Non affannatevi
per niente
Padre nostro
Padre...
Padre...
Padre...
Padre...
Padre...
Padre...
Padre...
Padre...
Padre...
Padre...
Padre...
Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra
dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Rimetti a noi i nostri debiti
come noi ne rimettiamo ai nostri debitori
e non ci indurre in tentazione
ma liberaci dal male.
Preghiera finale
C. O Dio, nostro Padre, che nella pienezza del tempo, per
dissipare la tenebra dell’errore hai manifestato lo splendore
della tua gloria nel Cristo tuo Figlio, ti chiediamo umilmente
il dono del tuo Spirito perchè illumini il nostro cammino.
Per Cristo nostro Signore
T. Amen
T. Chi ha sete venga e beva da me,
a nuova vita verrà:
perchè la mia acqua come sorgente
da Lui sgorgherà.
Santuario
Beata Vergine Maria
di Castelmonte
Ansia e vita spirituale/2
La grande sera
RIT. Cristo Gesù, Parola del Padre
fa che le tenebre
non parlino al mio cuor.
Cristo Gesù, Agnello di Dio,
fa che in me solo bruci il tuo amor.
C. Nel nome del Padre...
C.La grazia di Dio
che sostiene i nostri passi
e illumina il sentiero
sia con tutti voi.
T. E con il tuo spirito.
1L. Ma la notte che scende
e inaspettatamente ci avvolge
è la fine di tutto
o l’inizio di qualcosa di nuovo?
La notte è un passaggio
oppure un vicolo cieco?
Chi può liberarci da questi dubbi?
2L. Dentro a questa notte
Anche i sogni
si nascondono
sotto un manto di cenere,
e la stessa luna
non ha la forza
di donarci un futuro
o di riaccende in noi
una speranza.
RIT. Cristo Gesù...
1L. A cosa pensavi, o Dio creatore,
quando hai voluto la notte? Quando
hai voluto che i nostri giorni fossero
segnati da questo buio che non
ci fa vedere, non ci fa volere?
Forse volevi spezzare l’orgoglio
della nostra debole sapienza?
2L. E’ scesa la notte
sulle nostre forze
e all’improvviso
ci accorgiamo di esser deboli.
Forse,
forti non lo siamo mai stati.
Giovani si, ma non forti.
Forte è colui che può vedere
compiersi la sua opera.
E noi non siamo forti.
Noi, che pensavamo di poter
compiere ogni opera.
E ogni notte ce lo ricorda.
RIT. Cristo Gesù...
T. Tieni accesa, Signore,
la debole luce
della nostra fede
nell’autunno
della nostra esistenza.
Non lasciare
che scenda mai la sera
sui nostri giorni.
Vengono accese le candele al cero
RIT. Cristo Gesù...
Dal Vangelo
secondo Giovanni
Preghiera al centro della notte
C. Signore,
giunti ora
alla metà della notte,
ti offriamo le nostre
azioni di grazia
nella misura in cui
le forze lo consentono
e ti preghiamo:
conserva intatto
il tesoro della conoscenza
che tu hai posto
nei nostri cuori,
poni sulla nostra bocca
la parola della tua sapienza
e liberaci da ogni entità
che brancola nel buio.
L C’era tra i farisei un uomo
chiamato Nicodèmo, un capo dei
Giudei. Egli andò da Gesù, di notte,
e gli disse: «Rabbì, sappiamo che
sei un maestro venuto da Dio;
nessuno infatti può fare i segni
che tu fai, se Dio non è con lui». Gli
rispose Gesù: «In verità, in verità ti
dico, se uno non rinasce dall’alto,
non può vedere il regno di Dio». Gli
disse Nicodèmo: «Come può un
uomo nascere quando è vecchio?
Può forse entrare una seconda
volta nel grembo di sua madre e
rinascere?». Gli rispose Gesù: [...]
Dio ha tanto amato il mondo da
dare il suo Figlio unigenito, perché
chiunque crede in lui non muoia,
ma abbia la vita eterna. Dio non
ha mandato il Figlio nel mondo per
giudicare il mondo, ma perché il
mondo si salvi per mezzo di lui. Chi
crede in lui non è condannato; ma
chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel
nome dell’unigenito Figlio di Dio. E
il giudizio è questo: la luce è venuta
nel mondo, ma gli uomini hanno
preferito le tenebre alla luce, perché
le loro opere erano malvagie.
Chiunque infatti fa il male, odia la
luce e non viene alla luce perché
non siano svelate le sue opere. Ma
chi opera la verità viene alla luce,
perché appaia chiaramente che le
sue opere sono state fatte in Dio.
Parola del Signore.
T. Perché tuo è il potere,
tua è la maestà, la potenza
e la gloria, Padre, Figlio
e Spirito Santo,
ora e sempre,
e nei secoli dei secoli. Amen.
(Mesonyktìon:2a Antifona)
In processione saliamo in chiesa
RIT. Cristo Gesù...
Seduti
Viene proclamata la Parola di Dio
Il silenzio
‘La condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore’
Ci sentiamo troppo spesso
oppressi da questo silenzio
perchè non abbiamo ancora capito
che il silenzio è Dio.
Egli non è
la cosa più preziosa
tra mille altre cose;
non è il volto più bello
tra tutti gli altri;
non è una parola più vera
tra tutte le altre.
Egli è la libetà di donare
che rende preziosa
anche la cosa più semplice.
Egli è l’amore
che rende bello
ogni volto che incontriamo.
Egli è il silenzio
che ci permette
di ascoltare con rinnovata meraviglia
le parole di sempre. (Christodulo Ichtu)
RIT. Cristo Gesù...
2
7
A questo punto potrebbe sorgere un’obiezione: «Ma che cosa ha a che
fare queste affermazioni prettamente teologiche o filosofiche, con le
descrizioni più psicologiche tracciate all’inizio? Non si introduce così
un salto indebito nel discorso?». Non c’è nessun salto tra i fenomeni
inumerevoli dell’ansia e la sua radice. Ritengo invece che gran parte
dei danni spirituali dell’ansia derivino dalle confusioni connesse alla
dimenticanza di questa ansia radicale, che anima il cuore di ogni uomo
e di ogni donna, che non è sopprimibile semplicemente perché è il
riflesso, in negativo, di quello che è il desiderio più profondo di ognuno:
quello di vedere la propria vita personale (e quella dei propri cari, cioè
del mondo intero) definitivamente salva e al sicuro, custodita da mani
onnipotentemente buone, capaci di sottrarla alle minacce estreme
della caducità e del male.
Quando si fugge...
Si tratta ora di addentrarsi un po’ nei danni spirituali sopra evocati.
Quando si assumo attegiamenti di fuga dal’ansia radicale. Atteggiamneti che proprio perchè fuggono dalla realtà non ci fanno crescere.
Il primo di essi prende forma con l’assunzione di uno stile di vita
che intende risolvere la questione dell’ansia radicale secondo una
dinamica di auto-redenzione. Non mi riferisco a chissà quali fenomeni
strani. Penso piuttosto a dinamiche quotidiane e diffuse che hanno
la forma dell”attivismo’. Ciò accade quando degli impegni a cui si è
tenuti e delle relazioni in cui si è inseriti non ci si ‘occupa’, bensì ci si
‘preoccupa’. La vita e i rapporti che la attraversano non sono cioè più
il luogo in cui affrontare positivamente, insieme ad altri, il desiderio
della salvezza e il timore di perderla, bensì l’occasione per dimenticare
e attutire la serietà e l’urgenza di tale questione. Tutto ciò può avere la
forma ‘laica’ del fare in vista solo del fare stesso, o quella ‘religiosa’ del
fare per essere a servizio di qualcuno o, nominalmente, del Regno di
Dio. La forma non conta, il nocciolo è lo stesso: ci si attiva, ci si rende
attivi, con l’intento - manifesto o recondito - di fuggire dalla profondità
della questione che il Vangelo pone con chiarezza: «Tu ti preoccupi e
ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno» (Lc
10,41-42).
L’esito di tutto ciò è una vita spirituale che, da una parte, si disperde
via via nella superficialità dimenticando il senso del gratuito e del
mistero e che, dall’altra, si attesta su di un dualismo deleterio nel quale
i tempi e i modi del pregare (quando ancora vengono salvaguardati...)
si dissociano dai tempi e dai modi del fare, risultando ininfluenti circa
i criteri che li guidano.
6
Il
Canto
‘Hai mutato il mio lamento
in canto di gioia’
L. Io Signore
ero un blocco di bestemmia
e dissipazione
ma poi la tua luce mi ha scoperto
e sono esploso
in tutta la mia bellezza.
Il mio lamento si è trasformato
in un canto di lode.
Perchè, è molto più del sole,
lo sguardo di Dio,
raggiunge anche l’inferno.
Io sono passato
dalle tenebre alla luce
dall’inferno alla vita
perchè il tuo sguardo
mi ha illuminato.
Alla sera sopraggiunge il pianto *
e al mattino, ecco la gioia.
Nella mia prosperità ho detto: *
Nulla mi farà vacillare! ».
Nella tua bontà, o Signore*
mi hai posto su un monte sicuro;
ma quando hai nascosto il tuo volto *
io sono stato turbato.
A te grido, Signore, *
chiedo aiuto al mio Dio.
Quale vantaggio dalla mia morte, *
dalla mia discesa nella tomba?
Ti potrà forse lodare la polvere *
e proclamare la tua fedeltà nell’amore?
(liberamente tratto da Alda Merini)
Ascolta, Signore, abbi misericordia, *
Signore, vieni in mio aiuto.
Ant. Ti lodo, Signore,
perchè mi hai liberato.
Hai mutato il mio lamento in danza, *
la mia veste di sacco in abito di gioia,
perché io possa cantare senza posa. *
Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.
SALMO 29
Ringraziamento per la
liberazione dalla morte
Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato *
e su di me non hai lasciato esultare i nemici.
Signore Dio mio *
a te ho gridato e mi hai guarito.
Gloria.
Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, *
mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, *
rendete grazie al suo santo nome,
perché la sua collera dura un istante, *
la sua bontà per tutta la vita.
3
Dal libro di qoèlet
L. Ho accumulato anche
argento e oro, ricchezze di re e
di province; mi sono procurato
cantori e cantatrici, insieme con
le delizie dei figli dell’uomo.
Sono divenuto grande,
più potente di tutti
i miei predecessori
in Gerusalemme,
pur conservando
la mia sapienza.
Ant Anima mia, benedici
il santo nome del Signor
anima mia
confida nel suo amor (x2)
L Io, Qoèlet,
ho detto in cuor mio:
«Vieni, dunque, ti voglio mettere
alla prova con la gioia:
Gusta il piacere!».
Ma ecco anche questo è vanità.
Del riso ho detto: «Follia!»
e della gioia: «A che giova?».
Ho voluto soddisfare
il mio corpo con il vino,
con la pretesa di dedicarmi
con la mente alla sapienza
e di darmi alla follia,
finché non scoprissi
che cosa convenga agli uomini
compiere sotto il cielo,
nei giorni contati della loro vita.
Ant Anima mia...
Non ho negato ai miei occhi
nulla di ciò che bramavano,
né ho rifiutato alcuna
soddisfazione al mio cuore,
che godeva d’ogni mia fatica;
questa è stata la ricompensa
di tutte le mie fatiche.
Ant Anima mia...
Ho considerato
tutte le opere fatte dalle mie mani
e tutta la fatica che
avevo durato a farle:
ecco, tutto mi è apparso vanità
e un inseguire il vento:
non c’è alcun vantaggio
sotto il sole.
Ant Anima mia
L. Ho intrapreso grandi opere,
mi sono fabbricato case,
mi sono piantato vigneti.
Mi sono fatto parchi e giardini
e vi ho piantato alberi da frutto
d’ogni specie; mi sono fatto
vasche, per irrigare con l’acqua
le piantagioni. Ho acquistato
schiavi e schiave e altri ne ho
avuti nati in casa e ho posseduto
anche armenti e greggi in
gran numero più di tutti i miei
predecessori in Gerusalemme.
Ant Anima mia..
C Signore da chi andremo?
Tu solo hai parole di vita eterna.
T. La tua parola
rimane per sempre.
Ant Anima mia
4
L’ascolto
‘Hai mutato il mio lamento
in canto di gioia’
L’ansia radicale
C’è tuttavia un’ansia che non va scacciata
Abbiamo visto nell’incontro precedente che l’ansia ha varie forme e
che l’aiuto delle scienze umane ci permette di capire da dove viene e
come curarla. Le scienze umane hanno di mira la guarigione dell’uomo,
la spiritualità la sua crescita e la sua trasformazione. La spiritualità
sa qualcosa che la medicina non sa: sa che anche l’ansia concorre a
formare l’uomo, anche la sofferenza concorre a rendere l’uomo degno
di questo nome.
Detto tutto ciò, c’è un punto che costituisce la questione centrale da
cui derivano tante fatiche inutili e tanti danni al cammino spirituale
delle persone. C’è un’ansia alla quale non ci si può sottrarre, pena il
ritrovarla camuffata e sbriciolata in mille altri rivoli nella nostra quotidianità. La frenesia, la stanchezza che non cede al riposo, il senso
di panico, l’impazienza cronica... questi sono atteggiamenti che
dobbiamo curare e arginare con la consapevolezza, ma la loro radice
non si può curare perchè è l’uomo stesso. Questa radice va affrontata
non tolta. Va conosciuta non curata. Questa ‘ansia radicale’ parla di
noi. Chi si ponesse come obiettivo quello di eliminarla completamente
dalla nostra vita perseguirebbe uno scopo impossibile e deleterio.
Al di là dei suoi fenomeni quotidiani, come possiamo decriverla questa
radice? I tentativi nella storia della filosofia e teologia sono innumerevoli. Scrive Massimo Cacciari: «L’ansia nasce dal fatto che ci imbattiamo continuamente nello scandalo del nostro agire: che esso non sa
raggiungere alcuna pienezza, che esso non sa mai compiersi pienamente, darsi pace, pervenire alla meta... e possiamo solo vedere che
‘facciamo male’, che ‘pecchiamo’ perchè non raggiungiamo mai la
meta, non colpiano mai il bersaglio. In altre parole non facciamo mai
bene il bene». Questa è una minaccia alla quale il nostro io non può
sottrarsi e di fronte alla quale deve stare ben vigile. Anche il Vangelo,
nei riguardi di tale realtà, non si prefigge di toglierla; a volte persino
la stimola e la rinfocola. Sto parlando della minaccia esistenziale e
teologale circa il fatto che la propria vita vada ultimamente perduta.
Un grande teologo (H.V. von Balthasar) ha affrontato direttamente
tale questione e la descrive così: «Questo restar sospesi tra il presente
carico di peccato e la promessa mai pienamente attualizzabile».
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