Il lupo e il filosofo. Lezioni di vita dalla natura selvaggia. M. Rowlands Mark Rowlands (http://rowlands.philospot.com/), giovane e inquieto docente di filosofia in un'università americana, legge per caso su un giornale una singolare inserzione, si incuriosisce e risponde. Qualche ora dopo è il padrone felice di un cucciolo di lupo, a cui dà nome Brenin ("re" in gallese antico). Per undici anni, sarà lui la presenza più importante nella vita del professore, che seguirà ovunque: assisterà alle sue lezioni acciambellato sotto la cattedra, incurante degli iniziali timori e del successivo entusiasmo degli studenti, ne condividerà avventure, gioie e dolori, lo accompagnerà nei suoi spostamenti dall'America all'Irlanda alla Francia, dove Mark si trasferisce dopo aver troncato quasi ogni legame con i suoi simili. (Tratto dalla quarta di copertina) Il lupo diventa per Rowlands metafora di luce e di verità, la guida per un viaggio interiore alla scoperta della propria identità: "questi non sono pensieri miei perché, pur credendo in essi e ritenendoli veri, non sarei più capace di pensarli. Questi sono i pensieri della radura. Sono i pensieri che esistono solo nello spazio tra un lupo e un uomo". Il lupo e la scimmia. Le riflessioni dell’autore sulle forze che muovono l’aggregazione sociale dei lupi, forze lontane da ogni forma di inganno e complotto che caratterizzano invece le dinamiche sociali delle scimmie, ci impongono una serie di domande sulla natura relazionale dell’essere umano nelle sue varie sfaccettature: la famiglia, l’amicizia, il lavoro. Siamo più scimmie o più lupi? E l’essere lupi che conseguenze comporta? “Entrambe le forme di comportamento richiedono la capacità di comprendere non solo il mondo, ma anche, ed un punto cruciale, la mente dell’altro. Alla base dei due comportamenti c’è la capacità di vedere, capire o prevedere come il mondo appare a chiunque altro.” La metafora sulle due specie evoca riflessioni profonde sulle dinamiche relazionali dell’essere umano, sulla soddisfazione dei suoi desideri, sulle motivazioni che pulsano dietro la realizzazione di un obiettivo, sulla stessa concezione di felicità. Bellezza ed eccellenza. Sembra quasi impalpabile la descrizione delle corse di Mark e Brenin nei prati e nei boschi dell'Alabama. Questi momenti divennero per l’autore, non solo l'occasione di osservarne il movimento, ma soprattutto una chiave di lettura della sua anima. L'anima del lupo emerge, secondo l'autore, dal suo movimento: “Quando correvamo, Brenin scivolava sul terreno con un’eleganza e un’economia di movimenti che non avevo mai visto in un cane. (….) Avrei voluto correre con lunghe falcate silenziose ”. E’ l’ideale di perfezione e di bellezza, reso visibile dal movimento del lupo nella corsa, che fa scaturire il concetto di eccellenza per Rowlands. L’eccellenza non può esistere in termini assoluti: che cosa si intende per eccellenza dipende strettamente da ciò che si è. Le sue abilità logico-razionali di studioso di filosofia erano forse migliori del movimento e dell’armonia di Brenin nel correre? Non esistendo un concetto oggettivo di “migliore”, l’autore riconduce il senso di bellezza e di eccellenza al principio “dal punto di vista dell’eternità” dei filosofi medievali: “l’idea che all’eternità le mie capacità importino più di altre è un concetto meschino.” Sperimentare quotidianamente la bellezza del movimento di Brenin, permette all’autore di sentirsi vivo e di intraprendere un processo di allenamento volto all’affinare il proprio modo di correre, con l’obiettivo di avvicinarsi quanto più possibile all’ideale di eccellenza incarnato dall’amico lupo. Il senso del Tempo. In riferimento alla propria visione del tempo, l’uomo sembra essere, rispetto a tutte le specie animali, impegnato oltre maniera nel compiere attività che in realtà preferirebbe non fare. Il motivo sottostante è legato alla visione della nostra vita futura: “le nostre attività del momento sono studiate, eseguite, orientate in funzione della visione del futuro che forse potranno assicurarci”. Il tempo viene visto come una freccia che parte dal momento presente e va verso il futuro. L’uomo non riesce mai a godersi il presente per quello che è perché il momento presente viene continuamente spostato in avanti o indietro sulla freccia del tempo: “ogni momento è adulterato, inquinato da ciò che ci ricordiamo e da ciò che ci aspettiamo.” Per Brenin il tempo è semplicemente un punto, non una linea. Ogni momento è ciò che è: ogni momento è completo e intero di per sé. “Noi vediamo attraverso i momenti ed è per questa ragione che il momento ci sfugge. Un lupo vede il momento, ma non può vederci attraverso. La freccia del tempo gli sfugge. E’ questa la differenza tra gli uomini e i lupi.” Questa continua attenzione al domani ci spinge costantemente a cercare nuovi obiettivi. Siamo sempre spostati in avanti sulla freccia del tempo alla ricerca di qualcosa di più, di qualcosa di nuovo e di migliore. E così, spesso, lasciamo che la felicità del singolo momento scivoli via, senza nemmeno essere assaporata. Un grazie particolare alla persona che mi ha regalato questo libro. Bianca Dicembre 2013