Associazione Culturale Teatro Pasolini
PROSA A CERVIGNANO 2006_2007
a cura del CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
L’Associazione Culturale Teatro Pasolini presenta la programmazione artistica ideata per la
stagione 2006_2007 del Teatro di Cervignano. Quarta stagione per l’Associazione che ha
aggregato nella condivisione di un unico progetto culturale, assieme all’Amministrazione
comunale, la Cooperativa Bonawentura, il CSS Teatro stabile di innovazione del FVG e
l’Associazione Euritmica, rispettivamente impegnate in particolare nella programmazione
cinematografica, teatrale e musicale.
Il cartellone di spettacoli, film e concerti è realizzato grazie al sostegno della Regione Friuli
Venezia Giulia, di BLUENERGY e di Coop Consumatori Nordest.
La nuova stagione di prosa e danza 2006_2007 del Teatro Pasolini, curata dal CSS Teatro
stabile di innovazione del FVG, arriva quest’anno a quota dieci appuntamenti con il teatro
italiano di qualità, per spaziare dai capolavori della migliore tradizione teatrale moderna, alla
commedia, al teatro musicale, alla danza, al teatro di memoria civile, a narrazioni e dialoghi in
grado di proporre lucide riflessioni sull’oggi e sul mondo contemporaneo.
Arriverà già per lo spettacolo di apertura, il 6 novembre, il primo grande protagonista della
stagione. Per la prima volta a Cervignano, Monia Ovadia sarà la voce narrante di una delicata
serata di poesia in musica. Accompagnato da Emanuele Segre – uno dei migliori talenti alla
chitarra classica in Italia (fra le sue collaborazioni, concerti da solista con Yuri Bashmet e i
Solisti di Mosca, con la English Chamber Orchestra diretta da Salvatore Accardo, la Rotterdam
Philharmonic Orchestra, i Solisti di Zagabria, la European Community Chamber Orchestra,
l'Orchestra da Camera Slovacca, la Süddeutsches Kammerorkester. l'orchestra del Teatro alla
Scala di Milano), Moni Ovadia ci farà conoscere l’opera di Juan Ramón Jiménez, poeta
spagnolo e Premio Nobel per la letteratura, autore di Platero y Yo (Platero e io). Vale a dire,
la storia allegorica di un’insolita amicizia: quella fra l’asino Platero e un poeta. Ripercorrendo
con questo fedele compagno le strade di Moguer, paese immerso in un morbido paesaggio
andaluso, il poeta ritrova i luoghi della giovinezza e con essi – fra illusioni e certezze - uno
struggente sentimento di amore per la vita. Lo spettacolo si compone di 13 quadri scelti da
Ovadia e Segre fra le 130 liriche in prosa di Jiménez e le composizioni musicali di Mario
Castelnuovo-Tedesco, compositore italiano di origine ebraica costretto a rifugiarsi negli Stati
Uniti durante la Guerra, a causa delle leggi razziali applicate nel nostro Paese. Fra i “grandi”
che frequentarono con amore la sua musica, si ricordano Toscanini, Heifetz, Piatigorski,
Gieseking e Segovia. Pur avendo scritto sempre in modo piuttosto tradizionale, il musicista
sperimentò anche audaci abbinamenti, proponendo per la chitarra combinazioni inconsuete
come nel caso di Platero y yo, composizione per voce narrante e chitarra.
Dopo qualche anno di assenza, il 6 dicembre, torna a Cervignano anche Marco
Paolini, l’interprete che con il suo teatro civile meglio ha saputo narrare con lucidità e
completezza di informazione alcuni inquietanti fatti di cronaca italiana, spesso ancora avvolti
nel mistero (su tutti Il racconto del Vajont e I-TIGI Racconto per Ustica). A Cervignano, il 6
dicembre, vedremo il suo nuovo spettacolo, Miserabili. Io e Margaret Thatcher, uno
spettacolo che va ad aggiungere una nuova puntata ai suoi Album di storie italiane, al centro
delle quali ci sono le istantanee, gli eventi, le mode e i costumi in cui intere generazioni si
possono riconoscere. Dopo Adriatico, Tiri in porta, Liberi tutti, Aprile ’74 e 5, Stazioni di
transito, arriva dunque questo Miserabili, storia di certi italiani, di un pezzo d’Italia, di una
zolla, di una gleba. “Una storia glebale”, come l’ha ironicamente definita Paolini, in cui si
rinnova la collaborazione artistica con I Mercanti di Liquore, band folk acustica composta da
Lorenzo Monguzzi (voce e chitarra acustica), Piero Mucilli (fisarmonica), Simone Spreafico
(chitarra classica flamencata).
Il 9 gennaio, la stagione ospiterà Nel fondo del bicchiere, lo spettacolo che
Riccardo Maranzana e Sabrina Morena (quest’ultima anche regista della piéce) hanno
tratto dalle pagine del romanzo Aspro e dolce di Mauro Corona, lo scrittore, scultore e
alpinista di Erto, il paese più colpito dal disastro della diga del Vajont. Con una scrittura che
trabocca di amore per una comunità e rispetto per la natura – per gli alberi, gli animali e le
montagne – Corona si addentra per contrasto nella sua biografia alcolica, un viaggio on the
road sulle strade di montagna fra la Val Cellina e Longarone, percorse con i suoi amici,
compagni di vita e di bevute. Nel fondo del bicchiere diventa allora il gioco di tre attori Fulvio Falzarano, Riccardo Maranzana e Alessandro Mizzi del Teatro Miela di Trieste che sono, di volta in volta, i diversi personaggi del romanzo, gli amici con cui si trascorre il
sabato sera alla ricerca di una felicità e di una gioia che si può conquistare apparentemente
solo bevendo. Ogni sera diventa un’avventura che dal divertimento si trasforma in follia,
qualche volta in tragedia, più spesso in commedia dell’assurdo. Quell’istante di allegria che il
bicchiere sembra regalarti e l’amaro che si trova in fondo – profondo paradosso di questo stile
di vita – sono le cifre di questo spettacolo, un gioco alla ricerca del senso della vita che
continua a fuggire di mano, senza mai riuscire ad afferrarla.
Volto televisivo di una comicità intelligente e surreale, Fabio De Luigi viaggerà sui
palcoscenici italiani questo inverno con Il Bar sotto il mare, uno spettacolo ormai di culto del
Teatro dell’Archivolto di Genova e del regista Giorgio Gallione (che ha già diretto anni fa
una versione con i Broncoviz, alias Maurizio Crozza e Ugo Dighero) e che nasce
dall’elaborazione teatrale dei racconti e delle poesie (molte trasformate in canzoni) di Stefano
Benni, scrittore, giornalista, umorista e poeta di eccezionale talento comico che ha “prestato” i
suoi materiali a folli contaminazioni, a cavallo tra musica e teatro. Il 23 gennaio prenderemo
parte a uno show disinibito ed estroverso. Perché - come dice il regista - “tutto può accadere
nel Bar sotto il mare. Un bar in cui tutti vorremmo capitare, una notte, per ascoltare i racconti
del barista, dell’uomo con la gardenia, della sirena, del mezzo marinaio, dell’uomo invisibile,
della vamp e degli altri misteriosi avventori”. Tra concerto rock e canti di sirene, fiaba e malia,
Fabio De Luigi ci fa entrare in questo luogo dove sono stipate assurde, comiche, improbabili
storie di naufraghi del mondo. Le loro storie, in forma di ballata, di canzone rockeggiante, di
poesia comica e graffiante, di catastrofica pantomima da cinema delle comiche diventano i
numeri di un varietà ghignante, di uno show paradossale dove tutti, dall’emulo di John Belushi
al Folle Lupo Solitario in cerca di Cappuccetto Nero, rivivono le loro deliranti vicende.
In occasione della Giornata della Memoria, la stagione di prosa ospiterà, il 30
gennaio, un progetto dell’Associazione Artemìa di Torviscosa. Si tratta della messa in scena
di Brundibar, un’operina per bambini scritta nel 1941 dal compositore ceco Hans Krasa poco
prima di essere arrestato e internato nel campo di concentramento di Terezin, il campo
“modello” creato da Hitler come luogo illusorio costruito ad arte per gli osservatori
internazionali. Costretti a mimare una vita "normale", gli ebrei di Terezin cercano nella cultura
e nell’arte, e non nella sopraffazione per una sopravvivenza a tutti i costi, la forza di esistere,
dando una lezione di civiltà al mondo. Brundibar racconta la storia - metaforica - di due bimbi
che sconfiggono un prepotente. E il ritmo ternario del valzer di Brundibar ("lento cantabile" in
partitura) diventò l'inno dei prigionieri di Terezín, la colonna sonora di una residua speranza di
libertà.
Brundibar verrà eseguita in prima assoluta a Cervignano da 50 giovani coristi (bambini e
ragazzi dai 6 ai 17 anni) diretti da Denis Monte e Barbara Di Bert e accompagnati da un
sestetto strumentale (pianoforte, clarinetto, percussioni, chitarra, flauto, fisarmonica). La
parte di messa in scena verrà curata dal Teatrino del Rifo, la compagnia che da due anni
stanno sviluppando con passione un lavoro di avvicinamento al teatro nelle scuole elementari e
medie di Torviscosa. Giorgio Monte e Manuel Buttus lavoreranno su due fronti: da una
parte curando la parte recitata dell’opera vera e propria, dall’altra curando anche una sorta di
introduzione che avrà lo scopo di trasmettere ai ragazzi coinvolti e al pubblico i sentimenti, le
emozioni, le paure dei bambini del ghetto di Terezìn ed il significato che per loro ebbe
quell’opera.
I bambini delle scuole elementari di Torviscosa si occuperanno, infine,
dell’allestimento di una mostra nel foyer del teatro fatta di poesie, disegni, materiale
fotografico dei bambini di Terezin, frutto di un lavoro di ricerca guidato da loro insegnanti.
Una silenziosa e liquida penombra circonda la protagonista di Lei dunque capirà, il
monologo che Claudio Magris ha scritto per Daniela Giovanetti, una delle attrici di
riferimento del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia (recentemente pubblicato da
Garzanti), che verrà presentato al Pasolini il 15 febbraio. A lei, il celebre germanista triestino
– fra i più lucidi e sensibili intellettuali e maître de penser dei nostri giorni – affida il ruolo di
novella Euridice, testimone di un amore il cui eco si ripete, sempre più forte, oltre il tempo e lo
spazio. Ad Antonio Calenda il compito di trasporre sul palcoscenico le suggestioni ed i
profondi significati del testo, che ripercorre ora – in modo assolutamente attuale ed
emozionante – il mito di Euridice e il fallimento del suo viaggio di ritorno dall’Ade al fianco
dell’amato marito Orfeo, sceso vivo agli Inferi pur di riaverla con sé. Di questo toccante e
antico racconto, Magris coglie e restituisce il senso profondo e universale, scorgendo e offrendo
al pubblico anche un vortice di piccoli frammenti quotidiani, veri, palpitanti, anche
autobiografici: accenti di un universo poetico coinvolgente e struggente, espressi attraverso
una scrittura che armonizza con raffinatezza altissima consapevolezza culturale e intensa
sensibilità. I suoi moderni Orfeo ed Euridice sono tratteggiati nella loro umanità, puntando
l’attenzione sulla loro interiorità ricca di sentimenti e contraddizioni. Attraverso le parole della
donna – prigioniera di un’Ade dal profilo talvolta angosciante e kafkiano, talvolta rassicurante –
conosciamo ogni vibrazione del loro animo: la reciproca nostalgia, i loro sogni, la forza di
Euridice, le paure, la drammatica solitudine di Orfeo, l’amore, i sensi di colpa, l’estremo
sacrificio...
Nel 2007 ricorre il trecentenario della nascita di Carlo Goldoni, forse il più importante
autore italiano teatrale di tutti i tempi. E per testarne la vitalità, Giancarlo Cobelli riporta in
scena il suo capolavoro più noto, La locandiera, a partire da una sua memorabile versione del
1979, che vide Carla Gravina nella parte della protagonista.
Quello spettacolo "passò alla storia" e venne salutato come una svolta nelle regie goldoniane.
Una versione che non disegnava fuori una Mirandolina raffinata, come quella di MorelliVisconti che pure rivoluzionò tanti luoghi comuni goldoniani, ma un personaggio - e uno
spettacolo - duro e elegante, un po' "noir", con una forte componente sensuale e di conflitto
sociale. Venticinque anni dopo, lo stesso regista sceglie Mascia Musy, una delle migliori
giovani interpreti italiane, per rinnovare questo suo capolavoro che potremo vedere a
Cervignano il 25 febbraio. Uno spettacolo che potrà piacere agli estimatori della nostra
migliore tradizione teatrale, ma anche ai più giovani, per la sua capacità di creare una
dimensione diversa e lontanissima da quella televisiva e che restituisce ai personaggi
goldoniani uno spessore e un ritmo umano ben più marcato dagli “a parte” ai quali erano
relegati.
Già presentato con successo a Mittelfest 2006, arriva anche Cervignano, il 14 marzo,
Muradôrs, la seconda commedia di Edoardo Erba che gli interpreti del Teatro Incerto e la
regista Rita Maffei hanno voluto adattare e tradurre in friulano dal romanesco dell’orginale,
valorizzandone la teatralità e modellandolo sulle proprie corde interpretative. Prodotta in
questa nuova versione dal CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, la pièce di Erba
racconta con la concretezza del linguaggio quotidiano, l’ironia irresistibile del dialogo serrato e
un’inesauribile inventiva rispetto alle situazioni,
l’improbabile giornata di lavoro di due
muratori assoldati da un fantomatico impresario per la costruzione di un muro a chiusura del
boccascena di un teatro in disuso e destinato a magazzino di un ipermercato. Un brutto affare
abusivo che impegna i due lavoratori al nero durante una lunga notte che si rivelerà ricca di
sorprese…
Fabiano Fantini, Camilla Frontini (un’affascinante signorina Giulia appositamente uscita
dalle pagine dell’omonima opera di Strindberg) e Claudio Moretti danno vita a uno spettacolo
popolare e incantevole, che consegna agli attori la possibilità di parlare del presente, delle
difficoltà, delle ansie e delle nevrosi dell’oggi e dei lavoratori, attraverso uno sguardo ironico e
fantastico.
Il 21 marzo la compagnia di danza a musica flamenca Mimbrales porterà sul
palcoscenico del Pasolini Luna Nueva, uno spettacolo che coniuga una grande sapienza
tecnica con l’improvvisazione e la freschezza tipiche del flamenco. Uno spettacolo
appassionante e sincero che vede in scena ballerini e musicisti in continuo dialogo fra loro nel
ricreare l’atmosfera tipica dei tablaos andalusi, i luoghi in cui gli aficionados vanno a vivere il
Flamenco. Il programma della serata prevede, oltre a momenti in cui viene sottolineata la
straordinaria presenza ritmica delle ballerine, brani per sola voce e per sola chitarra, con cui
poter assaporare in pieno la profondità dell’Arte Flamenca. Luna Nueva è un viaggio dove le
espressioni più sinuose del corpo si contrappongono alle più marcate e complesse scansioni
ritmiche del taconeo (uso ritmico dei piedi dei ballerini) e delle palmas (battere delle mani) che
si trasformano in sofisticati strumenti percussivi.
La stagione di prosa si conclude il 5 aprile con un’altra grande opera del teatro
moderno, Le intellettuali di Molière, nella rivisitazione di uno dei maggiori talenti registici
partenopei, Arturo Cirillo. Con gli attori della compagnia del Nuovo Teatro Nuovo di Napoli
(già applaudita a Cervignano per una formidabile Ereditiera da Henry James resa in farsa
partenopea), Cirillo dà vita a una vivace esplosione di scene e quadri corali e molto giocosi,
dove il napoletano dà spesso il suo accento a una Parigi del diciassettesimo secolo ancora ricca
di rimandi, personaggi e riflessioni che possono dire ancora molto su di noi, le nostre famiglie, i
nostri intellettuali, le nostre complicazioni sessuali, il nostro egoismo. Uno spettacolo dove è
protagonista anche il teatro e che può essere finto mentre dice delle verità, dove si sta
recitando mentre si parla del mondo con i suoi poteri e le sue perversioni.
La campagna abbonamenti apre il 4 settembre 2006.
info: Teatro Pasolini
Cervignano, piazza Indipendenza 34
tel. 0431 370273 /370216 [email protected]