LE·PACINE· DELI.: ORA·
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G. A. BORGESE
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.\LLE.\~Z.
MILANO · FRATELLI· TREVES ·EDITORI
FONDAZIONE
ISTITUTO GRAMSCI
BIBLIOTECA
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L' ITALL\ E LA ;\UOYA .ALLE.ASZA.
G.A. BORGESE
L'ITALIA
E LA NUOVA ALLEANZA
DEL ll1BDESIMO AUTORF. :
l
COSClEXZA DEL PASSATO. - BASI DELL'A\VENIRE
Studi di letfc1·atro-e mode me
ltalia e Gt:rmania .
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La gucn·a delle idee . . .
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lTALI.\ E FR.\..ClA .
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MILANO
fRATELLl
TREVES,
Eo1TOR1
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PBOPBIBTÀ
LB'fTEl\ARI \,
1 dir1/fi di rzp1·oduzione e di tradttzione sono n.servati
per· t1clli i pae:n, compresi la Svezia, la Koi·vegrn e l'Olanda.
A
Copynght by Fratelli Trevca, 1917.
Si riterrà contraffatto qualunque esemplare di quest'opera che
uon porti ii timbro a secco della Società Italiana degli .Aut.ori,
Ml11tno, Tip. Trcvcs.
LUIGI ALBERTINI
Coscienza del passato.
B o a GE!lt.
L' Italia
t
la
1111oi·a
al/ean:a.
Si dice, e parecchi ricorderanno le
ultime pagine del Niccolò de' Lapi di
~Iassimo d 'Azeglio, che nel cervello e
negli occhi dei decapitn ti permanga,
nei primi istanti dopo la separazione
dal tronco, qualche baleno di vila. Tanto più vale questa tenacia dell'istinto
di conservazione per le istituzioni sociali e le idee. Il 6 d 'agosto del 1806
Francesco d' Absburgo deponeYa la corona d ' imperatore romano ; il sacro
romano impero ufficialmente moriva.
i\la la morle ufficiale non coincideYa
con la morte naturale, che s'è fatta
aspettare centodieci anni ~mcora, sino
all'agosto del 1916. Dapprincipio parve
che l'eredità dell' Impero d ' Occidente
dovesse passare alla Francia · poi crol'
'
lata la costruzione napoleonica. Yen-
·' D e1dsclier
Kai~er
,.
13
12
nero decenni di febbrili nostalgie che
raggiunsero una curiosa espressione lirico-politica nella dieta di Francoforte; più tardi riapparve nel mondo un
<1 imperatore tedesco ».
La storia di questo titolo fu esplicitamente narrata dal suo r es tauratore,
Bismarck. !Accolto trionfalmente a J ena
nel .1892, tenne un discorso in cui confessò che gli era costato fatica persuadere il suo vecchio re «dcl fascino
ch'è nel titolo d 'imperatore, nell'intera rappresentazione dell'idea imperiale e IIlei rapporti storici, 1Che allo spirito
tedesoo suscitano il titolo imperiale e
la posizione dell'imperatore \). Aggiungeva a queste parole, non chiarissime,
che gli riuscì finalmente di persuader}(), ima ,che «questi lavori dietro le quinte », «questa diplomazia a casa propria» gli erano stati più difficili e più
complkati che le relazioni con l'estero.,
Che cosa m~eya reso a Bismarck così
;
ardua l'opera di persuasione? Nel discorso del 1892 egli risponde: la modestia personale di re Guglielmo. Ma
nei Pensieri e Ricordi troviamo run racconto più preciso di quel dissidio, ricco
di particolari che hanno p er noi , oggi,
ùopo la dichiarazione di guerra dell'Italia alla Germania, un immenso Yalore. Il re Guglielmo non voleva saperne di quel titolo pomposo. Esso gli
ricordava una antica autorità ch'era
contraria alla tradizione prussiana, ove
il Grande Elettore n'era stato oppresso
e Federico l'aveva combattuta. N oliamo subito, fra parentesi, che il titolo
di Kaiser a un orecchio tedesco non
suona come quello di Emperor of India agli Inglesi e nemmeno come quello di Empereur ui Francesi o di Za1·
ai Russi, ma suscita immediatamente
echi di storia medievale e si riconnette
al sacro romano impero ; che appunto su queste connessioni speculava Bis-
1.i
CCl~CIF.::\Z.\
Dl:I,
C01ifiitto tra Bismarck e G11gliel1110 I
I'.\S~.\TO
marck e a queste connessioni repugnaYa Guglielmo. Insistendo il cancelliere, il re si piegaYa; ma purché lo
chiamassero Imperatore di Germania
e non Imperatore tedesco: se no, meglio ntùla. La differenza fra i due tiLoli era profonda; rw10 era Hmitato
nazionalmenl<' e geograficamenlc, l'altro definiva soltanto la nazionalità del
signore senza cirooscriYere le terre e
i popoli su cui egli a\Tebbe ayuto signoria.
La difficoltà fu girala da Bismarck
~on un gioco di prestigio. Il granduca
<li Baden, da lui ispirato, che avevu
l'ufficio di portare il saluto al nuovo
imperatore in nome dei principi confederati, non disse imperalorc di Germania né imperatore tedesco ' ma senz'altro, imperatore Guglielmo. Il quale s'ebbe tanto a male di quella gherminella che, alla fine della cerimonia,
non salutò neanche Bismarck e così
)
)
15
continuò parecchi giorni, finché, conclude l'autobiografo con la sua bef·
farda noncuranza mefistofelica, i reciproci rapporti tornarono nell'antica
carreggiata. E rimase oramai acquisito il titolo che il cancelliere voleva:
imperatore tedesco (di Germania, si capisce, e di Germania soltanto, almeno
per ora).
Non era dunque un dissidio di natura psicologica, fra il modesto signore
e il men modesto consigliere, né di
natura araldica e protocollare. V'era
un)antinomia di alto significai.> politico
e storico. Guglielmo era un prussiano,
fermamente solida.le con la tradizione
libera.le, protestante, nazionale del suo
casato e del suo stato, e per lui, come
per tanta mai gente in Europa, ciò che
allora avveniva non era se non la restaurazione in unità e libertà del popolo tedesco fino allora oppresso. umiliato e diviso ; qualche cosa di simile,
16
COSC'U:.'\ZA DEL PASSATO
La Tl"iplice e il Sacro Impero
anche se in proporzioni maggiori, al
risorgimento della Grecia o delJ'Italia,
qualche cosa, ad ogni modo, di nettamente anti-Austria e anti-romano impero. Bismarck invece, non immemore
del suo gioYanile e radicato austriacantismo, si ride\ a dcl principio di nazionalità, e, in un modo o nell'alb.·o,
idoleggiaYa vasti sogni anacronistici.
Ai quali egli fece congrua, appena
che poté, la sua politica estera. Nel
Congresso di Berlino gli erano aperte, almeno teoricamente, due sb·ade:
favorire la Hussia contro l'Austria o
l'Austria contro la Russia. Preferì la
seconda perché più divergeva dal cammino delle nazionalità e perché gli rendeva possibile di stringere con la nemica del ' 66 rapporti che, in nuoYa
forma giuridica, lo avrebbero condotto alla vigilia della restaurazione del
Sacro Romano Impero. Conquistata
l'Austria, unificati in ciò -che conta (po-
litica estera e militare) tutti i popoli
di lingua tedesca meno gli svizzeri, non
rimane,·a che la conquista dell'Italia, a
compiere la quale la Germania bismarckiana fu generosamente aiutata dalla politica francese che, dopo a,·er tanto contribuito a metter su questo nuo' o stato, gli rendeYa intollerabile o addirittura impossibile la Yila senza un
accordo, per parecchi rispetti umiliante, con gli antichi padroni. Di qui le incessanti recriminazioni francesi contro
l'errore o addiriltura il tradimento di
Napoleone III colpeYole di aver crealo
w1 forte vicino alla Francia: recriminazioni, osiamo credere, finilc m1a YOlla per sempre nella primavera del
1915, quando s'è visto a chi la crealura di Napoleone III, fatta adulta dagli anni e da~li
eYenti ' tiaiovasse ) se
.._,
alla Germania o alla Francia se al'
l'antico padrone e alla liberatrice.
::\la certo, fin che fu adolescente e
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18
çQSCIENZ~
DEL PASSATO
quasi inerme, la nuova Italia appartenne al sistema politico tedesco. Sistema di stupefacente genialità, finché
resse. Era infalti grandioso il proposito d'indennizzarsi della perdita de]
Lombardo-Venelo con la manomissione dell'intera Italia, che avrebbe liberato qualche suo membro dalla servitù di diritto per cedere, senza neanche avvedersene, tutto il corpo a una
servitù di fatto. Tanto più grandioso,
quanto meno brutale e più spirituale
doveva essere la violenza da adoperare per conseguire lo scopo: non violenza di fatto, ma forza mentale che
sfruttava senza residui gli errori altrui,
facendo apparire agli Italiani la loro
minorità politica sotto il larvato vassallaggio austro-tedesco per la più f elice condizione di vita e di sviluppo
che le circostanze le concedessero. Altra era, naturalmente, la v.i.sione che
della Triplice ebbe l'Italia: la quale,
L'Italia nella T,·iplice
finché poté, per lunghi decenni, se ne
giovò, e, quando gli scopi tedeschi
Yennero in piena luce, la ruppe. Solo
nell'agosto del 1914 potemmo comprendere a quali fini i più farli contraenti indirizzassero la Triplice Alleanza e a quale naufragio fossero
~lati condannati i tentalivi <lei lriplicisti italiani. In realtà YoleYa. rinascere (con una Yolontà centrale di
gran lunga più compatta che nei secoli anteriori) il Sacro Romano Impero di Nazione Germanica. Di questa restaurazione, che avveniva senza
pompe e sfarzi pericolosi, la coscienza non fu largamente diffusa. Se n'ebbe
tuttavia qualche interprete, anche in
Italia; e in Germania, fra gli altri,
il generale Yon Bernhardi. Medievale
e austriaco di mente, a differenza del
suo nonno, era il nuovo imperatore;
medievali e auslriacanti furono le motivazioni della grande guerra.
20
COSCIE~ZA
DEL PASS.A'l"O
La ricostruzione era formalmente genialissima, ma non aYeYa fondamenta
vive. Era buona per tempi di bonaccia.
La vera barbarie dei Tedeschi, a
pensa.rei bene, consiste nella lentezza
con cui essi si impadroniscono della
reallà effettuale. Ciò vale tanto dei loro rapporti personali e psicologici, nei
quali la f amigerala rozzezza viene più
che da cattiveria d 1 animo da incomprensione dell'interlocutore, quanto dei
loro rapporti nazionali e politici, nei
quali è tragico destino del popolo tedesco lavorare su dati di fatto oltrepassati. La necessità dell'Impero Romano è una di queste utopie anacronistiche. Vi fu tempo in cui non si
conobbe lermù1e medio fra anarchia
A.;1acyonismo dell1Uka imperiale
_, .)
21
e monarchia, così nelle costituzioni inlerne delle singole società come nelle
relazioni delle società fra loro. Ma la
grande fatica e la gloria precipua del
mondo classico consistette appunto in
questo: nella ricerca cli un termine
medio. Il troppo spregiato Cicerone inLuiva già, nel De Republica, i capisaldi essenziali di quello che poi sarà
il costituzionalismo inglese; e Roma,
dopo aYer ridotto a unità monarchica le dispersive e aleatorie convivenze
di tribù e di città in cui era frazionato il mondo antico, andò differenziando e lasciando differenziarsi alcmu
vasti nuclei di quell'organismo, cosicché, al Suo sparire, esisleva già più
che uno schema tli quelle che oggi
sono la Francia e l'Italia. Differenziarsi e spedalizzarsi è norma non solo
della vita naturale, ma della vita storica. Se non che i Germani, entrati
tumultuariamente in quel mondo ove
22
C"OSCIF.NZA DEr, 1' A!'S.ATO
lcrmcnlava.no nuove po1:>sib1hlà d1 vita,
furono affascinati dalla imponenza di
ciò che mori,·a anzi che dalle promesse di ciò che napceva. Ed è in
gran parte effetto di questa lirica fissazione, se tanta storia medievale e
moderna si riassume nella fatica sisifea cli restaurare l'Impero Romano_,
restaurazione di cui nessuno aveva la
forza e nessuno sentiva sinceramente
il bisogno. Se un uomo si proponesse
oggi di governare il suo paese con
l'autorità despotica di un antico tiranno, non sarebbe più stolto di un popolo che pensi a organizzare il mondo
nroderno su per giù come Roma organizzò il mondo antico. Ma i Tedeschi,
è cosa già detta, non credono nel muro. se non quando ci hanno sbattuto
il capo. E sarà questo, in definitiva,
il guadagno più concreto che l'Europa caverà da questa guerra: che nessuno crederà più possibile ridurre al
La ,·ivolta itnlia11a
-- - -----
voler proprio lulti gli altri e che 11
regime repubblicano Yigerà fra le nazioni come già vige, più o meno svolto, n elle singole nazioni.
Da questo punto di vista, guardando al crollo definitivo dell'idea imperiale, s' intende pienamente la parte
capitale che l' Italia ha avuta nella
guerra. Di un impero modellato sul
romano l'Italia è l'asse insostituibile.
Essa è la garanzia delle comunicazioni con l'Africa e con l'Oriente. L'idea'
intorno alla quale hanno tenacemente
lavorato i Tedeschi prima e durante la
guerra, di trovare un succedaneo alla
penisola italiana nella penisola balcanica, era per noi non meno pericolosa di un'idea imperialista che mirasse alla conquista diretta dell'Italia.
Se uno stato continentale domina i Balcani finirà per dominare anche l' Appennino, e viceversa; ed è proprio questa interdipendenza dei. due problemi
Da Legnano a Gorizia
che rende così <lelicalo il problema
adriatico. Per la Germania si tralta~~
L. battere e rendere innocui i nem1c1
u
d' Occidente e d'Oriente per slabT
1 ire,
in modi diversi secondo le opporlunilà e i luoghi, la sua signoria sulle
penisole del sud, e, attra,·crso quest~ ,
sul mondo orientale fino al Golfo Pe1sico ed oltre.
La condolla dell' Italia, prima e anche
più che carattere di gt:e:ra,_ ha. aYuto
caratlere di ribellione. E 11 g1arclm dell'Impero che s 'è rifiutalo all?mpero.
E questa rivolta ha a\'uto ripercussioni fatali nella penisola contigua. Per
compiere lolalmentc l a sua e,· o.lt~zione, d alla dichiarazione cli neutrahla alla dichiarazione di guerra alla. Ger.
mania, l'Italia ebbe bisogno d1 circa
venticinque mesi.· i:: 1m tempo abbastanza lungo se si pensa ai trentatre
anni della Triplice Alleanza, relativamente breYe se si pensa al sistema
millenario di cui la Triplice non era
o non voleva essere che la più moderna incarnazione. Forse nessun alLro motiYo vale quanto queslo motiYo
storico e psicologico a spiegare l 'indugio fra l'intervento e la rottura
aperla con la Germania.. \ Gorizia, per
la prima ''olla dopo Legnano, un esercito, tutto quanto di genti d'Italia) batteva l'esercito imperiale.
Ma, dopo Legnano: gli Italicu1i non
osarono distaccarsi dall'idea di quell 'impero che fu loro. Batterono i guerrieri, e si umiliarono al duce.
Deh come allegri e rapid.t sì sparsero gli squilli
de le trombe teutoniche fra il Tanaro ed il Po.
quando in cospetto a l'aquila gli animi ed i ...-essilli
d'Italia :;"inchinarono e Cesare passò!
,\'ersi famosi che molli aYrcblJero Yolentieri ripetuti seuz'ironia, sperando
che anche oggi l'Italia battesse il vassallo senza osare guardare in viso il
signore e poi s'accordasse con lui chieBOROESE.
L'Italia e la nt'ova allearua.
"
COSCIE:NZA DET, P.\SSATO
dendogli quasi grazia. :\fa, dopo la seconda Legnano, dopo la conquista di
Gorizia (terra storicamente pertinente
all'Impero germanico), l'Italia non ha
fallo atto di ossequio all'Impero. Essa
ha rinnegalo formalmente l'Impero,
l'idea nata in lei e abusata, contro la
logica della slorìa, dall'erede nordico.
Ciò che non osò mai finora, la guerra
dichiarata all'Imperatore Romano, è
ormai un falto compiuto. Il fantastico
Yalalla politico, durato da Carlo Magno a Bismarck, è, da oggi, tutto in\
Lero nella caligine del passalo. Questa
è la coscienza che spetta all'Italia 'di
ciò ch'essa ha fatto.
Basi dell'avvenire.
Le nazioni coalizzate, se la guerra
finirà com'esse sperano e vogliono, saranno sfuggite al pericolo della servitù e della morte ciYile ccl avranno
costituito , effettivamente p er sé , potenzialmente per quelle che, decaclulc
o immature, si tennero lontane dalla
lotta, il diritto dei popoli all'autonomia maleriale e spirituale. Dalla guerra dei lre anni sarà uscito, purificalo
d'ogni dilettantismo parolaio, il principio delle libertà nazionali. come da
quella dei trent'anni uscì il principio
delle libertà religiose e dalle napoleoniche furono imposti i cosiddetti diritti
dell' uomo. Resteranno indubbiamente
strascichi, non difficili, comparativa-
~o
1
BASI DELL A VVENJRE
mente al sangue e al fuoco che occorse per il grosso dei problemi, a
regolarsi; e le zone di nazionalità miste ed ambigue finiranno gTadualmente per assestarsi nelle transazioni consigliate da necessità geografiche ed economiche. In complesso si può sperare
che, finita la guerra, l'umarùtà si trovi ad aver sorpassato la più gran massa delle questioni attinenti al principio di nazionalità e cominci a soffrire e a lottare per altri sogni e altri
bisogni.
Ma è anche probabile che sia questo, da un punto di vista politico, l'unico risultato conclusivo e approssimativamente definitivo dell'immensa
mischia. Speranze di un illimitato aYvcnire di tenera pace tutto dedito n
,u.n tranquillo e amichevole lavoro, quasi bucolico e arcadico, non son rimaste, dopo l'aspra prova, che in poche
solitarie anime puerilmente ingenue. Il
Costrt1zioni politiche del dopo-guerra
;31
domani appare, certamente, meno sanguigno, ma non meno grigio e ferrigno,
grave di pesi da equilibrare, irlo di
contrasti sordi e diuturni, complicato
di multiple interferenze. È il colore e
la pressione della lava che succede al
bagliore e al fragore dell'eruzione. E,
sebbene l'alba della vittoria s'intravveda appena, è già cominciato, è anzi,
se consideriamo la nota a " 7ilson ) 0!ri.à
largamente avviato presso i popoli della coalizione un lavorìo simile a quello di cui la Germania f ermenla da più
che un anno, da quando lassù, sicuri
di aver vinto, segnavano confini, slabilivano protettorati, costruivano un
1l!ilteleuropa che traboccava abbondanlemente nell'Asia. Si \:uole già guarda.re
in viso la realtà internazionale del dopo-guerra.
Il domani della villoria sembra che
le nazioni coalizzate dovrebbero avere
l'aspetto di un gruppo di cittadini la
Le
32
ci1~que Gra1~di
Potenze
33
Il.A.SI DELL'..l"fV.i!HllE
- ----
-- - -
------
sera dopo le barricate. La rivolta ha
tdonfato ; il pericolo della tirannide è
Yinto. Si tratta ora di vedere in che
modo essi organizzeranno la loro libera vita, in che modo, nel caso che
presumiamo relativamente prossimo, si
costituirà la repubblica delle nazioni.
Alla Germania vittoriosa sarebbe stato,
c;>mparativamente, agevole ordinare i
frutti della vittoria· è difficile infatti
mantenere le tirannidi, non è difficile
istituirle, quando un individuo o un popolo ne abbia mostralo la forza e possa provare ogni nodo gordiano al filo
della spada. Ma per la cosiddetta Quadruplice, la quale già conla dieci soci
belligeranti, il problema sarà tanto più
arduo quanto più numerose saranno
le nazioni, alleate, neutre e nemiche,
cui essa vorrà' o dovrà riconoscere pieno diritto di cittadinanza. Anche se
durante il lungo conflitto e le laboriose trattatiYe inerenti alle nuove ade-
sioni armate si siano determinati fino
al millimetro i futuri confini delle madri patrie e dei dominii coloniali re'
steranno pur sempre le reciproche gravitazioni e i più intimi aggruppamenti
poli lici da stabilire: cose quesle che
soltanto lunghi e complessi giochi di
forze possono generare e che nessun
diplomatico di guerra saprebbe prefiggere esaltamente all'attivilà cli quelli
che torneranno dal campo.
,\ll'ingrosso si Yede che, dunu1te la
guerra, è sfuggito all'Europa - comr
fatalmente doYeYa a \'Venire da quando
compan·e il Giappone nella grande storia - il controllo della razza ocrialla ' e
che sulla riva occidentale del Pacifico
va assumendo linea e figura un nuovo
impero mondiale. Si vede anche la potenza degli Stati Uniti propagarsi quasi
silenziosamente fino al canale di Panan1a, la Russia avvicinarsi alla realizzazione del suo programma storico,
Pnaizirme r.r111i1•or.n ile/le nazioni latine
B.A.SI DELL'AVVfu'ilRE
e l'Impero britannico, anche se profondamente dissimile da questi tre
blocchi per la sua discontinuità geografica, saldare con ogni possa i vincoli fra le sue parti per darsi garanzia di durata. E s'intravvede che, almeno per lungo tempo, questi quattro
giganti possano vivere in buona armonia, preoccupati di prevenire ritorni
offensivi del germanesimo, il quale, raramente inventivo in politica, avrà un
ottimo precedente psicologico nello spirito francese di revanche e sarà forse
fuso e cementalo dalla dura prova non
meno di oome sarebbe slalo dal trionfo, e, disponendo cli circa cento milioni di uomini che non sono gli ultimi degli uomini, non decadrà nel
limbo degli umili di questa terra, o,
se vi decadrà, vi rimarrà per poco
tempo.
L'Impero britannico, la Russia, l'Asia
orientale, gli Slali Unili d '.\mcrica, c.
..,...
prima o poi, la iinnovata Germania:
questi cinque grandi astri si vedono
già'. nel cielo storico di domani, ciascuno con la sua luce, con la sua
solidita, col suo volume, con la sua
orbita. ì\fa accanto ad essi vi sono nebulose politiche con nucleazioni o imprecise o insufficienti , innanzi alle quali
si apre una doppia serie di possibilità : o condensarsi intorno a nuovi
ccnlri in modo da costituire altre masse capaci di muoversi liberamente fra
le cinque grandi Potenze che abbiamo
annoverate, o precisarsi in strutture
più limitate e modeste, ciascuna delle
quali fungerà da peso di compenso nelr equilibrio fra le maggiori e manterra
la sua autonomia gravitando ora verso
l'una, ora verso l'altra delle Potenze
mondiali. In questa situazione problematica si troveranno le nazioni, slave
e non slave, del sud-est europeo: e
le nazioni latine.
36
L'esempio balcanico
BASI DELL1A.VVENIRE
37
piena.menle H guslo di molti occidentali che avTebbero ben Yolentieri scrit'
lo un inno geneUiaco alla nuoYa grande potenza, destinata in pari lempo a
sbarrare la via del sud al pangermanismo e la via dell'oYest al panslavismo . .Ma. im~ece di questo, si ebbe la
seconda guerra balcanica. Gli Stali balcanici, inYece di comporre la nuova potenza, furono attratti nelle orbite delle
potenze già esistenti. :Malgrado questo,
scoppiala la grande guerra, gli occidentali, idolatri della logica, pensarono che
ciò che nel 1912 fallì per gl'intriglù
dell'Austria dovesse riuscire nel 1914
o nel 1915. La defezione della Bulgaria
offese in essi non tanto il senso morale quanto il buon senso e il gusto
delle proporzioni sapienli. E, poiché
la speranza è l'ullima a morire, molti
sperarono, fino alla lristr campagna
rumena dell'autunno 1916. nel ravvedimento e nella oonYersione della Bul-
Un esempio desunto dalla storia recente mostrerà la difficoltà della soluzione. Quando, in seguito alla prima
guerra balcanica, la Turchia europea
fu ridotla quasi al nudo possesso di
Coslantinopoli, molti politici da taYolino pensarono di dovere assistere, fra
mesi , fra settimane, ai natali di una
nuoYa grande potenza. Era facile, a
parole, comporre i popoli greco. serbo
e bulgaro in una federazione cui aYrclJbe avuto accesso la Romania. Un domani, più o meno prossimo, aYrcbbe
completato i loro lerrilori con l'acquisto <lella. Transilvania, della BosniaErzegovina, cli uno sbocco adriatico ;
si poteva anch e pensare che Costantinopoli, strappata un giorno o l 'altro
al turco, fosse destinata ad essere la
loro capitale anfizionica. Così il problema cli Bisanzio, secolare rompicapo, avrebbe avuto una soluzione elegante e inaspeltab : tale eia soddisfare
----
:38
BAbl DBLL'.A.YVENIR E.
garia. E, se la guerra finisce come noi
vogliamo, non mancheranno consiglieri
<li unione e di concordia agli S tali dcl
sud-est. È evidente ch'essi sarebbero
più farli e più felici e gioverebbero,
slandosene tranquilli fra loro, alla tranquillilà degli altri. U11 consequenziario
pronubo di nazioni troverebbe forse
giusto ed utile che non solo una neonata Croazia, ma anche un'wniliata e
mulilala Ungheria, ma perfino un'ipotetica Boemia e una ipotetica Polonia
si serrassero accanto agli Stati danubiano-balcanici> cosUtuen<lo una vasta
alleanza federaliva, la quale, tramite
fra Oriente e Occidente e reciproca
difesa dell'uno conlro l'altro, provvederebbe al benessere dei suoi soci, garantendoli dal rischio di divenire preda
o campo di battaglia dei potenti. Può
essere che questa sia la più logica delle
soluzioni e può anche essere che la logica sia> in definitiva, destinata a tri-on-
L .aeale rlell'11 ninne latina
·3!l
fare. ~la nessuno può fissarle il tempo che le occorrerà p er debellare le
feconde slogicature di cui è carica la
,·ita.
Profondamente dissimile nelle proporzioni e nei fattori storici, non è
in tutto dissimile quanto a configurazione il problema dell e nazioni latine.
J':. eYidente che nessuna cli esse> nemmeno la Francia, potrà con le sole sue
forze esser pari ad uno dei grandi
blocchi mondiali. Ed è facile cscoaio
Lare un immenso blocco latino costiLuito di Francia> Italia e Iberia > bcreograficamente compatto in Europa> possessore di ten·e sterminate in Africa
e in Asia 1 capace d'esercitare un'attrazione irresistibile sull'America meridionale, fraternizzante già da seooli
nelle lingue, nella religione, nella vita
del sentimento e dell'intelletto, in nessun punlo lacerato dai sanguinosi contrasti etnici che fanno cosa di sogno,
40
malgrado ogni consiglio della Jogica,
un'amicizia serbo-bulgara. ì\fa non è
meno facile, anche senza dilungarsi in
un'indagine delle cause, constatare che
le accessioni dei popoli Ialini alla guerra, dopo quella immediata della Francia, furono drammaticamente contraslale. che la Spagna è neutra, che molle simpatie filogcrmanc sono diffuse
in questo paese e in alcune repubbliche
dcl Sud-America, che l'idea dell'unione Ialina suscita innmuerc,·oli diffidenze ccl ha ancora un colorito poetico
che la rende a colpo d'occhio diversa
dai programmi politici dci Russi o dei
Tedeschi o dei Giapponesi.
Quest'idea latina è un polo, positivo
o negati,ro, della noslra yita futura.
Quel che è cerlo è che noi andiamo
Ycrso il giorno della pace con un programma, per necessilà di cose, meno
Yaslo e sicuro degli altri belligeranti,
che le basi dcl noslro aYvenire mon-
41
cliale sono ancora malcerle, che non e
troppo presto per meditare su questo
avvenire il quale gia cli,·iene imminente, e che y 'è solo un mezzo per non
staccare la me<litazione dalla realtà c
per renderla capace di condurre a un
risultato : pensare <la un punto di \ista nettamente e fermamente italiano.
Bo111n:n:. L 'I•alia e la
111101•11 11llt 1111:n .
,,"
L'Italia come esistenza
e come potenza.
Italia e Francia.
V'è per l'Ilalia, come per ogni altro
organismo, un problema di esistenza
e un problema di potenza. Essa ha bisogno di sentirsi solida e coerente nella sua struttura, ed ha bisogno di realizzare l' avanzo delle sue forze nel
mondo circostante. Possiamo attendere
da quesla guerra la liquidazione dell'idea dell'impero universale, non la dislruzione dei singoli imperi che sono
realtà di fatto e tali rimananuo finché vi sia.no sulla terra popolazio1ù e
popoli, cioè a dire masse , come sono
le africane e in gran parte le asiatiche)
inconsapevoli di sé e incapaci di selfcontrol e nazioni che, sapendo reggere sé medesime, sono chiamate al
dovere cli amministrare le razze in istu ...
•
46
to di minorità. Gli imperi sussisteranno
anche finché \'i siano terre che i loro
ubilanti non bastano a fecondare e terre che non baslano ni loro abitanti.
Supponendo che un giorno 1 intero pianela possa essere simile all'attuale Europa, abitato da popoli lulli quanli
adulti se nza né primitivi né tlecaduli,
si può anche s upporre che agli attuali
imperi succedano conglomerati federatiYi di nazioni affini. L'Inghilterra, la
più esperta politicamente di lulte le
potenze, ci offri:' un paradigma esauriente per la storia di ogni imperialismo. Dalla guerra dei cent'anni apprese, prima d'ogni altro, la necessità
cli rinunziare a ogni programma di
conquista europea, e, mantenendosi soslanzialmenle fedele a questo concetto
ùi astinenza, si guadagnò. malgrado
lutto, quella fiducia dell 'Europa che
le permise di lavorare indislurbata alla
costruzione del suo impero oceanico
47
L 'Impero r gl'imperi
Dalla riYoluzione americana apprese
poi a distinguere nettamente fra i soggetti partecipi della sua lingua e della
sua cultura e le popolazioni di colore.
Oggi essa ha una duplice funzione:
~O\Tana in Egitto, in Africa centrale,
in Asia, Yi regge un tipico impero coloniale, di quelli che conobbe il passato e manterrà l'avvenire finché l'orbe intero non sia civilizzato; prima
inter pares nei suoi rapporti con l'Australia, con la Xuova Zelanda con l'U' va conione sudafricana, col Canadà,
struendo un modello di quelle che saranno le federazioni tra popoli affini.
Ciò che distingue la Germania dai
suoi nemici non è che l'una sia imperialista e gli altri no. i\Ia l'imperialismo di quella è smisuralo: potenzialmente esteso a tutta la terra avido
di signoria sull'Europa stessa e, in questa, su popoli di ciYiltà almeno pari,
ed è perciò ana.cronislico e incapace di
)
48
Il problema dell'upan3ione italiatta
tradursi in realtà; mentre l'imperialismo degli altri è extraeuropeo e conscio della sua transitorietà e dei limiti
reciproci. Ad un imperialismo di quesla seconda forma l'Italia. oltre ad esservi spinta dal suo slancio vitale. t!
autorizzata dalle sue recenti pro\ e storiche. La rapidità, con cui, in circa
mezzo seoolo, essa ha organizzato su
macerie millenarie uno stato moderno e ha fuso in una compagine strettamente unitaria genti diverse e anche
parzialmente avverse dando ad esse in
pochi decenni perfino quella lingua
viva, parlata e scritta, che i letteratj
elucubravano dal trecento è uno dei
più alti prodigi che possano citarsi acl
onore delle virtù civili di una razza.
E ciò ch'essa ha fatto nel suo macrro
o
campionario coloniale, conseguendo nei
rapporti fra dominatori e indigeni risultati che i Tedeschi sarebbero ben
lieti di sapere imitare. è ganmzia cli
)
-i 9
ciò che potrebbe quando avesse un vero e proprio impero. Al quale essa
non tende per fatue velleità ambiziose, ma per la necessità che spinge ogni
cosa vivente alla sua più Yasta e complessa manifestazione, per la stessa necessità che comanda a un albero forte
di estendere le sue radici, a un fiume
gioYane cli ricevere gli affluenti e di
giungere allo sbocco con lutto lo splendore e il Yolume delle sue onde arricchite. L'Italia di oggi è un albero
che senle mancarsi la quantità necessaria di terreno, è un fiume che finisce in palude. I suoi figli troppo
numerosi si sperdono in organismi statali stranieri, come si disperdono le
acque cui manchi un letto regolare e
profondo. Sente la capacità di diYenlare nel corso di alcune generazioni
un popolo di cento milioni, e sa che
le sono contesi i mezzi di sviluppare
questa sua capacità
0
L !1'.\LU. ~!!I!ITE?'Z.l E POT.K!>Z.I
*
Il caraltere più singolarmente dram-
matico della recente storia d'Italia si
' ritrova nella contemporaneità con cui
essa ha dovuto affrontare il problema
di esistenza e il problema di potenza.
reso urgente dalla rapidità con cui si
andaYano sistem,1ndo le zone d'influenza in Asia e in Africa. Questa complicazione spiega molte perplessità della
sua politica fino al giorno della guerra europea, anzi fino al giorno del
suo inten·enlo. Non era privo di ogni
base il ragionamento di chi sosteneva
doversi l'Italia tenere stretta a stati
di. scarsa o nessuna espansione coloniale quali erano In Germania e l'Austria, poiché non da una sconfitta di
queste, ma da nn'eYentuale decadenza
dell'Iughillerra e sopraltu lto della Fran-
Jfotfri e difficoltà dell'i11tcri.1e>lto
51
eia essa poteva attendersi l'acquisto delle lerre necessarie al suo eccesso di
forza. Jia, guardati a fondo. tutti i
ragionamenti frigidi e supremamente
• realistici » nascondono un errore di
logica. Quelli che pensavano così vole,·ano risolvere il problema di potenza saltando a pié puri il problema e.li
esistenza. L'Itali<l aYen1 potuto viYere
transitoriamenle, in un periodo e.li instabile equilibrio, con uno slato straniero profondamente incunealo nel suo
lerritorio. :\fa se la Germania, in 'irtù
dell'ausilio italiano. di\·enivu padrona
d 'Europa, a che sarebbe senito l'impero coloniale che la vittoriosa avrebbe, supponiamo, affidalo alla Yassalla?
Disponendo, direltarncnte o indirettamente, <lei Yalichi alpini: c. in ogni
modo, quand'anche le ooncessioni europee fossero andate mollo <li là dal
parecchio. così strapotent<' da tenere
crtwlunquc opposizione in non cale,
52
avrebbe considerato l'Italia oome sua
long·a manus verso l'Africa e l'Asia.
La schiavitù non muta per mutare che
l'accia il melallo della catena. E il nostro cadavere nazionale sarebbe rimaslo cadaYere anche se coperto d'oro.
Da un esito vittorioso della guerra
noi possiamo sperare la costituzione di
un saldo e permanente equilibrio e la
chiusura dell'Italia in confini così netti.
lra i mari e i ghiacciai, che la rendano simile a un paese insulare e sislemino per sempre la sua posizione
territoriale em'opea. Vale a dire che
possiamo sperarne la soluzione del nostro problema di esistenza. Ma il problema di potenza rimarrà aperlo. Per
quanto larga presumiamo di tagliarci
la nostra parle nel giorno della pace,
non potremo a\'ere che un impero scisso e frammentario, ove le montagne,
le isolr e i deserti (specialità dell 'espansione ilaliann) Q\'ranno pur sem-
Debolezze dei tre stati la.fini
53
pre una noteYole preYalenza sulle zone
cli popolamento, e le YÌC di comunicazione resteranno sotto il controllo di
potenze maggiori. Per lungo tempo saranno escluse possibilità di nuovi assestamenti, anche senza tener conto
della slanchezza che seguirà alla lolla e dei legami di simpatia sentimentale e di paziente tolleranza che la
lunga fraternità d'armi avrà slabiliti
fra i vincitori.
A questo punto del discorso s'inserisce il programma dell'unione latina.
Se per l'Italia è arduo il problem:c1
della sua futura situazione internazionale, se per la Spagna è evidente che
non potrà valere gran che altro che
appoggiandosi ad altre forze, più spinosa ancora è la questione per la
Francia. Quanto all'impero e alla ricchezza essa è pari o superiore al germanesimo, allo slavismo, all'Inghilterra, all'America, al Giappone, a tutte
IT.AT.!.\ 1'. PnA!>TJ.\
lr. grandi potenze di cloman.i. Quanto
a forza demografica è cnormemenle
inferiore a ciascuna. La sua in!elligenza e i suoi cenlri ,·olitivi sono prodigiosi: i muscoli sq cui essi comandano 50no. in paragone. alqnanlo sotlili e denutriti. L'Italia, e meglio ancora
che l'Italia la Spagna. non ha ricchezze ed imperi sproporzionati alk sue
membra, e però non suscita feroci
invidie; la Francia si ll'Ova nella situazione di dover perennemente proLeggere, conti'Q l avidità del Tedesco
una imm.ensa fortuna. La Spagna è'
internazionalmente impregiudicata, e
l'Italia è, di tutle le potenze coalizzate,
quella che ba maggiore clasticilà di
movim.enti. sia nell'orbita dell'alleanza
attuale verso la Russia e l'Inghilterra.
sia, in un lontano avvenire anche se
preferirà. come noi crediamo. respingere questa possibHilà, verso i vinli di
domani. presso i quali essa è meno
)
compromessa cli tutte le altre, avendo
avuto, meno che tulle k al lrc, i motivi
e i modi cli minacciarli nei loro pnnl i
vitali e di aspirare, p. e.. a Danzica o
al canale di Kiel. .\1 contrario la politica estera della Francia rimarr~. in
certe direzioni, inesorabilmente compromessa.
Dall'esame delle deficicnzl' e dei bisogni cli ognuno scaluriscC' la proposta dell'unione latina. Basterebbe che
l'Italia e la Francia si accordassero'
perché la Federazione Lalina diYenisse in qualche tempo un folto compiuto.
L 'unione stabile cli Francia, Italia e
Spagna, cui accederebbero i minorL
coi loro imperi, con le loro influenze,
eon le loro risorse di ogni b<Tenere ) soddisfarebbe ai bisogni di tutti i contraenti, liberando ciascuno dalla necessità di destreggiarsi nella manovra
politica. Nessuno di essi sarù soggetto
nl pericolo del satellitismo Un nuoYo
06
JT..lLU E l"JUNCIA
L'idea del Bonla,.,te
sole. fornito di luce autonoma, splenderà fra gli altri soli imperiali della
l erra.
Dell'unione Ialina si parla un poco
in Italia, e più che un poco in Francia. Il rappresenlante più autoreYole e.
insieme, più rigido di un punlo di 'ista
intransigentemenlc italiano è il Bonl'ante. Egli ragiona all'incirca così: l'alleanza fra l'Italia e la Francia sarebbe
imp-0ssibile, perché dovunque gl'interessi dei due paesi verrebbero in collisione. È possibile invece la fusione che
eliminerebbe lutti i motivi di attrito.
In altri termini egli vuole che si costituisca mm specie cli stato dualista, una
Francia-Italia con organi comuni che
provvedano all'uso delle armi comuni e alla clif esa dei comuni beni.
Citai l'opinione dcl Ronfante a un rap-
57
presentante del punto di' vis
· t a f ranc~se, a Louis Bertrancl, e, per semplificare grossolanamente, gli chiesi: <1 Sar~sle_ '~oi_ disposto a riconoscere parità
eh d1ntt1 agli Italiani e alla loro lingua in tutto il Yostro impero?» .Al che
eg~i amabilmente rispose. Kon so, ma
nu pare che, senza troppo complicar
le cose, si potrebbe lasciar la linaua
italiana a Rodi e a Tripoli, la lin;ua
francese a Tunisi e ad Algeri.
Più tardi, nella Revue des DeuxMonde_s del 15 settembre, il Bertrand pubbhcaYa un lungo arlioolo, pieno di nobilissimo fervore, in pro dell'unione
latina. Egli la ritiene necessaria, indispensabile, e crede che gli uomini d'ingegno e gli uomini di cuore se ne
debbano fare un aposlolalo. Quanto
ai parlicolari gli sembra che potranno
sludiarsi con comodo. L'idea della fusione degli imperi gli pare frettolosa e
semplicista. Afferma che il destino stoBOR<.ol!:llF.. L'Italia e la 111101•a a/lt'a11:a
C'n pro.1mmmn minimn di nllennzn
IT..UJ.\ F. l"JtA ~C1 A
rico d'ItaUa è YOllo Yerso il levante
ecl esalla l'esempio dell'Algeria oYe. h1
meno di mezzo secolo, è nato e cresciuto un popolo neolatino originario
di tutti j paesi del Mediterraneo occidentale, miscuglio di Francesi, d'Italiani, di Spagnuoli e di }fattesi.
La bellezza del sogno latino esige
la massima lealtà di linguacraio
da
ot:>
quelli che lo amano. Ci sarà perciò
permesso di dire che gli esempi tolti
dall'Africa nordoccidentale non sono
parlicolarmentc incoraggianti per l'Italia e che sarebbe bene cvilarc perfin l'ipotesi che qualcuno concepisca
il nostro paese, nella futura unione
latina. come una miniera d'uomini snazionalizzati per la Francia e J'impero
francese e quest'unione come una soci età in cui siano in comune i mezzi
di difesa e non le fortune da difendere.
Ma, d'altro canto, biS-Ogna riconoscere, alla prova dei fatti, che uno sche)
ma logico come quello del Bonfanlc
urla contro ostacoli pratici e sentimentali oggi insormonlabili, essendo difficilissimo che gli Ilaliani non Ycclano
nella fusione con un paese più forle
e storicamente più esperto una rinunzia lan·ata alla loro irnlipendenza e
che i Francesi non inkrpretino un
progello di questo genere come un lcntativo di manomissione clcll'impero che
essi conquistarono col loro laYoro e
col loro sangue.
Si può guardare Yerso una mèta più
modesta e più vicina: desiderare che la
Francia si renda conlo delle nostre necessità di espansione e ci faciliti almeno l'acquislo di una Yasta colonia di
popolainento in LeYante che Yarrebhe,
oltre il resto, a cicatrizzare l'ancora dolenle piaga tunisina; far sì che si stabiliscano in Africa rapporti di effettivo
buon vicinato con gli oblii che sono neces..~ari da una parte, con le concessioni
L'Italia net si3uma a1itigcn11anico
(jQ
t;l
lT J.LlA E PR.U\CU
chr sono necessarie dall 'altra , escogitare un nwdus uiuendi per la nostra
mano d'opera, per le nostre scuole, per
la nostra lingua nell'impero francese:
cercare studiosamente le linee cli coincidenza degli interessi italiani con gli
inleressi francesi e scavarle forlemenle cosicché diYentino solchi profondi
e la realtà dei Yantaggi conseguiti disperda anche l'eco delle antiche querele e la nuoYa a!leanza si addimostri
così vigorosa da spegnere, di là. dalle
Alpi, le ullime gelosie, di qua dalle
Alpi gli ultimi lenaci. rimpianti del sistema crollato della Triplice Alleanza.
Sono m·o ltissimi in Francia che sentono, anche senza adottare l'idea federale dell'Unione latina ' l'utilità la necessità. di una dureYole e intima alleanza italo-francese la quale equilibri i
rapporti dell'uno e dell'altro contraenLe verso l'Inghilterra e la Russia. Far
comprendere a quelli Lra questi nostri
)
....
I
I
amici, che non ne fossero ancora abbastanza edotti, l'improrogabilità delle
aspirazioni continentali e coloniali italiane; illuminarli sulla vanità di sperare che i popoli balcanici costituiscano una barriera sufficiente a contenere
i futuri ritorni offensivi del germanesimo e sull'insegnamento politico e militare cli questa guerra, ùa cui, se risulta che gii Stretti ùeYono essere in
mano della Russia. risulta anche, con
lo stesso proce<limcnto logico. che le
chiaYi occidentali della Balcania devono essere in mano cli un·altra grande
potenza dell'Intesa i persuaderli, fatica
non ardua, che, se l'Italia è inc.lispensabile a uu sistema internazionale anligerm~mico , è indispensabile un'Italia
conYiuta di aver raggiunlo uun lutcla
integrale dei suoi diriltL non un'llalia
inquieta, esitante, amareggiala come
quella che stette di malanimo nella Triplice .\llennza; combattere ngn i lra-
La Fra11t ia arbtfra della 1oluzicmc
62
11'..\..LIA E
63
1.-R.L~CU.
dizione di sospetto e ili collera, alimenLare ogni fonte di calore fra le due
nazioni: dev'essere questo il còmpito
odierno di ogni italiano che abbia rapporti con la Francia e che, reputando
impossibile, o non desiderabile, un ritorno al sistema europeo caduto nell'agosto 191 G, Yoglia collaborare alla
costruzione e.l'una nuoYa umanità, più
nobile e più sincera di quella che la
guerra ha travolta.
Durante la guerra europea la razza
latina ha moslralo una solidarietà negativa eguale a quella delle altre razze, ma una solidarielà positi,·a minore.
Xessuno slalo latino ha combattuto
conlro uno stato latino, allo slesso modo che non si sono visti Anglosassoni
contro Analosassoni
Germani contro
o
'
Germani, Slavi contro Slavi (la stessa
Bulgaria non è , secondo gli etnologi.
che un'eccez1one apparente). ì\Ia le neulralità sono state numerose e tenaci,
certe accessioni contrastate e difficili,
e ancor oggi la Spagna si tiene lonlana. t: che ciascuna delle tre maggiori nazioni latine ha non solo un
passalo di trionfale grandezza ma un
aYYenirc di sYiluppi incalcolabili. e si
sente cosi nobile da non poter consentire ad un'altra una l'unzione cli
primalo, come invece possono i Germani per la Prussia e gli Slavi per la
Russia. Da lutto ciò risulta all'evidenza che se l'Alleanza Lalina, anche a
prescindere dal progetto della Federazione Latina, sia pilL o men solida e
<lure\ ole è cosa che <li pende in primissimo luogo dai Francesi.
Permclteran110 essi che il loro paese,
rilalia e la Spagna vivano una vita relati\'amente grama e difficile di preoc-
IT.U.U X .P'IUNCU
cupati ambiziosi fra i sicuri giganti,
perennemente intesi a cavar profitto
per i loro particolarismi dalle liti dei
grandi? o preferiranno, affrontando risolutamente qualche sacrificio, acquistarsi il merito maggiore nella costituzione di questo sistema latino, più
splendido di lutti gl'imperi? Dall'epica
Francia della :\farna, della l\Iosa e della Somme nascerà una Francia di così
sicuro genio politico?
I sì o i no che la storia farà seguire
a ques ti interrogatorii conterranno implicita, in massima parte, la soluzione
ch'essa vorra dare al problema della
Jelicità e della tranqnillilà d ell'E uropa
fulnra.
..
NOTA.
Questo saggio, sc1·itto nel settembre 1916 e apparso nei mesi successivi, in tre puntate, sul Cor·
riere della Sera, viene ora pubblicato io opuscolo,
in un momento che per parecchi rispetti può considerarsi decisivo. Possano alcune sue parole itUl>Citare eco negli spiriti migliori, dall"una e dall'altra
parte delle Alpi.
Le cose accennate nel primo capitolo non hanno
ormai bisogno di ulteriori chiarimenti. Le recenti
note diplomatiche mostrano come la stessa Germania abbia dovuto, se non ancora nei fatti, almeno nelle parole e negli stati d'animo, scoofessa1·e le idee del 19q e subire il principio di nazionalità e i suoi corollari impostile <lall' lntesa.
Su questo processo dialettico della guerra, illustrato anche dalle molteplici conversioni di Harden
e dalle asserite <t identità n di Wilson, rimando
alla mia Guerra delle Idee (i\11lano, Treyes, 1916).
J-'uri'gi',
g~u11aio
.1917.
IKDH'.K
DEDICA
.
Pag.
Coscienza del passato
..
7
9
"Dentscher Kaiser." - Confiitto fra Bismarck
e Guglielmo I. - La Triplice e il Sacro Impero. - L'Italia nella Triplice. - Anacrouismo dell'idea imperiale. - Ln rh-oltn italiana.
- Da Legnano a '1orizin.
Basi dell'avvenire
27
Costruzioni politiche del dopo-guerra. - Le
cinque Grandi Potenze. - Posizione equivoca
delle nazioni latine. - L'esempio balcanico. L'ideale dell'Unione Latina. - Incertezza dei
nostri programmi.
L'Italia come esistenza e come potenza. Italia e Francia .
43
L'Impero e gl' imperi. - ll problema dell' espansione italiana. - Motivi e difficoltà dell'intervento. - Debolezze dei tre stati latini. Deduzione dell'Unione Latina. - L'idea del
Bonfant-e. - Un programma minimo di alleanza. - L'Italia nel sistema antigermanico.
- La Francia arbitra della soluzione.
Not.n .
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. .
. . ·' 5
·a - antica capitale della Polonia - rli SIGISMON.T>O
4. era COVI KULCZYOKL 111 an.e11d1te Per I monumenti di Cra·
3•
in
~ :!
covla, di UGO OJETTI. Con ltl incis10111
.
. .
. . . . 1 50
_Sui· campi· di· Polon·a
coNcETTo PETTINATO. con
O.
l , di
preluz one d1 ENRICO S:IENKIEWJ:CZ, 3i incis1011 . fuori tt:sto e una carta . . . . . . . . 2 50
·a SEI MESI DI REGNO. Da Guglielmo di Wied a E•6. In Albanl • sad Pascià. Da Durazzo a Vallona di A. ITALO
SUL1:-IO~TI, _inviato speci,.le ùeUa "Tribuna n i1: .Albania. Con
H• rnc1s1oru Juon testo . . . . . . . •
. . • . . . . 2 50
,1. · Re1"ms e 1·1 suo mart1'r1·0 • Tre
lettera di DIEGO ANGELL
. 1Con ~5 int•isioni . . .
s. Trento e Ti·i·este tico
- l'irredentismo
e u problema a11r1a- di GUALTIERO CASTELLINL
Oon una carta.
9.
.
. .
. .
.
. . .
.
. . . .
. . . . . I -
AIDiscorsi
Parlamento
Austriaco e al Popolo Italiano.
del dottor CESARE BATTISTI, d~pututo di Trento &I
Parlamento di Vienna .
. .
.
. . .
.
. . . . . . . . 2 50
La Francia in guerra. f:~'Zt p~r~o1~1c. di. ~I~~~~~
11 L'anima del Belg1'0 da PAOLO SAVJ-LOPEZ. J1.
la
pa<rorale dal Cardi·
10.
•
12.
.
appm·
1 dice:
Ld(1•1·a
··s1'uYO <!1 ~lal1n<'s(r<Ltriottis1110 e I er.w·vo•ran=·i
nale MERO:IEB, a '"1·.
- :\aralo 1 !11~). Con 16 incisioni foori t,sfc
. .
. . .
. .
l 50
Il Mortaio
da 420 Europea,
e l'Artiglieria terrestre nena. Guerre.
.
. .
ETTORE BBAVETTA,
ùl
Ca.pilano d1 \ascello. Con :.!6 incisioni fuor·i testo.
. .
. • . l ilJ
18.
Las10111M~r~na
nella guerra attuale, itll'ti:'~o~~I!:
Jnon t.isto. • . . . • • . . . • . . . . . . . • I 50
1.J.
Esercito,
Marina e Aeronautica nel 1914,
dei Capita.~ ~· TORTORA O. TORALDO e G COSTANZ:I
Con ~9 11101s1om .
io. Paesaggi
. . . . . '. . . .
.
. . . . ·. • . . l -
e spiriti di confine, 11er o. oAPRm .
.M..ILANO
EDITORI -
fronte alla
no
erra.
1sriche raccolte e illustra.te da. GINO
tl
ZIVALLZ. . . . . . . . . . . . . . . L. 17. Alcune manifestazioni del potere marittimo,
di ETTORE BRAVETTA, ';apitano d1 Vas.:e:Jo . . . . . I is. Un mese in Germania durante la guerra, J;.~~°O~
SlNL ·on un appendice sul llov11nento dei Part.ti Politk1. a. cura di
PR~.Jù
'\n·p sta
eua loro vita. economica, fl.nanGIguerra,
I. Stati· belli'geranti· nzia.rio.
e militare alla vigilia della.
d1 GINO PRINZIVALLI. Te>rza t'Jizìone eon appe111t.re
na
TREVES,
rn. L'Italia nella sua vita economica di
QUADERNI DELLA GUERRA
1.
Flu.TBLU
1-
1
F~ 1. .;i,: Ho~J)..\ •
.
.
.
.
.
•
.
.
•
.
.
•
.
.
.
. .
.
1 50
. L'Oriente e la Guerra Europea, d1 GIUSEPPE
19. I Dardanelll • PIAZZA. eon JO 1nc1sio11i i.na earia.. . . - 'Austr1'a e I' Ita11· a• :\ote
e appuntì 'i un e;io-nalis• it-alial!o
20. L
a VicnmL (FRANCO CABURI)
tt fi
. . d Il
, di u. ANCONA.~>
2i. L aspe O nanziarIO e a guet ra, depu1ato. .
. bl'O Verde • nowme1itl
rfiplomatici. rresAntati
22. II LI
So:-.~1).ù nella seduta ilei 20
191~·. Con
rilr •• +-to . • • .
. . . . . . . . • • • . . . . . . l e
I
1 0>'l
I
1
~al )f~n1stro
m.1gg10
ln upprnri1re: la Risposta del Governo Austriaco •Ila. denuncia
del t:· ••t to dell. 1 ri la.·e Ali• ;lllZa, la Replica italiana; i' te<to
df>lla Dichiarazione di guerra, e la Nota Ciroolare dell"Ita.Ua
alle Potenze.
La Turchia in guerra, di E. c. TEDEscm: • . . l 50
.anelle sue o ondizioni militari ed eoonomicbe do24. La Germalll po nove mesi guerra. d1 M. MARIANI. ~ di E. MODIGLIANL
20. ALon dra durant e la gu erra, 1n
il dis~Ol'>·'!
di .loyd GEORGE, Cancellillre ctello S-:nocliio1·e, teunto a Londra a.1
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Serle (dal 24 maggio a.I 18 giu~no). Con 4 rit.rntti. .
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~s. La Guerra vista dagli scrittori inglesi, ~o~7&~
Con preiut.:one di Richard BAGOT . . • . • . • • . .
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'pl1'ce Alleanza didr1lleA . orir•111i
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ITALO SULLIOTTJ: . . 1 ;,.O
ao. La Serbia nella sua terza guerra. i,g•tgrc!a:it~~~~c;
FBACCAROLL Cou :?·.I incisioni e unu. cartina della ::;e,b1a .
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ai.L'Adriatico - Golfo d'Italia. L'Italianità di
Trieste. di ATTILIO T.A.MA:ao. • • • • . . • • :?-
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TREVES,
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della Guerra d'Italia 1::-Ito
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19l;iJ. Con
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Oro e Carta._ - Prestiti e Commerci nella u~rnrra
europea vers1ta
di FEDERICO FLORA, professo"e al!a Re'"1a lm
d1 Bologu,L . . .
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ai. A Parigi durante la .guerra ·N~o~e: i~tt~r~ ~a~~~~
di DIEGO ANGELI
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11nr1io '' lrtt1lio
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L'Austria in guerra, di coNcETTo PETTINATO 2 .,6 L'Impero Coloniale Tedesco com·
11ncr111,., rome /iidsc•,
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dì P. GIORDANI . 2 a7. 3~r1tratto
Serie del Diario della Guerra d'Italia <finoa1-1setterudi Barzilai e 2 piante . . . .
bre 1915). C~
.
. . . . . . . l
38. L'Ungheria e i Magiari nella Guerra delle Nazioni, ~i
cartini< etnografica.
ARMANDO HODNIG.
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. . . . . . . . . . . . . . . . . 1 ()
39. Alsazia e Lorena di :;: -:-:- *:Con p:·efazione di Jea n CARRÈRE
' e numerosi documenri. • • • . . . 1 50
41). II ~ominio del Mare nel conflitto anglo~germa..
mco, dì ITALO ZINGARELLI. . . . . . . . . . . 2 50
41. 4. Serie del Diario della Guerra d'Italia (fino al 19 o:to4 ritn.t!i e 4 pi ani.e . .
bre 1!115). Con
............... l 42. s. Serie del Diario della Guerra d'Italia lal 1. dicem4 ritratti e 2 piante .
bre l !l!5l. Con
43. La battaglia di Gorizia di BRUNO ASTORL \"o e scritte
sulle retrovie nei ,,.;
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e a 1o a. Con lo 1nc1slom e 2 oar1 in,;. '.! -
44. sa1oni cco' ~1~0~1;,~I~~ ~~o:r~~L. C~n .16. in~is~O~l~:
45. Il Patto di Londra firmato dall'I~alia 11sonoYembre1915, col
dei Deputati 1 ., ._1 .J d. ' rbe~o)conto uffi. crnle delle sedute ùella Camera.
• -·," 1oen rn, e ùol Senato
o dicembre). 2 46.L'industria
della guerra conforonz:1•011u·aaRomaiI1!lruna10 1916 da. ETTOR~ BRAVET• cembro ~~115, e a :U.lan1> il tì iri>n·
•
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TA, <:ap1tano dì \'ascello • 1 47. Il COStO della QlJerra europea Speseeperdite.Mezdl FILrPPO vrRGIL
.
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di fronteggiarle,
II, Pro!. nella H. Ln ìvors11à di
1a.
-I~. G. ".serie ae1 Diario della Guerra d'Italia <lìno :~ ~!l gen
4 ritratti e duo J•ian t·•
n" o Hllb). Con
.i9. I trattati ~i I~vo~·o· ~ ia. pr~t·e~i~~e ·d.ei ~~s~M
laVOfallfJ aH estero ' :tiouo
d LUCIANO DE FEO. Con prda·
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La rieducazione
professionale degli invalidi
del iotr. LurGIFERRANNINI, inca.rfoatoper
guerra , l'insegname1.io dì lfala ti.-in.:isioni.
della
da Jn.Yoro e da inforni nella Re;cia [n'Yer sit di Xapoli Con
. . . 2 50
52. Vita tri~stina avanti e durante la guerra,
di BAYDEE Io.. F1:-.z1, . . . . . . . . . . . • . . • 1 50
68 a: serie del Diario della Guerra d'Italia l~ ~,·i~tèg~ 4
ritratti e una pianta . . . . . . . . ,
.
54. Le pensioni di guerra, ~~1~~~~~~~~11 G~~;..~Af'~
66. L'Egitto e la guerra europea, ,i os. FELICI . s66 Le questioni economiche della guerra ~i~~~~:
alla Cawera dei Depi. a • Res ronti uffida . -12 • pagine
. ;, 67. 9. seri~ aeJ Diario della Guerra d'Italia ~~ r~11~_mè:;
2 r1tr 1 o - pian'
.
. . . . . . .
. . . . . l iis. La Politica estera di guerra dell'Italia, e1~~ è!:
mer.L dei
uthc1ul1. . . . .
. . . . . 2 Gorizia nella vita, nella storia, nella sua italianità, BRUNO ASTORI . . . . . . . . . • . 2 uo. ao. ~ s~rie ae1 Diario della Guerra d'Italia ~~ ~~1~:.~~
8rlr·(ti . . . . . . . . . . . · . . . . . . . 1 lll. u. serie ~e1 Diario della Guerra d'Italia ~~~ ufi6)~ èfo°;
6 ritratti. . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . 1 132. La lotta economica del dopo guerra, ~i'~~~~,~
pref< ·rione dì S . E . l
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63. La nostra guerra nei commentarii di Polyh~
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DIARIO DELLA GUERRA D'ITALIA
Raccolta dei Bullettini ufficiali e di altri documenti a
cui .sono aggiunte le nori::.Ìt' principali .:>li la 9 11erra delle
altre na::ioni, col testo dei più importanti documenti.
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. • • • . . . . . . . . . • .
FRATELLI TREVES, EnIToru -
ANNO I (Serie I a IX) 2.1 maggio 1915 - 24 maggio 1916,
con 24 illustrazioni e 19 piante.
li n
g1·osso
vol1t111' di.
compie.<.•. JG60 pag. lego to in tela rossa e oro:
DIECI LIKE.
Mrw.Ro -
.FRATELLI
'fHEVES, Eorroru -
.M.LLANO
lbLA1'0 -
AL TRE OPERE SULLA GUERRA EUROPEA.
Germanl·a lmperi·ale
rivednra dall'autor-
LaTra1luzione
Russiad1come
Grande Potenza, ~!~ ~f~~i;:E'i~~~:
Raffrelo Gna :•1glfo. ln-8 • . . . • . . • . . 7 50
L'America
e la guerra mondiale, ~iE~;~t;:0e~-~~:
si•f.en1o cieid~ ;<:;tati lllll,ti d'Amo1·i();1. 'lraduzione di ARTt:RO S.i.cç~I.i
unica. a.nto11zzal a. J
• . . . . • . • . . . . • • • • ,
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German1"a
Il German.oslmo. L'Imperator e. La guerra e
Itali
• l'lta lla, di (,/. A • .llOltOESE. ln-16 4 La guerra delle idee, dl G. A. BoRGEsE. In-16 . s 50
dalle orro1n~. ai nostrr g_iorni. secondo
Storia della Rtissi·a gll
studll plu recenti, d1 l·'ra ncctt<>
l'aolo GlOltUA:\ 1. Due vo'um. in-16, di comple,;si\e 8:.(J pa;
toria
della
Poloni·
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delle
sue
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con
l'Italia,
di
ForS
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Con uua carta
geoi•rat!ca ùel:a Poloni: e 1! ritratto d i BO!\.\
4Ciò e.be• hanno fatto gli' lngles1· bre
!agosto _WJ.J.-srtlnnJ91oj, d1 Julet
l>ES 1 Rl::E. ln-16. con co• Pr•rna a colori di Golia . . . . • 8 L'Italia per 1·1 Belg1'0 ' dipert111a
.Jtde• DES_TRf;E. Jn-]6, con CO::i Dalla
Serbia invasa alle trincee di Salonicco,50
di Arultldo •"UA( CAROLI. un volu1ue 111-16. • . . , .
La grande retrovia, di Federko S'rRJGJ.IA. In-16 3 50
AI fr oIl. te (maqgio-,otto.bre.
di Lui;:i BARZISJ. On
vol1une 1n-Jb, d1 456 pagine . . • • • • . 5 - - Lepa.fo rn 1ela all'uso ingl•se . . , · . . . • . . . . . 5 75
Scene. .della. Grande Guerra di(~olglo e Fran
cia) l~H-1915,
IU.ltZUH. D11e
n -~
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GIA~~ 1~·1 .
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1916).
volnn11 in 1~, d1 complessive %4 pagine.
- - Legato 111 tela all'nso ingfose . . .
.
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Sui monti nel cielo e nel ma1·e
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La. Guerra. d'Itaiia,
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. • .
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ln-llì • • .
B:\-ltZIXJ.
o umc 1, . 28 pagme . • . • . . . . . • . . . . • , 4 - L egato 111 1ela all'uso inglese . • . . . . . • . . . . ~ 15
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di
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La ricchezza e la guerra, ~~/~;~~"·;~ ~A-R~•: ~· 5 ~
CA•tLI. 1n-ci, di 3t-0 p::
L'altra guerra , :i,.1nenupp·•
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• con note ed agginnto, a cun di R.
In-8. 4 L' Ad I' 1· at 1· eo• In.S • . . . • . . . • • • . • di. :;:. \ ''.:.:
II Mediterraneo e il suo equilibrio, ,~! ~-:~~ ~ :.!:
In·:S, con pN!azione <li Giovanni BETTÒLO e
ino.sioni • . . 5 .elo
del conte
La Gllerra nel Cl ' DI BRA'ZZÀ. In-8, non 1(1;,
5 Sottomarini,
Sommergibili e Torpedini, ~~ :~:.~:
v.1-: rA. capitano di vascello. In-8, con 78 ine1siLni • • . . " Nel solco della guerra, dl Pn.oJo ORANO. ln-16 . 4 (Armi • Co.mbaltentl - Battagl!e), di :'tfnrlo
nllova. guerra
LaOUDOVICH
In-16, non 10 disegni r.1Jrcal.o
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sem llE:SELLI . Fle1?:ante edizione i.,n·_'.'.:
~...rta.
Jucso • • . • . . . • . . . . L' A.lt are. su
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. l mo II , I mperat ore e Re ura=ia
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Pairi11e <li vorsi di Paolo sc-.1no. ln-::> . • • . . . · • · I bo
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ALTRE OPERE SULLA GUERRA EUROPEA.
del 11rmdpe nernnrdo d1 Bu1,ow.
, Tr:i.dn7.ione dnl 1e·lesco autorizza•a e
In-8, con r.trntto 2. 0 migli1110 • • . L. IO -
SFOUZA.
FRATE:LL!
o oommentato. da All·
1~t.'loc,;AT'rl. C:1pitanod1 S t1ttO
pr m e nque mesi (agosto-di1·~111bl'e 191·1). In-:> • . 5 -
ANNALI D'ITALIA
GLI ULTIMI TRENTANNI OEL SECOLO XIX
STORIA NARRATA DA
Pietro ·vxGo.
1. 1871·74. . . L. ;, I m. 1879·82. • . L . 5 \ ~-- 1887-90. •
" " ;; '~- 1891-94. •
Il 1875-78 . . " ;, l\'. 1883-86.
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11. 1895·98. , • L. :i I 'l"lll (111 corso d1 stilmpa).
L.
5
• 5
STORIA DELL'UNITÀ ITALIANA
cln.l 1814 nl 1~71. m Bol ton I~I:N G .
Due volumi in-16, di complessive 900 pagine, con una cari:.•
a colori e sci cartine in nero: O T T O LIRE.
MILAJ(o -
FRATELLI
THE\'E::), Eorro111 -
11.u.>u'(O
LE PAGINE DELL" ORA
VOLUMI PUBBLICA TI:
<•ATTI, Tcaeatecoloanello
L'ltaft'a t'n armi ' didi ANGF.1.0
Stato Maggiore.
2. Il pensiero scientifico tedesco, la civiltà e la
d~l Pr~f. E~t.:\F.S'I O UUt'l'ARELLl, della Reguerra l g1a
Ua1ven.1ta dJ Parma.
s. Le presenti condizioni militari della Gerdi A ~4> •:Lo GA'l"J'I, Tenente colonnello cli Stato
mani.a, Maggiore.
4. L'insegnamento di Cavour, !! 1 ~~t.AxcEsco RUF·
5. Quel che la guerra ci insegna, ~01;1J.R 0 Gli·
6. Gli Alpini, di CESARE BATTISTI. Col ritratto dell'autore.
1. La Città invasa (Lilla). ~A~~~~E~E sAisT·
s. Le prerogative della Santa Sede e la guerra,
1.
di MARIO
FA.Leo.
9.11 miracolo francese, di '•cTon GmA.u».
10. La Filosofia e la Guerra, di Enl'tiL-vrn TRouo.
11-12. li giudizio della storia sulla responsabilità
Discorsi del Senatore T~l'llUASO
della gllerra ' 'I'I'l"l'ONI.
Volume doppio.
•
d'
d'
cli ~LFONSO B
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13. 1sonanze 1 mare e 1 guerra, iuoxouìèn1xr:
14. Il reddito nazionale e i compiti di domani,
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l'\tLANO - FRATELLI T1u~ves. t:otTORt
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Fuori Milano; Li.
VOLUMl PUBBUCATl:
di ANGEl.O GATTI, Tenen~
1· L lfalt'a l'n armi ' di
Stato Maggiore.
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2. li pensiero scientifico tedesco, la ci~iltà e la
del Prof. EltNES'f'O BERTAREJ,r.t, della ReI
guerra ' gia
Università di Parma.
a. Le presenti condizioni militari deUa GerA~GELO GA'l'TI, Tenente colonnello di Stato
mania ' diMaggiore.
4. L'insegnamento di Cavour, ~ 1~~.ANcEsco JtuF·
6. Quel che la guerra ci insegna, ~:S1f.R ou..
6. Gli Alpini, di CESARE BATTISTI. Col rit?att-0 dell'autore.
PAuL »E sAixT·
7 • La Città invasa (Lilla) l di
MAURICE.
8. Le prerogative della Santa Sede e la guerra,
I
0
di MA.RIO FALCO.
9.11 miracolo francese, di ncTon ornA.uo.
10. La Filosofia e la Guerra, dt EnM1x10 Tao1Lo.
11.12. li giudizio della storia sulla responsabilità
della guerra ' 'l'ITTOSI.
Discorsi del Senatore TO '.'DIASO
(Volume doppio).
d'
d'
·
di ALFONSO B
•
1a. R1sonanze 1 mare e 1 guerra, M0Neu.no1N1:
14. Il reddito nazionale e i compiti di domani,
di 1'' 1LIPPO CARJ,I.
lo.L'Inghilterra e i suoi critici, di :t1Aarn nonsA..
16. Per laspra via alla mèta sicura, ~~i-~~~:
lonn ello di Stato Magiriore.
17. Due massime forze d'Italia. L'uomo e l 'acqua. Conforeuz .. di 1''RAXCESCO COI.ETTI.
18. L' itali a e la nuova alleanza, rii o . .\.. nonoEsB.
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MARIA LUISA PERDUCA.
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