Ernani: il capolavoro del primo Verdi inaugura il Festival Verdi 2005 Teatro Regio di Parma martedì 3, venerdì 6, ore 20.30, domenica 8, ore 15.30, mercoledì 11, venerdì 13 maggio 2005, ore 20.30 «Oh, se si potesse fare l’Hernani, sarebbe una gran bella cosa! È vero che sarebbe pel poeta una gran fatica, ma prima di tutto io cercherei di compensarmelo, e poi otterressimo sicuramente pel pubblico un più grande effetto. Il Sig. Piave poi ha molta facilità nel verseggiare, e nell’Hernani non vi sarebbe che da ridurre e stringere; l’azione è fatta: e l’interesse è immenso». Con queste parole indirizzate alla Direzione della Fenice il 5 settembre del 1843 Verdi testimonia l’interesse, la passione con la quale egli si avvicinò alla composizione di questa sua opera. Quello che poi avvenne è storia: con Ernani, quinta opera nel suo catalogo, venuta dopo i successi di Nabucco e dei Lombardi alla prima crociata, Verdi afferma e anzi impone l’originalità e la forza della sua personalità musicale e drammaturgica. Andata in scena il 9 marzo del 1844 alla Fenice di Venezia con un successo non unanime alla prima e via via crescente nel corso delle recite successive, tanto da far scrivere al recensore del Gondoliere che «Sulle mura del nostro teatro maggiore sventola una bandiera sovra cui in lettere d’oro sta scritto “Ernani”», l’opera, che ben presto viene rappresentata in molti altri teatri, è la prima di Verdi a entrare nel repertorio internazionale. Ed è con Ernani - l’opera nella quale il cammino di individuazione dello stile e della drammaturgia verdiana si accentua, si cristallizza negli esempi di alcune delle sue scene più celebri, in momenti di grandezza melodica, di appassionata drammaticità, di aderenza psicologica che diventeranno addirittura proverbiali - che si apre il cartellone del Festival Verdi 2005, realizzato dalla Fondazione Teatro Regio di Parma con il Ministero per i Beni e le attività Culturali, Reggio Parma Festival e con il sostegno di Enìa AGAC-AMPS-Tesa, Banca Monte Parma, Monte dei Paschi di Siena Gruppo MPS, Barilla, Terme di Tabiano, Consorzio del prosciutto di Parma, L'albero d'argento Coppini Arte Olearia, Melegari Home. A questo capolavoro, che andrà in scena a partire dal prossimo 3 maggio (repliche venerdì 6, ore 20.30, domenica 8, ore 15.30, mercoledì 11, venerdì 13 maggio 2005, ore 20.30), il Teatro Regio ha dedicato un cast che aduna alcuni tra i maggiori interpreti verdiani a livello internazionale, potendo infatti contare su cantanti quali, per citare solo quelli che si dividono i quattro ruoli principali, Susan Neves (che al Regio è già stata applaudita nel 2003 in Nabucco) quale Elvira, Marco Berti (che al regio ha già cantato nel “Verdi in una notte di mezz’estate” e nel Macbeth per le celebrazioni del 2001) nel ruolo dell’eroe eponimo, Carlo Guelfi (già al Regio nella Figlia del reggimento, in Cavalleria rusticana e nel Festival Verdi 2004 in Simon Boccanegra) quale Don Carlo e Giacomo Prestia (anch’egli già applaudito al Regio nell’Alzira) nei panni di Silva. Alla guida musicale dell'Orchestra e Coro del Teatro Regio di Parma (maestro del coro Martino Faggiani) sarà il Maestro Antonello Allemandi, direttore che il grande repertorio, soprattutto italiano, ha diretto nei massimi teatri europei e che sul podio del Regio è salito in Ubu re, Bohème e Ballo in maschera, mentre la parte scenica è affidata per regia, scene e costumi all’estro figurativo innovativo e di grande impatto drammatico di Pier’Alli, uomo di teatro a tutto campo che, nell’opera lirica, ha creato spettacoli sui più famosi palcoscenici. «Ernani sembra essere il prototipo dell’opera ottocentesca – dichiara il maestro Allemandi -. Forse un’esagerazione, ma Ernani è anche questo: spingere all’iperbole anche un musicista che con quest’opera ha una lunga dimestichezza. Come in una sorta di catalizzatore musicale in questo capolavoro possiamo vedere raccogliersi quello che c’è stato prima, ma anche scorgere quello che ci sarà dopo: e se pure Don Carlo è diverso, Otello è diverso, Falstaff è diverso, quante cose possiamo vedere in Ernani, o meglio, ascoltare, che ci sembrano essere come il concentrato di un passato, e di un futuro…? Certo belcantismo donizettiano, se ci guardiamo alle spalle o, per rimanere “dentro” Verdi, il Terzetto del Trovatore, che sembra già riecheggiare in quello del prim’atto di Ernani, la grande scena di Carlo, che anticipa il clima musicale di Simone, e poi la scena dell’ultimo atto, che rivedremo svilupparsi nel Ballo in maschera…». Opera che vive in una vera e propria sfilata di alcune delle più belle e famose arie di tutto Verdi, Ernani è però anche opera di grande impatto drammatico. «In Ernani troviamo uno dei vertici del pessimismo verdiano – spiega Pier’Alli -: non è un caso che il protagonista si scelga da solo il proprio tragico destino e che non siano gli eventi del dramma a determinarlo. Ecco, l’immagine della tomba, questa idea della morte che aleggia fin dal suo inizio ha determinato quella della mia interpretazione visiva e scenica dell’opera, che poi prende corpo definitivo nella parte, centrale per molti versi, della tomba di Carlo Magno, che diventa così il fulcro di questa situazione. Le pareti che delimitano lo spazio scenico formano una struttura che dà l’idea di un’immersione in un mondo del quale e nel quale i personaggi sembrano essere prigionieri. La scena si apre con la visione del castello di Silva, ma le pareti (incise quasi a dare l’idea del bronzo, o del damasco, preziose e crudeli insieme) sembrano gole, con un’immagine che ritorna poi nel corso dell’opera, seppur con tutte le diversificazioni dello spazio che ritroveremo nelle scene seguenti. Questa idea dell’immersione è anche ambigua, perché, letta al contrario, è invece un’apertura verso l’alto che l’aria di Elvira, “Ernani involami” rende così bene. All’interno di questa struttura tragica c’è un arredo simbolico estremamente conciso: grandi specchi, una grande cornice che racchiude il ritratto di Silva assunto come un dato centrale e non in posizione marginale come indicato nel libretto, verso cui converge tutta la scenografia. Un’essenza simbolica molto forte che ritorna poi al termine, nel quart’atto, quando i ritratti che lo contornano, e che nel prim’atto erano confusi, quasi dei fantasmi, sono trasformati in finestre che guardano verso l’esterno, verso il cielo, a dare il senso di una festa che prelude già ad un’apertura verso l’alto, o verso il vuoto. Verso il Nulla. La cornice che prima conteneva il ritratto di Silva diventa a sua volta un portale attraverso il quale entra la Maschera: ecco come questi elementi d’arredo diventano simbolici, qualificando la scenografia; allo stesso modo, nel terz’atto, la tomba di Carlo Magno, una immensa statua che è il fulcro di tutta la scena, ruota - in una modificazione dello spazio che rispetto alle indicazioni del libretto è simbolica e non realistica - quando entrano tutti personaggi, aprendo lo spazio scenico che in questo modo permette di accoglierli tutti senza interruzioni del fluire musicale. Altrettanto simbolico è il fatto che tutti passino sotto la grande corona di Carlo Magno, simbolo di una corte che viene in questo modo solo accennata, spiegata senza dover ricorrere ad un cambiamento oggettivo che in questo momento sarebbe anomalo». ERNANI Dramma lirico in quattro parti di Francesco Maria Piave dal dramma Hernani di Victor Hugo Musica di GIUSEPPE VERDI¶ Edizione critica a cura di Claudio Gallico, The University of Chicago Press, Chicago e Casa Ricordi, Milano Personaggi Ernani Don Carlo Don Ruy Gomez de Silva Elvira Giovanna Don Riccardo Jago Interpreti MARCO BERTI CARLO GUELFI GIACOMO PRESTIA SUSAN NEVES NICOLETTA ZANINI SAMUELE SIMONCINI ALESSANDRO SVAB Maestro concertatore e direttore ANTONELLO ALLEMANDI Regia, Scene e Costumi PIER’ALLI Maestro del coro Martino Faggiani ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA Nuovo allestimento