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insegnante (e non solo) ­ intervista a vincenzo morlotti | Artlife
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insegnante (e non solo) – intervista a vincenzo
morlotti
Scritto il agosto 12, 2015 by artlife
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10 ORE FA
maria teresa minneci ballerina
Ignorantedarte ritiene che sia fondamentale raccogliere le testimonianze non solo degli artisti ma
anche di chi insegna le tematiche (non solo tecniche) legate al mondo dell’arte. Gli insegnamenti dei
docenti si tramutano in alcuni casi in vere ‘lezioni di vita': la tecnica, la storia, i fondamenti di una
materia divengono in questo caso linee guida dell’esistenza. Si raggiunge così il più alto livello di
formazione: cultura e umanità si fondono ed il docente trasmette ‘una parte di se’ al discente. Sono
questi, forse, gli insegnamenti più importanti in qualsivoglia scuola.
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Abbiamo avuto l’onore, oltre che il piacere, di testimoniare l’esperienza di una vita di un
magistrale artista, docente e, soprattutto, di un grande Uomo: Vincenzo Morlotti. Circa la sua biografia
e la critica di alcune sue interessanti opere è possibile leggere nelle pagine di Ignorantedarte
(Vincenzo Morlotti – biografia ed opere) e nel sito dell’artista (Vincenzo Morlotti – web site). In questa
sezione ci soffermeremo direttamente sul suo racconto, realizzato a fronte di alcune domande poste
1 SETTIMANA FA
il maestro bernard
aubertin ci ha lasciati
in forma di intervista al maestro. La testimonianza raccolta è particolarmente significativa non solo
1 SETTIMANA FA
per gli artisti ma anche e soprattutto per i docenti (e non solo di educazione artistica o storia dell’arte)
se un ragazzo è portato
per l'arte...
che vogliano confrontare la propria esperienza con chi, per una vita intera, ha posto quale proprio
obiettivo il ‘far apprendere’ piuttosto che ‘mostrare la propria conoscenza’.
Intervista a Vincenzo Morlotti (realizzata il 12 agosto 2015)
Vincenzo Morlotti, una vita trascorsa a contatto con i ragazzi delle Scuole Medie. Cosa
raccontava a degli alunni che si avvicinano per la prima volta al mondo dell’arte, in particolare,
al primo giorno di scuola? “Sin dal primo giorno di Scuola era fondamentale stabilire un rapporto di sincerità e serietà con i
nuovi alunni che arrivavano dalla quinta Elementare. Per me è sempre stato importante l’impatto
iniziale, volto alla conoscenza reciproca. Accoglievo i ragazzi, trattandoli come fossero più grandi,
spiegando loro che il laboratorio di Artistica (n.b.: era una fortuna averlo!!!) era un mondo a se. In tale
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laboratorio si sarebbero affrontate delle tematiche artistiche ,con l’insegnamento di tecniche
specifiche, atte a esprimere un mondo di creatività. Considerando la mia libertà di docente spiegavo
loro determinati obiettivi educativi e didattici della disciplina.
Per gli alunni, affrontare questa nuova esperienza didattica, in modo specifico,era una novità
assoluta. L’obiettivo educativo primario era quello di trovare per ogni ragazzo uno spazio personale
,dove poter gestire le proprie emozioni visive, con assoluta intimità, ovvero con interpretazione
creativa, in libertà e senza condizionamenti, del concetto di “bello o di brutto”. Una realtà speciale,
dove poter descrivere le proprie emozioni,in forme e colori.”
Come si fa a raggiungere un obiettivo così ambizioso?
“Offrivo ai ragazzi una grande libertà espressiva, senza limiti di spazi o raffigurazioni oggettive.
Porgevo loro con disinvoltura le mie esperienze liceali e accademiche. Insegnavo agli alunni le
tecniche grafiche e coloristiche di base, per potersi esprimere, offrendo semplici suggerimenti senza
condizionamenti ulteriori.”
Quali erano gli argomenti trattati nel corso delle lezioni?
“I soggetti affrontati erano diversificati e numerosi: copia dal vero, paesaggio,
anatomia, cromatologia modellato ecc. Un discorso a parte è relativo all’insegnamento della Storia
dell’Arte, affrontata in modo rivoluzionario e anticonvenzionale (peraltro, con un ‘metodo’ molto
apprezzato dai vertici scolastici). La mia idea era di spiegare i “concetti” delle varie esperienze
d’Arte,dalla preistoria all’inizio del medioevo, tramite il disegno di tali “concetti” su grandi fogli.”
Ha precorso l’era della computer grafica e del ‘Power Point’ per caratterizzare, sinteticamente,
le idee….
“Memoria visiva e descrizioni realizzate con terminologie specifiche ma semplici. La sintesi è qui. Lo
scopo didattico, era di costruire un libro “personale” di Arte. Tale libro si sarebbe arricchito nel corso
dei tre anni delle Scuole medie. Gli studenti avrebbero poi presentato il lavoro agli Esami di Licenza
finale. Il successo di tale sperimentazione è documentabile negli archivi scolastici (n.b.: degli Istituti
dove Morlotti ha insegnato).”
Quali erano i temi affrontati nel corso della Sua lunga carriera che più hanno entusiasmato gli
studenti?
“Nel corso degli anni gli argomenti da me affrontati sono innumerevoli e diversificati: in linea di
sintesi, si andava dalle scenografie teatrali alla scultura con materiali di recupero, dall’incisione e
stampa con torchio calcografico alla pirografia, dalla realizzazione di monumenti storici in
scala ai carri di carnevale.
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Potevo esprimermi meglio nei laboratori: avendo maggior tempo a disposizione, gli alunni potevano
realizzare manufatti, in piena autonomia. Mio vanto è di aver fatto spendere pochi soldi alla scuola,
poichè quasi tutti i materiali, anche i colori, erano di recupero. Nei laboratori abbiamo affrontato il
restauro di manufatti lignei e non. Volendo stilare una classifica degli argomenti più amati dagli
alunni, direi che al primo posto vi era il ‘modellato’ (in cartapesta o con materiali di recupero e
decorati). Al secondo posto era la Pop Art (una delle correnti più entusiasmanti): per insegnarne i
fondamenti, i ragazzi potevano effettuare raffigurazioni (anche di grandi dimensioni) dei loro
beniamini dello sport,del cinema e della musica o, ancora, potevano utilizzare quale spunto di
rappresentazione la pubblicità. In definitiva si usavano quali strumenti di apprendimento della Pop
art argomenti tratti dalla società urbana, moderna. Chiudere la classifica, al terzo posto, con il
laboratorio di discipline pittoriche avanzate. Tematica di grande interesse, soprattutto per i ragazzi
che,avrebbero continuato gli studi al Liceo Artistico. Mio piccolo vanto intimista: questi ragazzi così
artisticamente dotati e preparati da me, sono risultati poi, al Liceo Artistico, tra i migliori.”
Immagino che, con un insegnante sui generis (in positivo) come Lei e con argomenti così
entusiasmanti, tutti gli studenti della Sua scuola abbiano proseguito al Liceo (sorriso). Al
termine delle Scuole Medie, cosa facevano poi i ragazzi?
“Essendo trascorso del tempo da quando insegnavo, ci sono stati diversi cambiamenti nella Scuola.
Nel 2006, l’offerta didattica delle Scuole Medie era già sostanziosa e mirata per ogni alunno. Agli
alunni si offriva la possibilità (come consiglio e non per imposizione) di orientarsi nella scelta delle
Scuole Superiori, in relazione alle caratteristiche emerse ed alla predisposizione didattica. I ragazzi,
un po’ come oggi, potevano valutare l’iscrizione presso i Licei, gli Istituti Tecnici e Professionali, gli
Istituti a indirizzo grafico/pubblicitario ed i Corsi Professionali per il mondo del lavoro. Chiaramente,
ai ragazzi più propensi verso le mie discipline consigliavo (dopo un opportuno confronto con gli altri
docenti) il Liceo Artistico o gli Istituti di Grafica e Pubblicità. Ovviamente, la continuazione degli studi
e la scelta da parte degli alunni dipendeva da loro e dalle esigenze personali.”
Grazie per questa interessante testimonianza.
“Qui concludo con il racconto della mia lunga vita da docente. Responsabile in quanto insegnante, ma
artista per vocazione.”
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