I verbi deponenti In latino c’è un gruppo di verbi che si comporta in modo anomalo: infatti hanno valore attivo, ma forma passiva: es. sequor (la desinenza è passiva) si traduce con “seguo” (e non “sono seguito”). I grammatici antichi li definirono deponenti, intendendo che avessero “deposto”, cioè tralasciato, le forme attive. La coniugazione deponente in epoca storica non è vitale, nel senso che non dà luogo a nuove formazioni e non ne rimane alcuna traccia nelle lingue romanze; essa tuttavia presenta alcuni verbi molto frequenti e semanticamente importanti. Esaminiamone le caratteristiche principali: Una coniugazione ibrida Una delle particolarità della coniugazione deponente è quella di presentare, accanto alle forme passive, anche alcune forme attive (con significato attivo): Il participio presente: loquens, loquentis Il participio futuro: locuturus, a, um L’infinito futuro: locuturum, am, um, os, as, a esse Attenzione: I deponenti hanno anche il supino in –um e in –u: miratum, miratu Hanno anche il gerundio, forma attiva, e il gerundivo, che studieremo a breve. Il criterio di formazione Per quanto riguarda il tema del presente, i verbi deponenti, come gli altri, si ripartiscono nelle quattro coniugazioni regolari, e in quella in –i- breve, a seconda della vocale tematica che li caratterizza. Sul tema del presente si costruiscono le forme organiche dei tempi appartenenti al sistema del presente. I tempi appartenenti al sistema del perfetto si costruiscono, come per il passivo, in modo perifrastico, col participio perfetto al nominativo unito al verbo sum. Tenendo conto di queste indicazioni, siamo in grado di ricostruire agevolmente, partendo dal paradigma, la coniugazione di qualsiasi verbo deponente. A differenza del passivo, che non prevede l'imperativo, i deponenti lo usano frequentemente. Le desinenze dell'imperativo sono -re e -mini: Hortare, hortamini: esorta, esortate! Verere, veremini: rispetta, rispettate! Sequere, sequimini: segui, seguite! Orire, orimini: sorgi, sorgete! Le desinenze della seconda persona singolare dell’imperativo presente (-are, -ere, -ere, -ire) assomigliano a desinenze di infiniti attivi: per questo è opportuno stare molto attenti. Non c’è tuttavia possibilità reale di confusione, perché, riconosciuto il verbo come deponente, sappiamo che le desinenze dell’infinito finiscono tutte con la –i. Esercizio 1 Stabilisci se i seguenti verbi, tutti terminanti con le desinenze -are, -ēre, -ĕre, -ire, sono coniugati al modo infinito di forma attiva o si tratta di forme di verbi deponenti al modo imperativo (seconda persona singolare); analizza la forma seguendo l’esempio, quindi traduci letteralmente. Es. admirare: imperativo presente da admīror, admiraris, admiratus sum, admirari (1° coniug.); «ammira!» laudare: infinito presente da laudo, laudas, laudavi, laudatum, laudare (1° coniug.); «lodare» blandire, conare, contingĕre, dividĕre, docēre, dubitāre, ēdĕre, egredĕre, eripĕre, largire, loquĕre, merēre, metire, minare, miserēre, molire, morare, parāre, petĕre, placēre, pollicēre, ponĕre, praestāre, proficiscĕre, recipĕre, recordare, reddĕre, scīre, scribĕre, sectare, sentīre, trahĕre, ulciscĕre, verēre, vincĕre I verbi deponenti più frequenti E’ importante conoscere a memoria almeno i più frequenti dei verbi deponenti, in modo da riconoscerne rapidamente le forme, senza scambiarle erroneamente per forme passive. Eccone un elenco: Arbitror, arbitraris, arbitratus sum, arbitrari = pensare Conor, conaris, conatus sum, conari = tentare For, faris, fatus sum, fari = dire Hortor, hortaris, hortatus sum, hortari= esortare Loquor, loqueris, locutus sum, loqui = parlare Miror, miraris, miratus sum, miraris= guardare, ammirare Morior, moreris, mortuus sum, (part. fut. moriturus), mori = morire Moror, moraris, moratus sum, morari = indugiare Nascor, nasceris, natus sum, (part. fut. nasciturus) nasci= nascere Obliviscor, oblivisceris, oblitus sum, oblivisci = dimenticare Ordior, ordiris, orditus sum, ordiri= cominciare Orior, oriris, ortus sum, (part. fut. oriturus) oriri = nascere, sorgere Potior, potiris, potitus sum, potiri = impadronirsi di.., avere il potere Proficiscor, proficisceris, profectus sum, proficisci = partire, andare Queror, quereris, questus sum, queri = lamentarsi Reor, reris, ratus sum, reri = pensare Sequor, sequeris, secutus sum, sequi = seguire Vereor, vereris, veritus sum, vereri= temere, rispettare La traduzione delle forme deponenti Tradurre i verbi deponenti non è difficile, ma comporta un’attenzione particolare, perché dobbiamo seguire un procedimento un po’ innaturale: ad una forma passiva dobbiamo associare un significato attivo. Le forme del sistema del perfetto sono particolarmente insidiose, perché si prestano al facile calco col passivo italiano, che pure è costruito perifrasticamente col participio perfetto e il verbo essere. Dunque attenzione: Caesar hortatur “Cesare esorta” (e non “Cesare è esortato”) Secutus eram “avevo seguito” (e non “ero stato seguito”) Se con i verbi intransitivi non si corre il rischio di sbagliare, dato che la forma passiva in italiano è impossibile, coi verbi transitivi la conversione istintiva ed erronea al passivo può portare a fraintendimenti notevoli, soprattutto quando non abbiano l’oggetto espresso. Osserviamo un esempio: Ad Mundam exinde castra Punica mota (sunt) et Romani eo confestim secuti sunt. (Liv.) “Gli accampamenti punici furono spostati da quel luogo a Munda e i Romani subito li seguirono là”. Chi non avesse riconosciuto sequor come verbo deponente, e avesse quindi tentato di tradurre “… i Romani furono subito seguiti là”, avrebbe ottenuto una frase in sé plausibile, ma erronea e incoerente rispetto al contesto. Il senso generale dovrebbe in questi casi suggerire che la traduzione va rivista completamente. Osserviamo quest’altra frase: Primo mirantur omnes improbitatem calumniae. (Cic.) La frase contiene un solo verbo, mirantur, alla terza plurale. Il soggetto è omnes, unico plurale che può essere concordato al verbo. L’accusativo improbitatem non può che avere funzione di oggetto; pertanto, se anche non ci ricordassimo che miror è un verbo deponente, lo dovremmo dedurre con sicurezza dalla costruzione: infatti non esiste la possibilità della compresenza di un passivo e di un accusativo con valore di oggetto. Questa considerazione ci porta a cercare subito la forma deponente sul dizionario, e permette di evitare errori grossolani. Traduciamo quindi: “Tutti si stupiscono, in primo luogo, della mostruosità della calunnia”. La regola generale che ricaviamo da questo esempio è che se c'è un accusativo semplice (non avverbiale e non di direzione) costruito con una forma passiva, necessariamente il verbo alla forma passiva è un deponente. La traduzione del participio perfetto di un verbo deponente Finora abbiamo detto che il participio perfetto può essere tradotto “a calco” perché questa forma si è conservata pressoché inalterata, rispetto al valore sintattico, nell’italiano. Questa regola di base ha una significativa eccezione quando dobbiamo tradurre il participio perfetto di un verbo deponente transitivo. In italiano sia i verbi transitivi che i verbi intransitivi hanno il participio passato: nei verbi transitivi ha diatesi passiva, nei verbi intransitivi ha diatesi attiva. Osserviamo la seguente tabella: Italiano Verbi attivi Verbi transitivi Verbi intransitivi Latino Verbi deponenti amato (che è / è stato amato) esortato (che è / è stato esortato) amatus “amato” (che è stato amato) hortatus “che ha esortato” diatesi passiva diatesi passiva diatesi attiva partito (che è partito) XXX non esiste profectus “partito” (che è partito) diatesi attiva diatesi attiva Possiamo osservare che l’unica forma non corrispondente fra italiano e latino è quella che riguarda i verbi transitivi deponenti, perché in italiano il corrispondente participio ha diatesi passiva, mentre in latino ha diatesi attiva. Si spiega dunque l’impossibilità di tradurre a calco solamente il participio perfetto dei verbi deponenti transitivi. Per tradurre correttamente pertanto ricorderemo che: dobbiamo tradurre con diatesi attiva; dobbiamo rendere il rapporto di anteriorità, che il participio passato stabilisce con la sovraordinata; dobbiamo individuare la funzione sintattica del costrutto participiale e renderlo con una proposizione subordinata. Pertanto: hortatus miratus orditus passus che ha esortato, avendo esortato, dopo aver esortato… (e non “esortato”) che ha ammirato, avendo ammirato (e non “ammirato”..) che ha cominciato, avendo cominciato (e non “cominciato”) che ha sofferto, avendo sofferto (e non "sofferto") Ecco un esempio: Sabinus rex suos hortatus signum dat. (Liv.) “Il re sabino, dopo aver esortato i suoi, dà il segnale”. Attenzione: Coi verbi intransitivi la resa “a calco” non presenta problemi, in quanto, come possiamo vedere dalla tabella, anche il participio italiano ha diatesi attiva: Caesar, ad bellum Ambiorigis profectus per Arduennam silvam, L. Minucium Basilum cum omni equitatu praemittit. (Ces.) “Cesare, partito per la guerra con Ambiorige attraverso il bosco delle Ardenne, manda avanti Lucio Minucio Basilo con tutta la cavalleria”. Talora nel participio perfetto congiunto dei verbi deponenti si perde l’idea dell’anteriorità: Quamdiu passim vagamur non ducem secuti sed fremitum et clamorem dissonum in diversa vocantium, conteretur vita inter errores. (Sen.) “Fintanto che vaghiamo senza meta, non seguendo (oppure, meglio “senza seguire”) una guida ma lo strepito e il clamore di voci dissonanti che ci chiamano in direzioni diverse, la vita si perde nell’errore”. XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX Esercizio 2 Scegli la traduzione corretta per i verbi presentati nella prima colonna. verbo traduzione adorior assalgo sono assalito conatus sum tento tentai sono stato tentato egredĕris esci uscirai loquēris tu parli tu parlerai mentiti eramus abbiamo mentito avevamo mentito pati sopportare essere sopportato hortabimur saremo esortati esorteremo veritus es hai temuto sei stato temuto reri pensare pensato patitur soffre ha sofferto aggressi sunt sono stati assaliti hanno assalito loquĕris tu parli tu parlerai Esercizio3 1. Antiquis temporibus hominum cadavera non sepeliebantur sed cremabantur. 2. Appium Claudium caecum et senem metuebant servi, verebantur et carum habebant omnes Romani. 3. Boni cives patriam ab hostibus semper liberare conabuntur. 4. Brutus aperte suum peccatum mihi confessus est. 5. Caesar, adortus hostes desperantes de victoria, eos vicit et fudit. 6. Cambysis exercitus fame et siti in Africa confectus est. 7. Darius Alexandro Asiae Minoris magnam partem pollicitus est. 8. Dux, aliquot dies in hibernis commoratus, exploratores praemisit ut sibi renuntiarent omnia quae ab hostibus agebantur. 9. Ennius Marco vehementer iratus est. 10. Et monere et moneri proprium est verae amicitiae. 11. Fortuna caeca est et saepe caecos efficit eos quos complexa est. 12. Frustra arbitrati sumus te Romam venturum esse cum tuis amicis. 13. In voluntarium exilium profectus sum. 14. Iugurtha, rex Numidarum, a Sulla captus et in vincula coniectus, fame interfectus est. 15. Legati Urbem profecti erant ut de publicanorum aviditate quererentur apud senatum. Esercizio 4 1. Eodem tempore duae ex Asia classes profectae: ună cum Attalo rege, Rhodiă alteră viginti navium tectarum; Acesimbrotus praeerat. (Liv.) 2. Calagurritani mittunt ad Caesarem legatos seseque imperata facturos pollicentur. (Caes.) 3. Heri cum ex aliorum litteris cognovissem de Antoni adventu, admiratus sum nihil esse in tuis. (Cic.) 5. Caesar, Avarici complures dies commoratus summamque ibi copiam frumenti et reliqui commeatus nactus, exercitum ex labore atque inopia reficit. (Caes.) 6. Catilină, egredere aliquando ex urbe! Patent portae: proficiscere! Purga urbem! Nobiscum versari iam diutius non potes; non feram, non patiar, non sinam! (Cic.) 8) Cum P. Decius se vel in Samnium vel in Etruriam proficisci paratum esse ostendisset, magna laetitiă ac gratulatio apud cives fuit. (Liv.) 9) M. Porcius consul, postquam abrogata lex Oppia est, extemplo viginti quinque navibus longis, quarum quinque sociorum erant, ad Lunae portum profectus est. (Liv.) 10) (Caesar) Alexandriae de Pompei morte cognoscit atque ibi primum e navi egrediens clamorem militum audit quos rex in oppido praesidii causa reliquerat. (Caes.) 11) Profitentur Carnutes se nullum periculum communis salutis causa recusare bellum facturos pollicentur. (Caes.) 12) Spartani, ne vires otio corrumperent et ut bis inlatum a Persis Graeciae bellum ulciscerentur, ultro fines eorum depopulati sunt. (Iust.) I verbi semideponenti I seguenti verbi: Audeo, es, ausus sum, audere, “osare”, “avere il coraggio di…” (in senso prevalentemente negativo) Gaudeo, es, gavisus sum, gaudere, “godere di…”, “rallegrarsi per…” (regge l’ablativo della cosa di cui si gode) Fido, is, fisus sum, fidere, “fidarsi” (regge il dativo della persona di cui ci si fida e l’ablativo della cosa in cui si ripone fiducia; il participio presente fidens può reggere il genitivo) Soleo, es, solitus sum, solere, “essere solito”, “aver l’abitudine” (regge l’infinito) hanno una coniugazione attiva nel tema del presente, mentre hanno la coniugazione perifrastica tipica del passivo nelle forme costruite col tema del perfetto: per questo vengono chiamati semideponenti. Sono molto frequenti ed è bene impararli a memoria. Attenzione: Il verbo fido ha generato due composti, che si costruiscono col dativo, anch’essi semideponenti: confido,is, confisus sum, confidere diffido, is, diffisus sum, diffidere aver fiducia non aver fiducia, diffidare I verbi deponenti che completano il nucleo con l’ablativo I seguenti verbi deponenti completano il nucleo con l’ablativo, un caso che, come sappiamo, solitamente ha funzione di espansione: utor, -eris, usus sum, uti, “usare” fruor, -eris, fruitus sum, frui, “usufruire di…” fungor, -eris, functus sum, fungi, “fungere da…” vescor, -eris, vesci, “mangiare, nutrirsi di…” potior, -iris, potitus sum, potiri, “impadronirsi di…” Come per i verbi che si costruiscono col dativo, noi dobbiamo operare due passaggi: prima dobbiamo cercare l’ablativo per completare il nucleo, poi dobbiamo tradurlo con la costruzione richiesta dal verbo italiano corrispondente. Es.: Numidae plerumque lacte et ferina carne vescebantur. (Sall.) “I Numidi per lo più si nutrivano di latte e carne ferina”. Il verbo utor Il verbo utor, partendo dal significato generico di “usare”, ne sviluppa altri: con i nomi propri di persona (o sostantivi comuni riferiti a persone) assume il significato di “conoscere” “intrattenere rapporti con...”, “essere amico di...” (anche con avverbi che ne esprimono l’intensità del rapporto): Trebonio utor multos annos familiariter. “Sono molto amico di Trebonio da molti anni”; Multis bonis hominibus utor. “Conosco molti uomini onesti”. Con sostantivi indicanti parentela assume il significato di “avere”: Patre usus est onesto. “Ebbe un padre onesto”. Con sostantivi indicanti carica politica assume il significato di “ricoprire”: Ille vir numquam honoribus usus erat. “Quell’uomo non aveva mai ricoperto alcuna carica politica”. Spesso è il sostantivo declinato in caso ablativo che modifica il senso del verbo utor: silentio uti – tacere consilio uti – seguire/ascoltare un consiglio lingua Latina uti – parlare in latino iocis uti – raccontare storie divertenti, scherzare Attenzione: L’infinito di utor, uti, non deve essere confuso con la congiunzione/avverbio uti, che è la forma arcaica di ut, frequente soprattutto in alcuni autori arcaici o arcaizzanti, come, ad esempio, Sallustio. Ovviamente se cerchiamo uti sul dizionario, troveremo solo la congiunzione, il che potrebbe indurre a fraintendimenti gravi. Il contesto sintattico ci aiuterà a riconoscere di quale delle due forme si tratti. Osserviamo gli esempi: Ea vociferatione in ceteris iudiciis accusatores uti consuerunt. (Cic.) In questo caso, si tratta dell’infinito di utor: il verbo principale, consuesco, regge l’infinito, e l’ablativo ea vociferatione dipende da uti. Traduciamo: “Gli accusatori si abituarono ad adoperare quella voce popolare anche negli altri processi”. Altro esempio: Is locus ab hoste circiter passus sescentos, uti dictum est, aberat. (Caes.) Qui è presente un inciso, introdotto dall’avverbio uti, “come”: “Questo luogo distava dal nemico circa seicento passi, come è stato detto”. Il participio usus non deve essere confuso con il sostantivo della quarta declinazione usus, us, “l’uso”, nel doppio significato di “utilizzo” e “conseuetudine”: Rauraci et Tulingi et Latobrigi finitimi, eodem usi consilio, una cum Helvetiis proficiscuntur. (da Caes.) Qui usi è un participio congiunto, e regge l’ablativo eodem consilio: “I Rauraci, i Tulingi e i Latobrigi, popoli confinanti, dopo aver preso la stessa decisione, partono insieme agli Elvezi”. Postea sum usus adversarii testimonio. (Cic.) In questa frase usus è un participio e costituisce con sum un indicativo perfetto: “In seguito mi sono servito della testimonianza di un avversario”. Nam cum Metellis erat Roscio non modo hospitium verum etiam domesticus usus et consuetudo. (Cic.) Qui usus è un sostantivo, determinato dall’attributo domesticus e coordinato agli altri nominativi hospitium e consuetudo: “Infatti Roscio aveva con la famiglia dei Metelli non solo un rapporto di ospitalità, ma addirittura familiarità e confidenza”. Vescor è privo di supino, e pertanto anche privo di perfetto. Potior può essere costruito anche con il genitivo, soprattutto nella locuzione potiri rerum, che significa “impadronirsi del potere, essere al potere” (in realtà qui viene sottinteso l’ablativo summa, che, determinato dal genitivo rerum, vale “la somma del potere”): Omni Macedonum gazā potitus est Paulus. (Cic.) “Paolo si impadronì dell’intero tesoro dei Macedoni”. Laudata est pro rostris a G. Caesare pronepote qui mox rerum potitus est. (Tac.) “(Giulia Augusta) fu lodata davanti ai rostri (si tratta di un'orazione funebre) dal pronipote Gaio Cesare, che poco dopo si impadronì del potere”. Esercizio 5 Fai l’albero e traduci le seguenti frasi. Preliminarmente, però, sottolinea le parole in caso ablativo che completano il nucleo del verbo deponente evidenziato. 1. Lacte, caseo, carne vescor. (Cic.) 2. Segniter et molliter cohors totă Syracusarum amoenitate fruitur. (Liv.) 3. Scipio, castris hostium potitus, praeter libera capita omnem praedam militibus concessit. (Liv.) 4. Dux ingenti praedā est potitus, cuius pars maximă ad quaestorem redacta est. (Liv.) 5. Nasturcio vesci Persas esse solitos scribit Xenophon. (Cic.) 6. Libenter novis et recentibus exemplis utor. (Tac.) 7. Nolite mirari, si duris verbis utor. (Sen. Rhet.) 8. Cimon, Miltiadis filius, Atheniensis, duro admodum initio usus est adulescentiae. (Nep.) 9. L. Veturius et P. Licinius censores Marcum Livium tonderi et squalorem deponere, et in senatum venire fungique aliis publicis muneribus coegerunt. (Liv.) 10. Agesilaus Lacedaemonius cum a ceteris scriptoribus tum eximie a Xenophonte Socratico collaudatus est: eo enim usus est familiariter. (Nep.) 11. Atticus patre usus est diligente et, ut tum erant tempora, diti et in primis studioso litterarum. (Nep.) 12. Agesilaus Hellespontum copias traiecit tantāque usus est celeritate, ut iter quod Xerxes uno anno confecerat, hic fecerit triginta diebus. (Nep.) 13. Audi viros bonos, quibus utĕris. (Cic.) 14. Nostra omnis vis in animo et corpore sita est: animi imperio, corporis servitio magis utimur; alterum nobis cum dis, alterum cum beluis commune est. (Sall.) 15. De iocis non respondebo, quibus me in castris usum esse dixisti: erant quidem illa castra plena curae; verum tamen homines, quamvis in turbidis rebus sint, tamen interdum animis relaxantur. (Cic.) Esercizio 6 Nelle seguenti frasi trovi sempre evidenziata la parola uti. Distingui preliminarmente se si tratta dell’infinito presente di utor o se si tratta della forma arcaica di ut. Infine fai l’albero e traduci. 1. Vincere scis, Hannibal; victoriā uti nescis. (Liv.) 2. Non aquila, ita uti praedicant, sciciderat Ganymedis pectus. (Acc.) 3. Hoc meo beneficio ille uti noluit. (Nep.) 4. Nam uti genus hominum conpositum ex corpore et anima est, ita res cunctae studiaque omnia nostra corporis alia, alia animi naturam secuntur. (Sall.) 5. Iugurtha, ubi primum adolevit, pollens viribus maxumeque ingenio validus, non se luxu neque inertiae dedit, sed, uti mos gentis illius est, equitabat, iaculabatur. (da Sall.) 6. Caesar in colle medio triplicem aciem instruxit legionum quattuor veteranarum, uti supra diximus. (Caes.) 7. Caesar militibus haec verba fecit: «Si pace uti vultis, iniquum est de stipendio recusare». (Caes.) 8. Venus prima artem meretriciam instituit auctorque mulieribus in Cypro fuit, uti vulgo corpore quaestum facerent. (Enn.) 9. Uti genus hominum compositum ex corpore et anima est, ita res cunctae studiaque omnia nostra corporis alia, alia animi naturam sequuntur. (Sall.) 10. Missi sunt duo senatores in Capitolium ad consulem, uti rediret in curiam; deinde senatus consultum recitatum est. (Liv.) Box: dal medio ai deponenti Nell’Unità 10, nella sezione del Lessico, abbiamo studiato l’antica diatesi media dell’indoeuropeo, della quale in latino si è persa la nozione, nonostante ne rimangano tracce considerevoli (abbiamo preso in esame il cosiddetto “passivo mediale”). Quella più significativa è appunto costituita dai verbi deponenti, che sono antichi medi privi di attivo corrispondente. In alcuni deponenti si può ritrovare il valore caratteristico dell’azione come processo interno al soggetto: irascor, “adirarsi”; reminiscor, “ricordarsi”; loquor, “parlare” (azione interna al soggetto, contrapposta a dico, “dire”, azione esercitata su un oggetto); nascor, “nascere” e morior, “morire”.