
MICHELE T. MAZZUCATO
GIOVANNI VIRGILIO SCHIAPARELLI
Centenario della morte 1910-2010
Ed. Tassinari – Firenze 2010 - Pag. 72 - Formato 16,5 x 22,5
cm
Giovanni Virginio Schiaparelli (Savigliano, 14 marzo 1835 –
Milano, 4 luglio 1910) è stato un astronomo e storico della
scienza italiano.
Fu inoltre senatore del Regno d'Italia, membro
dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia delle Scienze di
Torino e del Regio Istituto Lombardo, ed è noto
particolarmente per i suoi studi su Marte.
Laureatosi in ingegneria all'Università di Torino nel 1854,
studiò astronomia all'Osservatorio di Berlino sotto Johann
Franz Encke e all'Osservatorio di Pulkovo sotto Otto Struve.
Rientrato in Italia nel 1860, venne nominato "secondo
astronomo" all'Osservatorio di Brera e, nel 1862, direttore.
Nel 1867 pubblicò la memoria "Note e riflessioni intorno alla
teoria astronomica delle stelle cadenti", nella quale teorizzò il
nesso tra meteore e comete.
Nel 1877 iniziò i suoi studi su Marte, cui è legata la celebre vicenda dei canali del pianeta rosso e
della loro germinazione. Importanti anche i suoi studi di storia dell'astronomia.
Compì undicimila misure tra le stelle doppie. Tra i risultati astronomici, vi fu la scoperta dell'asteroide
69 Hesperia, il 26 aprile 1861, e la dimostrazione dell'associazione degli sciami meteorici delle
Perseidi e delle Leonidi con le comete. Schiaparelli verificò, per esempio, che l'orbita dello sciame
meteorico delle Leonidi coincideva con quella della cometa Tempel-Tuttle. Queste osservazioni
condussero l'astronomo a formulare l'ipotesi, molto successivamente rivelatasi esatta, che gli sciami
meteorici potessero essere residui cometari.
Schiaparelli fu uno dei maggiori studiosi del suo secolo della storia dell'astronomia antica. Fu tra
l'altro il primo a capire che le sfere omocentriche di Eudosso di Cnido e di Callippo di Cizico, a
differenza di quelle usate da molti astronomi di epoche successive, non erano concepite come sfere
materiali, ma solo come elementi di un algoritmo di calcolo analogo alla moderna serie di Fourier.
Propose inoltre un'ingegnosa ricostruzione del sistema planetario di Callippo, che è ancora la base
degli studi su questo argomento.
Molto popolari presso il grande pubblico furono le osservazioni al telescopio del pianeta Marte
compendiate da Schiaparelli in tre pubblicazioni: "Il pianeta Marte" (1893), "La vita sul pianeta Marte"
(1895) e "Il pianeta Marte" del 1909. Durante la grande opposizione del 1877, Schiaparelli osservò
sulla superficie del pianeta una fitta rete di strutture lineari che chiamò "canali". I canali di Marte
divennero ben presto famosi, dando origine a una ridda di ipotesi, polemiche, speculazioni e folklore
sulle possibilità che il pianeta rosso potesse ospitare forme di vita senzienti.
Nel centenario della morte, l’autore ripercorre la vita e le opere dell’astronomo di Savigliano che
probabilmente si può considerare come il secondo per importanza dopo Galileo.
(a cura di Silvano Minuto)
DIARIO ASTRONOMICO – OTTOBRE 2010
Data
1
1
2
Ora (TT)
02 41
05 52
01 01
2
03 06
4
5
03 30
00 09
6
7
7
7
7
7
9
15 38
00 20
08 00
17 00
20 44
21 01
00 50
9
19 01
9
10
21 10
03 37
11
17 13
12
14
15
17
18
18
19
07 00
23 27
05 07
03 04
01 21
20 17
01 12
20
12 22
20
16 01
21
21
04 00
18 00
23
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24
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03 36
02 44
05 10
21 28
25
13 33
26
11 30
27
27
27
02 00
20 00
22 23
28
00 53
Fenomeno
Saturno in congiunzione superiore con il Sole
Luna - Ultimo Quarto
La Luna occulta la stella 56 Geminorum di mag. 5.1. La riapparizione
avviene sul lembo oscuro. Occultazione visibile da tutto il Paese molto
bassa sull’orizzonte
La Luna occulta la stella 61 Geminorum di mag. 5.9. Riapparizione sul lato
oscuro, visibile da tutto il Paese
Minimo di Algol, ben osservabile
Luna 5.5° gradi a sud. Di Regolo (Alfa Leonis) mag. 1.3. Migliori condizioni
di visibilità dopo la levata della Luna, attorno alle 4 10 del giorno seguente
Luna al perigeo (359 455 km)
Minimo di Algol, fenomeno ben osservabile
Massima librazione lunare in latitudine. Visibile il polo nord
Marte 41’ a sud di Alfa-2 Librae (Zubenelgenubi
Luna Nuova
Venere stazionaria in Ascensione Retta
Massimo dello sciame meteorico delle Draconidi/Giacobimnidi, osservabili
dal 6 al 10 ottobre. Attività sporadica, fenomeno poco attivo
Luna 2.4° a nord di Venere. L’evento si verifica con gli astri bassi
sull’orizzonte
Minimo di Algol, ben osservabile
Luna 3.8° a sud di Marte. Migliori condizioni di osservabilità prima che la
Luna tramonti, attorno alle 19 20 del giorno precedente
Luna 1.5° a nord di Alfa Scorpii (Antares) di mag. 1.0. Migliori condizioni di
osservabilità poco dopo il tramonto, attorno alle 19 00
Massima librazione lunare in longitudine. Visibile il lembo occidentale
Luna – Primo Quarto
Nettuno 12’ a nord di Mu Capricorni mag. 5.1
Mercurio in congiunzione superiore con il Sole
Luna 4.3° a nord di Nettuno
Luna all’apogeo (405 428 Km)
La Luna occulta la stella Kappa Aquari di mag. 5. La scomparsa avviene
dietro il lembo oscuro; la riapparizione dal bordo illuminato avviene alle 2 20.
Occultazione visibile in tutto il Paese
Luna 6.4° a nord di Giove. Migliori condizioni di osservabilità prima che la
Luna tramonti, attorno alle 4 50
Luna 5.4° a nord di Urano. Migliori condizioni di osservabilità poco dopo il
tramonto, attorno alle 18 50
Massima librazione lunare in latitudine. Visibile il polo sud21
Massimo dello sciame meteorico delle Orionidi, osservabili dal 2 ottobre al 7
novembre
Luna Piena
Saturno 39’ a sud di Gamma Virginis di mag. 2.9
Minimo di Algol, ben osservabile
La Luna occulta la stella Zeta Arietis di mag. 4.9. La scomparsa avviene
dietro il bordo illuminato, mentre la riapparizione dal lembo oscuro si verifica
alle 22 32. Occultazione visibile in tutto il Paese
Luna 2.1° a sud di M 45 (Le Pleiadi). Migliori condizioni di osservabilità dopo
la levata della Luna, attorno alle 19 20
Luna 6.9° a nord di Alfa Tauri (Aldebaran) mag 0.8. Migliori condizioni di
osservabilità poco prima dell’alba, attorno alle 7 10
Minimo di Algol, ben osservabile
Massima librazione lunare in longitudine. Visibile il lembo orientale
La LUna occulta la stella 1 Geminorum di mag. 4.3. La riapparizione avviene
sul lembo oscuro; occultazione visibile da tutto il Paese
La Luna occulta la stella 3 Geminorum di mag. 5.8. La riapparizione avviene
sul lembo oscuro. Occultazione visibile da tutto il Paese
29
29
30
31
31
03 10
22 50
14 45
03 00
17 11
Venere in congiunzione inferiore con il Sole
Minimo di Algol, ben osservabile
Luna – Ultimo Quarto
Torna in vigore il Tempo Medio dell’Europa Centrale
Marte a 1.4° a nord della stella Delta Scorpii di mag. 2.3
TT – 1 minuto = TU (TT tempo terrestre – TU tempo universale)
Tempo civile = TU più 1 ora o 2 ore (nel periodo di ora legale)
MANUALE AAVSO – PARTE TREDICESIMA
Pensando di fare cosa gradita a tutti, proseguiamo la pubblicazione della traduzione del manuale
AAVSO con le indicazioni per l’osservazione delle stelle variabili. Le prime quattro parti del manuale
sono state pubblicate in precedenti bollettini.
Novae – Questi sistemi binari ravvicinati consistono di una nana bianca in accrescimento come stella
primaria e di una stella di sequenza principale di piccola massa (un po’ più fredda del Sole) come
secondaria. La sintesi nucleare esplosiva sulla superficie della nana bianca, causata dal materiale
accumulato proveniente dalla secondaria, fa sì che il sistema aumenti di luminosità da 7 a 16
magnitudini in tempi da 1 a diverse centinaia di giorni. Dopo l’esplosione la stella si indebolisce
gradualmente, tornando alla luminosità iniziale in diversi anni o decenni. Alla massima luminosità lo
spettro è generalmente simile a quello delle giganti di classe A o F.
Novae ricorrenti – Questi oggetti sono simili alle novae, ma mostrano due o più esplosioni di ampiezza
leggermente minore nella loro storia conosciuta.
Novae nane – Queste sono sistemi binari stretti composti da una nana rossa (un po’ più fredda del
nostro Sole) e da una nana bianca circondata da un disco di accrescimento. L’aumento da 2 a 6
magnitudini è dovuto all’instabilità nel disco che ne forza del materiale a defluire (accumularsi) sulla
nana bianca. Esistono tre sottoclassi principali delle novae nane: le stelle U Gem, Z Cam e SU UMa.
U Geminorum – Dopo periodi di quiescenza al minimo di luminosità, queste stelle brillano
improvvisamente. A seconda della stella, l’eruzione avviene ad intervalli tra 30 e 500 giorni e dura di
solito tra 5 e 20 giorni.
Z Camelopardalis – Queste stelle sono fisicamente simili alle U Gem. Esse mostrano variazioni
cicliche, interrotte da intervalli di luminosità costante chiamati “intervalli di stabilità”. Questi intervalli
durano l’equivalente di diversi cicli, con la stella “bloccata” ad una luminosità a un terzo della strada
dal massimo al minimo.
Stelle simbiotiche – Questi sistemi binari stretti sono formati da una gigante rossa e da una stella blu
calda, entrambe immerse in nebulosità. Mostrano delle esplosioni semi-periodiche simili alle novae,
fino a tre magnitudini in ampiezza.
SU Ursae Majoris – Anch’esse fisicamente simili alle stelle U Gem, questi sistemi hanno due distinti
tipi di esplosione: una è debole, frequente e breve, con una durata tra 1 e 2 giorni; l’altra
(“superesplosione”) è luminosa, meno frequente, e lunga, con una durata tra 10 e 20 giorni. Durante
le superesplosioni appaiono piccole modulazioni periodiche (“supergobbe”).
Qui sotto sono due esposizioni di 20 secondi di U Gem prima dell’esplosione e dopo l’inizio
dell’esplosione. Le immagini sono state riprese dal Direttore dell’AAVSO Arne Henden, USRA/USNO,
usando un CCD con filtro V sul telescopio da 1 metro dell’U.S. Naval Observatory sito a Flagstaff,
Arizona. Sotto le fotografie c’è la rappresentazione artistica, dovuta a Dana Berry, del sistema U Gem
(notare la stella di tipo solare sulla destra, la nana bianca, e il disco di accrescimento che circonda la
nana bianca. Qui sotto sono due esposizioni di 20 secondi di U Gem prima dell’esplosione e dopo
l’inizio dell’esplosione. Le immagini sono state riprese dal Direttore dell’AAVSO Arne Henden,
USRA/USNO, usando un CCD con filtro V sul telescopio da 1 metro dell’U.S. Naval Observatory sito
a Flagstaff, Arizona. Sotto le fotografie c’è la rappresentazione artistica, dovuta a Dana Berry, del
sistema U Gem (notare la stella di tipo solare sulla destra, la nana bianca, e il disco di accrescimento
che circonda la nana bianca.
R Coronae Borealis – Queste supergiganti rare, luminose, povere di idrogeno e ricche di carbonio,
passano gran parte del tempo alla massima luminosità, indebolendosi occasionalmente fino a 9
magnitudini ad intervalli irregolari. In seguito esse tornano alla massima luminosità dopo un periodo
da alcuni mesi ad un anno. Le stelle di questo gruppo hanno tipi spettrali da F a K ed R.
STELLE BINARIE AD ECLISSE
Questi sono dei sistemi binari di stelle con un piano orbitale vicino alla linea di vista dell’osservatore.
Le componenti del sistema si eclissano periodicamente l’un l’altra, causando una diminuzione della
luminosità apparente del sistema così come viene visto dall’osservatore. Il periodo dell’eclisse, che
coincide col periodo orbitale del sistema, può andare dai minuti agli anni.
STELLE ROTANTI
Le stelle rotanti mostrano piccole variazioni di luminosità che possono essere dovute a macchie scure
o brillanti, o a chiazze sulle superfici stellari (“macchie stellari”). Le stelle rotanti sono spesso in
sistemi binari.
DANNI ALLA FLORA ED ALLA FAUNA
Questo è l'aspetto meno noto e che si sta cominciando a studiare da pochissimo tempo.
Certamente flora e fauna sono minacciate da ben altre forme di violenza gratuita dell'Uomo ma si è
recentemente scoperto (Università di Padova, cfr. "Il Cielo" ed. Biroma - dicembre 1997) che la luce
violenta delle illuminazioni stradali altera il ciclo notte-giorno dell'attività fotosintetica delle piante che
vivono in città, inducendo una sorta di stress e di "sofferenza" alle piante stesse che, assommato alle
altre forme di stress alle quali l'albero cittadino è sottoposto, può gravemente comprometterne la
sopravvivenza.
Il "Comitato Nazionale per la protezione del cielo notturno",
sorto in Francia nel 1994 sotto gli auspici della Societa'
Astronomica di Francia (ASF), sta lavorando per dimostrare
anche le ripercussioni biologiche dell'inquinamento luminoso.
Tali studi hanno dimostrato che potenti illuminazioni
artificiali possono disturbare la migrazione di uccelli, che
notoriamente di notte si orientano con le stelle.
Le ricerche dell'ASF hanno poi dimostrato che una specie
di farfalla notturna, la Falena "testa di morto" che migra
normalmente dall'Africa alla Scandinavia, viene disorientata
da potenti luci di campi sportivi e centri commerciali quando
passa sopra i cieli di Francia e Belgio. milioni di esemplari muoiono bruciati dal calore sprigionato
dalle luci di tali impianti. (fonte: Time, 16 dicembre 1996)
Vittime della luce sono anche le tartarughe marine che, uscite dall'uovo, scambiano le luci
dell'entroterra per il riflesso della luce delle stelle sulle superficie del mare e, invece di dirigersi verso
l'acqua, si dirigono sempre più verso terra, trovando la morte sulla spiaggia. (fonte:"PROTECTA" gruppo ed. SEDIFIM - gennaio 1996)
Inoltre sono in atto studi sul comportamento territoriale di alcuni uccelli che nidificano nei giardini di
città e che sembrerebbe alterato proprio dall'anomala illuminazione.
L'argomento è ancora molto recente e sarebbe auspicabile che le Università e gli etologi avviassero
studi anche su questo interessante argomento, magari con spunti per la compilazione di tesi di
laurea.
U GEMINORUM
AR 07 59 05 – D +22 00 04
Sistema doppio situato nella costellazione dei Gemelli, archetipo delle
novae nane. All'incirca ogni 100 giorni le reciproche interazioni tra le due
componenti danno luogo ad un'esplosione che ne incrementa
notevolmente la luminosità. Fu scoperta da John Russell Hind nel 1855
durante una di queste esplosioni, e da allora fu osservata con regolarità.
Si tratta di una stella binaria che consiste di due componenti che
interagiscono fortemente tra di loro, una nana bianca che orbita molto
vicina ad una nana rossa. La nana bianca ha un periodo orbitale molto
breve, pari a 4 h 11'; questa rapida orbita rende il sistema variabile, in
quanto le componenti transitano e si eclissano vicendevolmente ad ogni
rivoluzione.
Normalmente, la magnitudine apparente complessiva del sistema varia tra
14,0 e 15,1; tuttavia, in corrispondenza delle esplosioni, il sistema diviene
John Russell Hind
centinaia di volte più luminoso, raggiungendo la nona magnitudine.
Il periodo che intercorre tra un'esplosione e l'altra vale in media un centinaio di giorni; il periodo è
però altamente irregolare e varia tra 62 e 257 giorni. L'origine delle esplosioni risiederebbe nelle
instabilità che si originano nel disco di accrescimento che circonda la nana bianca, la quale assume
materia dalla compagna.
NUOVO PRESIDENTE UAI
Cari amici,
Vi informo che, nel corso del 43° Congresso Nazionale dell'Unione Astrofili Italiani, tenutosi a Napoli
dal 23 al 26 Settembre, si è proceduto al rinnovo del Consiglio Direttivo UAI.
A seguito delle operazioni di scrutinio delle schede il CD risulta così composto: Mario Di Sora
Presidente, Giorgio Bianciardi Vice-Presidente, Luca Orrù Segretario, Claudio Incaminato Tesoriere.
Gli altri Consiglieri saranno: Vincenzo Gallo,Maria Antonietta Guerrieri,Gianluca Masi, Carmen
Perrella e Salvo Pluchino.
I punti principali del programma che ho presentato, come nuovo Presidente UAI, sono:
1) rilancio e rafforzamento delle attività in collaborazione e a sostengo delle associazioni locali di
astrofili;
2) realizzazione dell'Osservatorio nazionale degli astrofili a Forca Canapine;
3) potenziamento delle attività di ricerca e di formazione scientifica degli Osservatori italiani non
professionali;
4)maggiore capillarizzazione della lotta all'inquinamento luminoso.
Nel ringraziare tutti coloro che hanno voluto sostenere la mia elezione e quella dei nuovi consiglieri
sono lieto di riportare il messaggio di saluto del Presidente uscente Emilio Sassone Corsi che, con
impegno veramente notevole, ha retto l'UAI negli ultimi 8 anni e a cui sono grato per avermi indicato
come suo successore.
Mario Di Sora
Presidente UAI
Cari Amici,
è con una punta di emozione e di malinconia che scrivo queste poche righe per salutare tutti voi.
Dopo quattro anni di vicepresidenza e otto di presidenza, da oggi non sono più il presidente
dell’Unione Astrofili Italiani. Faccio i migliori auguri di buon lavoro all’amico Mario di Sora, neopresidente UAI, e a tutto il Consiglio Direttivo eletto oggi dall’Assemblea dei Soci riunita a Napoli.
Questi lunghi anni dedicati alla gestione dell’UAI sono stati intensi ma anche difficili. La nostra
Associazione in questi anni, con il contributo di tanti soci, è cambiata, ha strutturato e ampliato il
proprio scopo e ha acquisito una visibilità molto maggiore. Ho cercato sempre di gestire il nostro
sodalizio cercando la massima condivisione degli obiettivi con tutti i soci e soprattutto con i membri
del Consiglio Direttivo. Negli ultimi anni, ma soprattutto nell’ultimo anno, questo equilibrio è venuto a
mancare a causa della difficoltà di rapporti con alcuni consiglieri. Queste difficoltà hanno condizionato
lo svolgimento dell’Assemblea dei Soci di Napoli che siamo riusciti a svolgere correttamente
nonostante le delibere del Comitato dei Probiviri. Spero che prevalga il buon senso in tutti coloro che
sono chiamati a gestire i prossimi anni di vita della nostra Associazione e, al di là dei contrasti
personali, venga data priorità al bene dell’UAI.
Come ho già avuto modo di dire in Assemblea e di scrivere in alcuni editoriali sulla nostra rivista
sociale, io non scomparirò dall’UAI. Se il Consiglio Direttivo UAI oggi eletto me ne darà la possibilità,
vorrei continuare a seguire il progetto dell’Osservatorio Nazionale UAI a Forca Canapine e contribuire
alla rivista sociale.
Desidero ringraziare ognuno di voi per il sostegno e il contributo che mi avete voluto dare in questi
lunghi anni.
Lunga vita all’UAI!
Emilio Sassone Corsi
DAL SATELLITE DELL’ESA
Un nuovo superammasso di galassie scoperto da Planck
Con dimensioni che possono arrivare alle centinaia di milioni di anni luce, queste strutture sono le più
grandi dell'universo
Il satellite Planck dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha scoperto un
gigantesco superammasso di galassie, una delle strutture più grandi
dell'universo. La struttura è composta da moltissime galassie avvolte da
un bozzolo di gas incandescente, grazie al quale è stata scoperta. Infatti
la radiazione cosmica a microonde emessa nell'universo primordiale,
che ha attraversato il superammasso prima di arrivare fino a noi, ha
acquistato energia dagli elettroni del gas incandescente (il fenomeno è
chiamato "effetto Sunyaev-Zeldovich", o SZ, dal nome dei due astrofisici
russi che lo hanno previsto fin dagli anni settanta).
Il satellite Planck, dotato di sensibilissimi sensori a microonde, ha
evidenziato che questi fotoni avevano un po' più di energia di quelli
provenienti dalle regioni circostanti. A questo punto un altro satellite
dell'ESA (Newton XMM) è stato puntato verso quella stessa direzione, scoprendo l'emissione a raggi
X del gas incandescente del superammasso.
Il gruppo di cosmologia osservativa G31 presso il dipartimento di fisica dell'Università "Sapienza" di
Roma ha contribuito alla costruzione dell'esperimento HFI (High Frequency Instrument) di Planck,
che ha eseguito le misure del superammasso. Ha realizzato tutti i preamplificatori criogenici dello
strumento e collabora all'analisi e all'interpretazione dei dati scientifici che Planck sta producendo.
Inoltre da molti anni, con propri esperimenti, esegue misure di ammassi di galassie tramite l'effetto
SZ, nella convinzione che questa misura sia una pietra miliare in questo campo di ricerca, e ne
confermi l'attualità e le potenzialità.
Afferma Paolo de Bernardis, coordinatore delle attività italiane per HFI: "E' grazie alla fantastica
sensibilità di Planck, ottenibile solo con un esperimento spaziale e criogenico, che si è potuto
eseguire una osservazione così precisa, e quindi scoprire nelle microonde un oggetto così enorme,
quando non era stato mai notato prima, né nel visibile, né in raggi X. Ma si può fare e si farà molto di
più sia con Planck che con altri nostri esperimenti."
"Osservando il segnale proveniente dall'ammasso in ben nove lunghezze d'onda molto diverse,
misurate simultaneamente da Planck, è stato possibile separarlo in modo inequivocabile dai segnali
locali", aggiunge Francesco Piacentini, che lavora all'analisi dei dati di Planck insieme ad Alessandro
Melchiorri, che osserva: "Gli ammassi di galassie osservati da Planck e dai prossimi esperimenti
possono essere usati come potenti sonde cosmologiche, grazie al fatto che il segnale SZ non
diminuisce all'aumentare la distanza degli ammassi".
"Il nostro gruppo ha sviluppato l'osservatorio MITO, a 3480 metri di quota presso la stazione di ricerca
della Testa Grigia dell'IFSI-INAF, vicino a Cervinia, proprio per osservare ammassi e superammassi
di galassie usando la tecnica dell'effetto SZ", dice Marco De Petris, che coordina il progetto, e
continua: "Recentemente abbiamo osservato proprio tramite MITO l'effetto SZ nel superammasso di
Corona Borealis, mostrando come sia possibile rivelare materia barionica ancora non osservata, né
nel visibile né nei raggi X".
"Proprio per sfruttare queste potenzialità di misura di ammassi di galassie, abbiamo sviluppato un
grande telescopio da pallone stratosferico, OLIMPO, che, come MITO ha uno specchio primario di 2.6
metri di diametro, con una area di raccolta 3 volte maggiore di quella di Planck. Sarà lanciato l'anno
prossimo dall'Agenzia Spaziale Italiana e produrrà immagini degli ammassi di galassie SZ ancora più
nitide di quelle prodotte da Planck, permettendo di studiarne i dettagli morfologici e la composizione,
anche analizzando la distribuzione in energia delle microonde provenienti dagli ammassi", conclude
la responsabile dell'esperimento
Fonte- Rivista Le Scienze
L’INFANZIA TURBOLENTA DELLA LUNA
La Luna fu bombardata da due distinte popolazioni di asteroidi e
comete nel corso della sua “infanzia” e la sua superficie è ben più
complessa di quanto ritenuto finora. Sono questi i risultati, apparsi su
Science, di un nuovo studio effettuato grazie alla navicella Lunar
Reconnaissance Orbiter (LRO) della NASA.
La storia dei bombardamenti meteoritici sulla Terra risulta
estremamente difficoltosa da definire, dal momento che i crateri da
impatto sono stati erosi dal vento e dalle precipitazioni o distrutti dalla
tettonica delle zolle nel corso del tempo. Non è stato così ovviamente
per la Luna, che conserva un ricco e preciso “registro” di questo tipo di eventi.
Nonostante ciò, finora le mappe lunari sono state realizzate con
differenti risoluzioni e sulla base di diversi angoli di osservazione e
condizioni d’illuminazione
Tutto questo ha reso difficile un’identificazione univoca dei crateri e un loro preciso conteggio.
Un significativo passo in avanti è stato ora compiuto dai ricercatori della Brown University a
Providence guidati da James Head che hanno ottenuto una mappa topografica dei crateri della Luna
con una risoluzione mai raggiunta finora grazie al Lunar Orbiter Laser Altimeter (LOLA) montato a
bordo dell’LRO.
Lo strumento funziona inviando impulsi laser sulla superficie lunare e misurando il tempo che occorre
perché il suo riflesso ritorni alla navicella. Grazie alla precisa conoscenza dell’orbita dell’LRO, i
ricercatori sono in grado di convertire quest’informazione in un dato altimetrico.
Secondo quanto riferito, gli oggetti che hanno colpito la Luna possono essere categorizzati in diverse
“popolazioni”, ciascuna con caratteristiche peculiari.
“Utilizzando il conteggio dei crateri ed analizzando il modo in cui essi si sovrappongono è possibile
risalire indietro nel tempo e determinare quando avvenne la transizione da una popolazione di
asteroidi all’altra”, ha spiegato Head. “Il database ottenuto con lo strumento LRO LOLA mostra che la
transizione avvenne circa 3,8 miliardi di anni fa.
“I nostri nuovi dati mostrano che la prima ondata di oggetti aveva una quota maggiore di frammenti di
grandi dimensioni rispetto alla popolazione che caratterizzo la successiva storia lunare.”
Fonte: Rivista Le Scienze
MACCHIE SOLARI DEL 27 SETTEMBRE 2010
particolare delle macchie solari riprese da Oreste Lesca il 27 settembre 2010
LA COSTELLAZIONE DEL PERSEO
La costellazione raffigura uno dei più famosi eroi greci della mitologia. In cielo Perseo è posto in un
largo cerchio (Famiglia Reale del Cielo) che include i protagonisti del suo mito: Cefeo, Cassiopea,
Andromeda e Pegaso.
Perseo era figlio di Zeus e di Danae, a sua volta figlia del Re Acrisio di Argo. Quest'ultimo,
preoccupato da un oracolo che aveva predetto la sua morte ad opera di un suo nipote, rinchiuse sua
figlia in una prigione. Zeus, però, riuscì ugualmente ad ingravidare Danae trasformandosi in pioggia
dorata che entrò nella cella dove era stata rinchiusa e si depositò dolcemente su di lei. Perseo
nacque ed Acrisio sigillò madre e figlio in una cassa di legno che gettò in mare. Zeus fece in modo
che la cassa si arenasse nella spiaggia dell'isola di Serifo, dove un pescatore, Ditti (= rete), per volere
di Zeus, la trovò, liberando così i due ormai stremati dalla fame e dalla sete. Il pescatore offrì loro
ospitalità ed allevò Perseo come un figlio suo. Il fratello del loro salvatore era Polidette, il Re dell'isola,
che si innamorò di Danae e la volle come sua sposa. Quest'ultima però non ne voleva sapere e
Perseo fu costretto ripetutamente a difenderla dai suoi tentativi di seduzione.
La prima, Polidette architettò dunque un piano per disfarsi di Perseo: gli fece credere di non volere
più sua madre e che voleva sposare invece Ippodamia, la figlia del Re Enomao, ma per questo aveva
bisogno di cavalli da dare come dono nuziale. Non avendo Perseo il denaro per comprare un cavallo,
per scherzo disse al Re che era persino disposto a portargli la testa di Medusa, pur di levare la madre
dalle sue mire: Polidette approfittò delle incaute parole dell'eroe e gli chiese di portare a termine
proprio quell'impresa.
Medusa, Steno ed Euriale, erano le Gorgoni: tre orribili sorelle figlie di Forco, un dio del mare, e di
sua sorella Ceto. Esse avevano il potere di pietrificare chiunque le avesse guardate in faccia.
Medusa, unica mortale tra le tre, un tempo era una bellissima fanciulla dalla chioma fulgida ma un
giorno venne violentata da Poseidone nel tempio di Atena, che, furiosa per la profanazione del suo
tempio, condannò lei e le sorelle alla bruttezza eterna e trasformò i suoi bellissimi capelli in serpenti.
Polidette sperava nella morte di Perseo, ma qualora l'eroe fosse riuscito nell'impresa, avrebbe
comunque ottenuto la testa di Medusa che avrebbe usato come arma per avallare il suo potere.
Perseo, però, era figlio del padre degli dei e ottenne dall'Olimpo un arsenale portentoso: Atena gli
diede uno scudo di bronzo, Efesto, una spada di diamante, Ade, un elmo magico che lo rendeva
invisibile e infine Ermete gli diede dei sandali alati con cui raggiunse in volo la terra delle tre
famigerate sorelle. Laggiù trovò dormienti le altre due Gorgoni dalle quali riuscì a non farsi vedere
grazie al suo elmo magico. Giunto al cospetto di Medusa, le diede subito le spalle, affinché non
rimanesse pietrificato, e aiutandosi con l'immagine riflessa sul lucidissimo scudo, tagliò di netto la
testa della donna. Dal corpo decapitato saltarono fuori Pegaso e il guerriero Crisaore, frutti della
relazione con Poseidone. Perseo raccolse la testa e fuggì immediatamente per evitare le altre due
sorelle. Durante il viaggio di ritorno, sorvolando la Libia, dalla testa caddero delle gocce di sangue
che si trasformarono in serpenti e che popolarono il deserto. Le condizioni avverse del vento lo
costrinsero a sostare nel regno di Atlante: quest'ultimo, timoroso di un oracolo che aveva predetto il
furto delle sue mele d'oro da parte di un figlio di Zeus, respinse Perseo, non sapendo che invece
l'oracolo si riferiva ad Ercole. Allora l'eroe offeso mostrò ad Atlante la testa della Gorgone,
trasformandolo nella catena montuosa che prende oggi il suo nome. Continuando il suo viaggio si
trovò nella terra del Re Cefeo, dove salvò la figlia di quest'ultimo, la bellissima Andromeda, incatenata
e destinata al sacrificio per calmare la furia del mostro che aveva sconvolto il regno. In seguito
finalmente giunse nell'isola di Serifo, raggiunse il Re Polidette che in sua assenza aveva intensificato
la sua tirannia, e lo pietrificò insieme ai suoi seguaci. Ditti divenne Re e Perseo sposò Andromeda, da
cui ebbe molti figli (alcuni dicono che i re di Persia siano discesi appunto da Perses). Intanto il nonno
dell'eroe, Acrisio, venne effettivamente ucciso dal nipote, come l'oracolo aveva predetto, ma solo per
sbaglio durante una gara di lancio col disco.
La stella più brillante è Alfa Persei, detta anche Algenib o Mirfak (rispettivamente "fianco" e "gomito"
in arabo). In corrispondenza della testa di Medusa che l'eroe tiene nella mano sinistra c'è Beta Persei,
cioè Algol, dall'arabo "ras al ghul", che significa "la testa del demonio": essa in realtà è costituita da
due stelle molto vicine tra loro che girano una intorno all'altra e che si eclissano a vicenda
provocando una variazione costante di luminosità.
A cura di Barbara Soldà
FLY ME TO THE MOON
Il cratere Longomontanus
Al bordo meridionale della Luna possiamo osservare il cratere "Longomontanus", un cratere di 150
Km che risale al periodo Nectariano (da -3.92 miliardi di anni a -3.85 miliardi di anni). E' una
formazione circolare che si schiaccia su Longomontanus Z ad Est. Ha versanti scoscesi su cui si
trovano Montanari e Longomontanus D a Nord, Brown e Longomontanus E e A a Nord-Est e
Longomontanus A e B a Sud. Le pareti sono alte e terrazzate, danneggiate da Longomontanus S F M
e L a Nord-Ovest e da Longomontanus K a Nord. Il fondo è piatto e molto esteso con un doppio
cratere ad Est con piccoli rilievi multipli al centro, macchie bianche, collinette e piccoli crateri.. Il
periodo migliore per l’osservazione è 2 giorni dopo il Primo Quarto oppure 1 giorno dopo l'Ultimo
Quarto.
Alcuni dati:
Longitudine: 21.7° Ovest
Latitudine: 49.5° Sud
Quadrante: Sud-Ovest
Area: Bordo Meridionale della Luna
Origine del nome:
Dettagli: Christen Sorensen (o Longomontanus)
Astronomo danese del 17° secolo nato in Danimarca
Nato a: Longberg nel 1562
Morto a: Copenaghen nel 1647
Fatti notevoli: Assistente di Tycho Brahe ma avversario di Keplero. Autore di 'Astronomia Danica'.
Autore del nome: Riccioli (1651)
Nome dato da Langrenus: Ioanni D. Sax.
Nome dato da Hevelius: Mons Annae
Nome dato da Riccioli: Longomontanus
Nelle foto una ripresa del cratere "Logomontanus" e un ritratto dell'epoca di Christen Sorensen. Lo
strumento minimo per poter osservare questo cratere è un binocolo 10x50.
Davide Crespi
IL SOLE IL 26 SETTEMBRE 2010
Immagine del Sole ripresa il giorno 26 settembre 2010 da Angelo Fabi con rifrattore 60x900 a ISO
200, posa 1/125 can macchina Nikon
Hanno collaborato
Silvano Minuto
Salvatore Trani
Davide Crespi
Barbara Soldà
Oreste Lesca
Angelo Fabi
Vittorio Sacco