Istituto Comprensivo “Federico De Roberto” a indirizzo musicale A.S. 2015/2016 Dispensa di grammatica predisposta dalla prof.ssa Erminia Salmeri per alunni BES e con difficoltà di apprendimento Il nome parte 1/5 Classe 1a della scuola secondaria di 1° grado Grammatica italiana Il nome indica una cosa, oppure un animale oppure una persona. mela cane bambina nome di cosa nome di animale nome di persona Il nome indica anche una idea, un sentimento, un luogo, un avvenimento. nome ricerca amore Roma olimpiadi tipo nome nome nome nome di di di di idea sentimento luogo avvenimento Il nome è detto anche sostantivo. Il genere I nomi possono essere o maschili o femminili. Lucia = nome di persona, femminile Marco = nome di persona, maschile Si dice "genere" la proprietà del nome di essere o maschile o femminile. Anche il nome delle cose ha un genere. porta = nome di cosa, genere femminile. tavolo = nome di cosa, genere maschile. Di solito se il nome termina con la vocale "a" ha il genere femminile; se termina con la vocale "o" ha il genere maschile. gatto gatta nome maschile nome femminile Questa regola non è sempre valida; per esempio: Andrea = nome di persona maschile, anche se finisce con la vocale "a". Luca = nome di persona maschile, anche se finisce con la vocale "a". Radice e desinenza nome bambino bambina bambini bambine bambinello radice bambin bambin bambin bambin bambin desinenza o a i e ello In molti nomi distinguiamo una prima parte del nome, che è detta radice e l'ultima parte del nome che è detta desinenza. La radice è la prima parte del nome che resta costante; la desinenza è l'ultima parte ed è costituita da una o più lettere; la radice la riconosciamo in quanto è costante, cioè non varia, ma resta sempre la stessa; la desinenza, invece, si aggiunge alla radice e varia. nome radice desinenza amico amicone amica amiche amici amic amic amic amic amic o one a he i Dal nome maschile al nome femminile Per passare da un nome maschile ad un nome femminile, si trova dapprima la radice del nome, togliendo la desinenza e poi cambiando la desinenza. nome maschile desinenza maschile bambino pittore nipote signore leone conte o tore e e e e desinenza nome femminile femminile a bambina trice pittrice e nipote a signora essa leonessa essa contessa Questa regola non sempre è valida in quanto esistono alcuni nomi il cui femminile è completamente diverso dal maschile. nome maschile fratello marito papà uomo nome femminile sorella moglie mamma donna Questi nomi vengono detti indipendenti, in quanto il femminile non dipende dal maschile. A volte il femminile si forma aggiungendo alla radice un diminutivo. nome maschile gallo eroe nome femminile gallina eroina Infine esistono alcuni nomi che hanno un significato diverso tra maschile e femminile, anche se restano uguali. nome maschile nome femminile il capitale (denaro) il fine (lo scopo) il radio (il minerale) la capitale (città) la fine (il termine) la radio (il ricevitore) Questi nomi vengono detti òmofoni, in quanto hanno la stessa pronuncia. Dal nome femminile al nome maschile Per passare da un nome femminile ad un nome maschile, si trova dapprima la radice del nome, togliendo la desinenza e poi cambiando la desinenza. nome femminile desinenza femminile bambina pittrice nipote signora leonessa contessa a trice e a essa essa desinenza nome maschile maschile o bambino tore pittore e nipote e signore e leone e conte Questa regola non sempre è valida in quanto esistono alcuni nomi il cui maschile è completamente diverso dal femminile. nome femminile sorella moglie mamma donna nome maschile fratello marito papà uomo Questi nomi vengono detti indipendenti, in quanto il femminile non dipende dal maschile. Grammatica italiana Il nome indica anche la quantità di una cosa, di un animale di una persona. una mela due mele tre mele Un nome si dice singolare quando indica una sola cosa, una sola persona, un solo animale. mela = nome singolare cane = nome singolare; bambina = nome singolare. Un nome si dice plurale quando indica più quantità della stessa cosa, più quantità della stessa persona, più quantità dello stesso animale. mele = nome plurale cani = nome plurale; bambine = nome plurale. Si dice numero la proprietà di indicare nel nome le quantità delle cose, delle persone, degli animali. Il numero della parola mela è singolare; il numero della parola mele è plurale. Analisi grammaticale nome cane cani ragazza ragazze albero alberi genere maschile maschile femminile femminile maschile maschile numero singolare plurale singolare plurale singolare plurale L'analisi grammaticale si fà indicando sia il genere sia il numero contenuto nel nome. cane = nome di animale, maschile, singolare. bambina = nome di persona, femminile, singolare. ragazze = nome di persona, femminile, plurale. Dal nome singolare al nome plurale Per passare da un nome singolare ad un nome plurale, si trova dapprima la radice del nome, togliendo la desinenza e poi cambiando la desinenza. nome singolare desinenza singolare bambino ragazza nipote signore leone conte o a e e e e desinenza nome plurale plurale i bambini e ragazze i nipoti i signori i leoni i conti Di solito se il nome termina con la vocale "a" ha il genere femminile singolare e al plurale si trasforma la vocale "a" nella vocale "e". Di solito se il nome termina con la vocale "o" ha il genere maschile singolare e al plurale si trasforma la vocale "o"nella vocale "i". Questa regola non sempre è valida, per cui è utile la seguente tabella. nome singolare desinenza singolare il a pianeta (maschile) la a casa (femminile) luogo go giuoco co camicia cia geologia gia gerarchia chia cia (preceduta perspicacia da vocale) cia (preceduta mancia da consonante) gia (preceduta ciliegia da vocale) gia (preceduta loggia da consonante) fascia scia tavolo o io (i non figlio accentata) desinenza plurale nome plurale i i pianeti e le case ghi chi cie gie chie luoghi giuochi camicie geologie gerarchie cie perspicacie ce mance gie ciliegie ge logge sce i fasce tavoli i figli zio parco (accento sulla penultima sillaba) albergo (accento sulla penultima sillaba) parroco (accento sulla terzultima sillaba) teologo (accento sulla terzultima sillaba) dialogo ( nome di cosa) psicologo (nome di persona) presidente serie specie io (i accentata) ii zii co chi parchi go ghi alberghi co ci parroci go gi teologi go ghi dialoghi go gi psicologi e ie ie i ie ie presidenti serie specie Nomi invariabili Alcuni nomi restano invariati quando si passa dal singolare al plurale. singolare il re il bar la città la biro plurale i re i bar le città le biro Questi nomi si dicono invariabili, in quanto non variano, cioè hanno la stessa forma sia per il singolare sia per il plurale. Anche i nomi stranieri restano invariati, cioè non si aggiunge la "s" al plurale. Nomi difettivi Alcuni nomi hanno solo il singolare e non hanno il plurale. fame = ha solo il singolare sete = ha solo il singolare cacao = ha solo il singolare Alcuni nomi hanno solo il plurale e non hanno il singolare. forbici = ha solo il plurale pinze = ha solo il plurale tenaglie = ha solo il plurale nozze = ha solo il plurale I nomi che mancano o del singolare o del plurale si dicono difettivi, cioè difettano di un numero, o del singolare o del plurale. Nomi sovrabbondanti Alcuni nomi hanno un solo singolare ma diverse forme per il plurale. singolare il braccio plurale i bracci (lati) il filo i fili (elettrici) il gesto il muro i gesti (movimenti) i muri (di casa) plurale le braccia (quelle del corpo) le fila (della mozzarella calda) le gesta (imprese) le mura (della città) I nomi che hanno più forme per il plurale si dicono sovrabbondanti al plurale cioè hanno una forma in più per il plurale. Alcuni nomi hanno diverse forme per il singolare. singolare il legno (per infissi) il frutto (di ogni pianta) singolare la legna (per bruciare) la frutta (il frutto che si mangia) I nomi che hanno più forme per il singolare si dicono sovrabbondanti al singolare cioè hanno una forma in più per il singolare. Nome concreto e nome astratto Un nome si dice concreto quando indica una cosa realmente esistente in natura, visibile con gli occhi o con uno dei cinque sensi. I sensi sono cinque: 1- La vista, per vedere con gli occhi. 2 - L'udito, per sentire con le orecchie. 3 - L'olfatto, per odorare con il naso. 4 - Il tatto, per toccare con le mani. 5 - Il gusto, per gustare i cibi con la lingua. nome libro concreto si tocca, si vede è una idea, non si tocca e non si vede scrittura rumore si sente è una idea che si riferisce al suono musica carne si mangia, si tocca, si vede è una idea che si riferisce ai cibi cibo rosa si vede e si sente il profumo è una idea riferita al profumo o alla puzza odore tavolo lo tocco con le mani una idea riferita al fatto di toccare tatto Roma la vedo e la tocco con i piedi è una soddisfazione che altri non vedono Unione Europea, non la vedo e non la tocco amore U.E. P.V.C. astratto Poli Vinil Cloruro, un materiale in vendita, lo vedo e lo tocco Un nome che non è concreto si dice astratto, in quanto non lo possiamo né vedere né toccare; il nome astratto si riferisce ai nostri sentimenti, alle nostre invenzioni. La proprietà che distingue i nomi tra concreti e astratti si dice specie del nome. Analisi grammaticale nome cane rumore ragazza dolore albero dio specie concreto concreto concreto astratto concreto astratto genere maschile maschile femminile femminile maschile maschile numero singolare singolare singolare singolare singolare singolare L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome e il numero del nome. cane = nome di animale, concreto, maschile, singolare. bambina = nome di persona, concreto, femminile, singolare. ragazze = nome di persona, concreto, femminile, plurale. Nome proprio e nome comune Un nome si dice proprio quando si scrive con la prima lettera in maiuscolo ed indica una precisa cosa, una precisa persona, un preciso animale, distinguendolo da tutti gli altri. Antonio = nome proprio di persona Bari = nome proprio di luogo Lillo = nome proprio di animale Un nome si dice comune quando si scrive con la prima lettera in minuscolo ed indica una generica cosa, una generica persona, un generico animale, senza distinguerlo da tutti gli altri. bambino = nome comune di persona città = nome comune di luogo gatto = nome proprio di animale tavolo = nome comune di cosa La proprietà che distingue i nomi tra concreti e astratti si dice specie del nome. Analisi grammaticale nome cane rumore Alessandra Napoli albero Lillo specie comune, concreto comune, concreto proprio, concreto proprio, concreto comune, concreto proprio, concreto genere numero maschile singolare maschile singolare femminile singolare femminile singolare maschile singolare maschile singolare L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome e il numero del nome. cane = nome comune di animale, concreto, maschile, singolare. bambina = nome comune di persona, concreto, femminile, singolare. Federico = nome proprio di persona, concreto, maschile, singolare. Roma = nome proprio di luogo, concreto, femminile, singolare. Nome individuale e nome collettivo Un nome si dice individuale quando indica una sola cosa, una sola persona, un solo animale. Un nome si dice collettivoquando indica un insieme di più cose, più animali, più persone. gregge = nome collettivo di animale pecora = nome individuale di animale folla = nome collettivo di persona ragazzo = nome individuale di persona pineta = nome collettivo di cosa pino = nome individuale di cosa La proprietà che distingue i nomi tra individuali e collettivi si dice specie del nome. Analisi grammaticale nome cane gregge Alessandra squadra albero foresta specie comune, concreto, individuale comune, concreto, collettivo proprio, concreto, individuale comune, concreto, collettivo comune, concreto, individuale comune, concreto, collettivo genere numero maschile singolare maschile singolare femminile singolare femminile singolare maschile singolare femminile singolare L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome e il numero del nome. Se il nome è individuale si omette di scriverlo. cane = nome comune di animale, concreto, maschile, singolare. mandria = nome comune singolare, collettivo. di animale, concreto, femminile, fogliame = nome comune di cosa, concreto, femminile, singolare, collettivo. Nome primitivo e nome derivato Un nome si dice primitivo quando non deriva da un altro nome. Un nome si dice derivato quando deriva da un altro nome. nome acqua acquedotto acquitrino acquaio libro libreria libraio forma primitivo derivato da derivato da derivato da primitivo derivato da derivato da acqua acqua acqua libro libro Il nome derivato si forma partendo dalla radice di un nome e aggiungendo alla radice un insieme di vocali e consonanti detto desinenza o suffisso. nome primitivo radice acqua libro libro birra oste salume acqu libr libr birr ost salum desinenza o suffisso edotto aio eria eria eria iere nome derivato acquedotto libraio libreria birreria osteria salumiere La proprietà che distingue i nomi tra primitivi e derivati si dice forma del nome. Analisi grammaticale nome cane libraio acquedotto specie comune, concreto comune, concreto comune, concreto genere numero forma maschile singolare primitivo maschile singolare maschile singolare derivato da libro derivato da acqua L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome, il numero del nome e la forma del nome. cane = nome comune di animale, concreto, maschile, singolare, primitivo. salumiera = nome comune di persona, concreto, femminile, singolare, derivato da salume. osteria = nome comune di cosa, concreto, femminile, singolare, derivato da oste. birra = nome comune di cosa, concreto, femminile, singolare, primitivo. Nome composto Un nome si dice composto quando è costituito da due nomi diversi uniti insieme. nome semplice capo capo passa arco nome semplice stazione luogo porto baleno nome composto capostazione capoluogo passaporto arcobaleno La proprietà che distingue i nomi tra semplici e composti si dice forma del nome. Analisi grammaticale nome cane specie comune, concreto genere numero forma maschile singolare primitivo comune, capostazione concreto maschile singolare pescespada comune, concreto maschile singolare belladonna comune, concreto femminile singolare composto da capo e stazione composto da pesce e spada composto da bella e donna L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome, il numero del nome e la forma del nome. capoclasse = nome comune di persona, concreto, maschile, singolare, composto da capo e classe. terremoto = nome comune di idea, astratto, maschile, singolare, composto da terre e moto. autoveicolo = nome comune di cosa, concreto, maschile, singolare, composto da auto e veicolo. Nome alterato Un nome si dice alterato quando deriva da una radice con l'aggiunta di un suffisso che ne modifica le dimensioni o il significato. nome primitivo radice suffisso casa cas etta figlio figli olo nome alterato casetta (casa piccola) figliolo (figlio piccolo) ragazzo ragazz accio ragazzaccio (ragazzo cattivo) Un suffisso è un insieme di vocali e di consonanti che si mette dopo la radice del nome e ne modifica il significato. Un suffisso si dice diminutivo quando diminuisce le dimensioni nel nome. I suffissi diminutivi sono: suffisso diminutivo ino, ina, ini, ine icino, icina, icini, icine etto, etta, etti, ette ello, ella, elli, elle icello, icella, icelli, icelle nome primitivo radice nome alterato pane pan panino cuore cuor cuoricino zaino zain zainetto carrozza carrozz carrozzella panno pann pannicello Un suffisso si dice accrescitivo quando aumenta le dimensioni nel nome. I suffissi accrescitivi sono: suffisso accrescitivo one, ona, oni, one accione, acciona, accioni, accione nome primitivo radice nome alterato casa cas casona scarpa uomo scarp om scarpona omaccione bimbo bimb bimbaccione Un suffisso si dice vezzeggiativo quando rende più grazioso il nome. I suffissi vezzeggiativi sono: suffisso vezzeggiativo uccio, uccia, ucci, ucce olo, ola, oli, ole otto, otta, otti, otte nome primitivo radice nome alterato casa cas casuccia scarpa figlio orso scarp figli ors scarpuccia figliolo orsacchiotto animale animal animalotto Un suffisso si dice dispregiativo o peggiorativo quando disprezza il nome e ne peggiora il significato. I suffissi dispregiativi sono: suffisso dispregiativo accio, accia, acci, acce nome primitivo radice nome alterato casa cas casaccia scarpa scarp scarpaccia giovin giovinastro poet poetucolo om omiciattolo astro, astra, giovine astri, astre ucolo, ucola, poeta ucoli, ucole iciattolo, iciattola, iciattoli, uomo iciattole La proprietà che distingue i nomi alterati si dice forma del nome. I nomi alterati possono essere: diminutivi, accrescitivi, vezzeggiativi, dispregiativi. Analisi grammaticale nome gattuccio panino pannolone ragazzaccia specie comune, concreto comune, concreto comune, concreto comune, concreto genere numero maschile singolare maschile singolare maschile singolare femminile singolare forma alterato, vezzeggiativo alterato, diminutivo alterato, accrescitivo alterato, dispregiativo L'analisi grammaticale si fà indicando la specie del nome, il genere del nome, il numero del nome e la forma del nome. panino = nome comune di cosa, concreto, maschile, singolare, alterato, diminutivo. camicetta = nome comune di cosa, concreto, femminile, singolare, alterato, diminutivo. boccuccia = nome comune di cosa, concreto, femminile, singolare, alterato, vezzeggiativo. L'articolo L'articolo è una parola che si unisce sempre ad un nome e va messo sempre prima del nome; l'articolo serve a chiarire il genere del nome, il numero del nome, le quantità del nome. il filo = indica un filo elettrico o di cotone la fila = indica un insieme di persone messe una dietro l'altra le fila = indica i filamenti della mozzarella calda Distinguiamo due specie di articoli: articolo determinativo e articolo indeterminativo. Gli articoli determinativi sono: articolo determinativo il genere numero esempi maschile singolare lo maschile singolare la femminile singolare i maschile plurale gli maschile plurale le femminile plurale il cane, il tavolo lo zaino, lo stantuffo la penna, la caramella i tavoli, i libri gli zaini, gli scoiattoli le penne, le gomme L'articolo si dice determinativo quando indica una precisa cosa, un preciso animale, una precisa persona di cui si è parlato in precedenza. L'articolo si dice indeterminativo quando indica una generica cosa, una generica persona, un generico animale di cui non si è ancora parlato. Gli articoli indeterminativi sono: articolo in determinativo genere numero un maschile singolare uno maschile singolare esempi un cane,un tavolo uno zaino, uno stantuffo una femminile una penna, una caramella singolare L'articolo indeterminativo ha solo il singolare in quanto indica un generico oggetto. La proprietà che distingue indeterminativi si dice specie. gli articoli tra determinativi e Tutti gli articoli concordano con il nome che precedono, cioè hanno lo stesso genere o lo stesso numero del nome che segue. Per scegliere l'articolo adatto occorre seguire le seguenti regole. 1) per il genere femminile basta scegliere il genere dell'articolo e il numero dell'articolo in modo che si abbia lo stesso genere e lo stesso numero del nome, senza stare a distinguere su come inizia il nome. nome femminile rosa rose caramella caramelle zappa zappe articolo determinativo la rosa le rose la caramella le caramelle la zappa le zappe articolo indeterminativo una rosa una caramella una zappa 2) per il genere maschile oltre a scegliere il genere dell'articolo e il numero dell'articolo in modo che si abbia lo stesso genere e lo stesso numero del nome, occorre anche distinguere su come inizia il nome. E' utile la seguente tabella: nome maschile pesce salame amico zaino scolaro psicologo lettera iniziale del nome articolo determinativo singolare il tutte le consonanti, il pesce eccetto la s+consonante, la il salame z, x, ps, gn, pn. lo tutte le vocali, l'amico la s+consonante, lo zaino la z, x, ps, gn, pn. lo scolaro lo psicologo articolo determinativo plurale i i pesci i salami gli gli gli gli gli amici zaini scolari psicologi gnomo pneumatico xilofono lo gnomo lo pneumatico lo xilofono gli gnomi gli pneumatici gli xilofoni Per l'articolo indeterminativo è utile la seguente tabella: lettera iniziale del nome nome maschile articolo indeterminativo un tutte le vocali e tutte le consonanti, eccetto un pesce la s+consonante, la z, un salame x, ps, gn, pn. un amico uno pesce salame amico zaino uno la s+consonante, la z, uno uno x, ps, gn, pn. uno uno uno scolaro psicologo gnomo pneumatico xilofono zaino scolaro psicologo gnomo pneumatico xilofono Apostrofo Quando un articolo singolare termina con una vocale e il nome successivo inizia con vocale, si procede ad eliminare la vocale finale dell'articolo ( elisione ) e a mettere un apostrofo ( ' ) tra articolo e nome. articolo singolare una lo la nome con vocale amica amico elica elisione + apostrofo un'amica l'amico l'elica Per l'articolo plurale non si fa questo procedimento di elisione + apostrofo. Analisi grammaticale articolo il la un specie determinativo determinativo indeterminativo genere maschile femminile maschile numero singolare singolare singolare una indeterminativo femminile singolare L'analisi grammaticale si fà indicando la specie dell'articolo, il genere e il numero. lo = articolo determinativo, maschile, singolare. le = articolo determinativo, femminile, plurale. uno = articolo indeterminativo, maschile, singolare. L'aggettivo Aggettivo qualificativo e determinativo L'aggettivo indica una proprietà posseduta da un sostantivo, cioè da una cosa, da un animale, da una persona. nome la rosa la rosa la rosa la rosa Distinguiamo due specie aggettivo determinativo. aggettivo bella profumata rossa delicata di aggettivi: aggettivo qualificativo e Un aggettivo si dice qualificativo quando indica una qualità del nome a cui si riferisce. Il cane è bianco. bianco = aggettivo qualificativo, in quanto indica una caratteristica del cane. Le bionde trecce e gli occhi azzurri... bionde = aggettivo qualificativo azzurri = aggettivo qualificativo. Un aggettivo si dice determinativo quando indica esattamente il nome a cui si riferisce, senza specificare le sue qualità. Questo cane è bianco. questo = aggettivo determinativo, in quanto indica esattamente quale cane è bianco. Ho mangiato tre biscotti. tre = aggettivo determinativo, in quanto indica esattamente quanti biscotti ho mangiato. Gli aggettivi determinativi possono essere di diversi tipi. specie elementi dimostrativo questo, codesto, quello possessivo indefinito numerale interrogativo esempio Questo cane è bianco. Prendo quell'aereo. Il mio cane è bianco. mio, tuo, suo, nostro, Ho mangiato vostro, loro ... la tua caramella. Alcuni bambini giocano a pallone. alcuno, certo, nessuno, qualche ... Certi ragazzi sono senza ideali. Mi siedo in prima fila. uno, due, tre, primo, secondo, terzo ... Mangio una caramella. Quale libro stai leggendo? quale? quanti? ... Quanti anni hai? Che vestito bello! esclamativo quanto! quale! che! ... Quanti regali ho ricevuto! La proprietà che distingue gli aggettivi tra qualificativi e determinativi si dice specie. Il genere dell'aggettivo L'aggettivo può essere o maschile o femminile. bella = aggettivo qualificativo, femminile terzo = aggettivo determinativo, numerale, maschile Si dice "genere" la proprietà dell'aggettivo di essere o maschile o femminile. Il genere dell'aggettivo va scelto in modo che sia lo stesso del nome a cui si riferisce, cioè deve concordare come genere. Il gatto è bello. Questo libro non finisce mai! La proprietà che distingue gli aggettivi tra maschili e femminili si dice forma. Il numero dell'aggettivo Si dice numero la proprietà di indicare nell'aggettivo le quantità delle cose, delle persone, degli animali a cui l'aggettivo si riferisce. Il numero è singolare se si riferisce ad un nome singolare; il numero è plurale se si riferisce ad un nome plurale. Il numero dell'aggettivo va scelto in modo che sia lo stesso del nome a cui si riferisce, cioè deve concordare come numero. La proprietà che distingue gli aggettivi tra singolari e plurali si dice forma. Dal maschile al femminile, dal singolare al plurale. Gli aggettivi che hanno diverse forme per il maschile e il femminile, per il singolare e il plurale si dicono variabili, in quanto variano la desinenza. Un aggettivo si dice di prima classe quando ha le quattro forme diverse: maschile, femminile, singolare, plurale; le desinenze della prima classe sono: maschile singolare o femminile singolare a i femminile plurale e bello bella belli belle stupendo stupenda stupendi stupende maschile plurale Per alcuni aggettivi è utile la seguente tabella: singolare femminile plurale maschile plurale femminile ca chi che bianco bianca bianchi bianche amico amica amici amiche singolare maschile (accento sulla penultima sillaba) (accento sulla penultima co sillaba) eccezioni nemico nemica nemici nemiche greco greca greci greche co ca ci che magici magiche ga ghi ghe largo logo larga loga larghi logi larghe loghe tuttologo fago tuttologa faga tuttologi fagi tuttologhe faghe antropofago antropofaga ia antropofagi i antropofaghe ie proprio propria io ia propri ii proprie ie pio pia pii pie cio cia ci cie sudicio sudicia sudici sudicie cio ci ce guercio guercia guerci guerce gio gia gi ge ligio ligia ligi ligie gio gia gi ge saggi sagge (accento sulla terzultima sillaba) go (i non accentata) (i accentata) (desinenza preceduta da vocale) (desinenza preceduta da consonante) (desinenza preceduta da vocale) (desinenza preceduta da consonante) magico magica io cia saggio saggia Un aggettivo si dice di seconda classe quando ha una sola forma per maschile e femminile, e un'altra forma per il singolare e il plurale; le desinenze della seconda classe sono: maschile singolare e maschile plurale e femminile singolare femminile plurale e i gentile gentili felice felici Appartengono alla seconda classe anche gli aggettivi in -ista maschile singolare ista femminile singolare ista isti femminile plurale iste egoista egoista egoisti egoiste altruista altruista altruisti altruiste fascista fascista fascisti fasciste maschile plurale gli aggettivi in -ista hanno una unica forma -ista per il singolare; mentre per il plurale hanno due forme: -isti e -iste. Un aggettivo si dice invariabile quando ha una sola forma per maschile, femminile, singolare e plurale. Sono invariabili i seguenti aggettivi: pari, dispari, impari, blu, rosa, viola, verde ecc. Due è un numero pari. La camicia è verde. Analisi grammaticale aggettivo bello specie qualificativo grande qualificativo questo determinativo, dimostrativo dolce qualificativo pari qualificativo tre determinativo, numerale genere maschile maschile o femminile numero singolare femminile singolare maschile o femminile maschile o femminile maschile o femminile singolare singolare singolare o plurale singolare o plurale L'analisi grammaticale si fà indicando la specie, la classe, il genere e il numero dell'aggettivo. bello = aggettivo qualificativo, di prima classe, maschile, singolare. buone = aggettivo qualificativo, di prima classe, femminile, plurale. tre = aggettivo determinativo numerale, invariabile come genere, plurale. Gradi dell'aggettivo qualificativo Distinguiamo tre gradi dell'aggettivo qualificativo: grado positivo, grado comparativo, gradosuperlativo. Il grado è positivo quando un aggettivo viene usato senza l'aggiunta di avverbi e senza modificare con suffissi l'ultima parte dell'aggettivo. Il cane è bello. bello = aggettivo qualificativo di grado positivo, in quanto non vi sono avverbi aggiuntivi e non ho modificato la parte terminale dell'aggettivo. Grado comparativo Il grado è comparativo quando un aggettivo viene usato con l'aggiunta di avverbi e facendo dei confronti tra due cose o due persone o due animali. Il gatto è più veloce della lumaca. più veloce = aggettivo qualificativo di grado comparativo, in quanto confronto la velocità del gatto con quella della lumaca. Gli avverbi usati per il grado comparativo sono: più, meno, tanto, quanto, ecc. Il grado comparativo si divide a sua volta in tre forme: comparativo di maggioranza, comparativo di minoranza, comparativo di eguaglianza. Il comparativo si dice di maggioranza quando il primo termine ( nome ) di paragone è superiore al secondo termine di paragone. Il gatto è più veloce della lumaca. più veloce = aggettivo qualificativo di grado comparativo di maggioranza, in quanto confronto la velocità del gatto con quella della lumaca e dico che il primo termine ( il gatto ) è più veloce del secondo termine ( la lumaca ). Casi particolari Alcuni aggettivi: buono, cattivo, grande, piccolo, alto e basso hanno due forme di comparativo di maggioranza. grado positivo buono cattivo grande piccolo alto basso comparativi di maggioranza migliore = più buono peggiore = più cattivo maggiore = più grande minore = più piccolo superiore = più alto inferiore = più basso Il comparativo si dice di minoranza quando il primo termine (nome) di paragone è inferiore al secondo termine di paragone. La lumaca è meno veloce del gatto. meno veloce = aggettivo qualificativo di grado comparativo di minoranza, in quanto confronto la velocità della lumaca con quella del gatto e dico che il primo termine ( la lumaca ) è meno veloce del secondo termine ( il gatto ). Il comparativo si dice di uguaglianza quando il primo termine ( nome ) di paragone è uguale al secondo termine di paragone. La tua macchina è tanto veloce quanto la mia. tanto veloce = aggettivo qualificativo di grado comparativo di uguaglianza, in quanto confronto la velocità di due automobili e dico che il primo termine ( la tua macchina ) ha la stessa velocità del secondo termine ( la mia macchina ). Per il primo termine di paragone si usano gli avverbi: tanto, così, non meno; per il secondo termine di paragone si usano gli avverbi: quanto, come, che. La tua colazione è tanto dolce quanto naturale. tanto dolce = aggettivo qualificativo di grado comparativo di uguaglianza. Il tuo libro è così bello come il mio. così bello = uguaglianza. aggettivo qualificativo di grado comparativo di La tua bici è non meno bella della mia. non meno bella = aggettivo qualificativo di grado comparativo di uguaglianza. Grado superlativo Il grado è superlativo quando un aggettivo viene usato con l'aggiunta di avverbi o di suffissi e dichiarando che supera tutti anche nel confronto tra tutte le cose o tutte le persone o tutti gli animali. Il cane è velocissimo. velocissimo = aggettivo qualificativo di grado superlativo, in quanto la velocità è al massimo. L'aereo è il più veloce mezzo di trasporto. il più veloce = aggettivo qualificativo di grado superlativo, in quanto la velocità è al massimo. Il grado superlativo si divide a sua volta in due forme: superlativo assoluto e superlativo relativo. Il superlativo si dice assoluto quando la qualità è al massimo livello e non vi sono termini di paragone. Il cane è velocissimo. velocissimo = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto, in quanto la velocità è al massimo e manca il termine di paragone. Si dice suffisso un insieme di vocali e consonanti che si aggiunte dopo la radice di un nome o di un aggettivo. Per il superlativo assoluto si usano i suffissi: maschile singolare issimo femminile singolare issima velocissimo velocissima issimi femminile plurale issime velocissimi velocissime maschile plurale Per il superlativo assoluto si usa il suffisso -errimo per alcuni aggettivi ( acre, aspro, celebre, ecc. ) L'aceto è acerrimo. acerrimo = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto. Modugno è celeberrimo. celeberrimo = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto. Per il superlativo assoluto oltre al suffisso -issimo ed -errimo esistono altri modi per ottenerlo; ricordiamo in particolare: 1) - aggiungendo prima dell'aggettivo un avverbio del tipo: assai, molto, infinitamente, parecchio, oltremodo, di gran lunga, ecc. Tu sei molto complicata. molto complicata = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto. L'aereo è assai veloce. assai veloce = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto. 2) - ripetendo per due volte di seguito lo stesso aggettivo. La lumaca è lenta lenta. lenta lenta = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto. Si dice prefisso un insieme di vocali e consonanti che si aggiunte prima della radice di un nome o di un aggettivo; per il superlativo assoluto i prefissi sono:arci, str, extra, sopra, sovra ecc. 3) aggiungendo un prefisso adatto si ha un aggettivo di grado superlativo assoluto. Il cane Lillo è arcinoto. arcinoto = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto. 4) - aggiungendo l'aggettivo tutto si ha un aggettivo di grado superlativo assoluto. La sabbia è tutta bagnata. tutta bagnata = aggettivo qualificativo di grado superlativo assoluto. Casi particolari Alcuni aggettivi: buono, cattivo, grande, piccolo, alto e basso hanno due forme di superlativo assoluto grado positivo buono cattivo grande piccolo alto basso superlativo assoluto ottimo = buonissimo pessimo = cattivissimo massimo = grandissimo minimo = piccolissimo supremo = altissimo infimo = bassissimo Il superlativo si dice relativo quando la qualità è al massimo livello in confronto a tutti gli altri termini di paragone. L'aereo è il più veloce mezzo di trasporto. il più veloce = aggettivo qualificativo di grado superlativo relativo, in quanto la velocità è al massimo in confronto con tutti gli altri mezzi di trasporto. La bicicletta è il meno veloce mezzo di trasporto. il meno veloce = aggettivo qualificativo di grado superlativo relativo, in quanto la velocità è al minimo in confronto con tutti gli altri mezzi di trasporto. Il superlativo relativo si forma aggiungendo oltre agli avverbi: più e meno un articolo ( il, lo, la, le ) Si dice "forma" la proprietà dell'aggettivo di essere di grado positivo o comparativo o superlativo. Analisi grammaticale aggettivo specie bellissimo qualificativo il più lento qualificativo assai bella qualificativo forma superlativo assoluto superlativo relativo superlativo assoluto genere numero maschile singolare maschile singolare femminile singolare L'analisi grammaticale si fà indicando la specie, la classe, la forma, il genere e il numero dell'aggettivo. bellissimo = aggettivo qualificativo, di prima classe, superlativo assoluto, maschile, singolare. le più lente = aggettivo qualificativo, di prima classe, superlativo relativo, femminile, plurale. molto assidua = aggettivo qualificativo, di prima classe, superlativo assoluto, femminile, singolare. Aggettivo determinativo Un aggettivo si dice determinativo quando indica esattamente il nome a cui si riferisce, senza specificare le sue qualità. Gli aggettivi determinativi sono di varie specie: dimostrativi, possessivi, indefiniti, numerali, interrogativi, esclamativi. Aggettivo dimostrativo L'aggettivo dimostrativo ( questo, codesto, quello ) fa parte degli aggettivi determinativi; nell'usarlo occorre fare la distinzione rispetto alla persona che parla e la persona che ascolta. Si usa il dimostrativo "questo" quando il sostantivo di cui si parla si trova vicino alla persona che parla o scrive. Questo libro costa troppo. questo = vuol dire che il libro si trova nelle mani o vicino a chi parla o scrive Si usa il dimostrativo "codesto" quando il sostantivo di cui si parla si trova vicino alla persona che ascolta. Codesto libro, che hai sulla tua scrivania, costa troppo. codesto = vuol dire che il libro si trova nelle mani o vicino a chi ascolta e lontano da chi parla o scrive. E' preferibile utilizzare questo o quello invece di codesto. Si usa il dimostrativo "quello" quando il sostantivo di cui si parla si trova lontano dalla persona che parla o scrive. Quello zaino, che si trova nella cartoleria, costa poco. quello = vuol dire che lo zaino si trova lontano da chi parla o scrive. Altri aggettivi dimostrativi sono stesso e medesimo. Indossiamo lo stesso vestito. Abbiamo le medesime idee politiche. Aggettivo possessivo L'aggettivo possessivo ( mio, tuo, suo ) fa parte degli aggettivi determinativi; esso indica il possesso di una cosa o un animale. Il mio zaino è grande. mio = aggettivo determinativo, possessivo, maschile singolare Può essere utile la seguente tabella: persona che possiede 1a singolare (io) 2a singolare (tu) 3a singolare (egli, ella) 1a plurale (noi) 2a plurale (voi) 3a plurale (essi, esse) singolare maschile femminile mio mia tuo tua plurale maschile femminile miei mie tuoi tue suo sua suoi sue nostro vostro nostra vostra nostri vostri nostre vostre loro loro loro loro L'aggettivo possessivo concorda in genere e numero con il nome al quale si riferisce e non con la persona che possiede la cosa o l'animale. Il mio zaino è grande. Le mie caramelle sono dolci. Eccetto l'aggettivo loro, tutti gli altri aggettivi possessivi sono di prima classe, cioè variano in genere e numero; invece loro è invariabile come genere e come numero. Altri aggettivi possessivi sono proprio e altrui. Alessandra pensa sempre ai propri interessi. Federico si interessa dei fatti altrui. Il possessivo proprio è di prima classe, cioè varia in genere e numero; invece altrui è invariabile come genere e come numero. Aggettivo indefinito L'aggettivo indefinito ( alcuno, certo, nessuno, qualche ) fa parte degli aggettivi determinativi. Alcuni bambini giocano a pallone. alcuni = aggettivo determinativo, indefinito, di prima classe, maschile, plurale. Sono stato in vacanza per qualche giorno. qualche = aggettivo determinativo, indefinito, maschile, singolare. Lo si chiama indefinito in quanto indica in modo generico la quantità senza indicarla in modo preciso; oppure indica in modo generico la qualità senza indicarla in modo preciso. Sono aggettivi indefiniti di quantità: alcuno, ciascuno, diverso, nessuno, molto, poco, parecchio, qualche, tanto, troppo, tutto, vario, ecc. Ho mangiato molta carne. molta = aggettivo determinativo, indefinito, di prima classe, femminile, singolare. Tutti gli studenti sono giovani. tutti = aggettivo determinativo, indefinito, di prima classe, maschile, plurale. Sono aggettivi indefiniti di qualità: qualsiasi, certo, tale, altro, ecc. Lucia mangia qualsiasi cibo. qualsiasi = aggettivo determinativo, indefinito, maschile, singolare. A casa mangio certi cibi al ristorante ne mangio altri. certi = aggettivo determinativo, indefinito, maschile, plurale. Gli aggettivi indefiniti: molto, poco, tanto hanno anche il superlativo assoluto. positivo molto poco tanto superlativo assoluto moltissimo pochissimo tantissimo Bevo moltissima acqua. moltissima = aggettivo determinativo, indefinito, di prima classe, superlativo assoluto, femminile, singolare. Mangio pochissima carne. pochissima = aggettivo determinativo, indefinito, di prima classe, superlativo assoluto, femminile, singolare. Aggettivo numerale L'aggettivo numerale ( uno, due, tre, primo, secondo, ecc ) fa parte degli aggettivi determinativi; esso indica la quantità esatta di cose o di animali o di persone. Mangio tre caramelle. tre = aggettivo determinativo, numerale, femminile, plurale. La squadra di calcio si trova al terzo posto. terzo = aggettivo determinativo, numerale, maschile, singolare. Distinguiamo quattro specie di aggettivi numerali: numerali cardinali, numerali ordinali, numerali moltiplicativi e numeralifrazionari. L'aggettivo numerale cardinale ( uno, due, tre, ecc ) indica le quantità esatte. Mangio tre caramelle. tre = aggettivo determinativo, numerale, cardinale, femminile, plurale. Il numerale cardinale può essere scritto o in cifre ( 3, 5, 1000 ) oppure in lettere (tre, cinque, mille). Il numerale cardinale è invariabile come genere ma è plurale di numero eccetto il numero uno che è singolare ma ha sia il maschile che il femminile. Mangio un solo gelato. un = aggettivo determinativo, numerale, cardinale, maschile, singolare. Bevo una sola bibita. una = aggettivo determinativo, numerale, cardinale, femminile, singolare. L'aggettivo numerale ordinale ( primo, secondo, terzo, ecc ) indica l'ordine del posto occupato in una classifica. La squadra di calcio si trova al primo posto. primo = aggettivo determinativo, numerale, ordinale, maschile, singolare. L'aggettivo ordinale è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ). L'aggettivo moltiplicativo ( doppio, triplo, quadruplo, ecc ) indica il numero di volte da moltiplicare una certa quantità. Il numero dei miei libri è doppio rispetto al tuo. doppio = aggettivo determinativo, numerale, moltiplicativo, maschile, singolare. L'aggettivo moltiplicativo è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ). L'aggettivo frazionario ( un terzo, due quarti, tre quinti, ecc ) indica il denominatore ( la parte di sotto ) di una frazione matematica. Ho comprato un quinto di prosciutto. quinto = aggettivo determinativo, numerale, frazionario, maschile, singolare. L'aggettivo frazionario è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ). Aggettivo interrogativo L'aggettivo interrogativo ( quale, quanto, che ) si usa nelle domande (periodi che terminano con un punto interrogativo "?"). Quale libro stai leggendo? quale = aggettivo interrogativo, di seconda classe, maschile, singolare Che lavoro stai facendo? che = aggettivo interrogativo, maschile, singolare. Aggettivo esclamativo L'aggettivo esclamativo ( quale, quanto, che ) si usa nelle esclamazioni (periodi che terminano con un punto esclamativo "!" ). Quanti soldi ho nel mio portafoglio! quanti = aggettivo esclamativo, di prima classe, maschile, plurale. Che bello questo disegno! che = aggettivo interrogativo, maschile, singolare. Analisi grammaticale aggettivo mio questa alcune quattro quinto specie classe determinativo, prima classe possessivo determinativo, prima classe dimostrativo determinativo, prima classe indefinito determinativo, numerale cardinale determinativo, numerale prima classe ordinale genere numero maschile singolare femminile singolare femminile plurale invariabile plurale maschile singolare L'analisi grammaticale si fà indicando la specie, la classe, il genere e il numero dell'aggettivo. quattro = aggettivo determinativo, invariabile come genere, plurale. queste = aggettivo determinativo, dimostrativo, prima classe, femminile, plurale. Il pronome Il pronome indica una cosa, oppure un animale oppure una persona di cui si è già parlato o scritto prima; serve per evitare di ripetere lo stesso nome molte volte, cioè si usa al posto di un nome. Luigi mangia una mela; egli gradisce le mele rosse. egli = pronome al posto di Luigi. Pronome personale Il pronome si dice personale quando sostituisce una persona o un animale o una cosa. Luigi mangia una mela; egli gradisce le mele rosse. egli = pronome personale, usato al posto di Luigi. Un pronome personale può essere usato come soggetto o come complemento; i pronomi personali usati come soggetto sono: pronome personale persona io prima tu seconda egli (al posto di una terza persona) esso (al posto di un terza animale o cosa) ella (al posto di una terza persona) essa (al posto di un terza animale o cosa) noi prima genere maschile e femminile maschile e femminile numero singolare singolare esempio Io mangio una mela. Tu mangi una mela. singolare Egli legge un libro. maschile singolare Il tavolo è di legno;esso costa molto. femminile singolare Ella sorride sempre. femminile singolare La mela è rossa; essa è saporita. maschile e plurale Noi lavoriamo maschile femminile maschile e femminile voi seconda plurale essi terza maschile plurale esse terza femminile plurale molto. Voi siete sempre a spasso. Essi partono per Milano. Esse vanno a scuola. Il complemento è una parola o un insieme di parole che si aggiungono in una frase, per meglio indicare il significato della frase stessa. Alcuni pronomi personali ( forma forte con accento ) usati come complemento sono: pronome personale persona me prima te seconda sé terza lui terza maschile singolare lei terza singolare noi prima voi seconda loro terza femminile maschile e femminile maschile e femminile maschile e femminile genere maschile e femminile maschile e femminile maschile e femminile numero singolare singolare singolare plurale plurale plurale plurale esempio Luigi lo ha detto a me. Oggi telefono a te. Luisa parla con séstessa. Mi sono rivolto verso dilui. Parlo con lei. Alessandra sta con noi. Io resto con voi. Io parlo con loro. Altri pronomi personali, detti particelle pronominali ( forma debole senza accento, dette atone ), usati come complementosono: pronome personale persona mi prima me prima ti seconda genere maschile e femminile maschile e femminile maschile e numero singolare singolare singolare esempio Luigi mi ha telefonato Luigi me lo ha comunicato. Oggi ti telefono. femminile maschile e femminile te seconda lo terza maschile singolare gli terza maschile singolare la terza femminile le terza femminile ne terza si terza se terza singolare singolare plurale singolare plurale singolare plurale singolare plurale ci prima ce prima vi seconda maschile e femminile plurale ve seconda maschile e femminile plurale li terza maschile plurale glielo gliela terza terza maschile femminile glieli terza maschile gliele terza femminile gliene terza maschile e femminile singolare singolare singolare + plurale singolare + plurale singolare + plurale maschile e femminile maschile e femminile maschile e femminile maschile e femminile maschile e femminile singolare Oggi te lo dico. e e e e plurale plurale Stasera lo vado a trovare. Domani gli porto un regalo. Oggi la trovo. Oggi le dico una cosa dolce. Ne prendo una. Luisa si diverte un mondo. Luisa se lo mette. Noi ci laviamo i vestiti. Noi ce lo mangiamo. Voi vi state esercitando sui libri. Io ve lo dico. Luisa li prende al volo. Glielo ho detto. Gliela ha data. Glieli ho consegnati. Gliele ho date. Gliene ho dette tante. Queste particelle pronominali complemento senza accento ( atone ) si possono mettere unite alla fine di un verbo usato nei modi: infinito, gerundio, imperativo oppure nelle esclamazioni. Verrà a trovarti. Mostrandogli affetto. Portagli una rosa. Eccolo! Pronome riflessivo Il pronome personale è detto riflessivo quando l'azione compiuta dal soggetto è rivolta sul soggetto stesso. Luigi si lava il viso. si = pronome personale riflessivo. Sono pronomi personali riflessivi i seguenti: pronome personale persona mi prima ti seconda si terza ci prima vi seconda genere maschile e femminile maschile e femminile maschile e femminile maschile e femminile maschile e femminile numero singolare singolare singolare e plurale plurale plurale esempio Luigi si lava il viso. Tu ti lavi il viso. Egli si lava il viso. Noi ci laviamo il viso. Voi vi lavate il viso. Analisi grammaticale pronome io ella si specie pronome personale pronome personale particella pronominale persona genere maschile o femminile numero terza femminile singolare terza maschile o femminile singolare o plurale prima singolare L'analisi grammaticale si fà indicando la specie, la persona, il genere e il numero del pronome. noi = pronome personale, prima persona, maschile o femminile, plurale. essi = pronome personale, terza persona, maschile, plurale. Pronome possessivo Il pronome si dice possessivo quando sostituisce una persona o un animale o una cosa e ne indica chi la possiede. Vi sono due sedie; questa è la mia. mia = pronome possessivo in quanto indica che la sedia è posseduta da me. I pronomi possessivi sono: che singolare maschile 1a singolare (io) mio 2a singolare (tu) tuo 3a singolare (egli, suo ella) 1a plurale (noi) nostro 2a plurale (voi) vostro 3a plurale (essi, loro esse) persona possiede femminile mia tua plurale maschile miei tuoi femminile mie tue sua suoi sue nostra vostra nostri vostri nostre vostre loro loro loro Il pronome possessivo concorda in genere e numero con il nome che sostituisce e non con la persona che possiede la cosa o l'animale. Tra i vari mouse della vetrina ho scelto il mio. Le scarpe sono tutte belle comprese le mie Eccetto il pronome loro, tutti gli altri pronomi possessivi sono di prima classe, cioè variano in genere e numero; invece loro è invariabile come genere e come numero. Altri pronomi possessivi sono proprio e altrui. Io penso ai miei interessi e Alessandra ai propri. Io penso ai fatti miei e Federico a quelli altrui. Il possessivo proprio è di prima classe, cioè varia in genere e numero; invece altrui è invariabile come genere e come numero. Pronome dimostrativo Il pronome si dice dimostrativo ( questo, codesto, quello ) quando sostituisce una persona o un animale o una cosa e ne indica la posizione nello spazio rispetto a chi parla e a chi ascolta. Nell'usarlo occorre fare la distinzione rispetto alla persona che parla e la persona che ascolta. Si usa il dimostrativo "questo" quando il sostantivo che sostituisce si trova vicino alla persona che parla o scrive. Tra due libri interessanti scelgo questo. questo = vuol dire che il libro si trova nelle mani o vicino a chi parla o scrive Si usa il dimostrativo "codesto" quando il sostantivo che sostituisce si trova vicino alla persona che ascolta. Tra le merendine marmellata. che hai nel tuo zaino prendi codesta alla codesta = vuol dire che la merendina si trova nelle mani o vicino a chi ascolta e lontano da chi parla o scrive. E' preferibile utilizzare questo o quello invece di codesto. Si usa il dimostrativo "quello" quando il sostantivo che sostituisce si trova lontano dalla persona che parla o scrive. Molti monitor sono in bianco e nero ma quello è a colori. quello = vuol dire che il monitor ( schermo del computer ) si trova lontano da chi parla o scrive. Altri pronomi dimostrativi sono stesso e medesimo. Tra i vestiti del mio guardaroba ho scelto lo stesso di ieri. Le idee politiche di mio padre e mia madre sono le medesime. Pronome indefinito Il pronome indefinito indica in modo generico la quantità del nome che sostituisce senza indicarla in modo preciso; oppure indica in modo generico la qualità del nome che sostituisce senza indicarla in modo preciso. I bambini stanno in palestra: alcuni giocano a pallone. alcuni = pronome, indefinito, di prima classe, maschile, plurale. Sono pronomi indefiniti di quantità: alcuno, ciascuno, diverso, nessuno, molto, poco, parecchio, qualche, tanto, troppo, tutto, certo, diverso, vario, tale, altro, niente, nulla, alcunché, qualcuno, qualcosa, ognuno, uno, chiunque, ecc. Ho comprato la carne e ne ho mangiato molta. molta = pronome, indefinito, di prima classe, femminile, singolare. Degli studenti universitari non tutti sono giovani ma certi sono anziani. tutti = pronome indefinito, di prima classe, maschile, plurale. certi = pronome indefinito, di prima classe, maschile, plurale. I pronomi indefiniti: molto, poco, tanto hanno anche il superlativo assoluto. positivo molto poco tanto superlativo assoluto moltissimo pochissimo tantissimo Dell'acqua bevuta ogni giorno moltissima è minerale. moltissima = pronome indefinito, di prima classe, superlativo assoluto, femminile, singolare. Ho comprato tanta carne e ne ho mangiato pochissima. pochissima = pronome, indefinito, di prima classe, superlativo assoluto, femminile, singolare. Pronome relativo Il pronome si dice relativo ( che, il quale, cui, dove, donde, ecc. ) quando sostituisce un sostantivo e si trova subito dopo di esso senza segni di punteggiatura. Ti ho dato un libro che è stupendo. che = pronome relativo, usato al posto di libro. Il pronome relativo "che" viene usato solo come soggetto o complemento oggetto e senza preposizioni; sostituisce sia nomi maschili che femminili, sia nomi singolari che plurali. Ti ho dato un libro che è stupendo. che = pronome relativo, usato come soggetto al singolare. Il libro che ti ho dato è stupendo. che = pronome relativo, usato come complemento oggetto al singolare maschile. Ti ho dato un libro che è stupendo. che = pronome relativo, usato come soggetto al singolare maschile. La tastiera che usi è nera. che = pronome relativo, usato come complemento oggetto al singolare femminile. Le tastiere che si vendono sono ergonomiche. che = pronome relativo, usato come soggetto al plurale femminile. Il pronome relativo "quale" viene usato sia come soggetto, sia come complemento oggetto e sia per qualunque complemento; viene di solito preceduto da un articolo o da una preposizione articolata; il singolare è quale, sia per il maschile che per il femminile; il plurale è quali, sia per il maschile che il femminile. Ti ho dato un libro il quale è stupendo. quale = pronome relativo, usato come soggetto al singolare maschile. Ti ho dato un libro nel quale si parla di sport. quale = pronome relativo, usato come complemento di stato in luogo, usato al singolare maschile. Le tastiere con le quali lavoro sono ergonomiche. quali = pronome relativo, usato come complemento di mezzo, al plurale femminile. Il pronome relativo "cui" viene usato solo come complemento indiretto, preceduto di solito da un articolo o da una preposizione; resta invariato come genere e come numero e si usa sia per il maschile che per il femminile, sia per il singolare che il plurale. Ti ho dato un libro in cui si parla di sport. cui = pronome relativo, usato come complemento di stato in luogo, usato al singolare maschile. Google è un motore di ricerca i cui difetti sono noti. cui = pronome relativo, usato come complemento di specificazione, al singolare maschile. Le tastiere con cui lavoro sono ergonomiche. cui = pronome relativo, usato come complemento di mezzo, al plurale femminile. Il pronome relativo "chi" viene usato sia come soggetto, sia come complemento oggetto e sia per qualunque complemento;è riferito solo a nomi di persona; resta invariato come genere e come numero e si usa sia per il maschile che per il femminile, sia per il singolare che il plurale. Chi scrive è un noto autore. chi = pronome relativo, usato come soggetto, al singolare maschile. Dimmi con chi vai! chi = pronome relativo, usato come complemento di compagnia,con significato sia maschile che femminile, sia singolare che plurale. Il pronome relativo "dove" viene usato come complemento di stato in luogo; resta invariato come genere e come numero e si usa sia per il maschile che per il femminile, sia per il singolare che il plurale. La casa dove abito è spaziosa. dove = pronome relativo, usato come completo di stato in luogo, al singolare femminile. Il pronome relativo "donde" viene usato come complemento di moto da luogo; resta invariato come genere e come numero e si usa sia per il maschile che per il femminile, sia per il singolare che il plurale. Le montagne donde ha origine sono altissime. donde = pronome relativo, usato come complemento di moto da luogo, al plurale femminile. Dimmi con chi vai! chi = pronome relativo, usato come completo di compagnia,con significato sia maschile che femminile, sia singolare che plurale. Pronome interrogativo Il pronome interrogativo ( quale, quanto, che, chi, ecc. ) è quello che sostituisce un sostantivo nelle domande ( periodi che terminano con un punto interrogativo "?" ). Di questi libri quale stai leggendo? quale = pronome interrogativo, di seconda classe, maschile, singolare Che stai facendo? che = pronome interrogativo, femminile, singolare. Pronome esclamativo Il pronome esclamativo ( quale, quanto, che, ecc. ) è quello che sostituisce un sostantivo nelle esclamazioni (periodi che terminano con un punto esclamativo "!" ). Quanti ne ho di euro nel mio portafoglio! quanti = pronome esclamativo, di prima classe, maschile, plurale. Guarda questo disegno: che bello! che = pronome interrogativo, maschile, singolare. Pronome numerale Il pronome numerale ( uno, due, tre, primo, secondo, ecc ) è quello che sostituisce un sostantivo che indica la quantità esatta di cose o di animali o di persone. Di queste caramelle ne mangio tre. tre = pronome numerale, femminile, plurale. La squadra per la quale io tifo si trova al terzo posto mentre quella per la quale fu fai il tifo al secondo. secondo = pronome numerale, maschile, singolare. Distinguiamo quattro specie di pronomi numerali: numerali cardinali, numerali ordinali, numerali moltiplicativi e numeralifrazionari. Il pronome numerale cardinale ( uno, due, tre, ecc ) indica le quantità esatte. Di queste caramelle ne mangio tre. tre = pronome numerale cardinale, femminile, plurale. Il numerale cardinale può essere scritto o in cifre ( 3, 5, 1000 ) oppure in lettere (tre, cinque, mille). Il numerale cardinale è invariabile come genere ma è plurale di numero eccetto il numero uno che è singolare ma ha sia il maschile che il femminile. Di gelati ne mangio uno solo. uno = pronome numerale, cardinale, maschile, singolare. Di aranciate ne bevo una sola. una = pronome numerale, cardinale, femminile, singolare. Il pronome numerale ordinale ( primo, secondo, terzo, ecc ) indica l'ordine del posto occupato in una classifica. Riguardo ai posti la prima squadra di calcio si trova al primo. primo = pronome numerale, ordinale, maschile, singolare. Il pronome ordinale è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ). Il pronome moltiplicativo ( doppio, triplo, quadruplo, ecc ) indica il numero di volte da moltiplicare una certa quantità. Di libri ne ho il doppio. doppio = pronome numerale, moltiplicativo, maschile, singolare. L'aggettivo moltiplicativo è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ). Il pronome frazionario ( un terzo, due quarti, tre quinti, ecc ) indica il denominatore ( la parte di sotto ) di una frazione matematica. Di prosciutto ho comprato un quinto. quinto = pronome numerale, frazionario, maschile, singolare. Il pronome frazionario è variabile come genere (maschile e femminile) e come numero ( singolare e plurale ). Analisi grammaticale pronome alcuni specie pronome indefinito genere numero maschile plurale singolare o plurale singolare o plurale che pronome relativo maschile o femminile questi pronome dimostrativo maschile L'analisi grammaticale si fà indicando la specie, il genere e il numero del pronome. chi = pronome relativo, maschile, singolare. diversi = pronome indefinito, maschile, plurale. Il verbo Il verbo indica una azione compiuta da una persona oppure da un animale. Luigi legge un libro. legge = verbo che indica che Luigi ha in mano un libro e lo sta leggendo. Il verbo indica anche una caratteristica di una cosa. La rosa è rossa. è = verbo che indica che la rosa ha un colore e che questo colore è il rosso. Il verbo indica anche dei sentimenti e dei modi di essere di una persona. Alessandra è felice per la promozione. è = verbo che indica che Alessandra ha delle sensazioni ed in particolare è felice. Radice e desinenza verbo leggo mangio ridono sentiamo cammina radice legg mangi rid sent cammin desinenza o o ono iamo a La prima parte del verbo è detta radice e l'ultima parte del verbo è detta desinenza. La radice resta costante; radice e varia. la desinenza, invece, si aggiunge alla Si dice struttura del verbo il fatto di distinguere tra radice e desinenza. Nella desinenza del verbo sono comprese molte idee. Si dice persona colui che compie una azione. Luigi legge un libro. La persona che legge è Luigi. La rosa è rossa. La persona di cui si parla è la rosa; qui persona non vuol dire uomo o donna, ma vuol dire soggetto che compie una azione o di cui si indica una caratteristica. Soggetto è la persona che compie l'azione indicata dal verbo. Le persone del verbo sono sei. persona pronome prima singolare io seconda singolare tu terza singolare egli, ella, esso, essa prima plurale noi esempio spiegazione è una sola persona che compie l'azione e Io mangio una la persona che caramella. compie l'azione coincide con quella che parla o scrive è una sola persona che compie l'azione e la persona che Tu mangi una compie l'azione è caramella. quella con cui si sta parlando o a cui si sta scrivendo è una sola persona che compie l'azione e la persona che compie l'azione è Egli mangia una diversa da quella caramella. che parla e scrive ed è diversa da quella con cui si sta parlando o a cui si sta scrivendo Noi mangiamo vi sono più una caramella. seconda plurale terza plurale voi essi, esse Voi mangiate una caramella. Essi mangiano una caramella. persone che compiono l'azione e la persona che parla o scrive è compresa tra queste vi sono più persone che compiono l'azione; la persona che parla o scrive non è compresa tra queste ma sono comprese le persone a cui si sta parlando o si sta scrivendo vi sono più persone che compiono l'azione; queste persone non fanno parte né di chi parla o scrive né di quelle a cui si sta parlando o si sta scrivendo La desinenza del verbo cambia in base alla persona del verbo, per cui la desinenza ci indica anche la persona che sta parlando o scrivendo. Luigi legge un libro. La desinenza "e" è di terza persona singolare; vuol dire che la persona che legge non coincide con quella che parla o scrive; vuol dire che la persona a cui si sta parlando o scrivendo è diversa da Luigi. Un verbo si dice impersonale quando non si conosce la persona che compie l'azione. Oggi nevica. nevica = verbo impersonale, cioè non sappiamo la persona che produce la neve. Il tempo del verbo Nella desinenza del verbo è compreso anche il periodo o il tempo in cui l'azione viene compiuta. Luigi mangia una mela. La desinenza "a" è di terza persona singolare, non solo; ma ci indica anche che ora Luigi ha una mela e la sta mangiando. Luigi mangiò una mela. La desinenza "ò" ci indica anche che Luigi non sta mangiando ora ma ha mangiato una mela parecchio tempo fa. Il verbo varia quindi in base al tempo; tempo vuol dire il periodo in cui l'azione indicata dal verbo viene compiuta dal soggetto di cui si parla. Distinguiamo tre tempi del verbo: presente, passato, futuro. Il tempo si dice presente quando l'azione viene compiuta nello stesso tempo di chi parla o scrive. Luigi mangia una mela. mangia = tempo presente, in quanto colui che ha scritto la frase sta vedendo Luigi mangiare nello stesso tempo. Il tempo si dice passato quando l'azione viene compiuta in un tempo precedente rispetto a quello di chi parla o scrive. Luigi mangiò una mela. mangiò = tempo passato, in quanto colui che ha scritto la frase ha visto Luigi mangiare molto tempo prima ed ora Luigi non sta mangiando. Il tempo si dice futuro quando l'azione verrà compiuta in un tempo successivo rispetto a quello di chi parla o scrive. Luigi mangerà una mela. mangerà = tempo futuro, in quanto colui che ha scritto la frase prevede che fra qualche tempo Luigi mangerà una mela. Si dice struttura del verbo il fatto di distinguere tra i vari tempi del verbo. Il modo del verbo Nella desinenza del verbo è compreso anche il modo del verbo cioè il fatto che l'azione avviene o avverrà in modo sicuro, oppure è probabile che avvenga ma forse non avverrà. I modi del verbo sono i seguenti: modo indicativo congiuntivo condizionale imperativo infinito presente infinito passato esempio proprietà E' il modo della certezza, vuol dire che Io mangio una mela. è sicuro che sto mangiando. E' il modo della incertezza, della Suppongo che possibilità, della Luigi mangi una mela. probabilità. Forse Luigi mangerà la mela o forse non la mangerà. E' il modo della condizione, cioè una azione avviene solo se prima ne è avvenuta un'altra, cioè a condizione che Se Luigi avesse i quest'altra sia soldi mangerebbe un avvenuta. Solo nel bel gelato. caso Luigi avesse il denaro sufficiente per comprarsi il gelato, solo allora Luigi mangerà il gelato; se non ha i soldi non mangerà il gelato. Mangia questa mela, Indica un comando, un Luigi! obbligo da eseguire. Indica solo l'azione del mangiare, cioè il mangiare significato del verbo; l'azione non viene compiuta. Dopo aver mangiato io Indica l'azione del vado a passeggio. mangiare; l'azione participio presente participio passato gerundio presente gerundio passato avviene prima di un'altra. E' usato come un aggettivo unito ad un Luigi è mangiante una nome e indica una mela. azione che viene compiuta mentre si parla. E' usato come un aggettivo unito ad un Luigi ha mangiato una nome e indica una mela. azione che è stata già compiuta mentre si parla. Indica una causa o un mezzo grazie al quale si verifica un'altra azione. per mezzo del Mangiando una mela mangiare la mela Luigi Luigi è guarito. guarisce dalla malattia. L'azione del participio è contemporanea con il secondo verbo. Indica una causa o un mezzo grazie al quale si verifica un'altra azione. per mezzo del Avendo mangiato una mangiare la mela Luigi mela Luigi è guarito. guarisce dalla malattia. L'azione del participio è precedente al secondo verbo. Si dice struttura del verbo il fatto di distinguere tra i vari modi del verbo. Il modo indicativo E' il modo della certezza, della realtà; l'azione indicata dal verbo è certo che viene compiuta o è stata compiuta. Io mangio una mela. mangio = voce del verbo mangiare, modo indicativo, tempo presente, prima persona singolare I tempi del modo indicativo sono i seguenti: tempo presente imperfetto passato prossimo passato remoto trapassato prossimo trapassato remoto futuro semplice esempio proprietà L'azione si compie mentre si parla o si Io mangio una mela. scrive di questa azione. L'azione è avvenuta in un tempo precedente rispetto a chi parla o Io mangiavo una mela. scrive; inoltre l'azione non era istantanea ma durava un certo tempo. L'azione è avvenuta in un tempo precedente Io ho mangiato una rispetto a chi parla o mela. scrive; inoltre l'azione è terminata da poco tempo. L'azione è avvenuta in un tempo precedente rispetto a chi parla o Io mangiai una mela. scrive; inoltre l'azione è terminata da parecchio tempo. Vi sono due azioni forse avvenute entrambe nel passato Io avevo mangiato una rispetto a chi parla o mela prima che tu chi scrive; inoltre arrivassi. quella indicata dal trapassato prossimo è precedente rispetto all'altra. Vi sono due azioni avvenute entrambe nel passato rispetto a chi Tu arrivasti dopo che parla o chi scrive; io ebbi mangiatouna inoltre quella indicata mela. dal trapassato remoto è precedente rispetto all'altra indicata con il passato remoto. Io mangerò una mela. L'azione è avverrà in futuro anteriore Io avrò mangiato una mela prima che tu verrai. un tempo successivo rispetto a chi parla o scrive. Vi sono due azioni che avverranno entrambe nel futuro rispetto a chi parla o chi scrive; inoltre quella indicata dal futuro anteriore è precedente rispetto all'altra indicata con futuro semplice. Il modo congiuntivo E' il modo della incertezza, della possibilità, della probabilità; l'azione indicata dal verbo non è certo che verrà compiuta o è stata compiuta. Suppongo che Luigi mangi una mela. mangi = voce del verbo mangiare, modo congiuntivo, tempo presente, terza persona singolare I tempi del modo congiuntivo sono i seguenti: tempo presente imperfetto passato esempio proprietà Vi sono due azioni nel presente rispetto a chi parla o chi scrive; E' vostro desiderio che inoltre quella indicata io mangi una mela. dal congiuntivo presente è una azione eventuale, che può darsi non avvenga. Vi sono due azioni nel presente rispetto a chi parla o chi scrive; inoltre quella indicata Se io mangiassi una dal congiuntivo mela sarei sazio. imperfetto è una azione eventuale e deve avvenire prima della seconda. Tu supponi che Vi sono due azioni; trapassato io abbia mangiato una inoltre quella indicata mela. dal congiuntivo passato è una azione eventuale ma è comunque avvenuta prima della seconda ed è avvenuta in un tempo precedente rispetto a chi parla o chi scrive. Vi sono due azioni avvenute in un tempo precedente rispetto a chi parla o chi scrive; Se io avessi inoltre quella indicata mangiato una mela dal congiuntivo sarei guarito. trapassato è una azione eventuale ma sarebbe avvenuta prima della seconda. Il modo condizionale E' il modo della condizione, cioè una azione avviene solo se prima ne è avvenuta un'altra, cioè a condizione che quest'altra sia avvenuta. l'azione indicata dal modo condizionale non è certo che verrà compiuta o è stata compiuta. Se io avessi fame io mangerei una mela. mangerei = voce del verbo mangiare, modo condizionale, tempo presente, prima persona singolare I tempi del modo condizionale sono i seguenti: tempo presente esempio proprietà Vi sono due azioni eventuali nel presente rispetto a chi parla o chi scrive; inoltre Se io avessi fame quella indicata dal io mangerei una mela. condizionale presente avviene a condizione che si verifichi l'azione indicata dal congiuntivo. passato Se io avessi avuto fame io avrei mangiato una mela. Vi sono due azioni eventuali nel passato rispetto a chi parla o chi scrive; inoltre quella indicata dal condizionale passato sarebbe avvenuta a condizione che si fosse verificata l'azione indicata dal congiuntivo. La coniugazione del verbo Se mettiamo insieme tutti i modi di un verbo, tutti i tempi di un verbo, tutte le persone di un verbo otteniamo la coniugazione del verbo; quindi la coniugazione è l'insieme di tutte le forme del verbo. Per coniugare un verbo occorre dapprima ricavare la radice mettere le desinenze giuste per ogni persona, per ogni modo ogni tempo. Poiché le desinenze non sono uguali per tutti i possiamo classificare i verbi in tre coniugazioni diverse in all'infinito presente del verbo. coniugazione prima seconda terza infinito presente mangiare temere sentire Alla prima coniugazione appartengono desinenza dell'infinito presente inare. e poi e per verbi base desinenza are ere ire i verbi che hanno la mangiare = prima coniugazione parlare = prima coniugazione cantare = prima coniugazione Alla seconda coniugazione appartengono i verbi che hanno la desinenza dell'infinito presente in ere. temere = seconda coniugazione vedere = seconda coniugazione godere = seconda coniugazione Alla terza coniugazione appartengono desinenza dell'infinito presente inire. i verbi che hanno la sentire = terza coniugazione udire = terza coniugazione dormire = terza coniugazione Ciascuna coniugazione ha le stesse desinenze per tutti i verbi che appartengono ad essa. Se un verbo rispetta questa regola, cioè mantiene la stessa radice per tutti i modi e tutti i tempi e rispetta le desinenze caratteristiche di ogni persona, ogni modo ed ogni tempo, il verbo si dice regolare, cioè rispetta le regole. I verbi irregolari sono quelli che non rispettano la precedente regola ed hanno quindi o desinenze diverse o radice diversa. Per conoscere la coniugazione dei verbi è utile il nostro: I verbi con l'infinito presente essere ed avere non appartengono a nessuna delle tre coniugazioni, ma hanno una coniugazione propria detta coniugazione dei verbi ausiliari. Questi due verbi vengono detti ausiliari in quanto vengono usati nella coniugazione di tutti gli altri verbi per i tempi del passato. Verbo transitivo e verbo intransitivo Per comprendere la differenza tra verbo transitivo e verbo intransitivo occorre conoscere la differenza tra soggetto e oggetto. Luigi mangia una mela. Soggetto è colui che compie l'azione descritta dal verbo. Luigi = soggetto, perché Luigi mangia, cioè compie l'azione descritta dal verbo mangiare. Predicato verbale è il verbo che descrive l'azione compiuta dal soggetto. mangia = verbo, cioè predicato del verbo o predicato verbale. Complemento oggetto è il nome su cui viene eseguita l'azione indicata dal verbo e compiuta dal soggetto. una mela = complemento oggetto, in quanto Luigi compie una azione direttamente sulla mela, cioè la prende e la mangia; la mela è l'oggetto del mangiare. Un verbo si dice transitivo quando può avere un complemento oggetto, cioè l'azione indicata dal verbo viene direttamente esercitata sull'oggetto. Un verbo si dice intransitivo quando non può avere un complemento oggetto. mangiare = transitivo o intransitivo? Mi costruisco una frase in cui compare il verbo mangiare e provo a mettere un complemento oggetto. Mangiare una mela. Ha significato? Si, posso mangiare una mela; quindi mangiare è transitivo. Andare una mela. Ha significato? No, non posso andare una mela; quindi andare è verbo intransitivo. La proprietà che distingue verbi transitivi e verbi intransitivi si dice genere del verbo. Verbo attivo e verbo passivo Un verbo si dice attivo quando l'azione viene compiuta dal soggetto. Luigi mangia una mela. mangia = verbo attivo, in quanto vi è una azione di Luigi che prende la mela e se la mangia. Un verbo si dice passivo quando l'azione non viene compiuta dal soggetto ma viene subita dal soggetto. La mela è mangiata da Luigi. è mangiata = verbo passivo, in quanto il soggetto è la mela, che subisce in forma passiva l'azione dell'essere mangiata. La proprietà che distingue verbi attivi e verbi passivi si dice forma del verbo. Solo i verbi transitivi, cioè quelli che possono avere un complemento oggetto, posso avere la forma passiva; infatti per passare dalla forma attiva alla forma passiva prendo l'oggetto e lo trasformo in soggetto. Un verbo intransitivo, poiché non ha il complemento oggetto non può avere la forma passiva. Il verbo ausiliare da usare nella forma passiva è solo il verboessere. Verbo riflessivo Un verbo si dice riflessivo quando l'azione viene compiuta dal soggetto su se stesso e non su di un oggetto. Io lavo me = Io mi lavo mi lavo = verbo riflessivo, in quanto l'azione del lavare viene compiuta dal soggetto su se stesso. Io lavo il cane. lavo = verbo attivo e non riflessivo, in quanto l'azione viene compiuta dal soggetto sul cane e non su se stesso. La proprietà che distingue verbi attivi, verbi passivi e verbi riflessivi si dice forma del verbo. Verbo impersonale Un verbo si dice impersonale quando non si conosce il soggetto che compie l'azione indicata dal verbo. Oggi piove. piove = verbo impersonale, in quanto manca il soggetto che compie l'azione. Si dice che Luigi sia un mangione. si dice = verbo impersonale, in quanto non conosciamo la persona che lo dice, quindi manca il soggetto. Tempo semplice e tempo composto Nella coniugazione del verbo un tempo si dice semplice quando non è presente né l'ausiliareessere né l'ausiliare avere; un tempo si dice composto quando è presente o l'ausiliare essere o l'ausiliare avere. Luigi mangia una mela. mangia = tempo semplice in quanto manca l'ausiliare essere e avere. Luigi ha mangiato una mela. ha mangiato = tempo composto in quanto compare l'ausiliare avere. Per il modo indicativo i tempi semplici sono: tempo semplice presente imperfetto futuro semplice passato remoto esempio Io mangio, tu mangi, ecc. io mangiavo, tu mangiavi, egli mangiava, ecc io mangerò, tu mangerai, egli mangerà, ecc. io mangiai, tu mangiasti, egli mangiò, ecc. Per il modo indicativo i tempi composti sono: tempo composto passato prossimo trapassato prossimo futuro anteriore trapassato remoto esempio Io ho mangiato, tu hai mangiato, egli ha mangiato, ecc. io avevo mangiato, tu avevi mangiato, egli aveva mangiato, ecc io avrò mangiato, tu avrai mangiato, egli avrà mangiato, ecc. io ebbi mangiato, tu avesti mangiato, egli ebbe mangiato, ecc. Per il modo congiuntivo i tempi semplici sono: tempo semplice presente imperfetto esempio Io mangi, tu mangi, egli mangi, ecc. io mangiassi, tu mangiassi, egli mangiasse, ecc Per il modo congiuntivo i tempi composti sono: tempo composto passato trapassato esempio Io abbia mangiato, tu abbia mangiato, egli abbia mangiato, ecc. io avessi mangiato, tu avessi mangiato, egli avesse mangiato, ecc Per il modo condizionale il tempo semplice è: tempo semplice presente esempio Io mangerei, tu mangeresti, egli mangerebbe, ecc. Per il modo condizionale il tempo composto è: tempo composto passato esempio Io avrei mangiato, tu avresti mangiato, egli avrebbe mangiato, ecc. Per il modo infinito il tempo semplice è: tempo semplice presente esempio mangiare Per il modo infinito il tempo composto è: tempo composto passato esempio aver mangiato Per il modo participio vi sono due tempi semplici e manca il tempo composto: tempo semplice presente passato esempio mangiante mangiato Per il modo gerundio il tempo semplice è: tempo semplice presente esempio mangiando Per il modo gerundio il tempo composto è: tempo composto passato esempio avendo mangiato Scelta del verbo ausiliare Nella coniugazione del verbo per i tempi composti si usa o l'ausiliare essere o l'ausiliare avere. Può essere utile la seguente tabella: condizione ausiliare forma transitiva attiva avere forma transitiva passiva essere verbo intransitivo essere esempio Luigi ha mangiato la mela. La mela è stata mangiata da Luigi. Luigi è andato a scuola. forma riflessiva essere forma impersonale essere Luigi si è lavato col sapone. E' nevicato tutta la notte. Praticamente il verbo avere si usa solo nei verbi transitivi nella forma attiva; negli altri casi si usa l'ausiliare essere. La preposizione La preposizione è una parola che viene messa prima del nome; serve a completare l'azione compiuta dal soggetto e illustrata dal verbo; la preposizione concorda con il genere del nome e il numero del nome con cui è unita. Il computer viene mantenuto in funzione dal filo elettrico. dal filo = indica da chi viene compiuta l'azione, cioè dal filo elettrico. Preposizione propria Una preposizione si dice propria quando si usa solo come preposizione, cioè prima di un nome, e non viene mai usata né come aggettivo né come avverbio. Le preposizioni proprie sono nove e cioè: di a da in con su per tra fra Io vengo da Milano. da = preposizione propria. Le preposizioni proprie: di a da in con su per tra fra si dicono semplici se vengono usate senza articolo. Io vengo da Milano. da = preposizione propria semplice. Le stesse preposizioni proprie si dicono articolate se vengono usate unite ad un articolo. Oggi vado dal barbiere. dal = preposizione propria articolata. Le preposizioni articolate sono quelle colorate in blu della seguente tabella: preposizione il di del a al da dal in nel lo dello allo dallo nello la della alla dalla nella i dei ai dai nei gli degli agli dagli negli con col con lo con la con i con gli su sul sullo sulla sui sugli per per il per lo per la per i per gli tra tra il tra lo tra la trai tra gli fra fra il fra lo fra la frai fra gli le delle alle dalle nelle con le sulle per le tra le fra le Io mangio una delle mie caramelle. delle = preposizione propria articolata, femminile, plurale Le preposizioni articolate concordano con il nome che precedono, cioè hanno lo stesso genere o lo stesso numero del nome che segue. Per scegliere la preposizione articolata adatta occorre seguire le seguenti regole. 1) per il genere femminile basta scegliere il genere della preposizione e il numero della preposizione in modo che si abbia lo stesso genere e lo stesso numero del nome, senza stare a distinguere su come inizia il nome. nome femminile rosa rose caramella caramelle preposizione articolata della rosa delle rose dalla caramella dalle caramelle 2) per il genere maschile oltre a scegliere il genere della preposizione e il numero della preposizione in modo che si abbia lo stesso genere e lo stesso numero del nome, occorre anche distinguere su come inizia il nome. E' utile la seguente tabella per la preposizione propria "di": nome maschile pesce salame amico zaino scolaro psicologo gnomo pneumatico xilofono lettera iniziale del nome tutte le consonanti, eccetto la s+consonante, la z, x, ps, gn, pn. maschile singolare del maschile plurale dei del pesce dei pesci del salame dei salami dello degli dell'amico dello zaino tutte le vocali, la s+consonante, dello scolaro la z, x, ps, gn, dello psicologo pn. dello gnomo dello pneumatico dello xilofono degli degli degli degli degli degli degli amici zaini scolari psicologi gnomi pneumatici xilofoni La proprietà che distingue le preposizioni tra semplici e articolate si dice forma. Preposizione impropria Una preposizione si dice impropria ( secondo, lungo, vicino, lontano, sopra, sotto, dietro davanti, durante, mediante, ecc.) quando non si usa solo come preposizione ma ha anche altri significati cioè viene usata o come aggettivo o come avverbio o come verbo. Secondo Luigi oggi piove. secondo = preposizione impropria, perché secondo è sia un aggettivo numerale, sia un pronome numerale, sia una misura di tempo. Eccetto le nove preposizioni proprie tutte le altre sono improprie. Osservazione Come facciamo a distinguere se si tratta di una preposizione? Dobbiamo vedere il nome che segue, se è unita ad un nome si tratta sempre di preposizione. esempio Aspetta un secondo. Sono arrivato il secondo. Sono arrivato al secondo posto. Secondo Galileo Galilei la terra gira intorno al sole. Io abito sopra il tuo piano. Io abito sopra. Sono stato escluso dalla gara. analisi grammaticale secondo = sostantivo che misura il tempo, in quanto non viene seguito da un nome. secondo = pronome numerale in quanto indica il posto di arrivo e non è un aggettivo numerale in quanto manca un nome a cui è unito. secondo = aggettivo numerale in quanto indica l'ordine di arrivo ed è unito a "posto". secondo = preposizione in quanto è unita al nome Galileo Galilei; è preposizione impropria in quanto è diversa dalle nove preposizioni proprie. sopra = preposizione in quanto è unita al nome che segue cioè "piano"; è preposizione impropria in quanto è diversa dalle nove preposizioni proprie. sopra = avverbio di luogo, in quanto l'avverbio si trova sempre da solo, cioè non viene seguito da un nome a cui è unito. escluso = participio passato del verbo "escludere"; quindi va unito a "sono stato"; sono stato escluso = voce del verbo 'escludere', transitivo, passivo, seconda coniugazione, modo indicativo, tempo passato prossimo, prima persona singolare; escluso = preposizione in quanto è unita al nome che segue cioè Siamo stati tutti alla festa escluso "Luigi"; è preposizione impropria Luigi. in quanto è diversa dalle nove preposizioni proprie. Locuzione prepositiva Un insieme di almeno tre parole si dice locuzione prepositiva (di fronte a, a causa di, a favore di, allo scopo di, ecc.) quando si usa come preposizione, cioè prima di un nome. Non sono andato a scuola a causa della neve. a causa della = locuzione prepositiva, in quanto è formata da più parole ed è unita a neve. La locuzione prepositiva non appartiene né alle nove preposizioni proprie né alle preposizioni improprie, costituite da una o due parole; la locuzione deve essere costituita sempre da almeno tre parole. La proprietà che distingue le preposizioni tra proprie, preposizioni improprie e locuzioni prepositive si dice specie. Analisi grammaticale preposizione specie della propria vicino impropria locuzione al fine di prepositiva di propria forma articolata genere femminile numero singolare L'analisi grammaticale si fà indicando la specie della preposizione, cioè se è propria, impropria o locuzione prepositiva; per le preposizioni proprie occorre indicare la forma, cioè occorre distinguere se sono semplici o articolate; se sono articolate occorre anche aggiungere il genere e il numero. dello = preposizione propria articolata, maschile, singolare. di = preposizione propria semplice; lontano = preposizione impropria; a causa di = locuzione prepositiva; La congiunzione La congiunzione è una parola che viene messa tra due nomi e serve a continuare un discorso o uno scritto aggiungendo altri particolari. Io mangio pane e marmellata. e = congiunzione, cioè congiunge, unisce pane e marmellata. Sono congiunzioni: e, ma, però, anche, eppure, affinché, poiché, perché, perciò, ecc. Si dice proposizione una frase completa di soggetto, predicato e complemento. Il cane mangia la carne = proposizione, da non confondere con preposizione. Il cane beve l'acqua = proposizione; La congiunzione serve anche ad unire due proposizioni. Il cane mangia la carne e beve l'acqua. Ho unito due proposizioni mediante la congiunzione "e". L'insieme di una o di più proposizioni è detto periodo se termina con uno dei seguenti segni di punteggiatura: . = punto fermo ! = punto esclamativo ? = punto interrogativo Locuzione congiuntiva Un insieme di almeno due parole si dice locuzione congiuntiva ( in modo che, per la qualcosa, dal momento che, ecc.) quando si usa come congiunzione, cioè unisce due proposizioni. Non sono andato a scuola dal momento che nevicava. dal momento che = locuzione congiuntiva, in quanto è formata da più parole ed unisce la proposizione "Non sono andato a scuola" con la proposizione "nevicava". La proprietà che distingue le congiunzioni dalle locuzioni congiuntive si dice forma. Analisi grammaticale congiunzione e ma dal momento che affinché forma congiunzione congiunzione locuzione congiuntiva congiunzione L'analisi grammaticale si fà indicando la forma della congiunzione, cioè se è semplice congiunzione o locuzione congiuntiva. e = congiunzione. per la qual cosa = locuzione congiuntiva. L'avverbio L'avverbio è una parola che viene messa come riferimento a verbo o un aggettivo e serve a precisare meglio le caratteristiche dell'azione compiuta dal soggetto. Io mi trovo sopra e tu sotto. sopra = avverbio di luogo; sotto = avverbio di luogo. L'avverbio non varia né come genere né come numero, cioè è invariabile; si può mettere in qualunque posto del periodo, cioè sia prima che dopo un verbo al quale si riferisce; sia prima che dopo un aggettivo al quale si riferisce; sia prima o dopo un altro avverbio al quale si riferisce. Locuzione avverbiale Un insieme di almeno due parole si dice locuzione avverbiale ( contro voglia, un pò alla volta, press'a poco, all'incirca, ecc.) quando si usa come avverbio, cioè precisa meglio le caratteristiche dell'azione compiuta dal soggetto o le proprietà di un aggettivo. Sono andato a scuola contro voglia. contro voglia = locuzione avverbiale, in quanto è formata da più parole ed indica un senso di svogliatezza nel fatto di andare a scuola, cioè si comporta da avverbio. La proprietà che distingue l'avverbio dalle locuzioni avverbiali si dice forma. Vi sono diverse specie di avverbi, come dalla seguente tabella. avverbio bene, male, piano, forte, adagio, ecc. sopra, sotto, fuori, dentro, vicino, lontano, ecc. oggi, ieri, specie esempio modo Hai fatto bene a dirlo. caratteristiche Indica il modo con cui l'azione viene eseguita. luogo Sono andato fuori. Indica il luogo in cui l'azione viene eseguita. tempo Oggi piove. Indica il tempo domani, presto, tardi, prima, dopo, ecc. molto, poco, assai, troppo, parecchio, circa, ecc. certamente, certo, sicuramente, ovviamente, davvero, ecc. no, non, niente, nemmeno, neanche, neppure, ecc. in cui l'azione viene eseguita. quantità affermazione Ho mangiato troppo. Indica la quantità dell'azione eseguita. E' certamente una brava persona! Indica un giudizio sull'azione eseguita. Indica un giudizio Non ti negazione negativo ho nemmeno guardato. sull'azione eseguita. Indica un forse, dubbio nei probabilmente, riguardi dubbio Forse verrò domani. eventualmente, dell'azione da per caso, ecc. eseguire o eseguita. Indica un come, così. Come hai fatto confronto tra paragone ecc. tu così ho fatto pure io. due azioni eseguite. Indica un inoltre, anche, elemento pure, perfino, aggiunta Sei venuto anche tu! aggiuntivo ecc. all'azione eseguita. Indica una come? perché? domanda nella quando? dove? interrogazione Quando vieni? forma quanto? ecc. interrogativa . La proprietà che distingue l'avverbio tra modo, tempo, luogo, ecc. si dice specie. Molti avverbi si formano da un aggettivo, unendo al femminile dell'aggettivo il suffisso -mente. aggettivo aggettivo suffisso avverbio maschile attento allegro facile femminile attenta allegra facile mente mente mente attentamente allegramente facilmente Gradi dell'avverbio Distinguiamo tre gradi dell'avverbio: grado comparativo, grado superlativo. grado positivo, Il grado è positivo quando un aggettivo viene usato senza l'aggiunta di avverbi e senza modificare con suffissi l'ultima parte dell'aggettivo. Sono felicemente sposato. felicemente = avverbio di modo, grado positivo, in quanto non vi sono avverbi aggiuntivi e non ho modificato la parte terminale dell'avverbio. Grado comparativo Il grado è comparativo quando un avverbio viene usato con l'aggiunta di altri avverbi e facendo dei confronti tra due cose o due persone o due animali. Il gatto avanza più velocemente della lumaca. più velocemente = avverbio di grado comparativo, confronto la velocità del gatto con quella della lumaca. in quanto Gli avverbi usati per il grado comparativo sono: più, meno, tanto, quanto, ecc. Il grado comparativo si divide a sua volta in tre forme: comparativo di maggioranza, comparativo di minoranza, comparativo di eguaglianza. Il comparativo si dice di maggioranza quando il primo termine (nome) di paragone è superiore al secondo termine di paragone. Il gatto avanza più velocemente della lumaca. più velocemente = avverbio di grado comparativo di maggioranza, in quanto confronto la velocità del gatto con quella della lumaca e dico che il primo termine ( il gatto ) è più veloce del secondo termine ( la lumaca). Casi particolari Alcuni avverbi: bene, male, grandemente, molto, poco hanno due forme di comparativo di maggioranza. grado positivo bene male grandemente molto poco comparativi di maggioranza meglio = molto bene peggio = molto male maggiormente = più grandemente più = molto molto meno = poco poco Il comparativo si dice di minoranza quando il primo termine ( nome ) di paragone è inferiore al secondo termine di paragone. La lumaca avanza meno velocemente del gatto. meno velocemente = avverbio di grado comparativo di minoranza, in quanto confronto la velocità della lumaca con quella del gatto e dico che il primo termine ( la lumaca ) è meno veloce del secondo termine ( il gatto ). Il comparativo si dice di uguaglianza quando il primo termine ( nome ) di paragone è uguale al secondo termine di paragone. La tua macchina corre tanto velocemente quanto la mia. tanto velocemente = avverbio di grado comparativo di uguaglianza, in quanto confronto la velocità di due automobili e dico che il primo termine ( la tua macchina ) ha la stessa velocità del secondo termine (la mia macchina ). Per il primo termine di paragone si usano gli avverbi: tanto, così, non meno; per il secondo termine di paragone si usano gli avverbi: quanto, come, che. Il vento accarezza il volto tanto dolcemente quanto naturalmente. tanto dolcemente = avverbio di grado comparativo di uguaglianza. Grado superlativo Il grado è superlativo quando un avverbio viene usato con l'aggiunta di avverbi o di suffissi e dichiarando che supera tutti anche nel confronto tra tutte le cose o tutte le persone o tutti gli animali. Il cane corre velocissimamente. velocissimamente = avverbio di grado superlativo, in quanto velocità è al massimo. la Il razzo parte il più velocemente possibile. il più velocemente = avverbio di grado superlativo, in quanto velocità è al massimo. Il grado superlativo si divide a sua superlativo assoluto e superlativo relativo. volta in due la forme: Il superlativo si dice assoluto quando la qualità è al massimo livello e non vi sono termini di paragone. Il cane corre velocissimamente. velocissimamente = avverbio di grado superlativo assoluto, in quanto la velocità è al massimo e manca il termine di paragone. Si dice suffisso un insieme di vocali e consonanti che si aggiunte dopo la radice di un nome o di un aggettivo. Per il superlativo assoluto degli avverbi che derivano da un aggettivo si forma prima il superlativo femminile singolare dell'aggettivo usando il suffisso -issima e poi aggiungendo il suffisso -mente. aggettivo maschile attento allegro facile aggettivo femminile attentissima allegrissima facilissima suffisso avverbio mente mente mente attentissimamente allegrissimamente facilissimamente Per il superlativo assoluto oltre al suffisso -issimamente ; ricordiamo in particolare: 1) - aggiungendo prima dell'aggettivo un avverbio del tipo: assai, molto, infinitamente, parecchio, oltremodo, di gran lunga, ecc. Affronti la situazione molto complicatamente. molto complicatamente = avverbio di modo, di grado superlativo assoluto. L'auto è passata assai velocemente. assai velocemente = avverbio di modo, di grado superlativo assoluto. 2) - ripetendo per due volte di seguito lo stesso avverbio. La lumaca cammina lentamente lentamente. lentamente lentamente = avverbio di modo, di grado superlativo assoluto. Casi particolari Alcuni aggettivi: bene, male, grandemente, poco hanno due forme di superlativo assoluto grado positivo bene male grandemente poco superlativo assoluto ottimamente = benissimo pessimamente = malissimo massimamente = grandissimamente minimamente = pochissimo Il superlativo si dice relativo quando la qualità è al massimo livello in confronto a tutti gli altri termini di paragone. Il razzo parte il più velocemente possibile. il più velocemente = avverbio di modo, di grado superlativo relativo, in quanto la velocità è al massimo in confronto con tutti gli altri mezzi di trasporto. Il carro funebre avanza il meno velocemente possibile. il meno velocemente = avverbio di modo, di grado superlativo relativo, in quanto la velocità è al minimo in confronto con tutti gli altri mezzi di trasporto. Il superlativo relativo si forma aggiungendo avverbi: più e meno un articolo ( il, lo, la, le ) oltre agli Si dice "forma" la proprietà dell'avverbio di essere di grado positivo o comparativo o superlativo. Analisi grammaticale avverbio attentamente specie avverbio di modo subitissimo avverbio di tempo forma grado positivo grado superlativo assoluto il più velocemente avverbio di modo grado superlativo relativo L'analisi grammaticale si fà indicando la specie e la forma dell'avverbio. attentamente = avverbio di modo, grado positivo; subitissimo = avverbio di tempo, grado superlativo assoluto; il più velocemente = avverbio di modo, grado superlativo relativo. L'interiezione L'interiezione ( ah! oh! ahi! auff! ) è una parola che viene messa come inizio di una frase che manifesta sorpresa o gioia, cioè all'inizio di una esclamazione, cioè una proposizione che termina con un punto esclamativo (!). Ahi che dolore! ahi = interiezione; L'interiezione si dice propria quando viene usata solo nelle esclamazioni; sono interiezioni proprie: oh! ah! ahi! eh! ahimè! uffa! addio! ciao! ecc. Oh! Che bella giornata! oh = interiezione propria; L'interiezione si dice impropria quando è una parola che ha altri significati e viene usata anche nelle esclamazioni; sono interiezioni improprie: coraggio! peccato! silenzio! bravo! bene! ecc. Coraggio! Non mollare! coraggio = interiezione impropria; Locuzione esclamativa Un insieme di almeno due parole si dice locuzione esclamativa (povero me! fammi il piacere! per amor del cielo! mamma mia! al ladro! al fuoco! ecc.) quando si usa come interiezione, cioè esprime stupore, sorpresa o gioia. Povero me! che brutta questa giornata! povero me = locuzione esclamativa, in quanto è formata da più parole ed indica un senso di dolore. La proprietà che distingue l'interiezioni tra proprie, improprie e le locuzioni esclamative si dice forma. Vi sono diverse specie di interiezioni, come dalla seguente tabella. interiezione evviva! viva!, specie gioia, allegria esempio caratteristiche Evviva! Ho vinto Indica uno stato ecc. davvero! ah! accidenti! diamine! ecc. una medaglia! sorpresa, meraviglia Ah! Non vieni mai ma oggi sei venuto! ciao! salve! addio! saluto arrivederci! ecc. Ciao! Ci vediamo domani! ahi! ahimè! ohi! dolore, ohimè! ecc. rincrescimento Ahi! Che dolore! uffa! auff! ecc. fastidio, noia Uffa! Che noiosa questa attesa! bah! mah! ecc. dubbio Bah! Non ci credo! d'animo di gioia. Indica uno stato d'animo di sorpresa o meraviglia. Indica il momento del saluto. Indica uno stato d'animo di dolore o disagio. Indica uno stato d'animo di fastidio o noia. Indica una incertezza, un dubbio. La proprietà che distingue l'interiezione tra gioia, sorpresa, allegria, fastidio, ecc. si dice specie. Analisi grammaticale interiezione evviva! bravo! al ladro! forma interiezione propria interiezione impropria locuzione esclamativa specie gioia gioia dolore L'analisi grammaticale si fà indicando la specie e la forma della interiezione. evviva! = interiezione propria di gioia; bravo! = interiezione impropria, di gioia; al ladro! = locuzione esclamativa, di dolore;