Nitrati e lavorazione del terreno Le lavorazioni intervengono sulle condizioni fisico-meccaniche del terreno e allo stesso tempo condizionano le proprietà chimiche e biologiche del suolo, influenzando i processi di degradazione della sostanza organica, l’assorbimento radicale e dei nutrienti, la stabilità della struttura del suolo e la circolazione di aria e acqua. OBIETTIVO Definire le relazioni che intercorrono tra la dinamica dei nitrati e le differenti tipologie di lavorazione del terreno. DI COSA PARLIAMO Le lavorazioni sono un complesso di operazioni agronomiche eseguite sul terreno attraverso l’utilizzo di macchine o attrezzi. IN SINTESI Le lavorazioni influenzano la lisciviazione dei nitrati nelle acque sotterranee: ridurre la profondità di aratura e la intensità delle lavorazioni può contribuire a limitare le perdite di azotato dal terreno oltre a consentire risparmi energetici ed economici. CRITICITA’ Le lavorazioni hanno effetti sull’arieggiamento del suolo, influenzando la mineralizzazione della sostanza organica, e sulla formazione della struttura che agisce sulla circolazione dell’acqua e quindi sui tempi e sui modi del rilascio dei nitrati nella falda acquifera. Tali effetti hanno entità diversa in base al tipo di lavorazione eseguita, alla profondità e al momento di esecuzione e alla morfologia e alle caratteristiche dei suoli. Le lavorazioni che coinvolgono ampi volumi di terreno (arature profonde) possono portare a: destrutturazione del suolo (con formazione di una struttura dovuta alla sola azione meccanica e quindi di scarsa stabilità); intensa aerazione del terreno con conseguente rapida mineralizzazione della sostanza organica presente e quindi con una perdita del principale fattore della fertilità fisicochimico-biologica del terreno; innesco di fenomeni erosivi sia idrici, soprattutto nei terreni in pendio, sia eolici, nei terreni mal strutturati; formazione di una soletta di lavorazione che ostacola l’approfondimento delle radici; maggior compattamento del terreno a causa sia di operazioni eseguite in condizioni di umidità del suolo non ottimali, sia del frequente passaggio delle macchine agricole. SOLUZIONE Si stanno sperimentando da diversi anni nuove tecniche agronomiche che, con la riduzione dello strato di terreno lavorato, hanno l’intento di rendere più ecocompatibile ogni intervento sul suolo. Assumono quindi un rilievo significativo per l’effetto che possono avere anche sul destino ambientale dei nitrati quelle tecniche che vanno sotto il nome di conservative (“minimum” e “zero tillage”), le quali, pur garantendo la formazione di un adeguato habitat per lo sviluppo della coltura, limitano l’impatto sul suolo e sull’ambiente. Queste tecniche possono andare da un’aratura superficiale, ad una discissura, ad una minima lavorazione con erpici, fino alla semina su terreno non lavorato. Minima lavorazione (minimum tillage): intervento di preparazione del letto di semina senza una preventiva aratura. A questo scopo si utilizzano coltivatori o erpici di vario tipo, o macchine operatrici combinate ad azione statica. Queste macchine sono composte da varie tipologie di utensili disposti in serie, quali dischi, ancore rigide, denti elastici, rulli, barre livellatrici, ecc.. Semina su sodo (zero tillage): effettuata su suolo non lavorato, con deposizione del seme in un solco, o in una ristretta fascia lavorata di terreno, creata da appositi utensili della seminatrice. La buona riuscita di questa operazione presume una maggiore professionalità e capacità tecniche da parte dell’imprenditore agricolo, chiamato anche a precise precauzioni nella gestione sia del terreno, per evitare compattamenti eccessivi prima della semina, sia dei residui della coltura precedente, che potrebbero creare problemi agli organi lavoranti della macchina. Nelle tecniche conservative, il ridotto impatto meccanico sul terreno provocato dalle macchine operatrici consente di preservare la struttura del suolo e di non degradare la sostanza organica con un conseguente aumento complessivo della fertilità biologica del terreno. Il suolo risulta così meno esposto ad eventi di ruscellamento o erosione eolica. Prove sperimentali di campo hanno in effetti dimostrato che le tecniche conservative sono in grado di aumentare il contenuto di sostanza organica del terreno, contribuendo al sequestro della CO2 atmosferica, mentre più contraddittori sono i dati sugli effetti nei confronti della lisciviazione dei nitrati verso le acque di falda, che, secondo alcune recenti ricerche, potrebbe essere rallentata dalla minore macroporosità che si riscontra lungo il profilo in alcuni tipi di suoli assoggettati a lavorazioni ridotte. Le prove effettuate indicano inoltre che in terreni facilmente soggetti a compattamento le tecniche di lavorazione ridotta possono dare risultati poco soddisfacenti, mentre i risultati migliori si hanno nei suoli franchi o che comunque possono esser facilmente strutturabili e su cui non si verificano fenomeni di ristagno idrico, dove gli effetti sulla fertilità e, a lungo termine, sulla stessa produttività delle colture sono più evidenti. Le tecniche di lavorazione ridotta si sono notevolmente diffuse soprattutto in America Latina e negli Stati Uniti, mentre la loro introduzione in Europa e in Italia è stata più lenta, pur incontrando ultimamente un crescente interesse, dovuto anche al contenimento dei consumi energetici che essa consente. UTILIZZO DI TECNICHE DI LAVORAZIONE DEL TERRENO TRADIZIONALI VANTAGGI: Favoriscono l’infiltrazione e l’immagazzinamento dell’acqua nel suolo. Aumento del volume di terreno esplorato dalle radici. Interramento dei fertilizzanti. Controllo meccanico delle infestanti. SVANTAGGI: Rischio di destrutturazione del suolo. Eccessiva aerazione e mineralizzazione elevata della sostanza organica. Rischio di innesco di fenomeni erosivi. Possibile formazione di suola di lavorazione e compattamento. Costi energetici più elevati, in particolare per combustibili. UTILIZZO DI TECNICHE DI LAVORAZIONE RIDOTTA DEL TERRENO VANTAGGI: Favoriscono il mantenimento della sostanza organica. Aumento di micro e macrofauna e in generale della fertilità biologica. Minori fenomeni erosivi. Ridotti tempi di lavorazione e consumi energetici. Diminuzione dei costi. Possibile riduzione della lisciviazione dei nitrati. SVANTAGGI: Richiedono maggiori competenze tecniche. Gestione dei residui più attenta. Controllo delle infestanti più difficoltosa e possibile necessità di maggior utilizzo di diserbanti. Possibili ristagni idrici in suoli poco permeabili ed in annate piovose.