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Benigni a peso d’oro in Rai «Da Fazio per
250mila euro»
di ELENA G. POLIDORI
— ROMA —
DICE SERGIO Zavoli, presidente della Vigilanza Rai, che negli ultimi tempi in azienda «c’è un
insieme di casi che mortificano la sua identità». Infatti, ogni giorno ce n’è una. Dopo Santoro e la
Gabanelli, ieri è stato il turno di Fabio Fazio e Roberto Saviano, ma anche di Roberto Benigni e di
quel cantiere di San Pietro che è la trasmissione «Vieni via con me» di Raitre, in gestazione ormai
da più di un anno e che forse salterà. La messa in onda del programma era prevista per il prossimo
8 novembre, ma quando ormai sembrava tutto a posto il direttore generale, Mauro Masi, ha
bloccato tutto. Perché? La prima risposta dell’azienda arrivata nella prima mattinata di ieri: «Gli
ospiti costano troppo, ma non c’è nessun tentativo di censura».
Pochi minuti dopo questo annuncio arriva la voce di Lucio Presta, agente di Benigni, che svela:
«L’azienda aveva offerto a Roberto 250mila euro per una performance di circa 40 minuti senza
l’esclusiva dei diritti, ma se non va più bene Roberto può andare in trasmissione anche gratis». La
direzione generale della Rai rimane spiazzata, ma Lorenza Lei, vice direttore generale competente
per i contratti con le star tv, ammette in commissione di Vigilanza che la cifra offerta a Benigni è di
ben 100mila euro inferiore ai «350mila che vennero dati all’artista per il suo intervento sanremese».
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Insomma, quasi un affare per la Rai che si trasforma subito in un affarone non appena lo stesso
Benigni, sempre via Presta, promette che sì, in trasmissione ci andrà anche gratis pur di aver
campo libero sui contenuti dell’intervento.
A Masi, già nel primo pomeriggio, non resta che ribaltare la versione della mattinata (il famoso
«costa troppo») e dare il via libera al programma. «Il duetto Fazio-Saviano andrà in onda — ecco la
nota di viale Mazzini — non c’è mai stato nessun problema e se Benigni vuole partecipare a titolo
gratuito, la Rai ne sarà lietissima. «Non c’è mai stato nessuno stop — si legge — ma soltanto un
doveroso approfondimento portato avanti dagli uffici competenti in merito a richieste economiche
per Rai molto significative». E si avanza il sospetto che «alcune notizie siano state fatte filtrare
accampando inesistenti motivazioni politiche per ‘forzare’ la trattativa economica».
TIMORI INFONDATI, secondo Roberto Saviano: «I costi? una fesseria, ma non ci sono le
condizioni per andare in onda». Quanto al suo cachet, trapela che sarebbe di 80mila euro a
puntata. Agli ospiti della prima puntata, Antonio Albanese e Paolo Rossi, andranno invece 25mila
e 7mila euro. Così, mentre Santoro ammette di «non vedere l’ora che sia fatta di nuovo giustizia
dalla magistratura sul suo caso», Paolo Ruffini, direttore di Raitre, si chiede: «A Raitre si può
lavorare solo sotto il proprio valore di mercato o meglio ancora gratis? Se qualcuno la pensa così di
fatto vuole ridimensionare il valore della rete; non so se in questo clima Fazio e Saviano vorranno
fare il programma». Intanto, Endemol Italia ha smentito le voci dello stop alla trasmissione: «La
Rai ci ha assicurato che il contratto sarà definito nei tempi e nei modi prestabiliti».
Rai: i vertici in Commissione Vigilanza per chiarire
il ruolo delle società appaltatrici di fiction
Intanto si continua a discutere del progetto di privatizzazione dell'emittente pubblica, in
difficoltà per via delle perdite pubblicitarie a vantaggio delle reti concorrenti.
Tra i botta e risposta quotidiani su una gestione ritenuta 'malsana' dell'azienda; tra contratti degli ospiti
in standby; tra questioni rimaste aperte sul tanto agognato rinnovo del contratto di servizio e quant'altro,
ad appesantire l'avvio di una serena conduzione della Tv di Stato, si aggiunge ora anche l'allarme lanciato
dal presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Sergio Zavoli a margine dell'incontro con i
vicedirettori generali Antonio Marano e Lorenza Lei, e del direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce,
sul fronte degli appalti legati alle fiction e sui contratti d'acquisto degli sceneggiati costati all'azienda, nel
solo 2010, ben 190 milioni di euro.
Sulle società appaltatrici, che secondo quanto sostenuto anche dai dirigenti Rai davanti alla Commissione
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di Vigilanza "devono rispondere a precisi criteri e fornire idonee garanzie prima di sottoscrivere i
contratti", si è concentrata l'intera seduta convocata a seguito di un'istruttoria condotta dal segretario
della commissione Enzo Carra.
Nell'occhio del ciclone oltre alla 'Endemol' - partecipata Mediaset - e alla 'Ares Film' - partecipata al
30% da Rti - anche la 'Albatross Entertainment' e la 'Lux Vide', controllata al 18,53% da Tarak Ben
Ammar, imprenditore tunisino socio in affari di Silvio Berlusconi e con la quale l'azienda pubblica
avrebbe chiuso contratti per oltre 20 milioni di euro.
Tutte "composizioni societarie poco chiare" secondo Carra che nella sua istruttoria aveva fatto riferimento
anche all'Ellemme Group di Massimo Ferrero. Società quest'ultima, che secondo indiscrezioni smentite poi dagli avvocati - sarebbe legata a Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini, e
controllata dalle due società inglesi Elmhold Limited e Artgold Limited.
E mentre i vertici della Tv pubblica ribadiscono che "tutte le società devono compilare
un'autocertificazione prima di sottoscrivere contratti e che ogni due anni devono fornire i certificati
antimafia", Carra sottolinea che "Bisogna evitare che il denaro pubblico finisca chissà dove o alla
concorrenza. E' necessario inoltre limitare le produzioni all'estero, perché in Italia c'è un problema di
occupazione".
Altro argomento cruciale che ha acceso i riflettori sullo stato di salute della Rai, ha riguardato poi i
cosiddetti 'diritti primari e secondari' dell'emittente televisiva e la raccolta pubblicitaria. Riguardo la prima
questione, Antonio Marano ha spiegato che "la Rai è stata in grado di riempire di contenuti i nuovi canali
grazie alle sue teche". Inoltre, secondo quanto aggiunto da Lorenza Lei "viene fatta una valutazione
attenta sugli ascolti, dove per attenta si intende anche tener conto della collocazione di una fiction in una
serata dove su un'altra rete viene mandato in onda un prodotto comunque fortissimo". In sostanza, si
tiene conto della "disparità di impatto della programmazione sui telespettatori".
Sul fronte pubblicitario invece, e sul fatto che a quanto pare "in Rai aumentano gli ascolti ma diminuisce
la raccolta degli spot commerciali a tutto vantaggio delle reti concorrenti" in molti sono concordi sul fatto
che per salvare la Tv pubblica ormai sulla soglia del "fallimento poiché già si paventa - e a sottolinearlo è
vicepresidente vicario del gruppo Fli alla Camera Benedetto Della Vedova - che nel 2012 le perdite
supereranno l'ammontare del capitale sociale, c'è bisogno di rilanciare il progetto di privatizzazione
dell'azienda". "Tanto più che la soluzione proposta - ha aggiunto - ovvero la cessione degli asset
immobiliari dell'azienda per finanziare le perdite, porterebbe alla distruzione di valore per la Rai,
anticamera del fallimento dell'azienda. Le mosse recenti ai piani alti di Viale Mazzini, in questo contesto,
assomigliano sempre più ai balli nelle ultime ore del Titanic".
"Privatizzare la Rai - ha concluso Della Vedova - oggi vuol dire salvarla, evitare che i costi della
malagestione e della inevitabile occupazione vengano pagati dai contribuenti e dagli stessi dipendenti
dell'azienda".
20/10/2010
Antonietta Bruno
Tv: il Cda di viale Mazzini dà il via libera alla
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fusione tra Rai Trade e Rai
Sul fronte degli spot televisivi, Sipra conferma l'incremento del 4% dei ricavi, mentre il Giurì
rende note le motivazioni della sospensione della pubblicità comparativa di Sky e Mediaset.
Il Consiglio di Amministrazione della Rai ha approvato il progetto di fusione di Rai Trade (la società che
promuove le proprietà intellettuali del gruppo Rai e ne commercializza i diritti) in Rai. E' quanto quanto si
apprende da un comunicato stampa diramato a margine dell'incontro dei vertici dell'azienda con l'organo
collegiale a cui è affidata la gestione e che, accogliendo la proposta del direttore generale Mauro Masi,
ha approvato l'importante documento che incorpora le due singole unità societarie. Nel corso della stessa
seduta, Mauro Masi assieme vicedirettori generali Gianfranco Comanducci (Affari immobiliari,
approvvigionamenti, servizi di funzionamento); Lorenza Lei (Area produttiva e gestionale); Giancarlo
Leone (Transizione al digitale terrestre e strategie multipiattaforma) e Antonio Marano (Coordinamento
dell'Offerta televisiva), oltre che del direttore Risorse umane e organizzazione Luciano Flussi, ha
presentato al Consiglio di Amministrazione lo stato di avanzamento del Piano Industriale 2010 - 2012 che
prevede, lo ricordiamo, le linee guida strategiche da adottare per superare la crisi e meglio rilanciarsi sul
mercato televisivo e pubblicitario, oltre che sulle azioni di riequilibrio economico da portare avanti nel
prossimo triennio.
Affrontato inoltre, anche il discorso dell'andamento dei ricavi pubblicitari Rai che confermano, per il 2010,
il raggiungimento dell'obiettivo del +4% rispetto all'anno precedente. Argomento questo, portato
dinnanzi al Consiglio dall'amministratore delegato di Sipra, Aldo Reali.
Sempre sul fronte pubblicità, ma stavolta quella comparativa di Mediaset e Sky, novità arrivano
dall'organo autodisciplinare garante degli interessi dei cittadini-consumatori e della pubblicità in generale,
che ha reso note le motivazioni della sospensione della pubblicità che faceva il raffronto tra l'offerta Sky e
Mediaset Premium. Secondo quanto riportato da Sky, infatti, "il Giurì ha dichiarato che la comparativa
Mediaset è in contrasto con l'articolo 15 (quello che disciplina le pubblicità comparative appunto) poiché
le offerte non sono omogenee in quanto l'offerta di Sky - in particolare quella disponibile a 29 euro
mensili - è assai più ricca e varia della parallela offerta di Mediaset Premium". Di conseguenza - si legge
ancora nel comunicato - Mediaset non è autorizzata a fornire al consumatore notizie fuorvianti come
indiscutibilmente accade se si pongono in comparazione prodotti o servizi fra loro disomogenei".
Antonietta Bruno
Primo piano
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