RIFERIMENTI, OSSERVAZIONI E CONCLUSIONI DEL LAVORO DI

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L’Immagine di Salute delle Colline Metallifere
Le relazioni elaborate dai Gruppi di Lavoro
Società della Salute
Colline Metallifere
INDICE
DIPENDENZE PATOLOGICHE ............................................................... 5
GRUPPO DI LAVORO SULLA DISABILITÀ ............................................. 24
TAVOLO DI LAVORO SULL’IMMIGRAZIONE........................................ 33
INTEGRAZIONE OSPEDALE/TERRITORIO ............................................73
GRUPPO DI LAVORO AREA MATERNO-INFANTILE ...............................74
SALUTE MENTALE ADULTI ................................................................. 77
SALUTE MENTALE INFANZIA E ADOLESCENZA....................................79
SALUTE METALE INFANZIA E ADOLOSCENZA ..................................... 83
STILI DI VITA .................................................................................... 96
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AREA ANZIANI
VALUTAZIONE DEI BISOGNI EMERSI NEL SETTORE DEGLI ANZIANI
RIFERIMENTI, OSSERVAZIONI E CONCLUSIONI DEL LAVORO DI GRUPPO
Ai fini dell' individuazione delle problematiche da esporre è stata esaminata, in via prioritaria, la
condizione dell' anziano a rischio di perdita dell' autosufficienza, concordemente giudicata quella più
evidente, attualmente e ancor di più in futuro, nell' ambito territoriale di riferimento, in termini di
prevenzione, cura, supporto di carattere sociale e sanitario, conforto in senso lato.
I principali ambiti di intervento esaminati sono stati quindi quelli maggiormente sviluppate nella zona e
cioè:
Assistenza domiciliare di competenza dei Comuni e della az. Usl
Assistenza in Residenza Sanitaria Assistenziale
Assistenza di medicina generale
CRITICITA' EMERSE E OBIETTIVI PROSPETTATI
1. Applicazione o previsioni delle vigenti normative in tema di valutazione multidimensionale e
assistenza individualizzata
criticitàindividuate
nell' assistenza domiciliare rischio di parcellizzazione, con interventi “in sequenza”
non coordinati di figure diverse (ad es. Medico di medicina generale, assistente sociale, altre figure
professionali di ambito sanitario e parasanitario), sia nella fase di programmazione delle scelte
assistenziali che nella fase operativa; difficoltà nella conduzione “collettiva” del lavoro di equipe sia
a causa della problematica attivazione di talune figure specialistiche necessarie, sia per la pratica
impossibilità di applicarsi congiuntamente e contestualmente
per l' assistenza in Residenza sanitaria assistenziale (Rsa) non è attivata l' Unità di valutazione
geriatrica e la redazione e l' applicazione dei piani assistenziali sono per lo più condotte dalle
strutture e dal Medico di medicina generale (Mmg); in quelle pubbliche mancano le figure
specialistiche attivabili, come proiezione dei servizi Usl, dal Mmg ai sensi della Dgrt 402/04
(neurologo, geriatra, psichiatra);
attualmente l' accesso in struttura da parte dei Mmg
convenzionati è regolamentato con una frequenza mensile insufficiente (1 ora per soggetto), in
contraddizione coi compiti di tutoraggio del soggetto assistito.
specialmente
obiettivi indicati
la valutazione multidimensionale prevista dalle norme in qualsiasi caso e le figure
specialistiche necessarie in base p.es alla Dgrt 402/04..
il momento valutativo contribuisce a chiarire le reciproche funzioni e prevenire od affrontare
problemi di relazione e comunicazione tra le figure professionalmente interessate, gli assistiti e le
famiglie.In questo senso sono importanti la capacità di rilevazione del bisogno e quella di azionare
correttamente il processo assistenziale.
evidenziare nelle sedi opportune le problematiche legate alla mancata ottimizzazione delle
prestazioni dei Mmg secondo quanto evidenziato in precedenza
attivare
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Suggerimenti: agevolare il più possibile la partecipazione del paziente alle scelte assistenziali
anche favorendo il rapporto col Mmg soprattutto nelle fasi programmatorie; curare la trattazione
unitaria degli aspetti sanitario e sociale degli interventi.
2. Tempi e procedure dei percorsi assistenziali
criticità individuate
di punti unici di accesso per la attivazione delle procedure e tempi certi;
necessità
i
1
tempi per ottenere la fornitura di materiale a perdere, carrozzine, farmaci, presìdi dal SSN sono
mediamente lunghi e le procedure scoordinate (percorso Mmg-specialista-famiglia-usl).
Specialmente per la fornitura di lettini, carrozzelle, materassini anti decubito ecc. opera un solo
centro di riferimento presso la sede distrettuale di Massa Mma.
obiettivi indicati
predisposizione di punti di accesso e unificazione delle responsabilità di procedimento;
indicazione di tempi certi e criteri di responsabilizzazione verso il risultato
prescrizione unificata dei presìdi (ad esempio, a cura del Mmg) e attivazione quantomeno
di un
secondo centro di riferimento presso il bacino di utenza più ampio (Follonica)
3. Disponibilità di alternative assistenziali
criticità individuate:
di strutture alternative alla residenzialità (funzioni di sollievo, centro diurno, ricoveri
temporanei, ospedale di comunità)
carenza
obiettivo indicato:
la fattibilità e la regolamentazione, anche ampliando la portata di quelle esistenti, di servizi
o strutture alternativi mediante acquisizione dei dati sul bisogno specifico e delle risorse opportuni.
verificare
4.Presenza di figure non qualificate in ambito familiare (“badanti”)
criticità individuate:
di comunicazione a causa della disomogenea e spesso manchevole conoscenza della
lingua
rischio di inadeguata interpretazione dei bisogni e di insufficiente attività assistenziale per mancanza
di adeguata preparazione
difficoltà
obiettivi indicati:
o intensificare le iniziative formative all' assistenza di base anche mediante il
coinvolgimento di personale e di strutture specializzati. A questo proposito si suggerisce, sia
durante i tempi di attesa dell' assistenza erogata dal servizio pubblico, sia eventualmente in
aggiunta a questa, di rendere possibile alle famiglie l' utilizzazione di persone accreditate o
qualificate all' assistenza domiciliare, riprendendo esperienze attivate in altri ambiti territoriali.
sviluppare
5. Assistenza domiciliare (ADI)
Il servizio di ADI risulta mediamente gradito dai beneficiari ma si ritiene utile impiantare e rendere
costante il monitoraggio sulla qualità e sul gradimento del servizio reso).
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criticità individuate
nel
servizio gestito dai Comuni i tempi di attesa, spesso lunghi e derivanti dalle numerosissime
richieste di intervento, procrastinano spesso la soddisfazione del bisogno. Cause principali:
aumento della durata della vita, rigidità della struttura e delle risorse del servizio nonostante le sue
notevoli dimensioni (nella zona, per i soggetti ultra65enni, sono erogate +/- 24.000 h/anno di
assistenza per circa 200 casi)
Nel servizio gestito dalla Usl, il personale che si occupa di igiene della persona e dell' assistenza
diretta si dimostra insufficiente (1 sola unità sul territorio)
obiettivi indicati:
maggiore finanziamento per l' assistenza domiciliare gestita daI Comuni per garantire la necessaria
flessibilità e adeguatezza nei confronti della domanda
incremento del personale a disposizione per l' assistenza diretta gestita dalla Usl
vedere anche obiettivi p. 4
2
SPUNTI E SUGGERIMENTI EMERSI DALLE RIUNIONI
In questa sezione sono sinteticamente riportate riflessioni e annotazioni, non comprese in quelle
assunte collegialmente dal gruppo, che esprimono convincimenti od esperienze personali di alcuni dei
componenti, ritenute potenzialmente interessanti.
a) La propensione alla solidarietà, presente e spontanea soprattutto nei centri abitati più piccoli,
potrebbe alleviare il peso che, nelle famiglie con persone bisognose di assistenza, viene solitamente a
gravare sulla componente femminile e prevenire il latente senso di colpa che frequentemente si
avverte nella decisione di ricorrere al servizio pubblico.
b) Non risultando indagini organiche abitative-ambientali-culturali che aiutino a definire il contesto di
maturazione del caso e del bisogno assistenziali, il MMG potrebbe costituire per questo un costante
punto di riferimento ad esempio mediante l' attivazione e l' aggiornamento di una cartella geriatrica,
possibilmente su supporto condiviso e utilizzabile in vari ambiti secondo le necessità; ciò
agevolerebbe il monitoraggio del soggetto ultra65enne ai fini di una rilevazione precoce e più
appropriata dei bisogni.
Si riterrebbe comunque necessario valutare il livello di preparazione dei MMG stessi nei confronti di
tale tipo di osservazione.
c) Il personale addetto all' assistenza diretta presenta spesso una disomogenea nei vari ambiti
operativi e mancano, ad esempio, la “circolarità” di impiego e il confronto tra realtà, prassi,
metodologie di comunicazione diverse eppure integrabili (ad es. Rsa, Adi, Ospedale).
d) Si rileva la necessità di valutazioni sull' eventuale attivazione di Hospice e sulla formazione per l'
assistenza ai malati terminali (qui, anche soggetti non anziani: si citano esperienze in atto presso la
az. Usl 4 in Toscana), condotta in modo indifferenziato.
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DIPENDENZE PATOLOGICHE
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Il gruppo sulle “Dipendenze Patologiche”
Danti Rita
Falorni Fabio *
Guidoni Giovanni
Lambardi Giovanna
Masini Laura
Neri Roberto
Paioletti Umberto
Picchioni Cecilia
Rossi Clara
Sergio V.
Toni Fabio
Comune di Montieri
Psichiatra Resp . UF Ser.t zona 1;
Medico di Medicina Generale
Inf.Prof. ASL 9
Psicologa Dirigente 1° Liv., ASL 9
Presidente Cooperativa Sociale di tipo “A” Il Nodo
Direttore Comunità Terapeutica “CTR Vallerotana”
Educatrice Professionale ASL 9
Assistente Sociale ASL 9
Presidente A.A.
Tribunale per i Diritti del Malato
*Coordinatore del Gruppo.
Sono stati effettuati 4 incontri in cui si è registrata una discreta partecipazione delle persone del
gruppo che sono state contattate telefonicamente
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Andamento del carico assistenziale
l’U.F. Ser.T “Colline Metallifere”
250
N° di operatori nel 1994-5
Medici:
2
Psicologi:
2
Assistente sociali:
1
Educatori:
1
Infermieri:
3
Ausiliari:
1
200
150
100
50
0
1993 1995 1997 1999 2001 2003 2004 2005
totale utenti
tossic.dip.
alcolisti
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N° di operatori nel 2006
Medici:
1
Psicologi:
1
Assistente sociali:
1
Educatori:
1
Infermieri:
2,5
Ausiliari:
1
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principali elementi di criticità nel settore
delle patologie da dipendenze
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1° Criticità: persistenza di tassi elevati
di morbilità e mortalità (da cause
evitabili) alcol-droga correlate
a) Alta prevalenza d’infezione da HCV nella
popolazione in carico al servizio con problemi
di utilizzo di sostanze per via iniettiva;
b) Eccesso nella popolazione residente nelle
“Colline Metallifere” rispetto al dato
regionale e di area vasta dei tassi di mortalità
per cirrosi e di primo ricovero ospedaliero per
patologia epatica alcolica
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Possibili Soluzioni
Intensificare le attività di prevenzione:
1. diagnosi e trattamento precoce;
target: popolazione assistita dai MMG.
2. riduzione delle complicanze di una patologia a
basso tasso di guarigione: vaccinazioni, attività
di riduzione dei danni, appropriatezza delle cure;
target: popolazione assistita dai servizi.
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2° Criticità: “Nuovi Consumi”
Cominciano ad affiorare anche nella nostra zona
problemi di salute correlati a nuovi stili di
consumo di vecchie e nuove sostanze:
anfetamino-dernivati, chetamina ed altri prodotti
caratterizzati da:
–
–
–
facilità di reperimento.
Uso intermittente, spesso combinato, con elevato rischio di
abuso, basso potere tossicomanigeno, iniziazione precoce,
frequenza di eventi morbosi correlati acuti.
Minore livello di stigmatizzatizzazione sociale e culturale.
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(Le) possibili Soluzioni
sono..
… da ricercare fuori dei “servizi”… negli spazi stessi in
cui i ragazzi si incontrano.
Esemplificando:
–
organizzazione negli spazi di aggregazione dei giovani e,
possibilmente, integrando risorse già esistenti nel territorio,
spazi per il tempo libero, in cui la presenza di giovani
operatori o pari opportunamente formati faciliti il contatto
con giovani consumatori e la circolazione di informazioni
utili alla correzione dei comportamenti a rischio.
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3°Criticità : “Doppia Diagnosi”
Aumentano i pazienti con problemi complessi,
dovuti alla co-presenza di disturbi da uso di sostanze
e disturbi psichici.
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Possibili Soluzioni
•
•
Consolidamento dei rapporti di collaborazione
tra Ser.T, DSM, servizi di A.S., privato e
cooperativismo sociale con individuazione di
percorsi che rinforzino la gestione integrata dei
casi con “Diagnosi Multiple”.
Costituzione di un gruppo di lavoro per la
“doppia diagnosi”, con compiti di consulenza e
di supporto agli operatori dalla presa in carico
alla fase post-trattamentale.
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4° Criticità: Politiche di Promozione della Salute
–
–
–
–
Lo scarso impatto sui comportamenti e sul
contesto degli interventi di promozione ed
educazione alla salute finora attuati nel nostro
territorio:
riduzione progressiva delle ore di lavoro dedicate alla
prevenzione;
prevalenza di interventi d’informazione (con tutti i
limiti degli interventi unidirezionali);
assenza di un monitoraggio degli esiti;
Assenza di un filtro della domanda di interventi di
prevenzione.
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Possibili Soluzioni
™
™
Misurazione degli esiti ed individuazione di
indicatori di efficacia degli interventi.
Passare da attività di promozione della salute su
richiesta (di vari committenti) ad una attività
annualmente programmata, con orientamento
della domanda (pertinenza delle richieste), azioni
innovative e maggiore attenzione alle evidenze
scientifiche (Evidedence Based PreventionPolicy)
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5° Criticità: limiti del Sistema dei Servizi per le
Dipendenze Patologiche.
5° a. “La Cura”
™
™
™
Le carenze organizzativo-strutturalitecnologiche dell’U.F. Ser.T
Le carenze di comunicazione, ed integrazione tra
i vari livelli del sistema.
Mancanza di strutture di temporanea
accoglienza per soggetti bisognosi di un breve
ciclo di disintossicazione propedeutico all’avvio di
programmi terapeutico-riabilitativi.
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Possibili Soluzioni
™
Accreditamento dell’UF Ser.T;
™
Formalizzazione dell’Equipe Alcologica.
™
Promozione e condivisione del know how su neurobiologia, clinica e
trattamento dei disturbi da addiction; sviluppo di protocolli
condivisi di comportamento per una migliore articolazione delle
azioni tra i vari livelli del sistema di cura.
™
Organizzazione, insieme alcuni dei soggetti del privato sociale
presenti nel nostro territorio, di percorsi residenziali brevi di
disintossicazione, osservazione orientamento e diagnosi.
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5° Criticità: limiti del Sistema dei Servizi per
le Dipendenze Patologiche.
5° b. “Il Reinserimento”
™
Spazi abitativi per il reinserimento sociale di pazienti che
hanno concluso la fase propriamente trattamentale (ad es.
dimissione dalla C.T), ma sono nell’ impossibilità di far
ritorno in famiglia.
™
Difficoltà di reinserimento (od inserimento) lavorativo per
una popolazione fortemente stigmatizzata e storicamente
tacciata di inaffidabilità.
™
Percezione di scarso riconoscimento formale del ruolo del
cooperativismo sociale di tipo b.
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possibili soluzioni per il problema
degli spazi abitativi
Spazi abitativi temporanei fruibili nella fase
immediatamente post-trattamentale (case
famiglia, appartamenti per singoli o piccoli
gruppi) in collaborazione con il privato sociale, le
cooperative sociali, le associazioni di volontariato,
l’UF Ser.T, il DSM ed i servizi sociali ASL e comunali.
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possibili soluzioni per l’emergenza
lavoro
•
•
•
•
Analisi della prevalenza di problemi di adattamento
lavorativo nella popolazione in carico.
Utilizzo calibrato al grado di compromissione funzionale
degli istituti storici per il reinserimento lavorativo.
Individuazione di soluzioni nuove anche con una più
organica collaborazione con il centro per l’impiego.
Crescita dell’ attenzione e del riconoscimento della
funzione sociale della cooperative sociali di tipo b, ed
implementazione del loro utilizzo.
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5° Criticità: limiti del Sistema dei Servizi per le
Dipendenze Patologiche.
5° c. “Lo Stigma”
•
•
Lo stigma nei confronti dei pazienti.
Lo stigma “di Cortesia”.
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Possibili Soluzioni
•
•
De-stigmatizzazione dell’intero
settore attraverso l’agire quotidiano
e pubbliche iniziative di advocacy dei
nostri assistiti;
Promozione di linee guida di
comportamento etico con cittadini
affetti da patologie da dipendenza.
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Grazie dell’Attenzione
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GRUPPO DI LAVORO SULLA DISABILITÀ
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INDICE
1) Premessa
2) Il percorso del gruppo di lavoro sulla disabilità :
A) analisi del Profilo di Salute elaborato dalla S.d.S.
B) raccolta dati
C) area dei bisogni della popolazione di riferimento
D) criticità emerse (problemi)
E) proposte per ipotesi di soluzione
3) Conclusioni
_________________________________________________________
Coordinatrice del gruppo : Assistente Sociale Clara Rossi
__________________________________________________________________
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1) Premessa
Come indicato nell’ ”Introduzione al profilo e all’immagine di salute”, elaborata dal Direttore
della Società della Salute (SdS) “Colline Metallifere” coadiuvato da un gruppo di lavoro, la SdS è
un nuovo modello organizzativo proposto dalla Regione Toscana, previsto nella normativa
regionale : Piano Sanitario Regionale 2002 -2004, successive deliberazioni e L.R. n. 40 / 2005.
Giuridicamente si tratta di un consorzio pubblico tra i Comuni delle Colline Metallifere e la ASL
9 di Grosseto, per l’esercizio associato delle funzioni di indirizzo, programmazione e governo delle
attività socio-assistenziali, sociosanitarie e sanitarie territoriali di loro competenza, governato da
una Giunta e diretto da un Direttore che insieme allo staff di direzione ha il compito di elaborare il
Piano Integrato di Salute (PIS).
Il nuovo modello organizzativo della SdS ha fra i suoi obiettivi quello di rinnovare l’assistenza
territoriale con il coinvolgimento dell’intera comunità e la partecipazione diffusa (es. esperienza dei
gruppi di lavoro per area) a partire da un concetto di salute intesa come stato di completo
benessere fisico, psichico e sociale e non solo come assenza di malattia.
A definire lo stato di salute di una popolazione concorrono molteplici fattori (i cosiddetti
“determinanti di salute”) :
* immodificabili come genere, età e patrimonio genetico
* modificabili come stato socio-economico, ambiente, stili di vita, accesso ai servizi ecc.
La Regione Toscana propone la programmazione di azioni per la salute non più attraverso
Piani sociali e sanitari separati ma integrandoli in un unico strumento : il Piano Integrato di Salute
(PIS) che interagisce con i patti territoriali per lo sviluppo e l’occupazione, con i patti sociali
territoriali e con gli altri strumenti della programmazione che riguardano l’ambiente, l’educazione,
la formazione ecc. Il benessere non è delegato solo all’azione dei servizi ma è determinato dalle
politiche integrate che riguardano tutte le aree di vita quotidiana della popolazione.
Il PIS è lo strumento della programmazione locale ed ha come finalità il miglioramento dello
stato di salute della popolazione attraverso il coinvolgimento delle comunità locali. Il PIS si articola
in progetti con obiettivi specifici e misurabili, il suo ambito di realizzazione è il territorio della zona
– distretto.
Migliorare la salute significa modificare i fattori che la determinano che sono sia di tipo sanitario
(disponibilità, accessibilità e qualità dei servizi) sia soprattutto extrasanitari come la condizione
sociale, economica, gli stili di vita, lo stato dell’ambiente. Il PIS perciò dovrà prevedere interventi
su una molteplicità di fattori che interagiscono fra di loro il cui controllo dipende spesso da soggetti
e settori diversi dell’amministrazione pubblica, dovrà integrare conoscenze che di solito sono
collocate in campi disciplinari e amministrativi distinti e prevedere interventi interdisciplinari e
multisettoriali.
Per costruire un PIS è necessaria una conoscenza chiara dei bisogni e dei problemi di salute
del territorio, delle opportunità e delle risorse disponibili. Le notizie fornite da flussi statistici e da
ricerche scientifiche sono essenziali ad ogni processo decisionale razionale, purtroppo la loro
utilità spesso è sottovalutata e la loro disponibilità non sempre ricercata.
Per attivare una programmazione integrata occorre che le informazioni oggettive fornite dai
flussi statistici siano condivise con la popolazione per poter valutare collettivamente la
significatività rispetto al proprio territorio e che vengano accolte quelle conoscenze soggettive ,
frutto dell’esperienza e della percezione, di cui i soggetti della partecipazione sono portatori.
Un quadro informativo sintetico, integrato, dei problemi per la salute tipici della zona può
costituire l’immagine di salute del Distretto.
Il processo di costruzione del PIS ha come obiettivo il miglioramento della salute della
popolazione ed è caratterizzato dalle seguenti fasi :
- elaborazione del Profilo di Salute (conoscenza adeguata della realtà sociale, sanitaria e
ambientale della zona)
- costruzione dell’Immagine di Salute attraverso l’individuazione dei problemi e dei bisogni
(concertazione tra soggetti istituzionali e sociali, valutazione dei problemi espressi)
- scelta delle priorità
- definizione delle azioni di intervento
- stesura dei progetti con obiettivi misurabili
- attuazione e valutazione dei risultati
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Per giungere ad una conoscenza più approfondita delle condizioni di salute nel nostro territorio,
gli organi direzionali della SdS hanno deciso di costituire n. 9 gruppi di lavoro con il compito ciascuno – partendo dall’analisi del Profilo di Salute di approfondire un’area tematica : anziani,
disabilità, corretti stili di vita, dipendenze, salute mentale adulti, salute mentale infanzia
adolescenza, immigrazione, integrazione ospedale – territorio, attività consultoriali , per contribuire
alla costruzione di un’Immagine di Salute realistica.
Ciò che caratterizza l’immagine di salute è il fatto di individuare le criticità intravedendo i modi
per il loro superamento, ciò significa che al suo interno ad ogni problema emerso sono associati gli
elementi utili alla soluzione. In sintesi l’immagine di salute contiene :
* l’insieme delle coppie “problema – ipotesi di soluzione”;
* l’indicazione dell’ambito territoriale in cui si genera il problema e il livello politico e amministrativo
in cui può essere risolto;
* l’indicazione dei temi locali che richiedono approfondimenti conoscitivi, anche attraverso
l’attivazione di ricerche epidemiologiche e di altra natura.
Uno dei risultati più importanti dell’Immagine è il fatto di favorire uno scambio ed un confronto
tra soggetti tecnici della ASL e delle Amministrazioni locali, amministratori, forze sociali,
associazioni, gruppi di popolazione, singoli cittadini, confronto che sta alla base di una
programmazione integrata e partecipata.
2) Il percorso del gruppo di lavoro sulla “Disabilità”
Hanno fatto parte come membri attivi del gruppo sulla disabilità dieci persone rappresentative di
varie realtà istituzionali, della cooperazione e dell’associazionismo, che vengono indicate di
seguito:
- Caramelli Deborah
- Cernuto Francesco
- Gerli Monica
- Lavagnini Sara
- Manini Luana
- Nunziata Emilia
- Orlandini Lirio
- Pacini Dario
- Rossi Clara
- Taddei Carlo
Cooperativa Sociale di tipo “A” Il Sorriso
Psichiatra, dipendente ASL 9
Assistente Sociale, Associazione Comuni delle Colline Metallifere
Cooperativa Sociale di tipo “A” Arcobaleno
Assessore Comune Gavorrano
Logopedista, dipendente ASL 9
AUSER Massa Marittima
Fisioterapista, dipendente ASL 9
Assistente Sociale, dipendente ASL 9
Unione Italiana Ciechi
Il ruolo di coordinatore del gruppo di lavoro è stato svolto dall’Assistente Sociale Clara Rossi.
Primo incontro preliminare del 31 Marzo 2006
Si è svolto in presenza del Presidente della SdS, Luciano Fedeli e del Direttore della SdS,
Marco Ciacci per dare avvio al “tavolo di lavoro” sulla “Disabilità” : uno dei nove gruppi misti di
consultazione per integrare, con elementi conoscitivi aggiuntivi portati dall’esperienza di ogni
membro, la consapevolezza dei bisogni emergenti in ogni area al fine di acquisire un’immagine più
realistica dei fenomeni sociali e dei bisogni di salute emergenti nel territorio delle Colline
Metallifere. Il prodotto dell’insieme dei gruppi dovrebbe comporre la cosiddetta Immagine di Salute.
Viene data l’indicazione di concludere il lavoro con un breve elaborato finale che evidenzi i
bisogni della popolazione di riferimento, le criticità e le indicazioni sulle soluzioni possibili. Il
risultato del lavoro di ogni gruppo verrà presentato nell’ambito di una iniziativa pubblica che si terrà
nel mese di Giugno.
Dopo una breve presentazione di ognuno, alcuni membri sottolineano - come carenza per il
gruppo - l’assenza di rappresentanti dell’istituzione scolastica e della medicina di base.
Secondo incontro del 10 Aprile 2006
Il gruppo prende in esame l’area della disabilità facente parte del Profilo di Salute rilevando
l’esiguità dei dati disponibili e - nonostante l’integrazione con i dati forniti dalla Responsabile del
GOIF relativi all’anno 2005 - l’impossibilità di effettuare una ricognizione analitica dei bisogni. E’
emersa quindi l’esigenza di avere un quadro più preciso della disabilità tramite l’accesso ad altri
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canali informativi e di chiedere alla Dr.ssa Roberta Giulietti (Dirigente del Settore Centro per
l’Impiego, Politiche Sociali e Pari Opportunità della Provincia di Grosseto) la partecipazione al
gruppo di lavoro, nell’ incontro successivo, di un operatore dell’Osservatorio per le Politiche
Sociali.
Il lavoro è proseguito con le riflessioni dei membri del gruppo che si sono impegnati a
raccogliere dati nel proprio ambito di competenza e sono state discusse alcune delle più tipiche
condizioni di disagio vissute dalle famiglie con figli disabili, in particolare è stato considerato un
bisogno sostanziale quello di offrire un supporto psicologico per i familiari.
Terzo incontro dell’ 8 Maggio 2006
In tale sessione sono stati considerati i dati dell’utenza in carico all’U.O. Riabilitazione
Funzionale relativamente agli interventi di logopedia, rivolti sia agli adulti che ai minori nell’anno
2005.
E’ stato preso in esame il rapporto relativo all’anno 2003 sui disabili nella Provincia di Grosseto
prodotta dall’Osservatorio per le Politiche Sociali con dati aggregati per zona socio – sanitaria.
Grazie alla partecipazione all’incontro del gruppo della
Dr.ssa Roberta Minucci
dell’Osservatorio provinciale è stato possibile ottenere altri dati relativi all’anno 2004 sui soggetti
titolari di pensione di invalidità INPS suddivisi per classi di età e per zone socio – sanitarie. Ha
fornito al gruppo la lista dei nuovi indicatori di bisogno per i disabili (Allegato n. 1) che dovrebbe
entrare a regime dal 2006 presso l’Osservatorio Provinciale con la collaborazione della rete degli
Enti, delle Istituzioni e dei servizi del territorio.
La Dr.ssa Minucci ha informato il gruppo sulla intenzione dell’Osservatorio di adottare nuove
modalità per raccogliere elementi di tipo qualitativo che, attraverso interviste strutturate da
sottoporre alle famiglie e ai soggetti interessati, fornisca una fotografia più precisa dei bisogni delle
persone disabili e dei loro familiari. Relativamente ai dati richiesti all’Osservatorio sui disabili iscritti
al collocamento ed avviati al lavoro consiglia di far riferimento al Centro per l’Impiego di Follonica.
Il lavoro prosegue con l’elaborazione di riflessioni sui bisogni e sulle criticità emergenti rispetto
all’area della disabilità in particolare rispetto alla frammentarietà dei percorsi assistenziali e alla
carenza di risposte ai bisogni dei disabili adulti.
Quarto incontro del 15 Maggio 2006.
Alla coordinatrice del gruppo vengono consegnati ulteriori dati relativi agli utenti disabili in carico
alla Neuropsichiatria Infantile, alla Salute Mentale Adulti della zona. Il Servizio di Riabilitazione
motoria ha fornito dati distinti per patologia di tipo neurologica, ortopedica (di grado medio o
elevato) e respiratoria, relativi agli utenti in trattamento negli anni 2004 e 2005.
Il lavoro prosegue con l’elaborazione di riflessioni sul ruolo della scuola rispetto ai soggetti
disabili in merito alla continuità di rapporto con gli insegnanti di sostegno nell’arco di un ciclo
scolastico e di messa in equilibrio degli aspetti specifici di apprendimento dell’alunno disabile con
gli aspetti di relazione e di socializzazione con i compagni.
E’ emerso come opportuno il potenziamento del Laboratorio Ausili Comunicazione e
Apprendimento (LACA) attraverso la dotazione di software specifici per fornire consulenze sia alla
scuola che ai soggetti disabili ed ai loro familiari. Auspicabile anche il collegamento con altri
laboratori Ausili per avere consulenze specifiche ed evitare richieste inadeguate di prescrizione
ausili con spreco di risorse economiche.
Per i soggetti con disabilità medio – grave è stata messa in rilievo la difficoltà di garantire
risposte o percorsi possibili a conclusione della frequenza scolastica.
Considerando l’unica struttura pubblica esistente sul territorio per i disabili sono emerse
riflessioni sull’attività speciale che viene svolta presso il Centro socio – educativo “La Ginestra” di
Follonica ed il suo attuale stato di carenza nel livello di coordinamento organizzativo e di
supervisione professionale.
Infine è stato considerato necessario per l’utenza avere punti di informazione coordinati presso
i quali ricevere informazioni coerenti sui diritti di assistenza ai soggetti disabili e sulle prestazioni
sociali e sanitarie che essi possono ricevere a livello locale.
Quinto incontro del 22 Maggio 2006
In questa sessione sono stati acquisiti i dati relativi ai “non vedenti” presenti nel Distretto Colline
Metallifere ripartiti per sesso e per classi di età.
Nella discussione è stata riportata la tendenza da parte di soggetti disabili ad affidarsi
indefinitamente ad i vari servizi per il fatto che spesso scarseggiano risposte alternative. Ad
Immagine di Salute – Società della Salute Colline Metallifere -
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esempio, certi soggetti con patologie stabilizzate continuano ad accedere alle prestazioni di
fisioterapia perché non si sentono incentivati a ripetere certi esercizi a casa o non possono
accedere a palestre o ad altri spazi per effettuare attività motoria in condizioni di sicurezza.
Il confronto si è poi spostato sulla risposta del mondo del lavoro all’inserimento di soggetti
disabili, con particolare riferimento alla collocazione obbligatoria nelle aziende private e alle
difficoltà che tuttora permangono nonostante quanto previsto dalla normativa vigente.
E’ emersa una certa difficoltà vissuta all’interno del Servizio Sociale (Comunale e ASL)
relativamente ad alcuni interventi sulla disabilità, dovuta anche alla mancata formalizzazione di
protocolli operativi tra i due Enti, aldilà della buona collaborazione personale messa in atto tra i
vari operatori.
Un aspetto molto delicato emerso all’attenzione del gruppo, spesso latente e frainteso con
alcune manifestazioni emotive ed aggressive riscontrabili in alcuni casi, è il tema della sessualità
nel soggetto disabile. Saper trattare con i soggetti e le loro famiglie tale argomento implica
l’impiego di operatori competenti e capaci di cogliere in ogni dettaglio il bisogno dei singoli.
Un breve cenno è stato fatto alla attività di ippoterapia, presente ormai da molti anni nella
comunità, e come essa sia diventata nel tempo un riferimento importante per i soggetti disabili e
per i loro familiari.
Sesto incontro del 12 giugno 2006
Il gruppo si è confrontato sulla bozza di relazione inviata dalla coordinatrice a tutti i membri,
soprattutto sui punti riguardanti l’individuazione delle criticità e sulle proposte di possibili soluzioni
ai problemi emersi nell’area della disabilità, apportando le integrazioni ritenute necessarie.
I contenuti del lavoro di gruppo, in modo più preciso, vengono descritti nelle pagine che seguono.
A) Analisi del Profilo di Salute elaborato dalla Società della Salute “Colline Metallifere”
Nell’area della disabilità il profilo di salute fornisce alcune generiche indicazioni sul numero di
utenti seguiti dai servizi nell’anno 2004 e sulle spese investite nel settore :
- totale utenti seguiti n. 201, gli interventi, prevalentemente multiprofessionali, hanno visto
l’integrazione di più operatori distrettuali sia all’interno della Commissione provinciale per
l’Handicap, sia per il rilascio della certificazione in età evolutiva per l’inserimento scolastico, sia
nella definizione di diagnosi funzionali o nella definizione dei PARG o dei piani di intervento.
Per questa area vengono evidenziati i seguenti costi :
_____________________________________________________________________________
* spesa per competenze sanitarie
€ 333.277,90
* spesa per competenze socio – sanitarie
€ 109.644,00
* spesa per competenze socio – assistenziali
€ 555.339,60
* totale spesa per l’area della disabilità nell’anno 2004
€ 999.261.60
_____________________________________________________________________________
Viene sottolineato il notevole impegno dei Comuni per le attività socio – assistenziali che è
stato profuso con una spesa di oltre € 555.000 nei seguenti campi:
sostegno economico, assistenza socio – educativa, trasporti agevolati, aiuto domiciliare alle
persone e alle famiglie, aiuto personale, assistenza inserimento scolastico, interventi socio –
occupazionali, servizio residenziale (integrazione rette), attività ricreative sociali e culturali, centri
di riabilitazione e di socializzazione.
Il gruppo fin dall’inizio, rilevando l’esiguità dei dati forniti dal Profilo di Salute, si è dato come
compito quello di raccogliere ulteriori elementi conoscitivi per avere una fotografia più precisa delle
caratteristiche – anche qualitative – dell’area della disabilità, come base per una comprensione
realistica dei bisogni, dei problemi e delle possibili soluzioni da programmare.
B) Raccolta dati
Per alcune aree problematiche è possibile fornire un dato preciso sulle dimensioni quantitative,
mentre per quanto riguarda i soggetti disabili il discorso si complica, in quanto la disabilità si
manifesta in molti modi non sempre codificati da qualche legge. Pertanto la raccolta di dati relativi
Immagine di Salute – Società della Salute Colline Metallifere -
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ai soggetti disabili è limitata da molteplici fattori, sottolineati anche nella documentazione della
Simurg – Ricerche messa a disposizione dall’Osservatorio delle Politiche Sociali della Provincia di
Grosseto, ed in particolare :
- difficoltà di rilevazione del fenomeno nella sua totalità in quanto i sistemi informativi considerano i
soggetti che accedono ai servizi e non la totalità dei disabili presenti in una zona, da ciò deriva
l’esistenza di una dimensione sommersa del fenomeno.
- scarsa omogeneità di rilevazione tra le varie zone, dovuta anche alla mancanza di criteri univoci
e condivisi per rilevare gli stati di disabilità : la legislazione nazionale che si è succeduta nel nostro
Paese nel corso degli anni, riferendosi a differenti categorie di soggetti svantaggiati (cosiddette
“categorie protette”) prevede altrettante metodologie e diverse Commissioni per l’ accertamento
dello stato di Handicap (invalidi civili, invalidi del lavoro, invalidi per servizio, non vedenti,
sordomuti).
Il rapporto relativo alla situazione sociale della Provincia di Grosseto per l’anno 2003 evidenzia
che la consistenza della popolazione di soggetti con disabilità conosciuta dai servizi (nella fascia di
età 0 – 64) nella provincia è di 1742 persone. La distribuzione sul territorio per zone socio –
sanitarie vede al primo posto la Zona Grossetana con il 46.1 % seguita dalle Colline Metallifere
con il 21,7 % , le Colline dell’Albegna con il 19 % e Amiata Grossetana con il 13,2 % .
Nel periodo 1999 – 2003 si evidenzia una netta crescita : i disabili (nella fascia di età 0 – 64)
passano infatti da 7,2 a 10,6 per 1000 abitanti a livello provinciale e fanno registrare un consistente
aumento in tutte le zone.
Anno 2003 :
- dato provinciale
10,6 per 1000 abitanti
- Amiata Grossetana 17,6 per 1000 abitanti, ben al di sopra dei valori provinciali
- Colline Metallifere 11.3 per 1000 abitanti (Tot. n. 378 soggetti)
- Zona Grossetana
10,4 per 1000 abitanti
- Colline dell’Albegna 8,3 per 1000 abitanti
Incidenza dei disabili accertati ai sensi dell’art. 4 L. 104/92 sulla popolazione 0 – 64 anni per
1000 residenti.
Anno 2003 :
- dato provinciale
8,4 per 1000
- Amiata Grossetana
9,6 per 1000 (dato più elevato)
- Zona Grossetana
9,5 per 1000
- Colline Metallifere
7,9 per 1000 ( Tot. n. 265 soggetti)
- Colline dell’Albegna 6,2 per 1000 (incidenza più bassa)
Incidenza dei casi di disabilità grave sui disabili accertati ai sensi dell’art. 4 L. 104/92. Nel
periodo 1999 – 2003 si evidenzia un decremento a livello provinciale della percentuale di disabili
gravi sui disabili accertati, passando dal 58,2 % al 54,6%. Questo dato provinciale è frutto di
differenti andamenti all’interno delle zone socio – sanitarie : le Colline Metallifere fanno registrare
una consistente diminuzione percentuale (dal 77% al 66,4% :
- 10,3% ) pur con valori
nettamente più elevati della media provinciale.
Anno 2003 :
- Dato provinciale
54,6%
- Zona Grossetana
53,2%
- Colline dell’Albegna 51,2%
- Amiata Grossetana
44,0%
- Colline Metallifere
66,4% (Tot. n. 176 soggetti)
Un indicatore che con ogni probabilità si rivela più attendibile è quello che fa riferimento ai
trattamenti pensionistici di invalidità di fonte INPS e più precisamente all’incidenza delle pensioni di
invalidità sulla popolazione residente : a livello generale l’incidenza mostra un andamento
crescente nel corso degli anni.
Percentuale delle pensioni di invalidità INPS relative a persone nella fascia di età 0 – 64 sulla
popolazione residente della stessa fascia di età.
Anno 2003 :
- Dato provinciale
1,8%
- Zona Grossetana
1,7%
- Colline dell’Albegna 1,7%
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- Colline Metallifere
1,9% (Tot. n. 633 soggetti)
- Amiata Grossetana
2,0%
Ancora più evidente l’incremento nel corso degli anni se si considerano le pensioni di invalidità
nella loro totalità e l’incidenza su tutta la popolazione residente (rilevanza della popolazione
anziana sul dato generale).
Anno 2003 :
- Dato provinciale
4,3%
- Amiata Grossetana
5,7%
- Colline dell’Albegna 4,3%
- Colline Metallifere
4,2% (Tot, n. 1902 soggetti con pensione INPS)
- Zona Grossetana
4,1%
Anno 2004
Dati sulle pensioni di invalidità INPS suddivisi per categorie riferiti alla popolazione totale nella
zona delle Colline Metallifere :
- ciechi
102 soggetti
- sordomuti
24 soggetti
- invalidi civili
1966 soggetti
- Totale invalidi
2092 soggetti
Nell’anno 2005 sono stati censiti nella zona delle Colline Metallifere n. 115 persone non vedenti sul
totale della popolazione residente.
Anno
CENSIMENTO DELLA POPOLAZIONE DISABILE – ZONA COLLINE METALLIFERE
Inseriti in Inseriti
Inseriti
Inseriti
Accertati
Accertati
Soggetti
strutture
scuola
scuola
università
in
0-64 anni art. 4
condizione educative dell’obbligo superiore
conosciuti L.104/92
di gravità
dai servizi
2004
403
290
189
18
62
35
0
2005
433
320
208
19
61
35
1
I soggetti inseriti in strutture educative o scolastiche (dall’asilo – nido all’ Università)
nell’anno 2004 ammontano a n. 115 , nell’anno 2005 sono stati n. 116.
Di seguito si evidenziano gli utenti in carico all’U.O. Riabilitazione Funzionale nell’anno 2005.
Logopedia : i minori in trattamento con certificazione per ottenere il sostegno scolastico sono stati
n. 40 (n. 17 con attestazione di handicap ai sensi dell’art. 4 della L. 104/92).
I pazienti adulti con handicap in trattamento logopedico sono stati n. 23.
Riabilitazione motoria : gli utenti adulti in carico con patologie medio - gravi sono stati n. 36 ( di cui
n. 30 per patologie neurologiche, n. 3 ortopediche e n. 3 respiratorie).
I minori in trattamento motorio sono stati n. 6.
Il totale dei soggetti con ritardo intellettivo assistiti dall’ U.F. Salute Mentale Adulti del Distretto
Colline Metallifere - nell’anno 2005 – sono stati 21 : nel territorio di Follonica n. 13, segue
Gavorrano con n. 5 casi, Massa Marittima con n. 2 e Monterotondo Marittimo con n. 1 caso.
Il Centro per l’Impiego di Follonica fornisce dati relativi agli invalidi, residenti nei sei Comuni
delle Colline Metallifere, iscritti nelle liste del collocamento alla data del 31.12.2005 : Tot. n. 356
soggetti suddivisi in n. 144 maschi e n. 212 femmine.
C) Area dei Bisogni della popolazione di riferimento
9 Promozione dell’autonomia e di una piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro
e nella società attraverso :
- attività ricreativa, culturale, sportiva e di socializzazione in senso ampio
- esperienze formative mirate e di inserimento nel mondo del lavoro
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- accessibilità ad edifici, luoghi e mezzi di trasporto pubblico e privato , organizzazione di
trasporti specifici
- espressione dei bisogni legati alla sfera affettiva
9 Bisogno per i soggetti disabili e per i loro familiari di avere supporto, sostegno, informazioni e
orientamento
9 Modalità di accesso ai vari servizi sanitari e sociali ben definita e chiara nei vari passaggi :
definizione e continuità di percorsi assistenziali e individuazione di specifiche responsabilità
degli operatori (Case Manager).
9 Mantenimento della persona disabile nell’ambiente familiare e sociale.
D) Criticità emerse (Problemi)
1) Difficoltà nella rilevazione del fenomeno, i dati disponibili si riferiscono essenzialmente ai
soggetti che accedono ai diversi servizi e quindi sono parziali e settoriali.
2) Qualche difficoltà di integrazione tra i vari servizi, passaggi tra i servizi poco coordinati e poco
guidati, che pregiudicano la continuità assistenziale soprattutto nel momento del passaggio
all’età adulta:
- carenza di percorsi assistenziali precisi.
- insufficienza di specialisti per l’età adulta.
3) Carenza di politiche / interventi per l’età adulta (dopo i 18 anni) :
- risorse per il tempo libero che facilitino esperienze relazionali.
- esperienze formative e di inserimento lavorativo.
- risposte efficaci per la disabilità di “media” entità.
4) Carenza di strutture semiresidenziali per l’assistenza di soggetti con disabilità medio – grave.
5) Difficoltà a rispondere alla domanda crescente di sostegni educativi soprattutto per soggetti
minori.
6) Carenza di supporto, sostegno e informazioni ai soggetti disabili e ai loro familiari :
- informazioni sui percorsi assistenziali.
- informazioni sugli ausili per l’apprendimento e la comunicazione o di altro genere.
7) Carenza di risposte adeguate per soggetti disabili che non possiedono un supporto
familiare o in situazioni di assenza momentanea dei familiari ( a causa di emergenze,
impegni di vario genere, ecc.).
8) -Permanenza di “barriere” che rendono difficoltoso l’accesso dei disabili ad alcuni luoghi o
strutture.
- scarsa integrazione fra le varie offerte di mezzi attrezzati per favorire la mobilità.
- offerta insufficiente di strutture ricettive per l’ospitalità di gruppi con disabilità motoria che
desiderano trascorrere periodi di vacanza nella zona.
E) Possibili Soluzioni
1) - Mappatura delle banche dati attualmente esistenti nell’area della disabilità e valutazione della
possibilità di una loro integrazione (Commissione L.104, esenzioni per patologia, pensioni
INPS, Centro per l’Impiego ecc.) in fase di realizzazione da parte dell’Osservatorio provinciale
delle Politiche Sociali.
- Promozione di indagini di tipo qualitativo per accrescere la conoscenza dei fenomeni
connessi al mondo della disabilità ( anche attraverso l’azione dell’Osservatorio delle politiche
sociali).
2) - Attraverso una programmazione unitaria e condivisa favorita dalla costituzione della Società
della Società della Salute.
- Completamento della riorganizzazione , con atti formali, del GOIF (Gruppo Operativo
Interdisciplinare Funzionale) e dei GOM – Minori e GOM - Adulti (Gruppi Operativi
Multidisciplinari).
- Puntualizzazione del modello organizzativo del percorso sulla disabilità
- Ampliamento e stabilizzazione di figure professionali : neurologo, psicologo età adulta ecc.
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3)
)
4)
)
5)
6)
7)
8)
Incrementare gli interventi volti ai disabili in età adulta (dopo i 18 anni) sostenendo e
sviluppando programmi tesi a favorire la qualità della vita delle persone con disabilità
(autonomia, tempo libero, formazione, lavoro) :
- aumentare le forme di collaborazione con i soggetti del 3° settore
- incrementare accordi con strutture sportive, ricreative, culturali per facilitare la fruibilità da
parte di soggetti disabili e per programmare attività mirate sui bisogni delle persone
- avviare azioni di sensibilizzazione verso il mondo del lavoro anche attraverso una maggiore
collaborazione con il Centro per l’Impiego
- creare tra i vari servizi un gruppo di lavoro per favorire gli inserimenti lavorativi
Ampliamento posti disponibili in strutture semiresidenziali per soggetti medio – gravi :
- programmazione apertura di un secondo Centro Diurno
- ridefinizione delle modalità di accesso e riorganizzazione attività Centro diurno “La Ginestra”
per favorire l’accesso di un maggior numero di soggetti disabili.
- ricostituzione da parte della ASL 9 di un gruppo di specialisti (assente da circa un anno) per
fornire consulenza / supporto agli operatori della “Ginestra”, agli utenti inseriti ed ai loro
familiari
- individuazione da parte dell’Associazione dei Comuni Colline Metallifere di una figura
referente per il Centro “La Ginestra” che possa - insieme al gruppo di consulenza / supporto - e
agli operatori del Centro, ridefinire le modalità di accesso e di riorganizzazione delle attività
per meglio rispondere alle aumentate richieste di nuovi inserimenti.
- Ampliamento di una figura di Educatore Professionale per assicurare risposte alla domanda
crescente di sostegni educativi per minori disabili.
- Ottimizzazione delle risorse esistenti.
- aumentare servizi di supporto
- favorire la nascita di gruppi di auto – aiuto tra i familiari
- potenziamento gruppi operativi (GOIF, GOM) per gli interventi sulla disabilità
- puntualizzazione del modello organizzativo del percorso sulla disabilità
- potenziamento del laboratorio ausili, comunicazione e apprendimento (LACA)
- convenzione con un laboratorio già funzionante.
Individuare strutture specifiche residenziali per offrire risposte abitative e assistenziali per
disabili (”dopo di noi”) cui siano venute a mancare le figure di familiari di riferimento o come
risposta per situazioni di assenza temporanea.
- Opera di sensibilizzazione e pressione da parte dei Servizi e delle Associazioni di tutela nei
confronti delle Istituzioni e dei cittadini in generale
- azioni dei Servizi e delle Associazioni di tutela per facilitare la mobilità con le società di
trasporto preposte (autolinee, ferrovie ecc.)
- prevedere un maggior coordinamento tra le varie offerte di “trasporto agevolato” : taxi,
automezzi attrezzati gestiti da associazioni di vario genere.
3) Conclusioni
Il presente documento mette a disposizione il lavoro svolto dal gruppo con lo scopo di
contribuire alla costruzione dell’immagine di salute nel territorio delle Colline Metallifere.
Il contenuto della relazione è frutto del confronto tra le varie componenti del gruppo ed esprime
l’esperienza e la conoscenza dei vari membri tenendo conto delle diverse appartenenze.
Certamente non può essere esaustivo di tutti gli aspetti e le sfaccettature caratterizzanti l’area
della disabilità. Diverso sarebbe stato il risultato finale se avessero partecipato al gruppo altre
professionalità (pediatra, neuropsichiatra infantile, psicologo, medico di medicina generale) o altre
realtà istituzionali (scuola, centro per l’impiego) o dell’associazionismo.
Anche se non tutti hanno potuto essere presenti ogni volta, per impegni di lavoro, la
partecipazione di tutte le componenti è stata attiva e proficua, il confronto aperto, e ciò ha prodotto
soddisfazione e suscitato il desiderio di altre occasioni di scambio.
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TAVOLO DI LAVORO SULL’IMMIGRAZIONE
Questo gruppo di lavoro si è riunito quattro volte per esaminare gli aspetti più importanti del
fenomeno dell’immigrazione nella zona socio-sanitaria Colline Metallifere, la popolazione
immigrata residente è di circa 2.050 persone e, considerato che la provincia di Grosseto è tra le
province toscane a più basso numero percentuale di presenze immigrate ma che il trend di
crescita è di circa il 50% l’anno, è presumibile che per i prossimi anni la crescita del fenomeno
subirà un incremento esponenziale.
1. È emersa chiaramente da parte degli immigrati la necessità di informazioni più adeguate
rispetto alle opportunità e ai percorsi formativi nei vari settori della vita associata come
lavoro, scuola, sanità, servizi sociali in genere.
2. Si ritiene anche indispensabile implementare la formazione degli operatori dei vari servizi;
infatti di fronte ad una popolazione sempre più eterogenea è evidente l’importanza di questo
aspetto, sensibilizzando e aggiornando in modo continuato il personale, addetto alla relazione
con il pubblico.
3. Fondamentale è anche il ruolo della scuola; si ricorda infatti che per accedere alla scuola
non è necessario essere in possesso del permesso di soggiorno e quindi tale settore è da
ritenersi un punto privilegiato anche per il contatto e la conoscenza dei minori immigrati e le
loro famiglie. A questo proposito le insegnanti non sempre sembrano essere in possesso dei
necessari strumenti transculturali per la comprensione ed il supporto a questa realtà così
eterogenea e complessa.
4. Un altro settore in cui spesso si riscontrano problemi è la mancanza di conoscenza degli
aspetti giuridici nel settore lavorativo, sia per quanto riguarda l’informazione delle norme di
sicurezza che per i diritti dei lavoratori.
5. Inoltre a fronte di criticità emerse nel momento di accesso agli sportelli della pubblica
amministrazione, si auspica che possano essere implementati e resi più fruibili i percorsi per la
conoscenza e l’accessibilità dei vari servizi socio-sanitari ( es. gratuità dei servizi offerti dai
S.S.N., prevenzione, vaccinazioni e allattamento), anche ampliando i servizi offerti dallo
Sportello Informativo per Immigrati, già presente nel territorio.
Tutto questo nel rispetto dell’alterità, integrità e identità culturale propria dell’immigrato, anche
attraverso la presenza di figure-ponte per la relazione (es. mediatore culturale) in importanti
momenti della vita familiare e sociale, basti pensare alla criticità della posizione della donna nel
momento del parto e alla presenza di minori e figli partoriti in casi di difficoltà economiche.
Tale attività andrà programmata anche in relazione alle direttive in materia di immigrazione della
Regione Toscana che mira a riconoscere il diritto di rappresentanza e di voto per i cittadini non
comunitari (es.partecipazione di un rappresentante della Consulta degli Immigrati ai Consigli
Comunali, l’inserimento di donne straniere nelle Commissione delle Pari Opportunità).
Il Gruppo per l’Immigrazione
Immagine di Salute – Società della Salute Colline Metallifere -
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Società della Salute Colline Metallifere ASL 9 Zona 1 –
Area di Intervento Immigrazione - Gruppo di lavoro
costituito da:
Coordinatore del Gruppo: Dr. Francesco Bonuccelli Dirigente I livello Neuropsichiatria Infantile
ASL 9 Zona 1
-Bernardini M ichela………Assistente Sociale Comune Massa Marittima
-Bertini Anna………………. Inf. Professionale Distretto Sanitario ASL 9 Monterotondo M mo
-Cellini Bruno………………Consigliere Associazione Misericordia M ontieri
-Fabbrizzi Grazia………….. Infermiera Professionale Psichiatria ASL 9 Zona 1
-Fazioli Cecilia…………….Pedagogista
-Gitto Liliana……………….Psicologa
-Giuggioli Silvia…………...Associazione Mappamondo
-Merlini Paola……………… Insegnante
-Pecorini Barbara………….Operatrice sportello immigrati Massa Mma
-Picchi Loretta……………..Responsabile Area Aff.Generali Comune M onterotondo Mmo
-Rondelli Renzo……………Medico di Medicina Generale ASL 9 Zona 1 Distretto M ontieri
-Rossi Sabrina……………..Direttore Patronato INAC Grosseto
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Popolazione totale residente nei Comuni delle Colline Metallifere, suddivisi
per sesso e fasce di età (dati Istat aggiornati al 01 Gennaio 2005).
Follonica
♀
Follonic
a♂
Gavorra
no ♀
Gavorra
no ♂
Massa
Mma ♀
Massa
Mma ♂
Monterot
ondo
Mmo ♀
Monterot
ondo
Mmo ♂
Montieri
♀
Montieri
♂
Scarlino
♀
Scarlino
♂
1451
1454
582
617
524
529
74
90
64
58
242
250
2132
2141
826
907
835
817
118
124
103
121
347
419
2345
2259
957
959
928
896
123
125
109
130
394
398
2483
2226
813
816
968
937
113
122
107
119
340
364
2081
1644
872
679
996
717
146
132
167
123
255
873
416
319
170
441
248
54
33
99
45
105
59
11365
10140
4369
4148
4692
4144
628
626
649
596
1683
1726
Fasce di
età
0 >18
19 > 35
36 > 50
51 > 65
66 > 80
81 > 100
Somma
Immagine di Salute – Società della Salute Colline Metallifere -
236
Pagina 35 di 101
Pop.straniera in età scolare, residente Comuni Coll.Metallifere 01 Gennaio 2005.
Follonica
0>5
6 > 12
13 > 18
Totale
Gavorrano
Massa
Mma
Monteroton Montieri
do Mmo
Scarlino
34
18
24
8
11
10
28
30
18
6
20
6
40
23
16
9
8
3
102
71
58
23
39
19
Immagine di Salute – Società della Salute Colline Metallifere -
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Pop.straniera residente Comuni Coll.Metall.+ Provincia Grosseto e totale Regione Toscana,
suddivisa per fasce di età (dati ISTAT 01 Gennaio 2005).
Follonica
Gavorrano
Massa Mma
Monteroton
do Mmo
Montieri
Scarlino
P.Grosseto
Toscana
34
18
24
8
11
10
442
17380
28
30
18
6
20
6
470
13487
40
23
16
9
8
3
490
11228
103
71
58
23
39
19
1402
42095
0,47%
0,83%
0,65%
1,83%
3,13%
0,55%
0,64%
1,16%
Classi di
età
0>5
6 > 12
13 > 18
Totale
%/pop.
Resident
e
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Pop.totale in età scolare Comuni Colline Metallifere ASL 9 Zona 1, Provincia di
Grosseto e Regione Toscana (dati Istat 01 Gennaio 2005).
Follonic
a
Gavorra
no
Massa
Mma
907
369
322
48
37
182
9370
177884
1044
413
338
68
44
153
10914
195904
954
417
393
48
41
157
10058
173320
2905
1199
1053
164
122
492
30342
547108
21205
8517
8836
1254
1245
3409
218159
3598269
13,5%
14,07%
11,91%
13,07%
9,79%
14,43%
13,9 %
15,20%
Montero
tondo
Mmo
Montieri Scarlino
Pr.Gross Toscana
eto
Classi di
età
0>5
6 > 12
13 > 18
Totale
Pop.Tot.
% età
scolare/pop
.totale
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Distribuzione % della popolazione straniera sulla popolazione
totale nei Comuni delle Colline Metallifere.
Gavorrano
Massa
Marittima
21505
8517
8836
1254
1245
3409
690
436
469
127
196
140
3,20%
5,11%
5,30%
10,12%
15,74%
4,10%
Follonica
Monterotondo
Marittimo
Montieri
Scarlino
Pop. Totale
Pop.Straniera
totale
% della pop.
Straniera sulla
pop.residenet
totale
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TAVOLO DI LAVORO SULL’IMMIGRAZIONE
Questo gruppo di lavoro si è riunito quattro volte per esaminare gli aspetti più
importanti del fenomeno dell’immigrazione nella zona socio-sanitaria Colline
Metallifere, la popolazione immigrata residente è di circa 2.050 persone e,
considerato che la provincia di Grosseto è tra le province toscane a più basso
numero percentuale di presenze immigrate ma che il trend di crescita è di circa
il 50% l’anno, è presumibile che per i prossimi anni la crescita del fenomeno
subirà un incremento esponenziale.
1.È emersa chiaramente da parte degli immigrati la necessità di
informazioni più adeguate rispetto alle opportunità e ai percorsi formativi
nei vari settori della vita associata come lavoro, scuola, sanità, servizi
sociali in genere.
2. Si ritiene anche indispensabile implementare la formazione degli operatori
dei vari servizi; infatti di fronte ad una popolazione sempre più eterogenea è
evidente l’importanza di questo aspetto, sensibilizzando e aggiornando in
modo continuato il personale, addetto alla relazione con il pubblico.
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3. Fondamentale è anche il ruolo della scuola; si ricorda infatti che per
accedere alla scuola non è necessario essere in possesso del permesso di
soggiorno e quindi tale settore è da ritenersi un punto privilegiato anche per il
contatto e la conoscenza dei minori immigrati e le loro famiglie. A questo
proposito le insegnanti non sempre sembrano essere in possesso dei
necessari strumenti transculturali per la comprensione ed il supporto a questa
realtà così eterogenea e complessa.
4. Un altro settore in cui spesso si riscontrano problemi è la mancanza di
conoscenza degli aspetti giuridici nel settore lavorativo, sia per quanto riguarda
l’informazione delle norme di sicurezza che per i diritti dei lavoratori.
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5. Inoltre a fronte di criticità emerse nel momento di accesso agli sportelli della
pubblica amministrazione, si auspica che possano essere implementati e resi
più fruibili i percorsi per la conoscenza e l’accessibilità dei vari servizi sociosanitari ( es. gratuità dei servizi offerti dai S.S.N., prevenzione, vaccinazioni e
allattamento), anche ampliando i servizi offerti dallo Sportello Informativo per
Immigrati, già presente nel territorio.
Tutto questo nel rispetto dell’alterità, integrità e identità culturale propria
dell’immigrato, anche attraverso la presenza di figure-ponte per la relazione
(es. mediatore culturale) in importanti momenti della vita familiare e sociale,
basti pensare alla criticità della posizione della donna nel momento del parto e
alla presenza di minori e figli partoriti in casi di difficoltà economiche.
Tale attività andrà programmata anche in relazione alle direttive in materia di
immigrazione della Regione Toscana che mira a riconoscere il diritto di
rappresentanza e di voto per i cittadini non comunitari (es.partecipazione di un
rappresentante della
Consulta degli Immigrati ai Consigli Comunali,
l’inserimento di donne straniere nelle Commissione delle Pari Opportunità).
Il Gruppo per l’Immigrazione
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’ALTRO STRANIERO E LA SCUOLA
iflessioni del gruppo hanno evidenziato alcune criticità in riferimento
ai temi scuola e immigrazione.
a presenza sempre più numerosa di bambini e ragazzi stranieri
frequentanti la scuola è un fenomeno tutto sommato recente, che ha
visto in molti casi la difficoltà di mettere in piedi interventi adeguati ed
efficaci.
n generale la scuola ha due necessità:
gestire dal punto di vista burocratico l’inserimento di studenti
provenienti da paesi esteri; ciò è quanto avviene a un primo ed
immediato livello;
uccessivamente occorre mettere in atto interventi per accogliere in
termini di relazioni interpersonali tra studenti italiani e stranieri, tra
insegnanti e studenti stranieri e tra insegnanti e famiglie dei ragazzi
t i i
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uesta breve e limitata trattazione vuole mettere in luce alcuni paradigmi
teorici in riferimento al significato pedagogico-educativo dell’incontro con
l’altro, della diversità, per poi ipotizzare dei percorsi da sviluppare nella
scuola a partire dalla materna fino alle superiori.
La relazione intesa come capacità di accogliere le diversità dell’altro
e capacità di vivere insieme.
a relazione è reciprocità, ma non sempre la reciprocità della relazione è
possibile e legittima. Esistono tre casi in cui la mutualità della relazione è
o deve essere limitata: la relazione pedagogica, quella psicoterapeutica
e quella pastorale; anche se il rapporto educativo è nella sua essenza un
“rapporto dialogico”, di fatto, non è mai un rapporto simmetrico, poiché
se diventasse reciproco perderebbe la prerogativa di essere “educativo”
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Il vero presupposto della relazione sta nel riconoscimento della propria
“soggettività”, ovvero conosco me stesso, ma “me stesso” non può essere
l’unico riferimento della relazione.
Accedere al mistero dell’altruità, ovvero l’intenzionalità di camminare verso
l’altro, comprendendo che è solo possibile camminare, nel rispetto del mistero
dell’altro.
Importante tenere presente che l’approccio dell’altro da sé è sempre
dipendente dal contesto, da situazioni segnate da pre-giudizi, pre-comprensioni
forniti dalla cultura di appartenenza;
’incontro con l’altro non è dato semplicemente dalla conoscenza dell’altro, né si
fi
t di
b
ì
ti di
bilità
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La relazione è il luogo dove si può vedere doppio e quindi
vedere di più (Bateson G.).
L’incontro con l’altro comporta l’essere disposti a cambiare
punto di vista e ciò ci consentirà di:
. vedere le cose sotto un’altra prospettiva;
. vedere se stessi mentre si guardano le cose;
osservare in modo nuovo ciò che ciascuno fa (il proprio
comportamento);
.
. divenire consapevoli di quello che non si fa;
. analizzare il punto di vista da cui si osservano le cose.
ccettare il “distanziamento” dalla propria posizione, senza farsi
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ORIENTAMENTI EDUCATIVI
Obiettivo essenziale dell’educazione è l’apprendere a relazionarsi
positivamente con gli altri e con il mondo. La formazione della persona deve
partire da un radicamento profondo, conoscendo il proprio limite si rispetta la
propria e altrui libertà.
Educare alla progettualità
Tre sono gli aspetti significativi: cognitivo, affettivo e della relazionalità, da
analizzare in funzione dell’unità tra corpo e mente, inserite nella dimensione
relazionale e sociale.
Si tratta di ideare una serie di progetti di gruppo.
Vedi schemi allegati.
E’ necessario realizzare percorsi di formazione esperienziale per gli insegnanti,
sempre tenendo conto dei paradigmi teorici sopra riportati.
Dott.ssa
Cecilia Fazioli
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Bibiliografia
Romano R.G. (a cura di ) “Ciclo di vita e dinamiche educative
nella società postmoderna” Ed. Franco Angeli 2004.
Della Maggiore L. –Rosellini M. “Il viaggio di Dorothy nel regno
di Oz. Educare alla progettualità” Ed. Del Cerro 1998
Caritas Migrantes Immigrazione Dossier statistico 2005 XV
rapporto
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Figura 1 – Scuola e
immigrazione
Gestione burocratica ed
inserimento di studenti provenienti
da paesi esteri
Relazioni interpersonali tra
studenti italiani e stranieri, tra
insegnanti e studenti stranieri, tra
insegnanti e famiglie di studenti
stranieri
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Figura 2 – Significato pedagogico-educativo della
diversità
Relazione intesa come capacità di accogliere
le diversità dell’altro e capacità di vivere
insieme
Relazione come reciprocità
Etica della responsabilità
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Figura 3 – Orientamenti
educativi ed educazione
alla progettualità
Aspetto cognitivo
Aspetto affettivo
Aspetto della
relazionalità
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Obiettivi educativididattici
Compiti procedurali
Risorse-attività
Consapevolezza proprio
corpo e sua operatività
Percepire corpo orientato in
movimento
Gioco
Sviluppo capacità
sensopercettive e motorie
Sviluppo capacità
coordinative e percettive
Attività psicomotoria di
base, attività musicali,
grafico-pittoriche, plastiche
Sapersi rapportare e
aggiustare allo spazio e al
tempo
Risoluzione situazioni problemi mediante
approccio logicomatematico
Giochi implicanti
connessioni e relazioni
insiemistiche e aritmetiche
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Obiettivi educativididattici
Compiti procedurali
Risorse-attività
Acquisire fiducia in sé e
negli altri
Sollecitare rispetto di sé e
del gruppo.
Abituarsi ad ascoltare sé,
l’altro, il gruppo
Attività espressiva
individuale e relazionale.
Attività di ascolto
Partecipare e socializzare
Autocontrollarsi.
Costruzione rapporti
interpersonali corretti e
solidali
Giochi di gruppo.
Attività di comunicazione
con utilizzo combinato di
linguaggi diversi
Senso di appartenenza al
gruppo
Abituarsi a cambiare punto
di vista.
Imparare a conoscere e
condividere convenzioni e
regole
Attività progettuali
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Obiettivi educativididattici
Compiti procedurali
Risorse-attività
Acquisire fiducia in sé e
negli altri
Sollecitare rispetto di sé e
del gruppo.
Abituarsi ad ascoltare sé,
l’altro, il gruppo
Attività espressiva
individuale e relazionale.
Attività di ascolto
Partecipare e socializzare
Autocontrollarsi.
Costruzione rapporti
interpersonali corretti e
solidali
Giochi di gruppo.
Attività di comunicazione
con utilizzo combinato di
linguaggi diversi
Senso di appartenenza al
gruppo
Abituarsi a cambiare punto
di vista.
Imparare a conoscere e
condividere convenzioni e
regole
Attività progettuali
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INTEGRAZIONE OSPEDALE/TERRITORIO
Durante il lavoro del gruppo sono emerse numerose problematiche riguardanti i rapporti O/T. In
questa sede ne esporremo soltanto alcune proponendo, ove possibile, delle soluzioni.
MODALITA’ DI COMUNICAZIONE
Da più parti si avverte la difficoltà di comunicare tra i medici del territorio (MMG) e quelli
ospedalieri. Molto spesso i primi denunciano il fatto che solo al momento della dimissione vengono
a conoscenza dell’avvenuto ricovero, soprattutto se questo era stato effettuato dal 118 o dai
medici della continuità assistenziale durante la notte o i fine settimana.
Dotare i Reparti Ospedalieri, (quantomeno quelli dell’Osp. S.Andrea) ed i MMG di cellulari di
servizio potrebbe contribuire a facilitare la comunicazione.
Un’ ulteriore modalità potrebbe essere rappresentata dalla messa in rete Reparti-MMG con la
possibilità di scambiarsi e-mail in tempo reale.
Sempre nell’ambito della comunicazione va segnalato il disagio che spesso viene avvertito dal
MMG quando si trova tra le mani lettere di dimissione non sufficientemente esaustive o, peggio
ancora, scritte a mano con calligrafia illeggibile su moduli prestampati.
In questo caso il superamento delle difficoltà, oltre che con piccoli accorgimenti tecnici, si potrebbe
verificare, a costo zero, con un po’ di buona volontà.
RIDEFINIZIONE PERCORSO ADI
Pur esistendo già da diversi anni un protocollo aziendale per le dimissioni in ADI, da più parti si
avverte la necessità di rivedere alcuni percorsi, anche con lo scopo di ristabilirne l’appropriatezza e
di evitare all’assistito e alla sua famiglia il senso di smarrimento, ed il conseguente dispendio di
energie, al momento del rientro a domicilio.
Sarebbe quantomeno auspicabile che il paziente, per il quale è stata proposta la dimissione in ADI,
uscisse con lettera di dimissione, progetto riabilitativo esauriente e completo in tutte le sue parti,
richieste per eventuali trasporti sanitari, ausili non personalizzati, (carrozzine, deambulatori, etc…)
o presidi.
Sempre in ambito ADI (che ricordiamo essere stata istituita per abbreviare la degenza ospedaliera
pur mantenendo il pz. in una situazione, per così dire, protetta) è emersa fortemente la necessità
di stabilire con estrema chiarezza le modalità ed i tempi con cui lo specialista ospedaliero, se
necessario, dovrà recarsi al domicilio del paziente (previ accordi con il MMG).
PAZIENTI PSICHIATRICI O TOSSICODIPENDENTI
Da più parti (P.S., Servizio Sociale, Sert…) è stato chiesto di definire accuratamente un protocollo
da seguire in caso di coinvolgimento di pz. Psichiatrici o tossicodipendenti, sia per evitare ricoveri
impropri che il disagio degli operatori e dei parenti.
PUNTO UNICO D’ACCESSO (PUA)
Già da tempo, nell’ottica di assicurare all’interno della Zona-Distretto un percorso di accesso
unificato ai servizi socio sanitari in caso di bisogno complesso, si parla di costituire il cosiddetto
PUA.
Questa sorta di sportello dovrebbe fornire una corretta informazione per la fruizione appropriata dei
servizi e al tempo stesso attivare un percorso assistenziale personalizzato.
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Il Piano Sanitario Regionale 2005/2007, di cui alla Delibera del Consiglio Regionale n. 22 del 16
febbraio 2005, afferma che "la salute è un diritto dei cittadini e la tutela della salute è il fine del
Servizio Sanitario Regionale", puntualizzando che l'Universalità, intesa come " parità di accesso ai
Servizi Sanitari per tutti i cittadini/e proporzionalmente ai loro bisogni ed indipendentemente da
luogo, età, genere, etnia, religione e classe sociale di appartenenza" e l'attenzione ai più deboli,
intesa come " particolare attenzione ai bisogni dei soggetti più deboli" (donne, bambini, anziani,
soggetti in difficoltà economica ed altre categorie di utenti), sono fra i principali valori costitutivi del
modello di Sanità adottato dalla Regione Toscana.
"La tutela materno-infantile" del Piano Integrato Sociale Regionale 2002/2004 sottolinea la
necessità di "rafforzamento della rete dei Consultori Familiari e di sviluppo di quelle azioni che
possono consentire il pieno svolgimento della loro funzione sociale" ed indica tra gli obiettivi
prioritari lo sviluppo di "interventi sociali a sostegno della maternità consapevole, dell'assistenza
della donna e della coppia, della famiglia e dell'adolescente-giovane" nei consultori.
GRUPPO DI LAVORO AREA MATERNO-INFANTILE
AREA DEI BISOGNI DELLA POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO
Necessità di avere un punto di accoglienza per l’ascolto dei bisogni dell’utente e
l’orientamento verso percorsi assistenziali
La funzione di accoglienza diventa centrale in un approccio consultoriale caratterizzato da una
globalità di interventi di carattere sia sociale che sanitario. Tale funzione si esplica nel:
•
promuovere adeguate conoscenze sui servizi
•
indirizzare l’utenza verso i percorsi assistenziali;
•
facilitare l’accesso ai servizi;
•
attivare i collegamenti in rete con altri servizi sociali e sanitari e con il volontariato;
•
operare in accordo con servizi di mediazione culturale.
Attraverso la strutturazione della funzione di accoglienza è possibile anche garantire una migliore
accessibilità a tutti i servizi consultoriali tramite interventi finalizzati e rispondere alle esigenze
dell'utenza e del territorio in termini di orari di apertura diversificati e definire i criteri di accesso alle
prestazioni (per evitare ad esempio che le prestazioni consultoriali siano inserite nel circuito di
prenotazione dei Cup come prestazioni specialistiche ambulatoriali soggette al pagamento della
quota di partecipazione alla spesa).
Maggiore informazione sulla prevenzione oncologica femminile.
Aumentare l’adesione agli screening oncologici (mammografia, pap-test) al fine di ridurre la
mortalità attraverso un’informazione più efficiente ed efficace e coinvolgendo anche i MMG che
dovrebbero far presente alle donne l’utilità dell’esame. Sarebbe necessario anche fare dei
protocolli con il servizio della citologia per concordare, monitorare, organizzare l’invito personale
alle donne per l’accesso ai punti di prelievo. Il collegamento dovrebbe essere in rete anche per
evidenziare e per assicurare una chiamata tempestiva per tutte le donne in età di mammografia.
Sostegno delle funzioni genitoriali consapevoli e sostegno delle responsabilità familiari e presa
in carico del disagio sociale e psicologico (trascuratezza, abbandono, devianza);
Valorizzazione e sostegno delle responsabilità familiari attraverso interventi-gruppi-programmi che
abbiano l’obiettivo di sostenere le funzioni genitoriali; di attivare azioni dirette alla prevenzione e
presa in carico del disagio con particolare attenzione ai nuovi assetti familiari.
Sostegno alle donne e minori vittime di abuso, maltrattamento,
violenza intrafamiliare ed extrafamiliare;
• collaborazione con i Servizi Sociali dei Comuni;
• collaborazione con i Servizi Minorili dell’Amministrazione della Giustizia;
• collegamento con il Centro Antiviolenza della nostra Provincia;
• istituzione di un numero verde per richieste ed interventi di urgenza e/o di segnalazione .
• rapporti con le strutture di inserimento quali comunità alloggio ed istituti educativoassistenziali
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Interventi per la Promozione della Salute per le donne straniere;
• interventi di informazione e mediazione culturale per le donne immigrate che ricorrono
all’I.V.G.;
• nel distretto deve essere garantito il percorco nella sua interezza in integrazione con la
struttura ospedaliera;
• garantire le modalità di raccordo con le associazione rappresentative delle comunità
straniere;
• favorire servizi di assistenza alla procreazione responsabile e di consulenza per la
contraccezione;
Tra le donne straniere sono soprattutto quelle di nazionalità rumena, albanese , cinese, ucraina ,
nigeriana e peruviana a far ricorso maggiormente all’I.V.G. Emerge con evidenza la criticità della
questione dell’I.V.G. tra le donne che provengono da paesi in cui i tassi di abortività sono molto
elevati e che, presumibilmente, conservano le loro abitudini anche in Italia.
Consulenza e terapia sessuologica per adolescenti, adulti e coppie
anche per malattie sessualmente trasmissibili;
- educazione Sessuale del singolo, della coppia e della Comunità, anche in collaborazione con le
strutture scolastiche;
- iniziative tendenti alla divulgazione delle informazioni necessarie alla conoscenza dei problemi.
Prevenzione e sostegno per l'età post-fertile;
Interventi di educazione sociale-psicologica e sanitaria tendenti alla divulgazione delle
informazioni necessarie alla conoscenza dei problemi connessi alla menopausa.
Tutelare il percorso nascita (gravidanza, corso di preparazione al parto, allattamento al seno,
assistenza psicologica pre-post partum, assistenza domiciliare alle puerpere);
Occorre individuare linee guida condivise con ospedale e territorio. Occorre stabilire percorsi che
indirizzino le donne dall’ospedale al Consultorio, con una presa in carico globale (non solo in fase
post I.V.G. ma anche per esempio in fase post-parto e comunque anche in ordine ad interventi
legali ed altre problematiche della salute della donna). Parallelamente occorre concordare percorsi
di invio dal Consultorio ad altre strutture aziendali ospedaliere e non per assicurare una tempestiva
risposta ai bisogni assistenziali espressi dall’utente nella fase di accoglienza consultoriale e che
richiedono interventi di specifica competenza di altri settori. Il Consultorio deve assicurare:
• la consegna del libretto della gravidanza;
• visite e consulenze ostetrico-ginecologiche;
• corsi di preparazione al parto;
• assistenza puerperale con offerta attiva a tutte le utenti (con particolare attenzione alla
prevenzione e presa in carico della depressione post-parto);
• potenziare promozione e sostegno dell’allattamento al seno;
• consulenza psicologica, psicoterapeutica e socio-assistenziale al singolo, alla coppia, alla
famiglia, al gruppo;
• assistenza domiciliare alla puerpera nelle seguenti aree: sessualità, maternità e paternità,
gravidanza e interruzione della gravidanza, parto e puerperio.
Maggior informazione sulla procreazione responsabile e cosciente
(infertilità, sterilità, I.V.G., abortività ripetuta);
Maggiore informazione sui disturbi del comportamento alimentare;
Sostegno alla madre lavoratrice e non
- Attività informativa sulla legislazione a tutela della lavoratrice madre e più in generale sui diritti
spettanti alla donna ( compresa la facoltà di partorire in anonimato)
- Potenziare i servizi di supporto per l’assistenza alle madri lavoratrici e non con incremento di
asili nido , trasporti e flessibilità degli orari scolastici e di lavoro.
Sostegno per genitori adottivi nella fase della pre-post adozione;
• creazione di un Centro Affidi
• organizzazione di gruppi di auto-aiuto sul post-adottivo
Potenziare i programmi di Educazione alla Salute in relazione agli ambiti della affettività,
sessualità e comunicazione
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promuovere attività di informazione, educazione e formazione nelle scuole secondarie di I e II
grado con un’azione capillare in tutte le classi: incontri tematici con le famiglie, attività di
formazione per gli insegnanti.
Dare maggiore rilievo alle politiche giovanili
• consolidando le risorse dei giovani
• adeguando il sistema delle tutele alle nuove problematicità
• sviluppare il concetto di autonomia e di responsabilità
•
RIQUALIFICAZIONE DEL CONSULTORIO
•
Assegnazione del personale sia dipendente che in convenzione nominativamente;
•
Formazione del personale;
•
Sedi adeguate;
•
Strumentazione adeguata.
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SALUTE MENTALE ADULTI
VALUTAZIONE DEI BISOGNI EMERSI
Sono stati effettuati 6 incontri che hanno registrato una buona partecipazione delle persone del
gruppo.
1) Far funzionare al meglio quello che già c’è.
- Ci sono servizi di eccellenza vanificati da carenze strutturali
- Valorizzare le risorse dei servizi esistenti.
- Il DSM deve essere messo in grado di funzionare come una struttura organizzativa unitaria
*che dispone di strutture tali da garantirne la visibilità e la funzionalità
*che integra le figure professionali diverse, in grado di definire compiti e priorità.
*In grado di dare una risposta fin dall’inizio integrata ad una richiesta confusa
(Es. evitare le duplicazioni dell’intervento tra psicologo e psichiatra. Distinguere ma non
dividere bisogni sociali e bisogni psichici).
- Mettere in rete le strutture istituzionali tra loro (es. Salute mentale, SERT, Servizio Sociale,
Medicina di Base) e queste col terzo settore, tenendo conto che spesso intervengono sulle stesse
persone: fare in modo che gli utenti abbiano una risposta unitaria e non frammentata.
In particolare risulta carente e va definito il rapporto con la medicina di base, attuando il progetto
già presentato.
Come momento preparatorio, o in alternativa all’integrazione tra servizi, è necessario un protocollo
operativo tra le varie strutture organizzative che regoli i rapporti reciprociI protocolli operativi
potrebbero essere inizio di confronto e di messa in rete.
2)
Introdurre il metodo del confronto e della costruzione collettiva come aspetto
metodologico del lavoro
3) Trovare modalità di superare
l’accesso ai servizi.
le difficoltà culturali, vergogna, che rendono difficile
4) Sostegno ai familiari di persone con patologie fisiche gravi, invalidanti, terminali,
Alzeimer, ecc.
5) Problemi dei suicidi particolarmente elevato nella zona di Massa M.ma
6) Problema dell’assistenza e della pronta accoglienza per i senza-casa
7) Sostegno, formazione e aggiornamento continuo del personale che lavora nelle
situazioni di aiuto, assistenza domiciliare, volontariato.
PROPOSTE E PROGETTI
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CREAZIONE DI UN PUNTO DI ASCOLTO PER IL DISAGIO PSICHICO-ESISTENZIALESOCIALE, con queste caratteristiche
•
Si rivolge alle persone con problemi esistenziali, psichici, emotivi, relazionali, sociali, allo
scopo di favorire una possibilità di ascolto e di chiarimento rispetto al problema presentato,
dando prima ancora della risposta, un sostegno al loro disagio.
•
Deve avere le caratteristiche di: accessibilità e visibilità da parte della gente. Accoglienza,
ascolto, “base sicura”, non deve essere burocratico. Favorire l’approccio anonimo.
•
Modo di intervento: cercare di attivare le risorse personali e responsabilizzare la persona.
•
Deve essere in grado di dare informazioni sulle risorse esistenti nel territorio.
•
Capace di comprendere anche la eventuale gravità, per cui deve essere
•
Composto da personale professionalmente preparato, anche del terzo settore. Formazione
permanente e continua
•
Creare un gruppo di lavoro permanente inter-disciplinare (comprendente varie figure
professionali, anche del 3° settore) in grado di recepire i bisogni emergenti in base
all’esperienza effettuata, bisogni al momento inespressi o poco visibili. Il gruppo nel
procedere dell’iniziativa valuterà i risultati in corso d’opera. Andando nella direzione di
costruire un osservatorio dinamico ed elastico che sia in grado di prendere altre direzioni in
base al tipo di richiesta emersa.
•
Associato o in alternativa costituire un gruppo di lavoro/ commissione permanente sul
problema salute mentale adulti e minori, costituito da rappresentanti degli enti interessati
(ASL; Comune), 3° settore, famiglie e utenti.
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SALUTE MENTALE INFANZIA E ADOLESCENZA
(vedi D1)
COMPONENTI DEL GRUPPO
QUALIFICA
D.ssa Maria Pia Russo
Psicologa -ASL 9 -Salute Mentale InfanzialAdolescenza
D.ssa Daniela Cecchi
Psicologa Presidente Ass.Culturale Kore
D.ssa Annamaria Chimenti
Logopedista ASL 9 -Salute Mentale Infanzia/Adolescenza
Roberto Culatti
Consigliere Comune di Scarlino
Laura Rappezzi
Assistente Sociale professionale Comuni Ass.Colline Metallifere
Manuela Setti
Infermiera Professionale ASL 9- DSM Adult
Elena Lippi
Assistente Sociale Professionale ASL9
Loira Lupetti
Insegnante Scuola Media Pacioli- Follonica
D.ssa Silvia Paoli
Pediatra ASL 9 -Ospedale Massa M.Ma
Vedi D2
Il lavoro del gruppo si è sviluppato in alcuni incontri nei quali ogni componente, da
un vertice personale e professionale (per coloro che lavorano nel settore) ha cercato
di individuare i bisogni della popolazione, intendendo con questi sia quelli espressi,
come quelli che emergono dalle richieste rivolte ai Servizi che si occupano di Salute
mentale Infanzia Adolescenza, sia quelli sommersi, e quindi facendo un tentativo di
interpretazione degli stessi.
(vedi D3 e
D4)
"CI VUOLE UN VILLAGGIO PER CRESCERE UN BAMBINO". (Proverbio Africano). Questo
proverbio è una metafora che sintetizza efficacemente il pensiero del gruppo, il quale ha
considerato la necessità di affrontare la tematica “tutela della salute mentale minori”
attraverso un lavoro di sostegno e coordinamento tra tutte le figure che ruotano
intorno all'universo minorile: i genitori, le scuole, i servizi, il volontariato sociale, o
più in generale la società civile, privilegiando quindi forme di intervento preventive e
indirette, ritenute più efficaci di quelle dirette sul minore.
(vedi D6)
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Nel confronto tra i partecipanti si è delineata da subito un'area di bisogni da tutti considerata
rilevante che riguardava gli Aspetti Preventivi rispetto alla salute mentale dei minori.
(vedi D 7). Investire sulla prevenzione e poi, naturalmente, sulla cura; l'intervento sul contesto prima
che quello diretto sul bambino.
BISOGNI: prevenzione/promozione
Il bisogno di prevenzione va affiancato a quello di promozione delle risorse del bambino e
del contesto.
Criticità rilevate:
-mancanza di operatori in numero sufficiente per occuparsi oltre che della patologia e
dell'emergenza anche di prevenzione, avendo modo di lavorare non solo sulle
richieste dell'utenza, che spesso già saturano i servizi (vedi liste d'attesa), ma in
progetti sulla prevenzione.
-mancanza di una cultura "psicosomatica" nell'approccio con i minori.
I bambini comunicano il proprio disagio psicologico attraverso il corpo o viceversa.
Proposte/Progetti:
-costruire uno spazio di cons ulenza all'interno del Servizio Salute Mentale
Infanzia/Adolescenza, a cui gli utenti si possano rivolgere per essere ascoltati e
supportati rispetto a problematiche non necessariamente psicopatologiche.
- Formazione, rivolta ai genitori e agli insegnanti, alla lettura precoce dei segnali di disagio
e alla promozione delle capacità espressive e comunicative del bambino;
(vedi D9)
BISOGNI:
Maggiore conoscenza dei servizi rivolti all'infanzia, sia tra gli operatori del settore che
nell’utenza, per potersi rivolgere o poter inviare precocemente alle strutture idonee.
CRITICITA':
- s c a r s a conoscenza dei servizi esistenti sul territorio da parte dell'utenza e degli
interventi possibili .
- difficoltà a rivolgersi ai Servizi che si occupano di Salute Mentale a causa della
rappresentazione sociale del disagio mentale: "follia"= malattia mentale = gravità =
incurabilità.
- mancanza di spazi istituzionali e di procedure codificate che aiutino a chiarire i ruoli
specifici, che regolamentino il lavoro nei Servizi e tra i Servizi (Salute Mentale, Pediatria
ecc.), per creare una maggiore continuità degli interventi, per evitare sovrapposizioni e
deleghe.
- fuga degli utenti in Centri di II° e III° livello, quando non è necessario perchè nel territorio
esisterebbero tutte le risorse per la presa in carico.
PROPOSTE: sensibilizzazione/divulgazione/conoscenza dei servizi esistenti
- l'istituzione dell'Unità Funzionale in tempi brevi dovrebbe permettere di fornire una carta dei
Servizi e servirebbe anche a formalizzare il lavoro d'equipe che per il momento è lasciato
all'iniziativa dei singoli operatori, che decidono di incontrasi e confrontarsi, non essendoci riunioni
istituzionalmente stabilite tra gli operatori che si occupano di salute mentale infanzia/adolescenza.
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- attuare una organizzazione dei Servizi che si occupano della Salute Mentale Infanzia
Adolescenza realizzando un lavoro di maggiore integrazione, ottimizzando le risorse
esistenti e dando un prodotto-servizio qualitativamente migliore. Uno per tutti: il percorso
di accesso al servizio è lasciato all'iniziativa dell'utente che spesso non sa se rivolgersi
al neuropsichiatra, allo psicologo, al logopedista; difficoltà di invio, ma dello stesso tipo,
sembrano averle i pediatri e i medici di base
- individuare occasioni di confronto tra servizio di Salute Mentale -Pediatria- Medicina di
base, promossi dalla futura U.F. per cominciare, per esempio, a creare una cultura
di continuità degli interventi.
(vedi D 10 )
BISOGNO:
supporto alla genitorialità nell'affrontare le problematiche relative alle tappe evolutive del
bambino, alle crisi fisiologiche della crescita (nascita di un fratello, inserimenti a scuola, crisi
adolescenziali), rafforzando le proprie competenze nelle situazioni di difficoltà (perdite,
lutti, separazioni, ecc.).
CRITICITA': numero insufficiente di operatori impegnati nell'emergenza e nella cura di
situazioni di gravità.
PROPOSTE:
- divulgazione della funzione dell' UFSMIA anche come spazio di consulenza, per
problematiche che potrebbero, se non affrontate, esitare in patologie del minore e della
famiglia.
- attuare un sostegno alle famiglie e alla genitorialità attraverso iniziative basate sul
volontariato sociale; costruire una Banca del Tempo in cui ogni genitore può scambiare
competenze (servizi e prestazioni), dando e ricevendo aiuto, senza alcuna transizione di
denaro o ricompensa per l'attività svolta che è svincolata da medicalizzazioni e tecnicismi. - S.O.S. Tata- organizzare il lavoro del sostegno educativo, attraverso una formazione degli
stessi ad intervenire nei contesti naturali della famiglia, dando strumenti ai genitori per
impostare strategie educative efficaci, sostenendoli ad intervenire in situazioni non
necessariamente patologiche, ma comunque di difficoltà o di impotenza per i genitori e di
disagio per i bambini. Anche in questo caso la scelta di "S.O.S. Tata" che riprende il nome di
una trasmissione televisiva, avrebbe lo scopo di sdrammatizzare il ricorso alle figure
degli educatori familiari, in quanto tale servizio è storicamente legato a situazioni di
maltrattamento- incuria ecc., diventando un servizio per tutte le famiglie.
(vedi D
11)
BISOGNI:
avere strumenti nelle scuola e nelle famiglia per gestire situazioni problematiche in
particolare: 1) il disagio/devianza; 2) i Disturbi Specifici dell'Apprendimento (D.S.A.), ritenuti dal
gruppo problemi di grande emergenza sociale..
CRITICITA'
- necessità di coinvolgimento della Scuola dell'Infanzia e Primaria, spesso trascurate negli
interventi. La scuola spesso si arrende rispetto al fallimento delle proprie proposte educative con i
ragazzi considerati "difficili", delegando la soluzione dei problemi ai contesti sanitari e familiari,
sentendosi annichilita ed impotente.
- mancanza di diagnosi precoce di D.S.A,. per fornire gli strumenti di intervento adeguati a
scuole e famiglie, per prevenire l'insuccesso scolastico e i disagi emotivi secondari.
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PROPOSTE:
sostenere le iniziative, già avviate, di progetti educativi individuali, rivolti ai ragazzi con
evidenti disagi e difficoltà a seguire il percorso scolastico istituzionale, realizzate in zona
con la collaborazione tra Scuola e Servizio Sociale comunale, migliorandoli attraverso la
consulenza e la collaborazione anche dei Servizi sanitari del territorio;
-
iniziative di informazione/formazione rivolti agli insegnanti e ai genitori sui disturbi del
linguaggio e di apprendimento per realizzare una prevenzione primaria e/o secondaria .
In particolare si prevede uno screening, in stretta collaborazione con la Scuola
dell'Infanzia e Primaria, Associazioni di volontariato - Associazione Italiana Dislessia
(A.I.A.), Azienda Sanitaria Locale (ASL), recuperando esperienze già attuate in altre zone
della Toscana, per l'individuazione e l'intervento precoce del D.S.A;
-
corsi di formazione per insegnanti sulla didattica alternativa rivolta agli alunni considerati
"difficili" che non rientrano, per requisiti, nell'integrazione scolastica (insegnante di
sostegno), ma non riescono a seguire le proposte scolastiche istituzionali.
(vedi D 12)
"Prima di essere "anziani", prima di essere "malati
mentali", prima di essere prima di ogni cosa si è …“BAMBINI"
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SALUTE METALE INFANZIA E ADOLOSCENZA
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COMPONENTI DEL GRUPPO
QUALIFICA
Maria Pia Russo
Psicologa
ASL 9 Salute Mentale Infanzia/Adolescenza
Daniela Cecchi
Presidente Psicologa
Ass. culturale Kore
AnnaMaria Chimenti
Logopedista
A.S.L. 9 Salute Mentale Infanzia/Adolescenza
Roberto Culatti
Consigliere Comune di Scarlino
Laura Rapezzi
Assistente Sociale Professionale
Comuni Ass. Colline Metallifere
Manuela Setti
Infermiera Professionale
A.S.L. 9 D.S.M. Adulti
Elena Lippi
Assistente Sociale Professionale
A.S.L. 9
Loira Lupetti
Insegnante
Scuola Media Follonica
Silvia Paoli
Pediatra
A.S.L. 9 Ospedale Massa M.Ma
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LAVORO DEL GRUPPO
VERTICE PERSONALE
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VERTICE PROFESSIONALE
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BISOGNI INDIVIDUATI
BISOGNI ESPRESSI
BISOGNI SOMMERSI
(in maniera diretta attraverso richieste ai Servizi e alle Istituzioni)
(rilevati attraverso un lavoro di interpretazione)
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(Proverbio Africano)
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COME ORGANIZZARE E MIGLIORARE IL
VILLAGGIO
famiglia
società
civile
contesto
del
minore
servizi
scuola
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Gruppo Salute Mentale
Area dei bisogni
Aspetti Preventivi
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PREVENZIONE
cura
INTERVENTO SUL CONTESTO
sul bambino
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BISOGNI:
Prevenzione/promozione
CRITICITA’:
•Impegno dei servizi nella cura
•Mancanza di una cultura psicosomatica
PROPOSTE:
•Formazione/informazione dei
diversi operatori e degli utenti
•Spazio di consulenza
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BISOGNI INDIVIDUATI:
Avere riferimenti chiari
sui servizi
CRITICITA’:
•Scarsa visibilità e poca conoscenza dei servizi
•Rappresentazione sociale del servizio Salute
Mentale
•Scarso collegamento tra i servizi
•Confusione di ruoli e competenze
•Scelta -degli utenti- di servizi di II°e III°livello
anche se non necessario
PROPOSTE:
• Sensibilizzazione/divulgazione servizi esistenti
•Istituzione del Servizio U.F.S.M.I.A.
•Ottimizzare le risorse esistenti
•Continuità negli interventi
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BISOGNI
INDIVIDUATI:
•Supporto alla
genitorialità
CRITICITA’:
•Numero insufficiente di operatori
Impegnati nell’emergenza
PROPOSTE:
•Servizio di consulenza
•SOS Tata
•Banca del tempo
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BISOGNI INDIVIDUATI:
Gestire situazioni problematiche:
•Disagio/devianza
•Disturbo di apprendimento
CRITICITA’:
Necessità di coinvolgimento
Della scuola dell’Infanzia e Primaria
PROPOSTE:
•Screening per DSA
•Supportare progetti individualizzati
Per ragazzi con disagio
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STILI DI VITA
Mario Aquino
Lucia Bravi
Renzo Capaccioni
Luciana Fazzini
Mario Frati
Chiara Guidoni
Giampiero Lombardi
Alberto Marenzi
Gino Schifano
Carlo Traditi
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LA FAMIGLIA
LA SCUOLA
L’ASL
GLI ENTI LOCALI
I PARI
IL VOLONTARIATO
L’ASSOCIAZIONISMO.
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- DISPERSIONE SCOLASTICA, SCARSO RENDIMENTO SCOLASTICO
E SCARSA AUTOSTIMA
- DISAGIO GIOVANILE
- ISOLAMENTO ANZIANI E MANIFESTAZIONI DEL DISAGIO
- PREVENZIONE PATOLOGIE CORRELATE AD UNA CATTIVA ALIMENTAZIONE
- CORRETTA ATTIVITA’ MOTORIA E SPORTIVA
- TUTELA E CURA DELL’AMBIENTE
- INCIDENTI STRADALI E DOMICILIARI
- SCARSE ISCRIZIONI ALLE INIZIATIVE DEL VOLONTARIATO
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I CORRETTI STILI DI VITA
Osservando i dati epidemiologici nazionali e provinciali si evidenzia un sempre
maggior numero di bambini in soprappeso o francamente obesi. Le azioni educative
devono essere orientate alla prevenzione della obesità e patologie ad essa correlate
come ipertensione arteriosa, tumori, malattie cardiovascolari, diabete, osteoporosi
fino a sfociare nei disturbi del comportamento alimentare.
A tal fine può essere attuato il progetto Informa-cibo in collaborazione con le
Associazioni Sportive e già sperimentato nelle scuole dell’Infanzia ( 5 anni) e primo
ciclo della scuola Primaria della Zona 4 – area grossetana -.
Al contempo serve la sensibilizzazione/collaborazione di tutti gli Enti Locali per
favorire il gioco ed il movimento nel tempo libero ( spazi liberi attrezzati).
Al gioco è riconosciuta la funzione educativa, sociale, culturale e pedagogica oltre
che di prevenzione di malattie contemporanee causate da uno stile di vita
prevalentemente sedentario.
Per gli adolescenti, per le gestanti, e per le donne in menopausa può essere istituito un
percorso di supporto/informativo nell’ambito delle Attività Consultoriali.
L’agenzie educative ( famiglia-scuola) si possono avvalere della competenza
dell’ASL 9 per realizzare il progetto DOPING, finanziato dal Ministero della Salute.
Tale progetto utilizza la metodologia della Peer Education dopo una adeguata
formazione di base ai docenti.
Una proposta per la criticità emersa sulla dispersione scolastica, scarso rendimento e
scarsa autostima riguarda la rete europea delle Scuole che promuovono salute e di
cui la ASL 9 fa parte con un progetto finanziato e finalizzato alla promozione di stili
di vita sani da realizzarsi con il metodo della educazione tra pari.
Questo metodo prevede di coinvolgere maggiormente gli individui rendendoli
protagonisti consapevoli delle scelte relative ai propri stili di vita e per quanto
riguarda i giovani li individua come risorsa, come capitale sociale sui quali investire
risorse ed aspettative.
Il metodo utilizzato è di tipo didattico-esperienziale e si avvale degli strumenti della
pedagogia attiva come circe-time, braimstorming,role-playing, esercitazioni
individuali e di gruppo ecc.
E’ un’attività formativa di supporto al sistema scolastico che valorizza le competenze
di vita( life-skill), il valore della comunicazione e serve per meglio gestire i conflitti e
le relazioni interpersonali.
Per prevenire il disagio, ridurre la dispersione scolastica, accrescere l’autostimaè utile
formare individui non SOLO come destinatari finali del processo
educativo, ma
anche come agenti di cambiamento per riproporre successivamente ai coetanei la
formazione ricevuta e passare da P.Educator a PROMOTORI DI SALUTE.
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Le azioni devono mirare a tutelare la salute anche nei confronti degli incidenti
domestici e stradali. Il numero degli incidenti domestici è alto, sottodimensionato.
I dati che conosciamo sono solo la punta di un iceberg che emerge, perché spesso gli
incidenti non sono neanche denunciati agli organi competenti.
E’ necessario indirizzare azioni educativeagli anziani, alle casalinghe, alle assistenti
domiciliari, alle badanti ed agli studenti delle scuole medie inferiori e superiori.
Data la particolare età, sino ad oggi gli interventi educativi hanno privilegiato la
scuola dell’infanzia e la scuola primaria.
Per gli incidenti stradali è necessario informare gli adolescenti, gli adulti, gli anziani
con percorsi differenziati dagli alunni delle scuole dell’infanzia e della scuola
primaria; vanno intraprese azioni dirette ad informare sui danni derivanti da abuso di
farmaci, alcool, sostanze stupefacenti, esposizione al freddo dopo pasti abbondanti
ecc.
Agli Enti Locali è richiesta una fattiva collaborazione per individuare gli spazi
utilizzabili per dar seguito ad azioni pratiche che vedono l’utilizzo di piloti esperti di
auto e moto cicli.
Questo per affrontare con adeguata preparazione situazioni di pericolo, di emergenza
su strada ( neve, ghiaccio, animali ecc.)
Per il VOLONTARIATO vanno individuate nuove strategie per favorire l’ingresso
dei giovani nel settore del Volontariato e dell’Associazionismo
( utilizzando anche la metodologia della Peer Education come è stato fatto
recentemente per le iscrizioni all’AVIS).
Per valorizzare al meglio le capacità, le esperienze acquisite dal volontario è
opportuno
prevedere
corsi
formativi/informativi
per
inserirli
in nuovi contesti o rinforzare le proprie conoscenze ( es: casa/famiglia per gruppi di
pazienti della salute mentale, banca del tempo ecc. ).
Per la prevenzione del disagio degli anziani e delle persone diversamente abili è
opportuno potenziare o/e istituire i centri sociali.
E’ auspicabile anche il poter favorire un’ assistenza domiciliare con i vicini di casa
disponibili o con i volontari per prevenire momenti di isolamento, favorire la
socializzazione ed il movimento anche mediante le attività manuali come
giardinaggio, attività di laboratorio, di fotografia, di pittura ecc.
Va incentivato il gioco ed il movimento nel tempo libero mediante l’utilizzo di
palestre scolastiche e non, va incrementata la riscoperta di giochi classici e di facile
realizzazione come le bocce, il biliardo, il minigolf ecc.
Il centro sociale dovrebbe diventare una fucina di idee e di attività che mettono al centro l’anziano e
che lo pongono in relazione con le altre fasce di età utilizzando lo scambio culturale sul “ come
eravamo, su storie legate a luoghi del passato, sulla raccolta delle autobiografie proprio per non
disperdere questo patrimonio di vita. Si potrà prevedere nei vari centri sociali dislocati nel
comprensorio lo scambio dei corsi meglio riusciti.
Il centro può diventare anche l’ambiente dove svolgere attività motoria e gli stessi
iscritti autosufficienti potranno farsi carico del trasporto delle persone non
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autosufficienti, anche all’esterno della struttura per garantirgli una qualità di vita
degna di essere chiamata tale.
A questo proposito dovranno essere previste incentivazioni per l’utilizzo delle auto
delle Associazioni o di altro Ente per i trasporti.
Il centro con le sue attività può diventare anche un punto di richiamo, di scambio e
di turismo con altri anziani che vivono in località fuori Regione o Provincia
Se all’interno del centro sociale fosse possibile disporre anche di una zona pranzo,
questo ambiente potrebbe ben essere utilizzato dai molti anziani che vivono soli, a
volte malnutriti, depressi, e destinati a diventare sempre più soggetti dipendenti da
altre persone . Non dimentichiamo che il soggetto che sta bene con se stesso e con gli
altri è UN SOSTEGNO PER IL SOCIALE e non l’anello debole della nostra società.
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