Preparazione del terreno, messa a dimora delle piantine e installazione dei tutori L a riuscita della coltivazione del pomodoro dipende da una buona preparazione del terreno. Il suolo è bene venga sistemato ad aiole, che devono essere sopraelevate in presenza di terreni pesanti e dove ristagna l’acqua. Preferibilmente va predisposta sul terreno la pacciamatura, che comporta, tra l’altro, anticipo della raccolta e risparmio d’acqua d’irrigazione, oltre a evitare la crescita delle erbe infestanti. La messa a dimora delle piantine va effettuata in presenza di adeguate condizioni climatiche (vedi tabella a pag. 6). Subito dopo la messa a dimora delle piantine, nel caso siano di varietà indeterminate (cioè che continuano a svilupparsi in altezza per tutto il ciclo vegetativo) occorre procedere all’installazione dei tutori. La lavorazione del terreno e la concimazione Il terreno va preparato con cura, effettuando una vangatura profonda e un’abbondante concimazione organica Il terreno va lavorato preferibilmente da fine autunno a inizio inverno, effettuando una vangatura profonda 2530 cm. Gelo e disgelo disgregheranno poi le zolle più grossolane del suolo, rendendolo così soffice e pronto, dopo opportune lavorazioni, per la messa a dimora delle piantine. La vangatura si deve effettuare quando il terreno non è né troppo umido né troppo asciutto (cioè «in tempera»), mai bagnato o, peggio ancora, intriso d’acqua, in quanto si rischierebbe di rovinare la struttura del suolo, con la formazione di zolle grosse e difficili poi da lavorare. Se in questo periodo le aiole sono occupate dalle tipiche colture autunno-invernali (per esempio cavoli, porro, radicchio, ecc.), la lavorazione del terreno va posticipata a fine inverno. Durante la vangatura va interrato letame ben maturo in ragione di 4-5 kg per metro quadrato. In alternativa al letame, non sempre facile da reperire, si può interrare compost (3-4 kg per metro quadrato) o stallatico, quest’ultimo reperibile confezionato in sacchi nei garden center e/o consorzi agrari, da distribuire alle dosi indicate sulla confezione. Dopo aver preparato con cura il terreno, si effettua la preparazione delle aiole. Nella foto, aiola pacciamata con telo plastico scuro pochi giorni dopo la messa a dimora delle piantine In presenza di terreni stanchi (dove cioè si è coltivato pomodoro per molti anni), poveri o molto sfruttati, dopo la vangatura si può interrare, tramite una zappatura, del concime chimico ad alto titolo in fosforo e potassio, due elementi molto importanti per il pomodoro. Il fosforo agisce positivamente su fioritura e impollinazione, mentre il potassio migliora le caratteristiche organolettiche dei frutti. Tra i concimi chimici utilizzabili si può ricorrere al perfosfato minerale-16, alla dose di 60-70 g per metro quadrato, più solfato di potassio-50, alla dose di 50-60 g per metro quadrato. Il pomodoro, inoltre, soprattutto se coltivato in terreni poveri, è un ortag- gio che ha molto bisogno di magnesio, elemento la cui mancanza si manifesta con decolorazione delle foglie basali. In questo caso si può sostituire il solfato di potassio-50 con solfato di potassio magnesiaco-22+8, sempre alla dose di 5060 g per metro quadrato. In alternativa si può ricorrere a un concime ternario con un elevato titolo in fosforo e potassio, come per esempio Nitrophoska Blu o Compo Ortofrutta, alla dose di 40-50 g per metro quadrato. Altri concimi molto validi sono quelli definiti a lenta cessione (per esempio Nitrophoska Top, Bayfolan Multi, da interrare alla dose di 6-8 kg per 100 metri quadrati), che cedono lentamente gli elementi nutritivi in essi contenuti. Se abbinati a una buona concimazione organica di base, riescono a portare a evidenti aumenti di produzione, grazie alla loro capacità di nutrire la pianta durante tutto il ciclo vegetativo. La preparazione e la pacciamatura delle aiole Per una buona riuscita della coltura occorre preparare con cura le aiole e predisporre, preferibilmente, la pacciamatura L’erba sfalciata essiccata, da stendere sul terreno nei primi stadi di crescita delle piante, è una valida alternativa alla pacciamatura realizzata con telo plastico scuro Poco prima della messa a dimora delle piantine, operazione che si esegue a partire dal mese di marzo sotto tunnel, occorre sminuzzare la superficie del terreno tramite una zappa e/o un erpicatore manuale e preparare successivamente le aiole d’impianto. 15 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. La pratica della pacciamatura comporta però un surriscaldamento del suolo nei mesi estivi, creando un ambiente ostile allo sviluppo delle piante. Per ovviare a questo problema sarebbe opportuno, prima di eseguire la messa a dimora delle piantine, irrorare i teli con una soluzione di acqua e calce (0,5 kg di calce per 10 litri d’acqua); i teli, così imbiancati, impediscono un eccessivo riscaldamento del suolo. Volendo, prima di stendere sulle aiole i teli della pacciamatura, si può sistemare sul terreno la manichetta forata, al fine di eseguire razionalmente le operazioni d’irrigazione. Non si tratta tuttavia di un lavoro indispensabile, in quanto le irrigazioni si possono effettuare distribuendo l’acqua direttamente al piede delle piante. Si ricorda che la pacciamatura non è una pratica indispensabile, in quanto la coltura del pomodoro può dare ottimi risultati anche attuata in aiole non pacciamate. Le piante innestate Nel caso l’orto presenti un terreno stanco, molto sfruttato, non adatto alla coltivazione del pomodoro e/o un terreno nel quale si sviluppano facilmente malattie a carico dell’apparato radicale di questo ortaggio, sappiate che in commercio vi sono piante innestate pronte per la messa a dimora, che danno buoni raccolti anche in queste sfavorevoli condizioni. Si tratta di piante ottenute dall’unione di due piante diverse ma affini tra loro, che sommano le migliori caratteristiche dei due individui. Una pianta, il portinnesto, fornisce l’apparato radicale, mentre la seconda, il nesto, fornisce la parte aerea, quella che produrrà i frutti. Le piante innestate presentano maggiore vigoPiantina di pomodoro ria, risultano meno soggette agli attacchi di innestata pronta per la messa malattie fungine a carico dell’apparato radicaa dimora. Nel particolare, le, danno maggiori produzioni e si adattano a il punto d’innesto, protetto diversi tipi di terreno e/o condizioni colturali. da un manicotto in plastica Si deve sfruttare la maggiore vigoria di queste piante allevandole a due branche, anche se non è raro trovare in commercio piante già così impostate. Al momento della messa dimora occorre non interrare la zona d’innesto, osservare una distanza sulla fila di 60-80 cm, tra una pianta e l’altra, e di 90-100 cm tra una fila e l’altra, ed eliminare durante la crescita delle piante i germogli che si sviluppano dal portinnesto. Le piante innestate presentano un solo svantaggio, quello cioè di avere un costo maggiore rispetto alle altre, in quanto il loro prezzo può raggiungere anche i 4 euro a piantina, a seconda del diametro del vaso di coltivazione e del luogo di acquisto, contro i 30-40 centesimi delle piantine tradizionali. 20-25 cm Una volta predisposta la pacciamatura, il telo va forato con un piantabulbi, che, per lo scopo, va riscaldato su una fiamma al fine di eseguire un foro netto. La messa a dimora delle piantine si esegue spostando il terreno con una mano o con una paletta, in modo da creare un piccolo incavo nel quale posare il pane di terra, ricoprendolo poi con terra, senza pressarla troppo. In qualunque caso, sia che si tratti di piante autoprodotte che acquista- Distanze d’impianto A fila singola A fila doppia 90-100 cm 30-40 cm In presenza di terreni poco drenanti, si consiglia di realizzare aiole sopraelevate di circa 20-25 cm Questa operazione, che si può eseguire sia in pieno campo che sotto tunnel, va effettuata con clima caldo e stabile, utilizzando piantine sane e robuste ne di evitare lo sviluppo delle piante infestanti e ridurre le irrigazioni. Ideali allo scopo sono i teli plastici di polietilene di colore nero dello spessore di 0,050,06 millimetri, facilmente reperibili presso gli empori agrari. In alternativa al telo plastico, si può utilizzare paglia o erba sfalciata essiccata, da disporre in uno spessore di circa 8-10 cm. La pacciamatura aumenta la temperatura del suolo, facilitando così l’attecchimento e lo sviluppo delle piante dei primi impianti primaverili, con un conseguente anticipo di produzione. Contribuisce inoltre a mantenere puliti i frutti, che potrebbero sporcarsi toccando il terreno. 30-40 cm In presenza di terreni pesanti e poco drenanti si consiglia di predisporre aiole (chiamate anche porche o prose) sopraelevate di circa 20-25 cm. Questo accorgimento consente lo sgrondo delle acque in eccesso (sia meteoriche che d’irrigazione) che, se presenti, potrebbero favorire l’insorgenza di malattie fungine a carico dell’apparato radicale e del colletto delle piante. Dopo aver preparato le aiole, prima di procedere alla messa a dimora delle piantine, si consiglia di stendere la pacciamatura, cioè di ricoprire il terreno con un telo plastico (in commercio ve ne sono anche tipi biodegradabili) al fi- La messa a dimora delle piantine 70-80 cm 16 90-100 cm SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. 1 2 Occorre ricordare infatti che la temperatura minima per procedere al trapianto non deve essere inferiore ai 12-14 °C, indipendentemente dalla zona e dal tipo di coltura che si vuole attuare (cioè sia essa in pieno campo o sotto tunnel); vedi anche la tabella riportata a pag. 6. Per quanto riguarda le distanze, occorre mettere a dimora le piante lungo la fila a 30-40 cm l’una dall’altra, mentre le file devono risultare distanti tra loro almeno 90-100 cm. Nel caso si voglia eseguire impianti a fila doppia la distanza tra le due file va ridotta a circa 70-80 cm, mentre quella tra le piante sulla fila deve essere sempre di 30-40 cm. L’installazione dei tutori È un lavoro indispensabile se si coltivano varietà che crescono di continuo, operazione che va eseguita prima o subito dopo la messa a dimora delle piantine 4 Dopo aver predisposto la pacciamatura (1), operazione sempre consigliabile, e aver segnato i punti di impianto, misurando le distanze con l’aiuto di un metro (2), forate il telo con un piantabulbi (3). La messa a dimora della piantina si esegue spostando il terreno con una mano, in modo da creare una buchetta nella quale posare il pane di terra (4), ricoprendolo poi con altra terra senza pressarla troppo suto, da togliere non appena le condizioni climatiche si sono stabilizzate. Il pomodoro non tollera le basse temperature, per questo motivo il momento ideale per la messa a dimora delle piantine varia a seconda dell’area geografica e del tipo di coltivazione che si vuole attuare, cioè se in pieno campo o sotto tunnel. Le canne vanno infilate nel terreno per almeno 25-30 cm, mentre la parte fuori terra non deve risultare inferiore ai 160-170 cm di altezza 160-170 cm te, si deve prestare molta attenzione al loro aspetto al momento della messa a dimora. Le piantine si devono presentare sane, con foglie di un bel colore verde e prive di macchie giallastre e devono avere uno sviluppo equilibrato sia della parte aerea che dell’apparato radicale; quest’ultimo non deve apparire molto sviluppato, ma solo trattenere il pane di terra consentendo un’agevole estrazione della piantina dal contenitore alveolato o dal vasetto di coltivazione. Nel caso di coltura in pieno campo, al Nord si può procedere alla messa a dimora delle piantine da metà aprile ai primi di maggio, mentre al Centro-Sud si può effettuare l’operazione già nel mese di marzo. Per proteggere le piantine da eventuali di ritorni di freddo è consigliabile stendervi sopra un velo di tessuto non tessuto, da togliere non appena le condizioni climatiche si sono stabilizzate. Nel caso di coltura sotto tunnel, al Nord si procede alla messa a dimora delle piantine a metà marzo, mentre al Centro-Sud tale operazione si può anticipare di circa un mese, a seconda delle condizioni climatiche. Anche nel caso di coltura sotto tunnel, è bene proteggere le giovani piantine da eventuali ritorni di freddo con un velo di tessuto non tes- Nel caso si coltivino varietà a sviluppo indeterminato (cioè che crescono di continuo), prima della messa a dimora delle piantine, o subito dopo, occorre installare adeguati tutori che sostengano successivamente sia il peso della pianta che quello dei frutti, e impediscano che durante i temporali estivi le piante si spezzino. I tutori più validi e utilizzati sono le canne di bambù (comunemente reperibili a prezzi modici nei garden center e negli empori agrari), robuste e facilmente maneggiabili visto il leggero peso. Le canne vanno infilate nel terreno per almeno 25-30 cm, mentre la parte Dopo la messa a dimora, per proteggere le piantine da eventuali ritorni di freddo, è consigliabile stendervi sopra un velo di tessuto non tessuto (vedi freccia) 25-30 cm 3 17 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. 1 2 3 4 50 cm I tutori più validi e utilizzati nelle colture di pomodoro a livello amatoriale sono le canne di bambù (1). In commercio sono reperibili tutori alternativi, come quelli a spirale (2). Nel caso si attui la coltura sotto tunnel, conviene ricorrere all’uso di fili di nailon o di canapa (3) collegati a un robusto filo di ferro ben teso (vedi freccia) disposto orizzontalmente sopra le piante e fissato agli archi del tunnel ogni 2-3 metri. I fili vanno legati non troppo stretti alla base delle piantine, e avvolti a spire non eccessivamente strette a mano a mano che le piante crescono (4) Sia nel caso di messa a dimora a fila singola che a fila doppia, è sempre opportuno fissare i tutori a un paio di fili di ferro zincato (vedi testo) 18 fuori terra non deve risultare inferiore ai 160-170 cm. Sia nel caso di messa a dimora a fila singola che a fila doppia, è sempre opportuno, per ottenere una maggiore stabilità delle piante, fissare i tutori a un paio di fili di ferro zincato, disposti orizzontalmente a una distanza di circa 50 cm l’uno dall’altro, saldamente ancorati a un picchetto di testa e a un picchetto di coda. Durante lo sviluppo della pianta si deve intervenire con le legature ai tutori, in quanto il pomodoro, non essendo a sviluppo rampicante, non è in grado di sorreggersi da solo. Per lo scopo si possono utilizzare la rafia, lo spago, ma anche i pratici laccetti in materiale plastico o biodegradabile con l’anima interna di ferro che permette un fissaggio rapido e sicuro. Questa semplice operazione va eseguita nel migliore dei modi, in quanto un buon fissaggio ai tutori garantisce stabilità alla pianta che in tal modo non cadrà sotto il peso dei frutti. Le legature non vanno mai strette troppo, proprio per evitare che il fusto – che aumenta di volume durante la crescita – rimanga strozzato creando seri problemi alla pianta. Le canne di bambù a fine stagione vanno sfilate dal terreno e ripulite da eventuali residui, quindi riposte in un ambiente asciutto in attesa di essere riutilizzate nella successiva stagione. In alternativa alle canne di bambù in commercio sono reperibili tutori di diversi materiali, sia di metallo che di materiale plastico. Nel caso si attui la coltura sotto tunnel, dove l’uso delle canne di bambù è poco pratico, conviene ricorrere all’uso di fili di nailon o di canapa collegati a un robusto filo di ferro ben teso disposto orizzontalmente sopra le piante e fissato agli archi del tunnel ogni 2-3 metri. Dal filo di ferro si fanno scendere, in corrispondenza delle piante, i fili di nailon (o di canapa), che vanno legati non troppo stretti alla base delle piantine. Durante le fasi di crescita i fili vanno avvolti attorno alle piante, a spire non eccessivamente strette, o fermati con appositi anelli in materiale plastico, reperibili nei consorzi agrari o nei garden center più forniti. Nel caso si coltivino varietà a crescita determinata, cioè che fermano il loro sviluppo dopo aver formato un determinato numero di palchi fiorali, non occorre installare tutori, ma si lasciano crescere liberamente a terra le piante, che assumeranno un aspetto cespuglioso. In questo caso risulta ancor più utile la predisposizione della pacciamatura sulle aiole, per evitare che i frutti si sporchino e che la vegetazione a contatto con la terra non sia soggetta all’attacco di malattie di natura fungina. SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. Le cure colturali dalla messa a dimora al momento della raccolta Foto: Alberto Locatelli I l pomodoro va seguito per tutto il ciclo di coltivazione con una serie di interventi colturali – come concimazione e irrigazione, cimatura e sfemminellatura, rincalzatura e legatura ai tutori, ecc. – al fine di avere piante sane e, soprattutto, ottenere un buon raccolto. Vediamo con quando e con quali criteri eseguirli. La concimazione minerale Sono necessari regolari apporti di fertilizzante, al fine di fornire alle piante i nutrienti necessari per la crescita e la formazione dei frutti Il pomodoro è, come precedentemente detto, una coltura molto esigente dal punto di vista nutrizionale. Oltre alla concimazione effettuata al momento della preparazione del terreno e prima di allestire le aiole per la messa a dimora delle piantine, occorre seguire la coltura con periodiche concimazioni minerali, soprattutto in presenza di terreno stanco e/o poco fertile. A partire dall’ingrossamento dei frutti va somministrato, alla dose di 6-8 grammi per metro quadrato, Nitrophoska Blu 12-12-17, per un totale di 6-8 volte, alla distanza di 12-15 giorni l’una dall’altra, interrando il prodotto con una leggera zappatura. Nel caso invece si utilizzi concime a lenta cessione (cioè in grado di rilasciare in modo costante e prolungato nel tempo gli elementi nutritivi che contiene), come per esempio Granverde Cifo 16-10-18, occorre distribuirne 10-20 Il pomodoro va seguito con periodiche concimazioni minerali, soprattutto in presenza di terreno stanco e/o poco fertile. Al fine di evitare eventuali irritazioni alla pelle, operate sempre indossando guanti per orticoltura o giardinaggio grammi per metro quadrato, eseguendo l’operazione per 2-3 volte, alla distanza di 4-5 settimane l’una dall’altra. Volendo si può effettuare anche la fertirrigazione, che consiste nell’apportare gli elementi fertilizzanti tramite l’acqua d’irrigazione attraverso la manichetta forata, predisposta, come precedentemente indicato, sotto la pacciamatura (vedi disegno in basso nella pagina). In questo caso occorre impiegare prodotti solubili in acqua (in forma liquida o in polvere), facilmente reperibiIl sistema più razionale per eseguire l’irrigazione è quello che prevede l’impiego della manichetta forata, vedi freccia li in commercio negli empori agrari e nei garden center. Tra i numerosi prodotti disponibili sul mercato consigliamo, per esempio, Poly-Feed 14-7-28. Il concime va sciolto o diluito nell’acqua d’irrigazione, che va immessa nella manichetta forata tramite un’elettropompa. Si ricorda che le dosi di fertilizzante da sciogliere o diluire nell’acqua d’irrigazione non devono essere superiori a 12 grammi per litro d’acqua, indipendentemente dal tipo di prodotto utilizzato. Chi non ha predisposto la manichetta forata può sempre impiegare i sopra citati prodotti sciogliendoli in acqua alle stesse dosi e somministrandoli, al piede delle piante o nel foro della pacciamatura, con un innaffiatoio. L’irrigazione Le piante, dalla messa a dimora alla maturazione dei frutti, devono sempre avere a disposizione acqua, ma senza eccedere Una corretta irrigazione è alla base della buona riuscita di questa coltura. Piante poco irrigate crescono in modo stentato, presentano una cascola (cadu- 19 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. Come favorire l’impollinazione dei fiori L’impollinazione dei fiori del pomodoro avviene tramite gli insetti pronubi (api, bombi, osmie, ecc.) e per azione del vento. In alcune particola- a b ri condizioni, però, l’impollinazione può In natura i fiori di pomodoro vengono impollinati da api, risultare limitata op- bombi (a) e altri insetti pronubi; nella foto (b), si può ospure essere ostacola- servare come si presenta un fiore impollinato, con le tita, con conseguente piche macchie scure sul cono staminale, vedi freccia caduta dei fiori e/o mancata produzione. Generalmente queste condizioni si manifestano negli impianti precoci (cioè realizzati nel mese di marzo) sotto tunnel o in estate: nei primi le basse temperature riducono la produzione di polline, che oltretutto si presenta anche poco fertile; in estate, invece, sono le alte temperature che inibiscono la fertilità del polline. Per questo motivo occorre evitare trapianti troppo precoci e, in estate, in località con andamento climatico particolarmente caldo, predisporre sulle colture reti ombreggianti, al fine di abbassare la temperatura a livello delle piante. Detto questo, possiamo anche intervenire per facilitare l’impollinazione dei fiori. È sufficiente scuotere le piante un paio di volte al giorno battendo con un bastone i c tutori (c): il polline dei fiori posti più in alto nella pianta cadrà su quelli sottostanti, fecondandoli. Questa operazione va fatta nelle ore più calde della giornata, quando il polline è più mobile (cioè si stacca dalle antere con maggiore facilità). d Altra pratica utile a facilitare l’impollinazione dei fiori consiste nello spruzzarli di giorno con un getto d’acqua distillata molto nebulizzato, mantenendosi a una distanza di circa 25-30 cm (d). Questo intervento va eseguito su fiori aperti ed, essendo la fioritura del pomodoro scalare, va ripetuto più volte. ta) dei fiori più elevata, maggiore incidenza di marciume apicale e una ridotta produttività. Irrigazioni eccessive, invece, aumentano notevolmente il rischio di malattie fungine (per esempio fusariosi e verticilliosi), causano un’eccessiva vigoria delle piante a scapito di fioritura e produzione, peggiorano la qualità dei frutti e aumentano il dilavamento (cioè l’allontanamento) degli elementi nutritivi presenti nel terreno. Come regola generale non si deve eccedere con le irrigazioni nel periodo immediatamente successivo alla messa a dimora. Le quantità e la periodicità delle somministrazioni d’acqua aumentano mano a mano che le piante crescono, per raggiungere il massimo in prossimità di fioritura e allegagione dei frutti. Il maggiore fabbisogno d’acqua da parte del pomodoro coincide con l’aumento della temperatura; basti pensare che in piena estate una pianta in produzione richiede anche 4-5 litri d’acqua al giorno. In presenza di terreni sciolti le irrigazioni devono essere frequenti, anche giornaliere, mentre in terreni pesanti e/o argillosi possono essere più rade. Si consiglia sempre di irrigare al mattino presto o la sera, evitando di bagnare la vegetazione, al fine di scongiurare l’insorgenza di malattie fungine, come per esempio peronospora e batteriosi. Il sistema più usato, in caso di disponibilità d’acqua, è quello per scorrimento-infiltrazione laterale dentro solchi, che però, se non ben gestita, può provocare l’insorgenza di malattie fungine a carico del colletto e dell’apparato radicale delle piante. Questo sistema lo si può attuare anche qualora si abbia predisposto sulle aiole la pacciamatura – ma non la manichetta forata –, che in questo caso va forata sui fianchi con un forcone per consentire all’acqua di raggiungere le radici delle piante. Qualora invece non vi sia grande disponibilità d’acqua, il sistema d’irrigazione più semplice e pratico prevede la somministrazione dell’acqua al piede delle piante con un tubo di gomma o tramite un innaffiatoio. Il sistema più razionale per eseguire l’irrigazione rimane comunque l’impiego di manichette forate (o ali gocciolanti), che consentono un’irrigazione localizzata a livello dell’apparato radicale delle piante, con un maggiore controllo delle quantità e conseguente risparmio d’acqua. Nelle colture sotto tunnel le irrigazioni dovranno essere più frequenti rispetto al pieno campo, in quanto la coltura non si avvantaggia delle precipitazioni atmosferiche. La cimatura Si esegue quando le piante sono in piena vegetazione ed è utile per regolare i tempi di maturazione e la qualità dei pomodori che si raccolgono La cimatura (vedi segno in rosso) si esegue solo su varietà a crescita indeterminata, dopo che si sono formati almeno 5-6 palchi fiorali, i più bassi dei quali portano bacche ben formate 20 Si interviene con la cimatura solo sulle piante di varietà a crescita indeterminata (vedi disegno a pag. 7), dopo che si sono formati almeno 5-6 palchi fiorali, i più bassi dei quali portano bacche ben formate. L’operazione consiste nell’eliminazione della parte terminale (apice) della pianta per un tratto di circa 10-15 cm, tagliandola con un coltello o con la forbice. Non si tratta di un’operazione fondamentale, ma è utile qualora si voglia accelerare la fine della coltura, per esempio perché occorre preparare l’aiola per semine e/o trapianti di altri ortaggi, oppure quando l’imminente arrivo della stagione fredda non perSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. metterebbe la maturazione di ulteriori frutti prodotti nella parte più alta della pianta. La cimatura comporta un lieve anticipo della raccolta e anche a un aumento della pezzatura dei frutti dei palchi superiori. Questo intervento è invece superfluo negli impianti precoci, dove le piante hanno a disposizione tutto il tempo a loro necessario per portare a maturazione i frutti di tutti i palchi prima dell’arrivo della brutta stagione. La sfemminellatura 1 2 Si esegue quando le piante sono in piena vegetazione ed è utile per contenere lo sviluppo vegetativo e per migliorare la produzione La sfemminellatura è un intervento fondamentale nella coltivazione di varietà a crescita indeterminata; nelle varietà da salsa, per pelati o da essiccare generalmente non si esegue (in quanto si tratta spesso di varietà determinate, appositamente selezionate per crescere adagiate al suolo senza necessità di interventi di potatura), lasciando crescere liberamente le piante che assumono un aspetto cespuglioso. Questa pratica, che per il pomodoro è conosciuta anche con il nome di «scacchiatura», consiste nell’eliminazione dei germogli che si sviluppano all’ascella delle foglie; il germoglio apicale, che forma la «testa della pianta», va invece lasciato crescere liberamente. L’operazione si esegue a mano, durante tutto il ciclo colturale del pomodoro, recidendo i germogli tra pollice e indice quando sono ancora piccoli e teneri. Si interviene a più riprese, in quanto le femminelle si formano per tutto il ciclo di sviluppo del pomodoro. Gli scopi di questa pratica sono diversi. Per prima cosa è utile a contenere lo sviluppo vegetativo della pianta, che così si asciuga prima dopo una pioggia o dalla rugiada mattutina, risultando meno soggetta a malattie fungine. Contemporaneamente si ottengono file di piante più ordinate, che competono meno tra loro per lo spazio e per la luce. Un altro vantaggio non trascurabile riguarda la migliore qualità e maggiore pezzatura dei frutti che si raccolgono. Infatti le femminelle, qualora si lascino crescere, producono fiori e frutti, che sottraggono energia alla produzione dei palchi principali. Nel caso di piante innestate o di varietà vigorose (tipo datterino e ciliegino), si può lasciare la femminella più robusta posta nella parte più bassa della pianta, allevandola come se fosse un se- 3 4 Sfemminellatura. È sempre consigliabile eliminare le femminelle tempestivamente, quando sono ancora piccole e tenere, vedi frecce nella foto 1, rimuovendole completamente (2). Qualora una femminella si presenti troppo sviluppata, vedi freccia nella foto 3, si consiglia di eliminarla tagliandola con una forbice, lasciando un moncone della lunghezza di circa 2-3 cm (vedi freccia nella foto 4) Come ottenere piante dalle femminelle b a Le femminelle di 10-15 cm di lunghezza si possono utilizzare per ottenere piante con le stesse caratteristiche della pianta madre, da impiegare per effettuare impianti tardivi (di fine maggio) o per sostituire eventuali piante morte. Dopo aver staccato la femminella dalla pianta madre (a), ponetela in un barattolo riempito quasi totalmente d’acqua (b) – che dovrà essere sostituita ogni giorno – quindi posizionate il barattolo a mezzombra. Nel giro di 5-7 giorni alla base della femminella si formeranno delle radichette. Quando queste raggiungeranno la lunghezza di circa 3-4 cm, potete trasferire la femminella a dimora. Abbiate però l’accortezza di stendere sulla giovane piantina un velo di tessuto non tessuto o materiale simile, e di mantenerlo per 4-5 giorni, in modo da acclimatarla gradualmente al sole. 21 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. condo fusto («allevamento a Y»); in questo caso le distanze d’impianto sulla fila vanno raddoppiate. Dopo la sfemminellatura è consigliabile effettuare un trattamento a base di rame, irrorando tutta la vegetazione con Cupravit Blu WG della Bayer (non classificato) alle dosi di 25-35 grammi per 10 litri d’acqua. La legatura Le varietà indeterminate vanno affrancate ai sostegni adoperando rafia, spago o legacci di materiale plastico Lo sviluppo delle varietà indeterminate va accompagnato su tutori o altre strutture di sostegno appositamente predisposte. La vegetazione si lega ai sostegni con rafia naturale o sintetica, spago, legacci o appositi fermagli di materiale plastico (reperibili nei più forniti garden center ed empori agrari), facendo in modo che la vegetazione, crescendo, non rimanga «strozzata», con conseguente indebolimento o morte della pianta al di sopra della legatura. È bene non attendere molto per fissare le piante ai sostegni, altrimenti rischiano di non crescere diritte: meglio effettuare la prima legatura nei primissimi stadi vegetativi (quando la pianta raggiunge un’altezza di 20-25 cm). Alla prima seguiranno altre legature a mano a mano che la pianta cresce, fino agli ultimi periodi di coltivazione. Spesso invece si trascura questa pratica e, dopo aver raccolto i frutti dei primi palchi, si lascia la pianta a se stessa. La lotta alle erbe infestanti 1 Le varietà indeterminate, cioè che crescono di continuo, vanno costantemente legate ai tutori tramite rafia naturale o sintetica, spago (1) o legacci, appositi fermagli di materiale plastico (2). Operando bisogna fare in modo che la vegetazione, con la crescita, non rimanga «strozzata» La rincalzatura e la defogliazione La rincalzatura si esegue nei primi stadi di crescita delle piante, mentre la defogliazione è una pratica utile in prossimità della raccolta La rincalzatura, che si effettua solo nelle aiole non pacciamate, consiste nell’accostare terra alla base delle piante, aiutandosi con una zappa Leggere e periodiche zappature si rendono necessarie per eliminare le erbe infestanti qualora non si ricorra alla pacciamatura Se non si adotta la pacciamatura, è necessario procedere con regolarità al diserbo, soprattutto nelle prime fasi di crescita delle piantine, per evitare che le erbe infestanti entrino in concorrenza con loro nel consumo di nutrienti e acqua. In seguito, saranno i pomodori stessi che, occupando spazio e ombreggiando il terreno, limiteranno lo sviluppo delle malerbe. Il diserbo si esegue per mezzo di zappature o impiegando erpici manuali; in prossimità dei fusti delle piante conviene intervenire direttamente con le mani, per evitare di lesionarle o estirparle. 2 Ecco come si presentano alcune piante, coltivate su aiola pacciamata, dopo essere state defogliate in corrispondenza del primo palco di frutti 22 La rincalzatura è un’operazione che si effettua solo nelle aiole non pacciamate e consiste nel «dare terra», cioè accostare terra alla base delle piante aiutandosi con una zappa. Con questa pratica, oltre a stimolare le piante a emettere nuove radici assorbenti, si eliminano eventuali erbe infestanti e al contempo si formano, se non è stata predisposta la manichetta forata, i solchi per l’irrigazione per scorrimento-infiltrazione laterale. La rincalzatura si effettua su piante giovani, quindi con apparato radicale ancora poco esteso; se eseguito su piante adulte tale intervento rovinerebbe le radici, che si presentano ormai ben sviluppate ed estese. La defogliazione consiste nell’eliminare manualmente le foglie a mano a mano che sui diversi palchi i frutti sono prossimi alla maturazione, limitando l’operazione ai primi 2-3 palchi più bassi della pianta. Si tratta di un’operazione non fondamentale, che permette però un anticipo della raccolta e una migliore colorazione dei frutti, i quali, al contempo, si presenteranno più sani (infatti, si asciugano molto più velocemente dopo un’eventuale pioggia, che potrebbe farli marcire). La defogliazione va eseguita gradualmente, in modo da esporre i frutti al sole poco alla volta, evitando pericolose scottature. SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. Oltre che in pieno campo e sotto tunnel, il pomodoro riesce bene anche in vaso Foto: Anacleto Sorio Q ualora non si abbia la disponibilità di un orto, questo ortaggio si adatta anche alla coltivazione in vaso. Preferite varietà a crescita determinata Affinché le piante producano abbondantemente, occorre seguirle con costanza durante la crescita Sono quelle che più si prestano a essere coltivate in vaso, in quanto presentano uno sviluppo più contenuto In questi ultimi anni si sta diffondendo sempre più, tra coloro che non hanno la possibilità di avere un orto, la coltivazione di ortaggi e piante aromatiche in vaso su terrazzo e balcone. Tra i numerosi ortaggi che si prestano a questo tipo di coltivazione rientra anche il pomodoro che, anche nello spazio limitato di un contenitore, garantisce un abbondante raccolto. Premettiamo che è possibile coltivare in vaso ogni tipo di pomodoro, anche se sono da preferire le varietà determinate (cioè quelle che arrestano il loro sviluppo dopo che hanno prodotto un certo numero di palchi fiorali) a grappolo, i ciliegino e i datterino, da sostenere comunque con tutori. Per quanto riguarda il contenitore di coltivazione, bisogna tener conto del vigoroso vegetativo che caratterizza l’ortaggio, accompagnato spesso da un’abbondante sviluppo dell’apparato radicale. Per questo motivo scegliete vasi con diametro di almeno 30-40 cm e altezza di 25-30 cm, per dar modo alla pianta di crescere forte e rigogliosa, riducendo al minimo il rischio di stress idrici. Tra i vasi reperibili in commercio op- Rigogliosa pianta di pomodoro in produzione coltivata in vaso Foto: Anacleto Sorio Anche su un terrazzo è possibile coltivare diverse tipologie di ortaggi, sia sotto tunnel (come nella foto) che in piena aria. Tra questi non può mancare il pomodoro Seguite bene le piante con le irrigazioni e le concimazioni necessarie tate o per quelli in materiale plastico o per quelli in terracotta. I vasi di plastica sono sicuramente più duraturi nel tempo, più leggeri, facilmente maneggiabili e talvolta, ma non sempre, anche meno costosi. Meglio evitare, se possibile, quelli di colore nero, in quanto se esposti in zone con forte irraggiamento solare si possono surriscaldare, causando stress termici all’apparato radicale delle piante. I vasi di terracotta, invece, si riscaldano meno rispetto a quelli di plastica e hanno una maggior capacità di trattenere l’umidità, vantaggio non trascurabile soprattutto nei mesi estivi. Per contro possono risultare più costosi, più pesanti e più delicati. Sul fondo del vaso si consiglia di disporre uno strato di 7-8 cm di argilla espansa (vedi disegno qui sotto), che favorisce lo sgrondo dell’acqua e impedisce i ristagni. Il vaso va riempito poi con del buon terriccio universale miscelato con pomice o argilla espansa in ragione del 20-30%, al fine di evitare pericolosi ristagni d’acqua, e con stallatico pellettato o in polvere in ragione del 10-15%. A questo punto si può procedere alla messa a dimora delle piantine (una per ogni vaso di 30-40 cm di diametro), facendo attenzione a non interrare la zona del colletto (punto di inserzione delle radici sul fusto) o, nel caso siano innestate, il punto d’innesto. Dopo la messa a dimora delle piantine, i vasi vanno posizionati in un luogo soleggiato. Le piante vanno seguite nei primi periodi di crescita con moderate irrigazioni, al fine di evitare l’insorgenza di marciumi a livello radicale. Successivamente, a mano a mano che le temperature si innalzano e le piante vegetano attivamente, occorre aumentare la periodicità, innaffiando anche tutti i giorni; tenete presente che in estate una pianta di pomodoro in pieno sviluppo può anche aver bisogno di 3-4 litri d’acqua al giorno. Il sistema ideale per irrigare piante di pomodoro coltivate in vaso è quello automatico a goccia (vedi frecce nella foto a lato), che oltre a ridurre i rischi di stress idrico, permette una corretta gestione delle irrigazioni anche nei periodi di assenza. Qualora non si abbia modo di installare un impianto d’irrigazione automatico, procedete manualmente con le irrigazioni tramite un innaffiatoio. Come precedentemente detto, il pomodoro è una pianta molto esigente in fatto di nutrizione. Per questo motivo occorre concimare le piante tutte le settimane con un fertilizzante idrosolubile, da miscelare all’acqua d’irrigazione. In commercio vi sono molte tipologie, sia liquide che in polvere, l’importante è che presentino un elevato tenore di potassio (titolo NPK di riferimento 14-728); indicativamente vanno disciolti in ragione di 1-2 grammi per litro d’acqua. Per quanto riguarda cimatura e sfemminellatura, legatura, defogliazione, difesa dalle avversità e raccolta, si rimanda ai relativi capitoli. 7-8 cm 23 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. La prevenzione e la cura delle avversità S ono diverse le avversità che possono colpire il pomodoro. È però opportuno premettere che in un orto familiare, seguendo una corretta tecnica di coltivazione, si possono ottenere raccolti senza eseguire trattamenti fitosanitari, oppure effettuarli solo limitatamente alle annate in cui – a causa dell’andamento climatico o altro – si presentano più problemi per le colture. Le avversità si possono manifestare durante differenti fasi di coltivazione, e vanno a interessare radici e colletto, fusto, foglie e frutti. Di seguito elenchiamo le principali avversità, suddividendole a seconda della parte di pianta che in genere colpiscono. Radici e colletto A-Fusariosi (Fusarium oxysporum lycopersici e Fusarium oxysporum radicis). Malattia di origine fungina che causa l’imbrunimento dei vasi conduttori della linfa, marciumi del colletto e delle radici. Effettuate ampie rotazioni e ricorrete a piante innestate o alla coltivazione di varietà resistenti, codificate sulla bustina con le sigle «Fol» e «For». Asportate e distruggete le piante colpite. B-Verticilliosi (Verticillium dahliae e Verticillium albo-atrum). Malattia di orgine fungina che compromette la funzionalità dei vasi linfatici, causando disseccamenti fogliari. Effettuate ampie rotazioni e ricorrete a piante innestate. Coltivate varietà resistenti, codificate sulla bustina con le sigle «Vd» e «Va». Asportate e distruggete le piante colpite. A Fusariosi Verticilliosi fungina che si manifesta sulla pagina inferiore delle foglie con macchie di muffa color fuliggine. Gli attacchi interessano solitamente le piante coltivate sotto tunnel e sono favoriti dai ristagni di umidità relativa dell’aria. Come prevenzione è quindi sufficiente arieggiare regolarmente i tunnel per favorire la circolazione dell’aria e abbassare il tasso di umidità relativa. Per le colture sotto tunnel e negli ambienti con elevata umidità ambientale potete ricorrere alla coltivazione di varietà resistenti codificate sulla bustina con la sigla «Ff». F-Peronospora (Phytophthora infestans). Malattia di origine fungina che causa sulle foglie macchie decolorate, ricoperte di muffa biancastra, e successivo disseccamento dei tessuti colpiti; sui frutti determina macchie dall’aspetto cuoioso. Non mettete a dimora le piante troppo fitte. Non eccedete con le concimazioni azotate. Usate un sistema d’irrigazione che non bagni la vegetazione. Le prime infezioni avvengono indicativamente in seguito a 3-4 «cicli favorevoli di sviluppo» di 5 giorni ciascuno, ognuno dei quali cioè interessato da piogge di almeno 20 mm e da una temperatura minima superiore ai 10 °C. In presenza di queste condizioni potete iniziare gli interventi, ripetendoli dopo ogni pioggia. In estate avanzata, in seguito al verificarsi di piogge o abbondanti rugiade che mantengono bagnata a lungo la vegetazione, intervenite con trattamenti settimanali. Per gli interventi utilizzate poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato o irritante, alla dose di 50 grammi per 10 litri d’acqua, tempo di sicurez- C Fusto e foglie C-Afidi (Myzus persicae). Piccoli insetti che invadono foglie e fiori e, succhiandone la linfa, causano deperimenti vegetativi e trasmettono virosi. Alla comparsa delle infestazioni intervenire con azadiractina-1 (bio, non classificato o irritante, tempo di sicurezza di 3 giorni) o piretro-4 (bio, non classificato o irritante, tempo di sicurezza di 2 giorni) o imidacloprid-17,6 o 19,4 (non classificato, 5 ml per 10 litri d’acqua, tempo di sicurezza di 7 giorni), al fine di eliminarli, in quanto diretti responsabili della diffusione delle avversità di origine virale. D-Alternariosi (Alternaria porri solani). Avversità di origine fungina che causa macchie fogliari rotondeggianti con successivo disseccamento dei tessuti interessati. La malattia è contenuta dai trattamenti con prodotti a base di rame effettuati contro la peronospora. E-Cladosporiosi (Cladosporium fulvum o Fulvia fulva). Avversità di origine B Afidi, 1,5 mm (vedi particolare) D E Alternariosi F Cladosporiosi G Peronospora 24 Septoriosi SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. za di 3 giorni per alcuni formulati commerciali) o solfato di rame tribasico-15,2 (bio, non classificato, alla dose di 40 ml per 10 litri d’acqua, tempo di sicurezza di 3 giorni). G-Septoriosi (Septoria lycopersici), avversità di origine fungina che si manifesta sulle foglie con numerose piccole macchie imbrunite. La malattia è contenuta dai trattamenti con prodotti a base di rame effettuati contro la peronospora. H Botrite Frutti H-Botrite (Botrytis cinerea). Avversità di origine fungina che sui frutti causa marciumi coperti di muffa grigia. Non eccedete con le concimazioni azotate e con gli apporti d’acqua. Le colture sotto tunnel vanno arieggiate il più possibile. Asportate e allontanate in discarica i frutti colpiti. Ricorrete eventualmente a un trattamento alla comparsa della malattia con Bacillus subtilis-15,67 (bio, non classificato, alla dose di 4 grammi per 10 metri quadrati, tempo di sicurezza di 3 giorni) o con fenexamid-42,8 (non classificato, alla dose di 10 grammi per 10 litri d’acqua, tempo di sicurezza di 3 giorni), ripetendo il trattamento dopo 7-10 giorni. I-Batteriosi (Xanthomonas campestris, Pseudomonas syringae var. tomato). Avversità di origine batterica che su foglie e bacche causano piccole tacche dall’aspetto oleoso, con successivo disseccamento dei tessuti interessati. Coltivate varietà resistenti. Alla comparsa delle prime punteggiature e macchie dall’aspetto oleoso intervenite con i prodotti a base di rame indicati contro la peronospora, rispettando dosi e tempi di sicurezza. Contro Pseudomonas syringae var. tomato potete anche intervenire con Bacillus subtilis-15,67 (bio, non classificato, alla dose di 4 grammi per 10 metri quadrati, tempo di sicurezza di 3 giorni). L-Marciume apicale. Avversità di origine non parassitaria, dovuta a un’anomala assimilazione di calcio. Causa la comparsa di una macchia nera alla base delle bacche. Evitate di coltivare il pomodoro in terreni in cui le piante potrebbero soffrire di irregolare assorbimento dell’acqua. Non eccedete con le concimazioni (in particolare con azoto e potassio) e con le irrigazioni (queste vanno effettuate a intervalli regolari). Per le concimazioni post impianto preferite il nitrato di calcio. Per l’irrigazione evitate il sistema per scorrimento-infiltrazione laterale dentro solchi, preferendo quello tramite manichetta forata. Meglio non coltivare varietà allungate (tipo S. Marzano) e Cuore di bue, perché di regola sono più sensibili a questa alterazione. M-Ragnetto rosso (Tetranychus urticae). Piccoli ragnetti che causano la bronzatura dei tessuti fogliari, nonché I Batteriosi L M Marciume apicale Ragnetto rosso, 0,6 mm (vedi particolare) O N Scottature delle bacche Tuta absoluta, 7-8 mm (vedi particolare) P Virosi dei frutti rugginosità sulle bacche e sui residui del calice. Alla comparsa degli acari sulle foglie intervenite con exitiazox-24 (non classificato, alla dose di 2 ml per 10 litri d’acqua, tempo di sicurezza di 7 giorni) o etoxazole-10,68 (non classificato, alla dose di 5 ml per 10 litri d’acqua, tempo di sicurezza di 3 giorni). N-Scottature delle bacche. Si manifesta con ampie macchie biancastre, con tessuti allessati, sul lato della bacca maggiormente esposto al sole. Quando effettuate la defogliazione delle piante prima della raccolta, operate con gradualità, evitando una repentina esposizione dei frutti al sole cocente. O-Tuta absoluta. Avversità di origine animale. Si tratta infatti di una picco- la (10-12 mm) farfalla notturna le cui larve formano mine fogliari e perforano i frutti in qualsiasi stadio di sviluppo. Alla comparsa dei primi forellini causati dalle larve sulle giovani bacche intervenite con spinosad-11,6 (bio, non classificato, alla dose di 10 ml per 10 litri d’acqua) o con Bacillus thuringiensis var. kurstaki6,4 (bio, non classificato, alla dose di 10 grammi per 10 litri d’acqua), rispettando in entrambi i casi il tempo di sicurezza di 3 giorni. P-Virosi dei frutti. I virus TSWV (Tomato spotted wilt virus, trasmesso da tripidi, Frankliniella occidentalis in primo luogo) e ToMV (Tomato mosaic virus, trasmesso per sfregamento tra piante infette e piante sane) causano la comparsa di anulature concentriche e mosaicature. Ricorrete alla coltivazione di varietà resistenti ed estirpate e allontanate dall’orto le piante infette. La lotta contro i tripidi è valida per contenere la diffusione di TSWV. Ricordate che prima di effettuare un trattamento antiparassitario è necessario leggere sempre l’etichetta del prodotto impiegato, la quale riporta tutte le indicazioni per l’impiego in sicurezza: preparazione, dosi e «tempi di sicurezza». 25 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. Il momento della raccolta dipende dal tipo di coltura e dalla varietà O gni tipologia di pomodoro deve essere raccolta nel momento migliore, in modo da poter apprezzare pienamente le caratteristiche organolettiche e nutrizionali del frutto. Quando raccogliere Il momento in cui procedere dipende principalmente dalla zona climatica e dalla tipologia di pomodoro Si tenga presente che i tempi del ciclo di coltivazione variano a seconda che si operi sotto tunnel o in pieno campo. Sotto tunnel la raccolta si esegue da maggio al Centro-Sud e dai primi di giugno al Nord, sino ai primi freddi. In pieno campo la raccolta si esegue da metà maggio al Sud e da metà-fine giugno al Nord, sino ai primi freddi. Per quanto riguarda i pomodori da mensa, i Cuore di bue vanno raccolti quando sono di colore verde-rosato, mai quan- do si presentano completamente rossi, in quanto questa tipologia presenta una polpa poco consistente; i tipi insalataro, invece, vanno raccolti quando sono di colore verde-rosato o rosso. I pomodori a grappolo, ciliegino, datterino e da serbo, si raccolgono quando sono di un rosso brillante uniforme. Per Marmande e Costoluto fiorentino, le bacche vanno prelevate quando non sono eccessivamente mature. I pomodori da salsa, per pelati o da essiccare, si raccolgono quando si pre- sentano completamente rossi. In tutte le varietà, comunque, la raccolta è un operazione che va eseguita prestando la massima attenzione a non rovinare, ammaccare o lesionare le bacche, che si staccano con le mani generalmente senza grosse difficoltà. Nei tipi a grappolo, o in presenza di frutti difficili da staccare, è meglio aiutarsi con forbici o coltello. Una volta raccolte, le bacche vanno posizionate con delicatezza in un cesto, o contenitore similare, cercando di non ammaccarle e di non formare più di due-tre strati perché non si schiaccino. Il tempo di conservazione dei pomodori dopo la raccolta varia a seconda delle tipologie. Indicativamente i tipi che si raccolgono quando presentano un colore verde-rosato si mantengono anche per un paio di settimane a una temperatura di 8-10 °C; quelli invece che si raccolgono completamente rossi si possono conservare per una decina di giorni a una temperatura di 3-4 °C. Ciclo di coltivazione del pomodoro sotto tunnel Zona d’Italia Febbraio Semina Nord Centro-Sud Marzo Semina Aprile Maggio Trapianto Trapianto Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Raccolta Raccolta Ciclo di coltivazione del pomodoro in pieno campo Zona d’Italia Febbraio Marzo Semina Nord Centro-Sud Legenda: Aprile Semina Maggio Giugno Trapianto Trapianto = periodo di maggiore attività Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Raccolta Raccolta = periodo di minore attività 26 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012 © 2012 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.