Lezioni di filosofia e lezioni di vita I parte Un professore, davanti alla sua classe di filosofia, senza dire parola, prende un barattolo grande e vuoto di maionese e procede a riempirlo con delle palle da golf. Dopo chiede agli studenti se il barattolo è pieno. Gli studenti sono d’accordo e dicono di sì. Allora il professore prende una scatola piena di palline di vetro e la versa dentro il barattolo di maionese. Le palline di vetro riempiono gli spazi vuoti tra le palle da golf. Il professore chiede di nuovo agli studenti se il barattolo è pieno e loro rispondono di nuovo di sì. Il professore prende una scatola di sabbia e la versa dentro il barattolo. Ovviamente la sabbia riempie tutti gli spazi vuoti e il professore chiede ancora se il barattolo è pieno. Anche questa volta gli studenti rispondono con un sì unanime. Il professore velocemente aggiunge due tazze di caffè al contenuto del barattolo ed effettivamente riempie tutti gli spazi vuoti tra la sabbia. Allora gli studenti si mettono a ridere. Quando la risata finisce il professore dice: “Voglio che vi rendiate conto che questo barattolo rappresenta la vita… Le palle da golf sono le cose importanti come la famiglia, i figli, la salute, gli amici, l’amore, le cose che ci appassionano. Sono cose che, anche se perdessimo tutto e ci restassero solo quelle, le nostre vite sarebbero ancora piene. Le palline di vetro sono le altre cose che ci importano, come il lavoro, la casa, la macchina, ecc. La sabbia è tutto il resto: le piccole cose. Se prima di tutto mettessimo nel barattolo la sabbia, non ci sarebbe posto per le palline di vetro né per le palle da golf. La stessa cosa succede con la vita. Se utilizziamo tutto il nostro tempo ed energia nelle cose piccole, non avremo mai spazio per le cose realmente importanti. Fai attenzione alle cose che 1 sono cruciali per la tua felicità: gioca con i tuoi figli, prenditi il tempo per andare dal medico, vai con il tuo partner a cena, pratica il tuo sport o hobby preferito. Ci sarà sempre tempo per pulire casa, per tagliare le erbacce, per riparare le piccole cose… Occupati prima delle palline da golf, delle cose che realmente ti importano. Stabilisci le tue priorità: il resto è solo sabbia”. Uno degli studenti alza la mano e chiede cosa rappresenti il caffè. Il professore sorride e dice: “Sono contento che tu mi faccia questa domanda. E’ solo per dimostrarvi che non importa quanto occupata possa sembrare la vostra vita, c’è sempre posto per un paio di tazze di caffè con un amico!”. (prima parte - liberamente tratta da una sessione di un corso di Coach dall’amico Gianni) II parte Il giorno dopo il professore, nell’entrare trafelato in classe, nota subito al primo banco Alberto con un livido al volto. Poi, poggiata la cartella sulla cattedra, rivolge il solito sguardo panoramico intorno prima di iniziare e scopre all’ultimo banco Alfredo con un occhio nero. Alberto è il secchione della classe, Alfredo quello più irrequieto, cosa sarà successo durante la sua pur breve assenza? Mentalmente ha già fatto due più due ma, fedele al personaggio di sé che si è ritagliato negli anni, non fa commenti. Riposiziona sul tavolo il barattolo vuoto, le palle da golf, le biglie, la sabbia… E si accinge a iniziare un’altra dimostrazione con effetti speciali quando viene interrotto da uno sbuffo proveniente dal fondo della stanza. Ecco presentarsi il momento opportuno. “Alfredo, cosa c’è che non va? Non ti piace il mio modo di fare lezione?” 2 “Professore c’è che… Detto con il dovuto rispetto, le palle che lei racconta qui, fuori mica funzionano!” Sorvolando sulla licenziosità del linguaggio, che tutto sommato riflette il suo stile a briglia sciolta di gestire la classe, il professore chiede: “In che senso, sai dimostrare quello che affermi? O siamo alle consuete affermazioni che non trovano fondamento?” Alfredo raccoglie la sfida. “Glielo dimostro sì,” dice alzandosi e concedendosi un attimo di tempo prima di cominciare. “Il fatto è che le palle da golf, che rappresentano le cose importanti, non tutti ce l’hanno o le possono avere in eguale misura. Fuori di qui, ci sono quelli che hanno le palle, quelli che hanno le mazze, e quelli che prendono mazzate e basta!” Detto ciò si siede. “Tutta qui la dimostrazione?” domanda il professore. E avendo raccolto un cenno affermativo, passa a fissare Alberto seduto di fronte a lui al primo banco: “E tu Alberto, la pensi allo stesso modo oppure hai una versione diversa delle cose che si svolgono qui o altrove? Per esempio, come e dove ti sei procurato questo livido al volto?” Alfredo dal fondo della classe protesta con veemenza. “Professore, non è come pensa! Io non c’entro niente con quello che è successo a lui.” “Adesso per te è il momento di tacere,” lo zittisce il professore. “E allora Alberto, hai da dire qualcosa?” “A che proposito, professore?” “In merito alla lezione di ieri, o alle cose che ha detto Alfredo,” suggerisce il professore. “Da dove vuoi cominciare? Magari puoi iniziare dal tuo volto tumefatto.” “Professore, lui davvero non c’entra! E’ successo a casa,” comincia Alberto. “Stavo spiegando a mio fratello più piccolo, Pinuccio, l’abc della vita. E non mi sono accorto che mio padre stava dietro la 3 porta. A un certo punto ho ripetuto a Pinuccio la dimostrazione fatta in classe. Lui crede ancora che i bambini si trovano sotto i cavoli. ‘Vieni che ti faccio vedere gli appunti di oggi,’ gli ho detto. Ho cominciato con le palle da golf… Quindi gli ho detto pressappoco così: che le cose più sono grandi più sono importanti e più sono grandi più sono come le palle; che sono le palle che producono il seme; che dal seme nascono i figli. Poi il seme entra nella pancia della madre, che prima della nascita di un bambino prende la forma di una palla. Ciò spiega o non spiega, ho concluso, perché la vita in famiglia a mano a mano che uno cresce diventa sempre più pallosa?!... All’improvviso mio padre è entrato, e nell’entrare di scatto mi ha sbattuto la porta in faccia!” Risata generale, che il professore cerca di smorzare con una dotta osservazione. “La digressione, di palla in palla, per quanto appaia rozza - nel tipico linguaggio da bar o da strada - si snoda nel classico paradosso di M.C.Escher. Per chi non conosce il personaggio, avete presente la litografia della mano che disegna la mano?” Nessuno degli studenti dà segno di avere capito. “E tuo padre si è arrabbiato?” domanda invece qualcuno che vorrebbe gustare il seguito della storia. “No, ha detto soltanto: ‘Belle cose insegni a tuo fratello!’ E se n’è andato a giocare a golf, perché era in ritardo non avendo trovato le palline al solito posto.” “Ho capito,” dice il professore. “E tu Alfredo, come ti sei procurato quell’occhio nero?” “Ho preso due caffè di troppo con un paio di amici,” risponde Alfredo. E nel suo modo esitante di parlare fa capire di non aver detto tutto o di non raccontarla giusta. 4 “Beh, due caffè di troppo alla tua età non dovrebbero avere conseguenze così nefaste,” osserva il professore. “Tutt’al più ti danno quella carica che dura fino a sera tardi.” “Appunto professore, è qui che sta l’inghippo,” chiosa Alfredo. “Il fatto è che questi miei amici, quando sono caricati, esternano più facilmente il loro carattere irascibile!” Nuova risata generale. A questo punto il professore, benché provi interesse nell’ascoltare gli aneddoti che capitano ai suoi ragazzi, vuole chiudere la parentesi aperta al più presto e riprendere a fare lezione. “Non c’interessano i motivi del litigio, devo assumere che tu e i tuoi amici siete venuti alle mani!” “Professore, è più complicato di quello che pensa” aggiunge Alfredo. “Per farla breve ci hanno tamponato. La colpa in questi casi è sempre della macchina che si trova dietro. Il problema è che dalla macchina sono scesi prima il conducente e il passeggero davanti che minimizzano l’incidente. I miei amici non ci stanno e cominciano a fare la voce grossa. Quelli non vogliono sentire ragioni. Infine dalla macchina dietro scendono altri due energumeni che ci dicono di andare via, minacciano di sfasciare del tutto l’auto…” “Bene, bene, abbiamo capito l’essenziale,” taglia corto il professore, improvvisando: “Dalle parole siete passati ai fatti, non è così?” “Beh sì, le abbiamo prese e le abbiamo date.” “Così arriviamo alla conclusione,” conclude il professore, il quale trovandosi servito su un piatto d’argento uno spaccato di vita vissuta è abile nel riprendere il gioco in mano. “La filosofia di tutto questo è che comunque la si mette, la vita ha dei risvolti impensabili difficile da programmare. Il che a volte ci fa capire che il succo del discorso non è nelle palle da golf, né nelle palline o nella sabbia. Invece lo si può trovare semplicemente a monte. Per esempio?” 5 Lo sguardo del professore abbraccia l’intera classe ed è un invito esplicito rivolto a tutti a dare una qualche risposta all’imbeccata. Invece nessuno osa fiatare. Alfredo è tentato di dire la sua, che insomma tutto sembra essere né più né meno come ha detto lui sin dall’inizio. Una cosa è la lezione teorica, altra cosa è la pratica. Ma essendo stato bruscamente interrotto già due volte, lascia correre. “Il succo della storia è la maionese stessa!” irrompe con voce baritonale il professore. “Prima ancora che cominci il gioco qualcuno se l’è mangiata, non vi pare? Poi ha messo a disposizione il barattolo vuoto e vi ha costruito una morale. Ha orchestrato la demo, ha fatto la sua bella figura, ci ha guadagnato sopra una seconda volta, e così via.” Quasi tutti gli studenti abbozzano un mezzo sorriso di sorpresa, che sul viso di Alberto e Alfredo rassomiglia di più a un ghigno. “Questo ci porta alla riflessione finale,” esclama il professore. “Nella vita ha la meglio chi riesce a ritagliarsi la posizione dominante. In altre parole vince chi stabilisce il gioco e dà le carte, non è così?.” “Certo, ancora una volta ha ragione lei…” osserva polemico dal fondo della classe il solito contestatore. “E guarda caso” rettifica diligentemente qualcuno nelle file davanti, “la posizione del prof è diversa dalla nostra!” Intanto tra sé e sé pensa che anche la sua scelta di sedersi al primo banco a fine corso non può che dare frutti migliori. AF 6