Oltre l’ovvio
Delacroix, La libertà guida il popolo (un particolare)
Delacroix, Donne di Algeri, Louvre, Parigi
Gericault qui non rimane pressoché nulla, se non
il groviglio della massa dei corpi su cui si isola la
figura principale che è l’unica allegorica.
Essa indica come, in ogni circostanza simile
a questa, tutti, giovani e vecchi, popolani e
borghesi, intellettuali e soldati, debbano essere
uniti in quanto popolo, che si affolla attorno
a un simbolo: il tricolore, oggi troppo, troppo
spesso deriso e vilipeso, almeno da noi, che non
valutiamo che sono i simboli come questo e la
loro interpretazione, che fanno delle masse un
popolo.
Argan non definisce questo un quadro storico,
perché non si rifà a un avvenimento in particolare, ma neanche allegorico se non nella figura
della libertà, piuttosto lo definisce un quadro
realistico con una bella “tirata” retorica. Infatti,
la stessa donna, che allegoricamente indica la
libertà, è un’immagine idealizzata che veste
i panni di una popolana e impugna un fucile
d’ordinanza.
Tuttavia, v’inviterei, cari lettori, a osservare
più attentamente l’intensità della luce. Qui essa
assume significazioni diverse rispetto al quadro
di Gericault, perché serve a sottolineare con
decisione una maggiore emotività.
Vi starete, certamente, chiedendo come mai un
artista come Delacroix si riferisca a un’opera che
aveva suscitato tanto interesse e non realizza ex
novo qualcosa di veramente incisivo?
Il motivo c’è ed è sempre il solito Argan a individuarlo. Lo schema della Zattera della Medusa
col suo impianto classico riporta verso il passato.
La pittura del nostro artista, col capovolgerne la
struttura, la proietta verso il futuro, imprimendo
una svolta definitiva all’arte francese, per farla
diventare espressione del tempo che le è proprio.
Nel 1832 Delacroix si recherà in Marocco. Il
viaggio segnerà una svolta nella sua vicenda
professionale, che lo metterà a contatto con
altre realtà, con un’altra intensità di luce e di
colori. Qui eseguirà numerosi schizzi che attesteranno l’attenzione per la natura, gli ambienti,
le atmosfere proprie dei Romantici e per l’esotismo.
Bellissimo il quadro: “Donne di Algeri”, che
nell’impostazione compositiva ricorda ancora il
“Massacro di Scio” ma con ben altra atmosfera.
Detto in sintesi.
Tutte le opere di Delacroix si muovono intorno
al fulcro romantico vita-morte in tragica opposizione, opposizione che si può stemperare solo
nell’arte: la vita in quella ricchissima di Rubens,
la morte nella tragicità della pittura di Michelangelo.
E in Italia? Come sappiamo la cultura visiva
stagna, in favore però di uno slancio musicale
di rara bellezza. Ma questo è un discorso che
affronteremo in un secondo momento!
Nuove direzioni • n. 18 novembre-dicembre 2013
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