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OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO
GALILEI
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BOLLETTINO N. 306
Mercoledì 2 gennaio 2013, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del primo
mercoledì di ogni mese, vi sarà una serata di osservazioni al telescopio.
La Luna sarà di due giorni prima dell’ultimo quarto per cui sorgerà tardi e si potranno osservare gli
oggetti del cielo profondo invernale. Saranno visibili, ad esempio, le nebulose M1 del Toro, M42 in
Orione, l’ammasso delle Pleiadi.
Giove sarà visibile tutta notte nella costellazione del Toro. Marte tramonterà poco dopo il Sole nella
costellazione del Capricorno.
Saturno sarà visibile al mattino nella Bilancia.
Mercurio e Venere sorgeranno poco prima del Sole rispettivamente nel Sagittario ed in Ofiuco.
RECENSIONI
Giovanni Caprara
STORIA ITALIANA DELLO SPAZIO
Editore: Bompiani
€ 16.15
La storia dello spazio italiano inizia alla fine del Trecento, ma sarà
l'Ottocento a segnare l'avvio delle ricerche sui razzi in chiave più
scientifica seguendo gli inglesi che per primi li costruivano e li
impiegavano a scopo bellico.
Dopo la Seconda guerra mondiale la Marina e l'Aeronautica
"arruolano" due scienziati tedeschi per affrontare la tecnologia dei
razzi. E negli anni Sessanta sarà Luigi Broglio a diventare il vero
"padre" dello spazio italiano realizzando il primo satellite italiano
"San Marco" per indagare l'atmosfera.
Un'avventura straordinaria per un'Italia coraggiosa che amava le
sfide: in quel periodo l'Italia conquisterà il suo ultimo Nobel
scientifico con Giulio Natta.
La nascita nel 1988 dell'Agenzia Spaziale Italiana darà il via a un vero programma di esplorazione su
vari fronti di ricerca cosmica e alla importante collaborazione per la stazione spaziale internazionale.
Un libro documentato che è una lunga storia di uomini: visionari, scienziati, tecnologi e politici che
hanno sostenuto l'idea dell'esplorazione dello spazio. Una storia che ha generato nuova scienza,
nuove tecnologie e favorito lo sviluppo del Paese a livello internazionale in un campo d'avanguardia
(a cura di Corrado Pidò)
MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI
Continuiamo ad esaminare il quadrante della cattedrale di Cremona, costruita tra il XII e il XV secolo e
fiancheggiata da una torre campanaria alta 110 m, chiamata “Torrazzo” pubblicando l’ultima parte
dell’articolo.
Sullo stesso disco mobile si
trova una terza lancetta,
abbellita con un disco
solare, che descrive, da
destra a sinistra, un giro in
un anno tropico (365 giorni 5
ore, 48 minuti).
Essa designa anche il
percorso
del
sole
sull’eclittica, indica il mese e
la data. Il mese di Febbraio
ha
28
giorni,
e
il
meccanismo che aziona la
lancetta solare ha un
nottolino che permette di
retro-datarla di un giorno
negli anni bisestili.
Una quarta lancetta, il cui
prolungamento diametrale
assomiglia vagamente a un
dra-gone,
descrive,
da
sinistra a destra, un giro in
18 anni, 7 mesi, 13 giorni,
movimento che corrisponde
alla rivoluzione retrograda
della linea dei nodi intorno
alla Terra. La posizione
relativa di questa lancetta
con quelle del Sole e della
Luna
permette
di
riconoscere,
approssimativamente, le epoche
delle eclissi solari e lunari.
La parte dell’'asta che
fuoriesce dalla bocca del
Drago indica il nodo ascendente, quando la Luna, percorrendo la sua orbita, attraversa da sotto a
sopra il piano dell’orbita terrestre, la parte che corrisponde alla coda in-dica il nodo discendente,
quando la Luna lo attraversa da sopra a sotto.
Sulla parete destra del “Torrazzo” vi è anche una meridiana (fig. n. 8). Ha gnomone formato da un
disco forato, lemniscata e linea del mezzogiorno solare vero. La curva della lemniscata è circondata
dai simboli dei segni zodiacali.
Bibliografia:
Alfred Ungerer: “Les Horloges astronomiques et monumentales les plus remarquables de l’Antiquité
jusqu’à nos jours” (Strasburgo, 1931).
A cura di Alessandro Maianti: “Come si legge l’orologio astronomico del Torrazzo di Cremona”.
a cura di Salvatore Trani
DIARIO ASTRONOMICO – GENNAIO 2013
Data
Ora (TC)
Fenomeno
1
03 04
1
1
08 23
21 10
2
3
05 37
14 30
3
4
4
5
5
18 26
01 50
03 48
04 57
20 33
6
7
22 40
00 53
8
23 33
9
10
10
19 30
11 27
13 21
11
13
20 43
12 27
14
14
16
17
01 19
19 17
08 06
05 49
18
18
09 56
21 52
19
21
00 45
11 45
22
00 33
22
05 04
22
11 37
22
24
11 51
01 39
24
03 02
24
24
25
09 56
22 00
23 28
27
00 30
La Luna occulta la stella Omega Leonis di mag. 5.5. La riapparizione avviene
sul lembo lunare oscuro
Massima librazione lunare in latitudine. Visibile il polo nord
Luna 6.3° a sud di Alfa Leonis (Regolo). Fenomeno con gli astri bassi
sull’orizzonte
Terra al perielio (0,9832 UA)
Massimo dello sciame meteorico delle Quadrantidi, osservabili dal 27 dicembre
all’11 gennaio
Massima librazione lunare in longitudine. Visibile il lembo orientale
Minimo dl Algol, ben osservabile
Mercurio all’afelio (0,4667 UA)
LUNA – Ultimo Quarto
Luna 59’ a sud di Alfa Virginis (Spica). Migliori condizioni di osservabilità dopo
la levata della Luna, attorno alle 01 30 del giorno seguente
Minimo di Algol, ben osservabile
Luna 4.2° a sud di Saturno. Migliori condizioni di osservabilità dopo la levata
della Luna, attorno alle 02 40
Luna 5.5° a nord di Alfa Scorpi (Antares). Migliori condizioni di osservabilità
dopo la levata della Luna, attorno alle 05 00 del giorno seguente
Minimo di Algol, ben osservabile
Luna al perigeo (360.048 Km)
Luna 2° a nord di Venere. Migliori condizioni di osservabilità prima dell’alba,
attorno alle 07 10
Luna Nuova
Luna 5.6° a nord di Marte. Migliori condizioni di osservabilità poco dopo il
tramonto, attorno alle 17 30
Massima librazione lunare in latitudine. Visibile il polo sud
Luna 5.6° a nord di Nettuno. Astri bassi sull’orizzonte
Massima librazione lunare in longitudine. Visibile il lembo occidentale
Luna 4° a nord di Urano. Migliori condizioni di osservabilità prima che la Luna
tramonti, attorno alle 22 50 el giorno pecedente
Mercurio in congiunzione superiore con il Sole
La Luna occulta la stella Pi Piscium di mag. 5.5. La scomparsa avviene dietro il
lembo lunare ocsuro
LUNA – Primo Quarto
Luna 5.5° a sud di M 45 (Pleiadi). Migliori condizioni di osservabilità poco dopo
il tramonto, attorno alle 17 40
La Luna occulta la stella Omega1 Tauri di mag. 5.5. La scomparsa avviene
dietro il lembo lunare oscuro
Luna 1.2° a sud di Giove. Migliori condizioni di osservabilità prima che la Luna
tramonti, attorno alle 03 40
Luna 3.3° a nord di Alfa Tauri (Aldebaran). Migliori condizioni di osservabilità
poco dopo il tramonto, attorno alle 17 40
Luna all’apogeo (405.311 Km)
La Luna occulta la stella SAO 94942 di mag. 6.0. La scomparsa avviene dietro
il lembo lunare oscuro
La Luna occulta la stella 57 Orionis di mag. 5.9. La scomparsa avviene dietro il
lembo lunare oscuro
Marte al perielio (1,3814 UA)
Luna 2.8° a nord di Gamma Geminorum (Alhena)
La LUna occulta la stella SAO 96985 di mag. 5.5. La scomparsa avviene dietro
il lembo lunare oscuro
Minimo al Algol, ben osservabile
27
27
05 38
21 39
LUNA PIENA
La Luna occulta la stella Kappa Cancri, di mag. 5.2. La riapparizione che
avverrà sul bordo lunare illuminato è visibile dall’Italia centro settentrionale,
radente per parte del Lazio, Molise, Campania e Puglia
28
10 33
Massima librazione lunare in latitudine. Visibile il polo nord
29
05 26
Luna 6.6° a sud di Alfa Leonis (Regolo)
29
21 20
Minima di Algol, ben osservabile
30
17 06
Massima librazione lunare in longitudine. Visibile il lembo orientale
30
17 22
Giove stazionario in AR (moto da retrogrado a diretto)
30
23 48
Saturno in quadratura con il Sole
31
08 26
Giove 7.9° a est di M 45 (Pleiadi)
TT – 1 minuto = TU (TT tempo terrestre – TU tempo universale)
Tempo civile = TU più 1 ora o 2 ore (nel periodo di ora legale)
RARA METEORITE E GLI ALBORI DEL SISTEMA SOLARE
Grazie a un recupero rapidissimo, che ne ha impedito la contaminazione e la degradazione, i
frammenti di una meteorite esploso nell'impatto con l'atmosfera sui cieli della California il 22 aprile
scorso nella località di Sutter’s Mill, hanno rivelato un'inaspettata complessità geochimica. Si tratta di
una condrite carbonacea, un tipo di meteorite molto raro, formato da materiale risalente alle prime fasi
di vita del sistema solare, circa 4,5 miliardi di anni fa.
La scoperta, descritta in un articolo pubblicato su “Science” a prima firma Peter Jenniskens, è stata
possibile grazie al tempestivo recupero di molti dei frammenti in cui si era dissolto il meteorite al
momento della sua penetrazione nell'atmosfera terrestre.
Uno dei frammenti di meteorite caduti a Sutter's Hill. (Cortesia Robert Beauford / University of
Arkansas)
Il piccolo corpo celeste è entrato nell'atmosfera terrestre a una velocità doppia a quella tipica delle
altre meteoriti, cioè a circa 26,8 chilometri al secondo, e con un angolo insolitamente basso rispetto
all'equatore. Secondo i calcoli dei ricercatori, l'impatto con l'atmosfera, che ha liberato un'energia
equivalente a quella di un'esplosione di quattro tonnellate di tritolo, ha prodotto l'evaporazione di
buona parte della meteorite, che aveva originariamente una massa stimata di circa 40 tonnellate, ma
di cui sono arrivati a terra solamente pochi frammenti: complessivamente, ne sono stati recuperati 77,
con una massa totale di 943 grammi.
Combinando queste informazioni con stime sul tempo in cui il frammento era stato esposto ai raggi
cosmici nello spazio, i ricercatori hanno calcolato che proveniva dalla parte interna della fascia di
asteroidi tra Marte e Giove, e aveva seguito un'orbita simile a quella delle cosiddette comete
gioviane.
Inoltre, la presenza di minerali che si formano in ambienti estremamente caldi, secchi, accanto a
composti che si formano in condizioni di freddo umido, come gli amminoacidi, suggeriscono che la
meteorite era il frutto della collisione di due asteroidi che hanno avuto storie termiche e chimiche
molto diverse
Di particolare interesse è stata l'identificazione nei frammenti rinvenuti di oldhamite, un minerale raro
che si pensa abbia avuto origine nella nebulosa solare, quando - circa 4,5 miliardi di anni fa - il
sistema solare si era appena formato. La scoperta di questo minerale, che è estremamente reattivo, è
stata possibile solo in virtù della rapidità con cui è avvenuto il recupero dei frammenti.
Microfotografia della superficie fusa e ricristallizzata di un
frammento di meteorite. (Cortesia Robert Beauford /
University of Arkansas)
Peter Jenniskens e collaboratori mentre cercano di identificare i punti in cui sono caduti i frammenti di
meteorite. (Cortesia NASA / Eric James)
Il gruppo di “cacciatori di meteoriti” che è riuscito nell'impresa era stato allertato subito dopo che le
reti di monitoraggio meteorologico del Nevada e della California avevano visto comparire sui loro
radar le tracce di una “palla di fuoco” in rapida caduta; grazie all'identificazione della traiettoria e
dell'aiuto di testimoni oculari nel giro di meno di due giorni i ricercatori sono riusciti a recuperare
diversi frammenti, proprio prima che si scatenassero forti piogge, che avrebbero cancellato le tracce
dell'oldhamite.
Fonte: Rivista Le Scienze
IMPARARE GLI ALLINEAMENTI
Un osservatore che per la prima volta affronta un cielo stellato con la volontà di riconoscere le
costellazioni, può essere preso dallo sconforto: le stelle sono tante, più o meno luminose, più o meno
vicine fra loro; orientarsi in un mare così caotico può sembrare difficile. Quando si inizia ad osservare
il cielo, occorre innanzitutto cercare delle forme caratteristiche, dette asterismi.
Fondamentale per l'apprendimento è un cielo non inquinato e buio, possibilmente sgombro da intralci
fisici (come montagne alte molto vicine) che impediscano l'osservazione di grandi aree della volta
celeste. In questa esposizione non seguiremo necessariamente le stagioni, ma procederemo ad
illustrare le varie costellazioni per raggruppamenti omogenei.
I - Riconoscere il Grande Carro (o Orsa Maggiore) – 31.3.2011
II – Riconoscere la Stella Polare – 30.4.2011
III – Cassiopeia – 31.5.2011
IV – Costellazioni circumpolari – 28.7.2011
V – Cefeo – 31.8.2011
VI – Drago – 30.9.2010
VII – Perseo – 27.10.2011
VIII – Cani da Caccia – 30.11.2011
IX – Triangolo estivo – 31.12.2011
X – La Lira – 31.01.2012
XI – Il Cigno – 28.02.2012
XII – L’Aquila – 31.03.2012
XIII – Alcune costellazioni minori – 30.04.2012
XIX – Boote e dintorni – 31.05.2012
XX – Boote e Corona Boreale – 30.06.2012
XXI – Chioma di Berenice – 31.07.2012
XXII – Spica e la Vergine – 31.8.2012
XXIII – Trovare Ercole – 30.9.2012
XXIV – Dal Triangolo estivo all’Ofiuco
XXV – La testa dell’Ofiuco
Ofiuco
Le stelle della costellazione di Ercole, se prese a due a due, permettono la facile individuazione della
costellazione dell'Ofiuco. Il gruppo ad est è formato da Ras Alhague e Cebalrai; partendo dalla prima
e collegandola alla seconda, continuando nella stessa direzione per circa due volte, si arriva ad una
stella poco luminosa ma utile come riferimento, la ν Ophiuchi.
Utilizzando invece le altre due stelle del trapezio, Ras Algethi (in Ercole) e κ Ophiuchi, partendo dalla
prima e collegandola alla seconda, prolungando nella stessa direzione, si trova prima una stessa
singola (la λ Ophiuchi) e poi, proseguendo ancora, una coppia di stelle rossastre, la ε e la δ Ophiuchi.
Nella mappa è mostrato come completare la figura dell'Ofiuco, seguendo una concatenazione di
stelle disposta a sud della costellazione.
Da: Osservare il Cielo – Corso per imparare a riconoscere stelle e costellazioni
Recensito il 15.2.2011
INQUINAMENTO LUMINOSO
Siamo ad Alessandria dove il Comune è in bancarotta.
Gli effetti dell'inquinamento luminoso prodotto da un Centro Sportivo sulle case circostanti.
MISS HENRIETTA LEAVITT (1868 – 1921)
Miss Leavitt nasce a Cambridge, Massachusetts, USA nel 1868, si laureò brillantemente in
Astronomia, e si unì all'equipe dell'Osservatorio della Università di Harvard a titolo di volontaria a 25 anni.
Presso il citato osservatorio per lo studio degli oggetti presenti sulle lastre fotografiche venivano
utilizzati dei "computer umani", queste erano donne pagate molto poco, ed avevano il compito di
catalogare i cambiamenti degli oggetti, le stelle, fotografate dai telescopi.
La Leavitt era impegnata a studiare una serie di fotografie relativa alla Piccolo Nube di Magellano,
oggetto del Cielo Australe, in quanto questa galassia conteneva molte stelle variabili dette Cefeidi, le
quali avevano un periodo di variazione tanto più lungo quanto più apparivano brillanti al massimo
splendore. Come mai ciò accadeva proprio nella Piccola Nube di Magellano? La Leavitt comprese
che ciò doveva dipendere dal fatto che le Cefeidi qui presenti erano più o meno tutte situate alla
stessa distanza da noi, ragione per cui la loro magnitudine apparente era in pratica una magnitudine
assoluta, con la importantissima differenza che tale magnitudine era riferita alla distanza a cui si trova
la Piccola Nube di Magellano, allora ignota, invece dei convenzionali 10 parsec ( un parsec = 3.26
anni luce).
Studiando con attenzione le foto delle stelle scattate in tempi successivi, la Leavitt, nel 1912, fu in
grado di scrivere una relazione che legava la magnitudine assoluta delle Cefeidi con la lunghezza del
periodo di variazione.
Grazie al meticoloso ed instancabile lavoro di Miss Leavitt con questi concetti fu possibile cominciare
a misurare l'universo nelle sue immense dimensioni.
Miss Henrietta morì molto giovane ma in modo imperituro è ricordata in Cielo con l'Asteroide 5383 e
sulla Luna con il cratere Leavitt posto nella faccia nascosta del nostro satellite a 46° South di
Latitudine ed a 140° West.
Uranio
IL VOYAGER 1 ALLE FRONTIERE DELLO SPAZIO INTERSTELLARE
La sonda sta attraversando un'area di intensità magnetica mai rilevata prima, una regione
dell'eliosfera finora sconosciuta. Nuove interpretazioni dei dati lasciano pensare che il suo
ingresso nello spazio interstellare sia vicino.
Potrebbe essere questione di mesi: l'oggetto più lontano da noi tra tutti quelli che l'uomo ha mai
costruito, la sonda Voyager 1, procede nel suo viaggio verso la soglia dell'eliosfera, la gigantesca
zona dello spazio, contenente l'intero sistema solare, nella quale il campo magnetico generato dal
Sole è più intenso di quello interstellare. A riferire sulla nuova posizione della sonda, una delegazione
di scienziati intervenuti il 3 dicembre 2012 all'American Geophysical Union meeting di San Francisco.
La Voyager 1 si trova a circa 18 miliardi di chilometri dal Sole, e da mesi gli astronomi sono in attesa
del momento in cui la sonda abbandonerà l'eliosfera. Il vento solare attorno alla navicella aveva
iniziato a diminuire già dalla fine del 2004, per spegnersi nel 2010, determinandone così l'ingresso
nell'eliopausa, la zona cioè che racchiude l'eliosfera, dove il vento solare è azzerato dall'interazione
con il mezzo interstellare.
L'anno scorso ci si aspettava che l'uscita dall'eliopausa fosse alle porte, salvo poi la smentita di
settembre, quando una ricerca apparsa su Nature ha fatto sospettare che il traguardo fosse ancora
molto lontano. Sulla base di misurazioni effettuate dalla sonda, si era ipotizzato che alla Voyager 1
mancassero fino a sette anni di viaggio dal confine esterno dell'eliosfera.
Le ultime interpretazioni sono più ottimistiche, ma non ci sono certezze. “Potrebbe trattarsi di di
qualche mese, come di un paio d'anni”, spiega Edward Stone, del California Institute of Technology,
responsabile scientifico della missione fin dagli anni settanta.
Quel che è certo è che il campo magnetico che la sonda si trova ad attraversare subisce dei
cambiamenti. Quando si modifica, è segno che le cariche provenienti dallo spazio interstellare
interagiscono diversamente con quelle interne all'eliosfera. E' quindi possibile determinare se si trovi
in un nuovo 'strato', ma non è altrettanto semplice capire se si tratta davvero dell'ultimo dell'eliopausa.
La Voyager 1 è entrata per la prima volta in un'area diversa il 28 giugno 2012. Nella nuova regione il
campo magnetico è molto più intenso di prima, ma segue ancora la stessa direzione: il segnale che
dovrebbe suggellare l'ingresso della Voyager 1 nello spazio interstellare è proprio un cambio di
direzione del campo magnetico.
Quel che invece lascia supporre che il traguardo si avvicini è il comportamento delle particelle cariche
che circondano la sonda. Mentre prima si muovevano caoticamente in ogni direzione, adesso sembra
esserci un flusso ordinato: quelle a bassa energia, provenienti dall'interno dell'eliosfera, tendono ad
allontanarsi dalla regione, e quelle ad alta energia, provenienti dall'esterno, tendono ad avvicinarvisi.
Questo permette anche di ricavare informazioni sullo spazio interstellare.
La Voyager 1 è stata lanciata il 5 settembre del 1977, pochi giorni dopo la gemella Voyager 2, oggi a
circa a circa 5 miliardi di chilometri dal Sole. Entrambe le sonde hanno sfiorato Giove e Saturno, per
poi proseguire verso l'esterno del sistema solare. La Voyager 1 è ora a una distanza tale che il suo
segnale, per giungere fino a noi, impiega 17 ore, e si prevede che riesca a continuare a comunicare
con la Terra fino al 2027.
Fonte: Rivista Le Scienze
FLY ME TO THE MOON
Il cratere Balmer
Al bordo est sud-est della Luna possiamo osservare il cratere "Balmer", una formazione circolare
danneggiata di 116Km con versanti poco scoscesi su cui si trova il cratere Hecataeus C a nord-est,
pareti poco elevate inglobate a nord. Vasto fondo piatto riempito di lava, numerosi piccoli crateri di cui
uno al centro. Il periodo della sua formazione è sconosciuto. Il periodo migliore per l’osservazione è 2
giorni dopo la Luna nuova oppure 1 giorno dopo la Luna piena.
Alcuni dati:
Longitudine: 70.0° Est
Latitudine: 20.1° Sud
Quadrante: Sud-Est
Area: Bordo Est-Sud-Est della Luna
Origine del nome:
Dettagli: Johann Jakob Balmer
Fisico svizzero del 19° secolo nato in Svizzera
Nato a: Lausen nel 1825
Morto a: Bale nel 1898
Autore del nome: Arthur / Whitaker (1963)
Nome dato da Langrenus: Nome non assegnato
Nome dato da Hevelius: Nome non assegnato
Nome dato da Riccioli: Nome non assegnatoo
Nelle foto una ripresa amatoriale del cratere "Balmer" e una foto dell'epoca di Johann Jakob Balmer.
Lo strumento minimo per poter osservare questo cratere è un rifrattore da 60mm.
Davide Crespi
CON NATALE SONO 2000 !
Amici che osservano il Cielo, in particolar modo agli osservatori di Stelle Variabili, voglio comunicare
che la variabile R CRB (R Coronae Borealis) che varia irregolarmente tra la 5.8 e la 14.8 magnitudine
visuale, è al minimo da ben 2000 giorni.
Infatti ha iniziato a cadere di magnitudine visuale il 4 luglio 2007, ed era di 6.2, ora, Santo Natale
2012, è ancora tra la 11ma e 12ma.
Mai nella sua storia la R CRB è rimasta così debole per ben 2000 giorni consecutivi da quando fu
scoperta, quale prototipo di una particolare e rara categoria di variabili, da Edward Pigott (1763-1825)
nel 1795.
Uranio dal maggio 1979 ad oggi, dicembre 2012, ha stimato visualmente la R CRB ben 941 volte,
tutte contenute nell'archivio dell'AAVSO, American Association of Variable Stars Observers.
Buone Osservazioni!
Uranio
NATALE
Una bella immagine natalizia di Alessandro Segantin con il pianeta Venere sulla punta dell’albero
IL SITO DELL’ASSOCIAZIONE
Il sito dell’associazione www.apan.it è stato rimesso in funzione negli scorsi giorni grazie al lavoro
svolto da Corrado Pidò.
Dovranno essere ancora inserite diverse pagine.
L’OSSERVATORIO DI SUNO E LE ALPI
ILLUMINATI DALLA LUNA IL 28/12/2012
Immagine di Oreste Lesca
Hanno collaborato
Silvano Minuto
Salvatore Trani
Davide Crespi
Sandro Baroni
Oreste Lesca
Alessandro Segantin
Corrado Pidò
Vittorio Sacco