Corriere del Mezzogiorno Sabato 3 Luglio 2010 Spettacoli 21 BA Sosa, Fresu e Gurtu Il 10 luglio Esperanza Spalding Il 25 luglio Gil Scott-Heron Il 18 luglio Kings of Convenience Il 30 luglio Locus Festival musica dal mondo A Locorotondo dal 10 luglio una delle rassegne più raffinate dell’estate BARI — «C’è una grossa sorpresa», scriveva ieri mattina lo staff del Locus Festival sul profilo su Facebook. La sorpresa, annunciata nella conferenza stampa di ieri (seguita in diretta anche su Facebook), è il concerto dell’americano Gil Scott-Heron, considerato il «poeta della black music» e il «padre del rap», che si esibirà domenica 18 luglio a Locorotondo in piazza Mitrano, a ingresso libero. Quello di Scott-Heron era l’ultimo nome non ancora annunciato della sesta edizione del Locus Festival, la rassegna musicale che si terrà a Locorotondo dal 10 luglio al 5 agosto con otto concerti di portata internazionale. A partire dal debutto (il 10 luglio in piazza Mitrano, ingresso libero) con la prima nazionale del progetto del trio jazz italo-cubano-indiano Paolo Fresu-Omar Sosa-Trilok Gurtu, passando per la geniale americana Esperanza Spalding (25 luglio) e il ritorno in Puglia dei norvegesi Kings of Convenience (30 luglio). La sesta edizione del Locus è segnata dal lutto per la morte di Giorgio Petrelli, il sindaco di Locorotondo («grande sostenitore del festival») scomparso il 23 giugno in un inci- dente stradale. Ieri, alla conferenza stampa di presentazione al palazzo della Regione Puglia a Bari, c’erano tutti i rappresentanti delle istituzioni coinvolte (e tutti hanno ricordato Petrelli): l’assessora regionale al Mediter- raneo e al Turismo Silvia Godelli, l’assessore provinciale alla Cultura Nuccio Altieri, l’assessora alla Cultura del Comune di Locorotondo Rosaria Piccoli, e Silvia Delli Santi per il consorzio Teatro Pubblico Pugliese, a cui è Il cartellone Otto appuntamenti nell’arco di un mese BARI — Il Locus parte domenica 10 luglio (piazza Mitrano, ingresso libero) con il trio formato dal trombettista Paolo Fresu, il pianista cubano Omar Sosa e il percussionista indiano Trilok Gurtu. Seguono altri tre concerti gratuiti in piazza Mitrano: il 18 Gil Scott-Heron; il 24 il cantautore Bobo Rondelli; il 25 Esperanza Spalding, contrabbassista e cantante americana. Quindi due concerti a pagamento alla Cantina sociale: il 30 luglio i norvegesi Kings of Convenience e il 31 Malika Ayane. Si chiude con due concerti gratuiti in piazza Convertini: il 4 agosto gli svedesi The Quiet Nights Orchestra e il 5 il pianista albanese Markelian Kapedani. Info www.locusfestival.it. La svedese Quiet Nights Orchestra Malika Ayane Il 31 luglio stata affidata la realizzazione del progetto. Altieri è stato l’eroe della giornata: «Senza l’intervento della Provincia quest’anno il festival non si sarebbe tenuto», hanno sottolineato tutti i presenti, dato che sia la Regione che il Comune di Locorotondo hanno sforato il patto di stabilità. Il festival è costato 97mila euro (cifra fornita nella conferenza direttamente dall’assessora Godelli), parzialmente finanziati dall’Unione europea attraverso i fondi Fesr. Il contributo della Provincia, di 20mila euro («il minimo sindacale», spiegava Altieri) ha quindi permesso di far partire la macchina organizzativa. «Quest’anno - ha detto Pasquale Bellini di Bass Culture, l’agenzia che ha ideato e organizzato il Locus - abbiamo raggiunto la maturità del festival. Il filo conduttore non sarà la world music intesa come genere musicale, ma la musica del mondo» con artisti provenienti da 3 continenti. Il festival è sostenuto anche dagli sponsor privati Ryanair e Banca di credito cooperativo di Locorotondo, e per tutta la sua durata ospiterà i gazebo della campagna «Io pretendo dignità» di Amnesty International contro la povertà nel mondo. Ludovico Fontana © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Reggae Il gruppo salentino con i brani dell’ultimo album Jazz Nella cittadina del sub-Appennino dauno dal 6 all’8 agosto Sud Sound System a Monopoli Dancehall a Lido Sabbiadoro A Orsara con Sepe e Portal Il Sud Sound System ultima versione MONOPOLI (Bari) — In spiaggia si sentono a casa. Del resto, quando nel 1991 pubblicarono il loro primo singolo Fuecu / T’a sciuta bona, già da anni animavano le arroventate estati pugliesi nei lidi sparsi lungo la costa che unisce San Cataldo a Torre dell’Orso. Quel pezzo di Salento che scende verso Otranto è la terra delle radici, luogo identitario che il collettivo Sud Sound System ha sempre cantato, usando costantemente il dialetto, lingua perfetta nella sua aderenza sonora al reggae e al raggamuffin. Domani i Sud Sound System saranno dalla mezzanotte i grandi protagonisti della «Domenica all’italiana» al Lido Sabbiadoro di Monopoli, in località Capitolo, altro litorale dove da giugno a settembre la musica è di casa. Si presenteranno in versione dancehall, una delle soluzioni del loro tour infinito. E dan- cehall, ma stavolta nel senso di stile, è sicuramente la componente guida del loro ultimo disco, nel quale pure non mancano richiami al roots reggae degli anni Settanta. Già da un paio di mesi i Sud Sound System stanno girando l’Italia. E continueranno a farlo in lungo e in largo sino ai primi di settembre, quando voleranno in Inghilterra, a Londra e Bristol. Poi, a dicembre, alla vigilia del ventesimo compleanno dal debutto discografico, salteranno dall’altra parte del mondo, in Australia, per un tour che toccherà Melbourne, Sydney e Byron. Faranno «Casa mia» Ritmo e impegno: in «Casa mia» lanciano un grido di dolore per la terra «violentata» conoscere anche lì il sound esplosivo del loro ultimo cd, l’ottavo in studio: un nuovo capitolo nel romanzo in cui si racconta la fusione fra tradizione salentina e giamaicana, espressione di un meticciato sonoro del quale Don Rico, Terron Fabio, Ggd, Papa Gianni e Nando Popu sono stati tra i primi portavoce in Italia. Da sempre sensibili ai temi civili e sociali, con la canzone Casa mia urlano anche il grido di dolore per la loro terra, violentata, inquinata e distrutta. E insieme alle altre quindici tracce del cd continuano ad abbattere barriere musicali, confini linguistici e dogane culturali, grazie anche alle importanti collaborazioni internazionali con T.O.K., Ms. Triniti, Luciano e Voicemail, ospiti nel disco insieme alla salentina Ely. F. Maz. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il laboratorio dei suoni alla ventunesima edizione ORSARA (Foggia) — In sessant’anni i suoi abitanti si sono più che dimezzati. Oggi sono appena tremila. Ma Orsara di Puglia ha compensato il calo demografico con un altro tipo di crescita. Il piccolo centro sull’Appennino Dauno adesso può vantare anche la certificazione di Cittaslow di Slow Food, marchio di qualità che si aggiunge alla Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. E se gastronomia e ospitalità vanno a gonfie vele, anche l’offerta culturale non scherza. Da ventuno anni Orsara è sede di un importante festival jazz che coniuga concerti, sperimentazione e seminari per musicisti. È un festival vero, dunque tutt’altro rispetto alle tante rassegne che usano impropriamente una denominazione fin troppo abusata. Quest’anno Orsara punta su improvvisazione, musica popolare e due omaggi ad altrettanti mostri sacri della tradizione afro-americana. Si inizierà il 3 agosto con i laboratori, mentre la sezione live prenderà il via il 5 agosto, in decentramento a Foggia, con «Remembering Max Roach», omaggio inedito al grande batterista di Billy Harper (sax), David Weiss (tromba), Marco Panascia (contrabbasso) e Luca Santaniello (batteria). I concerti a Orsara incominceranno il 6, in largo San Michele, col progetto Rote Jazz Fraction del geniale sassofonista napoletano Daniele Sepe, che recentemente ha fatto parlare la cronaca per essersi scagliato (con un brano) contro Roberto Saviano. È invece un pioniere del free jazz il sassofo- nista John Tchicai, che subito dopo prenderà la scena con il Lunar Quartet. Il 7 si ascolteranno altri due quartetti, i chitarristi di Rio che si fanno chiamare Maogani (rileggono samba e bossa nova) e la band del sassofonista e clarinettista Michel Portal, musicista che ha contribuito a far raggiungere grandi vertici al jazz europeo. L’8 il festival chiuderà col saggio degli allievi dei seminari internazionali di musica jazz e con l’esecuzione del Sacred Concert di Duke Ellington affidata alla Daunia Big Band e al Daunia Gospel Choir, ensemble che verranno diretti da Agostino Ruscillo. Francesco Mazzotta © RIPRODUZIONE RISERVATA Michel Portal, grande personalità del jazz europeo Oltre ai concerti, i workshop internazionali A scuola da John Tchicai ORSARA (Foggia) — Un festival può dirsi tale solo se sperimenta, se offre spunti di riflessione, se immette nel circuito delle idee nuove proposte, occasioni di discussione e riflessione. E Orsara Jazz non si è mai sottratto a quest’impegno, proponendo sempre attività complementari al cartellone di concerti, con matinée musicali, workshop e seminari residenziali. Rimane l’unico vero festival jazz-laboratorio oggi in Puglia, inserito nel circuito dei cinque festival dauni d’eccellenza («5FSS»), la cui presentazione ufficiale si terrà lunedì mattina proprio a Orsara. L’americano John Tchicai (nella foto) terrà il workshop «Listening and Sensibility in Improvisation», la mattina del 6 agosto, mentre il giorno dopo sarà il violoncellista Vincent Courtois protagonista del matinée musicale, sempre nell’Abbazia dell’Annunziata. Le masterclass (una settimana di full-immersion fra musica, concerti e camminate a piedi per approfondire relazioni, amicizie e arte dell’improvvisazione) saranno animate dai docenti Billy Harper, David Weiss, Lucio Ferrara, Silvia Donati, Greg Burk, Marco Panascia e Luca Santaniello e da studenti provenienti da tutto il mondo. (f. maz.) © RIPRODUZIONE RISERVATA