Lezione 17 Il monopolio - dipartimento di economia e diritto

Corso di Economia Politica
prof. S. Papa
Lezione 17:
Il monopolio
Facoltà di Economia
Università di Roma La Sapienza
Concorrenza imperfetta
La concorrenza perfetta è una forma di mercato identificata dalla
presenza dei sei requisiti elencati nelle definizioni precedenti.
Quando manca anche uno solo di quei requisiti il mercato
acquista caratteristiche di concorrenza imperfetta.
Principali esempi di concorrenza imperfetta:
1. Monopolio - una sola (grande) impresa e barriere che
impediscono l’ingresso di altre imprese nel mercato.
2. Concorrenza monopolistica - come la concorrenza perfetta
ma prodotto non omogeneo (differenziato).
3. Oligopolio - poche grandi imprese (ci possono essere o non
essere barriere; il prodotto può non essere omogeneo).
4. Mercato “contendibile” - come il monopolio ma senza
barriere all’ingresso o all’uscita (e presenza di menu costs
nell’aggiustare i prezzi).
Forme di mercato
(concorrenza imperfetta)
Economie di scala
203
Quando le imprese sono “piccole” le uniche forme di mercato
possibili sono la concorrenza perfetta (prodotto omogeneo) e la
concorrenza monopolistica (prodotto differenziato).
Come mai, in alcuni mercati, ci sono imprese “grandi”?
Ciò è dovuto alla presenza di economie di scala.
Si hanno economie di scala quando nel lungo periodo,
al crescere della dimensione dell’impresa
(dell’impianto x2), i costi unitari diminuiscono.
La presenza di economie di scala è legata alla presenza di
rendimenti di scala crescenti nella funzione di produzione.
ESEMPIO. La funzione y=x1x2 ha rendimenti di scala crescenti (al raddoppio
dei due inputs il prodotto quadruplica); quando il prodotto quadruplica il
costo unitario si dimezza (controllare); perciò ci sono economie di scala.
Corso di economia politica
Economie di scala e
dinamica del mercato
Forme di mercato
(concorrenza imperfetta)
204
Nel lungo periodo, quando ci sono economie di scala, l’equilibrio
del mercato concorrenziale è instabile. La singola impresa ha
interesse a crescere di dimensione, abbassando così i costi
unitari e conseguendo perciò extraprofitti. Le altre imprese
dovranno imitarla. L’offerta aumenta, il prezzo scende fino a che
gli extraprofitti si annullano. Nel nuovo equilibrio ci sono meno
imprese, più grandi. Ma il processo continua. Fino a quando?
Sv
p
pv
pn
Sn
Cmv
p
V
V
B
Cuv
Cun
N
N
D
yv yn
Cmn
y
yiv yin yib
Corso di economia politica
yi
Forme di mercato
(concorrenza imperfetta)
Diseconomie di scala
205
Al crescere delle dimensioni dell’impresa l’effetto delle economie
di scala viene sempre più contrastato da una serie di meccanismi
che tendono a far crescere il costo unitario. Queste forze che
contrastano la diminuzione del costo unitario vengono chiamate:
Diseconomie di scala
Esse hanno a che fare con la crescente complessità che si
incontra nella gestione delle imprese di grandi dimensioni.
Le imprese hanno convenienza a crescere di dimensione fino a
quando l’effetto delle diseconomie di scala compensa quello
delle economie di scala. A quel punto la convenienza viene meno
(si arresta il meccanismo descritto nel lucido precedente).
Se il prevalere delle diseconomie si manifesta presto, le imprese
restano di piccole dimensioni; se invece si manifesta tardi, la
dimensione media delle imprese del mercato sarà maggiore.
Corso di economia politica
Forme di mercato
(concorrenza imperfetta)
Scala minima efficiente
e dimensione del mercato
206
Con l’espressione “scala minima efficiente” si intende la dimensione dell’impianto che sfrutta al massimo l’effetto delle economie di scala (in impianti maggiori il prevalere delle diseconomie
di scala fa risalire il costo unitario). La “scala minima efficiente”
può essere misurata con la quantità prodotta da quell’impianto
quando viene usato in modo economicamente efficiente (con la
tecnica identificata dall’isocosto tangente all’isoquanto).
Sia ye questa quantità e sia Cue il costo unitario corrispondente.
p
Sia ym la quantità assorbita dal
mercato quando p = Cue.
Il rapporto ym/ye ci dà il numero
massimo delle imprese destinate a
rimanere nel mercato quando il
M
E
e
Cu
processo di crescita dimensionale si
D
arresta: nel grafico c’è posto per due.
ye
ym
y
0
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Forme di mercato
(monopolio)
Monopolio
207
Quando il rapporto ym/ye ≤ 1, c’è posto per una sola impresa.
È la dimensione stessa che funziona come barriera all’entrata.
In questo caso si parla di “monopolio naturale ”.
Ci possono essere monopoli difesi da altri tipi di barriere (non
legate alle economie di scala), come, per esempio, le barriere
legali (licenze, brevetti, ecc.), o merceologiche (acqua minerale).
Essendo l’unica a vendere il bene, l’impresa monopolista
p
fronteggia l’intera curva di domanda del mercato.
La curva di domanda rappresenta per l’impresa
A
pa
l’insieme delle sue possibilità di scelta : può
B decidere qualsiasi coppia di quantità e prezzo,
b
p
purché, appunto, sulla curva di domanda.
D
Ma, quanto maggiore è la quantità,
tanto minore deve essere il prezzo.
0
ya yb
y
Corso di economia politica
Monopolio
Nei mercati ci possono essere diversi tipi di barriere di entrata,
come, per esempio, le economie di scala (la scala minimia
efficiente per operare non permette che vi sia più di un
produttore),
le barriere legali (licenze, brevetti, ecc.),
merceologiche (acqua minerale, tabacco) o tecnologiche
(monopolio naturale).
Essendo l’unica a vendere il bene, l’impresa monopolista
fronteggia l’intera curva di domanda del mercato.
La curva di domanda rappresenta per l’impresa l’insieme delle
sue possibilità di scelta : può decidere qualsiasi coppia di
quantità e prezzo, purché, appunto, sulla curva di domanda.
Ma, quanto maggiore è la quantità, tanto minore deve essere
il prezzo.
Ricavo marginale e monopolio
Abbiamo visto che l’impresa può scegliere qualunque punto
(combinazione di y e p) sulla curva di domanda. Quale sceglierà?
Sceglierà la quantità y (e di conseguenza il prezzo p) che rende
massimo il suo profitto, ossia la quantità identificata dalla solita
condizione Rm = Cm .
Questa volta, però, il ricavo marginale non coincide col prezzo.
Se vuole vendere una unità in più, l’impresa deve vendere tutta la
sua produzione a un prezzo più basso.
Perciò il ricavo che ottiene da quella unità in più (appunto il
ricavo marginale) è dato dal prezzo incassato su quell’ultima
unità meno il minor prezzo su tutte le unità precedenti.
La formula corrispondente è
Rm = p − y(∆
∆p/∆
∆y)
La dimensione del minor prezzo dipende dall’inclinazione della
curva di domanda (elasticità della domanda), ossia da ∆p/∆
∆y.
Prezzo e ricavo marginale
La curva del prezzo, in funzione della quantità prodotta, è
decrescente (è la “funzione inversa” della curva di domanda).
Considerata dal punto di vista dell’impresa, la curva del prezzo
rappresenta il ricavo unitario: p = Ru.
Anche la curva del ricavo marginale è decrescente (basta
guardare la formula): per y = 0 si ha Rm = p; per y > 0 si ha
Rm < p, con un divario che aumenta al crescere di y.
Supponiamo che la formula del ricavo unitario sia
p
p = a − by (una retta decrescente).
a
Allora la formula del ricavo marginale è
Rm
Rm = p − y(∆
∆p/∆
∆y) = a − by − by.
Ru
Ossia Rm = a − 2by.
(anche Rm è una retta, con lo
2b
b
stesso termine noto
0
a/2b
a/b y
e doppio coefficiente angolare)
La scelta del monopolista
La scelta del monopolista può essere ora identificata con lo stesso
procedimento seguito per l’impresa in concorrenza perfetta.
Analiticamente, l’equazione Rm = Cm permette di calcolare
l’incognita y*, ossia la scelta della quantità prodotta.
Sostituendo questo valore di y* nella funzione Ru, ossia nella
curva di domanda, si trova il prezzo fissato dall’impresa.
Graficamente, l’ascissa del punto di incontro tra la curva
Rm e la curva Cm è appunto la quantità prodotta y*.
p
Il prezzo non è l’ordinata del punto di
incontro tra la curva Rm e la curva Cm, ma
Cm
è appunto l’ordinata di y* sulla curva di
p*
Cu
domanda (Ru).
Infine, il profitto può essere calcolato
Ru
Rm
graficamente come area del rettan0
y*
y
golo, con base y* e altezza p* − Cu.
Costo marginale costante
Al contrario della concorrenza perfetta (dove la produttività marginale deve essere decrescente, quindi Cm crescenti), nel
monopolio le imprese possono avere una produttività marginale
costante o crescente (quindi, con Cm costante o decrescente).
Quando la produttività marginale è costante anche il costo
marginale Cm = w/Pm è costante.
In questo caso la funzione del costo totale diventa:
Ct = k + cy
Ossia è una retta crescente dove il termine noto k rappresenta il
costo fisso e il coefficiente angolare c rappresenta il costo
∆y (controllare che Cm = C(y + 1) − C(y) = c).
marginale ∆Ct/∆
Si verifica facilmente che, in questo caso, la formula del costo
unitario diventa decrescente, si riduce al crescere di y.
Cu = Ct/y = (k/y) + c
Ancora sulla scelta del monopolista
Quando la funzione del costo totale è Ct = k + cy il grafico del
costo marginale è una retta orizzontale con ordinata c.
Il grafico del costo unitario è invece una curva decrescente che si
avvicina sempre più a c senza mai raggiungerlo (controllare).
Tutto il ragionamento per determinare l’equilibrio rimane lo
stesso gia visto. Calcoliamo l’equilibrio assumendo che la curva
di domanda (Ru) sia descritta dalla retta p = a − y , nel caso in cui
l’elasticità della domanda è b=1; in questo caso
p
il ricavo marginale è Rm = a − 2y.
Dalla condizione Rm = Cm si
ottiene l’equazione a − 2y = c
p*
che ha come soluzione
Cu
Cm
c
y* = (a − c)/2.
Ru
Rm
Sostituendo y* in Ru si ottiene
0
y*
y
p* = (a + c)/2 (controllare).
Capacità produttiva inutilizzata
La produttività marginale può essere costante se l’impianto (x2) è
parzialmente inutilizzato, sicché l’incremento di x1 può essere
combinato con un utilizzo efficiente dell’altro input (visto che è
disponibile). Tenere capacità produttiva inutilizzata è giustificato
solo in concorrenza imperfetta. Ci sono due motivi principali:
1. La capacità produttiva inutilizzata può servire a far fronte
tempestivamente a fluttuazioni della domanda del bene (in
concorrenza perfetta l’impresa può sempre vendere tutto quello che
produce);
2. La capacità produttiva inutilizzata può servire come deterrente
contro la minaccia dell’ingresso di un’altra impresa nel mercato
(aumentando la produzione rapidamente e far crollare il prezzo). Il
potenziale entrante sarà dissuaso a entrare nel mercato per non rischiare
ingenti perdite (se sunk cost) connesse a una “guerra di prezzi” in cui
l’impresa (“incumbent”) che sta già nel mercato gode di un evidente
vantaggio competitivo (conosce il mercato ed è conosciuta dal mercato).