Solution Economy Risolvere con profitto i problemi del mondo L’intervento di Guido Borsani nel corso dell’evento “Solution Economy. Risolvere con profitto i problemi del mondo” tenutosi lo scorso 12 febbraio presso l’Università Bocconi ha preso spunto dal testo Solution Economy a cura di William D. Eggers e Paul Macmillan, di Deloitte. Il libro rappresenta il risultato di due anni di ricerche effettuate in tutto il mondo, focalizzate sullo studio dei modelli emergenti di innovazione sociale. Il libro si apre con un capitolo introduttivo, che presenta il modello della solution economy evidenziandone tutte le componenti. I sei capitoli successivi sono dedicati alla spiegazione dettagliata di ciascuna componente del modello. In ultimo, gli autori suggeriscono un nuovo approccio per beneficiare della solution economy. La premessa Laddove il settore pubblico e i governi faticano a rispondere a un bisogno sociale, sia esso l’inquinamento, la mancanza di acqua o la violenza urbana, si fa strada il nuovo approccio dell’economia delle soluzioni. La cosiddetta “Solution Economy” si pone l’obiettivo di affrontare alcuni dei grandi problemi della società attraverso lo sviluppo di veri e propri meccanismi di mercato. Una rivoluzione in cui aziende, imprenditori sociali, enti no-profit e multinazionali competono, si coordinano e collaborano l’un l’altro, anziché affidarsi unicamente al settore pubblico. Il ruolo del governo è infatti cambiato radicalmente negli ultimi due decenni, sempre più limitato dai limiti di budget ha ora l’opportunità di fornire il proprio contributo garantendo il buon funzionamento di questi “solution market”. Ecco quindi che nuovi modelli di business, spesso basati sulla sharing economy e il crowdsourcing, rinnovano la distribuzione delle risorse imposta dal settore pubblico, moltiplicando le opportunità. Tutti gli esempi riportati rientrano sotto il nome di solution economy e sono caratterizzati da 6 elementi comuni: Gli “agitatori” (wavemakers) Coloro che scuotono il modello tradizionale e propongono nuove soluzioni a problemi collettivi. Questi includono investitori, filantropi, multinazionali che perseguono ritorni sociali ma anche il terzo settore, fornitori di servizi pubblici e cittadini che contribuiscono (in associazioni o singolarmente) a soddisfare bisogni collettivi. Le tecnologie scardinanti Facilitano l’implementazione delle soluzioni e supportano l’interconnessione tra gli attori. In particolare, gli autori si riferiscono all’utilizzo di dispositivi mobili, di social network, alla potenza degli analytics e le tecnologie cloud. I modelli di business (o operativi) scalabili Garantiscono la facile diffusione delle soluzioni. Tra queste, si cita il franchising a basso costo, nuove piattaforme tecnologiche (ad esempio l’utilizzo dei tablet), modelli “freemium” (ovvero modelli di business caratterizzati dalla gratuità dei servizi offerti e dalla profittabilità di servizi complementari – e.g. Skype, Dropbox) o il coinvolgimento diretto dei cittadini. I mezzi di scambio non convenzionali Sostituiscono il denaro. Nella solution economy, infatti, altre tipologie di “monete” rappresentano l’oggetto dello scambio. Si pensi ad esempio ai crediti (e.g. certificati ambientali), ai dati (e.g. alla possibilità di accedere a ingenti mole di dati), alla reputazione (e.g. il sostegno di determinati sponsor potrebbe agevolare vantaggi commerciali), al tempo (e.g. il volontariato sociale) che, a seguito dello scambio, possono generare rilevanti impatti sociali. Lo scambio di valore per il bene pubblico, che assicura l’elevato impatto sociale delle transazioni. Tutti gli scambi delle monete della solution economy avvengono su piattaforme innovative che mettono direttamente in relazione l’obiettivo sociale con coloro che vogliono porgli rimedio. Tali piattaforme includono: mercati bilaterali, che mettano in relazione direttamente i produttori con gli acquirenti (si pensi ad eBay o ai siti come Craiglist o Airbnb che relaziona proprietari di case con possibili affittuari); piattaforme di crowdfunding, che mettono in contatto i finanziatori con gli imprenditori sociali; sistemi di remunerazione in base al successo (pay-for-results o pay-for-success) il cui esempio più noto è certamente costituito dai Social Impact Bond. Ecosistemi Si tratta di ecosistemi all’interno dei quali nasce e si sviluppa la soluzione. In definitiva, tali soluzioni possono svilupparsi solo se si verificano alcune condizioni e se sono presenti gli elementi sopra roportati. In altre parole, si è in presenza di un problema al quale le soluzioni in essere non hanno trovato rimedio; nuovi attori si connettono, creano partnership e si aggregano attorno a un problema centrale; le tecnologie supportano nuovi modelli di business; nuove monete consentono ad una vasta platea di attori di trarre beneficio dalle nuove soluzioni; le soluzioni sono sperimentate, testate e migliorate secondo un processo continuo. La ricetta per una nuova strategia Cambiare la prospettiva con cui si affronta un problema, partendo dall’obiettivo che si vuole raggiungere e dimenticando come oggi lo si stia raggiungendo. Cercare di sviluppare nuovi mercati laddove vi è un’inefficienza o un problema non risolto. Riconsiderare i vincoli, ad esempio non vedendo i nuovi attori come una minaccia ma generando potenziali scenari win-win, ridisegnando le alleanze e le partnership o ancora rivalutando le risorse. Optare per soluzioni “leggere” piuttosto che complesse, poiché le prime spesso risultano meno costose. Cambiare il modo di comprare, per esempio acquistando i servizi in base al successo. Valutare con precisione ciò che conta, in modo da concentrare le risorse laddove l’impatto sociale è massimo. Il nome Deloitte si riferisce a una o più delle seguenti entità: Deloitte Touche Tohmatsu Limited, una società inglese a responsabilità limitata, e le member firm aderenti al suo network, ciascuna delle quali è un’entità giuridicamente separata e indipendente dalle altre. Si invita a leggere l’informativa completa relativa alla descrizione della struttura legale di Deloitte Touche Tohmatsu Limited e delle sue member firm all’indirizzo www.deloitte.com/about © 2015. Deloitte Touche Tohmatsu Limited.