T e a t r o O d e o n 2 0 11 - 2 0 12
Teatro Comunale di Lumezzane
INFO
TEATRO COMUNALE ODEON
via Marconi, 5 - 25065 Lumezzane (Brescia)
tel 030.820162
www.teatro-odeon.it
[email protected]
INFOLINE 030.3759792
www.comune.lumezzane.bs.it
LIBRERIA PUNTO EINAUDI
via Pace, 16/a - 25122 Brescia
tel e fax 030.3757409
Nel momento in cui questo programma di sala va in stampa, con qualche giorno di
anticipo sul primo appuntamento della nuova stagione, è con soddisfazione e non senza
una punta d’orgoglio che presentiamo il cartellone 2011-2012.
Un cartellone che ha destato grande interesse al punto da dovere chiudere in anticipo la
campagna abbonamenti per il raggiungimento della quota massima disponibile nel giro
di poche ore. Un dato, questo, che testimonia la bontà della proposta e che ci dà ulteriore
convalida di un consenso cresciuto e maturato negli anni.
Il pubblico, lumezzanese e non, ha dimostrato di apprezzare una linea artistica che sa
scegliere tra i nomi più prestigiosi della scena ma osa puntare anche sui talenti emergenti
(che spesso nella provincia hanno avuto proprio l’Odeon come prima ribalta), che sa
proporre attori e registi lontani da facili popolarità televisive ma già vicinissimi al cuore
della storia recente del teatro italiano, che non tralascia di dare spazio alle più riconosciute
compagini bresciane.
E non dimentica di valorizzare e coltivare la vocazione musicale del nostro territorio,
pensiamo al progetto Odeon Classic, avviato con successo la scorsa stagione. Anche
quest’anno, dopo la prima celebrazione del 14 giugno scorso nell’anniversario della morte
con O dolce incanto, torna un evento dedicato a Giacinto Prandelli, il grande tenore che da
Lumezzane ha conquistato chiara fama in tutto il mondo, curato dalla musicologa Roberta
Pedrotti. Una ribalta speciale nel concerto mozartiano organizzato dalla Associazione
All’Unisono avrà il lumezzanese Marco Zoni, che ha raggiunto il ruolo prestigioso di primo
flauto dell’orchestra del teatro alla Scala.
Accanto al cartellone di prosa e di musica, trovano posto le Schegge di Cinema, rassegna che
saprà ancora attirare gli appassionati ma anche i numerosi curiosi che trovano imperdibili
queste serate, e Vers e Ùs, l’appuntamento con le culture della comunità, ricco di proposte
di coloro che producono cultura nella nostra città, dalle bande alle associazioni, dai gruppi
musicali alle giovani ma eccellenti compagnie teatrali.
La nostra Amministrazione, sostenuta da Regione Lombardia, Fondazione Asm, Rotary
Club Valtrompia e da numerosi partner aziendali, continua dunque ad essere motore di
promozione culturale.
Anche in frangenti di congiuntura economica come quello attuale, infatti, la cultura
si conferma strumento di crescita non solo personale, ma sociale: occasione in cui la
comunità si ritrova per capire, discutere, divertirsi, nutrirsi di arte e di bellezza. Con questo
obiettivo e attraverso il confronto tra le generazioni di artisti, le diverse interpretazioni che le
loro sensibilità producono, la commistione tra le arti e i linguaggi quale segno irrinunciabile
della contemporaneità, il Teatro Comunale Odeon riapre i battenti.
Un ringraziamento va alla professionalità della regìa dell’Ufficio Cultura del Comune
che progetta, cura e realizza anche le iniziative che valorizzano gli altri poli culturali di
Lumezzane: la frequentata e attivissima Biblioteca Civica Felice Saleri e Torre Avogadro,
luogo simbolo della Torre delle Favole che è appuntamento ricorrente e apprezzato, da nove
anni, per i bambini e le famiglie della nostra città e della provincia.
Lucio Facchinetti
Assessore alla Cultura
del Comune di Lumezzane
Silverio Vivenzi
Sindaco
del Comune di Lumezzane
La Stagione 2011-2012
Venerdì 4 novembre 2011
OBLIVION - IL ROSSETTI TEATRO STABILE DEL
FRIULI VENEZIA GIULIA E MALGUION SRL
6
SHOW 2.0: IL SUSSIDIARIO
regia Gioele Dix
Venerdì 20 gennaio 2012
20
con Marco Paolini
di Francesco Niccolini e Marco Paolini
ARIE
Giovedì 1 marzo 2012
di e con Lella Costa
regia Giorgio Gallione
Martedì 29 novembre 2011
10
22
LA CHIAVE DELL’ASCENSORE
Giovedì 1 dicembre 2011
A.GI.DI.
14
OPEN DAY
24
VIVA VERDI!
26
16
TERRA PROMESSA
Lunedì 16 gennaio 2012
18
SUD COSTA OCCIDENTALE
CRT CENTRO RICERCA TEATRALE MILANO
TEATRO STABILE DI NAPOLI
THÉÂTRE DU ROND POINT
IL CASTELLO DELLA ZISA
BALLARINI
Due atti da La trilogia degli occhiali
testo e regia Emma Dante
di Carlo Goldoni
regia Damiano Michieletto
FESTIVAL DI SPOLETO
FONDAZIONE RIZZOLI-CORRIERE DELLA SERA
COMPAGNIA MAURI STURNO
MONICA GUERRITORE È ORIANA FALLACI IN
…MI CHIEDETE
DI PARLARE
Venerdì 27 aprile 2012
28
Briganti e Migranti
con Marco Baliani
di Marco Baliani, Felice Cappa, Maria Maglietta
regia Felice Cappa
IL VENTAGLIO
scritto e diretto da Monica Guerritore
Mercoledì 14 dicembre 2011
CHANGE PERFORMING ARTS
CRT ARTIFICIO MILANO
TEATRO STABILE DEL VENETO
TEATRI E UMANESIMO LATINO SPA
Mercoledì 18 aprile 2012
Martedì 6 dicembre 2012
Coro lirico bresciano “Giuseppe Verdi”
Edmondo Savio, direttore
Fabio Larovere, introduzione e commento
IL RACCONTO D’INVERNO
Martedì 20 marzo 2012
di Walter Fontana
con Angela Finocchiaro e Michele Di Mauro
La colonna sonora
del Risorgimento
TEATRIDITHALIA
TEATRO DELL’ELFO
di William Shakespeare
regia, traduzione, scene, costumi Ferdinando Bruni e
Elio De Capitani
PROGETTI E REGIE
di Agota Kristof
regia Sara Poli
12
ITIS GALILEO
Martedì 22 novembre 2011
IRMA SPETTACOLI
8
JOLEFILM
ASSOCIAZIONE MUSICALE ALL’UNISONO
OMAGGIO A MOZART
Giovedì 14 giugno 2012
30
LUMEZZANE RICORDA GIACINTO PRANDELLI
BUTTERFLY
32
SCHEGGE DI CINEMA
32
VERS E ÙS
33
CALENDARIO
PREVENDITE
ScheggediCinema
a cura di Enrico Danesi
Otto grandi film che hanno segnato la cinematografia mondiale negli anni novanta.
VerseÙs
Da ottobre 2011 a maggio 2012 quattordici appuntamenti con le culture della comunità.
BIGLIETTI
QUANTO COSTANO
Spettacoli di prosa
Spettacolo Itis Galileo
Spettacolo La chiave dell’ascensore
OdeonClassic
Concerti Odeon Classic
11 >12
intero € 19
ridotto € 16
intero € 24
ridotto € 20
posto unico € 8
intero € 10
DOVE E QUANDO ACQUISTARLI IN PREVENDITA
A partire dalla data indicata nel calendario degli spettacoli
a pagina 34
• Teatro Comunale Odeon di Lumezzane (via G.Marconi, 5)
martedì 18.30 - 19.30
mercoledì 11.30 - 13 e 18.30 - 19.30, festivi esclusi
• Libreria Punto Einaudi di Brescia (via Pace 16/a)
9.30 - 12 e 15.30 - 19, lunedì mattina e festivi esclusi
VENDITA NELLE SERE DI SPETTACOLO
Presso la biglietteria del Teatro Comunale Odeon dalle ore 20
LE RIDUZIONI PER I BIGLIETTI
• Persone fino ai 24 e oltre i 65 anni
• Membri di associazioni culturali e ricreative di Lumezzane
• Appartenenti a Cral e dopolavoro di aziende di Lumezzane
o convenzionate
• Possessori della Carta d’Argento di Lumezzane
• Iscritti a Laboratori Teatrali, Accademie Teatrali,Conservatori
di Musica, Scuole di Musica
• Iscritti STARS e DAMS dell’Università Cattolica di
Brescia
• Abbonati alle Stagioni di Teatri Bresciani in Rete (Manerbio, Edolo)
• Abbonati alla Stagione spettacolare del PalaBrescia
SPECIALE STUDENTI
• Per gruppi di studenti degli Istituti Superiori la direzione del
teatro è disponibile ad attivare particolari condizioni per
l’acquisto di biglietti.
ridotto € 5
SERVIZI
E AVVERTENZE
SERVIZI
Accessibilità alle persone con
difficoltà motorie
Bar-caffetteria - Guardaroba
Parcheggio gratuito (presso il Centro
Commerciale Nöal)
AVVERTENZE
• Si ricorda di spegnere i cellulari prima
di entrare in sala
• Non è consentita in nessun caso la
registrazione audio e video di concerti
e spettacoli
• A spettacolo iniziato non è consentito
l’ingresso in sala
• Non si effettua servizio di prenotazione
• La direzione si impegna a trovare
collocazione adeguata agli spettatori
nel caso siano necessari spostamenti
di posti per esigenze tecnico/artistiche
o per motivi di forza maggiore
• La direzione si riserva modifiche al
programma per cause indipendenti
dalla propria volontà
Venerdì 4 novembre 2011 ore 20.45
IL ROSSETTI TEATRO STABILE DEL FRIULI-VENEZIA GIULIA
MALGUION SRL
OBLIVION
SHOW2.0: IL SUSSIDIARIO
regia Gioele Dix
testi Davide Calabrese e Lorenzo Scuda
musiche Lorenzo Scuda
disegno luci Raffaele Perin in collaborazione con Claudio Tappi
distribuzione BaGS Entarteinment
gli Oblivion sono Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni,
Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli
Con irresistibili gag inedite e alcuni pezzi forti del loro repertorio tornano all’Odeon in
un nuovo show i fantastici Oblivion. Tante risate e fine umorismo, creatività e citazioni a
raffica per un’ora e mezza di pura follia comica fra commedia musicale e rivista, parodia e
cabaret. Non poteva trovare apertura migliore una stagione che vuole mantenere il rapporto
con la comunità, che non si arrocca in sofismi ma osa la bellezza dell’arte, non coltiva
nostalgie ma si confronta con la memoria, non si confonde con la cronaca spicciola ma si
prende cura dell’analisi del quotidiano.
06
Una attualissima trasversalità di mezzi in un gruppo innamorato di una comicità vecchio
stile: gli Oblivion strizzano l’occhio al cabaret ma anche al cafè chantant, praticano
una satira garbata ma corrosiva, inventano giochi tra musica e linguaggio sorretti da
sorprendenti capacità vocali e interpretative. Tra i loro numi tutelari il Quartetto Cetra e
Rodolfo De Angelis, Giorgio Gaber e la follia organizzata dei Monthy Python.
Gli Oblivion utilizzano almeno un secolo di materiale musicale italiano, servendosi delle
canzoni come di un alfabeto privato da montare, intrecciare, deformare, riciclare fino a
costruire uno scintillante palinsesto canoro, al tempo stesso omaggio ai grandi e sberleffo
ai meno grandi, in cui si raggiunge un miracoloso equilibrio tra citazione e creatività, tra
umorismo e commozione.
Come raccontare l’avventura di questi cinque formidabili artisti, cantanti e attori, cabarettisti
e comici, leggeri ma serissimi? Sette anni di gavetta nel teatro di rivista e nei musical, poi
l’esplosione su Internet: ad oggi quasi 2 milioni di contatti ricevuti in due anni da I promessi
sposi in dieci minuti, geniale micromusical messo online su youtube dagli Oblivion per farsi
conoscere dal grande pubblico. Il successo è tale che il teatro li reclama con uno show che
miete consensi – grazie anche alla divertita ma rigorosa regia di Gioele Dix – in un lungo tour
di 2 stagioni con oltre 200 repliche nei più importanti teatri e in tutta Italia. Poi la tv, ospiti di
Zelig. Per le parodie culturali degli Oblivion (I promessi sposi, appunto, ma anche Shakespeare
in 6 minuti, Dante, Pinocchio…) impazziscono migliaia di studenti: nascono così anche le
lectio dementialis sui Promessi Sposi nelle scuole e il libro con dvd I promessi esplosi.
Non ridete di chi vi fa ridere: dietro ogni
leggerezza riuscita c’è una vera fatica.
Visti sul palco del Teatro delle Celebrazioni,
i cinque Oblivion sono freschi, cristallini,
scorrevoli e dissetanti come acqua di
fonte, ma la loro scommessa sul new rétro
non deve essere stata facile da vincere.
Reincarnazione più che perfetta (una voce
in più) del Quartetto Cetra, riempiono i
teatri con un genere che sembrava sepolto
assieme alla tivù senza colori: la parodia
musicale, le storie (da Shakespeare ai Promessi sposi in dieci minuti) raccontate cambiando le
parole alle canzoni da karaoke. Gioco che rischierebbe di avere un sapore da campeggio boyscout se Lorenzo, Francesca, Davide, Graziana e Fabio non sfoderassero quell’impasto vocale
perfetto, quel puro godimento armonico che ricorda i gruppi vocali americani anni Cinquanta. Si ride,
spensieratamente e di gusto, alla scoperta che Ramazzotti può somigliare a un coro sardo a tenores,
che Zucchero sembra ispirarsi a un messale gregoriano... Osannati da un pubblico che conosce tutti
i loro numeri a memoria per averli scaricati da YouTube, ora gli Oblivion hanno una responsabilità.
Si può dare di più. Il ruolo di Manhattan Transfer italiani è ancora vacante, dateci sotto.
Michele Smargiassi, La Repubblica
Altra sorpresa e rivelazione della serata il gruppo degli Oblivion, un quintetto vocale che spopola
in rete e ormai anche nei teatri, che puntano su un teatro canzone di un umorismo travolgente
mentre si dimostrano assolutamente acrobatici e virtuosi nei giochi vocali. Hanno proposto, oltre
a Torpedo Blu, un collage dell’opera omnia di Gaber condensato in cinque intensi minuti. Una
sorta di Bignami del Signor G.
Mario Luzzatto Fegiz, Corriere della Sera
La riduzione musicale dei Promessi Sposi in dieci minuti in rete è un vero cult, ma anche le
avventure di Rato l’immigrato non sono da meno, come Cazzottissima, dove prendono a pugni
le hit più note dei cantautori italiani. Sono gli Oblivion, definiti il nuovo Quartetto Cetra (anche se
sono in cinque), il gruppo più irriverente della scena, anzi della rete.
Livia Grossi, Corriere della Sera
E scusate le dimenticanze, ma fra note musical, canzoni vecchie e nuove, smorfie, mimi, canti,
balli a ritmo serrato e sempre elegante, ci siamo persi in un dolce e sussultante (di risate) oblio.
Anzi, in un Oblivion, nome dell’incantevole gruppo musical-cabarettistico-attoriale.
Simone Tonelli, Giornale di Brescia
07
Che dire degli Oblivion? Sono bravissimi e il pubblico li ha premiati con applausi caldi e
lunghissimi. La regia di Gioele Dix ha dato i tempi giusti.
Nino Dolfo, BresciaOggi
Martedì 22 novembre 2011 ore 20.45
IRMA SPETTACOLI
LELLA COSTA
ARIE
di e con Lella Costa
regia Giorgio Gallione
08
È un grande omaggio alla musica, che è una delle sue grandi passioni, il nuovo spettacolo di
Lella Costa. Ma è anche uno scherzo, un gioco, un ammiccare ai recital di arie famose propri delle
cantanti d’opera. La musica è il filo conduttore di un progetto teatrale che ripercorre il cammino
artistico dell’attrice e autrice attraverso alcuni tra suoi pezzi più significativi. Ed è, sempre la
musica, una meravigliosa misura del tempo, che inevitabilmente porta a toccare il tema della
memoria. Un tema caro non solo a chi fa teatro - di cui è anche un indispensabile “ferro del
mestiere” - ma a tutti noi.
Nel marzo del 2010, gli Amici del Conservatorio di Milano hanno deciso di insignirmi del premio
“Una vita per la musica”, insieme a Luciana Serra e Liliana Cosi, e scusate se è poco.
Lì per lì ho pensato si fossero sbagliati: macché, me l’hanno confermato. Convinti e contenti.
E la motivazione era, tra l’altro, bellissima. E coglieva nel mio lavoro qualcosa “che aveva a che fare
con la musica/e il modo in cui la musica scorre, emblema della vita/e come non puoi isolare una
sola nota e dire/se va bene o no:devi aspettare/che sia finita”. Questi versi di John Ashbery, scoperti
mentre lavoravo al copione di Ragazze, alla luce di quel premio acquisivano un valore e un significato
ancora più precisi e decisivi: non mi è sembrato saggio ignorare tutte queste coincidenze.
E così sono andata a rileggermi i copioni dei miei spettacoli, da Ragazze su su fino ad Adlib, per
verificare se davvero in ognuno di loro ci fosse, più o meno esplicito, più o meno consapevole,
qualcosa “che aveva a che fare con la musica”.
E se ci tenete a saperlo sì, c’era. C’era la costante presenza della musica, non solo come semplice
colonna sonora, ma proprio come voce altra, come interlocutore e comprimario e complice di
palcoscenico; e c’erano anche, in ogni testo, dei brani costruiti con una scansione metrica che li
rendeva molto più simili a uno spartito che a un copione, a un assolo che a un monologo.
Piccole romanze recitate. Arie.
Riproporle, oggi, non vuole essere soltanto una sorta di rivisitazione antologica, ma anche e forse
soprattutto un’occasione per cucire insieme momenti in apparenza lontani e diversi e magari scoprire
che sì, c’è un filo che li unisce, ed è saldo, e regge al tempo e all’usura.
Quanto al colore, non può essere che “rosso Marras”, il ligazzo rubio che da qualche anno avvolge
di bellezza i miei abiti di scena, e non solo.
E poi a tutto questo materiale, che è ricco e vivo e vibrante di suo, non posso non sommare il
meraviglioso regalo che è stato, in questi ultimi anni soprattutto, lavorare con i musicisti in carne e
ossa, vivi e dal vivo, sul palco e in sala d’incisione: Paolo Fresu, Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Furio
Di Castri, Paolo Damiani, Danilo Rea, Antonello Salis, Bebo Ferra. Per non parlare delle incursioni
nella musica classica, con Ruggero Laganà, con Giorgio Mezzanotte, con Rosetta Cucchi.
Insomma: ho un curriculum, e
intendo farlo valere.
E chissà che non trovi anche il
coraggio di andare a riscuotere la
promessa pronunciata in presenza
di testimoni da Paolo Conte,
qualche tempo fa, di scrivere qualcosa per la soubrette che è in me (testuale). In fondo è stato lui - il
Maestro che è nell’anima - a dichiarare che per fare musica “ci va carattere e fisarmonica, senso del
brivido e solitudine”.
Lella Costa
Lella Costa non è figlia d’arte, anche se d’arte visse e vive; non ha un nome d’arte, ma solo
un diminutivo, con cui è chiamata da sempre, visto che per l’anagrafe è Gabriella; e se di arte un
pochino forse, ormai, ne ha, di parte continua a interpretarne ostinatamente una: se stessa.
09
Basta traviate e magoni, è ora di darsi delle “Arie”...
Al Petrella di Longiano l’anteprima nazionale del nuovo spettacolo
[ … ] Lella Costa, com’è nato “Arie”?
L’occasione è stata aver ricevuto il Premio Una Vita per la Musica: io non canto e non suono, ma la
musica è sempre presente nei miei spettacoli, come colonna sonora, attenzione ai ritmi, ai silenzi...
Io penso ai copioni come a degli spartiti: la scrittura scenica ha molto a che fare con la musica. Arie
è una produzione sobria, minimale ma molto curata, un’antologia di pezzi scelti dai miei spettacoli
che diventano arie d’opera, madrigali. Con una piccola chicca del grande trombettista Paolo Fresu,
Passavamo sulla terra leggeri, una pagina di Sergio Atzeni di cui eseguirò dal vivo la parte parlata.
Da “Precise parole” in poi ci ha regalato splendide letture dei classici: come nascono le sue
partiture?
Io cerco di appropriarmi del testo, delle infinite riletture che ne sono state fatte, poetiche musicali,
critiche, di trovare la chiave della narrazione e capire cosa voglio raccontare, rivelando i lati più in
ombra, legando il testo al racconto dell’oggi... Io mi incanto quando scopro gli universi dei classici, e
cerco di condividerli con il pubblico, soprattutto i giovani... con intento pedagogico leggero, restando
dalla parte degli spettatori: dove riesco meglio è nello spettacolo dal vivo, la relazione col pubblico
vero è per me fondamentale. [ … ]
Lorella Barlaam, ChiamamiCittà (9 febbraio 2011)
Martedì 29 novembre 2011 ore 20.45
PROGETTI E REGIE
SARA POLI
LA CHIAVE
DELL’ASCENSORE
di Agota Kristof
regia Sara Poli
progetto luci Stefano Mazzanti
costumi Luca Rubagotti
oggetti di scena Marcello Ziliani
con Beatrice Faedi e Laura Mantovi
10
Formidabile tris di donne della scena bresciana per uno spettacolo coraggioso e intenso
tratto dalla scrittura cruda, essenziale e bellissima di Agota Kristof.
Dopo la vittoria con “Annabella Wharton” al festival Le Voci dell’Anima, a Rimini, dove
hanno conquistato ben tre premi (primo premio assoluto, della critica e del pubblico), Sara
Poli e Laura Mantovi tornano all’Odeon insieme con Beatrice Faedi in un nuovo allestimento,
una pièce che tra tocchi di humor nero e accenti di impressionante drammaticità mette a fuoco
una condizione femminile segnata dalla violenza e dalla sopraffazione.
Il silenzio è il primo nemico.
Un racconto a tratti dolcissimo pieno d’amore, di concessioni, di attenuanti.
Un uomo. Una donna. Un sentimento forte li unisce.
Scorrono le pagine, scorrono le immagini, iniziano le violenze. Violenze che sembrano essere
giustificate, violenze a cui lei non si ribella.
Solo quando lui - l‘amato carnefice - minaccia di toglierle anche l’uso della parola, finalmente
accade qualcosa di terribile, estremo, assoluto.
Noi, che spesso giochiamo con il suono della nostra voce, ora vorremmo regalarla a tutte quelle
donne che per infiniti motivi hanno deciso di tacere.
L’arte è comunicazione. È empatia. È farsi carico delle storie altrui e trasformarle da vissuto
personale a vissuto universale.
Ci sono decine, centinaia, migliaia di storie tutte diverse e tutte drammaticamente simili che non
sapremo mai. Perché la paura e la vergogna sono striscianti e onnipresenti. E allora prendiamo in
prestito le immagini e le parole di Agota Kristof per farci carico di tutti questi silenzi. Di tutte queste
storie terribili che ci fanno sentire fragili prede in balia di una violenza assolutamente inaccettabile
eppure ormai parte onnipresente delle nostre pagine di cronaca e delle nostre vite.
Sara Poli
“La chiave dell’ascensore” è la storia drammatica di
una donna tenuta sotto sequestro dal marito, che con
l’aiuto di un medico compiacente infierisce su di lei
sottoponendola a orribili mutilazioni. Il testo teatrale
si costruisce sulla figura della donna straziata, resa
cieca, privata dell’uso delle gambe, alla quale rimane
la voce per gridare al mondo la sua terribile vicenda e
per denunciare i soprusi subiti.
Dati Istat 21 luglio 2007 (ultima ricerca ufficiale)
In Italia il 31,9 per cento delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale
nel corso della vita. Per la precisione, 5 milioni di donne hanno subìto violenza sessuale, che
s’intende stupro, tentato stupro ma anche rapporti sessuali “non desiderati e subìti per paura delle
conseguenze” e “attività sessuali degradanti e umilianti”. Il 18,8 per cento è stato più “fortunato” e
ha sopportato “solo” violenze fisiche, dalla minaccia più lieve a quella con le armi, dagli schiaffi
al tentativo di strangolamento.
Tre i tipi di violenza. L’indagine (il campione comprende 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni
intervistate su tutto il territorio nazionale dal gennaio all’ottobre 2006) misura 3 diversi tipi di violenza:
quella fisica, quella sessuale e quella psicologica che comprende le denigrazioni, il controllo dei
comportamenti, le strategie di isolamento, le intimidazioni e tutto ciò che può armare l’ossessione di
un partner, di un ex amante o di una persona conosciuta e creduta amica.
Il 27 luglio 2011, a 76 anni, si è spenta a Neuchâtel in Svizzera, dove viveva, la scrittrice
ungherese Agota Kristof. Aveva lasciato il suo paese nel 1956 con il marito e la figlia di quattro mesi,
mentre l’Armata Rossa soffocava la rivolta popolare contro l’invasione sovietica.
Il francese divenne la lingua usata per comporre le sue opere. Iniziò con la poesia e la drammaturgia:
John et Joe (1972), La chiave dell’ascensore (1977), Un rat qui passe (1984). Il successo
internazionale arrivò nel 1987 con Le grand cahier (Il grande quaderno), che sarà eletto Livre Européen
e confluirà poi insieme a La preuve (La prova) e Le troisième mensonge (La terza menzogna) nella
Trilogie (Trilogia della città di K.), capolavoro letterario stampato in oltre 30 paesi.
Nella “Trilogia della città di K.” come negli altri suoi libri (tra questi La vendetta, pubblicato
in Italia da Einaudi nel 2005 e in una nuova edizione nel 2009) si rivela la grandezza di una
narratrice straordinaria, capace di far provare emozioni indimenticabili, amatissima da schiere di
affezionati lettori in tutto il mondo.
11
«Si è considerata ungherese sempre, anche se scriveva in un’altra lingua», ha detto di lei il
regista Janos Szasz, che sta girando un film ispirato alla Trilogia.
In Italia, dal suo romanzo Ieri del 1995, il regista Silvio Soldini ha tratto il film Brucio nel vento.
Giovedì 1 dicembre 2011 ore 20.45
A.GI.DI.
ANGELA FINOCCHIARO MICHELE DI MAURO
OPEN DAY
di Walter Fontana
regia Ruggero Cara
con Angela Finocchiaro e Michele Di Mauro
Separati da tempo, mediamente tritati dalla vita, entrambi sui cinquanta: una madre e un
padre si ritrovano faccia a faccia in un giorno importante: iscrivere la figlia quattordicenne alla
scuola media superiore.
Sembra facile, ma non lo è. Un semplice modulo da compilare diventa per i due ex-coniugi un
interrogatorio insidioso, che li spinge a ripercorrere la loro vita, in un crescendo di sottile follia.
Tra litigi interrotti da anni, discorsi intorno a una figlia che non si vede mai, ma è al centro di
tutto, licei chic guidati da presidi analfabeti e incursioni mentali nella Grecia antica, si intrecciano
tensioni, speranze e qualche sorpresa.
Perché il passato non è sempre come te lo ricordi e il futuro non è mai come te lo immagini.
12
Dopo i trionfi cinematografici del 2010 e il successo teatrale di “Miss Universo”, Angela
Finocchiaro torna a collaborare con l’autore Walter Fontana per dar vita a uno spettacolo
ironico, nato da una domanda che riguarda ciascuno di noi: come si guarda al futuro quando
non sai bene come comportarti col presente?
Sulla scena, a dividere i tormenti di una famiglia alle prese con una figlia adolescente, Michele
Di Mauro, attore sensibile e ironico.
Angela Finocchiaro inizia il percorso teatrale negli anni Settanta con Quelli di Grock, per poi
fondare il gruppo Panna Acida, di cui sarà autrice e interprete in numerose produzioni.
Dagli anni Ottanta la sua attività prosegue con numerosi spettacoli di successo, dal monologo
La stanza dei fiori di china a Sottobanco interpretato con Silvio Orlando per la regia di Daniele
Luchetti, da La misteriosa scomparsa della Signorina W a Pinocchia, Benneide e Miss
Universo – titolo che segna l’inizio della collaborazione con Walter Fontana - e infine, nelle
ultime due stagioni teatrali, Mai più soli.
Parallelamente, la fortunata carriera cinematografica cominciata col geniale Ratataplan di
Maurizio Nichetti prosegue con le riuscitissime interpretazioni di Benvenuti al Sud (candidatura
ai David di Donatello come miglior attrice protagonista), La banda dei babbi Natale (nomina
ai Nastri d’Argento come miglior attrice), Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti (David
di Donatello 2007 come miglior attrice non protagonista), l’intenso cameo nel film di Ozpetek
Un giorno perfetto e La bestia nel cuore di Cristina Comencini (Nastro d’argento, David di
Donatello 2006 e Ciak d’oro 2006 come migliore attrice non protagonista).
Stylaz/Photomovie
Michele Di Mauro si definisce “operaio
dello spettacolo”. Attore torinese, dal
1978 lavora in teatro con diversi
registi tra cui Castri, Missiroli, Vacis,
Malosti, Binasco, Bianco e Liberti di
Egum Teatro.
Gli ultimi spettacoli che ha interpretato
sono Nella solitudine dei campi di
cotone di Koltès, Un anno con 13 lune
di Fassbinder, L’apparenza inganna
di Bernhard, tutti per Egum Teatro; Zio
Vania di Checov per la regia di Gabriele
Vacis, i Quattro atti profani di Tarantino messi in scena da Malosti e Filippo di Alfieri
per la regia di Binasco.
Al cinema debutta con Gianluca Tavarelli in Portami via; seguono Ravanello pallido
accanto a Luciana Littizzetto, Andata e ritorno di Marco Ponti e La doppia ora di
Giuseppe Capotondi.
È una delle voci maschili di Rai Radio Due e affianca Luciana Littizzetto negli sketch
del programma La Bomba su Radio Deejay.
Ruggero Cara è tra i fondatori dello storico Teatro del Sole. Attore di cinema e teatro,
lavora sul set con Antonio Albanese e Daniele Luchetti, mentre a teatro è diretto, tra
gli altri, da Salvatores, Giorgio Gallione, Leo de Berardinis, Nanni Garella, Giorgio
Barberio Corsetti, Gabriele Vacis, Moni Ovadia.
Come regista ha diretto Marina Massironi, Marco Travaglio, Corrado Augias e, più
recentemente, Shel Shapiro e Gherardo Colombo.
Con Open Day torna a dirigere Angela Finocchiaro dopo i successi La stanza dei
fiori di china nel 1987 e La misteriosa scomparsa di W nel 1994.
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Walter Fontana, sceneggiatore e autore televisivo, ha lavorato in tv per Zelig e
MaiDireGol. Ha scritto per comici come Paolo Hendel, Claudio Bisio, Maurizio
Crozza, Paola Cortellesi, Neri Marcorè, Fabio De Luigi. Al cinema collabora a tre film
di Aldo Giovanni e Giacomo.
Ha pubblicato Non ho problemi di comunicazione (Premio Satira Politica di Forte
dei Marmi 2005).
Per Angela Finocchiaro ha già scritto il monologo Miss Universo, replicato con
successo per tre stagioni nei maggiori teatri italiani.
Martedì 6 dicembre 2011 ore 20.45
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OdeonClassic
in collaborazione con Rotary Club Valtrompia
CORO LIRICO BRESCIANO “GIUSEPPE VERDI”
Percorso nell’opera di Giuseppe Verdi
in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia
VIVA VERDI!
La colonna sonora del Risorgimento
direttore Edmondo Savio
introduzione e commento Fabio Larovere
Programma
Gioachino Rossini (1792 – 1868)
Mosè “Dal tuo stellato soglio”
Giuseppe Verdi (1813 -1901)
Nabucco Coro “Gli arredi festivi”
I lombardi alla prima crociata “O Signore dal tetto natio”
Ernani Coro introduttivo (Brindisi); coro “Si ridesti il leon di Castiglia”
La battaglia di Legnano Coro introduttivo “Viva Italia”
Macbeth “Patria oppressa”
Il trovatore Coro di gitani
La forza del destino “Il santo nome… La Vergine degli angeli”
Nabucco “Va’ pensiero”
In occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia, Il coro lirico bresciano “Giuseppe Verdi”
propone un percorso musicale e per immagini nell’opera del più celebre compositore italiano, del
quale porta orgogliosamente il nome.
Giuseppe Verdi, protagonista della straordinaria stagione del Risorgimento, ne fu cantore con la
sua musica, ma pure direttamente partecipe, prima come semplice cittadino attento agli eventi
che portarono all’unità e poi come parlamentare del Regno.
La serata, grazie alla musica di Verdi e all’introduzione dei vari brani a cura del critico musicale
Fabio Larovere, ne ripercorre le fasi salienti, con significativi collegamenti agli eventi e ai
personaggi “che hanno fatto l’Italia”; tra loro, Giuseppe Mazzini, Camillo Benso conte di Cavour,
Vittorio Emanuele, Giuseppe Garibaldi, Francesco Hayez, Alessandro Manzoni.
Dalla prima opera del grande compositore bussetano, Oberto conte di san Bonifacio ai
capolavori della piena maturità come Aida e Don Carlo, il concerto è un appassionante
itinerario nell’arte e nella vita di Verdi. Con una particolare attenzione per i brani squisitamente
risorgimentali: I lombardi alla prima crociata, con il celebre coro O Signore dal tetto natio,
Ernani col coro Si ridesti il leon di Castiglia. E, naturalmente, Nabucco.
Il Coro Lirico Bresciano “Giuseppe Verdi” è stato costituito nel 2000 dalla collaborazione
di ex coristi del Teatro Grande di Brescia con altri coristi provenienti da compagini locali.
Si propone al pubblico con un repertorio, in prevalenza tratto dal melodramma italiano
dell’Ottocento, composto da oltre sessanta brani e opere complete (Traviata, Rigoletto, Tosca,
Barbiere, Cavalleria). In questi anni di attività ha eseguito molti concerti su tutto il territorio
provinciale, in varie località italiane e all’estero (Treviglio e Cellatica al Palazzetto dello Sport,
Arcene alla Corte di Villa Masciadri, Bratislava nel Parco Ruzinov).
Edmondo Savio, nato a Manerbio (Brescia), ha compiuto
gli studi di pianoforte sotto la guida dei maestri S. Marengoni
e E. Firmo. Si è diplomato con il massimo dei voti presso
il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Milano, dove si è
specializzato nell’esecuzione, armonizzazione e direzione
del repertorio gregoriano.
Ha al suo attivo numerosi concerti con formazioni di
musica cameristica, strumentali e vocali, e aggiunge
l’attività come direttore d’orchestra in diverse formazioni
con vasto repertorio.
Organista e direttore di coro, vincitore di diversi concorsi
nazionali ed internazionali, svolge una intensa attività come
pianista accompagnatore/collaboratore con alcuni fra i più
importanti teatri italiani e con cantanti di rinomata fama.
Nel 2003 assume la direzione del Coro Lirico Bresciano
Giuseppe Verdi, col quale ottiene consensi di critica e di
pubblico negli allestimenti di opere complete e concerti
di gala.
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Fabio Larovere, giornalista, scrittore, promotore di eventi
culturali; in qualità di critico musicale ha collaborato e
collabora con Giornale di Brescia, Bresciaoggi, Corriere
della Sera, la Voce del Popolo, BresciaMusica. È autore
di spettacoli rappresentati e da lui stesso condotti
nell’ambito di importanti festival quali Le X Giornate di
Brescia, Armonie sotto la Rocca, Settimane Musicali
Bresciane. Come organizzatore, ha promosso la festa per
il bicentenario del Teatro Grande di Brescia e le “Passeggiate letterarie”, nel centro storico
di Brescia. È nel consiglio della Cooperativa Cattolico Democratica di Cultura di Brescia e
collabora con la Diocesi di Brescia per progetti di carattere pastorale e culturale. Insegna
Storia dei valori artistici del territorio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di
Brescia. È direttore artistico dell’Associazione CieliVibranti e cura la programmazione del
Teatro delle Ali di Breno.
Mercoledì 14 dicembre 2011 ore 20.45
CHANGE PERFORMING ARTS
CRT ARTIFICIO MILANO
MARCO BALIANI
TERRA PROMESSA
Briganti e Migranti
uno spettacolo di Marco Baliani, Felice Cappa, Maria Maglietta
regia Felice Cappa
drammaturgia Maria Maglietta
musiche Mirto Baliani
impianto scenico Valentina Tescari
con la partecipazione in video di Salvo Arena, Aldo Ottobrino, Naike Anna Silipo,
Michele Sinisi
Maestro del teatro di narrazione, Marco Baliani esplora con la solita passione civile
alcune zone oscure della storia dell’unificazione italiana attraverso la vicenda del brigante
Carmine Crocco.
Lo spettacolo è in tournée nei teatri dopo il felice debutto al Festival di Spoleto. Il progetto
include un film in digitale in programmazione sulle reti Rai.
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1861-2011: l’Italia festeggia i 150 anni dell’unità nazionale. Nell’anno dedicato alle
celebrazioni di quella che fu la realizzazione di un sogno politico condiviso da uomini di
stato, artisti e intellettuali, non si può dimenticare che l’unificazione fu un processo difficile
e doloroso. Al sud uomini e donne si opposero a un progetto politico che non offriva la
possibilità di costruire un futuro dignitoso. Di fronte a un’unità che si stava realizzando con
le armi, si organizzava una resistenza armata destinata a passare alla storia con il nome
di brigantaggio. Spietati, ribelli, efferati, i briganti si trovarono a essere strumento di poteri
sfuggenti e ambigui, usati e poi abbandonati da quei baroni e proprietari terrieri sempre pronti
a cambiar bandiera. La ribellione dei briganti venne soffocata nel sangue, repressa da eserciti
e leggi speciali. Il neonato Regno d’Italia schierò contro i contadini quasi la metà del suo
esercito e il numero delle vittime, di questa che fu a tutti gli effetti una guerra civile, è più alto
di quello totale delle guerre di Indipendenza.
Nella vicenda del bandito Carmine Crocco si può leggere la storia emblematica di
un’incomprensione, di una disfatta civile, di un’assenza di lungimiranza politica che ancora
oggi incide pesantemente sulla storia del nostro Paese. Dall’entusiasmo popolare suscitato
dalle promesse garibaldine, in pochi anni la popolazione del meridione si trovò a combattere
una disperata forma di rivolta contro l’ordinamento del nascente Stato italiano. Per migliaia di
contadini, al termine di quei sanguinosi anni, restò, come scelta obbligata,divenire emigranti.
È questo il destino di otto milioni di contadini, uomini e donne del sud e del nord Italia che
negli anni della nascita del nuovo Stato italiano sono costretti a lasciare il Paese.
In scena Marco Baliani ripercorre gli eventi,
ricostruisce le circostanze e illumina i luoghi
di quella storia. Ad accompagnare le sue parole,
compaiono su schermi sovrapposti, come apparizioni
fantasmatiche, personaggi evocati dal narratore
stesso - un contadino, una popolana, un barone,
un soldato piemontese - a comporre un mosaico di
racconti fatto di voci e punti di vista differenti.
Una scatola luminosa racchiude il narratore e
la sua storia in un caleidoscopio di immagini
proiettate. Squarci di vita, memorie, riflessioni si amalgamano in uno spezzato affresco. Al centro
si pone il conflitto del brigante contadino, la sua impossibile riconciliazione col mondo.
«è vivissimo ancor oggi, negli echi sopiti e più reconditi della coscienza contadina, il ricordo della
loro rivolta, una rivolta disumana, che parte dalla morte e non conosce che la morte, dove la ferocia
nasce dalla disperazione, dove, senza illusioni, la civiltà contadina difendeva la propria natura
contro quell’altra civiltà che le sta contro e che, senza comprenderla, eternamente l’assoggetta.»
Carlo Levi
«Negli ossari dei camposanti dei paesi della regione del Vulture giacciono sparse le ossa calcinate
dei briganti, morti combattendo o fucilati, insieme a quelle dei soldati che da loro vennero uccisi,
ossa senza parole, evanescenze di quello sterminio dell’esistente che è la Storia.»
Michele Saraceno
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La guerra persa dei cafoni
Baliani racconta l’epopea dei contadini costretti a emigrare durante la nascita del nuovo Stato
Spoleto. [ … ] Torna al teatro di narrazione Marco Baliani, che del resto, nel corso di questi vent’anni
cioè da quando, nel 1989, debuttò con lo spettacolo Kohlhaas non lo hai mai abbandonato, pur
dedicandosi al cinema (ha recitato nei film di Martone, Archibugi, Comencini, Vicari...) e dirigendo
contemporaneamente spettacoli epico-corali, come i più recenti Piazza d’Italia e La repubblica
di un solo giorno prodotti dal Teatro di Roma e ispirati all’Unità d’Italia. Proprio da qui vogliamo
partire per raccontarvi questa Terra promessa! Briganti e migranti, ospite nei giorni scorsi del
54esimo Festival dei 2 mondi di Spoleto. Perché in fondo, tutti e tre i lavori affrontano lo stesso
tema: parlano di libertà, di un entusiasmo popolare che spinge i personaggi a lottare con tutti mezzi
a disposizione pur di ottenere ascolto, diritto di parola, uguaglianza...
Abbiamo usato il plurale, personaggi, perché a popolare questo racconto (ben scritto da Maria
Maglietta e diretto da Felice Cappa) non sono solo le disavventure di Carmine Crocco, un bandito
dalla vita incredibile, ma anche gli uomini e le donne dei tanti sud d’Italia, compresi quelli del nord.
Sono i destini di circa otto milioni di contadini che negli anni in cui nasceva il Nuovo Stato italiano
furono costretti a lasciare il Paese. Le loro voci, i loro corpi, le loro grida disperate si rincorrono e si
sovrappongono sotto il cielo di Spoleto, nel bellissimo Teatro romano. [ … ]
Francesca De Sanctis, L’Unità
Lunedì 16 gennaio 2012 ore 20.45
SUD COSTA OCCIDENTALE
CRT CENTRO RICERCA TEATRALE MILANO
TEATRO STABILE DI NAPOLI
THÉÂTRE DU ROND POINT
EMMA DANTE
IL CASTELLO DELLA
ZISA BALLARINI
Due atti da La trilogia degli occhiali
testo e regia Emma Dante
luci Cristina Fresia
foto Carmine Maringola
produzione/distribuzione Fanny Bouquerel / Amunì
con Claudia Benassi, Stéphanie Taillandier, Onofrio Zummo (Il castello della Zisa)
con Sabino Civilleri, Manuela Lo Sicco (Ballarini)
La regista italiana più apprezzata in Europa, dopo aver guadagnato l’attenzione del grande pubblico
con la Carmen che nel 2009 aprì la stagione lirica alla Scala, torna a posare lo sguardo su una delle sue
fonti ispiratrici: il mondo degli ultimi fra malattia e abbandono, fra vecchiaia e solitudine. E il risultato è
sempre straordinario: poetico, cinico, malinconico, teatralmente geniale.
Dopo “Vita mia” e “Il festino”, è imperdibile per il pubblico dell’Odeon la serata che propone insieme due
spettacoli - Il castello della Zisa e Ballarini - dalla Trilogia degli Occhiali, ulteriore e riuscitissima prova di
scrittura e di regia della pluripremiata drammaturga siciliana (premio Scenario, DonnadiScena, Gassman,
Sinopoli per la Cultura, Associazione Critici del teatro, Golden Graal, Vittorini e ben due Ubu…).
La trilogia è composta da spettacoli autonomi, ma strettamente legati fra loro dal tema della marginalità.
Tutti i personaggi inforcano occhiali, metafora della difficoltà di vedere il mondo e immaginare il futuro.
Sono mezzi cecati. Malinconici e alienati. I protagonisti: un mozzo che non ha più la sua amata nave
(Acquasanta), un ragazzo catatonico (Il castello della Zisa) e una coppia di anziani che rivive il proprio
amore (Ballarini).
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“Il castello della Zisa” racconta la malattia di un uomo autistico che si rintana nel silenzio. Nicola,
strappato a 15 anni dalle braccia della zia disoccupata, vive in un istituto dove due suore laiche si
prendono cura di lui. Progressivamente la sua tendenza all’isolamento diventa sempre più forte e
consistente, fino a cristallizzarsi in una vera e propria indifferenza emotiva. Nicola si dissocia e cade
in un ritiro autistico. Si addormenta. Allontanandosi da tutto e da tutti.
“Ballarini” mette in scena due vecchietti che ballano il secolo passato, accompagnati da una colonna
sonora che parte dai giorni nostri con la voce di Giovanotti e arriva agli anni venti con quella di Vittorio
De Sica che canta Parlami d’amore Mariù. La canzone dei vecchi amanti fa rivivere a ritroso il loro
amore fino al primo incontro, al primo bacio, al primo figlio…
L’utopia di Emma
Emma Dante è l’autrice, attrice, regista d’avanguardia
che partita dalla sua città, Palermo, ha conquistato
in pochi anni la scena teatrale europea, ottenendo i
consensi della critica internazionale. Che racconta
sui palcoscenici di tutta Europa, dal Portogallo alla
Finlandia, le sue storie: famiglie, clan mossi dallo
stomaco, dal sangue e da una ragione basata
sull’orgoglio e una morale e una religiosità e regole
sociali ataviche tipiche della terra siciliana. [ … ]
All’unico scoglio, il dialetto siciliano, sopperiscono
un
linguaggio
corporeo
dall’espressività
sconcertante, un’animalità fatta riaffiorare con
sapienza da un istinto ancestrale che fa pensare al
Living Theatre, alla fisicità ieratica ed artefatta del Teatro giapponese Nô e di certo minimalismo
da Beckett a Ionesco, con uno stile che è assolutamente personale. Lo stile di Emma. Uno
scoglio linguistico superato dalla bravura dei suoi attori, la compagnia Costa Sud Occidentale,
che racconta le storie di Emma quasi solo col corpo, col suo disagio, col suo sudore. [ … ]
Elsa Bonfiglio, Kult
Gli occhiali di Emma
Son passati solo vent’anni da quando Emma Dante si è diplomata attrice all’Accademia d’Arte
Drammatica di Roma. È davvero poco per quanto da allora l’artista siciliana ha fatto, dopo
aver trascorso il primo periodo di professionismo proprio a Torino, lavorando con il Gruppo
della Rocca, Oliviero Corbetta, Michele Di Mauro, il Laboratorio Teatro Settimo di Gabriele Vacis.
Nel 1999 Dante fonda a Palermo la compagnia Sud Costa Occidentale, poi vince un premio
scenario e non si ferma più. [ … ]
Signora Dante, quanto contano gli oggetti nel suo teatro, da “mPalermu” all’ultimo titolo? «Sono
fondamentali, in mPalermu tutto girava intorno alle pantofole ed alle scarpe; gli oggetti sono
sempre stati attori nei miei spettacoli». [ … ] E gli occhiali cosa sono? «Non lo so esattamente,
o meglio, sono come le scarpe in mPalermu, un modo per stimolare e provocare gli attori».
Maura Sesia, La Repubblica
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Emma Dante “La Trilogia degli occhiali” scene di chi vive ai margini
Emma Dante scolpisce emozioni, dipinge occhiate, ritrae urla, allena corpi, intenerisce guasti,
mostra tenerezze, comunica sensi. In parole povere fa teatro, un teatro unico, rigoroso, socievole,
denunciatario, vitale, ma anche dolce. [ … ]
Oltre a un volume portfolio di Giuseppe Distefano con le foto di tutti i suoi spettacoli, è
uscito per Rizzoli il libro sulla Trilogia degli occhiali. «Non è da usare come libretto di sala.
Racconta qualcosa di diverso da quello che si vede perché lo spettacolo è andato avanti, ma
ci sono “scarti” poetici altrettanto belli». In quarta di copertina c’è scritto “Mi tolgo gli occhiali,
guardo l’infinito”.
Rodolfo Di Giammarco, La Repubblica
Venerdì 20 gennaio 2012 ore 20.45
SPETTACOLO FUORI ABBONAMENTO
JOLEFILM
MARCO PAOLINI
ITIS GALILEO
di Francesco Niccolini e Marco Paolini
consulenza scientifica Stefano Gattei
consulenza storica Giovanni De Martis
produzione Michela Signori
Essere geniali, in circostanze difficili, può essere un problema, per gli altri soprattutto.
Parte da questa considerazione il lavoro di approfondimento che Marco Paolini e Francesco
Niccolini hanno dedicato alla figura di Galileo. Il padre della scienza moderna appare agli occhi
dei contemporanei un grande divulgatore dei propri studi, ma soprattutto una mente che rimase
aperta al dubbio fino alla fine, fino alla vecchiaia. Quando si parla di Galileo si pensa sempre a un
anziano venerando: sarà una questione di iconografia, ma forse è anche perché si capisce che lo
scienziato non si mette mai in pensione con la testa. Anzi, le scoperte più importanti le raggiunge
dopo i sessant’anni. Galileo vive quattrocento anni prima di noi, in un’epoca governata da certezze
e rigidità di pensiero, ma alcuni elementi tornano oggi a riaprire il confronto con quel passato.
L’obiettivo di Marco Paolini con questo spettacolo teatrale è quello di coinvolgere nel ragionare,
non solo nel raccontare, arrivare a una situazione in cui il pubblico non sia seduto tranquillo,
sapendo di dover fare lo spettatore e basta. Va in scena a teatro un dialogo, anche se non proprio
sopra i massimi sistemi, ma almeno su di un “minimo comune e multiplo”.
Note d’autore
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“Viviamo in un tempo in cui la magia è tornata a governare il futuro. Sarà perché le leggi
dell’economia non sono leggi matematiche e contengono una componente di caso molto rilevante,
sta di fatto che il nostro mondo cerca consolazione negli astri. E mi stupisce che, 400 anni dopo
la consacrazione dell’universo post-rivoluzione copernicana, tutti i giorni molti tra noi consultino
le previsioni dell’oroscopo che utilizzano le stelle fisse di Tolomeo. Alla fine non importa se il cielo
non è così, perché quello che conta è che ci piace. Galileo è usato spesso come simbolo della
scienza libera contro la fede integralista, ma in realtà è uno che per campare fa anche oroscopi.
Eppure ha la forza di guardare oltre. Per noi è facile irridere le teorie del passato, quando finiscono
le teorie fanno sempre ridere. Il problema è che mentre ci sei dentro continui a pensare che non
sia teoria, ma spiegazione della realtà”.
Ecco allora gli interrogativi che sorgono nel chiamare in causa Galileo.
Forse la ragione ha perso appeal? La scienza ha deluso? Una morale laica non esiste?
Questo spettacolo non approfondisce la tradizionale dialettica fede-ragione, che ha segnato la
storia dello scienziato e del Seicento, indaga piuttosto sulla discussione a tre fra fede, ragione e
superstizione. In fin dei conti, giocare al lotto è più facile che pensare o guadagnarsi il paradiso
onestamente, anche se il calcolo delle probabilità non dovrebbe indurre nessuno a giocarci.
Marco Caselli Nirmal
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Il pensatore è come una potente mina
vagante in un mondo ordinato e stabilito
Marco Paolini conquista il Bonci con “Itis
Galileo”
Due ore e un quarto in compagnia di Galileo
Galilei, Keplero, Tycho Brahe, e compagnia
bella: l’incubo degli studenti che non
amano la fisica? No, un paio d’ore spese ottimamente in compagnia di Marco Paolini, che sta
replicando al Bonci di Cesena il suo Itis Galileo, monologo dedicato, appunto, allo scienziato
toscano. Quella sigla prima del nome di Galilei, che evoca un istituto tecnico industriale, è la
chiave di lettura della serata: un monologo attraverso il quale lo straordinario mattatore conduce
lo spettatore nel mondo che fu rivoluzionato da Copernico, Galileo, Keplero. Inizialmente, per
rompere il ghiaccio, Paolini dialoga col pubblico, fa salire uno spettatore sul palcoscenico, gli
fa leggere alcune pagine di Platone e Aristotele; quando il sipario si apre, una grande mina
appare, sospesa: il pensatore è una mina vagante in un mondo ordinato, stabilito, in cui tutto
è già noto e il sapere non è che il ricontare ciò che è già stato reso noto, una volte per tutte, dal
sapiente per eccellenza, l’Aristotele che Tommaso d’Aquino fa diventare la base filosofica del
sapere cristiano nel basso Medioevo. [ … ]
Paolini basa tutto su date, fatti, documenti: si vede che dietro c’è un lavoro di scavo approfondito
e assai valido. In particolare alcune idee sono davvero geniali: in primo luogo, aver tradotto
in veneto un passo del Dialogo sui massimi sistemi di Galileo, rendendolo una scena da
Commedia dell’arte. Oltre alla perizia dell’attore, c’è una grande intuizione registica, quella di
rendere facilmente fruibile una pagina che altrimenti sarebbe assai ostica per lo spettatore, e che
così, fra le risate, passa nella memoria di chi ascolta con grande efficacia. L’altra idea intelligente
è riprodurre la scena dell’abiura di Galileo senza forzare la mano, senza rendere l’inquisitore
più terribile, perché il tono di sottile minaccia di chi parla, pensando ai fumi che si erano levati,
pochi anni prima, dal logo di Giordano Bruno, è molto più inquietante che facendo ricorso ad
un repertorio melodrammatico. Una scena estremamente spoglia, che viene vivificata dal talento
istrionico di Paolini, bravissimo nell’utilizzare la sua voce come un vero strumento musicale,
ma soprattutto dal testo, un incontro con Galileo che fa capire, anche al meno acculturato,
l’immensa importanza di quest’uomo che oltre quattrocento anni fa fece una cosa semplice e
rivoluzionaria: sollevò il cannocchiale verso il cielo e volle guardare direttamente coi suoi occhi,
e non più attraverso le pagine dei libri, com’era scritto il gran libro del mondo, dando inizio a
quella rivoluzione scientifica in cui tutti, oggi, siamo immersi. Teatro pieno, pubblico entusiasta,
la conferma che Marco Paolini resterà un punto fermo nella storia del teatro italiano moderno.
Paolo Turroni, La Voce (9 aprile 2011)
Giovedì 1 marzo 2012 ore 20.45
TEATRIDITHALIA
TEATRO DELL’ELFO
IL RACCONTO
D’INVERNO
di William Shakespeare
regia, traduzione, scene, costumi Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
luci Nando Frigerio
suono Giuseppe Marzoli
con
Ferdinando Bruni Leonte / il Tempo
Cristina Crippa Paulina / Mopsa
Elena Russo Arman Ermione
Corinna Agustoni Emilia / la trattora
Luca Toracca Cleomene / sguattero
Cristian Giammarini Polissene
Nicola Stravalaci Camillo / maggiordomo
Vincenzo Giordano Autolico / carceriere
Enzo Curcurù Antigono / il cuoco
Alejandro Bruni Ocaña Florizel / cortigiano / medico
Camilla Semino Favro Mamillio / Perdita
Umberto Petranca Zotico / Archidamo / medico
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“Il racconto d’inverno”, produzione del 2010 già premiata dal pubblico, si conferma
come nuovo successo della Compagnia dell’Elfo. Da raccomandare a chi ama la poesia di
Shakespeare e vuole conoscere anche i testi meno rappresentati.
“Ma in inverno è meglio raccontare storie tristi, io ne so una di elfi e di folletti”. Con questa
battuta del giovane principe Mamillio si spiega il senso del titolo dell’opera, che si colloca tra
le ultime composte da Shakespeare.
Siamo di fronte a una tragedia? No, tutt’altro. Secondo la definizione degli studiosi si tratta
piuttosto di una tragicommedia o di una commedia romanzesca, di quelle che fanno corona a
un indiscusso capolavoro come La tempesta e che rispecchiano un momento di già matura,
malinconica riflessione sull’esistenza.
Nel trascorrere dei cinque atti si passa dalle atmosfere di grande tensione emotiva della prima
parte, attraverso un quarto atto intriso di comicità solare, verso un finale che riconcilia con la
vita, carico di lirica dolcezza.
Ambientato in luoghi dal sapore esotico, con una trama ricca di colpi di scena, tra viaggi
avventurosi, tempeste e ritrovamenti insperati, il testo narra le vicende di Leonte, il re di Sicilia,
che, posseduto da una gelosia cieca e distruttiva, annienta tutto ciò che gli è più caro: la moglie
Ermione, i figli Mamilio e Perdìta e l’amicizia di una vita con Polissene, re di Boemia.
I registi Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani
ne parlano come di un “Otello senza Iago, dove
la gelosia è trattata come un fenomeno puro
che, né più né meno dell’innamoramento, può
essere repentino e immotivato e non ha bisogno
di sobillatori”.
Sedici anni dopo, il quarto atto ci introduce in un
mondo bucolico, per raccontare l’amore clandestino tra Perdìta (incredibilmente sopravvissuta alla
furia del padre) e Florizel, figlio di Polissene. Da
qui in poi è un susseguirsi di situazioni comiche
ed espedienti drammaturgici che portano dritti verso un finale sorprendente, dove alle
classiche agnizioni e riconoscimenti, si aggiunge un’insperata “resurrezione”.
Come in un Romeo e Giulietta a lieto fine, qui sono i figli lo strumento di riconciliazione
dei padri e i protagonisti di un percorso di trasformazione “che attraversa le generazioni
e il ciclo del tempo”.
Con Shakespeare a cercare l’anima.
A Milano con De Capitani e Bruni “Racconto d’inverno” si fa umano viaggio di
redenzione portato in scena come una fiaba
Dopo Il sogno di una notte di mezza estate che si replica da anni e diventato un
cult di Teatridithalia, ecco la premiata ditta Ferdinando Bruni-Elio De Capitani, gli ex
ragazzi dell’Elfo, andare all’incontro de Il racconto d’inverno e creare, nel bellissimo Elfo
Puccini, un altro di quei loro spettacoli lontani da scrupoli filologici ma ricchi di umori,
cucito insieme a sicuri colpi di teatro. [ … ]
Da tempo non vedevamo uno spettacolo così piacevole, ricco di immaginazione,
perché il tono impresso è quello della fiaba. Una fiaba giocata in una cornice
scenografica di candide ed eleganti geometrie.
Domenico Rigotti, Avvenire
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Shakespeare - Quei classici da maneggiare con molta cura
C’è una consuetudine e un’esperienza nel trattare i classici d’ogni epoca (da Eschilo
al Tony Kushner di Angels in America) che consente ormai al Teatro dell’Elfo di poter
raccontare qualsiasi testo con maestria, semplicità ed efficacia. Succede ora per lo
shakespeariano Racconto d’inverno [ … ]
Un testo non troppo rappresentato, ma da cui Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
spremono e suggono veleni che tristemente conosciamo e frequentiamo anche noi: il
disprezzo del femminile, la grandeur maschile che nell’esercizio del potere si fa bieco
esercizio di arroganza e sadismo. [ … ]
Uno spettacolo intelligente e piacevole, da raccomandare a chi voglia conoscere la
poesia di Shakespeare.
Gianfranco Capitta, Il Manifesto
Martedì 20 marzo 2012 ore 20.45
TEATRO STABILE DEL VENETO
TEATRI E UMANESIMO LATINO SPA
DAMIANO MICHIELETTO
IL VENTAGLIO
di Carlo Goldoni
regia Damiano Michieletto
scene Paolo Fantin - costumi Carla Teti - disegno luci Alessandro Carletti
distribuzione Arteven Circuito Teatrale Regionale
con
Alessandro Albertin il Conte - Silvio Barbiero Crispino - Daniele Bonaiuti Evaristo
Katiuscia Bonato Geltruda - Giulia Briata Candida - Nicola Ciaffoni Moracchio
Emanuele Fortunati il Barone - Matteo Fresch Limoncino - Manuela Massimi Susanna
Giuseppe Nitti il Ventaglio - Silvia Paoli Giannina - Pierdomenico Simone Coronato
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“Ho fatto una commedia di molte scene brevi, frizzanti, animate da una perpetua
azione, da un movimento continuo. Vi vorrà una quantità grande di prove, vi vorrà
pazienza e fatica ma vuò vedere se mi riesce di far colpo con questo metodo nuovo”.
Così Goldoni presenta Il ventaglio.
Mi piace questo testo perché è una storia d’amore sospesa nel tempo e nello spazio: non
è collocata da Goldoni in uno spazio preciso, e non ci sono elementi sociali che forzano i
personaggi in una determinata cornice storica. Tutto questo mi affascina perché lascia libera
l’immaginazione, degli interpreti prima e dello spettatore poi.
Mi piace perché dà la possibilità di lavorare con gli attori mettendo l’accento su una recitazione
fisica, per inventare personaggi che invece nella scrittura sono ritratti molto rapidamente.
Mi piace perché è una scrittura basata esclusivamente sul ritmo, capace di sintetizzare
queste maschere umane in un microcosmo di relazioni tutte legate assieme.
Penso ad uno spettacolo frizzante, leggero, erotico.
Penso ad un gruppo di attori giovani, capaci innanzitutto di ascolto.
In questa, che è l’ultima grande commedia corale di Goldoni, tutto avviene per via di un
semplice oggetto che passa di mano in mano con un ritmo indiavolato.
Questo oggetto è il simbolo dell’erotismo, come fosse una freccia scoccata dall’arco di Eros,
che rapidamente vola tra tutti i 14 personaggi e li contagia fino alla follia.
Il ventaglio è un Cherubino alato che si muove invisibile tra i personaggi e li comanda, li
provoca, si diverte alle loro spalle, gioca con i loro sentimenti.
Tutti vengono coinvolti nella vicenda del ventaglio, diventano violenti, accecati per amore,
folli di gelosia, ridicoli nelle loro smanie, impugnano pistole e coltelli, si minacciano... e tutto
per un niente, per un piccolo ventaglio che non vale neanche due lire.
Ma in realtà si tratta dell’amore: l’amore non ha prezzo e per amore si sono sempre fatte
le più immense follie...
Damiano Michieletto
Il progetto di recupero della drammaturgia veneta che
Teatro Stabile del Veneto, Teatri e Umanesimo Latino Spa e
Arteven Circuito Teatrale Regionale stanno realizzando nel
corso di questi ultimi anni approda al grande maestro Carlo
Goldoni e ad uno dei suoi capolavori. Il nuovo allestimento
è affidato a un veneziano doc, Damiano Michieletto, giovane talento già premiato per le sue regie che dirige una
vivace compagnia di altrettanto giovani attori.
Damiano Michieletto ha vinto il premio Irish-Time Best Opera Production 2003 e il premio
Nazionale della Critica Musicale F. Abbiati come miglior regia 2007.
Si è diplomato in regia teatrale presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano e
si è laureato in Lettere moderne presso l’Università di Venezia, la sua città. Le sue esperienze
registiche iniziate all’interno della scuola milanese sono continuate sia nella prosa sia nella
lirica. Nella prosa ha diretto Amadeus di P. Shaffer, Una ballata del mare salato di H. Pratt, La
Betia di Ruzante, il monologo L’ultimo volo, Nina no far la stupida, di A. Rossato, Quando al
paese mezogiorno sona, di E. Palmieri. Nell’opera lirica ha firmato la regia in produzioni per
Rossini Opera Festival, Wexford Festival Opera, Comunale di Bologna, Carlo Felice di Genova,
La Fenice di Venezia, San Carlo di Napoli, Teatro Lirico di Trieste, Opera di Zurigo, il Festival de
La Coruña, l’English Touring Opera. Ha curato la regia di musical come La bella e la bestia di
M. Tutino e Jackie O. di M. Daugherty.
Nel 1762 Goldoni lascia Venezia per Parigi, legato da un contratto alla Comédie Italienne.
Consapevole che l’unico efficace tramite di comprensione con il pubblico straniero è dato dalla
convenzione teatrale - il gesto e l’azione più del linguaggio - torna alla pratica degli scenari.
Nasce così a Parigi nel1763 la prima stesura del Ventaglio, rielaborato l’anno successivo e
rappresentato poi anche Venezia.
Al centro non un c’è un personaggio, ma un oggetto: un ventaglio, appunto, dono e pegno dei
due innamorati Evaristo e Candida, e la cui perdita scatena una ridda di equivoci nella cerchia
angusta di un immaginario villaggio lombardo.
Un capolavoro di puro montaggio, splendido esempio di teatro scenico in cui personaggi e
parole sono meccanismi di un gioco orchestrato con perizia magistrale.
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Prima di partire per la caccia, Evaristo compra un ventaglio dalla merciaia Susanna e lo
consegna alla giovane contadina Giannina con l’ordine di donarlo a Candida da parte sua. Il
paese è piccolo… subito si diffonde il pettegolezzo che il ventaglio è stato donato a Giannina,
con conseguente gelosia di Candida. Perciò, quando Giannina si reca a casa di Candida,
questa la scaccia senza lasciarle aprir bocca. La contadina, per dispetto, regala il ventaglio
a Crespino, il suo innamorato. Il ventaglio passerà di mano in mano in un girotondo che si
chiuderà solo con il ritorno di Evaristo, che finalmente - e fortunosamente - riuscirà a farne
dono alla sua innamorata.
Mercoledì 18 aprile 2012 ore 20.45
FESTIVAL DI SPOLETO
FONDAZIONE RIZZOLI-CORRIERE DELLA SERA
COMPAGNIA MAURI STURNO
MONICA GUERRITORE è ORIANA FALLACI in
…MI CHIEDETE
DI PARLARE
scritto e diretto da Monica Guerritore
elaborazione del progetto in memoria di Oriana Fallaci, ricerca e raccolta materiali
biografici Emilia Costantini
collaborazione alla regia e autore video Enrico Zaccheo
Personaggi e interpreti
Oriana Fallaci Monica Guerritore
L’assistente di Oriana Lucilla Mininno
La voce di una giornalista è di Emilia Costantini
La voce di Francois Pelou è di Rachid Benhadj
Applauditissima al Festival di Spoleto, Monica Guerritore ricompone i dettagli della vita
della Fallaci in un immaginario confronto tra Oriana e una giornalista del Corriere che la
induce a spiegare battaglie civili e personali, intransigenze e invettive.
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Immagino una folle, piccola donna, che torna nel luogo della sua solitudine, quella
casa di New York, ora non più sua, coperta di teli di plastica, in attesa di nuovi abitanti.
Là nessuno poteva entrare e una grande giornalista, come Lucia Annunziata, descriverà
(rivelando una delicatissima personale percezione) “un disordine che inquieta, una donna
sola, un tappeto di cicche di sigarette per terra.”
È li che si era rintanata Oriana, nell’ ombra. Mentre la Fallaci infiammava il mondo.
“..non guardatemi..” chiederà gentilmente alla fine del mio spettacolo. “…non guardatemi
morire…”.
Non mostrando più niente di sé, Oriana è riuscita a salvaguardare il Mito Fallaci. La sua forza
e il suo glamour. E lasciare a noi solo la possibilità di fare delle ipotesi sulle contraddizioni
di una grande, rabbiosa, folle donna. La più grande e la più odiata. La prima cronista di
guerra, la prima “celebrity”. Forse anche la prima vittima della potenza dell’Immagine. Della
sua stessa Immagine. Il palcoscenico ci aiuterà a capire. Non c’è luogo più del palcoscenico
dove non si possa mentire. Nessun luogo (checché ne pensino molti…)
“Una donna non muore se da un’altra parte, un’altra donna, riprende il suo respiro” dice
Helene Cixous. Voglio riprendere il suo respiro. Per capire.
Monica Guerritore
Così la stampa dopo il debutto del 2 luglio 2011 al
Festival dei Due Mondi di Spoleto
Ansa - Successo per Guerritore ‘Fallaci’ a Festival
Spoleto
Lunghi applausi da un pubblico entusiasta che
gremiva il grande teatro San Nicolò e ha costretto la
protagonista a scendere in platea. È stata accolta così,
al Festival spoletino, la pièce Mi chiedete di parlare
scritta e diretta dalla stessa attrice.
L’attrice in una interpretazione appassionata ha saputo trasmettere la forza, la rabbia e il
dolore che hanno permeato la vita di Oriana Fallaci. Un successo addirittura sorprendente per
una novità portata sulla scena dalla Guerritore, e che cerca di raccontare la tormentata ma
immensa figura di una donna tanto celebre, amata, ma anche contestata.
La Repubblica - Guerritore dà voce a Oriana Fallaci
Lo spettacolo parla di chi la morte l’aveva vista in faccia tante volte nel mondo («La morte è uno
spreco» si indignava la Fallaci) di una che riconosceva l’odore delle carneficine, di una che urlò
lo sdegno per l’attacco alle Twin Towers, e che combatté sempre col fenomeno della morte (del
proprio uomo, della madre, infine di se stessa). L’attrice è strenua, riservata, sdegnosa, dolente.
Senza imitare, ha un fisico nervoso, un volto tirato, e alla fine (della vita, dello spettacolo) ostenta
nudo il capo, in una scena foderata di plastiche, una morgue dei ricordi. [ … ] r.d.g
Il Corriere della Sera - I libri il potere, il male. Rivivono in scena le passioni della Fallaci.
Applausi allo spettacolo della Guerritore.
La Guerritore fa rivivere tra molti applausi la più importante giornalista del 1900 attraverso l’immaginazione, e inventando crea, «sfugge alla tirannia della realtà», per usare parole della Fallaci.
Nel momento più toccante della serata il video mostra l’aereo che attraversa il grattacielo come
un bombardiere, i corpi ingigantiti, la gente che per non morire bruciata viva «rompeva i vetri
delle finestre e si buttava giù, nuotando nell’aria... Io pensavo di avere visto tutto dalla guerra,
ma...». E si compone il Male assoluto, la neutralità che non può esistere davanti a un eccidio;
Monica «è» l’urlo di Munch, l’identificazione della morte con l’Islam, o la morte che parte dal
fascismo, dalla guerra a Firenze, da tutti gli orrori che si condensano nell’immagine assurda di
quell’aereo sul cielo di New York [ … ]. Valerio Cappelli
Livenews24.it Spoleto - Entusiasmo per la Fallaci di Monica Guerritore
L’opera sulla grande giornalista Oriana Fallaci, Mi chiedete di parlare, interpretata dall’attrice
Monica Guerritore, è stata accolta entusiasticamente dal pubblico del teatro San Nicolò a
Spoleto. La straordinaria performance dell’attrice romana ha restituito al pubblico tutta l’energia,
l’indignazione e il dolore che hanno caratterizzato la vita della Fallaci.
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Online News - Guerritore-Fallaci trionfa a Spoleto
Appassionata, coinvolgente, bravissima. A Spoleto Monica Guerritore ha conquistato tutti.
in collaborazione con Rotary Club Valtrompia
OdeonClassic
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Venerdì 27 aprile 2012 ore 20.45
ASSOCIAZIONE MUSICALE ALL’UNISONO
OMAGGIO A MOZART
Direzione artistica Paolo Ghisla
Marco Zoni, flauto
Luisa Prandina, arpa
Ensemble dei Pomeriggi Musicali di Milano
Programma
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Divertimento in Re Maggiore K 136
Allegro Andante Presto
Concerto per Flauto e orchestra in Sol Maggiore K 313
Allegro maestoso Adagio ma non troppo Rondò: tempo di minuetto
Divertimento in Si bemolle Maggiore K 137
Andante Allegro di molto Allegro assai
Concerto per Flauto e Arpa k 299
Allegro Andantino Rondeau: Allegro
Mozart compose quasi tutta la sua musica per flauto in un periodo abbastanza breve, in
occasione della sua visita a Mannheim nel corso di un viaggio alla ricerca di un adeguato posto
di lavoro. L’orchestra della Corte dell’Elettore Palatino era considerata la migliore d’Europa e
Mozart ne ammirò i suoi strumentisti a fiato, uno dei quali, il flautista Johann Baptist Wendling, lo
presentò nel dicembre 1777 al ricco commerciante olandese Willem van Britten de Jean, flautista
dilettante, che gli commissionò tre concerti e una serie di quartetti per flauto e archi.
Soltanto il concerto in Sol Maggiore K.313 fu completato in breve tempo. Mozart lo compose
nel gennaio del 1778, quasi ventiduenne. Il movimento di apertura porta l’indicazione - Allegro
Aperto - che Mozart utilizzò solo in tre precedenti concerti. Il secondo movimento, con un
arioso tema per lo strumento solista, è seguito da un vivace Rondò, di cui Mozart riutilizzò il
tema nel 1782 per l’aria “Che felicità, che gioia” nel Ratto del Serraglio.
Dopo cinque mesi a Mannheim, Mozart si recò a Parigi - dal marzo al settembre 1778 - e
compose per il Duca di Guines, un altro flautista dilettante, un concerto nel quale il nobile avrebbe
dovuto esibirsi con sua figlia all’arpa. Il dialogo tra i due solisti in apertura dell’Allegro suggerisce
uno di quei drammi pastorali stilizzati tipici dell’epoca. L’Andantino, elegante e sensuale, ma non
privo di più profonde emozioni, è una pagina celeberrima ed una delle più ispirate di Mozart.
L’elegante e vigoroso rondò finale, Tempo di Gavotta, conclude il concerto.
I tre Divertimenti K.136, K.137 e K.138 furono scritti da Mozart appena sedicenne nel 1772
dopo il secondo viaggio in Italia: l’accostamento degli strumenti risente notevolmente dell’influenza
italiana, specialmente nella struttura delle sonate di Sammartini ascoltate a Milano. Le opere,
anche conosciute come Sinfonie salisburghesi, non sono di facile collocazione in quanto si
attengono allo spirito del Divertimento ma non alla sua forma; sono costituite difatti solo da tre
movimenti con il secondo lento, struttura tipica appunto della Sinfonia italiana.
L’associazione musicale All’Unisono, nel solco di una ormai quasi ventennale attività organizzativa,
sempre tesa verso proposte musicali di qualità, propone un concerto interamente dedicato a
Mozart. Ospite particolare il flautista lumezzanese Marco Zoni. Cresciuto musicalmente nella
banda locale, ha seguito tutte le tappe necessarie a raggiungere il prestigioso ruolo di primo flauto
dell’orchestra del teatro alla Scala di Milano. È un gradito ritorno; dopo l’invito del 2008 nel quale è
stato premiato, insieme a Mauro Bertoli (altro insigne musicista lumezzanese) ed è diventato Socio
onorario dell’associazione All’Unisono, andando ad aggiungersi ai già premiati Giacinto Prandelli
e Roberto Pedrini. Altra gradita ospite è l’arpista Luisa Prandina, collega di Marco presso il teatro
scaligero ed arpista di chiara fama. L’Orchestra “Ensemble dei Pomeriggi Musicali” di Milano è il
giusto corollario alla esibizione dei due prestigiosi solisti.
Marco Zoni si dedica allo studio del flauto sotto la guida
dei maestri Cavallo e Scappini, diplomandosi presso il
Conservatorio di Musica di Brescia. Si perfeziona con i maestri
Cambursano, Blau, Graf e al Conservatorio Superiore di Musica
di Ginevra con il maestro Larrieux conseguendo nel 1990 Le
Premier Prix de Virtuositè de Flute. Dal 1991 al 1998 ricopre
il ruolo di primo flauto nell’orchestra I Pomeriggi Musicali di
Milano e dal 1998 è primo flauto dell’orchestra del Teatro alla
Scala di Milano e dell’omonima Filarmonica; collabora con i
più importanti direttori d’orchestra.
Docente di flauto presso la Scuola Superiore di Musica di
Brescia, collabora con alcuni Conservatori italiani.
È fondatore dell’orchestra di flauti Zephyrus: composta da
14 strumenti, dal flauto contrabbasso all’ottavino, propone musiche originali e trascrizioni del
repertorio lirico sinfonico.
Luisa Prandina ha studiato presso la Civica Scuola di Musica di Milano, diplomandosi non ancora
sedicenne con il massimo dei voti. A dieci anni vince il primo premio assoluto al concorso nazionale
Bellini di Como per giovani strumentisti, ed in seguito diversi concorsi nazionali ed internazionali.
Dal 1986 è stata prima arpa delle Orchestre dei Giovani della Comunità Europea, della Radio di
Francoforte, della Chamber Orchestra of Europe. A 23 anni è diventata prima arpa dell’orchestra
del Teatro alla Scala.
Svolge intensa attività concertistica sia in formazioni cameristiche con musicisti prestigiosi, sia
come solista con famose orchestre quali la Filarmonica della Scala, i Solisti Veneti, i Virtuosi di
Mosca, la Malher Chamber Orchestra.
Ha inciso con l’Orchestra Filarmonica della Scala diretta dal Maestro Riccardo Muti il Concerto
di Mozart K.299, per la casa discografica Emi, per la rivista Amadeus, per la S.D.R. e Hanssler
Classic.
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in collaborazione con Rotary Club Valtrompia
OdeonClassic
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Giovedì 14 giugno 2012 ore 20.45
BUTTERFLY
Rotary Club Valtrompia
Lumezzane ricorda Giacinto Prandelli
da “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini
libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
regia e adattamento drammaturgico Roberta Pedrotti
coreografia Clara Morandi
Cio Cio San (Madama Butterfly)Yasko Sato, soprano
Suzuki Erika Fonzar, mezzosoprano
Sharpless Riccardo Certi, baritono
al pianoforte Kuniko Kumagai
Coro del Conservatorio L. Marenzio di Brescia diretto dal m° Silvio Baracco
la voce di FB Pinkerton è di Giacinto Prandelli
Nella sua ultima intervista, rilasciata a Egidio Bonomi per InTv News, Giacinto Prandelli ricorda
una delle prime audizioni, quando aveva cominciato da poco a studiare canto. Era a Bergamo,
e il grande direttore Gianandrea Gavazzeni notò subito il talento del giovane lumezzanese:
“Conosci la Butterfly?”, gli chiese. No, non la conosceva e il maestro gli diede un paio di mesi
per prepararla, lo riascoltò e senza esitazione lo fece debuttare nel ruolo di Pinkerton, l’ufficiale
americano che sposa per capriccio una giovanissima geisha, senza immaginare ch’ella ci crede,
e l’attenderà per tre anni per poi suicidarsi quando Pinkerton, troppo tardi pentito, tornerà con la
sua vera sposa americana per sottrarle il figlio adorato avuto da lui.
Da allora “Madama Butterfly”, il capolavoro pucciniano che proprio a Brescia nel 1904 vide
consacrare il suo successo, porta fortuna al tenore nato a Lumezzane nel 1914.
Giacinto Prandelli la canterà in tre diverse stagioni alla Scala di Milano, a Bologna, Trieste,
Roma, Napoli, Enna, Torino, Ginevra, Berna, Zurigo, Barcellona, New York, Los Angeles, San
Francisco. In meno di vent’anni (abbandonò il ruolo dopo le recite di Torino del 1958) cantò le
frasi appassionate di Bimba dagli occhi pieni di malìa ad alcune delle più grandi primedonne
del XX secolo: Renata Tebaldi, Leyla Gencer, Iris Adami Corradetti, Mafalda Favero, Licia
Albanese... Nella sua luminosa carriera, dal 1939 al 1970, Prandelli si fece apprezzare in un
repertorio vastissimo – da Mozart a Verdi, da Donizetti a Puccini e ai veristi fino agli autori a lui
contemporanei – dai più grandi direttori e compositori del suo tempo: fu prediletto da Toscanini,
lavorò con Karajan e De Sabata; fu lodato da Alfano e Cilea e prescelto da Giordano come
interprete ideale di Fedora nel cinquantesimo anniversario del debutto dell’opera. Fu il primo
protagonista italiano del Peter Grimes di Britten e interpretò l’oratorio Giovanna d’Arco al rogo di
Honegger al fianco di Ingrid Bergman con la regia di Rossellini.
Dopo l’addio alle scene con la Francesca da Rimini di Zandonai al Grande di Brescia, rimane
uno degli artisti lirici più amati nel mondo per la sua raffinatezza musicale e la sua eleganza
e versatilità.
Lumezzane lo ricorda - dopo
il grande concerto O dolce
incanto nel primo anniversario
della scomparsa avvenuta il 14
giugno 2010 - con una serata
dedicata a Madama Butterfly.
“Butterfly” propone un’ampia selezione dell’opera in una vera e propria rappresentazione, pensata
per appagare gli appassionati melomani e chi si avvicina per la prima volta alla musica lirica, grazie
all’interpretazione di giovani talenti emergenti e alla suggestione di proiezioni e contributi audio-video
che concorrono a ricreare le atmosfere della tragica vicenda della geisha giapponese.
E regala l’emozione di ascoltare la voce del grande tenore lumezzanese, che torna idealmente a
interpretare Pinkerton – evocato nei ricordi della disperata Butterfly – unendosi ai cantanti del futuro.
Yasko Sato, giapponese, allieva di Raina Kabaivanska, si è distinta in importanti concorsi
internazionali ed è già stata apprezzata soprattutto nel repertorio mozartiano verdiano e pucciniano
in patria e in Europa. Della sua Madama Butterfly si è scritto che “conosce il significato intimo
delle parole e delle frasi che sta cantando. Il significato intimo, sottolineiamo, cioè il pulsare delle
emozioni che stanno dentro il testo.” (Gli amici della musica).
Riccardo Certi, nato a Brescia nel 1984, studia nel conservatorio cittadino, perfezionandosi poi, fra
gli altri, con Renata Scotto. Ha lavorato con direttori come Thielemann, Mariotti, Maazel, Temirkanov.
Collabora con il Teatro Regio di Parma. Nel 2011 ha partecipato al concerto in memoria di Prandelli
al teatro Odeon.
Erika Fonzar studia al Conservatorio di Ferrara e con Mirella Freni. Debutta con successo nella
Traviata curata da Roberta Pedrotti. Il suo repertorio spazia da Mozart e Rossini all’opera francese.
Kuniko Kumagai vincitrice di concorsi internazionali, ha tenuto concerti in Europa e Giappone.
È docente del Conservatorio di Brescia. Nel 2011 ha partecipato al concerto in memoria di Prandelli
al teatro Odeon.
Silvio Baracco, formatosi a livello europeo come maestro del coro e direttore d’orchestra, collabora
tra gli altri con il Teatro alla Scala di Milano e il Grande di Brescia. È docente del Conservatorio di
Brescia.
Clara Morandi, nata a Brescia nel 1983, è laureata in Scenografia con specializzazione in
Espressione corporea-Danza. Ballerina, insegnante, coreografa e scenografa, si perfeziona in Italia
e in Francia e vanta una ricca esperienza internazionale.
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Roberta Pedrotti, nata a Brescia nel 1981, è laureata in Drammaturgia musicale. Musicologa e
critico musicale, scrive saggi per istituzioni fra cui il Teatro Grande di Brescia. Lavora con passione
per la valorizzazione dei giovani talenti del teatro lirico. Ha curato la regia della Canterina di Haydn
e della Traviata di Verdi. Nel primo anniversario della scomparsa di Giacinto Prandelli, il 14 giugno
2011, cura la direzione artistica del concerto O dolce incanto presso il Teatro Odeon.
ScheggediCinema
a cura di Enrico Danesi
Otto grandi film che hanno segnato la storia della cinematografia mondiale.
mercoledì 18 gennaio
mercoledì 25 gennaio
mercoledì 1 febbraio
mercoledì 8 febbraio
mercoledì 22 febbraio
mercoledì 29 febbraio
mercoledì 7 marzo
mercoledì 14 marzo
Programma in via di definizione
VerseÙs
Da ottobre 2011 a maggio 2012 quattordici appuntamenti
con le culture della comunità. Le bande, i gruppi teatrali, le
associazioni culturali si confrontano con la lingua, la musica
e il teatro diventando protagonisti della scena.
Concerto della Banda
di Sant’Apollonio
Sabato 19 novembre 2011
Gruppo Teatrale Dedalo
Domenica 20 novembre 2011 Gruppo Teatrale Dedalo
Venerdì 25 novembre 2011
Concerto della Banda di San Sebastiano
Domenica 18 dicembre 2011 Concerto della Fondazione Le Rondini
Sabato 21 gennaio 2012
Spettacolo Associazione S.R. su testo di Egidio Bonomi
Sabato 28 gennaio 2012
All’Unisono/VociIncanto - Spettacolo
Venerdì 10 febbraio 2012
Vers e Ùs giovani
Sabato 25 febbraio 2012
G.A.L. - Spettacolo
Sabato 3 marzo 2012
Concerto della Fondazione Le Rondini
Sabato 10 marzo 2012
Fiordi Norvegesi - Spettacolo
Sabato 17 marzo 2012
Pentadramma - Spettacolo
Sabato 24 e 25 marzo 2012 Quelli della Piazza - Concerto
Sabato 14 aprile 2012
ColChiDeA - Spettacolo
Sabato 5 maggio 2012
COOP. C.V.L. - Spettacolo
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Sabato 22 ottobre 2011
T e a t r o O d e o n 2 0 11 - 2 0 12
Teatro Comunale di Lumezzane
Calendario delle prevendite 2011-2012
data spettacolo o concerto
Venerdì 4 novembre 2011
OBLIVION
SHOW 2.0: IL SUSSIDIARIO
Martedì 22 novembre 2011
LELLA COSTA
ARIE
Martedì 29 novembre 2011
SARA POLI - PROGETTI E REGIE
LA CHIAVE DELL’ASCENSORE
Giovedì 1 dicembre 2011
ANGELA FINOCCHIARO
OPEN DAY
prevendita biglietti
da martedì
25 ottobre 2011
da martedì
15 novembre 2011
da martedì
22 novembre 2011
da martedì
22 novembre 2011
Martedì 6 dicembre 2011
VIVA VERDI! La colonna sonora del Risorgimento
da martedì
25 ottobre 2011
Mercoledì 14 dicembre 2011
da martedì
6 dicembre 2011
MARCO BALIANI
TERRA PROMESSA Briganti e Migranti
Lunedì 16 gennaio 2012
EMMA DANTE
IL CASTELLO DELLA ZISA - BALLARINI
Venerdì 20 gennaio 2012
MARCO PAOLINI
ITIS GALILEO
Giovedì 1 marzo 2012
TEATRIDITHALIA - TEATRO DELL’ELFO
IL RACCONTO D’INVERNO
Martedì 20 marzo 2012
DAMIANO MICHELETTO
IL VENTAGLIO
Mercoledì 18 aprile 2012
MONICA GUERRITORE
…MI CHIEDETE DI PARLARE
da martedì
10 gennaio 2012
da martedì
25 ottobre 2011
da martedì
21 febbraio 2012
da martedì
13 marzo 2012
da martedì
10 aprile 2012
OMAGGIO A MOZART
da martedì
25 ottobre 2011
Giovedì 14 giugno 2012
BUTTERFLY Lumezzane ricorda Giacinto Prandelli
da martedì
25 ottobre 2011
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Venerdì 27 aprile 2012
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grazie per il sostegno a
ODEON 11>12
è un’iniziativa del
Comune di Lumezzane
Assessorato alla Cultura
Sindaco
Silverio Vivenzi
Assessore alla Cultura
Lucio Facchinetti
Coordinamento generale
Laura Staffoni
Responsabile Servizi Culturali
Direzione artistica
Vittorio Pedrali
Odeon Classic a cura di
Sonia Mangoni
Organizzazione
Eureteis corso Matteotti 38, Brescia
tel e fax 030.3759792
con la collaborazione di
Emanuela Ghidini
Ufficio stampa Sonia Mangoni
Webmaster Marco G. Palladino
Illustrazione Fabian Negrin
Progetto grafico studionoise.it
Testi a cura di Sonia Mangoni
con il contributo di
Rotary Club Valtrompia
si ringraziano quanti ci hanno offerto la loro preziosa collaborazione
www.teatro-odeon.it