I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI Un dispositivo di protezione individuale è qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonchè ogni completamento o accessorio destinato allo scopo. I DPI devono essere conformi alle norme di cui al D. Lgs. 475/92 NON sono considerati DPI (dispositivi di protezione individuale) gli indumenti di lavoro non specificamente destinati a proteggere il lavoratore, le attrezzature dei servizi di soccorso e salvataggio, gli apparecchi portatili per individure e segnalare rischi e fattori nocivi. E’ importante ricordare che i DPI devono essere impiegati quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione del lavoro. Gli operatori dell'azienda sono dotati di DPI individuati a fronte della valutazione dei rischi per la specifica mansione svolta: le scarpe consegnate agli operatori sanitari in forza presso gli stabilimenti ospedalieri e i distretti o presso il Dipartimento di Sanità Pubblica, il vestiario ad alta visibilità consegnato agli operatori impiegati in attività all'esterno, le maschere facciali monouso, i guanti ecc. Non vi è molta chiarezza relativamente all’utilizzo di mezzi di protezione dell’operatore in ambito sanitario, a causa della cogenza di due norme, una riguardante l’utilizzo dei Dispositivi Medici a protezione dell’utente (D.Lgs. 46/97), l’altra sull’utilizzo dei DPI. La stretta interrelazione operatore – paziente, d’altro canto, non facilita la scelta: i guanti, ad esempio, nati a protezione del paziente, in realtà proteggono anche l’operatore. QUINDI…..Dispositivo Medico o DPI? Dipende.. la scelta va fatta in relazione alle circostanze, tenendo bene a mente che spesso la differenza si limita solo alla strategia di certificazione scelta dall’Azienda e quindi se classificarlo come DPI o Dispositivo medico. L’importante è valutare tramite dati merceologici o tecnici le reali caratteristiche di protezione. I DPI e/o "mezzi di protezione dell'operatore" maggiormente utilizzati in ambito sanitario sono: GUANTI Possono essere di materiali diversi a cui corrispondono diverse indicazioni d’uso: quelli MONOUSO in LATTICE o VINILE devono essere sempre indossati quando vi è o vi può essere contatto con sangue o altri liquidi biologici (prelievi ematici, manipolazione di strumenti appuntiti o taglienti, presenza di abrasioni sulle mani ). Devono essere della misura giusta per permettere maggiore sensibilità e destrezza nel movimento, ma soprattutto devono essere usati solo per il tempo strettamente necessario in quanto sono chiaramente poco resistenti alle forti sollecitazioni meccaniche (se esiste forte pericolo di rottura è indicato indossarne due paia). La loro permeabilità aumenta con il passare del tempo per cui occorre sostituirli circa ogni ora se non si lesionano prima ed inoltre possono sviluppare sensibilizzazioni cutanee al lattice o alla polvere contenuta al loro interno; è vietato indossare i guanti e toccare maniglie, telefono, penne ecc.; Per il lavaggio dei presidi o degli arredi è indicato utilizzare guanti in PVC (i cosiddetti GUANTI DA LAVORO) perchè più resistenti. I guanti CHIRURGICI sono da utilizzare per gli interventi chirurgici in sala operatoria, sono ovviamente più resistenti di quelli monouso ma a causa del loro costo elevato se ne sconsiglia il loro uso per motivi diversi. Esistono inoltre guanti ANTITAGLIO utilizzati soprattutto nei laboratori di anatomia patologica che non permettendo una sensibilità elevata sono di limitato uso. Il materiale più usato per la produzione di guanti in utilizzo in ambiente sanitario è il lattice, anche se vi sono dati che stabiliscono l’aumento delle dermatiti allergiche o da contatto provocate dal suo utilizzo. Tali problematiche sono attribuibili agli additivi chimici di lavorazione presenti nel materiale e ai lubrificanti in polvere per favorirne lo scorrimento (talco , amido di mais ecc). Esistono in commercio guanti in materiali differenti dal latice, e quindi privi di additivi, i quali possono costituire una buona alternativa (ad esempio: Neoprene, PVC, polietilene, nitrile), ma non escludono in alcuni casi la presenza di lubrificanti INDUMENTI DI PROTEZIONE (camici, casacche, manicotti, ecc.) Anche questi non sono considerati dispositivi di protezione individuale ma allo stato attuale vi sono aziende che hanno cominciato ad immettere sul mercato materiali certificati per il rischio biologico. Devono essere indossati per procedure assistenziali che possono causare imbrattamento esteso; possono essere MONOUSO (in tessuto-non tessuto) o IN TESSUTO (di solito cotone) oppure costruiti con fibre sintetiche particolari, come ad esempio il goretex, e specialmente quelli resistenti ai liquidi devono fornire protezione alla parte frontale più esposta: la soluzione migliore dal punto di vista protezionistico è quella di avere la doppia protezione davanti, collo alto, polsi stretti e chiusura nella parte posteriore. Ricordate: la divisa NON è considerata un DPI. PROTEZIONE PER I PIEDI Le calzature di protezione, hanno caratteristiche tali da proteggere l’operatore da eventuali lesioni o contaminazioni ai piedi possibili durante l’attività lavorativa. In una Azienda sanitaria le tipologie di attività sono svariate e quindi per l’individuazione dell’idoneo mezzo di protezione necessita una attenta valutazione dei rischi relativa alla mansione svolta dall’operatore. Le calzature di protezione di suddividono in: CALZATURE DI SICUREZZA PER USO PROFESSIONALE: Le calzature da lavoro a norma UNI EN 345 sono contraddistinte da una S ,dall’inglese “Safety” = Sicurezza, e comprensive di requisiti minimi di protezione, tra cui la presenza di un puntale antischiacciamento e contro gli urti ad un livello di energia di 200 Joule. Campo di utilizzo: Questo tipo di calzatura può essere utilizzata, visto l’alto grado di resistenza agli urti e agli schiacciamenti, in settori in cui si manipolano materiali, oggetti, alquanto pesanti (ad esempio nei servizi tecnici o settori in cui si presentino scenari per gli operatori tali da presentare alto rischio di schiacciamento ai piedi - operatori operanti all’interno dei Servizi Veterinari e SPSAL del Dipartimento di Sanità Pubblica, operatori appartenenti ai servizi di emergenza urgenza territoriale, operatori GECAV ecc..) CALZATURE DI PROTEZIONE PER USO PROFESSIONALE: Le calzature da lavoro a norma UNI EN 346, dette anche calzature protettive, sono contraddistinte dalla lettera P, dall’inglese “Protective”, a cui appartengono le stesse caratteristiche delle calzature di sicurezza, tranne che per il puntale , il quale si differenzia in quanto l’energia d’urto assorbibile è pari a 100 Joule. CALZATURE DA LAVORO AD USO PROFESSIONALE: Le calzature da lavoro a norma UNI EN 347 vengono contraddistinte dalla lettera O, dall’inglese “occupational” = lavoro, quindi denominate calzature da lavoro o professionali. Si differenziano dalle altre calzature solo rispetto al fatto di non possedere il puntale di protezione. Campo di utilizzo: Questa tipologia di calzatura può essere utilizzata per la protezione del piede in mansioni in cui non si evidenzino rischi meccanici (urti, schiacciamenti), ad esempio si possono impiegare in settori di tipo assistenziale, infermieri, fisioterapisti, OSS ecc.., personale addetto alle portinerie, autisti ecc.. ASPETTI CERTIFICATIVI: Le calzature devono essere provviste del marchio CE, della dichiarazione di conformità CE, dell’attestato di certificazione CE rilasciato dall’organismo notificato che ne ha effettuato l’omologazione, nonché accompagnate da una nota informativa che contenga le modalità di impiego, le istruzioni di deposito e le modalità di pulizia. PROTEZIONE PER IL VOLTO Possono essere MASCHERINE CON VISIERA, SCHERMI FACCIALI, OCCHIALI. La trasmissione di patogeni quali HCV e HIV è stata ampiamente dimostrata specialmente durante interventi chirurgici, irrigazioni, estubazioni, uso di apparecchiature con sangue sotto pressione, a seguito di massiccie contaminazioni di mucose, tra le quali la più a rischio è senza dubbio quella oculare. Gli occhiali da vista non garantiscono una protezione adeguata perchè non coprono lateralmente l’occhio. Gli occhiali protettivi sono di solito studiati in modo da avere protezioni laterali e qualche modello può essere indossato anche sopra a quelli da vista. La norma tecnica prevede.... PROTEZIONE PER LE VIE RESPIRATORIE Le più diffuse sono quelle CHIRURGICHE MONOUSO, nate per la tutela del paziente e che hanno scarsa o nulla efficacia per la protezione degli operatori da agenti biologici a trasmissione aerea (ad esempio tubercolosi) per i quali sono indispensabili mascherine a diversa capacità filtrante a seconda dell’attività svolta. Queste maschere, non monouso, assicurano una protezione per un tempo variabile, rilevabile dalla informazioni che la ditta produttrice riporta sulla confezione del dispositivo. FACCIALI O SEMIFACCIALI FILTRANTI PER SOSTANZE CHIMICHE (CON FILTRI INTERCAMBIABILI): Il livello di protezione dei filtri antigas è definito da tre classi: Classe 1 Filtri con bassa capacità filtrante (concentrazione limite 1000 p.p.m.) Classe 2 Filtri con media capacità filtrante (concentrazione limite 5000 p.p.m.) Classe 3 Filtri con alta capacità filtrante (concentrazione limite 10.000 p.p.m.) Tali respiratori hanno la caratteristica di essere dotati di un filtro composto da carbone attivo trattato, che svolge funzioni di assorbimento nei confronti di numerosi gruppi chimici, (es. : gas e vapori, inorganici, anidride solforosa, ammoniaca ecc..) Il filtro antigas può essere adattato su una semimaschera o su un pieno facciale. Tali DPI nelle attività assistenziali non vengono praticamente utilizzati, mentre lo sono per altre attività di tipo ispettivo svolte all’interno del Dipartimento di Sanità Pubblica. I RESPIRATORI ANTIPOLVERE: I respiratori antipolvere possono essere di due tipi: Supporto + Filtro (semimaschera o pieno facciale o quarto di maschera) P Maschere usa e getta (facciali filtranti antipolvere, con il supporto e il filtro integrato) FFP Tali tipi di respiratori in mancanza di una norma tecnica specifica, sono utilizzati anche per la protezione degli operatori dagli agenti biologici a trasmissione aerea. Esiste tutta una serie di mezzi di protezione per gli operatori sanitari dal rischio biologico legato a tagli e punture accidentali che possono avvenire durante l’attività assistenziale e diagnostica. Questi mezzi di protezione non possono essere considerati DPI in quanto non vengono indossati dall’operatore, ma assolvono comunque all’obiettivo di ridurre questa tipologia di infortuni che determina un rischio di sviluppare una malattia emotrasmissibile (es. : HIV, Epatite ecc.) A questa categoria appartengono i presidi di sicurezza che comprendono: sistemi di prelievo sottovuoto, lancette autoretrattili, cateteri vascolari protetti, siringhe standard autoreincappuccianti, aghi butterfly con cappuccio apposito già applicato, ecc. Tali presidi che vanno a sostituire o integrare quelli normalmente utilizzati devono comunque raggiungere un adeguato equilibrio fra protezione, efficacia e facilità d'uso: spesso infatti i problemi legati al loro utilizzo sono dovuti alla scarsa accettabilità da parte del personale, alla necessità di addestramento per un corretto uso e soprattutto alla difficoltà di stimare il loro reale costobeneficio; spesso il costo elevato non ne permette un uso estensivo in ogni Servizio.