Elementi di Fisica Tecnica Scienze dell’Architettura Ascoli Piceno Dr. Roberta Cocci Grifoni TRASMISSIONE DEL CALORE In Termodinamica il calore è stato definito come quella forma di energia scambiata con l’ambiente nel passaggio da uno stato di equilibrio ad un altro. Lo scambio di calore, attraverso il confine del sistema, è conseguenza di una differenza di temperatura ed avviene nel rispetto del principio di conservazione dell’energia. In particolare: • Il Primo Principio della Termodinamica stabilisce che il calore scambiato è uguale alla variazione dell’energia del sistema. • Il Secondo Principio stabilisce che il calore si propaga nella direzione delle temperature decrescenti. La termodinamica non fornisce esplicite informazioni sulle modalità del processo di scambio durante la fase transitoria e sul valore dell’energia termica scambiata nell’unità di tempo, ovvero sul flusso termico q. Lo studio dei fenomeni termici che accompagnano la propagazione del calore ed il calcolo del calore scambiato nell’unità di tempo, costituiscono l’obiettivo fondamentale della Trasmissione del Calore. FLUSSO TERMICO Il flusso termico q è definito come l’energia termica scambiata Q nell’intervallo di tempo . Le dimensioni nel SI sono quelle di un’energia diviso un tempo, ovvero J s -1 = W Q q (J s -1 = W) passando al limite Q dQ 0 d q lim da cui 2 Q12 qd (J) 1 Torna utile considerare il flusso termico scambiato riferito ad una superficie unitaria. In questo caso si parla di flusso termico specifico .Il flusso termico specifico viene indicato con q*. L’unità di misura nel sistema SI sono W m-2. q q* A -2 q = 24 W (W m ) q* = 4 W m-2 Modalità di trasmissione del calore Conduzione Termica T1 È il meccanismo di scambio termico che si attua in un mezzo solido, liquido o aeriforme, dalle regioni a temperatura maggiore verso quelle a temperatura minore. Nei gas e nei liquidi è dovuta alle collisioni tra le molecole durante il loro moto; nei solidi è dovuta alla vibrazione delle molecole all’interno del reticolo ed al trasporto di energia da parte degli elettroni liberi. T2 q A La quantità di calore scambiata dipende dalla geometria e dalle caratteristiche del corpo così come dalla differenza di temperatura. Per esempio in condizioni stazionarie (temperatura che non varia nel tempo) il flusso scambiato attraverso una grande parete piana di spessore L ed area A, soggetta alla differenza di temperatura T= T1 -T2 con T1 > T2, raddoppia al raddoppiare della differenza di temperatura e al raddoppiare dell’area della sezione normale alla direzione del flusso, mentre si dimezza al raddoppiare dello spessore L. L T1 flusso termico T2 q A L A area della superficie differenza di temperatura spessore Modalità di trasmissione del calore Conduzione Termica La proporzionalità può essere tolta considerando la natura del materiale, ovvero introducendo la conducibilità termica definita come la capacità del materiale a condurre calore. T1 T q lim A x 0 x T q A x T2 q dT q A dx x dT q* dx Rame T1 Silicio = 401 W m -1 K -1 = 148 W m -1 K -1 T2 30°C 30°C q 20°C 20°C q* = 4010 W m -2 q* = 1480 W m -2 dx 1m 1m Postulato di FOURIER dT q A dx L’espressione è nota come postulato di Fourier. L’espressione è valida allo stato stazionario per un mezzo omogeneo ed isotropo e nel caso in cui lo scambio termico sia monodimensionale (nel caso dell’espressione nella direzione x). •A Area della sezione perpendicolare alla direzione dello scambio termico • Conducibilità termica. È definita come il flusso termico che si trasmette attraverso uno spessore unitario del materiale per unità di superficie e per una differenza di temperatura unitaria. Le unità di misura nel SI sono W m-1 K-1 o W m-1 °C-1 • dT/dx Gradiente di temperatura. Rappresenta la variazione di temperatura nella direzione di propagazione del calore. Dato che il calore fluisce da zone a temperatura maggiore verso zone a temperatura minore, il gradiente è negativo per valori crescenti di x. È necessario introdurre il segno - per avere il flusso termico positivo nella direzione considerata T P tan = dT/dx x Modalità di trasmissione del calore Convezione Termica Trasporto di massa È il meccanismo di scambio termico caratteristico dei fluidi dove al trasporto del calore per conduzione è associato il trasporto di massa ovvero movimenti di parti di fluido che modificano sostanzialmente lo scambio termico rispetto alla semplice conduzione termica. Per esempio, il trasferimento di energia tra una superficie solida ed il liquido o gas adiacente in movimento implica gli effetti combinati di conduzione tra la superficie e lo strato di fluido a contatto con essa ed il trasporto di massa all’interno del fluido. La convezione può essere di due tipi: •Convezione forzata conduzione Il fluido è forzato a fluire sulla superficie da dispositivi esterni quali: ventilatori, pompe, vento, etc. •Convezione naturale o libera Il movimento del fluido è causato da forze di galleggiamento indotte da differenze di densità legate a variazioni di temperatura Legge di Newton per la convezione q hA(Ts T ) -2 -1 Tipo di convezione h (W m K ) Convezione naturale dei gas 2 25 Convezione naturale dei liquidi 10 1000 Convezione forzata dei gas 25 250 Convezione naturale dei liquidi 50 20 000 Ebollizione e condensazione 2 500 100 000 Il flusso termico q trasmesso per convezione è direttamente proporzionale alla differenza di temperatura ed è espresso dalla legge di Newton dove: A : area della superficie interessata allo scambio termico (m2) Ts : temperatura della superficie (K) T : temperatura del fluido a distanza sufficientemente grande dalla superficie (K) h : coefficiente di trasmissione del calore per convezione (Wm-2K-1). È un parametro determinato sperimentalmente il cui valore dipende da tutte le variabili che influenzano la convezione quali la geometria della superficie, la natura del moto, le proprietà e la velocità del fluido. Modalità di trasmissione del calore Irraggiamento termico È l’energia emessa sotto forma di onde elettromagnetice (o fotoni) a seguito di modificazioni nelle configurazioni elettroniche elettroniche degli atomi o delle molecole. q A Nel caso della trasmissione del calore interessa l’irraggiamento termico, ovvero la radiazione emessa dai corpi a causa della loro temperatura. Legge di Stefan-Boltzmann qn AT 4 qn* T 4 La trasmissione del calore per irraggiamento non richiede, al contrario della conduzione e della convezione, la presenza di un mezzo interposto ed avviene alla velocità di propagazione della luce. W W/m2 Tutti i corpi ad una temperatura superiore a 0 K emettono una radiazione termica il cui massimo, per la data temperatura, si ha per un corpo ideale detto corpo nero. Il flusso termico emesso qn è dato dalla legge di StefanBoltzmann Modalità di trasmissione del calore Irraggiamento termico Superfici reali q AT 4 q* T 4 TC W W/m2 Nel caso di una superficie reale il flusso emesso è inferiore a quello emesso dal corpo nero alla stessa temperatura. Si tiene conto di questo introducendo nell’espressione di StefanBoltzmann l’emissività della superficie. L’emissività 0 1 è una misura di quanto una superficie differisce da un corpo nero per il quale = 1. Nel caso di due superfici, separate da un gas,(es. aria) che non partecipa allo scambio termico, di emissività , di area A e temperatura Ts completamente contenuta nell’altra di area molto più grande ( o nera), a temperatura Tc, il flusso netto scambiato è dato da: q A TS4 TC4 A, TS, Nel forno a microonde il cibo cuoce assorbendo l’energia elettromagnetica generata dal tubo a microonde (magnetron). La radiazione non è una radiazione termica, ovvero non è dovuta alla temperatura del tubo, ma alla conversione dell’energia elettrica in una radiazione elettromagnetica avente una ben precisata lunghezza d’onda. La lunghezza d’onda della radiazione è tale da essere riflessa dalle superfici metalliche, trasmessa dai tegami di vetro, ceramica o plastica ed assorbita e convertita in energia interna dalle molecole del cibo; in particolare dall’acqua dallo zucchero e dal grasso. Modalità di trasmissione del calore T1 Solido opaco T2 Le modalità di trasmissione del calore sono tre, ma possono non essere contemporaneamente presenti. Per esempio: Solidi opachi Conduzione Si ha trasmissione del calore solo per conduzione Solidi semitrasparenti T1 Gas T2 Si ha trasmissione del calore per conduzione ed irraggiamento Fluido in quiete Irraggiamento Si ha trasmissione del calore per conduzione ed eventualmente per irraggiamento Conduzione o Convezione Fluido in movimento Si ha trasmissione del calore per convezione ed irraggiamento T1 Vuoto T2 Vuoto Si ha trasmissione del calore solo per irraggiamento Irraggiamento Conduzione Termica Lo studio dello scambio termico per conduzione all’interno di un mezzo, comporta la conoscenza della distribuzione di temperatura, ovvero la conoscenza della funzione T(x,y,z,). Questa funzione può essere ottenuta dalla risoluzione dell’equazione generale della conduzione, che esprime il bilancio di energia in un mezzo sede di propagazione di calore. Il bilancio energetico viene impostato su un generico elemento infinitesimo individuato all’interno del mezzo. Si consideri un generico volume infinitesimo dV di spigoli dx, dy, dz e si assuma che: 1. il mezzo sia costituito da un solido opaco a baricentro fermo con proprietà fisiche definite ed indipendenti dal tempo ; 2. le variazioni di volume, conseguenti alle variazioni di temperatura, sono trascurabili in confronto al volume stesso. Quindi, il lavoro scambiato con l’esterno sia trascurabile, L = 0; 3. all’interno del volume dV il calore generato nell’unità di tempo e di volume, sia espresso dalla funzione g(x,y,z,) le cui unità di misura nel sistema S.I. sono Wm-3. L’equazione generale della conduzione si ricava applicando al volume considerato il primo principio della termodinamica che, nelle ipotesi fatte, diventa: Q dU Ovvero: Il calore netto scambiato (calore entrante - calore uscente) + calore generato = all’interno del volume variazione di energia interna Equazione generale della conduzione y Q x q *x dy dz d Qy+dy Q x dx q dy Qx Qx+dx dx dz z * q *x dy dz d q x dx dy dz d x q *x q*x dx dy dz d dV d x x * x dx Q x Q x dx q y q y x Q Q dx dy dz d dV d y y dy Qz Qz dz Qy Q q q q* A dU * * y y q*z q*z dx dy dz d dV d z z U T d c ddV Q g dV d g q* flusso specifico g calore generato nell’unità di tempo e di volume V volume densità tempo Equazione generale della conduzione sostituendo Q dU q*y q*x q*z T dV d dV d dV d g dV d c dV d x y z Dal momento che consideriamo lo stesso volume, possiamo scrivere: * q*x q y q*z T g c x y z Sostituendo ai flussi specifici l’espressione di Fourier si ha: x dT q A dx T T T T g c z x y y z per mezzi isotropi ed omogenei, l’equazione precedente diventa: 2T 2T 2T 2 2 2 x y z T g c Equazione generale della conduzione 2T 2T 2T 2 2 2 x y z T g c dividendo tutto per c 2T 2T 2T 2 2 c x y z 2 g T c posto a c 2T 2T 2T a 2 2 2 y z x g T c Equazione generale della conduzione: Casi particolari 2T 2T 2T a 2 2 2 y z x g T c Caso monodimensionale 2T g T a 2 x c Caso monodimensionale senza generazione interna di calore (g=0) Equazione di FOURIER 2T T a 2 x Equazione generale della conduzione: Casi particolari 2T 2T 2T a 2 2 2 y z x Caso monodimensionale allo stato stazionario Equazione di POISSON Caso monodimensionale allo stato stazionario e senza generazione di calore Equazione di LAPLACE g T c 2T g a 0 2 x c 2T 0 2 x Equazione generale della conduzione: Casi particolari Caso monodimensionale 2T g T a 2 x c Caso monodimensionale senza generazione interna di calore (g=0) Equazione di FOURIER Caso monodimensionale allo stato stazionario Equazione di POISSON Caso monodimensionale allo stato stazionario e senza generazione di calore Equazione di LAPLACE 2T T a 2 x 2T g a 0 2 x c 2T 0 2 x Soluzione dell’equazione di LAPLACE 20°C 20°C 16°C 16°C -1.6 °C -1.6 °C 20°C 16°C -1.6 °C 16°C -1.6 °C -1.6 °C -1.6 °C 20°C 16°C -1.6 °C d dT x 0 dx dx dT x c1dx -1.6 °C 20°C d 2T 0 2 dx dT x c1 dx T x c1 x c2 Soluzione dell’equazione di LAPLACE T x c1 x c2 Conoscendo il profilo di temperatura è possibile determinare il flusso termico mediante la relazione di Fourier. Per uno strato piano, omogeneo ed isotropo si ha: q A T1 T2 L q AK T ovvero: T1 T2 q L A k L coeff. globale di scambio termico Soluzione dell’equazione di LAPLACE q A T1 T2 L q AK T k coeff. globale di scambio termico L Dovendo svolgere calcoli concreti è bene sottolineare come il coefficiente K sia spesso fornito per materiali pronti all’uso, la cui geometria non può essere cambiata durante l’esecuzione dei lavori. Ad esempio si forniscono spesso valori di K calcolati e certificati su specifiche UNI (es. UNI 7745 o 7891) per pacchetti isolanti complessi, o per materiali compositi preassemblati, per abbreviare le operazioni di calcolo e prova dei tecnici. Si fornisce di seguito un esempio di prestazioni di un materiale commerciale oggi largamente impiegato nella messa in opera di murature perimetrali portanti: Conducibilità Termica La conducibilità termica indica la capacità di un materiale a condurre il calore. Per esempio a temperatura ambiente il rame ha = 401 W/(m K), mentre l’acqua ha = 0.613 W/(m K). Il rame conduce il calore quasi 1000 volte più dell’acqua, per questo motivo si dice che è un buon conduttore termico, mentre l’acqua è un cattivo conduttore termico pur essendo un mezzo eccellente per accumulare calore. Infatti il calore specifico dell’acqua è cp = 4.186 kJ/(kg K), mentre per il rame è cp = 0.385 kJ/(kg K) Materiale Diamante Argento Rame Oro Alluminio Ferro Mercurio (l) Vetro Mattone Acqua (l) Legno Gomma Fibra di vetro Aria Polistirene espanso W/(m K) 2300 429 401 317 237 80.2 8.54 0.78 0.72 0.613 0.17 0.13 0.043 0.026 0.036 Resistenza termica e Conduttanza termica Due sistemi si dicono analoghi quando le equazioni che li descrivono sono simili. Ciò significa che l'equazione che descrive un sistema può essere trasformata nell'equazione dell'altro sistema cambiando semplicemente i simboli delle variabili. In un sistema elettrico la quantità di carica elettrica che attraversa nell'unità di tempo una sezione del conduttore elettrico (flusso di corrente) è l'intensità di corrente elettrica I, legata alla differenza di potenziale V ai capi di una resistenza elettrica dalla legge di Ohm: I V R Il sistema termico può essere studiato in analogia al fenomeno elettrico; il flusso termico, infatti, è l'energia che nell'unità di tempo attraversa la sezione di un materiale ed è quindi assimilabile all'intensità di corrente che attraversa la resistenza di un conduttore. Se in un conduttore elettrico ai capi della resistenza elettrica Re non c'è differenza di potenziale l'intensità di corrente che lo attraversa è nulla. Analogamente se nel sistema termico non c'è una differenza di temperatura non c'è flusso termico; pertanto la differenza di potenziale V può essere assimilata alla T. Resistenza termica e Conduttanza termica I q V0 V1 R T1 V = V0 – V1 T2 T = T1 – T2 I q ; V T ; R e R Confrontando T1 T2 q V I R L A R= L A R= Resistenza Termica Resistenza termica e Conduttanza termica Quindi T q= R Nel sistema SI l'unità di misura della resistenza termica R è K W-1 o °C W-1 T R q L'inverso della resistenza termica è chiamata "conduttanza termica" ed indicata con il simbolo C; perciò: C A L R= L A R= Resistenza Termica Resistenza termica e Conduttanza termica Sia la resistenza termica che la conduttanza possono essere riferite all'unità di area: in questo caso vengono chiamate resistenza termica unitaria e conduttanza unitaria ed indicate con Ru e Cu rispettivamente. Pertanto: RU R= L A L 1 CU RU L C A L Resistenza termica e Conduttanza termica Quindi T q= R q C T Nel sistema SI l'unità di misura della conduttanza è: W K-1 o W °C-1 q C T Sia la resistenza termica che la conduttanza possono essere riferite all'unità di area: in questo caso vengono chiamate resistenza termica unitaria e conduttanza unitaria ed indicate con Ru e Cu rispettivamente. Pertanto: RU L CU 1 RU L Conduzione Termica in una parete Multistrato Consideriamo una parete costituita da tre strati diversi di materiali omogenei ed isotropi aventi, rispettivamente, spessori e conducibilità termiche L1 e 1, L2 e 2, L3 e 3. Possiamo calcolare la potenza termica trasmessa attraverso un'area A di tale parete quando tra le sue facce esiste una differenza di temperatura T e nell'ipotesi di flusso termico stazionario e monodimensionale. Per quanto detto in precedenza ad ogni strato piano possiamo associare una resistenza termica T0 T1 T2 T3 R1 T0 L1 1 L2 2 L3 3 q T1 = T0 – T1 R2 T1 R3 T2 T2 = T1 – T2 T = T0 – T3 T3 T2 = T2 – T3 Conduzione Termica in una parete Multistrato In condizioni stazionarie il flusso termico che attraversa gli strati è lo stesso, per cui si può scrivere: 0 1 1 T T qR T1 T2 qR2 q = T R T2 T3 qR3 Sommando membro a membro si ha: T0 T3 qR1 R2 R3 T0 T1 T2 T3 T0 L1 1 L2 2 L3 3 q R1 T1 = T0 – T1 T1 R2 T2 T2 = T1 – T2 T = T0 – T3 R3 T2 = T2 – T3 T3 Conduzione Termica in una parete Multistrato T0 T3 qR1 R2 R3 Indicando con R la somma delle resistenze termiche (Resistenza Totale compresa tra T0 e T3) T0 T3 q R In conclusione allo stato stazionario più strati piani possono essere assimilati ad un unico strato avente una resistenza termica uguale alla somma delle resistenze termiche dei singoli strati. Cioè: q T0 T1 T2 T0 T3 T T 3 L L1 L R1 R2 R3 2 3 Ri 1 A 2 A 3 A i 1 T3 T0 L1 1 L2 2 L3 3 q R1 T1 = T0 – T1 T1 R2 T2 T2 = T1 – T2 T = T0 – T3 R3 T2 = T2 – T3 T3 Conduzione Termica in una parete Multistrato q T0 T3 T T 3 L L1 L R1 R2 R3 2 3 Ri 1 A 2 A 3 A i 1 Generalizzando: T0 Tn T q n n Li Ri i 1 i A i 1 La Conduttanza termica totale C e quella unitaria CU sono espresse dalle relazioni: C 1 R CU 1 n Li i 1 i A 1 RU 1 n Li i 1 i Conduzione Termica in una parete Multistrato In conclusione possiamo dire che il flusso termico monodimensionale trasmesso allo stato stazionario attraverso una parete composta da n strati omogenei ed isotropi è dato da: T q R dove T è la differenza tra le temperature estreme della parete multistrato e R è la resistenza termica totale compresa tra la differenza di temperatura T. Nel caso del flusso specifico si ha: T q RU * Conduzione Termica in una parete Multistrato Per determinare il profilo di temperatura all’interno della struttura si può utilizzare l’espressione prima ricavata T x T1 q RUx * dove T(x) rappresenta la temperatura in un generico punto x della struttura e RUx la resistenza termica complessiva compresa tra T1 e T(x). T T T T 0 1 2 L2 2 L3 3 3 In generale la temperatura dello strato n-esimo sarà: Tn T0 q RUi i 1 n * L1 1 Facendo riferimento, per esempio, alla parete multistrato, e supponendo di conoscere le resistenze termiche dei singoli strati e le temperature estreme T0 e T3, la temperatura T2 sarà data da: T2 T0 q * RU 1 RU 2 con RU 1 L1 1 RU 2 L2 2 Conduzione Termica in una parete Multistrato Esempio Calcolare la potenza termica trasmessa attraverso una parete piana avente una superficie di area A = 10 m2, formata da uno strato di intonaco interno in calce e gesso (1 = 0.70 W . m-1 . °C-1) di spessore L1 = 2 cm, da un muro in laterizio (2 = 0.40 W . m-1 . °C-1) di spessore L2= 20 cm e da uno strato di intonaco esterno in calce e cemento (3 = 0.90 W . m-1 . °C-1) di spessore L3 = 2 cm, supponendo che il flusso termico sia monodimensionale e stazionario e che la differenza di temperatura tra le due facce della parete sia T = 20 °C. T0 T1 T2 T3 T0 L1 1 L2 2 L3 3 q R1 T1 = T0 – T1 T1 R2 T2 T2 = T1 – T2 R3 T3 T2 = T2 – T3 T = T0 – T3 La parete piana è costituita da tre strati omogenei che possono essere assimilati a tre resistenze in serie aventi rispettivamente resistenze unitarie Conduzione Termica in una parete Multistrato Esempio T0 T1 T2 T3 T0 L1 1 L2 2 R1 q R2 T1 T1 = T0 – T1 L3 3 T2 T2 = T1 – T2 T = T0 – T3 Ru 1 = Ru 2 = Ru 3 = L1 1 L2 2 L3 3 = 0.02 m 2 -1 0.70 W m °C = 0.20 m -1 0.40 W m °C = -1 2 -1 0.02 m -1 = 0.03 m °C W 0.90 W m °C = 0.50 m °C W 2 -1 -1 -1 = 0.02 m °C W -1 R3 T2 = T2 – T3 T3 Conduzione Termica in una parete Multistrato Esempio T0 T1 T2 T3 T0 L1 1 L2 2 L3 3 q R1 T1 T1 = T0 – T1 R2 T2 T2 = T1 – T2 R3 T3 T2 = T2 – T3 T = T0 – T3 La resistenza unitaria totale e la conduttanza unitaria totale vengono ricavate sono rispettivamente: n RU RUi 0.55 m2 CW 1 i 1 -2 -1 1 Cu = = 1.82 W m °C Ru Conduzione Termica in una parete Multistrato Esempio T0 T1 T2 T3 T0 L1 1 L2 2 L3 3 q R1 R2 T1 T1 = T0 – T1 R3 T2 T2 = T1 – T2 T3 T2 = T2 – T3 T = T0 – T3 Il profilo di temperatura si ricava dalla n Tn T0 q RUi i 1 * T 1= q* Ru 1 = 1.1 °C T 2= q* Ru 1 + Ru 2 = 19.3 °C T 3= q* Ru 1 + Ru 2 + Ru 3 = 20 °C Conduzione Termica in una parete Multistrato Esempio T0 T1 L1 1 L2 2 T2 L3 3 T3 Si noti che i T sono riferiti alla temperatura della faccia a temperatura maggiore T0. In accordo con le condizioni al contorno tra la faccia più calda e quella più fredda c'è una differenza di 20 °C. Il profilo di temperatura è mostrato in Fig. 2.9 a partire da una temperatura T0 di 20 °C. 30°C T(°C) 20°C 10°C x (m) 0°C 0 0 0.02 0.22 0.24 Conduzione Termica Come visto in precedenza il problema nella trasmissione del calore per conduzione è determinare la distribuzione della temperatura all’interno di un dato sistema in funzione dello spazio e del tempo: ciò può essere fatto, come detto, ricorrendo all’Equazione generale della conduzione. 2T 2T 2T a 2 2 2 y z x g T c Nell’Equazione generale della conduzione compare un termine molto importante: la diffusività termica, indicata con il simbolo a, è definita come segue: a cp La diffusività termica rappresenta un indice della velocità con la quale in regime termico non stazionario il calore si diffonde attraverso il mezzo stesso; la diffusività termica rappresenta dunque un indice dell’ inerzia termica della struttura. Conduzione Termica In regime non stazionario, o dinamico, le condizioni ambientali esterne, sia in inverno che in estate, sono caratterizzate da notevoli variazioni nell’arco delle 24 ore; per valutare e controllare le condizioni di benessere di un ambiente in regime dinamico, dunque, è necessario tenere presente queste oscillazioni. La variazioni di temperatura esterna possono, con alcune approssimazioni, essere rappresentate da una curva sinusoidale riportata su un sistema di assi cartesiani in cui sull’ascissa si riporta il tempo in ore e sull’ordinata l’ampiezza dell’onda termica espressa in gradi Centigradi. Conduzione Termica L’onda termica che attraversa l’elemento di tamponamento esterno dell’edificio, sia esso un tamponamento verticale che una copertura, subisce durante il passaggio, una attenuazione della sua ampiezza (detta anche smorzamento dell’onda termica) ed uno, fondamentali al fine di valutare le prestazioni dei componenti edilizi in regime dinamico, sono così definiti: è misurato dal rapporto fra la massima Lo smorzamento dell’onda termica E temperatura sulla Esuperficie esterna e quellasulla superficie interna : i i è il tempo, misurato in ore che intercorre fra la massima temperatura lo sfasamento all’esterno e la massima temperatura all’interno. Conduzione Termica Attenuazione (o smorzamento) e sfasamento dell’onda termica caratterizzano la capacità di accumulo termico di un componente edilizio e ne condizionano pesantemente la dinamica termica, sia in regime invernale che estivo. In particolare si ricorda come i componenti finestrati siano da considerarsi a tutti gli effetti sistemi solari passivi e quindi le loro prestazioni devono essere attentamente valutate sia in regime invernale (ai fini della massimizzazione degli apporti solari gratuiti) sia in regime estivo (ai fini del controllo dell’irraggiamento solare con conseguente progettazione di opportuni sistemi di schermatura). In generale, nell’edilizia residenziale, il valore dello sfasamento dell’onda termica (ottimale se dell’ordine delle 10 ore) dovrebbe permettere di avere i massimi di temperatura all’intradosso del componente nelle ore serali prolungando in inverno il guadagno termico e in estate dando la possibilità di raffrescare gli ambienti con la ventilazione naturale (avendo avuto sempre la sensibilità di schermare i componenti finestrati dall’irraggiamento diretto). E’ facile, tuttavia che elevati valori di smorzamento e sfasamento dell’onda termica siano presenti in uno stesso materiale, perché i materiali termoisolanti generalmente hanno bassa densità quindi bassa capacità termica e viceversa i materiali con elevata densità; occorre pertanto progettare con molta attenzione il componente multistrato tenendo conto di tutte le verifiche imposte dalla Legge L'isolamento termico delle pareti esterne Le tecniche di isolamento delle parete esterne si differenziano per la diversa successione degli strati ed il conseguente differente comportamento della struttura su cui sono posizionati. Molte volte la scelta del tipo di coibentazione è influenzata da particolari vincoli (statici, estetici, di ingombro) che non consentono una effettiva ottimazione tecnicoeconomica. Per le pareti esterne, l'isolamento termico può essere realizzato dall'esterno, dall'interno o nell'intercapedine. Isolamento dall'esterno L'isolamento termico delle pareti esterne Isolamento dall'esterno E' senza dubbio la soluzione più efficace per isolare bene un edificio. In particolare è molto conveniente quando è comunque previsto un rifacimento della facciata. Le soluzioni adottabili sono essenzialmente due: - Isolamento "a cappotto" - Parete ventilata. L'isolamento termico delle pareti esterne Isolamento dall'esterno Isolamento a cappotto Consiste nell'applicare sulla faccia esterna della parete un pannello di materiale isolante ricoperto da un intonaco, rinforzato da una armatura e completato da uno strato di finitura. Questo tipo di coibentazione consente di eliminare i ponti termici e i fenomeni di condensazione del vapor d'acqua, migliora l'inerzia termica dell'edificio ed aumenta la temperatura superficiale degli strati costituenti la struttura edilizia. Questa soluzione è possibile se si dispone di materiali isolanti aventi ottime caratteristiche meccaniche e tecniche per resistere agli agenti atmosferici e per consentire una posa adeguata. Idonea permeabilità al vapore e capacità di assorbimento dell'acqua meteorica quasi nulla completano i dati prestazionali dei "cappotti esterni". I materiali più usati sono il polistirene espanso e la lana minerale; sono da evitare feltri in fibre minerali per le loro scarse caratteristiche meccaniche. L'isolamento termico delle pareti esterne Isolamento dall'esterno Parete ventilata È un sistema di isolamento della parete esterna, con costi più elevati, ma che somma ai vantaggi della coibentazione a cappotto quello di una efficace ventilazione della struttura muraria. I moti convettivi dell'aria nell'intercapedine possono provocare una modesta riduzione del potere isolante dello strato coibente, ma la lama d'aria comporta una notevole protezione dalla radiazione solare conseguente "all'effetto camino" che si verifica nell'intercapedine una volta che il calore assorbito dal rivestimento viene ceduto all'aria, proteggendo la struttura e l'isolante da stress termici. La lama d'aria favorisce poi l'eliminazione del vapor d'acqua che migra dall'interno. Questo sistema è di facile manutenzione in quanto gli elementi del rivestimento sostituibili, di contro è difficile la realizzazione "a regola d'arte"delle giunzioni fra gli elementi stessi. Il rivestimento può essere di materiali vari: intonaco su rete, lastre prefabbricate, doghe L'isolamento termico delle pareti esterne Isolamento dall’interno L'intervento consiste nell'applicare sulla faccia interna di una parete ad elevata trasmittanza una controparete isolante formata da lastre o pannelli rigidi. Importante è la sigillatura dei giunti che avviene con apposite bande ed intonaci speciali. Questa soluzione è più economica e di più facile esecuzione, anche se la sigillatura dei giunti deve essere particolarmente accurata. È consigliabile per edifici con intermittenza d'uso e a bassa inerzia termica; la scarsa capacità di accumulare calore di una struttura di questo tipo rende però probabili i fenomeni di condensazione e quindi, se l'isolante non ha una elevata resistenza alla diffusione del vapore, è consigliabile l'uso di una barriera al vapore sulla faccia interna della controparete. Con questo intervento vengono eliminati i ponti termici relativi ai giunti fra parete e serramento e quelli fra spigoli verticali, mentre rimangono quelli fra pareti e solette. L'isolamento termico delle pareti esterne Isolamento dell’intercapedine Questo intervento consiste nell'insufflare un idoneo coibente nell'intercapedine di una muratura esistente, attraverso fori (diametro circa di 35 mm), praticati nella parete, a distanza di circa 2 m. Le resine poliuretaniche sono le più adatte; si possono usare le resine ureiche meno costose o anche materiale sfuso inerte, quale argilla espansa in granuli, vermiculite, perlite, con risultati però più scadenti per la difficoltà di riempimento di tutte le cavità dell'intercapedine. Questo tipo di isolamento aumenta l'effetto dei ponti termici nella struttura L'isolamento termico delle pareti esterne L'isolamento termico delle pareti esterne L’inefficienza energetica Spesso la progettazione non si è dimostrata attenta al risparmio energetico. E’necessario chiarire alcuni concetti in merito all’inefficienza energetica delle costruzioni, all’isolamento e inerzia termica degli edifici. Ad introduzione dell’argomento isolamento termico ed inerzia termica si ritiene opportuno sottolineare che: 1. l’uso ormai generalizzato di costose e deperibili strutture in cemento armato e la conseguente illusione di razionalizzare e semplificare i sistemi costruttivi attraverso la smaterializzazione delle componenti edilizie (pareti sempre più leggere e inconsistenti) ha determinato in realtà inattesi problemi di ponti termici e di enormi dispersioni di calore; 2. – la tendenza ad aumentare, oltre ogni logica di corretto miglioramento igienico, le superfici vetrate degli edifici, nate come un emblema del moderno in architettura, fino a trasformarle in una sorta di elemento di una nuova monumentalità urbana, ha determinato, a fronte di esigenze ormai puramente formali, forti problemi di dispersione termica invernale ed altrettanto forti problemi di surriscaldamento estivo degli edifici; 3. – la totale indifferenza per una corretta esposizione degli edifici al sole ha portato a ritenere sempre più ininfluente l’opportunità di utilizzare l’illuminazione naturale nei luoghi per abitare e in quelli di lavoro, determinando forti problemi di salubrità e di incremento dei consumi energetici. L’isolamento termico Si può dire senza timore di smentita che il problema dell’isolamento termico degli edifici viene da sempre visto quasi esclusivamente con riferimento all’isolamento dal freddo ed alla necessità di garantire un adeguato riscaldamento degli ambienti interni nella stagione invernale, a prescindere magari dai costi di riscaldamento. Non ci si preoccupa minimamente invece del problema opposto, cioè di garantire anche un buon comportamento dell’edificio nella stagione estiva. E così può succedere, come sta succedendo, che il fabbisogno energetico per raffrescare gli edifici superi il fabbisogno energetico richiesto per riscaldarli. Quando si guarda all’isolamento termico di un componente edilizio si va immancabilmente a valutare il parametro “K” (cioè la trasmittanza termica unitaria) del componente. Dal punto di vista tecnico la trasmittanza “K”, individuata da molte normative europee anche con il simbolo “U”, rappresenta il flusso di calore che, in condizioni di regime stazionario, passa attraverso una parete, per m² di superficie e per una differenza di temperatura di 1°C. L’inerzia termica In realtà nelle condizioni naturali la temperatura dell’ambiente esterno varia durante la giornata, e questa variazione è spesso più sensibile nella stagione estiva che in quella invernale. Di conseguenza è errato, o quanto meno insufficiente, basare i ragionamenti in materia di isolamento esclusivamente sulla trasmittanza K che, come detto, parte dal presupposto di un teorico ma inesistente regime stazionario di trasmissione del calore. Esiste inoltre nella realtà un influsso, che può essere più o meno significativo ma in genere tutt’altro che trascurabile, dovuto all’insolazione. Questo può avere effetti positivi in termini di contributo al risparmio energetico, riducendo il fabbisogno di energia per il riscaldamento nella stagione invernale e quello di energia per il raffrescamento nella stagione estiva, qualora le strutture disperdenti siano state concepite in modo da essere caratterizzate da una buona “inerzia termica”. Una progettazione intelligente dovrebbe tenere dunque conto dell’inerzia termica per sfruttare adeguatamente i benefici che essa può portare in termini di benessere e comfort abitativo oltre che di risparmio energetico. L’inerzia termica è un concetto piuttosto complesso da definire ed ancor più complesso da calcolare. In termini molto semplici l’inerzia termica altro non è che l’effetto combinato dell’accumulo termico e della resistenza termica della struttura. L’inerzia termica è legata sia alla capacità di accumulo del calore (e in questo senso alla massa frontale della parete) che alla conduttività dei materiali (il cosiddetto ). Una certa “pesantezza” della parete unita ad una ridotta conduttività termica costituiscono la migliore soluzione; in altre parole non si deve eccedere né nel peso frontale trascurando la conduttività, né al contrario ridurre eccessivamente la conduttività trascurando la massa. L’inerzia termica L’inerzia termica agisce sia con un effetto di smorzamento dell’ampiezza dell’onda termica esterna che con lo sfasamento della stessa, cioè con il ritardo di tempo intercorrente tra l’impatto della sopradetta onda termica sulla superficie esterna del muro ed il suo apparire, con intensità smorzata, sulla faccia interna del muro stesso. . I benefici derivanti da questi due fenomeni sono evidenti: •- lo smorzamento suggerisce subito la possibilità di ridurre il dimensionamento dell’impianto termico (ovvero di condizionamento estivo) dell’abitazione; •- lo sfasamento indica la collocazione temporale (cioè in quali condizioni termiche ambientali si farà sentire) dell’apparire all’interno dell’abitazione delle condizioni peggiori del clima naturale esterno (minima temperatura notturna, d’inverno; massima insolazione, d’estate). È evidente che, ad esempio, se la massima punta termica esterna estiva si farà sentire all’interno dell’abitazione quando la temperatura ambientale sarà scesa a valori più moderati, essa sarà sopportata molto più agevolmente. Lo stesso discorso vale per le punte minime delle notti invernali. L’inerzia termica L’inerzia termica agisce sia con un effetto di smorzamento dell’ampiezza dell’onda termica esterna che con lo sfasamento della stessa, cioè con il ritardo di tempo intercorrente tra l’impatto della sopradetta onda termica sulla superficie esterna del muro ed il suo apparire, con intensità smorzata, sulla faccia interna del muro stesso. . L’inerzia termica Dalla caverna alla roulotte Estremizzando i concetti sopra esposti si può pensare ad un esempio estremamente banale ma quanto mai concreto. Una caverna, con massa delle pareti elevatissima è in grado di preservare al suo interno condizioni di temperatura pressochè costanti nel tempo sia nelle stagioni calde che in quelle fredde. In questo caso lo smorzamento delle variazioni climatiche esterne è praticamente totale. Una roulotte rappresenta l’esatto contrario. Essa ha una massa delle pareti dell’involucro estremamente bassa ed al suo interno si ripercuotono integralmente ed in tempo reale tutte le variazioni di temperatura esterne. Le chiese dell’epoca romanica e rinascimentale così come i palazzi seicenteschi dei nostri centri storici rappresentano un ulteriore esempio concreto del concetto di inerzia termica. Murature di grosso spessore e di notevole massa in grado di smorzare e sfasare sensibilmente le variazioni giornaliere della temperatura esterna. È evidente che, ad esempio, se la massima punta termica esterna estiva si farà sentire all’interno dell’abitazione quando la temperatura ambientale sarà scesa a valori più moderati, essa sarà sopportata molto più agevolmente. Lo stesso discorso vale per le punte minime delle notti invernali. La normativa sul risparmio energetico I fattori E ed F Senza addentrarsi in complesse formulazioni matematiche, si può dire che esistono due parametri che consentono di “valutare” l’inerzia termica di una struttura: i fattori E ed F. Essi (entrambi espressi in modulo e fase) sono indispensabili per stimare le dispersioni termiche in regime variabile periodico stabilizzato e costituiscono un importante elemento di giudizio sulle reali prestazioni termiche complessive della parete. Il fattore E, in modulo, rappresenta il rapporto tra la variazione di temperatura esterna e la variazione di temperatura interna, quando all’interno non venga somministrato calore. In tal senso esso può essere assunto come “indice di benessere termico”. Il fattore E, in fase, indica di quante ore è sfasato il massimo di temperatura interna rispetto a quella esterna, cioè il ritardo con cui una variazione di temperatura esterna si trasmette all’interno. Maggiore sarà il valore di E e migliore sarà il comportamento termico della parete. Il fattore F, in modulo, rappresenta il rapporto tra la variazione di temperatura esterna ed il flusso che è necessario somministrare all’interno per mantenere costante la temperatura interna. In tal senso esso può essere assunto come “indice delle dispersioni termiche” (o, meglio, dei consumi). Maggiore sarà il valore di F e migliore sarà il rendimento dell’impianto di riscaldamento (o di raffrescamento nel periodo estivo) e quindi minore il consumo di energia. CONVEZIONE Si ha trasmissione di energia termica per convezione quando tale trasferimento di energia avviene tra un fluido (liquido o gas) ed un solido in moto relativo uno rispetto all’altro: pertanto al fenomeno della conduzione si sovrappone il trasporto di energia operato dalle particelle in moto. In dipendenza dalla natura delle forze che causano il moto del fluido in esame si distinguono due tipi di convezione: Trasporto di massa •convezione naturale • convezione forzata conduzione Nel caso di convezione naturale il moto delle particelle è determinato essenzialmente dalle forze di galleggiamento innescate dalle variazioni di densità in seno al fluido stesso conseguenti alle differenze di temperatura; viceversa nel caso di convezione forzata il moto delle particelle è dovuto a forze esterne al fluido, ovvero il moto del fluido è forzato dall’azione di meccanismi, quali pompe o elettroventilatori ed in tal caso le forze di galleggiamento risultano generalmente trascurabili a fronte di quelle inerziali. Occorre ricordarsi che l’azione del vento deve essere assimilata alla convezione forzata. CONVEZIONE Nella convezione naturale lo scambio termico convettivo nel fluido ha inizio per cause naturali quando l’equilibrio tra forze di galleggiamento e forze di gravità è turbato dalla disomogeneità della distribuzione della temperatura nel fluido. Caso tipico di convezione naturale è quello che si verifica ad es. tra una parete e l’aria adiacente a causa della diversità di temperatura; oppure tra un radiatore e l’aria circostante ( è evidente l’uso improprio del termine radiatore in questo particolare caso dato che lo scambio termico avviene essenzialmente per convezione). Le particelle meno dense e quindi più leggere vengono pertanto spinte in alto, mentre altre particelle più fredde, e quindi più dense e pesanti, prendono il posto di queste. CONVEZIONE Esaminati gli aspetti termofisici suddetti, la potenza termica scambiata per convezione tra una parete e l’aria adiacente può essere molto semplicemente valutata mediante la seguente equazione proposta nei calcoli tecnici: q hA( Ts T ) Il flusso termico q trasmesso per convezione è direttamente proporzionale alla differenza di temperatura ed è espresso dalla legge di Newton dove: A : area della superficie interessata allo scambio termico (m2) Ts : temperatura della superficie (K) T : temperatura del fluido a distanza sufficientemente grande dalla superficie (K) h : coefficiente di trasmissione del calore per convezione (Wm-2K-1). È un parametro determinato sperimentalmente il cui valore dipende da tutte le variabili che influenzano la convezione quali la geometria della superficie, la natura del moto, le proprietà e la velocità del fluido. CONVEZIONE q hA( Ts T ) Occorre ricordare che per il caso in esame la temperatura del fluido è spesso indicata con il termine T a significare che questa è la temperatura corrispondente alla zona di fluido che non risente del fenomeno convettivo e per questo motivo viene indicata con il pedice . Nel caso di fluido che scorre in un condotto tale temperatura nei calcoli tecnici viene convenzionalmente assunta pari a quella del fluido che scorre al centro del condotto stesso. La relazione dello scambio termico convettivo non è una legge fisica e questo perché il coefficiente hc non dipende solo dalla natura e dallo stato fisico del fluido, come ad esempio per la conducibilità termica, ma dipende anche dalla configurazione geometrica del problema esaminato per lo studio dello scambio termico. Nel “linguaggio comune” viene comunemente indicata come legge di Newton. Il valore di hc può variare da punto a punto della superficie A se varia il moto lungo la stessa e pertanto occorrerà definire un valore medio di tale coefficiente. CONVEZIONE q hA( Ts T ) Il coefficiente medio di scambio termico convettivo si può definire come il flusso scambiato per unità di area e per unità di superficie tra la superficie solida ed il fluido. esso dipende dai seguenti parametri: • differenza di temperatura fluido-parete • velocità del fluido • geometria del corpo solido • scabrosità superficiale del corpo solido • conducibilità termica del fluido • calore specifico del fluido • viscosità dinamica del fluido. Ts T q Così come è stato fatto per la legge di Fourier, anche quella di Newton può essere espressa evidenziando la resistenza termica o la conduttanza CONVEZIONE q hA( Ts T ) Il coefficiente medio di scambio termico convettivo si può definire come il flusso scambiato per unità di area e per unità di superficie tra la superficie solida ed il fluido. esso dipende dai seguenti parametri: T T q 1 Rc hA dove q hAT Cc T 1 Rc Cc hA hA sono, rispettivamente, la resistenza termica e la conduttanza. CONVEZIONE q hA( Ts T ) in termini di flusso specifico si ha T T q* 1 Ru c h q* hT Cu c T Nel caso di scambio termico convettivo fra una parete e l'ambiente circostante Cuc è chiamata "conduttanza unitaria liminare" e rappresenta la potenza termica che per effetto del fenomeno della convezione termica passa dalla superficie all'aria ambiente o viceversa per ogni m2 di superficie di scambio e per ogni °C di differenza di temperatura tra parete ed aria ambiente. CONVEZIONE q hA( Ts T ) Quando un fluido viene fatto scorrere sopra una superficie solida si ha che un sottile strato di fluido aderisce alla parete ovvero la velocità relativa tra fluido e parete è nulla. In questo sottile strato di fluido il calore fluisce per conduzione per cui il flusso termico specifico è dato da: y * q Aria T=20°C w=3 m/s cond T y q*conv y 0 Strato di fluido a contatto con la superficie x q*cond TP = 50°C CONVEZIONE q hA( Ts T ) * q cond T y y 0 In condizioni di stazionarietà il flusso che per conduzione fluisce dalla superficie solida allo strato di fluido che aderisce ad essa, viene quindi scambiato per convezione con il y fluido. Pertanto si ha: q* cond q* conv T y h Aria T=20°C w=3 m/s h Ts T q*co Strato di fluido a contatto con la superficie nv q*co nd x TP = 50°C y 0 T y y 0 Ts T (W m-2 K-1) In generale il coefficiente di scambio termico convettivo varia al variare di x e del flusso termico, per cui si fa riferimento ad un coefficiente di convezione medio ottenuto mediando sull’intera superficie di scambio i valori locali. CONVEZIONE Normalmente lo studio della convezione viene condotto raggruppando le variabili da cui dipende il fenomeno in numeri adimensionali, in modo da ridurre il numero totale dei parametri da considerare. q* cond q* conv T y h h Ts T y 0 T y y 0 Ts T (W m-2 K-1) In generale il coefficiente di scambio termico convettivo varia al variare di x e del flusso termico, per cui si fa riferimento ad un coefficiente di convezione medio ottenuto mediando sull’intera superficie di scambio i valori locali. CONVEZIONE Il coefficiente medio di scambio termico convettivo viene ricavato da un numero adimensionale detto numero di Nusselt (Nu). Il numero di Nusselt esprime il rapporto tra il flusso scambiato per convezione tra una superficie ed uno strato di fluido di spessore quando tra la superficie ed il fluido c’è una differenza di temperatura T = Ts - T e il flusso che verrebbe scambiato per conduzione nel caso in cui il fluido fosse fermo. q*convezione Nu q* conduzione h T h L T L Il numero di Nusselt, in sostanza, rappresenta l’incremento del flusso scambiato per convezione attraverso uno strato di fluido rispetto a quello trasmesso per conduzione attraverso lo stesso strato di fluido. Ne discende che all’aumentare del numero di Nusselt risulta più sviluppato il fenomeno della convezione, mentre in assenza di moto relativo tra il fluido e la superficie o tra il fluido ed un altro fluido, il numero di Nusselt tende ad un valore limite inferiore uguale ad uno. Strato limite Lo spessore dello strato limite delle velocità è arbitrariamente definito come la distanza dalla superficie alla quale w=0.99 w Lo spessore dello strato limite delle temperature è arbitrariamente definito come la distanza dalla superficie alla quale T=Ts+0.99(T-Ts) CONVEZIONE Il tipo di moto di un fluido in movimento influenza sensibilmente l’entità del coefficiente di scambio termico convettivo; le condizioni (o regimi) di moto che possono verificarsi sono essenzialmente due: • moto laminare • moto turbolento I regimi di moto laminare o turbolento si possono manifestare sia per convezione naturale che forzata; in particolare si verifica che: il moto laminare è caratterizzato da un movimento delle particelle che si muovono parallelamente le une alle altre senza subire brusche deviazioni; il moto laminare è rappresentato quindi da moto uniforme con linee di corrente parallele tra loro lungo le quali si muovono ordinatamente le particelle di fluido; in generale con I fluidi acqua e aria perché si abbia tale moto si devono mantenere velocità molto contenute e la superficie del solido con il quale il fluido è a contatto deve essere quanto più liscia possibile; il moto turbolento è invece caratterizzato dal moto caotico delle particelle di fluido, il moto risulta non uniforme (o vario); a seconda del fluido tale moto può manifestarsi anche per velocità relativamente contenute, per brusche deviazioni, per eccessiva scabrezza della superficie del solido o per estensioni delle superfici di contatto relativamente elevate; si rileva peraltro che tale condizione è quella che normalmente si verifica per il moto di fluidi all’interno di condotti e tubazioni, e nel moto dell’aria che lambisce esternamente le pareti degli edifici. CONVEZIONE La differenza tra i due tipi di moto suddetti fu scoperta nel 1883 da Osborne Reynolds nel corso di una celebre esperienza. In convezione forzata al fine di valutare il regime di moto si ricorre ad una grandezza adimensionale che derivata dall’esperienza di Reynolds viene appunto denominata Numero di Reynolds Re: Re Forze d'inerzia Forze viscose v v = Velocità del fluido indisturbato m/s = Lunghezza caratteristica della geometria m = Densità del fluido kg/m3 = Viscosità dinamica del fluido kg m-1s-1 o N s Per moto di fluidi su lastra piana la transizione da moto laminare a turbolento si ha quando Re 5 x 105 In convezione naturale il tipo di moto può essere analogamente determinato in funzione del valore del prodotto di altri due numeri adimensionali denominati Grashof (Gr) e Prandtl (Pr). Per esempio nel caso di superfici piane verticali si ha moto laminare per valori Gr Pr < 108, mentre evidentemente per valori superiori siamo in presenza di moto turbolento. CONVEZIONE Il prodotto (Gr Pr) prende anche il nome di Numero di Rayleigh (Ra). Il numero di Grashof è dato dalla seguente relazione: Gr g 3 ( Ts T ) 2 = Lunghezza caratteristica della geometria m = coefficiente di dilatazione termica valutato alla temperatura media parete-fluido g = accelerazione di gravità (m/s2) = / (m²/s) di viscosità cinematica Ts = temperatura della parete (K) T = temperatura del fluido (K) Fisicamente Grashof esprime quindi il rapporto tra: 1)\forze di galleggiamento Fg = g (Ts - T ) (N/kg). 2) forze di attrito viscoso Fa = ² /3 (N/kg): maggiore risulterà tale numero e maggiore sarà lo scambio termico per convezione naturale. CONVEZIONE Il numero di Prandtl è dato da: Pr = /2 dove = viscosità cinematica (m²/s) = diffusività termica (m²/s) Il numero di Prandtl contrariamente a Gr e Re, dipende esclusivamente da natura e stato fisico del fluido e pertanto può essere considerato una proprietà termofisica. Maggiore è il numero di Pr e maggiore risulterà lo scambio termico convettivo (naturale o turbolento). Per calcolare il coefficiente di convezione h è necesaria la conoscenza del numero di Nusselt Nu. q*convezione Nu q* conduzione hL La determinazione del coefficiente convettivo di scambio termico hc può essere affrontata in generale con diversi metodi fra cui si ricorda quello dell’analisi\dimensionale combinata con esperimenti; tale metodo generalizza i risultati ottenuti\con un’analisi teorica: il metodo consiste nell’associare ai risultati sperimentali la\determinazione di gruppi adimensionali di variabili (Re, Gr, Pr) da cui dedurre il\valore di Nu e quindi di hc. CONVEZIONE Uno dei metodi utilizzati per raggruppare le variabili è il teorema o di Buckingham. Tramite questa metodologia l’analisi dimensionale combina le variabili in gruppi adimensionali, come per es. il numero di Gr, Pr o di Re visti in precedenza, che consentono una facile interpretazione dei dati sperimentali e ne estendono il campo di applicazione con il procedimento sotto schematizzato: 1. risultati sperimentali 2. individuazione delle variabili 3. raggruppamento di queste in gruppi adimensionali 4. estensione dei risultati a situazioni geometricamente e fisicamente simili mediante la correlazione dei risultati sperimentali ai gruppi adimensionali E’ evidente però che per usare tale metodo è necessario conoscere a priori, ovvero dai risultati sperimentali, quali variabili influenzano il fenomeno in esame ed il successo dell’operazione consiste nell’opportuna scelta di tali variabili. Dunque tramite l’analisi dimensionale ed il teorema si ricavano raggruppamenti adimensionali che descrivono il fenomeno convettivo; la correlazione dei risultati sperimentali ai gruppi adimensionali si può esprimere come segue Nu = f (Re, Gr, Pr) he ha validità generale per la convezione naturale o forzata. CONVEZIONE Peraltro si osserva che nel caso di convezione forzata viene meno la dipendenza dal numero di Grashof e quindi la relazione funzionale sarà del tipo: Nu = a (Re)b (Pr)c Le indagini sperimentali,condotte per varie situazioni di scambio termico convettivo, consentono pertanto la determinazione degli esponenti suddetti che vengono pertanto riportati in letteratura. Nel caso di moto laminare essendo b = c si ha: Nu = a (Re Pr)n il prodotto (Re Pr) prende il nome di numero di Peclet (Pe). Nel caso invece di convezione naturale viene meno la dipendenza dal numero di Reynolds e quindi si avrà Nu = C (Gr)a (Pr)b Nel caso di moto laminare essendo a = b si ha: Nu = C (Gr Pr)n il prodotto (Gr Pr) prende il nome di numero di Rayleigh (Ra) e può essere utilizzato, come visto in precedenza, per valutare il tipo di moto per convezione naturale. PRESENZA CONTEMPORANEA DI DIVERSE MODALITÀ DI SCAMBIO TERMICO Al momento in cui siamo in presenza di diverse modalità di scambio termico (convezione + irraggiamento + conduzione) si introduce il concetto di coefficiente di trasmittanza U (o coefficiente globale di scambio). Detto coefficiente, introdotto dalla NORMA UNI 7357/74, riassume in sé le varie forme di scambio termico per convezione ed irraggiamento oltre che per conducibilità interna, che sono sempre presenti nella realtà. Prima di affrontare in dettaglio l’analisi dello scambio termico per convezione ed irraggiamento si osserva che al fine della valutazione della quantità di energia dispersa attraverso un componente edilizio che separa ambienti a temperatura diversa si può ricorrere a dei coefficienti, detti coefficienti liminari di scambio termico che conglobano gli effetti dei fenomeni suddetti e si trovano tabulati nelle Norme UNI 7357/76 e successivi adeguamenti in funzione della situazione geometrica (ad esempio struttura verticale, orizzontale ecc.), e nelle norme UNI di accompagnamento della Legge 10/91 (ad es. nelle UNI 10345 per i componenti finestrati). PRESENZA CONTEMPORANEA DI DIVERSE MODALITÀ DI SCAMBIO TERMICO PRESENZA CONTEMPORANEA DI DIVERSE MODALITÀ DI SCAMBIO TERMICO A partire da queste considerazioni, da un punto di vista ingegneristico ed in condizioni regime stazionario, la relazione della trasmissione del calore tra due fluidi separati da una parete può essere espressa dalla seguente relazione: q UA( Ti Te ) dove U è il coefficiente di trasmittanza che tiene conto delle resistenze termiche offerte dalla parete per conduzione interna e all’adduzione del flusso termico sulle superfici interna ed esterna, mentre Ti, Te sono rispettivamente le temperature all’interno ed all’esterno dell’ambiente rilevate in posizione tale da non risentire degli effetti convettivi innescati dalle temperature superficiali della parete. Resistenza termica liminare e resistenza termica globale La resistenza termica liminare in questione è relativa alla resistenza termica complessiva offerta dalle resistenze in parallelo dovute all’irraggiamento ed alla convezione alla superficie del solido; per analogia elettrica si ha: 1/= 1/hR + 1/hC dove hR e hC sono rispettivamente i coefficienti di scambio termico per irraggiamento e convezione La resistenza termica globale è quindi data dalla sommatoria delle resistenze termiche liminari sulle due facce, interna ed esterna,del componente e dalla resistenza termica per conduzione: RT = 1/i+ R i +1/e (m²K/W) ed il coefficiente di trasmittanza è dato da: U = 1/ (1/i+ R i +1/e ) ( W/m²K) dove: 1/i e 1/ sono rispettivamente le resistenze termiche liminari sulla faccia interna ed esterna del componente, e R i rappresenta la resistenza termica interna per conduzione. Resistenza termica liminare e resistenza termica globale Le relazioni suddette valgono per la determinazione dell’andamento delle temperature superficiali ed all’interno delle strutture al fine di verificare eventuali fenomeni di condensazione del vapore. L’andamento della temperatura all’interno della struttura si determina mediante la seguente relazione: Tn = Tn-1 – q Rn / A dove Rn è il contributo resistivi dell’enn.mo strato Resistenza termica liminare e resistenza termica globale Esercizio Si determini la potenza necessaria per mantenere un locale a 20°C quando la temperatura esterna è 0°C ed il muro divisorio, costituito in mattoni dello spessore di 20cm, ha una superficie di 15m2. A=15m2, d=20cm=0.2m, T1=20°C, T2=0°C, h1=8W/m2K, h2=20W/m2K, =1W/m·K Soluzione In prossimità della parete l’aria è soggetta a moti convettivi che ne abbassano la temperatura cosicché la rete elettrica equivalente è costituita complessivamente da tre resistenze connesse in serie, poiché il flusso di calore inizialmente attraversa lo strato d’aria interno, quindi la parete ed infine RT1 1 1 K 8.33 103 hi A 8 15 W d 0.2 K 0.013 A 115 W 1 1 K RT3 3.33 103 he A 20 15 W RT2 da cui si ottiene l’energia dispersa dalla parete per unità di tempo che coincide con la potenza necessaria per mantenere costante la temperatura nella stanza: q (T1 T2 ) 20 0 813W RTot 0.0246 valore da confrontare con i circa 1500W richiesti, nella stessa situazione, trascurando gli effetti convettivi dell’aria a contatto con la parete. Esercizio Una stufa da 3 kW (qs) viene impiegata per riscaldare un ambiente le cui pareti sono realizzate mediante uno strato di spessore pari a 20 cm (s1) realizzato con mattoni (λ1=0.69 W/mK), uno strato di spessore pari a 5 cm (s2) di materiale isolante (λ2=0.05 W/mK) ed uno strato di 1 cm (s3) di intonaco (λ3=0.1 W/mK). La stanza ha un volume V di 100 m3 e si suppone fissato un ricambio d’aria del 15% ogni ora; sapendo che la superficie disperdente totale è pari a 25 m2 (S) si vuol sapere quanto vale la temperatura di regime della stanza (Ti) quando la temperatura esterna (Te) vale -5°C (si assuma αi=7 W/m2K e αe=20 W/m2K, cparia=0.24 kcal/kgK ρaria=1.2 kg/m3). Soluzione Per prima cosa si può calcolare il coefficiente globale di scambio termico associato alle pareti della stanza: K U 1 i s1 1 1 s2 2 s3 3 1 e potenza termica dispersa attraverso le pareti verso l’esterno vale dunque: qd UA( Ti Te ) La potenza termica che occorre fornire all’aria esterna introdotta ogni ora nell’ambiente per portarla alla temperatura di regime vale: qv rV c p ( Ti Te ) 3600 dove r è la percentuale di ricambio orario di aria un semplice bilancio termico, in condizioni stazionarie si deve avere che:q Ti Te qs rV UA cp 3600 s qv q d Esempio Consideriamo il caso di una parete multistrato, del tipo di quella schematizzata in figura, che separa due ambienti a temperatura diversa. Il flusso termico q trasmesso tra i due fluidi è calcolata mediante la q UA( Ti Te ) dove U è il coefficiente globale di scambio termico che tiene conto delle resistenze termiche offerte dalla parete per conduzione interna e all’adduzione del flusso termico sulle superfici interna ed esterna; Ti e Te sono rispettivamente le temperature all’interno ed all’esterno dell’ambiente rilevate in posizione tale da non risentire degli effetti convettivi innescati dalle temperature superficiali della parete; A rappresenta la superficie della parete. Esempio Siano i = 8 W/m²K, e = 23 W/m²K, Ti = 20°C, Te = -5°C, ed inoltre si assumono le seguenti caratteristiche geometriche e fisiche per i materiali costituenti la parete in questione: 1. intonaco interno ( =1800 kg/m3) s= 2cm = 0,80 W/mK 2. mattoni pieni ( =2000 kg/m3) s= 12cm = 0,81 W/mK 3. pannelli lana di vetro ( =30 kg/m3) s= 5cm = 0,04 W/mK 4. mattoni pieni ( =2000 kg/m3) s= 12cm = 0,81 W/mK 5. intonaco esterno ( =1500 kg/m3) s= 2cm = 0,69 W/mK Il valore della trasmittanza U sarà: U = 1/ RT = 1/ (1/ i + Ri +1/ e ) U = 1/(1/8 + 0,02/0,80+ 0,12/0,81 + 0,05/0,04 + 0,12/0,81 + 0,02/0,69 + 1/23) = 1/1,77 = 0,56 W/m²K Esempio Il valore della potenza termica dispersa, per una superficie unitaria di parete sarà: q UA( Ti Te ) q = 0,56 W/m²K (1 m²) [20 - (- 5)] K = 14 W Il calcolo della temperatura superficiale di ogni strato ed il conseguente andamento della temperatura all’interno della struttura si determina mediante la seguente relazione: Tn = Tn-1 - q Rn / A pertanto, per A = 1 m² si ha: Esempio T1 = Ti - q · 1/( i A) T1 = Tpi = 20 - 14 · (1/8) = 18,3 °C T2 = T1 - q · s1 /( 1 A) T2 = 18,3 - 14 · (0,02/0,80) = 17,9 °C T3 = T2 - q · s2 /( 2 A) T3 = 17,9 - 14 · (0,12/0,81) = 15,8 °C T4 = T3 - q · s3 /( 3 A) T4 = 15,8 - 14 · (0,05/0,04) = - 1,7 °C T5 = T4 - q · s4 /( 4 A) T5 = - 1,7 - 14 · (0,12/0,81) = - 3,8 °C T6 = T5 -q · s5 /( 5 A) T6 = Tpe = - 3,8 - 14 · (0,02/0,69) = - 4,2 °C per verifica: T7 = T6 - q · 1/( e S) T7 =Te = - 4,2 - 14 ·(1/23) 5 °C Schema muratura a cassetta con interposto isolante termico e relativo andamento delle temperature interne (scala originale 1:10). T1 = 18,3 °C T2 = 17,9 °C T3 = 15,8 °C T4 = - 1,7 °C T5 = - 3,8 °C T6 = - 4,2 °C T7 = 5 °C Irraggiamento L’irraggiamento differisce dalla conduzione e dalla convezione principalmente per il fatto che si manifesta anche senza la presenza di un mezzo trasmissivo. Perché ci sia irraggiamento è necessario che i corpi si “vedano”, cioè tra essi sia presente un mezzo trasparente (anche il vuoto) che lasci passare l’onda elettro magnetica. Si considerino due corpi A e B attorno ai quali è stato creato il vuoto: una certa quota di energia emessa dal corpo A finirà sul corpo B, viceversa una quota di energia emessa dal corpo B finirà sul corpo A. In generale le due quantità non saranno uguali e quindi avverrà uno scambio netto non nullo, nel senso che il calore fluirà da un corpo all’altro (secondo il principio zero della termodinamica dal più caldo al più freddo). Irraggiamento I corpi emettono indipendentemente dal fatto di “ vederne altri”, il corpo A non emette solo l’energia che finisce sul corpo B ma ne emette molta altra che si disperde nell’ambiente circostante (analogamente per il corpo B), quindi si ha una emissione spontanea dei corpi che dipende dalla loro temperatura. . Un corpo è soggetto simultaneamente su ogni unità della sua superficie ad un flusso di energia irradiata uscente e ad uno entrante; il flusso uscente dipende dalla propria temperatura e quella entrante dalla temperatura dei corpi che irradiano. Irraggiamento Può accadere che nello stesso istante il corpo presenti una parte della sua superficie dove il bilancio è in attivo (prende più energia di quella che emette) e una parte dove il bilancio si chiude in passivo (emette più energia di quella che prende) Da queste prime osservazioni del fenomeno dell’irraggiamento possiamo affermare (in base al 1° principio della termodinamica) che se il corpo è in equilibrio termico con l’ambiente significa che esso irradia la stessa energia che assorbe, altrimenti non manterrebbe costante la sua temperatura. Le onde elettromagnetiche Affinché si verifichi l’irraggiamento, ovvero abbia luogo il trasporto di energia è indispensabile che il campo elettrico E e il campo magnetico H abbiano un comportamento oscillatorio. L’irraggiamento di onde elettromagnetiche si può schematizzare graficamente attraverso due vettori ortogonali a se stessi ed alla direzione di propagazione denominati campo elettrico E e campo magnetico H che oscillano nel tempo sul proprio asse. Nella figura è rappresentato il caso più semplice nel quale i vettori dei due campi sono ortogonali fra di loro e variano nel tempo con una legge sinusoidale e sempre lungo la stessa direzione; in questo caso si parla di polarizzazione lineare dell’onda. Le onde elettromagnetiche La velocità di propagazione è massima nel vuoto, dove il suo valore è quello della velocità della luce c0 3 108 m s Se, invece, la propagazione avviene in un mezzo la velocità del fronte d’onda (che indichiamo con ) dipende dal mezzo stesso attraverso il suo indice di rifrazione assoluto nm definito come: nm c0 Le onde elettromagnetiche nm c0 Nella tabella riportata di seguito sono raccolti alcuni valori di indici di rifrazione assoluti per varie sostanze: Spettro di emissione Fino ad ora abbiamo considerato un’onda monocromatica, quella che in acustica chiamiamo un tono puro, una sinusoide ad una ben determinata frequenza. Sono poche le sorgenti di radiazione elettromagnetica che emettono questo tipo di radiazioni, una delle quali è la lampada laser. Gli altri corpi emettono simultaneamente su un ampio spettro di frequenze, compiendo una cosiddetta emissione in banda larga. Nell’ambito della emissione di radiazioni luminose raramente lo spettro è continuo, è in banda larga ma presenta delle discontinuità. Se andiamo ad analizzare l’energia totale emessa dal corpo in funzione della lunghezza d’onda, scopriamo che la stessa non è distribuita uniformemente, ma presenta un andamento irregolare. Questo si vede bene per i gas, che sono molecole semplici, con atomi costituiti da pochi elettroni che presentano pochi stati eccitabili. Quindi ammettono un'emissione di energia significativa solo per un ridotto numero di righe spettrali. L’idrogeno, per esempio, presenta un solo elettrone che può assumere un numero ridotto di stati eccitati che, quando abbandona per portarsi ad una condizione di minore energia, emette un fotone la cui frequenza è funzione dell’orbitale di partenza e di arrivo secondo la legge della fisica quantistica: Ei Ei j h Spettro di emissione L’idrogeno, per esempio, presenta un solo elettrone che può assumere un numero ridotto di stati eccitati che, quando abbandona per portarsi ad una condizione di minore energia, emette un fotone la cui frequenza è funzione dell’orbitale di partenza e di arrivo. Proprio per il ridotto numero di combinazioni le righe spettrali di questo gas Spettro di emissione Per sostanze più complesse, che presentano più atomi e magari con un elevato numero di elettroni l’analisi spettrale dell’energia emessa ha un aspetto quasi continuo e non più quello di un oscillatore che ha frequenze ben precise. Spettro di emissione Consideriamo una lastra di materiale semitrasparente sulla quale facciamo incidere una luce bianca, avvero con un'energia distribuita equamente su tutte le frequenze( non solo nel campo del visibile ), avremo una intensità incidente, una riflessa, nonché una intensità assorbita e una trasmessa. Andando a studiare lo spettro dell’energia di questa ultima componente ( quella trasmessa ) notiamo la presenza di bande di assorbimento, alle stesse frequenza che caratterizzavano lo spettro di emissione del materiale attraversato. Spettro di emissione Andando a studiare lo spettro dell’energia di questa ultima componente ( quella trasmessa ) notiamo la presenza di bande di assorbimento, alle stesse frequenza che caratterizzavano lo spettro di emissione del materiale attraversato. Spettro di emissione Siamo di fronte ad un fenomeno simmetrico: l’elettrone che da uno stato eccitato si porta in una condizione di minore energia emette un fotone ad una determinata lunghezza d’onda, ma nel momento in cui sotto l’azione di una luce bianca è eccitato assorbe un fotone alla stessa frequenza, caratteristica della particolare transizione. Spettro di emissione Il campo di frequenze delle onde elettromagnetiche occupa un ampio spettro che si estende dai raggi gamma alle onde lunghe: Spettro di emissione L’uomo è in grado di vedere la radiazione nell’intervallo di frequenze d’onda che va da 400nm a 700nm (che corrisponde all’intervallo di frequenze che va da 4 × 10 14 a 7 × 10 14 Hz ). All’interno di questo intervallo la sensibilità a differenti lunghezze non è affatto costante. Sotto l’aspetto del trasporto energetico nessuna frequenza è trascurabile, ma per applicazioni terrestri, il campo di frequenze che interessana il nostro studio si estende dall’estremo superiore della radiazione solare (ultra violetto) fino alle onde radio (da 0,4 nm a qualche millimetro delle microonde). Escludiamo quindi le radiazioni ionizzanti ( raggi x, raggi gamma) che per i tessuti cellulari sono teratogene. Dal punto di vista tecnico il settore che ci interessa di più è quello degli infrarossi poiché in esso spontaneamente i corpi emettono la maggior parte Definizione fondamentale delle grandezze Definiamo la potenza emessa per metro quadro di superficie che indichiamo con il simbolo ‘ q* ’ e, la cui unità di misura è il Watt su metro quadrato. Nel campo delle scienze radianti questa grandezza si chiama potere emissivo integrale (o densità di flusso termico), è una quantità sempre positiva ed è indipendente dalla radiazione incidente sul corpo. Il valore di q* dipende solo dallo stato superficiale del corpo e dalla sua temperatura Altra grandezza definita nello studio delle scienze radianti è il potere emissivo specifico o monocromatico dq* ( ,T ) d riferito all’unità di lunghezza d’onda, la cui unità di misura è W/m3 In funzione di questa grandezza posso definire il potere emissivo integrale come, appunto, integrale su tutte le lunghezze d’onda, ognuna con il suo contributo di flusso termico. q* ( ,T )d 0 Definizione fondamentale delle grandezze Si può notare che un corpo, oltre ad irradiare una certa qe*, riflette una quantità qr* di radiazione ricevuta q*inc , dopo averne assorbita una quantità qa* ed eventualmente trasmessa una quantità qt* . La qe* irradiata è molto piccola, o addirittura al di fuori del campo visibile stesso. È per questo che i colori dei corpi a temperatura ambiente, per come percepiti dall’occhio umano, dipendono soprattutto dalla qr* riflessa. Solo alle alte temperature la qe* irradiata inizia a diventare rilevante ed i corpi si colorano a partire dal rosso. Partendo dalla semplice relazione: * inc q q q q * a * t * r dividendo membro a membro per q*inc * inc * inc q q * a * inc * t * inc * r * inc q q q q q q Definizione fondamentale delle grandezze * qinc q*a q*t q*r * * * * qinc qinc qinc qinc e definendo: q*a a * qinc qt* t * qinc q*r r * qinc rispettivamente come coefficienti di assorbimento, di trasmissione e di riflessione, si ha.: 1 a t r Un corpo che non si lascia attraversare da onde elettromagnetiche ( per il quale si ha quindi t=0 ) si definisce opaco. Quasi tutti i materiali solidi di spessore superiore a quello dello strato superficiale vengono considerati opachi ( nel campo delle radiazioni prese in esame ), quindi l’equazione precedente si riduce a: q (1 a ) q * r * inc q*a q*r 1 a r 1 * * qinc qinc * qinc q*a q*r * q*a a qinc Definizione fondamentale delle grandezze * q*r ( 1 a ) qinc * inc q q*a q*r 1 a r 1 * * qinc qinc q q * a * r q aq * a * inc e sostituendo * inc q aq q * inc * r q aq * inc * inc q * r q ( 1 a )q * r * inc Il coefficiente di assorbimento a (come r e t ) dipende oltre che dallo stato superficiale del corpo, dalla lunghezza d’onda e dalla temperatura T. Naturalmente per il modo in cui è stato definito, a può assumere tutti e soli i valori compresi tra 0 e 1. Il corpo nero Il corpo nero è un oggetto in grado di assorbire tutta l’energia incidente indipendentemente dalla lunghezza d’onda( a=1,, T ). Per definizione il corpo nero ha un'energia riflessa uguale a zero ed è opaco. Per definizione il corpo nero ha un'energia riflessa uguale a zero ed è opaco. Tali condizioni si realizzano considerando un corpo isotermo e cavo, la cui cavità è di materiale con elevato coefficiente di assorbimento ed in contatto con l’esterno tramite un minuscolo foro. Se un raggio di luce entra nella cavità, colpendo la superficie interna, viene in parte assorbito ed in parte riflesso, perdendo una grossa percentuale d’energia ad ogni riflessione. Poiché il corpo nero ha coefficiente di assorbimento massimo per tutte le frequenze, anche la sua emissione è massima ad ogni frequenza Il corpo nero Lo spettro di emissione del corpo nero è stato quindi disegnato fenomenologicamente come inviluppo delle punte degli spettri di emissione dei corpi reali, ma è possibile, appoggiandosi alla fisica quantistica, determinare l’espressione analitica del potere emissivo monocromatico attraverso la legge di Planck L’asse delle ordinate esprime il valore di , quello delle ascisse . Il corpo nero Legge di Planck: 0 c1 5( e c2 T 1) c1 e c2 costanti Il corpo nero Legge di Planck: c1 0 5( e c2 T c1 e c2 costanti 1) Analizzando l’espressione risulta evidente la dipendenza all’aumentare della temperatura del corpo nero la curva si massimo della stessa si porta verso lunghezze d’onda minori. il corpo nero può arrivare ad avere il massimo valore di 0 visibile. Legge di Wien di 0 da e da T e, ‘alza’, mentre il valore Per elevate temperature all’interno dello spettro La legge di Wien ci permette di calcolare la lunghezza d’onda MAX alla quale corrisponde il massimo di 0 0 0 T Deriviamo l’espressione della legge di Planck: MAX T 289, 7 105 mK Osservando questa legge si può affermare che il grafico di MAX in funzione di T è un ramo di iperbole, quindi all’aumentare del valore della temperatura il valore massimo arretra verso lunghezze d’onda minori. Il corpo nero Legge di STEFAN-BOLTZMANN La funzione che lega il potere emissivo integrale del corpo nero alla sua temperatura è nota come legge di Stefan-Boltzmann, ed è data da: q*0 0 T 4 dove 0=5, 67051 W/m2K4 Poiché il corpo nero è un'astrazione fisica, il modello più vicino alla realtà è il corpo grigio la cui caratteristica è quella di avere il coefficiente a < 1, ma costante. In generale per gli altri corpi non grigi, il coefficiente di assorbimento è funzione di e T Il corpo grigio Il corpo grigio è un corpo nero ridotto (corpo nero che assorbe di meno e emette di meno). Il modello di corpo grigio è importante anche se nella realtà i corpi non sono grigi, ma sostanze chimiche complesse possono avvicinare il comportamento ideale del corpo nero (in modo qualitativo) pur evidenziando un rapporto q* /q*0< 1 (, emittanza, emissività sferica); quindi molto più vicine al modello di corpo grigio. Le leggi di emissione del corpo nero fanno riferimento ad un corpo ideale che emette la massima energia termica radiante in corrispondenza ad ogni temperatura e lunghezza d'onda. L'energia emessa dai corpi reali risulta sempre inferiore a quella del corpo nero e può essere valutata mediante l'introduzione di una proprietà radiativa nota come "emissività". In generale l'emissività di una superficie reale dipende dalla lunghezza d'onda e dalla direzione in quanto l'emissione di una superficie reale non è Sostituendo reale un valore medio costante indipendente dalla lunghezza normalmenteall'andamento diffusa d'onda, si introduce l'approssimazione di "corpo grigio". Emissione delle superfici reali Nessuna superficie reale ha comportamento diffuso come il corpo nero, tuttavia anche in questo caso l'approssimazione di corpo grigio introduce un comportamento diffuso con un valore costante dell'emissività indipendente dalla direzione. Questo valore di emissività non rappresenta il valore emisferico, tuttavia non ne differisce notevolmente. In conclusione nei calcoli di scambio termico per irraggiamento è usualmente utilizzata l'approssimazione del corpo grigio secondo cui l'emissività delle superfici viene considerata indipendente dalla lunghezza d'onda e dalla direzione. L’approssimazione del comportamento della superficie reale a corpo grigio consente di definire il potere emissivo q* di quest’ultimo mediante la seguente relazione: q 0 T 4 q A 0 T 4 * Potere emissivo di un corpo grigio (W/m²) Flusso termico di un corpo grigio (W) SCAMBIO TERMICO PER RADIAZIONE Lo scambio termico per radiazione tra corpi dipende in generale dalle caratteristiche geometriche delle loro superfici, dall'orientazione relativa, dalla temperatura e dalle proprietà radiative delle stesse. Particolare importanza ha anche il mezzo interposto tra di esse in quanto può partecipare allo scambio termico con le proprie caratteristiche di assorbimento ed emissione Verrà preso in esame il caso in cui il mezzo interposto non partecipi allo scambio termico come si verifica quando vi è il vuoto o gas trasparenti. Il problema verrà dapprima affrontato, per maggior semplicità, in relazione al caso di superfici nere, in quanto tali superfici assorbono la totale energia radiante che su di esse incide ed inoltre l'intensità della radiazione emessa è indipendente dalla direzione di emissione. In queste condizioni il calcolo dello scambio termico tra due superfici nere si riduce alla determinazione di grandezze puramente geometriche note col nome di "fattore di vista". Nel caso di superfici reali il calcolo viene usualmente sviluppato introducendo l'approssimazione di comportamento grigio e diffuso, che permette di semplificare notevolmente la trattazione. Scambio termico tra due superfici nere - Fattore di vista Per il calcolo dello scambio termico tra due superfici nere si può in generale considerare una coppia di superfici arbitrariamente orientate A2 n n Sulle due superfici di area A1 e A2, mantenute a temperatura uniforme T1 e T2, individuiamo due elementi di area dA1 e dA2 orientati secondo gli angoli e rispetto alle normali ed alla direzione di propagazione . A1 Nel caso di superfici reali il calcolo viene usualmente sviluppato introducendo l'approssimazione di comportamento grigio e diffuso, che permette di semplificare notevolmente la trattazione. Ricordiamo che: q* 0 T 4 q A 0 T 4 Potere emissivo di un corpo grigio (W/m²) Flusso termico di un corpo grigio (W) Scambio termico tra due superfici nere - Fattore di vista Il flusso termico q1 emesso dalla prima superficie non va a finire tutto sulla seconda superficie; se indichiamo con q1’ la frazione di flusso emesso da A1 che va a finire direttamente su A2, possiamo allora definire il "fattore di vista" tra la superficie 1-2, ed indicarlo con F12, come: A2 n q1' F12 q1 Ovviamente il fattore di vista è un numero minore o uguale ad uno. Analogamente il fattore di vista tra la superficie 2-1 sarà: n A1 ' 2 q F21 q2 Dove q2’ è la frazione del flusso (q2) emesso dalla A2 che va a finire direttamente su A1 . Scambio termico tra due superfici nere - Fattore di vista A2 n q1' F12 q1 Pertanto: q'2 F21 q2 q1' F12 q1 F12 A1 T14 q'2 F21 q2 F21 A2 T24 n Lo scambio netto di calore tra le due superfici nere è: A1 q12 q1' q'2 q12 F12 A1 T14 F21 A2 T24 Nel caso in cui T1 = T2 = T lo scambio netto di calore q12 = 0 per cui: F12 A1 F21 A2 "relazione di reciprocità". Scambio termico tra due superfici nere - Fattore di vista A2 n q12 q1' q'2 q12 F12 A1 T14 F21 A2 T24 F12 A1 F21 A2 n A1 "relazione di reciprocità". In definitiva, con l'introduzione di fattori di vista e la relazione di reciprocità, lo scambio termico netto tra due superfici nere risulta: q12 F12 A1 ( T14 T24 ) oppure q12 F21 A2 ( T14 T24 ) Si può pertanto concludere che la determinazione dello scambio netto tra superfici nere si riduce ad un problema geometrico che consiste nella valutazione dei fattori di vista. Si noti che il fattore di vista tra due superfici è uno solo se il flusso che viene emesso da una superficie va a finire tutto sull'altra. Si noti anche che nel caso di superfici concave una parte del flusso che una superficie emette va a finire su se stessa per cui il fattore di vista della superficie considerata con se stessa è diverso da zero. Scambio termico tra superfici reali Nel caso caso di superfici reali oltre al fenomeno di riflessione, occorre tenere conto della dipendenza delle loro proprietà dalla lunghezza d'onda e dalla direzione. Una soluzione usualmente impiegata consiste nell'approssimare il comportamento reale delle superfici mediante il modello di corpo grigio-diffuso a proprietà uniformi. In generale il flusso netto scambiato tra due superfici è dato dalla: q12 1 F12 A1 T14 2 F21 A2 T24 Dove 1 e 2 sono l'emissività della prima e seconda superficie. Per due superfici aventi la stessa emissività si ha: q12 A1 F12 ( T14 T24 ) In generale possiamo scriverla come: q12 A F ( T14 T24 ) Scomponendo la differenza di due quadrati possiamo esprimere il flusso termico scambiato per irraggiamento in termini di un coefficiente medio di scambio termico, così da ottenere una relazione analoga a quella per lo scambio termico convettivo Scambio termico tra superfici reali q12 A F ( T14 T24 ) Scomponendo la differenza di due quadrati possiamo esprimere il flusso termico scambiato per irraggiamento in termini di un coefficiente medio di scambio termico, così da ottenere una relazione analoga a quella per lo scambio termico convettivo q12 A F ( T12 T22 )( T12 T22 ) q12 A F ( T12 T22 )( T1 T2 )( T1 T2 ) Per valori di T1 e T2 non molto differenti al posto di (T12 + T22 ) (T1 + T2 ), introducendo una temperatura media denominata Tm , con Tm = (T1 + T2 )/2, si può mettere 4 Tm3 e quindi considerare q12 funzione della sola differenza (T1 - T2 ) secondo la relazione seguente che esprime lo scambio termico per irraggiamento: q12 = hi A (T1 - T2 ) nella quale si è posto: hi = F 4 Tm3 (W/m²K) dove hi è il coeff. di scambio termico per irraggiamento; è importante ricordare che se le due aree interessate dallo scambio termico A1 e A2 non sono eguali, allora il valore numerico di hi dipende dal fatto che esso si riferisca ad A1 o ad A2 Scambio termico tra superfici reali Analogamente alla relazione dello scambio termico per convezione, anche la relazione che permette il calcolo dello scambio termico per irraggiamento non è una legge fisica essendo hI dipendente da una serie di parametri geometrici e fisici che lo vincolano ad una particolare situazione per cui variando la stessa varia anche il valore di hi; per le situazioni della tecnica più comuni i valori di hi si trovano tabulati in apposite tabelle. q q hi A T q T R con R T 1 hi A 1 1 e Ru hi A hi La conduttanza C e la conduttanza unitaria Cu sono date rispettivamente da: C hi A e Cu hi Nel caso di una parete che scambia calore per irraggiamento, in regime stazionario con l'ambiente, il coefficiente hi viene indicato con il termine di irradianza unitaria, che quindi rappresenta la potenza termica che passa per effetto del fenomeno di irraggiamento dalla parete all'ambiente o viceversa per m2 di superficie di scambio e per °C di differenza di temperatura media radiante dell'ambiente. Effetto serra Consideriamo una superficie opaca al di sopra della quale è posta una copertura di vetro Parte della radiazione solare (G) incidente sul vetro viene riflessa, (rG) parte trasmessa (tG). La parte trasmessa viene in gran parte assorbita dalla superficie opaca causando un riscaldamento della superficie stessa. La parte di energia trasmessa dal vetro e non assorbita dalla superficie opaca viene da questa riflessa ed avendo le stesse caratteristiche della radiazione incidente (lunghezza d'onda) attraversa il vetro (taG). Effetto serra Consideriamo una superficie opaca al di sopra della quale è posta una copertura di vetro Per effetto del riscaldamento subito la superficie opaca comincia ad emettere radiazioni per effetto della sua temperatura. Generalmente in questi casi si raggiungono temperature superficiali dell'ordine di 100 K per cui, per la legge di Wien, le radiazioni emesse (E) hanno una lunghezza d'onda massima caratteristica appartenente all'intervallo dell'alto infrarosso, dove il vetro presenta una trasmissività trascurabile. Effetto serra Consideriamo una superficie opaca al di sopra della quale è posta una copertura di vetro Pertanto per questa la radiazione (E) il vetro si comporta come una superficie opaca altamente riflettente per cui l'energia che incide su di esso viene riflessa verso la superficie opaca e in gran parte da questa assorbita. In definitiva possiamo dire che l'energia emessa dalla superficie opaca per effetto della sua temperatura viene in gran parte riassorbita dalla superficie stessa provocando un ulteriore aumento di temperatura. Effetto serra Consideriamo una superficie opaca al di sopra della quale è posta una copertura di vetro L'effetto serra è riscontrabile in diverse situazioni, alcune delle quali positive, cioè utili all'uomo, altre negative. Per esempio la radiazione solare che entra in un edificio attraverso le superfici vetrate e viene assorbita dalle superfici opache dell'ambiente, costituisce un positivo apporto di calore durante il periodo di riscaldamento invernale, ma un inconveniente durante il periodo estivo. Caratteristiche dell'irraggiamento ambientale Le condizioni termiche vigenti sulla Terra sono, come è noto, il risultato di un delicato equilibrio tra due immense quantità di energia raggiante: quella proveniente dal Sole e quella irraggiata nello spazio dalla Terra stessa. La radiazione solare inoltre attraverso il processo di fotosintesi dà origine alle fibre vegetali, al legno ed ai combustibili. Mediante processi termici e fotovoltaici, l'irraggiamento solare ha potenzialmente la possibilità di soddisfare le necessità mondiali di riscaldamento ambientale e di elettricità. Il Sole in base alla radiazione emessa può essere considerato un corpo nero alla temperatura di circa 5760 K, ed avendo un diametro di 1.4 X 109 m, emette continuamente una radiazione di circa 9.755 X 1025 W. Di questa potenza solo una piccola parte (circa 1.7 X 1017W) interessa la terra contribuendo direttamente al riscaldamento del terreno, degli oceani, dell'atmosfera ed alla fotosintesi. A titolo di confronto si tenga presente che il fabbisogno energetico attuale è di circa 5 X 1012 W. Caratteristiche dell'irraggiamento ambientale Al limite estremo dell'atmosfera, l'irraggiamento solare su di una superficie perpendicolare alla direzione dei raggi, è di circa 1353 W . m-2, quando la terra si trova ad una distanza media dal sole. Questo valore, denominato "costante solare", varia di circa ± 3.4% nell'anno, a causa dell'orbita ellittica del pianeta. In condizioni ottimali (cielo sereno, sole allo zenith, superficie perpendicolare ai raggi solari) su una superficie al livello del mare arriva circa 1000 W . m-2. Normalmente viene valutata in circa 700 W . m-2 quanto raggiunge la superficie terrestre (circa la metà di 1353 W . m-2) in quanto il 30% è direttamente riflesso dalle nubi, dalla polvere atmosferica e dalle molecole d'aria, mentre il restante 20% è assorbito dal vapore acqueo, l'ozono ed ancora dalle nubi. Caratteristiche dell'irraggiamento ambientale L’energia solare che raggiunge la superficie terrestre varia in funzione di: • Condizioni metereologiche: in una giornata nuvolosa la componente diffusa ha il sopravvento su quella diretta; • Inclinazione della superficie captante: nei mesi estivi una superficie a minore • Inclinazione sull’orizzontale presenta un maggiore contributo della radiazione diretta ed il contrario accade nei mesi invernali • Dall’ora giorno e mese dell’anno • Dalla latitudine terrestre Caratteristiche dell'irraggiamento ambientale I valori della radiazione globale incidente su una superficie orizzontale hanno però un interesse limitato per la progettazione dei sistemi solari attivi e dei sistemi fotovoltaici, in quanto per ottimizzare l’efficienza questi sistemi sono sempre disposti con una certa inclinazione sul piano orizzontale. Diventa allora di importanza fondamentale la determinazione dell’energia incidente su una superficie inclinata con un certo angolo. cos( i ) An Ai An Ai cos( i ) Poiché il flusso inc. è uguale Gi Ai Gn Ai cos( i ) Gi Ai Gn An Gi Gn cos( i ) Per ottimizzare la ricezione i pannelli solari sono orientati secondo un angolo =+10° dove è la latitudine del luogo considerato Caratteristiche dell'irraggiamento ambientale Liu e Jordan hanno sviluppato un metodo per calcolare la radiazione solare totale incidente su una superficie comunque inclinata ed orientata partendo dai dati relativi alla radiazione media mensile sul piano orizzontale. Come esempio sono riportati i valori della densità di energia solare per località di Milano e Venezia su superfici diversamente inclinate ed orientate. I valori espressi indicano la media per ogni mese e poi come valore annuale. Da queste tabelle si deduce che la superficie che ottimizza l’energia solare, raccolta durante tutto l’arco dell’anno, per località situate a latitudine di circa 45° nord, è quella orientata a Sud ed inclinata di 30° e che il valore di radianza diminuisce maggiormente al variare dell’orientamento piuttosto che al variare dell’inclinazione. Carte Solari Le carte solari rappresentano le tracce dei piani proiettanti i raggi solari per ogni ora del giorno sul piano dell'orizzonte. Per comprenderne la lettura si immagini un ideale osservatore posto al centro della base di una calotta semisferica che rappresenta il pezzo di cielo del suo orizzonte. L'osservatore vede il sole percorrere, nel moto apparente intorno alla terra, la superficie della calotta semisferica posta sopra di esso da Est ad Ovest. Se lui avesse la possibilita' di utilizzare un filo a piombo che dal sole arriva sul piano dell'orizzonte noterebbe che nel percorso giornaliero del sole il filo a piombo descrive una curva sopra a tale piano che sara' più o meno distante da esso a seconda che il giorno sia prossimo al solstizio Invernale o Estivo Carte Solari CARTE SOLARI RELATIVE ALLA CITTA' DI FIRENZE VALIDE PER VALORI DI LATITUDINE COMPRESE TRA 43° 00' E 44° 59' SOLSTIZIO ESTIVO ( 21Giugno) cioè l'angolo formato con la direzione sud dalla proiezione della retta sole-terra, sul piano dell'orizzonte (contato positivamente in senso orario). Lat = 43° 45' Long. = 11° 12' Il sole sorge 04h 39' Il sole tramonta 19h 21' T.L. (costante locale riferita all'Etneo) = +15' 12'' W (angolo orario) = - 04° 12' 45'' Azimut max = 123° 23' Zenit max = 69° 41' Carte Solari Carte Solari •Determinazione delle proiezioni d'ombra dell' edificio •Determinazione delle proiezioni d'ombra delle piante Si sovrappone alla pianta la carta solare relativa