Preparazione del terreno, messa a dimora
delle piantine e installazione dei tutori
L
a riuscita della coltivazione del
pomodoro dipende da una buona
preparazione del terreno.
Il suolo è bene venga sistemato ad aiole, che devono essere sopraelevate in presenza di terreni pesanti e dove ristagna
l’acqua. Preferibilmente va predisposta
sul terreno la pacciamatura, che comporta, tra l’altro, anticipo della raccolta e risparmio d’acqua d’irrigazione, oltre a
evitare la crescita delle erbe infestanti.
La messa a dimora delle piantine va
effettuata in presenza di adeguate condizioni climatiche (vedi tabella a pag. 6).
Subito dopo la messa a dimora delle piantine, nel caso siano di varietà indeterminate (cioè che continuano a svilupparsi in altezza per tutto il ciclo vegetativo) occorre procedere all’installazione dei tutori.
La lavorazione
del terreno
e la concimazione
Il terreno va preparato con cura,
effettuando una vangatura
profonda e un’abbondante
concimazione organica
Il terreno va lavorato preferibilmente da fine autunno a inizio inverno, effettuando una vangatura profonda 2530 cm. Gelo e disgelo disgregheranno poi le zolle più grossolane del suolo, rendendolo così soffice e pronto, dopo opportune lavorazioni, per la messa a
dimora delle piantine.
La vangatura si deve effettuare quando il terreno non è né troppo umido né
troppo asciutto (cioè «in tempera»), mai
bagnato o, peggio ancora, intriso d’acqua, in quanto si rischierebbe di rovinare la struttura del suolo, con la formazione di zolle grosse e difficili poi da lavorare.
Se in questo periodo le aiole sono occupate dalle tipiche colture autunno-invernali (per esempio cavoli, porro, radicchio, ecc.), la lavorazione del terreno
va posticipata a fine inverno.
Durante la vangatura va interrato letame ben maturo in ragione di 4-5 kg
per metro quadrato. In alternativa al letame, non sempre facile da reperire, si
può interrare compost (3-4 kg per metro
quadrato) o stallatico, quest’ultimo reperibile confezionato in sacchi nei garden
center e/o consorzi agrari, da distribuire
alle dosi indicate sulla confezione.
Dopo aver preparato con cura il terreno,
si effettua la preparazione delle aiole.
Nella foto, aiola pacciamata con telo
plastico scuro pochi giorni dopo la
messa a dimora delle piantine
In presenza di terreni stanchi (dove
cioè si è coltivato pomodoro per molti
anni), poveri o molto sfruttati, dopo la
vangatura si può interrare, tramite una
zappatura, del concime chimico ad alto
titolo in fosforo e potassio, due elementi molto importanti per il pomodoro. Il
fosforo agisce positivamente su fioritura
e impollinazione, mentre il potassio migliora le caratteristiche organolettiche
dei frutti. Tra i concimi chimici utilizzabili si può ricorrere al perfosfato minerale-16, alla dose di 60-70 g per metro
quadrato, più solfato di potassio-50, alla
dose di 50-60 g per metro quadrato.
Il pomodoro, inoltre, soprattutto se
coltivato in terreni poveri, è un ortag-
gio che ha molto bisogno di magnesio,
elemento la cui mancanza si manifesta
con decolorazione delle foglie basali. In
questo caso si può sostituire il solfato di
potassio-50 con solfato di potassio magnesiaco-22+8, sempre alla dose di 5060 g per metro quadrato. In alternativa
si può ricorrere a un concime ternario
con un elevato titolo in fosforo e potassio, come per esempio Nitrophoska Blu
o Compo Ortofrutta, alla dose di 40-50
g per metro quadrato.
Altri concimi molto validi sono quelli definiti a lenta cessione (per esempio
Nitrophoska Top, Bayfolan Multi, da interrare alla dose di 6-8 kg per 100 metri quadrati), che cedono lentamente gli
elementi nutritivi in essi contenuti. Se
abbinati a una buona concimazione organica di base, riescono a portare a evidenti aumenti di produzione, grazie alla
loro capacità di nutrire la pianta durante
tutto il ciclo vegetativo.
La preparazione
e la pacciamatura
delle aiole
Per una buona riuscita della coltura
occorre preparare con cura
le aiole e predisporre, preferibilmente,
la pacciamatura
L’erba sfalciata essiccata, da stendere
sul terreno nei primi stadi di crescita
delle piante, è una valida alternativa alla pacciamatura realizzata con telo plastico scuro
Poco prima della messa a dimora
delle piantine, operazione che si esegue a partire dal mese di marzo sotto
tunnel, occorre sminuzzare la superficie del terreno tramite una zappa e/o un
erpicatore manuale e preparare successivamente le aiole d’impianto.
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La pratica della pacciamatura comporta però un surriscaldamento del suolo nei mesi estivi,
creando un ambiente ostile allo sviluppo delle piante. Per ovviare a questo problema sarebbe opportuno, prima di eseguire la messa a dimora delle piantine, irrorare i teli con una soluzione di acqua e calce (0,5 kg di
calce per 10 litri d’acqua); i teli, così imbiancati, impediscono un eccessivo riscaldamento
del suolo.
Volendo, prima di stendere
sulle aiole i teli della pacciamatura, si può sistemare sul terreno la manichetta forata, al fine di eseguire razionalmente le operazioni d’irrigazione. Non si tratta tuttavia di un lavoro indispensabile, in quanto le irrigazioni si possono effettuare distribuendo l’acqua direttamente al piede
delle piante.
Si ricorda che la pacciamatura non
è una pratica indispensabile, in quanto la coltura del pomodoro può dare ottimi risultati anche attuata in aiole non
pacciamate.
Le piante innestate
Nel caso l’orto presenti un terreno stanco, molto sfruttato, non adatto alla coltivazione del pomodoro e/o un terreno nel quale si sviluppano
facilmente malattie a carico dell’apparato radicale di questo ortaggio, sappiate che in commercio vi sono piante innestate pronte per la
messa a dimora, che danno buoni raccolti anche in queste sfavorevoli condizioni.
Si tratta di piante ottenute dall’unione di due
piante diverse ma affini tra loro, che sommano le migliori caratteristiche dei due individui.
Una pianta, il portinnesto, fornisce l’apparato
radicale, mentre la seconda, il nesto, fornisce
la parte aerea, quella che produrrà i frutti.
Le piante innestate presentano maggiore vigoPiantina di pomodoro
ria, risultano meno soggette agli attacchi di innestata pronta per la messa
malattie fungine a carico dell’apparato radicaa dimora. Nel particolare,
le, danno maggiori produzioni e si adattano a
il punto d’innesto, protetto
diversi tipi di terreno e/o condizioni colturali.
da un manicotto in plastica
Si deve sfruttare la maggiore vigoria di queste
piante allevandole a due branche, anche se non è raro trovare in commercio
piante già così impostate.
Al momento della messa dimora occorre non interrare la zona d’innesto, osservare una distanza sulla fila di 60-80 cm, tra una pianta e l’altra, e di 90-100 cm
tra una fila e l’altra, ed eliminare durante la crescita delle piante i germogli che
si sviluppano dal portinnesto.
Le piante innestate presentano un solo svantaggio, quello cioè di avere un costo maggiore rispetto alle altre, in quanto il loro prezzo può raggiungere anche
i 4 euro a piantina, a seconda del diametro del vaso di coltivazione e del luogo
di acquisto, contro i 30-40 centesimi delle piantine tradizionali.
20-25 cm
Una volta predisposta la pacciamatura, il telo va forato con un piantabulbi, che, per lo scopo, va riscaldato su una
fiamma al fine di eseguire un foro netto.
La messa a dimora delle piantine si
esegue spostando il terreno con una mano o con una paletta, in modo da creare un piccolo incavo nel quale posare il
pane di terra, ricoprendolo poi con terra, senza pressarla troppo.
In qualunque caso, sia che si tratti di piante autoprodotte che acquista-
Distanze d’impianto
A fila singola
A fila doppia
90-100 cm
30-40 cm
In presenza di terreni
poco drenanti,
si consiglia
di realizzare
aiole
sopraelevate
di circa
20-25 cm
Questa operazione, che si può eseguire
sia in pieno campo che sotto tunnel,
va effettuata con clima caldo e stabile,
utilizzando piantine sane e robuste
ne di evitare lo sviluppo delle piante infestanti e ridurre le irrigazioni. Ideali allo scopo sono i teli plastici di polietilene di colore nero dello spessore di 0,050,06 millimetri, facilmente reperibili
presso gli empori agrari. In alternativa
al telo plastico, si può utilizzare paglia
o erba sfalciata essiccata, da disporre in
uno spessore di circa 8-10 cm.
La pacciamatura aumenta la temperatura del suolo, facilitando così l’attecchimento e lo sviluppo delle piante dei primi
impianti primaverili, con un conseguente anticipo di produzione. Contribuisce
inoltre a mantenere puliti i frutti, che potrebbero sporcarsi toccando il terreno.
30-40 cm
In presenza di terreni pesanti e poco
drenanti si consiglia di predisporre aiole
(chiamate anche porche o prose) sopraelevate di circa 20-25 cm. Questo accorgimento consente lo sgrondo delle acque in eccesso (sia meteoriche che d’irrigazione) che, se presenti, potrebbero
favorire l’insorgenza di malattie fungine a carico dell’apparato radicale e del
colletto delle piante.
Dopo aver preparato le aiole, prima
di procedere alla messa a dimora delle
piantine, si consiglia di stendere la pacciamatura, cioè di ricoprire il terreno
con un telo plastico (in commercio ve
ne sono anche tipi biodegradabili) al fi-
La messa a dimora
delle piantine
70-80 cm
16
90-100 cm
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1
2
Occorre ricordare infatti che la temperatura minima per procedere al trapianto
non deve essere inferiore ai 12-14 °C, indipendentemente dalla zona e dal tipo di
coltura che si vuole attuare (cioè sia essa
in pieno campo o sotto tunnel); vedi anche la tabella riportata a pag. 6.
Per quanto riguarda le distanze, occorre mettere a dimora le piante lungo
la fila a 30-40 cm l’una dall’altra, mentre le file devono risultare distanti tra loro almeno 90-100 cm.
Nel caso si voglia eseguire impianti
a fila doppia la distanza tra le due file va
ridotta a circa 70-80 cm, mentre quella
tra le piante sulla fila deve essere sempre di 30-40 cm.
L’installazione
dei tutori
È un lavoro indispensabile se si coltivano
varietà che crescono di continuo,
operazione che va eseguita prima
o subito dopo la messa a dimora
delle piantine
4
Dopo aver predisposto la pacciamatura (1), operazione sempre consigliabile, e
aver segnato i punti di impianto, misurando le distanze con l’aiuto di un metro (2),
forate il telo con un piantabulbi (3). La messa a dimora della piantina si esegue
spostando il terreno con una mano, in modo da creare una buchetta nella quale posare il pane di terra (4), ricoprendolo poi con altra terra senza pressarla troppo
suto, da togliere non appena le condizioni climatiche si sono stabilizzate.
Il pomodoro non tollera le basse temperature, per questo motivo il momento
ideale per la messa a dimora delle piantine varia a seconda dell’area geografica e
del tipo di coltivazione che si vuole attuare, cioè se in pieno campo o sotto tunnel.
Le canne vanno infilate nel terreno
per almeno 25-30 cm,
mentre la parte
fuori terra
non deve
risultare
inferiore ai
160-170 cm
di altezza
160-170 cm
te, si deve prestare molta attenzione al
loro aspetto al momento della messa a
dimora. Le piantine si devono presentare sane, con foglie di un bel colore verde e prive di macchie giallastre e devono
avere uno sviluppo equilibrato sia della parte aerea che dell’apparato radicale; quest’ultimo non deve apparire molto
sviluppato, ma solo trattenere il pane di
terra consentendo un’agevole estrazione
della piantina dal contenitore alveolato
o dal vasetto di coltivazione.
Nel caso di coltura in pieno campo, al
Nord si può procedere alla messa a dimora delle piantine da metà aprile ai primi di maggio, mentre al Centro-Sud si
può effettuare l’operazione già nel mese di marzo. Per proteggere le piantine da
eventuali di ritorni di freddo è consigliabile stendervi sopra un velo di tessuto non
tessuto, da togliere non appena le condizioni climatiche si sono stabilizzate.
Nel caso di coltura sotto tunnel, al
Nord si procede alla messa a dimora
delle piantine a metà marzo, mentre al
Centro-Sud tale operazione si può anticipare di circa un mese, a seconda delle condizioni climatiche. Anche nel caso
di coltura sotto tunnel, è bene proteggere le giovani piantine da eventuali ritorni
di freddo con un velo di tessuto non tes-
Nel caso si coltivino varietà a sviluppo indeterminato (cioè che crescono di
continuo), prima della messa a dimora delle piantine, o subito dopo, occorre installare adeguati tutori che sostengano successivamente sia il peso della
pianta che quello dei frutti, e impediscano che durante i temporali estivi le piante si spezzino.
I tutori più validi e utilizzati sono le
canne di bambù (comunemente reperibili a prezzi modici nei garden center e negli empori agrari), robuste e facilmente
maneggiabili visto il leggero peso.
Le canne vanno infilate nel terreno
per almeno 25-30 cm, mentre la parte
Dopo la messa a dimora, per proteggere
le piantine da eventuali ritorni di freddo,
è consigliabile stendervi sopra un velo di
tessuto non tessuto (vedi freccia)
25-30 cm
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1
2
3
4
50 cm
I tutori più validi e utilizzati nelle colture di pomodoro a livello amatoriale sono le
canne di bambù (1). In commercio sono reperibili tutori alternativi, come quelli a spirale (2). Nel caso si attui la coltura sotto tunnel, conviene ricorrere all’uso di fili di
nailon o di canapa (3) collegati a un robusto filo di ferro ben teso (vedi freccia) disposto orizzontalmente sopra le piante e fissato agli archi del tunnel ogni 2-3 metri. I
fili vanno legati non troppo stretti alla base delle piantine, e avvolti a spire non eccessivamente strette a mano a mano che le piante crescono (4)
Sia nel caso di messa a dimora a fila singola che a fila doppia, è sempre opportuno fissare i tutori a un paio di fili di ferro zincato (vedi testo)
18
fuori terra non deve risultare inferiore ai
160-170 cm.
Sia nel caso di messa a dimora a fila singola che a fila doppia, è sempre opportuno, per ottenere una maggiore stabilità delle piante, fissare i tutori a un paio
di fili di ferro zincato, disposti orizzontalmente a una distanza di circa 50 cm l’uno
dall’altro, saldamente ancorati a un picchetto di testa e a un picchetto di coda.
Durante lo sviluppo della pianta si
deve intervenire con le legature ai tutori, in quanto il pomodoro, non essendo
a sviluppo rampicante, non è in grado di
sorreggersi da solo. Per lo scopo si possono utilizzare la rafia, lo spago, ma anche i pratici laccetti in materiale plastico o biodegradabile con l’anima interna
di ferro che permette un fissaggio rapido
e sicuro. Questa semplice operazione va
eseguita nel migliore dei modi, in quanto un buon fissaggio ai tutori garantisce
stabilità alla pianta che in tal modo non
cadrà sotto il peso dei frutti.
Le legature non vanno mai strette
troppo, proprio per evitare che il fusto
– che aumenta di volume durante la crescita – rimanga strozzato creando seri
problemi alla pianta.
Le canne di bambù a fine stagione
vanno sfilate dal terreno e ripulite da
eventuali residui, quindi riposte in un
ambiente asciutto in attesa di essere
riutilizzate nella successiva stagione.
In alternativa alle canne di bambù in
commercio sono reperibili tutori di diversi materiali, sia di metallo che di materiale plastico.
Nel caso si attui la coltura sotto tunnel, dove l’uso delle canne di bambù è
poco pratico, conviene ricorrere all’uso
di fili di nailon o di canapa collegati a
un robusto filo di ferro ben teso disposto orizzontalmente sopra le piante e fissato agli archi del tunnel ogni 2-3 metri.
Dal filo di ferro si fanno scendere, in corrispondenza delle piante, i fili di nailon
(o di canapa), che vanno legati non troppo stretti alla base delle piantine. Durante
le fasi di crescita i fili vanno avvolti attorno alle piante, a spire non eccessivamente strette, o fermati con appositi anelli in
materiale plastico, reperibili nei consorzi
agrari o nei garden center più forniti.
Nel caso si coltivino varietà a crescita determinata, cioè che fermano il loro
sviluppo dopo aver formato un determinato numero di palchi fiorali, non occorre installare tutori, ma si lasciano crescere liberamente a terra le piante, che
assumeranno un aspetto cespuglioso.
In questo caso risulta ancor più utile la predisposizione della pacciamatura sulle aiole, per evitare che i frutti si
sporchino e che la vegetazione a contatto con la terra non sia soggetta all’attacco di malattie di natura fungina.
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Le cure colturali dalla messa a dimora
al momento della raccolta
Foto: Alberto Locatelli
I
l pomodoro va seguito per tutto il ciclo di coltivazione con una serie di
interventi colturali – come concimazione e irrigazione, cimatura e sfemminellatura, rincalzatura e legatura ai tutori, ecc. – al fine di avere piante sane e,
soprattutto, ottenere un buon raccolto.
Vediamo con quando e con quali criteri
eseguirli.
La concimazione
minerale
Sono necessari regolari apporti
di fertilizzante, al fine di fornire alle
piante i nutrienti necessari per
la crescita e la formazione dei frutti
Il pomodoro è, come precedentemente detto, una coltura molto esigente dal
punto di vista nutrizionale.
Oltre alla concimazione effettuata al
momento della preparazione del terreno
e prima di allestire le aiole per la messa
a dimora delle piantine, occorre seguire
la coltura con periodiche concimazioni
minerali, soprattutto in presenza di terreno stanco e/o poco fertile.
A partire dall’ingrossamento dei frutti va somministrato, alla dose di 6-8
grammi per metro quadrato, Nitrophoska Blu 12-12-17, per un totale di 6-8
volte, alla distanza di 12-15 giorni l’una
dall’altra, interrando il prodotto con una
leggera zappatura.
Nel caso invece si utilizzi concime a
lenta cessione (cioè in grado di rilasciare in modo costante e prolungato nel
tempo gli elementi nutritivi che contiene), come per esempio Granverde Cifo
16-10-18, occorre distribuirne 10-20
Il pomodoro va seguito con periodiche concimazioni minerali, soprattutto in presenza di terreno stanco e/o poco fertile. Al fine di evitare eventuali irritazioni alla
pelle, operate sempre indossando guanti per orticoltura o giardinaggio
grammi per metro quadrato, eseguendo
l’operazione per 2-3 volte, alla distanza
di 4-5 settimane l’una dall’altra.
Volendo si può effettuare anche la
fertirrigazione, che consiste nell’apportare gli elementi fertilizzanti tramite
l’acqua d’irrigazione attraverso la manichetta forata, predisposta, come precedentemente indicato, sotto la pacciamatura (vedi disegno in basso nella pagina). In questo caso occorre impiegare
prodotti solubili in acqua (in forma liquida o in polvere), facilmente reperibiIl sistema
più razionale
per eseguire
l’irrigazione
è quello
che prevede
l’impiego della
manichetta
forata,
vedi freccia
li in commercio negli empori agrari e
nei garden center. Tra i numerosi prodotti disponibili sul mercato consigliamo, per esempio, Poly-Feed 14-7-28.
Il concime va sciolto o diluito nell’acqua d’irrigazione, che va immessa
nella manichetta forata tramite un’elettropompa.
Si ricorda che le dosi di fertilizzante
da sciogliere o diluire nell’acqua d’irrigazione non devono essere superiori a 12 grammi per litro d’acqua, indipendentemente dal tipo di prodotto utilizzato.
Chi non ha predisposto la manichetta
forata può sempre impiegare i sopra citati prodotti sciogliendoli in acqua alle
stesse dosi e somministrandoli, al piede
delle piante o nel foro della pacciamatura, con un innaffiatoio.
L’irrigazione
Le piante, dalla messa a dimora
alla maturazione dei frutti,
devono sempre avere a disposizione
acqua, ma senza eccedere
Una corretta irrigazione è alla base
della buona riuscita di questa coltura.
Piante poco irrigate crescono in modo
stentato, presentano una cascola (cadu-
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Come favorire l’impollinazione dei fiori
L’impollinazione dei
fiori del pomodoro
avviene tramite gli
insetti pronubi (api,
bombi, osmie, ecc.) e
per azione del vento.
In alcune particola- a
b
ri condizioni, però,
l’impollinazione può In natura i fiori di pomodoro vengono impollinati da api,
risultare limitata op- bombi (a) e altri insetti pronubi; nella foto (b), si può ospure essere ostacola- servare come si presenta un fiore impollinato, con le tita, con conseguente piche macchie scure sul cono staminale, vedi freccia
caduta dei fiori e/o mancata produzione. Generalmente queste condizioni si manifestano negli impianti precoci (cioè realizzati nel mese di marzo)
sotto tunnel o in estate: nei primi le basse temperature riducono la
produzione di polline, che oltretutto si presenta anche poco fertile;
in estate, invece, sono le alte temperature che inibiscono la fertilità del polline. Per questo motivo occorre evitare trapianti troppo
precoci e, in estate, in località con andamento climatico particolarmente caldo, predisporre sulle colture reti ombreggianti, al fine di abbassare la temperatura a livello delle piante.
Detto questo, possiamo anche intervenire per facilitare
l’impollinazione dei fiori. È sufficiente scuotere le piante un paio di volte al giorno battendo con un bastone i
c
tutori (c): il polline dei fiori posti più in alto nella pianta
cadrà su quelli sottostanti, fecondandoli. Questa operazione va fatta nelle ore più calde della giornata, quando il polline è più mobile
(cioè si stacca dalle antere con maggiore facilità).
d
Altra pratica utile a facilitare l’impollinazione dei fiori consiste nello spruzzarli di giorno con un getto d’acqua distillata molto nebulizzato, mantenendosi a una distanza di circa 25-30 cm (d). Questo intervento va eseguito su fiori aperti ed, essendo la fioritura del pomodoro scalare, va ripetuto più volte.
ta) dei fiori più elevata, maggiore incidenza di marciume apicale e una ridotta
produttività. Irrigazioni eccessive, invece, aumentano notevolmente il rischio di
malattie fungine (per esempio fusariosi
e verticilliosi), causano un’eccessiva vigoria delle piante a scapito di fioritura e
produzione, peggiorano la qualità dei
frutti e aumentano il dilavamento (cioè
l’allontanamento) degli elementi nutritivi presenti nel terreno.
Come regola generale non si deve eccedere con le irrigazioni nel periodo immediatamente successivo alla messa a dimora. Le quantità e la periodicità delle somministrazioni d’acqua
aumentano mano a mano che le piante crescono, per raggiungere il massimo in prossimità di fioritura e allegagione dei frutti.
Il maggiore fabbisogno d’acqua da
parte del pomodoro coincide con l’aumento della temperatura; basti pensare
che in piena estate una pianta in produzione richiede anche 4-5 litri d’acqua al
giorno.
In presenza di terreni sciolti le irrigazioni devono essere frequenti, anche
giornaliere, mentre in terreni pesanti e/o
argillosi possono essere più rade.
Si consiglia sempre di irrigare al
mattino presto o la sera, evitando di
bagnare la vegetazione, al fine di scongiurare l’insorgenza di malattie fungine,
come per esempio peronospora e batteriosi.
Il sistema più usato, in caso di disponibilità d’acqua, è quello per scorrimento-infiltrazione laterale dentro
solchi, che però, se non ben gestita, può
provocare l’insorgenza di malattie fungine a carico del colletto e dell’apparato
radicale delle piante. Questo sistema lo
si può attuare anche qualora si abbia
predisposto sulle aiole la pacciamatura –
ma non la manichetta forata –, che in
questo caso va forata sui fianchi con un
forcone per consentire all’acqua di raggiungere le radici delle piante.
Qualora invece non vi sia grande disponibilità d’acqua, il sistema d’irrigazione più semplice e pratico
prevede la somministrazione
dell’acqua al piede delle piante
con un tubo di gomma o tramite un innaffiatoio.
Il sistema più razionale per
eseguire l’irrigazione rimane comunque l’impiego di manichette
forate (o ali gocciolanti), che consentono un’irrigazione localizzata a livello dell’apparato radicale
delle piante, con un maggiore controllo delle quantità e conseguente
risparmio d’acqua.
Nelle colture sotto tunnel le irrigazioni dovranno essere più frequenti rispetto al pieno campo, in quanto la
coltura non si avvantaggia delle precipitazioni atmosferiche.
La cimatura
Si esegue quando le piante
sono in piena vegetazione ed è utile
per regolare i tempi di maturazione
e la qualità dei pomodori
che si raccolgono
La cimatura (vedi segno in rosso) si
esegue solo su varietà a crescita indeterminata, dopo che si sono formati almeno 5-6 palchi fiorali, i più bassi dei
quali portano bacche ben formate
20
Si interviene con la cimatura solo
sulle piante di varietà a crescita indeterminata (vedi disegno a pag. 7), dopo che si sono formati almeno 5-6 palchi fiorali, i più bassi dei quali portano
bacche ben formate. L’operazione consiste nell’eliminazione della parte terminale (apice) della pianta per un tratto di circa 10-15 cm, tagliandola con un
coltello o con la forbice. Non si tratta di
un’operazione fondamentale, ma è utile
qualora si voglia accelerare la fine della
coltura, per esempio perché occorre preparare l’aiola per semine e/o trapianti di
altri ortaggi, oppure quando l’imminente arrivo della stagione fredda non perSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2012
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metterebbe la maturazione di ulteriori frutti prodotti nella parte più alta della pianta.
La cimatura comporta un lieve anticipo della raccolta e anche a un aumento della pezzatura dei frutti dei
palchi superiori.
Questo intervento è invece superfluo
negli impianti precoci, dove le piante
hanno a disposizione tutto il tempo a loro necessario per portare a maturazione
i frutti di tutti i palchi prima dell’arrivo
della brutta stagione.
La sfemminellatura
1
2
Si esegue quando le piante sono
in piena vegetazione ed è utile
per contenere lo sviluppo vegetativo
e per migliorare la produzione
La sfemminellatura è un intervento fondamentale nella coltivazione di
varietà a crescita indeterminata; nelle
varietà da salsa, per pelati o da essiccare
generalmente non si esegue (in quanto si
tratta spesso di varietà determinate, appositamente selezionate per crescere
adagiate al suolo senza necessità di interventi di potatura), lasciando crescere
liberamente le piante che assumono un
aspetto cespuglioso.
Questa pratica, che per il pomodoro è
conosciuta anche con il nome di «scacchiatura», consiste nell’eliminazione dei
germogli che si sviluppano all’ascella
delle foglie; il germoglio apicale, che
forma la «testa della pianta», va invece
lasciato crescere liberamente.
L’operazione si esegue a mano, durante tutto il ciclo colturale del pomodoro, recidendo i germogli tra pollice e indice quando sono ancora piccoli e teneri. Si interviene a più riprese, in quanto
le femminelle si formano per tutto il ciclo di sviluppo del pomodoro.
Gli scopi di questa pratica sono diversi. Per prima cosa è utile a contenere lo sviluppo vegetativo della pianta,
che così si asciuga prima dopo una pioggia o dalla rugiada mattutina, risultando
meno soggetta a malattie fungine. Contemporaneamente si ottengono file di
piante più ordinate, che competono
meno tra loro per lo spazio e per la luce.
Un altro vantaggio non trascurabile riguarda la migliore qualità e maggiore
pezzatura dei frutti che si raccolgono.
Infatti le femminelle, qualora si lascino
crescere, producono fiori e frutti, che
sottraggono energia alla produzione dei
palchi principali.
Nel caso di piante innestate o di varietà vigorose (tipo datterino e ciliegino), si può lasciare la femminella più robusta posta nella parte più bassa della
pianta, allevandola come se fosse un se-
3
4
Sfemminellatura. È sempre consigliabile eliminare le femminelle tempestivamente, quando sono ancora piccole e tenere, vedi frecce nella foto 1, rimuovendole
completamente (2). Qualora una femminella si presenti troppo sviluppata, vedi
freccia nella foto 3, si consiglia di eliminarla tagliandola con una forbice, lasciando un moncone della lunghezza di circa 2-3 cm (vedi freccia nella foto 4)
Come ottenere piante dalle femminelle
b
a
Le femminelle di 10-15 cm di lunghezza si possono utilizzare per ottenere piante con le stesse caratteristiche della pianta madre, da impiegare per effettuare
impianti tardivi (di fine maggio) o per sostituire eventuali piante morte.
Dopo aver staccato la femminella dalla pianta madre (a), ponetela in un barattolo riempito quasi totalmente d’acqua (b) – che dovrà essere sostituita ogni
giorno – quindi posizionate il barattolo a mezzombra. Nel giro di 5-7 giorni alla base della femminella si formeranno delle radichette. Quando queste raggiungeranno la lunghezza di circa 3-4 cm, potete trasferire la femminella a dimora. Abbiate però l’accortezza di stendere sulla giovane piantina un velo di
tessuto non tessuto o materiale simile, e di mantenerlo per 4-5 giorni, in modo
da acclimatarla gradualmente al sole.
21
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condo fusto («allevamento a Y»); in questo caso le distanze d’impianto sulla fila
vanno raddoppiate.
Dopo la sfemminellatura è consigliabile effettuare un trattamento a base di
rame, irrorando tutta la vegetazione con
Cupravit Blu WG della Bayer (non classificato) alle dosi di 25-35 grammi per
10 litri d’acqua.
La legatura
Le varietà indeterminate vanno
affrancate ai sostegni
adoperando rafia, spago o legacci
di materiale plastico
Lo sviluppo delle varietà indeterminate va accompagnato su tutori o
altre strutture di sostegno appositamente predisposte. La vegetazione si
lega ai sostegni con rafia naturale o sintetica, spago, legacci o appositi fermagli
di materiale plastico (reperibili nei più
forniti garden center ed empori agrari),
facendo in modo che la vegetazione,
crescendo, non rimanga «strozzata»,
con conseguente indebolimento o morte
della pianta al di sopra della legatura.
È bene non attendere molto per fissare le piante ai sostegni, altrimenti rischiano di non crescere diritte: meglio
effettuare la prima legatura nei primissimi stadi vegetativi (quando la pianta
raggiunge un’altezza di 20-25 cm). Alla
prima seguiranno altre legature a mano
a mano che la pianta cresce, fino agli ultimi periodi di coltivazione. Spesso invece si trascura questa pratica e, dopo
aver raccolto i frutti dei primi palchi, si
lascia la pianta a se stessa.
La lotta
alle erbe infestanti
1
Le varietà indeterminate, cioè che crescono di continuo, vanno costantemente legate ai tutori tramite rafia naturale o sintetica, spago (1) o legacci, appositi fermagli di materiale plastico (2). Operando bisogna fare in modo che la vegetazione, con
la crescita, non rimanga «strozzata»
La rincalzatura
e la defogliazione
La rincalzatura si esegue nei primi
stadi di crescita delle piante,
mentre la defogliazione è una pratica
utile in prossimità della raccolta
La rincalzatura, che si effettua solo
nelle aiole non pacciamate, consiste
nell’accostare terra alla base delle
piante, aiutandosi con una zappa
Leggere e periodiche zappature
si rendono necessarie
per eliminare le erbe infestanti
qualora non si ricorra
alla pacciamatura
Se non si adotta la pacciamatura, è
necessario procedere con regolarità al
diserbo, soprattutto nelle prime fasi
di crescita delle piantine, per evitare
che le erbe infestanti entrino in concorrenza con loro nel consumo di nutrienti
e acqua. In seguito, saranno i pomodori
stessi che, occupando spazio e ombreggiando il terreno, limiteranno lo sviluppo delle malerbe.
Il diserbo si esegue per mezzo di zappature o impiegando erpici manuali; in
prossimità dei fusti delle piante conviene intervenire direttamente con le mani,
per evitare di lesionarle o estirparle.
2
Ecco come si presentano alcune piante,
coltivate su aiola pacciamata, dopo essere state defogliate in corrispondenza
del primo palco di frutti
22
La rincalzatura è un’operazione
che si effettua solo nelle aiole non pacciamate e consiste nel «dare terra», cioè
accostare terra alla base delle piante aiutandosi con una zappa. Con questa pratica, oltre a stimolare le piante a emettere nuove radici assorbenti, si eliminano eventuali erbe infestanti e al contempo si formano, se non è stata predisposta la manichetta forata, i solchi per l’irrigazione per scorrimento-infiltrazione laterale.
La rincalzatura si effettua su piante
giovani, quindi con apparato radicale
ancora poco esteso; se eseguito su piante adulte tale intervento rovinerebbe le
radici, che si presentano ormai ben sviluppate ed estese.
La defogliazione consiste nell’eliminare manualmente le foglie a mano
a mano che sui diversi palchi i frutti sono prossimi alla maturazione, limitando
l’operazione ai primi 2-3 palchi più bassi della pianta.
Si tratta di un’operazione non fondamentale, che permette però un anticipo della raccolta e una migliore colorazione dei frutti, i quali, al contempo, si presenteranno più sani (infatti, si
asciugano molto più velocemente dopo
un’eventuale pioggia, che potrebbe farli marcire).
La defogliazione va eseguita gradualmente, in modo da esporre i frutti al sole poco alla volta, evitando pericolose
scottature.
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Oltre che in pieno campo e sotto tunnel,
il pomodoro riesce bene anche in vaso
Foto: Anacleto Sorio
Q
ualora non si abbia la disponibilità
di un orto, questo ortaggio si adatta anche alla coltivazione in vaso.
Preferite varietà
a crescita determinata
Affinché le piante producano
abbondantemente, occorre seguirle
con costanza durante la crescita
Sono quelle che più si prestano a essere
coltivate in vaso, in quanto presentano
uno sviluppo più contenuto
In questi ultimi anni si sta diffondendo
sempre più, tra coloro che non hanno la
possibilità di avere un orto, la coltivazione di ortaggi e piante aromatiche in vaso
su terrazzo e balcone. Tra i numerosi ortaggi che si prestano a questo tipo di coltivazione rientra anche il pomodoro che,
anche nello spazio limitato di un contenitore, garantisce un abbondante raccolto.
Premettiamo che è possibile coltivare
in vaso ogni tipo di pomodoro, anche se
sono da preferire le varietà determinate (cioè quelle che arrestano il loro sviluppo dopo che hanno prodotto un certo
numero di palchi fiorali) a grappolo, i ciliegino e i datterino, da sostenere comunque con tutori.
Per quanto riguarda il contenitore di
coltivazione, bisogna tener conto del vigoroso vegetativo che caratterizza l’ortaggio, accompagnato spesso da un’abbondante sviluppo dell’apparato radicale. Per questo motivo scegliete vasi con
diametro di almeno 30-40 cm e altezza di 25-30 cm, per dar modo alla pianta di crescere forte e rigogliosa, riducendo al minimo il rischio di stress idrici.
Tra i vasi reperibili in commercio op-
Rigogliosa pianta di pomodoro
in produzione coltivata in vaso
Foto: Anacleto Sorio
Anche su un terrazzo è possibile
coltivare diverse tipologie di ortaggi,
sia sotto tunnel (come nella foto)
che in piena aria. Tra questi non può
mancare il pomodoro
Seguite bene le piante
con le irrigazioni e le
concimazioni necessarie
tate o per quelli in materiale plastico o
per quelli in terracotta. I vasi di plastica
sono sicuramente più duraturi nel tempo,
più leggeri, facilmente maneggiabili e
talvolta, ma non sempre, anche meno costosi. Meglio evitare, se possibile, quelli
di colore nero, in quanto se esposti in zone con forte irraggiamento solare si possono surriscaldare, causando stress termici all’apparato radicale delle piante.
I vasi di terracotta, invece, si riscaldano meno rispetto a quelli di plastica e
hanno una maggior capacità di trattenere l’umidità, vantaggio non trascurabile
soprattutto nei mesi estivi. Per contro
possono risultare più costosi, più pesanti e più delicati.
Sul fondo del vaso si consiglia di disporre uno strato di 7-8 cm di argilla
espansa (vedi disegno qui sotto), che favorisce lo sgrondo dell’acqua e impedisce i ristagni. Il vaso va riempito poi con
del buon terriccio universale miscelato
con pomice o argilla espansa in ragione del 20-30%, al fine di evitare pericolosi ristagni d’acqua, e con stallatico
pellettato o in polvere in ragione del
10-15%.
A questo punto si può procedere alla
messa a dimora delle piantine
(una per ogni vaso di 30-40
cm di diametro), facendo attenzione a non interrare la
zona del colletto (punto di inserzione delle radici sul fusto)
o, nel caso siano innestate, il
punto d’innesto.
Dopo la messa a dimora delle piantine, i vasi vanno posizionati in un luogo
soleggiato.
Le piante vanno seguite nei primi periodi di crescita con moderate irrigazioni, al fine di evitare l’insorgenza di marciumi a livello radicale. Successivamente, a mano a mano che le temperature si
innalzano e le piante vegetano attivamente, occorre aumentare la periodicità,
innaffiando anche tutti i giorni; tenete
presente che in estate una pianta di pomodoro in pieno sviluppo può anche
aver bisogno di 3-4 litri d’acqua al
giorno.
Il sistema ideale per irrigare piante di pomodoro
coltivate in vaso è
quello automatico
a goccia (vedi frecce nella foto a lato), che oltre a ridurre i rischi di
stress idrico, permette una corretta
gestione delle irrigazioni anche nei
periodi di assenza.
Qualora non si abbia modo di installare un impianto d’irrigazione automatico, procedete manualmente con le irrigazioni tramite un innaffiatoio.
Come precedentemente detto, il pomodoro è una pianta molto esigente in
fatto di nutrizione. Per questo motivo
occorre concimare le piante tutte le settimane con un fertilizzante idrosolubile,
da miscelare all’acqua d’irrigazione. In
commercio vi sono molte tipologie, sia
liquide che in polvere, l’importante è
che presentino un elevato tenore di potassio (titolo NPK di riferimento 14-728); indicativamente vanno disciolti in
ragione di 1-2 grammi per
litro d’acqua.
Per quanto riguarda
cimatura e sfemminellatura, legatura, defogliazione, difesa dalle avversità e
raccolta, si rimanda ai relativi capitoli.
7-8 cm
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La prevenzione e la cura delle avversità
S
ono diverse le avversità che possono colpire il pomodoro. È però opportuno premettere che in un orto
familiare, seguendo una corretta tecnica
di coltivazione, si possono ottenere raccolti senza eseguire trattamenti fitosanitari, oppure effettuarli solo limitatamente alle annate in cui – a causa dell’andamento climatico o altro – si presentano
più problemi per le colture. Le avversità
si possono manifestare durante differenti
fasi di coltivazione, e vanno a interessare
radici e colletto, fusto, foglie e frutti.
Di seguito elenchiamo le principali avversità, suddividendole a seconda della
parte di pianta che in genere colpiscono.
Radici e colletto
A-Fusariosi (Fusarium oxysporum
lycopersici e Fusarium oxysporum radicis). Malattia di origine fungina che causa l’imbrunimento dei vasi conduttori della linfa, marciumi del colletto e delle radici. Effettuate ampie rotazioni e ricorrete a piante innestate o alla coltivazione di
varietà resistenti, codificate sulla bustina
con le sigle «Fol» e «For». Asportate e distruggete le piante colpite.
B-Verticilliosi (Verticillium dahliae e
Verticillium albo-atrum). Malattia di orgine fungina che compromette la funzionalità dei vasi linfatici, causando disseccamenti fogliari. Effettuate ampie rotazioni e ricorrete a piante innestate. Coltivate varietà resistenti, codificate sulla bustina con le sigle «Vd» e «Va». Asportate
e distruggete le piante colpite.
A
Fusariosi
Verticilliosi
fungina che si manifesta sulla pagina inferiore delle foglie con macchie di muffa color fuliggine. Gli attacchi interessano solitamente le piante coltivate sotto
tunnel e sono favoriti dai ristagni di umidità relativa dell’aria. Come prevenzione è quindi sufficiente arieggiare regolarmente i tunnel per favorire la circolazione dell’aria e abbassare il tasso di umidità
relativa. Per le colture sotto tunnel e negli
ambienti con elevata umidità ambientale
potete ricorrere alla coltivazione di varietà resistenti codificate sulla bustina con la
sigla «Ff».
F-Peronospora (Phytophthora infestans). Malattia di origine fungina che
causa sulle foglie macchie decolorate, ricoperte di muffa biancastra, e successivo
disseccamento dei tessuti colpiti; sui frutti determina macchie dall’aspetto cuoioso. Non mettete a dimora le piante troppo fitte. Non eccedete con le concimazioni azotate. Usate un sistema d’irrigazione che non bagni la vegetazione. Le prime infezioni avvengono indicativamente
in seguito a 3-4 «cicli favorevoli di sviluppo» di 5 giorni ciascuno, ognuno dei
quali cioè interessato da piogge di almeno 20 mm e da una temperatura
minima superiore ai 10 °C. In presenza di queste condizioni potete iniziare gli interventi, ripetendoli dopo ogni
pioggia. In estate avanzata, in seguito
al verificarsi di piogge o abbondanti
rugiade che mantengono bagnata a lungo
la vegetazione, intervenite con trattamenti settimanali. Per gli interventi utilizzate poltiglia bordolese-20 (bio, non classificato o irritante, alla dose di 50 grammi per 10 litri d’acqua, tempo di sicurez-
C
Fusto e foglie
C-Afidi (Myzus persicae). Piccoli insetti che invadono foglie e fiori e,
succhiandone la linfa, causano deperimenti vegetativi e trasmettono virosi.
Alla comparsa delle infestazioni intervenire con azadiractina-1 (bio, non classificato o irritante, tempo di sicurezza di 3
giorni) o piretro-4 (bio, non classificato o
irritante, tempo di sicurezza di 2 giorni) o
imidacloprid-17,6 o 19,4 (non classificato, 5 ml per 10 litri d’acqua, tempo di sicurezza di 7 giorni), al fine di eliminarli,
in quanto diretti responsabili della diffusione delle avversità di origine virale.
D-Alternariosi (Alternaria porri solani). Avversità di origine fungina che
causa macchie fogliari rotondeggianti
con successivo disseccamento dei tessuti interessati. La malattia è contenuta dai
trattamenti con prodotti a base di rame effettuati contro la peronospora.
E-Cladosporiosi (Cladosporium fulvum o Fulvia fulva). Avversità di origine
B
Afidi, 1,5 mm (vedi particolare)
D
E
Alternariosi
F
Cladosporiosi
G
Peronospora
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Septoriosi
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za di 3 giorni per alcuni formulati commerciali) o solfato di rame tribasico-15,2
(bio, non classificato, alla dose di 40 ml
per 10 litri d’acqua, tempo di sicurezza
di 3 giorni).
G-Septoriosi (Septoria lycopersici),
avversità di origine fungina che si manifesta sulle foglie con numerose piccole macchie imbrunite. La malattia è contenuta dai trattamenti con prodotti a base
di rame effettuati contro la peronospora.
H
Botrite
Frutti
H-Botrite (Botrytis cinerea). Avversità di origine fungina che sui frutti causa
marciumi coperti di muffa grigia. Non eccedete con le concimazioni azotate e con
gli apporti d’acqua. Le colture sotto tunnel
vanno arieggiate il più possibile. Asportate e allontanate in discarica i frutti colpiti.
Ricorrete eventualmente a un trattamento alla comparsa della malattia con Bacillus subtilis-15,67 (bio, non classificato, alla dose di 4 grammi per 10 metri quadrati, tempo di sicurezza di 3 giorni) o con fenexamid-42,8 (non classificato, alla dose
di 10 grammi per 10 litri d’acqua, tempo
di sicurezza di 3 giorni), ripetendo il trattamento dopo 7-10 giorni.
I-Batteriosi (Xanthomonas campestris, Pseudomonas syringae var. tomato).
Avversità di origine batterica che su foglie e bacche causano piccole tacche dall’aspetto oleoso, con successivo disseccamento dei tessuti interessati. Coltivate varietà resistenti. Alla comparsa delle
prime punteggiature e macchie dall’aspetto oleoso intervenite con i prodotti a base
di rame indicati contro la peronospora, rispettando dosi e tempi di sicurezza. Contro Pseudomonas syringae var. tomato potete anche intervenire con Bacillus subtilis-15,67 (bio, non classificato, alla dose
di 4 grammi per 10 metri quadrati, tempo
di sicurezza di 3 giorni).
L-Marciume apicale. Avversità di origine non parassitaria, dovuta a un’anomala assimilazione di calcio. Causa la comparsa di una macchia nera alla base delle
bacche. Evitate di coltivare il pomodoro in
terreni in cui le piante potrebbero soffrire
di irregolare assorbimento dell’acqua. Non
eccedete con le concimazioni (in particolare con azoto e potassio) e con le irrigazioni (queste vanno effettuate a intervalli regolari). Per le concimazioni post impianto preferite il nitrato di calcio. Per l’irrigazione evitate il sistema per scorrimento-infiltrazione laterale dentro solchi, preferendo quello tramite manichetta forata. Meglio non coltivare varietà allungate (tipo S.
Marzano) e Cuore di bue, perché di regola sono più sensibili a questa alterazione.
M-Ragnetto rosso (Tetranychus urticae). Piccoli ragnetti che causano la
bronzatura dei tessuti fogliari, nonché
I
Batteriosi
L
M
Marciume apicale
Ragnetto rosso, 0,6 mm (vedi particolare)
O
N
Scottature delle bacche
Tuta absoluta, 7-8 mm (vedi particolare)
P
Virosi dei frutti
rugginosità sulle bacche e sui residui del
calice. Alla comparsa degli acari sulle
foglie intervenite con exitiazox-24 (non
classificato, alla dose di 2 ml per 10 litri
d’acqua, tempo di sicurezza di 7 giorni)
o etoxazole-10,68 (non classificato, alla
dose di 5 ml per 10 litri d’acqua, tempo
di sicurezza di 3 giorni).
N-Scottature delle bacche. Si manifesta con ampie macchie biancastre,
con tessuti allessati, sul lato della bacca maggiormente esposto al sole. Quando effettuate la defogliazione delle piante prima della raccolta, operate con gradualità, evitando una repentina esposizione dei frutti al sole cocente.
O-Tuta absoluta. Avversità di origine animale. Si tratta infatti di una picco-
la (10-12 mm) farfalla notturna le cui larve formano mine fogliari e perforano i
frutti in qualsiasi stadio di sviluppo. Alla
comparsa dei primi forellini causati dalle larve sulle giovani bacche intervenite
con spinosad-11,6 (bio, non classificato,
alla dose di 10 ml per 10 litri d’acqua) o
con Bacillus thuringiensis var. kurstaki6,4 (bio, non classificato, alla dose di 10
grammi per 10 litri d’acqua), rispettando in entrambi i casi il tempo di sicurezza di 3 giorni.
P-Virosi dei frutti. I virus TSWV (Tomato spotted wilt virus, trasmesso da tripidi, Frankliniella occidentalis in primo
luogo) e ToMV (Tomato mosaic virus, trasmesso per sfregamento tra piante infette e
piante sane) causano la comparsa di anulature concentriche e mosaicature. Ricorrete alla coltivazione di varietà resistenti ed
estirpate e allontanate dall’orto le piante
infette. La lotta contro i tripidi è valida per
contenere la diffusione di TSWV.
Ricordate che prima di effettuare un
trattamento antiparassitario è necessario leggere sempre l’etichetta del prodotto impiegato, la quale riporta tutte le indicazioni per l’impiego in sicurezza: preparazione, dosi e «tempi di sicurezza».
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Il momento della raccolta dipende
dal tipo di coltura e dalla varietà
O
gni tipologia di pomodoro deve
essere raccolta nel momento migliore, in modo da poter apprezzare pienamente le caratteristiche organolettiche e nutrizionali del frutto.
Quando raccogliere
Il momento in cui procedere
dipende principalmente dalla zona
climatica e dalla tipologia di pomodoro
Si tenga presente che i tempi del ciclo
di coltivazione variano a seconda che si
operi sotto tunnel o in pieno campo.
Sotto tunnel la raccolta si esegue da
maggio al Centro-Sud e dai primi di
giugno al Nord, sino ai primi freddi.
In pieno campo la raccolta si esegue
da metà maggio al Sud e da metà-fine
giugno al Nord, sino ai primi freddi.
Per quanto riguarda i pomodori da
mensa, i Cuore di bue vanno raccolti quando sono di colore verde-rosato, mai quan-
do si presentano completamente rossi, in
quanto questa tipologia presenta una polpa
poco consistente; i tipi insalataro, invece,
vanno raccolti quando sono di colore verde-rosato o rosso. I pomodori a grappolo,
ciliegino, datterino e da serbo, si raccolgono quando sono di un rosso brillante uniforme. Per Marmande e Costoluto fiorentino, le bacche vanno prelevate quando non
sono eccessivamente mature.
I pomodori da salsa, per pelati o da
essiccare, si raccolgono quando si pre-
sentano completamente rossi.
In tutte le varietà, comunque, la raccolta è un operazione che va eseguita
prestando la massima attenzione a non
rovinare, ammaccare o lesionare le bacche, che si staccano con le mani generalmente senza grosse difficoltà. Nei tipi a
grappolo, o in presenza di frutti difficili
da staccare, è meglio aiutarsi con forbici
o coltello. Una volta raccolte, le bacche
vanno posizionate con delicatezza in un
cesto, o contenitore similare, cercando di
non ammaccarle e di non formare più di
due-tre strati perché non si schiaccino.
Il tempo di conservazione dei pomodori dopo la raccolta varia a seconda delle tipologie. Indicativamente i tipi
che si raccolgono quando presentano un
colore verde-rosato si mantengono anche
per un paio di settimane a una temperatura di 8-10 °C; quelli invece che si raccolgono completamente rossi si possono
conservare per una decina di giorni a una
temperatura di 3-4 °C.
Ciclo di coltivazione del pomodoro sotto tunnel
Zona d’Italia
Febbraio
Semina
Nord
Centro-Sud
Marzo
Semina
Aprile
Maggio
Trapianto
Trapianto
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre Ottobre Novembre
Raccolta
Raccolta
Ciclo di coltivazione del pomodoro in pieno campo
Zona d’Italia
Febbraio
Marzo
Semina
Nord
Centro-Sud
Legenda:
Aprile
Semina
Maggio
Giugno
Trapianto
Trapianto
= periodo di maggiore attività
Luglio
Agosto
Settembre Ottobre Novembre
Raccolta
Raccolta
= periodo di minore attività
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