Crisi economica e crisi della teoria economica? Teoria economica e

DOMINI
EC ON OMIA
20
CRISI DELL’ECONOMIA
e crisi
della teoria economica?
Teoria economica tradizionale
e nuova economia civile a confronto
a cura di Pompeo Della Posta
Liguori Editore
Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore
(http://www.liguori.it/areadownload/LeggeDirittoAutore.pdf ).
Tutti i diritti, in particolare quelli relativi alla traduzione, alla citazione, alla riproduzione in qualsiasi forma,
all’uso delle illustrazioni, delle tabelle e del materiale software a corredo, alla trasmissione radiofonica o
televisiva, alla registrazione analogica o digitale, alla pubblicazione e diffusione attraverso la rete Internet
sono riservati. La riproduzione di questa opera, anche se parziale o in copia digitale, fatte salve le eccezioni
di legge, è vietata senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
Liguori Editore
Via Posillipo 394 - I 80123 Napoli NA
http://www.liguori.it/
© 2012 by Liguori Editore, S.r.l.
Tutti i diritti sono riservati
Prima edizione italiana ???? 2012
Stampato in Italia da Liguori Editore, Napoli
Della Posta, Pompeo (a cura di) :
Crisi dell’economia e crisi della teoria economica? Teoria economica tradizionale e nuova economia
civile a confronto/Pompeo Della Posta (a cura di)
Economia
Napoli : Liguori, 2012
ISBN-13 978 - 88 - 207 - 5495 - 2
ISSN 1972-0815
1. Homo oeconomicus, società civile 2. Crisi finanziaria I. Titolo II. Collana III. Serie
Ristampe:
—————————————————————————————————————————————————————————————————————————————––——————
21 20 19 18 17 16 15 14 13 12
10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
La carta utilizzata per la stampa di questo volume è inalterabile, priva di acidi, a ph neutro, conforme
alle norme UNI EN Iso 9706 ∞, realizzata con materie prime fibrose vergini provenienti da piantagioni
rinnovabili e prodotti ausiliari assolutamente naturali, non inquinanti e totalmente biodegradabili (FSC,
PEFC, ISO 14001, Paper Profile, EMAS).
INDICE
xi
Prefazione
di Stefano Zamagni
xvii Note preliminari e ringraziamenti
1
Introduzione
parte prima
TEORIA ECONOMICA TRADIZIONALE
25
1. Gli economisti liberal-liberisti e le crisi: una panoramica retrospettiva
di Riccardo Faucci
47
2. IL PUNTO DI VISTA KEYNESIANO E LA CRISI
di Giacomo Costa
63
3. Crisi finanziariae teoria economica postkeynesiana
di Carlo Panico e Antonio Pinto
85
4. Una prospettiva disincantata sulla crisi economica contemporanea
e sulla teoria economica contemporanea
di Fabio Petri
133
parte SECONDA
NUOVA ECONOMIA CIVILE
5. L’economia della felicità
di Maurizio Pugno
viii
163
179
203
229
indice
6. Per un lavoro a misura di personacome risposta alla crisi. La proposta dell’Economia di Comunione
di Luigino Bruni
7. Le crisi attuali ed i ritarditeorici dell’economia.Una prospettiva economicacivile e gandhiana
di Roberto Burlando
8. L’economia solidale come motoredella felicità economicamenteed
ecologicamente sostenibile
di Leonardo Becchetti
9. L’economia della decrescitaper la sostenibilità ecologicae l’equità
sociale
di Simone D’Alessandro
249
10. Economia della sobrietà
di Francuccio Gesualdi
271
Postfazione
273
Bibliografia
305
Gli Autori
9
L’economia della decrescita
per la sostenibilità ecologica
e l’equità sociale
di Simone D’Alessandro 1
Introduzione
It is possible that the US and Europe will find that
either continued growth will be too destructive to
the environment and they are too dependent on
scarce natural resources, or they would rather use
increasing productivity in the form of leisure. […]
There is no reason at all why capitalism could not
survive without slow or even no growth.
Robert Solow, citato in Stoll (2008)
Nell’aprile del 2008 si è svolta a Parigi la prima conferenza internazionale
sulla decrescita economica che ha sancito l’ingresso a pieno titolo di questo
termine nelle riviste scientifiche.2 Come spesso accade, l’interesse accademico è in netto ritardo rispetto ai movimenti sociali che da anni lavorano in
questa direzione costruendo reti e promuovendo esperienze innovative. Il
1
Dipartimento di Scienze Economiche, Università di Pisa, Via Ridolfi 10, Pisa, Italia. Tel.:
050 2216333; Fax: 050 598040. E-mail: [email protected].
2
Il convegno s’intitolava Economic de-growth for ecological sustainability and social equity, da
cui il titolo del presente capitolo. Per gli atti del convegno e la dichiarazione finale si veda
http://events.it-sudparis.eu/degrowthconference/. Nel marzo 2010 si è svolto a Barcellona
il secondo convegno internazionale, per informazioni http://www.degrowth.eu.
230
crisi dell’economia e crisi della teoria economica?
bellissimo libro di Paul Hawken (2009) racconta le tante facce e la storia dei
tantissimi gruppi che si occupano di ambiente, diritti delle popolazioni indigene e giustizia sociale. Questa moltitudine è una componente fondamentale
del sistema immunitario del pianeta e una fonte continua di ispirazione e
di informazioni per ricercatori e scienziati. In un recente articolo, MartinezAlier, autorevole studioso, per anni presidente della Società Internazionale
di Economia Ecologica (ISEE), rileva che “la decrescita è essa stessa un
movimento sociale, nato dalle esperienze del co-housing, occupazione di
proprietà, neo-ruralismo, riappropriazione delle strade, energie alternative,
prevenzione e riciclaggio dei rifiuti. Si tratta di un nuovo slogan, un nuovo
movimento e molto presto un nuovo programma di ricerca. Questo è un
caso di scienza guidata da attivisti, verso una nuova branca nelle scienze della sostenibilità sociale, che potrebbe chiamarsi studi sulla decrescita
economica”3.
L’origine delle idee che promuove il movimento della decrescita ha
una storia più antica, strettamente legata alla critica culturale ed ecologica
dell’economia. L’idea di decrescita è stata formulata alla fine degli anni sessanta da André Gorz, Francois Partant, Jacques Ellul, Bernard Charbonneau,
Cornelius Castoriadis e Ivan Illich (cfr. Latouche 2009). Il fallimento dei piani
di sviluppo nel Sud del Mondo e la perdita di alcuni punti di riferimento
nel Nord – causati sia dai problemi riscontrati nei paesi Socialisti che da un
ribaltamento delle priorità politiche in Occidente – portò questi studiosi a
mettere in discussione la società dei consumi in un’ottica fondamentalmente
anti-economica, anti-utilitarista e anti-produttivista; criticandone aspramente
la scienza, la tecnica e il progresso. In particolare Gorz (1973) e Illich (1973)
combinarono il rifiuto della logica capitalista basata sull’accumulo di materie
prime, di energia e di lavoro ad una forte critica del consumismo.
Il concetto di decrescita emerge dunque come risposta alla triplice crisi,
ambientale, sociale ed economica che stiamo attraversando (Flipo and Schneider 2008; Martinez-Alier 2009). Schneider et al. (2010) nell’introduzione
del numero speciale sulla decrescita economica pubblicato su Journal of
Cleaner Production – rivista scientifica di ecologia industriale – presentano i
diversi approcci e i diversi orizzonti filosofici e politici che stanno contribuendo all’affermazione della decrescita sostenibile. Il primo, definito culturalista, proviene da teorie antropologiche che si oppongono all’idea che
paesi culturalmente diversi da quelli occidentali debbano seguire modelli di
sviluppo analoghi a quello degli Stati Uniti e dell’Europa. Serge Latouche, ri3
Articolo disponibile all’indirizzo http://www.decrescita.it/modules/article/view.article.
php?65.
l’economia della decrescita per la sostenibilità ecologica
231
conosciuto come uno dei capofila nello sviluppo della decrescita economica,
appartiene a questa scuola che critica aspramente l’espandersi generalizzato
del sistema di mercato (cfr. Latouche 2006). La seconda fonte a cui attinge il concetto di decrescita è il bisogno e la richiesta di democrazia, cioè
l’aspirazione alla determinazione del proprio sistema economico e sociale
rompendo il legame troppo stretto tra interessi economici e il sistema politico, tecnologico, educativo ed informativo (Illich 1973; Fotopoulos 1997;
Ariès 2007). Il terzo approccio è l’ecologia, la difesa degli ecosistemi e del
rispetto della vita in ogni sua dimensione (Bernard et al. 2003). La quarta
fonte è legata a quello che alcuni autori chiamano “il senso della vita”,
ad essa appartengono movimenti di natura spirituale che enfatizzano la
semplicità volontaria (Mongeau 1985). Infine, l’ultimo approccio proviene
dalla cosiddetta bioeconomia o economia ecologica, che si occupa dei limiti
ambientali del sistema economico legati all’estrazione delle risorse e allo
smaltimento dei rifiuti. Molti esponenti di questo filone di letteratura, che
trova in Georgescu-Roegen (1971) uno dei suoi precursori, ritengono che la
decrescita sia necessaria per non incorrere in collassi ambientali e sociali.
Nel convegno di Parigi, riprendendo alcuni concetti dell’economia ecologica, la decrescita economica è stata esplicitamente definita come una
riduzione nell’uso e nello sfruttamento di risorse fisiche. Riduzione che deve
essere raggiunta attraverso scelte sociali democratiche che tengano conto
dei limiti ambientali e della disuguaglianza, e che siano spinte dalla ricerca
dell’equità e della sostenibilità. La decrescita sostenibile può essere quindi
definita come un’equa riduzione della produzione e del consumo che aumenta il benessere collettivo e migliora le condizioni ecologiche su scala
sia locale che globale. Nel resto del capitolo tenterò di convincere il lettore
che la visione di un progresso umano senza crescita economica è una strada
possibile e strettamente preferita a tutte le altre.
Nella prossima sezione analizzeremo come la crescita economica e l’aumento del prodotto interno lordo (PIL) siano emersi come il preminente
obiettivo di politica economica dei governi. Successivamente daremo alcuni
cenni sul perché l’obiettivo crescita debba essere abbandonato in favore del
Managing without Growth, espressione brillante e titolo di un efficace libro
di Peter Victor (2008)4. Nella sezione 4 saranno analizzati alcuni recenti
4
L’espressione managing without growth è di difficile traduzione. La scelta migliore è forse
quella di rimandare all’etimologia della parola managing, cioè maneggiare. “Maneggiare senza
crescita” include quindi diversi significati come nell’espressione inglese. Tra questi: soddisfare
i bisogni date risorse scarse; organizzare, regolare, incaricarsi di; mantenere il controllo, aumentare l’influenza su; cavarsela. In questo lavoro utilizzeremo il termine cavarsela: cavarsela
senza crescita sarà dunque il titolo della terza sezione.
232
crisi dell’economia e crisi della teoria economica?
contributi della cosiddetta macroeconomia della sostenibilità. Nella sezione
5, daremo conto della spiegazione data dagli economisti ecologici alla crisi 2008-2009, utilizzandola come esperimento naturale di decrescita nonsostenibile. Infine, trarremo alcune conclusioni.
Il dogma della crescita economica
Victor (2008) rileva come sia difficile immaginare un mondo in cui la crescita economica non sia dominante nei pensieri dei politici, nei media, nelle
discussioni degli uomini di affari e dei sindacati. Comparazioni tra il Pil, il Pil
pro-capite e i tassi di crescita tra vari paesi sono sempre più popolari. Ciò
nonostante, la crescita economica è stata esplicitata come un obiettivo dei
governi soltanto a partire dalla metà del ventesimo secolo, la stessa contabilità nazionale, attraverso cui si calcola il PIL, è stata sviluppata dagli anni
trenta del secolo scorso. È dunque interessante analizzare brevemente come
la crescita economica sia divenuta l’obiettivo supremo della politica governativa. Per fare questo, spiega Victor, si deve esaminare un’idea che è ancora
più centrale della crescita economica nella nostra cultura: il progresso.
Il progresso assume che gli eventi siano sequenziali e legati da un rapporto non casuale. L’idea di progresso ha dentro di sé la convinzione che il
cambiamento a cui abbiamo assistito negli ultimi due secoli abbia portato e
continuerà a portare un continuo miglioramento (Pollard 1971). Fino all’illuminismo, si pensava che la vita scorresse più o meno così come era sempre
stata. Esisteva una percezione del cambiamento, ma questo cambiamento
non andava verso una direzione precisa. L’idea che il cambiamento verso il
meglio non sia solo possibile ma possa essere perseguita attraverso l’agire
umano è un’idea moderna, intrinsecamente legata al sistema capitalistico.
La storia ha una direzione e questa direzione è verso il miglioramento della
condizione umana. Questa è l’idea di progresso5.
Il passo successivo è stato quello di convincersi che il progresso fosse
perseguibile anche all’interno della stessa struttura sociale. La nascita e il
rafforzamento della scienza economica – in contrapposizione all’economia
politica e alle altre scienze sociali – ha contribuito fortemente a questo
5
Non sono in grado e va oltre lo scopo di questo capitolo chiarire le cause dell’emergere
dell’idea di progresso. Secondo Pollard, l’emergere della scienza e l’esperienza di miglioramento degli standard nell’arco di una generazione sono le due forze che hanno permesso una
così ampia condivisione dell’idea di progresso. Il ruolo dell’accumulazione della conoscenza
può essere sintetizzato dalla nota affermazione di Newton, “se ho potuto vedere più lontano
degli altri, è perché sono salito sulle spalle dei giganti”.
l’economia della decrescita per la sostenibilità ecologica
233
risultato. Non è quindi necessario lo sviluppo sociale – e le conseguenti trasformazioni istituzionali – per andare incontro al miglioramento, la crescita
economica è più che sufficiente6.
Considerando la struttura della società come immutabile, la crescita
del PIL diventa la misura del progresso7. Per rendersi conto della centralità
che ha assunto il concetto di crescita economica vale la pena di prendere il
primo articolo della convenzione dell’Organizzazione per la Cooperazione
e lo Sviluppo Economico (OCSE) del 1960:
The aims of the Organisation for Economic Co-operation and Development shall be to promote policies designed to achieve the highest
sustainable economic growth and employment and a rising standard of
living in Member countries, while maintaining financial stability, and thus
to contribute to the development of the world economy.
Questo testo è stato successivamente rafforzato; in alcune recenti dichiarazioni il segretario generale dell’OCSE, Donald Johnston, nella presentazione del volume Economic Policy Reforms: Going for Growth8, afferma che
All policy makers and others grapple with the challenges posed by the
increasing interdependence of our economies, growth has to be at the
top of our agenda.
È vero che l’attenzione posta su altri obiettivi è forte, ad esempio il
libero mercato, l’aumento della competitività, l’abbassamento delle tasse, la
riduzione dei deficit del governo, l’innovazione, ecc. Ma questi obiettivi non
sono fini a se stessi, sono indicati come le leve che devono essere perseguite per ottenere la crescita del prodotto. Sono, in questo senso, politiche
strumentali, con l’unico vero obiettivo di rafforzare e accelerare la crescita
economica.
La stessa formula dello sviluppo sostenibile è molto contraddittoria. Alcune interpretazioni sostengono che il suo significato sia quello di mantenere
una crescita economica sostenuta al fine di raggiungere il soddisfacimento
6
In un recente libro sulla nascita dello sviluppo economico come disciplina, Meier (2005)
affronta diffusamente questa questione. Secondo l’autore, dato che la realizzazione delle opportunità economiche dipende strettamente dalle libertà politiche, l’ambito di analisi dello
sviluppo economico ha sempre messo insieme lo sviluppo sociale a quello economico. Queste
fondamentali relazioni vengono scisse dalla teoria della crescita economica.
7
Come evidenziato da Becchetti nel cap. 8 di questo volume, se intendiamo per progresso
un miglioramento del benessere allora il PIL è senza dubbio una misura imprecisa. Torneremo
su questo punto nella sezione successiva.
8
Cotis (2006).
234
crisi dell’economia e crisi della teoria economica?
dei bisogni umani, migliorare la qualità della vita, ed avere a disposizione
le risorse finanziarie per proteggere l’ambiente (si veda ad esempio Korten
1995). Ovviamente ci sono visioni diverse che pongono in relazione conflittuale l’obiettivo della crescita economica e quelli di natura ambientale e
sociale. Ma il risultato non cambia. La crescita deve essere perseguita, il
progresso deve andare avanti.
Cavarsela senza crescita
L’economia ecologica da qualche decennio sostiene che vi siano sostanziali
limiti alla crescita economica. Il dibattito è noto ed interessante, ma non
è questa la sede dove riprendere questa lunga discussione. La contrapposizione nasce da un ribaltamento teorico, che inserisce il sistema socioeconomico dentro un più ampio sistema che è la biosfera (Daly 2005). Il
duplice limite sull’uso delle risorse da un lato e sulla capacità di assorbire
i rifiuti dall’altro sembrano di difficile superamento, soprattutto se si vuole garantire indefinitamente il diritto delle generazioni future a vivere in
condizioni soddisfacenti. Questo doppio vincolo deve essere affrontato in
un contesto di incertezza forte, di fronte alla quale l’inazione è una scelta
quasi sempre sbagliata.9 Altre critiche, come è stato ricordato più volte
in vari capitoli di questo libro, provengono dalla crescente evidenza (empirica e sperimentale) che la crescita economica, dopo un certo livello di
reddito, non provochi aumenti sostanziali di benessere, e che anzi i costi
sociali e ambientali siano, nelle economie avanzate, superiori ai benefici.
Queste sono motivazioni cruciali per capire quali sono gli argomenti a
favore della decrescita sostenibile. A questi però ne va aggiunto un altro
che è decisivo. La crescita è stata vista come la panacea di tutti i maggiori
problemi del mondo moderno, la povertà, la disoccupazione, la sovrappopolazione, il degrado ambientale (Daly 2005). Dopo due secoli e più di
crescita sostenuta, tuttavia, questi problemi non sono stati risolti, ma localmente si sono addirittura esacerbati. La crescita ha certamente prodotto,
nei paesi “fortunati”, aumenti impensabili di benessere e degli standard di
vita. Ma la crescita porta con sé dei costi importanti, non solo ambientali
ma anche sociali come ad esempio l’alienazione, il crimine, la distruzione
delle comunità10. Questi costi variano non solo da paese a paese ma anche
tra i quartieri di una stessa città. Questa esperienza palesa il fatto che la
9
10
Per una spiegazione chiara del concetto di incertezza forte si veda Vercelli (1999).
Per un approfondimento su quest’ultimo punto si veda il cap. 10 di Gesualdi.
l’economia della decrescita per la sostenibilità ecologica
235
crescita economica ha fallito nel suo obiettivo primario, quello di portare
benefici a tutti11.
I limiti fisici, la constatazione della crescente iniquità e le numerose
esperienze alternative accennate nell’introduzione pongono una domanda,
è possibile cavarsela senza crescita? È arrivato il momento di cominciare a
rispondere.
Se è vero che la crescita economica è un obiettivo primario delle politiche governative, ed è anche causa (o almeno non è la soluzione) di numerosi
problemi ambientali e sociali, è essenziale riconoscere il ruolo che la crescita
economica gioca nelle economie e nelle società contemporanee. Cavarsela
senza crescita significa capire se è possibile adattare l’economia e la società
(ad esempio quella italiana) in maniera tale da evitare le principali conseguenze negative risultanti dalla mancanza di crescita economica. L’assunzione alla
base del nostro ragionamento è che queste conseguenze negative non siano
inevitabili, ma che derivino principalmente dall’attuale assetto istituzionale.
Cambiando l’assetto che rende la crescita così determinante potrebbe essere possibile evitare le conseguenze disastrose di una crescita bassa, nulla o
negativa ed aprire scenari nuovi per migliorare il tenore di vita di tutti.
La ragione per usare un’espressione vaga del tipo crescita bassa, nulla
o negativa (Jackson, 2009) sta nel fatto che nel momento in cui il tasso di
crescita non fosse più un obiettivo di politica economica, e quindi il governo
si concentrasse su altri obiettivi specifici, esso sarebbe soltanto un risultato conseguente e non deliberato. Questo spostamento di priorità potrebbe
indurre larga parte della società a scegliere scopi personali diversi da quelli
oggi dominanti. Tale questione, strettamente legata al rapporto tra crescita
e benessere, sta riscuotendo un crescente interesse anche nella letteratura
ortodossa. Nell’ambito della teoria della crescita endogena, ad esempio, la
competizione per lo status sociale ed altri tipi di effetti esterni, che influenzano le scelte di consumo, sembrano sempre più comunemente accettate
con risultati problematici sulla desiderabilità e l’efficienza della crescita stessa
(es. Liu and Turnovsky 2005)12.
Può apparire sorprendente che la Sustainable Development Commission,
commissione governativa inglese che ha un potere di controllo sulla legislazione in materia di sostenibilità, abbia affrontato questo argomento
all’interno di un più ampio progetto di ricerca intitolato Redefining Prosperity (ridefinire la prosperità). La motivazione principale che spiega questo
11
I dati sulla distribuzione del reddito nei paesi occidentale negli ultimi trenta anni sono
allarmanti come ampiamente discusso nel cap. 3 di Panico e Pinto.
12
Per una discussione più tecnica su questi temi si veda Bilancini e D’Alessandro (2011).
236
crisi dell’economia e crisi della teoria economica?
interesse sta in una sorta di principio di precauzione. L’incertezza sul futuro sviluppo delle economie occidentali si basa su quattro scenari capaci
di bloccare la crescita economica. Il primo scenario riguarda le politiche
governative, che come abbiamo già ricordato, potrebbero prediligere altri
obiettivi come il benessere collettivo o la sostenibilità ambientale. Una
crescita bassa, nulla o negativa potrebbe anche essere il risultato della
scelta di un alto numero di individui di dare un’importanza minore agli
standard di vita materiali, scegliendo invece di aumentare il tempo libero,
la tranquillità ecc. Il risultato sarebbe uno spostamento delle attività economiche dal settore monetizzato (misurato in PIL e quindi con effetti sul
tasso di crescita) a quello non-monetizzato (che attualmente rimane fuori
dal calcolo del PIL). Il terzo scenario interessa invece gli effetti negativi
dell’attività economica sui limiti ambientali. Il cambiamento climatico, l’inquinamento, la perdita di biodiversità, la riduzione della fertilità del suolo
da un lato, e i picchi delle risorse dall’altro potrebbero imporre una drastica
trasformazione del sistema economico. Giampietro (2006) ritiene che il
ridimensionamento dell’estrazione di petrolio e della possibilità di sfruttare altre fonti fossili porterà ad una sostanziale ristrutturazione dei settori
produttivi e dell’impiego dei fattori produttivi, in particolare del lavoro.
L’ultimo scenario riguarda invece la competitività internazionale delle economie occidentali. È possibile che l’industrializzazione della Cina, dell’India
e di altri paesi porterà ad un forte aumento dei prezzi delle materie prime
e dei prodotti alimentari. L’aumento dei prezzi imporrebbe costi crescenti
alle imprese occidentali con una sostanziale riduzione del tasso di crescita
in Europa e Stati Uniti. Questo scenario quindi non prevede una riduzione
della crescita mondiale (almeno in una prima fase), ma una perdita delle
economie avanzate a favore delle nuove economie emergenti.
Gli scenari appena descritti sono plausibili, ed è quindi necessario elaborare una teoria economica della decrescita (o della non-crescita) al fine di
non trovarsi impreparati se uno di essi dovesse rivelarsi corretto. Per questa
ragione, la terza fase del progetto Redefining Prosperity ha indicato quattro
problematiche di fondamentale importanza, nelle quali la crescita gioca un
ruolo centrale nelle economie contemporanee e che rappresentano le critiche
più comuni che vengono avanzate dai critici della decrescita13.
13
Questi argomenti sono stati approfonditi in un workshop che si è tenuto nel 2008 a
Londra a poca distanza dal convegno internazionale di Parigi. La documentazione prodotta è
disponibile sul sito della commissione http://www.sd-commission.org.uk/. Questa discussione è in parte basata sul documento preparatorio per i lavori del workshop intitolato: Scope
of Package three: “confronting structure-achieving economic sustainability”.
l’economia della decrescita per la sostenibilità ecologica
237
i. Il ruolo della crescita nel creare lavoro e occupazione.
ii. Il ruolo della crescita nel generare risorse che possono essere usate per
restituire il debito, pubblico e privato.
iii. Il ruolo della crescita nell’aumentare le risorse necessarie ai servizi pubblici senza un aumento delle tasse.
iv. Il ruolo della crescita nel mantenere la profittabilità delle imprese, la
competitività internazionale e l’investimento.
Occupazione e mercato del lavoro. Gli avanzamenti tecnologici di produttività normalmente distruggono il 2% di posti di lavoro ogni anno. Quindi
una crescita del 2% è necessaria per prevenire l’aumento della disoccupazione. È un fatto incontestabile che nei momenti di recessione ma anche
quando la crescita rallenta significativamente, i tassi di disoccupazione tendono ad aumentare. Analizzando però altri approcci nella riduzione della
disoccupazione è possibile separare la bassa crescita dal problema della
disoccupazione.
Si possono proporre diverse politiche, come incoraggiare la mobilità
del lavoro, l’aumento della flessibilità e la riduzione dei salari, un aumento
artificiale della domanda di lavoro attraverso la spesa pubblica e una riduzione dell’orario di lavoro. Quest’ultima alternativa sembra la politica più
facilmente perseguibile da un punto di vista sociale. Come dimostra lo OECD
Employment Outlook (2003) la media delle ore lavorate per persona in un
anno varia significativamente tra i paesi industrializzati14. Inoltre il conseguente aumento del tempo libero può indurre un aumento del consumo dei
cosiddetti beni relazionali. Secondo molti studi sociologici, questi beni, che
non hanno effetti positivi sul PIL, possono portare ad un forte aumento di
benessere capace di annullare gli effetti negativi della riduzione dei consumi
privati. È interessante notare come la spiegazione ortodossa della preferenza
per il tempo libero si riduca molto spesso al tempo necessario acquistare e
consumare i beni di consumo.
Analizzare la fattibilità della riduzione dell’orario di lavoro non è un’impresa facile. Possiamo ricordare due quesiti principali; se davvero la riduzione
dell’orario di lavoro comporta necessariamente una riduzione della disoccupazione o se invece devono essere affiancate altre riforme del mercato
del lavoro. Il secondo quesito riguarda invece come questa riduzione possa
14
I dati dell’OCSE mostrano che la media delle ore lavorate nel 2002 per lavoratore è di
1815 negli Stati Uniti, di 1581 in Svezia, 1444 in Germania. Queste consistenti variazioni sono
molto maggiori della differenza nel reddito pro capite e soprattutto nei livelli di benessere
tra questi stessi paesi.
238
crisi dell’economia e crisi della teoria economica?
essere attuata, ad esempio non è scontato che i lavoratori e i sindacati sarebbero entusiasti di questa alternativa e quindi dovrebbero essere proposti
incentivi fiscali ed altri strumenti. Queste difficoltà possono scaturire dalle
complementarietà insite nello sviluppo di beni pubblici e relazionali. Basti
pensare che la capacità di godere di beni relazionali è strettamente legata
a quanto altre persone impegnano parte del loro tempo (libero) in queste
stesse attività. Se la media cresce, l’incentivo a ridurre le ore lavorate per
godere di questi beni potrà significativamente aumentare15.
Debito. C’è chiaramente uno stretto legame tra il debito pubblico e la crescita economica. La teoria keynesiana sostiene che, in alcune circostanze,
il debito pubblico sia indispensabile per rilanciare la domanda aggregata
in modo da promuovere la crescita economica. Allo stesso tempo però
la crescita economica diviene necessaria per mantenere la sostenibilità del
debito pubblico, e ripagare gli interessi16. Questa stessa stretta relazione lega
il debito privato alla crescita economica. Molti studiosi hanno sottolineato
che con il declino della popolarità delle teorie keynesiane, il debito privato
si è sostituito a quello pubblico, e l’attuale crisi economica, in particolare
negli Stati Uniti, risente senz’altro di questa sostituzione. A livello individuale,
molte famiglie si affidano all’aumento del loro reddito per ripagare i vecchi
debiti e gli interessi. A livello macroeconomico l’unico modo per garantire il
pagamento dei debiti è quindi quello di mantenere una continua crescita.
Un’economia caratterizzata da crescita bassa, nulla o negativa deve dunque
scontrarsi con l’incapacità di indebitarsi rompendo così il doppio filo che lega
debito e crescita economica. L’importanza del debito nella crisi che stiamo
attraversando rivela come questo doppio legame non sia poi così stabile. In altri
termini, l’aumento dell’indebitamento coperto dalla crescita del PIL genera un
sistema scarsamente capace di assorbire shock e che è soggetto ad una forte
instabilità. Torneremo su questo punto nella prossima sezione.
15
Un caso classico di complementarietà è il famoso esempio delle tastiere, l’ordine delle
lettere che oggi abbiamo su tutti i computer (QWERTY) fu introdotto al fine di rallentare il
numero di battute per unità di tempo, ed evitare che le leve dei tasti delle macchine da scrivere
si incastrassero. Quando la tecnologia nelle nuove tastiere ha annullato questo problema, il
costo che ogni singola impresa avrebbe dovuto sopportare per l’introduzione di una tastiera
alternativa era comunque troppo elevato in virtù dei costi di formazione e di apprendimento.
Quindi si è rimasti al vecchio sistema anche se indubbiamente un’altra disposizione di tasti
avrebbe portato un netto miglioramento in termini di efficienza.
16
La risposta statunitense all’ultima crisi economica è figlia di questa concezione. Anche in
Italia, secondo le ultime stime, il rapporto tra disavanzo e PIL ha superato quest’anno il 6%
dopo essere rimasto per anni molto vicini al livello indicato nei parametri di Maastricht.
l’economia della decrescita per la sostenibilità ecologica
239
Proventi per i servizi pubblici. La crescita economica risolve il dilemma
tra spesa pubblica e spesa privata. Con la crescita, le entrate fiscali aumentano senza alcun aumento delle aliquote permettendo quindi di migliorare ed
allargare i servizi pubblici e lo stato sociale. Molti studiosi, anche di impostazione radicale, sostengono questa posizione in risposta alle critiche mosse
al paradigma della crescita economica. Per aumentare la spesa pubblica in
settori strategici quali la scuola, l’università e la salute, si deve accettare e
promuovere la crescita economica.
In caso di bassa crescita sembrano esserci poche alternative. La prima
è rinunciare a migliorare i servizi appena citati a meno di non aumentare
la tassazione. La seconda è spingere sul miglioramento dell’efficienza dei
servizi, anche se, le ultime esperienze in questa direzione non hanno dato
risultati soddisfacenti: tagli di spesa hanno generato un limitato aumento
di efficienza ed una sostanziale riduzione nella qualità dei servizi. Un’altra
possibilità è quella di allocare in modo diverso il bilancio pubblico. Questo
obiettivo potrebbe essere perseguito in due modi, da un lato riducendo
quelle spese inutili da un punto di vista sociale, come da alcuni anni
fanno notare molte organizzazione non governative (si veda ad esempio
le pubblicazioni della campagna sbilanciamoci – www.sbilanciamoci.org),
per esempio le spese militari; dall’altro diminuendo i progetti legati alle
esigenze di crescita dell’attività economica, per esempio le nuove infrastrutture sia in campo energetico (ad es. il nucleare) che dei trasporti (ad
es. la TAV).
Infine, l’ultima alternativa praticabile è quella di ridurre il bisogno di spesa
pubblica cambiando la natura stessa dell’economia e della società che genera
il bisogno e la domanda di servizi pubblici. Per esempio una società più
sana ha meno bisogno di spese mediche, maggiore lavoro locale e migliori
telecomunicazioni riducono le spese per i trasporti, una maggior responsabilità ambientale delle imprese riduce il bisogno di interventi pubblici per
la regolamentazione e il ripristino dei danni ambientali.
Profitti, competitività e investimenti. Le problematiche legate a questi
aspetti sono molteplici, potrebbero essere racchiuse nella paura di una “spirale di declino”. La spiegazione di questa spirale è piuttosto chiara. Il tasso
di profitto è legato strettamente al tasso di crescita; se il tasso di crescita
si riduce o si annulla, i profitti tendono a diminuire. Questa diminuzione a
sua volta tende a diminuire la competitività internazionale e gli investitori
hanno incentivo ad investire in altri paesi dove i tassi di profitto sono più
alti. Quindi una politica che tenda a ridurre il tasso di crescita potrebbe
innescare una spirale di declino favorendo un’incontrollabile recessione.
240
crisi dell’economia e crisi della teoria economica?
Volendo evitare un contro-bilanciamento pubblico con una manovra in
deficit (vista la discussione sul debito riportata poc’anzi) vi sono comunque
alcune possibilità. La prima riguarda gli accordi internazionali. Se la riduzione del tasso di crescita riguardasse molti paesi i problemi di competitività
sarebbero molto ridotti. È vero però che le istituzioni internazionali stanno
trovando sempre maggiori difficoltà nel sottoscrivere accordi e, soprattutto,
nel rispettarli – il caso del protocollo di Kyoto ne è un esempio. In secondo luogo, sarebbe possibile ritornare a forme di “isolazionismo” in grado
di ridurre la mobilità dei capitali attenuando così gli effetti negativi della
competitività. Inoltre, potrebbe essere possibile favorire le profittabilità delle
imprese ai danni delle rendite, anche se la distinzione tra queste due variabili
non è di facile identificazione17.
Un’ultima possibilità, in linea con alcune nuove teorie presentate in questo volume, è quella di un cambiamento della finalità principale delle imprese,
cioè la massimizzazione del profitto18. Questo processo potrebbe portare
all’eliminazione del tasso di profitto come principale indicatore del successo
di un’impresa, obiettivo raggiungibile attraverso ad esempio un rafforzamento della responsabilità sociale dell’impresa. Alternativamente, un’ampia
percentuale di imprese no-profit potrebbe cambiare radicalmente il modo di
fare impresa attraverso incentivi ed obiettivi più orientati al sociale.
Da queste possibili critiche resta fuori la questione della crescita della
popolazione. Infatti, in presenza di una crescita della popolazione, la crescita
del PIL è necessaria per mantenere costante il reddito pro-capite. Questa
obiezione si applica più facilmente a molte economie in via di sviluppo,
piuttosto che a quelle del mondo sviluppato dove i tassi di crescita della
popolazione sono molto vicini allo zero.
Macroeconomia della sostenibilità
Le problematiche e le possibili soluzioni qui accennate hanno bisogno
di analisi più approfondite per il loro sviluppo e la loro applicabilità. La
difficoltà nasce dalla carenza di studi su questi temi. Le economie in crisi
e quelle caratterizzate da bassa crescita, come ad esempio l’Italia degli
ultimi anni, sono studiate con interesse, ma esclusivamente nell’ottica di
ritornare, presto, su un sentiero di crescita sostenuta. La questione è se il
17
Alcuni recenti studi hanno mostrato l’importanza del fenomeno della trasformazione del
profitto in rendite (si veda ad esempio Fumagalli e Mezzadra, 2009).
18
Per una discussione sulla praticabilità di questa alternativa si veda il cap. 6 di Bruni.
l’economia della decrescita per la sostenibilità ecologica
241
cambiamento di prospettiva, ovvero ragionare in un’ottica di crescita bassa,
nulla o negativa, può stimolare una serie di nuove aree di ricerca capaci
di ottenere risultati rilevanti. L’economia politica può dare un contributo
significativo sviluppando una nuova macroeconomia per la sostenibilità
che non affidi unicamente la sua stabilità alla crescita e all’espansione
dell’uso di materia. Jackson (2009) individua cinque aree di ricerca sulle
quali concentrare l’attenzione:
1. Sviluppare una macroeconomia che integri il tema della sostenibilità ambientale, tenendo in considerazione le esigenze di investimento associate
ad un’economia sostenibile.
2. Sviluppare una politica di investimento in posti di lavoro, beni ed infrastrutture che permettano di integrare la salvaguardia del patrimonio
pubblico ed ambientale, la stabilità economica e una distribuzione del
reddito più equa.
3. Pensare una riforma in senso prudenziale del sistema fiscale e nazionale
che consenta una maggiore stabilità economica.
4. Realizzare un sistema di contabilità nazionale alternativa al PIL. In questo senso bisognerebbe sviluppare degli indicatori che tengano conto,
ad esempio, della disuguaglianza nella distribuzione del reddito, del benessere individuale e dei costi ambientali.
5. Includere nei modelli macroeconomici variabili che diano una misura
del benessere sociale e della sostenibilità ambientale.
Victor e Rosenbluth (2007) hanno sviluppato un modello di simulazione dinamica che combina le relazioni economiche standard con alcuni
aspetti riguardanti il benessere sociale, l’uso delle risorse naturali e la preservazione dell’ambiente. Il modello macroeconomico è costituito da un
insieme di equazioni che determinano il PIL come domanda aggregata e
una funzione di produzione che determina il PIL come offerta aggregata.
Inoltre il modello considera gli effetti delle politiche fiscali ed economiche
del governo, della bilancia commerciale, della distribuzione del reddito, della
disoccupazione, delle emissioni di CO2, dell’indice di sviluppo umano e delle politiche energetiche e forestali. Il modello, calibrato con i dati statistici
relativi all’economia canadese e vincolato ad alcune ipotesi specifiche sul
futuro, calcola il reddito nazionale, l’equilibrio tra domanda e offerta e una
serie di indicatori sociali ed ambientali per un periodo di venti anni. Grazie
agli strumenti proposti dall’interfaccia grafica del programma di simulazione
è possibile modificare le principali variabili, come ad esempio le politiche
fiscali o il tasso di investimento, ottenendo scenari alternativi.
242
crisi dell’economia e crisi della teoria economica?
L’obiettivo principale di questo lavoro è quello di verificare se il sistema
economico, attraverso una politica economica che dia priorità ad obiettivi
alternativi alla crescita economica, possa ottenere ottimi risultati in termini
di tasso di disoccupazione, povertà, riduzione delle emissioni dei gas serra,
bilancio pubblico. Confrontando questo scenario con quello attualmente
seguito – il cosiddetto business as usual – si ottengono risultati sorprendenti.
Nello scenario senza crescita la disoccupazione diminuisce, la povertà viene
del tutto rimossa, le emissioni di gas serra si riducono, il debito pubblico
aumenta all’inizio del periodo ma poi si stabilizza ad un livello non molto
diverso dallo scenario attuale. Questo contributo è importante, perché suggerisce che si possono ottenere molti miglioramenti sociali ed ambientali
senza affidarsi, necessariamente, alla crescita. Ovviamente lo scopo di questo
studio non è quello di dimostrare che tali politiche siano facilmente applicabili nella realtà. Citando una considerazione di Jackson il vero obiettivo
è quello di capire se
even within a relatively conventional macro-economic framework, different configurations of the key variables are possible. And these configurations deliver different outcomes. When our goal is both to achieve
economic stability and remain within ecological and resource limits, this
is an absolutely critical finding (Jackson 2009, p. 81).
Altri gruppi di ricerca stanno sviluppando modelli simili applicati ad altre
economie, in modo da valutare se i risultati ottenuti nell’economia canadese
sono robusti.19 In queste nuove ricerche un tema importante è quello di
inserire la transizione energetica all’interno del modello.20
Questi contributi rafforzano la convinzione che, nei paesi ricchi, non
è la crescita in sé un fattore positivo o negativo di sviluppo. Un governo
dovrebbe essere valutato non tanto per il tasso di crescita che riesce ad ottenere ma per i risultati in termine dei veri obiettivi, siano essi la riduzione
della disoccupazione e della povertà o la difesa dell’ambiente. Allo stesso
tempo, nessun autore dei contributi finora discussi ha mai sostenuto che la
stagnazione e la recessione siano in sé fattori positivi di sviluppo. Ad esempio, la crisi attuale e la recessione che ha innescato non ha certo provocato
19
Uno di questi modelli è stato realizzato per l’Italia in una tesi di laurea da me seguita.
I risultati, per quanto preliminari, sono incoraggianti. Attraverso mirate politiche fiscali un
tasso di crescita nullo può essere accompagnato da una significativa riduzione della disoccupazione e del debito pubblico.
20
Per un modello teorico che sulla transizione energetica da fonti fossili a quelle alternative,
si veda D’Alessandro et al. (2010).
l’economia della decrescita per la sostenibilità ecologica
243
un aumento di benessere, e può quindi essere considerata un esperimento
naturale di decrescita non sostenibile. Nella sezione successiva analizzeremo
le ragioni e le conseguenze della crisi dal punto di vista dell’economia ecologica. Questa analisi ci permette di chiarire meglio il rapporto tra decrescita
e miglioramenti politici e sociali.
La crisi economica 2008-2009
Dal punto di vista dell’economia ecologica, l’attuale crisi è il risultato di una
crescita non-sostenibile. Alla radice della crisi economica vi è la continua
e crescente separazione tra l’economia reale della produzione e l’economia
di carta della finanza (cfr. Schneider et al., 2010). Per capire meglio questa
affermazione, il sistema economico deve essere analizzato su tre livelli. Al
livello superiore c’è la finanza che cresce grazie ai prestiti del settore privato
e di quello pubblico, alcune volte senza assicurare la restituzione dei prestiti
come durante la crisi. La finanza prende dal futuro, scommettendo che una
crescita indefinita le permetta di restituire gli interessi e i debiti accumulati.
Al livello sottostante c’è l’economia reale, ovvero il prodotto interno lordo
a prezzi costanti. Quando l’economia reale cresce riesce a ripagare i debiti
contratti, quando invece la crescita rallenta i debiti vengono disattesi. Infine
all’ultimo livello c’è la cosiddetta economia reale-reale, come la chiamano
gli economisti ecologici, il flusso di energia e di materiali, la cui crescita
dipende parzialmente da variabili economiche (mercati e prezzi) e in parte
dai limiti fisici e biologici. L’economia reale-reale include la terra e la capacità
dell’umanità di lavorare.
Alla luce di questa divisione, la spiegazione che l’economia ecologica dà
della crisi può essere sintetizzata in modo elementare. La finanza è cresciuta
troppo velocemente, arrivando ad un’ampiezza insostenibile per l’economia
reale. Frederick Soddy (1926), premio Nobel per la chimica, spiega chiaramente questa relazione tra economia reale e finanza, anticipando nei suoi
scritti la crisi del 1929. Secondo Soddy è troppo facile per il sistema finanziario aumentare il debito e confondere questa espansione del credito ricevuto
con la creazione di ricchezza reale. La crescita dell’economia reale si basa
sulla crescita della produzione e del consumo, che a loro volta implicano un
aumento dello sfruttamento delle risorse naturali. La valutazione economica
dell’estrazione delle risorse e dell’inquinamento provocato è notevolmente
sottostimata, ed è questo errore che rende possibile la continua crescita del
PIL. Secondo Daly (2008), la ricchezza reale non è più sufficiente a garantire
l’enorme mole di debito che è generato dal sistema finanziario.
244
crisi dell’economia e crisi della teoria economica?
Inoltre, anche se fosse possibile per l’economia reale sostenere il debito, la
crescita necessaria non sarebbe desiderabile. I sistemi che regolano la biosfera
e gli ecosistemi sono caratterizzati da relazioni non-lineari e quando le soglie
sono superate i cambiamenti sono drastici e incontrollabili. L’umanità potrà
adattarsi a qualsiasi futuro, ma il prezzo da pagare in termini di benessere
potrebbe essere davvero molto elevato.
I limiti biofisici al livello più basso limitano il tasso di crescita dell’economia reale. Tra i fattori che hanno contribuito alla crisi c’è anche l’aumento
del prezzo del petrolio (e di altre materie prime). Questo aumento è dovuto
all’avvicinarsi di un limite tecnologico nella capacità di estrazione per unità di
tempo. Quando la domanda di materie prime si avvicina a quel determinato
limite, i prezzi rispondono immediatamente. Poiché il sistema finanziario ha
la capacità di anticipare le variazioni future di prezzo, molti operatori si sono
resi conto dei rischi insiti nel continuo aumento della domanda.
Questa presa di coscienza è stata tardiva. Per capire la natura di questo
ritardo è utile analizzare le due ipotesi su cui si basa la formazione dei prezzi
come veicoli di tutte le informazioni necessarie per le scelte di mercato degli
agenti economici. La teoria economica ci assicura che i) se le risorse sono
scarse, e ii) se gli agenti economici sanno che sono scarse, allora i prezzi
delle risorse cresceranno. Ma se gli agenti non sanno realmente quanto le
risorse sono scarse, allora il teorema non funziona. Perché il mercato funzioni
bene, un numero sufficiente di partecipanti deve capire indipendentemente la
realtà che c’è dietro al mercato. Spesso invece gli economisti affermano che
si può capire la realtà attraverso il mercato, al di là di quanto gli attori sul
mercato capiscano la realtà. Questa pura presunzione è alla base della crisi
statunitense. Giudicando la realtà attraverso il mercato, il mercato immobiliare si è gonfiato a dismisura perché gli attori economici erano convinti che
il valore delle case sarebbe cresciuto ancora, e quindi anche se i debitori non
fossero riusciti a ripagare il debito contratto, le banche avrebbero avuto in
mano un immobile con un valore più che sufficiente a ripagare il debito. Il
problema è stato che gli attori di questo processo hanno basato le proprie
aspettative attraverso i trend del mercato stesso, che loro hanno pensato
essere la realtà delle cose invece che andare a vedere la realtà economica
sottostante.
Il collasso di questa economia fittizia, ha avuto però degli impatti reali significativi. A causa della crisi, e nonostante la crescita economica di
India, Cina e Indonesia, il trend di crescita delle emissioni di diossido di
carbonio si è fermato, e c’è stata una riduzione di circa il tre, quattro per
cento (IEA, 2009). Questa diminuzione non è sufficiente per andare incontro
alle raccomandazioni dell’IPCC, ma dimostra che la decrescita economica
l’economia della decrescita per la sostenibilità ecologica
245
ha ottenuto una diminuzione delle emissioni di gas responsabili dell’effetto
serra nettamente superiore a quella ottenuta grazie all’impegno sottoscritto
nel protocollo di Kyoto e all’incentivazione del cambiamento tecnologico “verde”. In modo analogo, a causa della riduzione della domanda per
esportazioni, il tasso di deforestazione nell’Amazzonia brasiliana si è ridotto
significativamente21. La decrescita economica può essere una risorsa per
l’ambiente. Ha aiutato a raggiungere obiettivi che venti anni di parole sullo
sviluppo sostenibile non hanno realizzato.
Non erano pochi coloro che osservavano, quando prima della crisi il
prezzo del petrolio stava salendo, che finalmente le persone erano costrette
a rendersi conto del vincolo ambientale, visto che le esternalità negative si
trovavano correttamente riflesse nei prezzi. Anche in quel caso, quindi, c’era
chi vedeva gli aspetti positivi presenti nell’aumento del costo delle materie
prime.
Schneider et al. (2010) sostengono che nonostante la presenza di questi
risultati, scienziati e politici non hanno mai considerato la decrescita come
un’opzione reale. Il picco delle emissioni di diossido di carbonio del 2007
non sarà il massimo livello raggiunto, ma uno dei picchi nella cordigliera di
picchi che ci porteranno al disastro.
Le conseguenze della decrescita economica hanno provocato una riduzione assoluta di emissioni ed estrazioni e, probabilmente una minore esternalizzazione e delocalizzazione degli impatti ambientali. In una situazione
di decrescita economica, quindi, l’aumento dell’efficienza non è accompagnato da un effetto rimbalzo (Schneider 2008). L’effetto rimbalzo, noto in
letteratura come paradosso di Jevons22, consiste nel fatto che un aumento
dell’efficienza induce, attraverso la concorrenza, una diminuzione del prezzo
di vendita. Questo effetto può provocare un aumento della domanda del
bene e quindi un utilizzo della risorsa maggiore di quello originale. Se però
l’economia sta riducendo la sua scala, questo effetto è inesistente. Ad esempio, la sostituzione di energia fossile con le energie rinnovabili è molto più
semplice se la domanda di energia è stabile o addirittura in diminuzione.
La riduzione dell’estrazione e delle emissioni di CO2 potrebbe essere molto
più rilevante del tasso di decrescita dell’economia perché nei periodi di
contrazione economica l’intensità di utilizzo di queste risorse è altamente
diminuita.
21
I dati sulla riduzione della deforestazione possono essere trovati all’indirizzo: http://
www.mydailyglobalnews.com/amazon-deforestation-record-low/
22
Questa considerazione è stata per la prima volta enunciata da W.S. Jevons, The Coal
Question, (1865).
246
crisi dell’economia e crisi della teoria economica?
Questa discussione non vuole far intendere che la crisi attuale abbia
dato un contributo positivo allo sviluppo. Tutt’altro, ma questa fase non
ha rappresentato un processo di decrescita socialmente sostenibile, ma una
recessione, cioè, volendo semplificare, decrescita in un’economia basata sulla
crescita. È stato quindi un esperimento sociale di decrescita non sostenibile.
Non dobbiamo però commettere l’errore di pensare che la decrescita in
Europa, nel Nord America o in Giappone comporti automaticamente una
catastrofe sociale. Un’economia in crisi con un reddito medio di ventimila
euro consente ancora molte manovre per politiche sociali che possono alleviare le difficoltà della transizione, attraverso riduzioni dell’orario di lavoro,
tassazioni redistributive, investimenti in sicurezza sociale e beni pubblici,
come dimostra il contributo di Victor e Rorenbluth (2007) discusso precedentemente.
La domanda che si pone è quanto possa essere positiva la decrescita se
non venisse imposta dalla crisi economica, ma fosse una scelta collettiva e
democratica, un progetto che si basa sull’ambizione di essere volontariamente più vicini alla sostenibilità ecologica e alla giustizia sociale per tutti.
Al contrario gli economisti non considerano questo scenario, assumendo
implicitamente che non potrà mai trattarsi di una scelta libera e consapevole
della società. Di fronte alla crisi, il ritorno ad un sentiero di crescita economica sostenuta è visto come l’unico obiettivo desiderabile, anche per continuare
a ripagare il crescente debito accumulato dal sistema finanziario.
È importante rilevare un ultimo punto. Potrebbe sembrare che le economie in via di sviluppo abbiano poco da guadagnare e molto da perdere
dalla decrescita dei paesi ricchi a causa della riduzione delle opportunità di
esportazione sia di materie prime che di beni manufatti, e per la probabile riduzione di credito e aiuti internazionali. In realtà, molti movimenti sociali del
Sud del Mondo che da anni sono impegnati nella promozione della giustizia
ambientale e del cosiddetto environmentalism of the poor sono i veri alleati del
movimento per la decrescita del Nord. Questi movimenti lottano contro il
depauperamento delle risorse provocato dagli interessi economici dei paesi
più ricchi, proprio perché essi sono strettamente legati alla parte reale-reale
dell’economia, e quindi ai beni e ai servizi che provengono direttamente dai
sistemi ecologici. Inoltre, una certa decrescita del Nord è inevitabile se si
intende perseguire una più equa ripartizione dell’uso delle risorse naturali a
favore dei paesi in via di sviluppo, che attualmente ne assorbono una quota
ben inferiore rispetto a quella assorbita dal mondo sviluppato.
L’attuale crisi è sfruttata per sostenere che l’unica via possibile per assicurare il buon funzionamento del sistema economico sia la crescita del PIL.
Al contrario, la fase di crisi che stiamo attraversando ci dà chiare indicazioni
l’economia della decrescita per la sostenibilità ecologica
247
che un processo di riduzione della scala dell’economia implica risultati importanti in termini di rispetto dei vincoli ambientali. La sfida che i sostenitori
della decrescita portano avanti è quella di capire sotto quali condizioni e
attraverso quali interventi questo processo può essere accompagnato da un
miglioramento di molti indicatori di benessere sociale.
Conclusioni
La decrescita economica non può essere attraente per coloro che ritengono
che la crescita sia un bene in sé, che la crescita sia necessaria per raggiungere
ogni altro obiettivo, che la crescita sia essenziale per evitare la privazione
economica e sociale. Abbiamo cercato brevemente di chiarire che questi
non sono buoni argomenti.
Una combinazione fra teorie di ispirazione keynesiana e priorità ecologiche offre una prospettiva che può ridurre la disoccupazione, aumentare
l’equità distributiva e la sostenibilità ambientale senza contare sulla crescita
dell’attività economica (cfr. Harris 2010). Questi modelli sono di fondamentale importanza poiché si concentrano sostanzialmente sullo studio di un
sistema economico nel quale non è la crescita il fattore cruciale. La decrescita sostenibile studia quindi i meccanismi attraverso i quali un’economia,
attualmente basata sulla crescita, possa modificare il suo funzionamento, il
suo motore. L’oggetto di studio della decrescita è quindi la transizione verso
una società equa e sostenibile. Trovare gli strumenti di politica economica
per rendere possibile questa transizione – e che essa avvenga attraverso
un continuo aumento del benessere – è la sfida che questo movimento ha
lanciato.
I limiti bio-fisici che incontra il nostro attuale sentiero di sviluppo potrebbero indurre forzatamente questa transizione. Come rilevano Schneider
et. al (2010) nelle conclusioni del loro contributo, per evitare l’emergere
di tentazioni autoritarie di fronte a crisi reali, bisogna promuovere un’idea
promettente e utopica. Anche a questo scopo, è particolarmente importante
sviluppare studi su come un’economia e un’intera società possa svilupparsi
senza crescita. La decrescita non è però soltanto un progetto di ricerca
scientifico, ma è parte di un più ampio movimento sociale che mira a ridurre
in modo equo e democratico la scala delle nostre economie.
Bibliografia
Ahuvia, A., Wong, N.Y. (2002), Personality and values based materialism, Journal of
Consumer Psychology 12, pp. 389-402.
Akerlof, A. e Shiller, R. (2009), Animal Spirits. How Human Psychology Drives the
Economy, and Why It Matters for Global Capitalism, Princeton/Oxford, Princeton
University Press.
Albert, M. (1991), Capitalisme contre capitalisme, Paris, Seuil.
Albertone, M. (1992), Moneta e politica in Francia. Dalla Cassa di sconto agli assegnati
(1776-1792), Bologna, Il Mulino.
Alesina, A., Giavazzi, F. (2007), Il liberismo è di sinistra, Milano, Il Saggiatore.
Alesina, A., Giuliano, P. (2009), Family ties and political participation, Harvard Institute
of Economic Research, Discussion Paper no. 2171.
Alesina, A., Ichino, A. (2009), L’Italia fatta in casa, Milano, Mondadori.
Alpizar F., Carlsson, F., Johansson-Stenman, O. (2005), How much do we care about
absolute versus relative income and consumption? Journal of Economic Behavior
& Organization 56, pp. 405-421.
Alter, N. (2009), Donner et prendre. La coopération dans l’entreprise, Paris, Edition La
Découverte.
Amable, B. (2004), Les cinq capitalismes – Diversité des systèmes économiques et sociaux
dans la mondialisation, Paris, Seuil.
Amato, P.R., Johnson, D.R., Booth, A. (2003), Continuity and change in marital quality between 1980 and 2000, Journal of Marriage & Family 65(1), pp. 1-22.
Amnesty International (2001), Diritti umani. La nuova sfida per le imprese, Firenze, ECP.
Anderson, E. (1990), The ethical limitations of the market, Economics and Philosophy
6, Cambridge University Press.
Anderson, E. (1993), Value in ethics and economics, Cambridge (Ma), Harvard University Press.
Anderson, C.A., Bushman, B.J. (2001), Effects of violent video games on aggressive behavior, aggressive cognition, aggressive affect, physiological arousal and
prosocial behavior: a meta-analysis, Psychological Science 12, pp. 353-359.
274
bibliografia
Antoci, A., Bartolini, S. (2004), Negative externalities, and labor input in an evolutionary game, Environment and Development Economics 9, pp. 1-22.
Antoci, A., Sacco, P.L., Vanin, P. (2007), Social capital accumulation and the evolution of social participation, Journal of Socio-Economics 36, pp. 128-143.
Antoci, A., Sacco, P.L., Vanin, P. (2008), Participation, growth and social poverty.
Open Economics Journal 1, pp. 1-13.
Arendt, H. (1964), Vita activa, Milano, Bompiani.
Argyle, M. (1999), “Causes and correlates of happiness”, in Kahneman, D., Diener,
E., Schwarz, N. (eds.), Well-being: the Foundations of Hedonic Psychology, New
York, Russell Sage Foundation, pp. 353-373.
Ariès, P. (2007), La décroissance, un nouveau projet politique, Villeurbanne-Paris, Golias.
Armstrong, P., Glyn, A., Harrison, J. (1991), Capitalism since 1945, Oxford, Basil
Blackwell.
Arnsperger, C., Van Parijs, P. (2003), Quanta disuguaglianza possiamo accettare?, Bologna, Il Mulino.
Arrighi, G., Lunghini, G., Moiso, F. (1998), Tutto travolge il turbine dell’oro. Consumo
e felicità, mercato e valori, lavoro e potere, democrazia e globalizzazione negli ultimi
50 anni, Rossella Bigi, Milano.
Asselain, C. (1999), “Comment le capitalisme a remporté le conflit du siècle: le basculement des années 1956-1968”, in Chavance, B., Magnin, E., Motamed-Nejad,
R., Sapir, J., Capitalisme et socialisme en perspective, Paris, La Découverte.
Bagnasco, A. (1988), La costruzione sociale del mercato. Studi sullo sviluppo di piccola
impresa in Italia, Bologna, Il Mulino.
Bano, D. (1978), “La grande depressione: crisi del liberismo o errori di uomini? Il
pensiero di A. Cabiati”, in Toniolo, G. (a cura di), Industria e banca nella grande
crisi 1929-1934, Milano, Etas, pp. 365-381.
Baran, P.A., Sweezy, P.M. (1966), Monopoly Capital. An essay on the American economic
and social order, New York, Monthly Review Press.
Barba, A., Pivetti, M. (2009), Rising household debt: its causes and macroeconomic
implications – a long-period analysis, Cambridge Journal of Economics 33(1),
pp. 113-137.
Barbera, F. (2006), A star is born? The authors, principles and objectives of analitical
sociology, Universitat Autonoma de Barcelona, Papers 80.
Barbera, F., Negri, N. (2008), Mercati, reti sociali, istituzioni. Una mappa per la sociologia
economica contemporanea, Bologna, Il Mulino.
Bardi, U. (2003), La fine del petrolio, Roma, Ed. Riuniti.
Barrington-Leight, C.P., Helliwell, J.F. (2008), Empathy and emulation, NBER Working Paper 14593.
bibliografia
275
Bartiloro, L., Coletta, M., De Bonis, R. (2007), “Italian Household Wealth in a Cross
Country Perspective”, in Bank of Italy conference, Perugia, Household Wealth
in Italy.
Bartolini, S., Bilancini, E., Pugno, M. (2008) Did the decline in social capital depress Americans’ happiness?, Quaderni del Dipartimento di Economia Politica
540, Università di Siena.
Bartolini S., Bilancini E., Sarracino F. (2009), Sociability Predicts Happiness: World-Wide
Evidence from Time Series, Università di Siena Working Paper N. 579.
Bartolini, S, Bonatti, L. (2002), Environmental and social degradation as the engine
of economic growth, Ecological Economics 41, pp. 1-16.
Bartolini, S., Bonatti, L. (2008) How can the decline in social capital be reconciled with
a satisfactory growth performance?, Journal of Socio-Economics 37, pp. 1539-1553.
Barucci, P. (1972), Introduzione a Malthus, T.R., Principi di economia politica, (a cura
di) Barucci, P., Milano, Isedi.
Bauman, Z. (2006), Homo Consumens, Gardolo (Tn), Erickson.
Bauman, Z. (2008), Does Ethics have a chance in a world of consumers?, Cambridge
(Ma), Harvard University Press.
Baumeister, R. F., Leary, M. R. (1995), The need to belong: desire for interpersonal
attachments as a fundamental human motivation, Psychological Bulletin 117(3),
pp. 497-529.
Becchetti, L. (2007), Il denaro fa la felicità?, Bari, Laterza.
Becchetti, L., Bruni, L. e S. Zamagni (2010), Microeconomia, Bologna, Il Mulino.
Becchetti L., Giachin Ricca, E., Pelloni, A. (2009), The 60s Turnaround as a Test on
the Causal Relationship between Sociability and Happiness, SOEP papers 209,
DIW Berlin, The German Socio-Economic Panel (SOEP).
Becchetti, L., Gianfreda G. (2007), Contagious “Social Market Enterprises”: The
Role of Fair Traders, Rivista di Politica Economica, maggio.
Becchetti, L., Pelloni, A., Rossetti, F. (2008), Happiness and sociability, AICCON
Working paper 255 e Kyklos 61, iss. 3, pp. 343-63.
Becchetti, L., Pelloni, A. (2010), What are we learning from the happiness literature?,
Ministero del Tesoro working paper series forth.
Becchetti, L., Santoro, M. (2004) The wealth-unhappiness paradox, in Bruni, L., Porta, P.L. (eds), Handbook of happiness in economics, Londra, Elgar, pp. 231-262.
Becchetti, L. Solferino, N., 2003, A virtuous interaction between pressure groups,
firms and institutions: a subsidiarity principle in a horizontal differentiation
model CEIS Working Paper n. 194.
Becchetti L., 2005, Fair trade: a “third generation welfare” mechanism to make
Becchetti, L., Trovato, G., Bedoya, D.A. (2009), Income, relational goods and happiness, Applied Economics, 19, marzo.
276
bibliografia
Becchio, G., Marchionatti, R. (2004), La Scuola economica di Torino da Cognetti
de Martiis a Einaudi, in Quaderni di storia dell’università di Torino, 2003-2004,
VIII-IX, e in Il pensiero economico italiano, 2.
Becker, G. (1976), The economic approach to human behaviour, Chicago, Chicago
University Press.
Becker, G.S. (1996), “Preferences and values”, in Becker, G.S. (ed.), Accounting for
tastes, Harvard University Press.
Becker, G.S., Kevin M.M., Tamura, R. (1990), Human Capital, Fertility, and Economic Growth, The Journal of Political Economy 98(5), pp. 12-37.
Bell, L., Freeman, R. B. (2001), The incentive for working hard, Labor Economics
8(2), pp. 181-202.
Benedetto XVI (2009), Enciclica Caritas in Veritate.
Ben-Horim, M., Silber, W.L. (1977), Financial innovation: a linear programming
approach, Journal of Banking and Finance 1, pp. 277-296.
Bensusan-Butt, D.M (1978), On economic man. An essay on the elements of economic
theory, Camberra, Australian National University.
Berg, J., Dickhaut. J., McCabe, K. (1995), Trust, reciprocity, and social history, Games
and Economic Behavior 10, pp. 122-142.
Bernanke, B. (1983), Nonmonetary effects of the financial crisis in the propagation
of the Great Depression, American Economic Review, pp. 257-276.
Bernard, M., Cheynet, V., Clémentin, B. (2003), Objectif décroissance, Lyon, Parangon/Vs.
Bertola, G. (2006), Il mercato, Bologna, Il Mulino.
Bertrand, M., Mullainathan, S. (2001), Do people mean what they say? Implication
for subjective survey data, American Economic Review 91(2), pp. 67-72.
Besomi, D. (2008), Teorie delle crisi e teorie dei cicli, Studi e note di economia, dicembre, pp. 479-496.
Bhaduri, A., Laski, K., Riese, M. (2006), A model of interaction between the virtual
and the real economy, Metroeconomica 57, pp. 412-427.
Bhaduri, A., Marglin, S. (1990), Unemployment and the real wage: the economic
basis for contesting political ideologies, Cambridge Journal of Economics 14(4),
pp. 375-393.
Bianchi, M. (2003) A questioning economist: Tibor Scitovsky’s attempt to bring joy
into economics, Journal of Economic Psychology 24, pp. 1-18.
Bilancini, E., D’Alessandro, S. (2011), Long run Welfare under Externalities in Consumption, Leisure, and Production: A Case for Happy De-Growth vs. Unhappy Growth, mimeo, Università di Pisa.
Bjørnskov, C. (2008) Social capital and happiness in the United States, Applied
Research Quality Life 3, pp. 43-62.
bibliografia
277
Blanchard, O. (2005), Macroeconomics, Upper Saddle River, N.J., Prentice Hall.
Blanchflower, D.G., Oswald A.J. (1999), Well-Being, Insecurity and the Decline of
American Job Satisfaction, mimeo.
Blanchflower, D.G., Oswald, A.J. (2000), The rising well-being of the young. In
Youth Employment and Joblessness in Advanced Countries, Chicago and London,
University of Chicago Press, pp. 289-328.
Blanchflower, D.G., Oswald, A.J. (2004) Well-being over time in Britain and the
US, Journal of Public Economics 88(7-8), pp. 1359-1386.
Blankenburg, S., Palma, J.G. (2009), Introduction: the global financial crisis, Cambridge Journal of Economics 33, fasc. speciale su Global Financial Crisis, luglio,
pp. 531-538.
Bon, F., Burnier, M.A. (1972), Classe operaia e rivoluzione, Padova, Marsilio.
Bonaiuti, M. (2001), La teoria bioeconomica. La “nuova economia” di N. GeorgescuRoegen, Roma, Carocci.
Bongini, P., Ferri, G. (2008), Governance, diversification and performance of Italy’s Banche popolari, Milano, Giuffrè.
Boone, L., Giorno, C., Richardson, P. 1998. Stock Market Fluctuations and Consumption Behaviour: Some Recent Evidence, OECD Working Paper, no. 208.
Boone, L., Girouard, N. (2002), The stock market, the housing market and consumerbehaviour, OECD Economic Studies 35, pp. 175-200.
Borghans, L., Duckworth, A.L., Heckman, J.J., ter Weel, B. (2008) The economics and
psychology of personality traits, NBER Working Paper 13810.
Borghesi, S., Vercelli A. (2006), La sostenibilità dello sviluppo globale, Roma, Carocci.
Bourguignon, F., Coyle, D. et al. (2002), Making Sense of Globalization. A Guide to
the Economic Issues, CEPR Policy Paper no. 8, Londra, CEPR.
Bowlby, J. (1968), Attachment and Loss, New York, Basic Books.
Bowles, S. (1998), Endogenous preferences, Journal of Economic Literature 34, pp.
75-111.
Boyer, R. (2000), Is a finance-led growth regime a viable alternative to Fordism? A
preliminary analysis, Economy and Society 29 (1), pp. 111-145.
Brancaccio, E. (2010), contributi presentati al convegno “La crisi globale”, Siena,
26-27 gennaio, www.theglobalcrisis.info.
Braverman, H. (1976), Labour and Monopoly Capital, New York-London, Monthly
Review Press, (1974) [tr. it., Lavoro e capitale monopolistico, Torino, Einaudi
1976].
Bresciani Turroni, C. (1918), Mitteleuropa. L’impero economico dell’Europa centrale,
Roma, L’universelle.
Bresciani Turroni, C. (1944), Introduzione alla politica economica, 2ª ed., Torino, Einaudi.
278
bibliografia
Brickman, P.D., Campbell, D.T. (1971), “Hedonic relativism and planning thegood
society”, in M.H. Appley (ed.), Adaptation Level Theory, New York, Academic
Press.
Brickman, P.D., Coates, D., Janoff-Bulmann, R. (1978), Lottery winners and accident
victims: is happiness relative?, Journal of Personality and SocialPsychology 36, pp.
917-927.
Brown, K.W., Kasser, T. (2005), Are psychological and ecological well-being compatible?, Social Indicators Research 74, pp. 349-368.
Brunelli, S. (1998), L’ evoluzione della coscienza, Prepotto (UD), Orizzonti.
Brunelli, S. (2001), Human and spiritual values, World Futures 56,1.
Brunelli, S. (2009), La teoria dell’Essere, Prepotto (UD), Podresca.
Bruni, L. (2005), Hic sunt leones: interpersonal relations as unexplored territory in
the tradition of economics, in Gui, B., Sugden, R, (eds.), Economics and Social
Interaction, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 206-228.
Bruni, L. (2006), Reciprocità, Milano, B. Mondadori.
Bruni, L. (2007), La ferita dell’altro. Economia e relazioni umane, Trento, Il Margine.
Bruni, L. (2008), Back to Aristotle?, in Bruni, L., Comim, F., Pugno, M. (eds.) (2008),
Capabilities and Happiness, Oxford, Oxford University Press; pp. 114-139.
Bruni, L. (2009), L’impresa civile, Milano, Egea.
Bruni, L. (2010), Ethos del mercato, Milano, B. Mondandori.
Bruni, L., Porta, P.L. (2004), Felicità ed economia, Milano, Guerini.
Bruni, L., Smerilli, A. (2008), Benedetta Economia, Roma, Cittanuova.
Bruni, L., Smerilli, A. (2011), La leggerezza del ferro, Milano, Vita e Pensiero.
Bruni, L., Stanca, L. (2008), Watching alone: happiness, relational goods and television, Journal of Economic Behavoir and Organization 65(3-4), pp. 506-528.
Bruni, L., Zamagni, S. (2004), Economia civile. Efficienza, equità, felicità pubblica,
Bologna, Il Mulino.
Buijzen, M., Valkenburg, P.M. (2003), The unintended effects of television advertising. Communication Research 30(5), pp. 483-503.
Buijzen, M., Valkenburg, P.M. (2005), Parental mediation of undesired advertising
effects, Journal of Broadcasting & Electronic Media 49(2), pp. 153-165.
Buijzen, M., van der Molen, J.H.W., Sondij, P. (2007), Parental mediation of children’s emotional responses to a violent news event, Communication Research
34(2), pp. 212-230.
Brus, W., Laski, K. (1991), From Marx to the Market: Socialism in Search of an Economic System, Oxford, Clarendon.
Bunge, M. (2000), Systemism: an alternative to individualism and holism, Journal
of Socio-Economics 29.
bibliografia
279
Burlando, R. (2004a), Ethics and economics: towards a solidarity-based economy,
Council of Europe: Trends in Social Cohesion 12.
Burlando, R. (2004b), Introduzione all’ed. italiana di Webley et al, La psicologia economica della vita quotidiana, Bologna, Il Mulino.
Burlando, R. (2005), Economia/diritti umani. L’economia non è più sola, in Etica
per le professioni 7,2.
Burlando, R. (2007), “Etica, famiglia ed economia: una visione multidimensionale”,
in Regione Piemonte, Atti del convegno La paternità: una funzione in disuso?
Burlando, R. (2008), “Complessità, etica e sostenibilità: per una visione non riduzionista dell’economia”, in Burlando, R., Bonaiuti, M. (a cura di), Cantieri di futuro.
Teoria dei sistemi, ecologia e altra economia, Torino, in corso di stampa.
Burlando, R. (2008b), “Modelli di sviluppo, etica ed economia Gandhiana”, in Grasselli, P., Montesi, C. (a cura di), L’interpretazione dello spirito del dono, Milano,
Angeli.
Burlando, R. (2008c), “L’economia tra dolore, riduttivismo ed eudaimonia”, in Montagnoli, G. (a cura di), La violenza e il dolore degli altri, Pisa, PLUS-Pisa University Press, pp. 207-232.
Burlando, R. (2008d), “Bio-economics, energy and development patterns: pre-announced crises vs structural adjustments”, in Grimaldi, G. (ed.), Political Ecology
and Federalism: A Multidisciplinary Approach. Towards a New Globalisation?,
Milano, Giuffré, in corso di stampa.
Burlando, R. (2009), “L’economia tra speculazione, etica e vita buona. Riflessioni sulla
sostenibilità dei modelli di sviluppo a fronte delle crisi economico-finanziaria
ed ambientale”, in Atti del convegno Unesco “Etica e Politica economica
nell’attuale situazione mondiale”, Saint Vincent, giugno 2008.
Burlando, R. (2010), “Sviluppo sostenibile, energia e ambiente”, in Valli, V., Geuna,
A., Burlando, R., Politica economica e macroeconomia, Roma, Carocci.
Burlando, R.M., Hey, J.D. (1997) “Do Anglo-Saxons Free Ride More?”, Journal of
Public Economics, 64, 41-60.
Burlando, R., Surian, A. (2005), “Economia solidale, cooperazione e mercato: le alternative economiche possibili”, Introduzione all’edizione italiana di Boaventura
de Sousa Santos (a cura di), Produrre per vivere, Troina (En), Città Aperta.
Cabiati, A. (1934), Crisi del liberismo o errori di uomini?, raccolta di articoli usciti
sulla Riforma sociale di Einaudi, Torino, Einaudi.
Caffè, F., (1978), Gli economisti e la crisi, rapporti tra economisti italiani e il pensiero economico all’estero negli anni della grande crisi, in Industria e banca
nella grande crisi 1929-34, a cura di Gianni Toniolo. Milano, Etas libri, 1978,
pp. 355-364.
Caillè, A. (1991), Critica della ragione utilitaristica, Torino, Bollati Boringhieri.
Caillè, A. (1998), Il terzo paradigma, Torino, Bollati Boringhieri.
280
bibliografia
Camcastle, C. (2005), The Moderate Side of Joseph de Maistre, Montreal-Kingaton,
McGill-Queen’s University.
Camerer, C., Loewenstein, G., Rabin, M. (eds) (2004), Advances in Behavioral Economics, New York, Russel Sage.
Camerini, S. (2008), A qualcuno piace caldo. Errori e leggende sul clima che cambia,
Milano, Edizioni Ambiente.
Campbell, C.J., Laherre, J.H. (1998), Preventing the next oil crunch – The end of
cheap oil, Scientific American 278(3), pp. 77-83.
Cantor, N. et al (1987), Life tasks, self-concept ideals and cognitive strategies in a
life transition, Journal of Personality and Social Psychology 53, pp. 1178-1191.
Cantor, N., Harlow, R.E. (1994), Personality, strategic behaviour, and daily-life problem solving, Current Directions in Psychological Science 3, pp. 169-172.
Caporael, L. et al (1989), Selfishness examined: cooperation in the absence of egoistic incentives, Behavior and Brain Sciences 12, pp. 683-739.
Capra, F. (1982), The turning point, New York, Simon&Schuster.
Capra, F. (1996), The web of life, New York, Doubleday-Anchor.
Capra, F., Pauli G. (1995), Steering business toward sustainability, Tokyo, The United
Nations University.
Cardini, A. (2009), Storia del liberismo. Stato e mercato dal liberalismo alla democrazia,
Napoli, Edizioni scientifiche italiane.
Case, K. E., Quigley, J.M., Shiller, R. J. (2004), Comparing Wealth Effects: The Stock
Market Versus The Housing Market, NBER Working Paper 8606.
Cassata, F., Marchionatti, R. (2010), Cronache economiche di un trentennio. Lo
sviluppo dell’economia italiana 1881-1913 nell’interpretazione di Luigi Einaudi
e la sua Scuola, Rivista di storia economica 2, pp. 161-208.
Cavalieri, T., Garegnani, P., Lucii, M. (2004), La sinistra e il problema dell’occupazione, La rivista del Manifesto 48, marzo.
Chamberlain, L.J., Wang, Y., Robinson, T.N. (2006), Does children’s screen time predict requests for advertised products?, Stanford University Archives of Pediatrics
& Adolescent Medicine 160(4), pp. 363-368.
China National Bureau of Statistics (2008).
Chow, J. et al. (2003), Energy resources and global development, Science.
Clark A., Diener, E., Georgellis, Y., Lucas, R. (2008), Lags and Leads in Life Satisfaction, Economic Journal 118(529), pp. F222-F243.
Clark, A.E., Frijters, P., Shields, M. (2008), Relative income, happiness and utility:
an explanation for the Easterlin paradox and other puzzles, Journal of Economic
Literature 46(1), pp. 95-144.
Clark, A.E., Oswald, A.J. (1994), Happiness and unemployment, Economic Journal
104(424), pp. 648-659.
bibliografia
281
CMESPS (2008), Report of the Commission on the Measurement of Economic
Performance and Social Progress, Paris, www.stiglitz-sen-fitoussi.fr.
Cognetti de Martiis, S. (1896), I due sistemi della politica commerciale, Torino, Unione
Tipografico Editrice, pp. CXXXIX-CCXLI («Biblioteca dell’Economista», serie
IV, vol. I).
Colander (2005), The making of an economist redux, Journal of Economic Perspectives.
Colletti, L., Napoleoni, C. (a cura di) (1970), Il futuro del capitalismo: crollo o sviluppo?,
Bari, Laterza.
Collishaw, S., Maughan, B., Goodman, R. (2004), Time trend in adolescent mental
health, Journal of Child Psychology and Psychiatry 45(8), pp. 1350-1362.
Combs, A. (ed) (1995), Cooperation, Philadelphia, Gordon&Breach.
Conforto, G. (2001), La Futura Scienza di Giordano Bruno, Cesena, Macro Edizioni.
Coquelin, C., Guillaumin, G.U. (a cura di) (1853), Dictionnaire de l’économie politique,
Meline, Cans et Cie, Bruxelles 1853.
Corneo, G. (2005), Work and television. European Journal of Political Economy 21,
pp. 99-113.
Costa, D.L., Kahn, M.E. (2003), Understanding the decline in social capital, 19521998, Kyklos 56, pp. 17-46.
Costa, P.T., McCrae, R.R. (1980), Influences of extraversion and neuroticism on
subjective well-being, Journal of Personality and Social Psychology 38, pp. 668678.
Cotis, J. (2006), Economic Policy Reforms: Going for Growth, OECD Publishing.
Crawford, D.W., Houts, R.M., Huston, T.L., George, L.J. (2002), Compatibility,
leisure, and satisfaction in marital relationships, Journal of Marriage and Family
64(2), pp. 433-449.
Cremaschi, S. (2005), L’etica del novecento, Roma, Carocci.
“Crises commerciales” (1853), in Dictionnaire…, vol. I, Bruxelles, Meline, Cans et
Cie, pp. 580-589.
Crotty, J. (2007), If financial market competition is so intense, why are financial firm
profits so high? Reflections on the current “Golden Age” of finance, Political
Economy Research Institute, Working Paper Series 134, University of Massachusetts.
Csikszentmihalyi, M. (1975), Beyond Boredom and Anxiety, San Francisco, JosseyBass.
Csikszentmihalyi, M. (1990), Flow. The Psychology of Optimal Experience, New York,
Harper&Row.
Cunha, F., Heckman, J.J. (2009), The economics and psychology of inequality and human
development, NBER Working Paper no. 14695.
282
bibliografia
Cunha, F., Heckman, J.J., Lochner, L.J., Masterov, D.V. (2006), “Interpreting the
evidence on life cycle skill formation”, in Hanusheck, E.A., Welch, F. (eds.),
Handbook of the Economics of Education, Amsterdam, North-Holland, pp. 697812.
D’Alessandro, S., Luzzati, T., Morroni, M. (2010), Energy transition towards economic and environmental sustainability: feasible paths and policy implications,
Journal of Cleaner Production 18(6), pp. 532-539.
Dahlen, E.R., Ryan, C.M., Ragan, K., Kuhlman, M.M. (2004), Boredom proneness
in anger and aggression, Personality and Individual Differences 37(8), pp. 16151627.
Daly, H.E. (1996), Beyond growth, Boston, Beacon Press.
Daly, H.E., Cobb, J.B. jr (1989), For the common good, Boston, Beacon Press.
Daly, H.E. (2005), Economics in a Full World, Scientific America 293(3), pp. 100107.
Daly, H.E. (2008) A steady state economy, Ecologist 38 (3), pp. 40-41
Damasio, A.R. (1994), Descartes’ error. Emotion, reason and the human brain, New
York, Putnam.
Daniels, P.L. (2005), Economic systems and the Buddhist world view: the 21st century nexus, Journal of Socio-Economics, p. 34.
Da Re, A. (2004), “Figure dell’etica”, in Vigna, C. (a cura di), Introduzione all’etica,
Milano, Vita e Pensiero.
Dasgupta, A.K. (1996), Gandhi’s Economic Thought, Londra, Routledge.
Dasgupta, P. (2000), “Economic Progress and the Idea of Social Capital”, in Dasgupta, P., Serageldin, I., Social Capital: A Multifaceted Perspective, Washington,
D.C.,World Bank.
Dasgupta, P. (2001), Human Well-being and the Natural Environment, Oxford, Clarendon Press.
Davis, M.A., Palumbo, M. (2001), A primer on the economics and time series
econometrics of wealth effects, Finance and Economics Discussion Series 2001-09,
Washington, D.C., Federal Reserve Board.
Deci, E.L., Ryan, R.M. (2000), The “what” and “why” of goal pursuits: Human needs
and the self-determination of behavior, Psychological Inquiry 11, pp. 227-268.
De Felice, R. (1968), Mussolini il fascista. II. L’organizzazione dello stato fascista 19251929, Torino, Einaudi.
Demirgüç-Kunt A., Levine R. (2009), Finance and inequality: theory and evidence, The
World Bank Policy Research Working Papers, 4967.
De Vecchi, N. (1983), Crisi, in Dizionario di economia politica, diretto da Lunghini,
G., con la collaborazione di D’Antonio, M., Torino, Boringhieri, vol. 7, spec.
pp. 234-263.
bibliografia
283
Del Vecchio, G. (1932a), Ritorni alla teoria ferrariana del credito, in Id., Ricerche sulla
teoria generale della moneta, nuova ed. Cedam, Padova 1967, pp. 107-118.
Del Vecchio, G. (1932b) Rapporti fra moneta, credito e capitale, in “Vecchie e nuove
teorie economiche”, in Nuova collana di economisti stranieri e italiani, vol. I, Storia
delle teorie, Torino, Utet, pp. 507-517.]
Diamond, J. (2005), Collasso. Come le società scelgono di vivere o morire, Torino, Einaudi.
Diener, E., Lucas, R.E. (1999), Explaining differences in societal levels of happiness,
Journal of Happiness Studies 1, pp. 41-78.
Diener, E., Biswas-Diener, R. (2002), Will money increase subjective well-being?,
Social Indicators Research 57(2), pp. 119-169.
Di Giovinazzo, V. (2008), From individual wellbeing to economic welfare, European
journal of economic and social systems 21(1), pp. 57-81.
Diener, E., Suh, E.M., Lucas, R.E., Smith, H.I. (1999), Subjective well-being: three
decade of progress, Psychological Bulletin 125(2), pp. 276-302.
Di Nallo, E., Paltrinieri R. (a cura di), (2006), Cum Sumo. Prospettive di analisi del
consumo nella società globale Milano, Angeli,
Di Tella, R., Haisken-De New, J., McCulloch, R.J. (2007), Happiness adaptation to
income and to status in an individual panel, NBER Working Paper 13159.
Diwan, R. (1999), “Gandhian Political Economy”, in O’Hara, P. (ed), Encyclopaedia
of Political Economy, Londra, Routledge.
Diwan, R. (2001a), Relational Wealth and the Quality of Life, Journal of SocioEconomics 29,4.
Diwan, R. (2001b), Gandhian Economics: an Empirical Perspective, World Futures
56, pp. 279-317.
Diwan, R. (2001c), Gandhian Economics: Relevance. Theory. Policies, mimeo.
Duesenberry, J.S. (1949), Income, Savings, and the Theory of Consumer Behaviour, Cambridge, Harvard University Press.
Dumenil, G., Levy, D. (2001), Costs and benefits of neoliberalism: a class analysis,
Review of International Political Economy 8, pp. 578-607.
Dumenil, G., Levy, D. (2004), The real and financial components of profitability
(USA 1948-2000), Review of Radical Political Economy 36, pp. 82-110.
Duprè, J. (2001), Human nature and the limits of science, Oxford, Clarendon.
Durlauf, S.N., Quah, D.T. (1998), “The new empirics of economic growth”, in Taylor,
J.B., Woodford, M. (eds.), Handbook of macroeconomics, Amsterdam, Elsevier,
pp. 235-308.
Dutt, A.K. (2006), Maturity, stagnation and consumer debt: a Steindlian approach,
Metroeconomica 57, pp. 339-364.
Easterlin, R.A. (1974), Does economic growth improve the human lot?, in David,
284
bibliografia
P.A., Melvin, W.R. (eds.), Nations and Households in Economic Growth, New
York, Academic Press, pp. 89-125.
Easterlin, R.A. (1995), Will raising the incomes of all increase the happiness of all?,
Journal of Economic Behavior & Organization, 27(1), pp. 35-47.
Easterlin, R.A. (2001), Income and happiness: towards a unified theory, The Economic
Journal 111(473), pp. 465-484.
Easterlin, R.A. (2005), Building a better theory of well-being, in Bruni, L., Porta, P.L.
(eds.), Economics and Happiness, Oxford, Oxford University Press, pp. 29-64.
Easterlin, R.A., Angelescu, L. (2009), Happiness and growth the world over: time series
evidence on the happiness-income paradox, IZA Discussion Paper 4060, marzo.
Easterlin, R.A., Crimmins, E.M. (1991), Private materialism, personal self-fulfilment,
family life, and public interest, Public Opinion Quarterly 55(4), pp. 499-533.
ECB (European Central Bank) (2008), Financial Stability Review, december, http://
www.ecb.int.
Edison, H., Slok, T. (2001), Wealth effects and the new economy, IMF Working Papers
01/77, Washington, D.C, International Monetary Fund.
Edwards, R. (1979), Contested Terrain, Londra, Heinemann.
Ekstrom, K.M., Brembeck H. (2004), Elusive consumption, Oxford, Berg.
Einaudi, L. (1914), Di alcuni aspetti della guerra europea, Riforma sociale, novembredicembre, pp. 865-899.
Einaudi, L. (1930), Se esista storicamente la pretesa ripugnanza degli economisti
verso il concetto dello stato produttore, Nuovi studi di diritto, economia e politica,
settembre-ottobre, pp. 302-314.
Einaudi, L. (1933), La condotta economica e gli effetti sociali della guerra italiana, Bari,
Laterza,
Einaudi, L. (1934a), Debiti, Riforma sociale, gennaio-febbraio.
Einaudi, L. (1934b), Della teoria dei lavori pubblici in Malthus e del tipo delle sue
profezie, Riforma sociale, marzo-aprile.
Einaudi, L. (1935), Prefazione a Robbins, L. (1935).
Einaudi, L. (1950), Lezioni di politica sociale, Torino, Einaudi.
Einaudi, L. (1956), Lo scrittoio del Presidente (1948-1955), Torino, Einaudi.
Einaudi, L. (1959), Prediche inutili, Torino, Giulio Einaudi Editore.
Einaudi, L. (1961), Prefazione a Einaudi (1966)
Einaudi, L. (1966), Cronache economiche e politiche di un trentennio, vol. V, Torino,
Einaudi.
Einaudi, L. (1974), “Discorso elementare sulle somiglianze e sulle dissomiglianze
fra liberalismo e socialismo”, in Id., Prediche inutili, con pref. di Valiani, L.,
Torino, Einaudi.
bibliografia
285
Einaudi, L. (2000), “From our Italian correspondent”. Luigi Einaudi’s articles in “The
Economist”, 1948-1946, a cura di Marchionatti, R., 2 voll., Torino, Fondazione
Luigi Einaudi.
Einaudi, L., (2006), Collected economic essays, ed. by Luca Einaudi, R. Faucci and R.
Marchionatti, Palgrave-Macmillan, London.
Einaudi, L., Rossi, E. (1988), Carteggio (1925-1961), a cura di Busino, G., e Martinotti
Dorigo, S., Torino, Fondazione L. Einaudi.
Ekman, P., Davidson, R., Friesen W. (1990), The Duchenne smile: emotional expression and brain physiology II, Journal of Personality and Social Psycology 58,
pp. 342-353.
Eltis, W. (1984), “François Quesnay’s ‘Tableau économique’”, e “Quesnay’s theory
of economic growth”, in Id., The Classical Theory of Economic Growth, Londra,
Macmillan, pp. 1-67.
Epstein, G.A. (ed.) (2005), Financialization and the World Economy, Cheltenham,
Elgar.
Epstein, G.A. and Jayadev, A. (2005), The rise of rentier incomes in OECD countries:
financialization, central bank policy and labor solidarity, in Epstein, G.A. (ed.).
Financialization and the World Economy, Cheltenham, Elgar, pp. 46-74.
Epstein, G.A., Power, D. (2003), Rentier incomes and financial crises: an empirical
examination of trends and cycles in some OECD countries, Political Economy Research Institute, Working Paper Series 57, Amherst, University of Massachusetts.
Erikson, E.H. (1982), The Life-cycle Completed, New York, Norton.
Ermish, J., Gambetta, D. (2008), Do strong family ties inhibit trust?, Working Paper,
no. 37, Institute for Social&Economic Research, novembre.
European Commission (2009), Contributing to Sustainable Development: The role of Fair
Trade and nongovernmental trade-related sustainability assurance schemes, Communication From The Commission To The Council, The European Parliament
and The European Economic and Social Committee, Bruxelles, 5 maggio
2009.
Eurostat (2001), Key figures on health pocketbook EU15.
Evensky, J. (1993), Retrospectives – Ethics and the invisible hand, Journal of Economic
Perspectives 7,2, pp. 197-205.
Faucci, R. (1986), Luigi Einaudi, Utet, Torino.
Faucci, R. (1995), L’economista scomodo. Vita e opere di Francesco Ferrara, Palermo,
Sellerio.
Faucci, R. (2008), Gli economisti, il mercato, le istituzioni. Una storia del pensiero economico, Torino, Giappichelli.
Fazzari, S. M., Hubbard, R. G., Petersen, B. C. (1988), Financing constraints and corporate investment, Brooking Papers on Economic Activity, 1, pp. 141-195.
286
bibliografia
Fehr, E., Falk, A. (2002), Psychological foundations of incentives, in European Economic Review XLVI, pp. 687-724.
Fehr, E., Gachter S. (2000), Cooperation and Punishment in Public Goods Experiments, American Economic Review 90(4), American Economic Association, pp.
980-994
Ferrara, F. (1955), “Ragguaglio storico sulla scuola fisiocratica”, in Id., Opere complete,
vol. II, Rossi Ragazzi, B. (a cura di), Roma, Associazione Bancaria Italiana.
Ferrara, F. (1956), Prefazione a “Delle crisi economiche”, Biblioteca dell’economista,
serie II, vol. IV, Torino, 1864, rist. in Ferrara, F., Opere complete, Rossi Ragazzi,
B. (a cura di), vol. IV, Roma, Associazione Bancaria Italiana.
Ferrer-i-Carbonell, A. (2005), Income and well-being: an empirical analysis of the
comparison income effect, Journal of Public Economics 89, pp. 997-1019.
Ferrer-i-Carbonell, A., Van Praag, B. M. S. (2008), Do people adapt to changes in income
and other circumstances?, mimeo.
Figuera, S. (2006), Sul carattere monetario dell’economia capitalistica. Smith, Ricardo,
Marx e la teoria neoclassica della moneta, Milano, Giuffrè.
Flipo, F., Schneider, F. (2008), Proceedings of the first conference for ecological
sustainability and social equity, Research & Degrowth, Telecom Sud-Paris.
Fischbacher, U., Gächter, S., Fehr, E. (2001), Are People Conditionally Cooperative?
Evidence from a Public Goods Experiment, Economics Letters 71, pp. 397-404
Fisher, I. (1935), La teoria delle grandi depressioni basata sui debiti e sulla deflazione,
in Nuova collana di economisti stranieri e italiani, vol. VIII, Mercato monetario, a
cura di Papi, G.U., Torino, Utet.
Fligstein, N. (2001), The Architecture of Markets. An Economic Sociology of Twenty-FirstCentury Capitalist Societies, Princeton, Princeton University Press.
Florio, M. (2008b), Il declino dell’impresa pubblica: cause, effetti, prospettive, Democrazia e Diritto, XLV, 1.
Florio, M. (2009), Antologia della Crisi Globale, numero speciale di Quale Stato, Roma,
gennaio-giugno.
Flouri, E. (2000), An integrated model of consumer materialism, Journal of Socioeconomics 28(6), pp. 707-724.
Fombonne, E., Simmons, H., Meltzer, H., Goodman, R. (2003), Prevalence of pervasive developmental disorders in the British nationalwide survey of child mental
heath, International Review of Psychiatry 15(1-2), pp. 158-165.
Fotopoulos, T. (1997), Towards an inclusive democracy - the crisis of the growth economy
and the need for a new liberatory project, Londra, Cassell.
Frank, R.H. (1985), Choosing the Right Pond, New York, Oxford University Press.
Frank, R.H., (1997) The frame of reference as a public good, The Economic Journal
107, pp. 1832-1847.
bibliografia
287
Frank, R.H. (1999), Luxury Fever, New York, The Free Press.
Frederick, S., Loewenstein, G. (1999), “Hedonic adaptation, in Kahneman”, D.,
Diener, E., Schwarz, N. (eds.), Well-being: the Foundations of Hedonic Psychology,
New York, Russell Sage Foundation, pp. 302-329.
Frey, B.S. (1997), Not just for the money, Cheltenam, Elgar.
Frey, B.S. (2008), Happiness, Cambridge, MIT Press.
Frey, B. S., Stutzer, A. (2000), Happiness, economy and institutions, Economic Journal
110(466), pp. 918-938.
Frey, B.S., Stutzer, A. (2002), What can economists learn from happiness research?,
Journal of Economic Literature 40(2), pp. 402-435.
Friedman, M. (1962), Capitalism and Freedom, Chicago, Chicago University Press.
Frydman, R., Goldberg, M. (2011), Beyond Mechanical Markets, Princeton, Princeton
University Press.
Fujita, F., Diener E. (2005), Life satisfaction set-point: Stability and change, Journal
of Personality and Social Psychology 88, pp. 158-64.
Fumagalli, A., Mezzadra, S. (a cura di) (2009), Crisi dell’economia globale, Verona,
Ombre corte.
Gallegati, M. (1994), Jevons, sunspot theory and economic fluctuations, History of
economic ideas, Pisa, Internazionali/Fabrizio Serra Editore.
Gandhi, M.K. (1933), Speeches and writings of Mahatma Gandhi, Natesan, Madras.
Gandhi, M.K. (1958-1984), The collected works of Mahatma Gandhi, 90 volumi, New
Delhi, Government of India Publication division.
Gandhi, M.K. (1973), Teoria e pratica della non violenza, Torino, Einaudi.
Gandhi, M.K. (1987), Antiche come le montagne (a cura di Radhakrishnan, S.), Milano,
Mondadori.
Gardner, J., Oswald, A.J. (2007), Money and mental wellbeing, Journal of Health
Economics 26(1), pp. 49-60.
Garegnani, P. (1990), “Quantity of capital”, in Eatwell, J., Milgate, M., Newman, P.
(eds.), The New Palgrave Capital Theory. London: Macmillan.
Gellner, E. (1994), Conditions of Liberty: Civil Society and Its Rivals, Londra, Hamish Hamilton [tr. it. Le condizioni della libertà, Milano, Edizioni di Comunità,
1996].
Genovesi, A., (1765-1767), Delle lezioni di commercio, o sia Di economia civile; con
Elementi del commercio, a cura di Maria Luisa Perna, Napoli, Istituto per gli
Studi Filosofici, 2005.
Gentile, D.A., Saleem, M., Anderson, C.A. (2007), Public policy and the effects of media violence on children, Social Issues and Policy Review, in corso di stampa.
Giampietro Mario, (2006). Comments on The energetic metabolism of the European
288
bibliografia
Union and the United States by Haberl and colleagues: Theoretical and practical
considerations on the meaning and usefulness of traditional energy analysis.
Journal of Industrial Ecology 10 (4), pp. 173-185.
Giorgescu-Roegen, N. (1971), The entropy law and the economic process, Cambridge, Harvard University Press.
Glaeser, E.L., Laibson, D., Sacerdote, B., Soutter, C. (2000), Measuring trust, Quarterly Journal of Economics 115(3), pp. 811-846
Glenn, N., Weaver, C. N. (1998), The changing relationship of marital status to
reported happiness, Journal of Marriage and the Family 50(2), pp. 317-324.
Gneezy, U., Rustichini, A. (2000), A fine is a price, The Journal of Legal Studies
29(1), gennaio, pp. 1-17.
Gneezy, U., Rustichini, A. (2000b), Pay Enough or Don’t Pay at All, The Quarterly
Journal of Economics 115(3), pp. 791-810.
Gould, S.J. (1994), Risplendi grande lucciola, Milano, Feltrinelli.
Gorz, A. (1973), Critique du capitalisme quotidien, Paris, Galilée. [Trad. it. Critica al
capitalismo di ogni giorno, Milano, Jaka Book, 1974.]
Grasselli, P. (a cura di) (2007), Economia e concezione dell’uomo, Milano, Angeli.
Graziani, A. (1994), La teoria monetaria della produzione, Banca Popolare dell’Etruria
e del Lazio, Studi e ricerche, Firenze.
Greenwald, B., Stiglitz, J. (1987), Keynesian, new Keynesian and new Classical Economics, Oxford Economic Papers, pp. 119-132.
Greenwald, B. e Stiglitz, J. (2008), A modest proposal for international monetary reform,
New York, University of Columbia.
Grossman, H. (1970), Sismondi e la critica del capitalismo, Bari, Laterza.
Guala, F. (2006), Filosofia dell’economia. Modelli, causalità, previsione, Bologna, Il Mulino.
Gui, B. (2005), “From transactions to encounters. The joint generation of relational
goods and conventional values”, in Gui, B., Sugden, R. (eds), Economic and
Social Interaction. Accounting for Interpersonal Relations, Cambridge, Cambridge
University Press, pp. 23-51.
Guiso, L., Sapienza, L., Zingales, L. (2000), The Role of Social Capital in Financial
Development, NBER Working Paper no. 7563.
Guiso L., Sapienza, P., Zingales, L. (2006), Does culture affect economic outcomes?,
Journal of Economic Perspectives 20(2), pp. 23-48.
Haq, M.U., Kaul, I., Grunberg, I. (eds.) (1996), The Tobin Tax: Coping with Financial
Instability, New York, Oxford University Press.
Hargreaves Heap, S.P. (1989), Rationality in economics, Oxford, Blackwell.
Hargreaves Heap, S.P. et al. (1992), The theory of choice, Oxford, Blackwell.
bibliografia
289
Harris, J. M. (2010), The Macroeconomics of Development without Throughput Growth,
Global Development and Environment Institute Working Papers 10-05.
Harrod, R.F. (1965), La vita di John Maynard Keynes, Torino, Einaudi.
Haslam, S.A. (2001), Psychology in Organizations. The social identity approach, Londra,
Sage.
Hausmann, D. (1992), The inexact and separate science of economics, Cambridge, Cambridge University Press.
Hausmann, D. (1992b), “Why look under the hood?”, in Hausmann, D., Essays on
Philosophy and Economic Methodology, Cambridge, Cambridge University Press.
Hawken, P. (2009), Moltitudine Inarrestabile, Milano, Edizioni Ambiente.
Hawken, P., Lovins, A., Lovins, L.H. (1999), Natural Capitalism, Boston, Little
Brown.
Headey, B. (2007), The set-point theory of well-being needs replacing, Discussion Papers
753, DIW Berlin, German Institute for Economic Research.
Heckman, J.J. (2008), School, skills, and synapses, NBER Working Paper no.14064.
Hein, E. (2009), A (Post-)Keynesian perspective on ‘financialisation’, IMK Studies 1, Düsseldorf, Macroeconomic Policy Institute (IMK) at Hans Boeckler
Foundation.
Hein, E., Van Treeck, T. (2008), ‘Financialisation’ in Post-Keynesian models of distribution
and growth – a systematic review, IMK Working Papers 10/2008, Düsseldorf,
Macroeconomic Policy Institute (IMK) at Hans Boeckler Foundation.
Held, D. (2004), Global covenant. The social democratic alternative to the Washington
Consensus, Cambridge, Polity press.
Helliwell, J.F. (2001), Social capital, the economy and wellbeing, in The Review of
Economic erformance: The Longest Decade: Canada in the 1990s 1, Centre for the
Study of Living Standards, Ottawa, Canada.
Helliwell, J.F, (2003) How’s life? Combining individual and national variables to
explain subjective well-being, Economic Modelling 20(2), pp. 331-360.
Helliwell, J.F. (2006). Well-Being, Social Capital and Public Policy: What’s New?,
The Economic Journal 116(510), pp. 34-45.
Helliwell, J.F., Barringon-Leigh, C.P., Harris, A., Huang, H. (2009), International
evidence on the social context of well-being, NBER Working Paper no. 14720.
Helliwell, J.F., Wang, S. (2010), Trust and well-being, NBER Working Paper no.
15911.
Hirsch, F. (1976), Social Limits to Growth, Cambridge Mass., Harvard University
Press.
Hirsch, J.(1991), “Fordism and Post-Fordism: The present social crisis and its consequences”, in Bonefeld, W., Holloway, J. (eds.), Post-Fordism and Social Form,
Londra, Macmillan.
290
bibliografia
Hodgson, G.M. (1987), Economics and system theory, Journal of Economic Studies
14(4).
Hodgson, G.M. (1988), Economics and Institutions: a manifesto for modern institutional
economics, Cambridge, Polity Press.
Hodgson, G.M. (1993), Economics and evolution, Oxford, Backwell.
Hoffman, L.W. (1991), The influence of the family environment on personality:
Accounting for sibling differences, Psychological Bulletin 110, pp. 187-203.
Hollander, H. (2001), On the validity of utility statements: standard theory versus
duesenberry’s, Journal of Economic Behavior and Organization 45, pp. 227-249.
Howard, M. C., King, J. E. (1989), A History of Marxian Economics, 2 voll., Londra,
Macmillan.
Horvath, P., Zuckerman, M. (1993), Sensation seeking, risk appraisal and risky behavior, Personality and Individual Differences 14, pp. 41-52.
Huppert, F.A. (2005), Positive mental health in individuals and populations, in Huppert, F.A., Keverne, B., Baylis, N. (eds.), The Science of Well-being, Oxford, Oxford
University Press, pp. 306-340.
IEA (International Energy Agency) (2009), World Energy Outlook, Head of Communication and Information Office, Paris, France. Lescure Theol.
Illich, I. (1973), Tools for conviviality, Londra, Calder and Boyars. [Trad. it.: La
convivialità, Milano, Bortoli Editore, 2005.]
Islam, I. (2006), “Globalisation, economic development and economists: voices of
dissent”, in Islam, I., Hossain, M. (eds), Globalisation and the Asia-Pacific: Contested Perspectives and Diverse Experiences, Cheltenham, Elgar, pp. 3-27.
Iso-Ahola, S.E., Crowley, E.D. (1991), Adolescent substance abuse and leisure boredom, Journal of Leisure Research 23(3), pp. 260-271.
Jackson, T. (2009), Prosperity without growth? – The transition to a sustainable economy,
Londra, Economics Commisioner - Sustainable Development Commission.
Jacoby, R. (1976), Review of Braverman (1974) Telos, no. 29, 1976.
Jagannathan, R., Kapoor, M., Schaumburg, E. (2009), Why are we in a recession?,
NBER Working Papers 15404.
Jevons, W.S. (1865), The Coal Question, Londra e Cambridge, Macmillan&Co.
Johns, H., Ormerod, P. (2007), Happiness, economics, and public policy, Londra Institute
of Economic Affairs.
Jones, C. I. (1998), Introduction to economic growth, New York e Londra, W.W. Norton.
Jullien, F. (2002), Il saggio è senza idee o l’altro della filosofia, Torino, Einaudi.
Jullien, F. (2004), Deviazione in Cina di un greco, in La stella del mattino. Laboratorio
per il dialogo religioso 4.
bibliografia
291
Kahneman, D. (1999), “Objective happiness”, in Kahneman, D., Diener, E., Schwarz,
N. (eds), Well-being: the Foundations of Hedonic Psychology, New York, Russell
Sage Foundation, pp. 3-24.
Kahneman, D., Krueger, A.B. (2006), Developments in the measurement of subjective well-being, Journal of Economic Perspectives 20(1), pp. 3-24.
Kahneman, D., Krueger, A.B., Schkade, D., Schwartz, H., Stone, A.A. (2006), Would
you be happier if you were richer?, Science 312, pp. 1908-1910.
Kaldor, N. (1958), Monetary policy, economic stability and growth, Memorandum for
the Committee on the Working of the Monetary System, in Essays on Economic
Policy I, 6, Londra, Duckworth, 1964, pp. 128-153.
Kaldor, N. (1970), The New Monetarism, Lloyds Bank Review 97, luglio, 1-17, reprinted in Musella M., Panico, C. (eds.) (1995), The Money Supply in the Economic
Process, Aldershot, Elgar, pp. 188-204.
Kalecki, M., (1943), “Aspetti politici del pieno impiego”, in Id. (1975), Sul capitalismo
contemporaneo, Roma, Editori Riuniti.
Kamp Dush, C.M., Cohan, C.L., Amato, P.R. (2003), The relationship between
cohabitation and marital quality and stability, Journal of Marriage and Family
65(3), pp. 539-549.
Kane, E.J. (1981), Accelerating Inflation, Technological Innovation, and the Decreasing Effectiveness of Banking Regulation, Journal of Finance 36 (2), pp.
355-367.
Kane, E.J. (1983), Policy Implications of Structural Changes in Financial Markets,
American Economic Review 73(2), pp. 96-100.
Kashdan, T.B. (2004), “Curiosity”, in Peterson, C., Seligman, M.E.P. (eds.), Character
Strengths and Virtues, Oxford University Press, pp. 125-141.
Kasser, T. (2002), The High Price of Materialism, Cambridge (MA), MIT Press.
Kasser, T., Ryan, R.M., Couchman, C.E., Sheldon, K.M. (2004), “Materialistic values”,
in Kasser, T., Kanner, A.D. (eds.), Psychology and consumer culture, Washington,
DC, American Psychological Association, pp. 11-28.
Katsaiti, M. S. (2009), Obesity and Happiness, Working papers 2009-44, University
of Connecticut, Department of Economics.
Kesebir, P., Diener, E. (2008), “In defense of happiness”, in Bruni, L., Comim, F.,
Pugno, M. (eds.) (2008), Capabilities and Happiness, Oxford, Oxford University
Press, pp. 60-80.
Keyes, C.L.M. (2003), “Complete mental health”, in Keyes, C.L.M., Haidt, J. (eds),
Flourishing: Positive Psychology and the Life Well-lived, Washington, American
Psychological Association, pp. 293-312.
Keynes, J.M. (1920), The Economic Consequences of the Peace (1919), Londra, Macmillan.
292
bibliografia
Keynes, J.M. (1975), La riforma monetaria (1923). [tr. it. di P. Sraffa, Milano, Feltrinelli.]
Keynes, J.M. (1933), National Self-Sufficiency, The Yale Review 22(4), giugno, pp.
755-769.
Keynes, J.M. (1936), The General Theory of Employment, Interest and Money, Londra,
Macmillan.
Keynes, J.M. (1974), “Robert Malthus”, in Id., Politici ed economisti, intr. di Jenkins,
R., Torino, Einaudi.
Keynes, J.M. (2001), Teoria generale dell’occupazione, interesse e moneta, intoduzione di
Cozzi T., Torino, Utet.
Kindleberger, C.P. (1982), La grande depressione nel mondo 1929-1939, Milano, Etas.
[introduzione di Caffè, F.].
Kindleberger, C.P. (1991), Storia delle crisi finanziarie, Roma-Bari, Laterza.
Kirman, A. (1989), The intrinsic limits of modern economic theory: the emperor
has no clothes, The Economic Journal 99.
Klein, N. (2007), The shock doctrine. The rise of disaster capitalism, Londra, Allen Lane.
Knack, S., Keefer, P. (1997), Does Social Capital Have an Economic Payoff? A CrossCountry Investigation, Quarterly Journal of Economics 112(4), pp. 1251-1288;
Knack S., Zak P.J. (2001), Building Trust: Public Policy, Interpersonal Trust, and
Economic Development, Supreme Court Economic Review, Chicago University
Press.
Knight, J., Gunatilaka, R. (2009a), Income, aspirations and the hedonic treadmill in
a poor society, Economics Series Working Papers 468, University of Oxford,
Department of Economics.
Knight, J., Song, L., Gunatilaka, R. (2009b), Subjective well-being and its determinants in rural China, China Economic Review 20(4), pp. 635-649.
Konow, J., Earley, J. (2008), The Hedonistic Paradox, Journal of Public Economics
92(1-2), pp. 1-33.
Korten D. (1995). When Corporations Rule the World. West Hartford, CT, Kumarian
Press; San Francisco, Berrett-Koehler
Korten, D. (2006), The Great Turning: From Empire to Earth Community, Bloomfield,
Kumarian Press.
Kuhn, T. (1962), The structure of Scientific Revolutions, Chicago, Chicago University
Press.
Kuhn, P., Lozano, F. (2008), The expanding workweek? Understanding trends in
long work hours among U.S. men, 1979-2006, Journal of Labor Economics 26(2),
pp. 311-343.
Kumarappa, J.C. (1949), The Gandhian Economy and Other Essays, Maganvadi, Wharda Ass.
bibliografia
293
Lane, P.R., Milesi-Ferretti, G.M. (2006), The external wealth of nations mark II: Revised
and extended estimates of foreign assets and liabilities, 1970-2004, IMF Working
Paper WP/06/69.
Lasch, C. (1979), The culture of narcissism, New York, Norton.
Lasch, C. (1984), The minimal self. Psychic survival in troubled times, New York, Norton.
Laszlo, E. (1997), Third millennium: the challenge and the vision, Londra, Gaia Books.
Latouche, S. (2006), Le pari de la décroissance, Paris, Fayard.
Latouche, S. (2009), La scommessa della decrescita, Milano, Feltrinelli.
Lavoie, M. (1984), The endogenous flow of credit and the post Keynesian theory
of money, Journal of Economic Issues 18, pp. 771-797.
Lavoie, M. (2008), Financialisation issues in a Post-Keynesian stock-flow consistent
model, European Journal of Economics and Economic Policies 5(2), pp. 331-356.
Lavoie, M., Godley, W. (2001-02), Kaleckian models of growth in a coherent stock–
flow monetary framework: a Kaldorian view, Journal of Post Keynesian Economics
24(2), pp. 277-311.
Layard, R. (1980), Human satisfaction and public policy, Economic Journal 90, pp.
737-750.
Layard, R. (2005), Happiness: Lessons from a New Science, New York, Penguin Press
[on-line Annex available at http://cep.lse.ac.uk/layard/annex.pdf ].
Layard, R., Dunn J. (2009), A Good Childhood, Londra, Penguin.
Layard, R, Mayraz, G., Nickell, S. (2009), Does relative income matter? Are the critics
right?, CEP Discussion Paper no. 918, marzo.
Lewis, A., Warneryd, K. (1994), Ethics and economic affairs, Londra, Routledge.
List, F. (1972), Il sistema nazionale di economia politica, a cura di Mori, G., Milano,
Isedi.
Liu, P. (2009), Certification in the value chain for fresh fruits. The example of banana
industry, Roma, Fao Commodity Studies, 4.
Liu, W.F, Turnovsky, S.J. (2005), Consumption Externalities, Production Externalities, and the Accumulation of Capital, Journal of Public Economics 89, pp. 10971129.
Loewenstein, G. (1994), The psychology of curiosity: a review and reinterpretation,
Psychological Bulletin 116(1), pp. 75-98.
Lucas, R.E., Clark, A.E., Georgellis, Y., Diener, E. (2003), Reexamining adaptation
and the set point model of happiness, Journal of Personality and Social Psychology 84(3), pp. 527-539.
Lucas, R.E., Clark, A.E., Georgellis, Y., Diener, E. (2004), Unemployment alters the
set point for life satisfaction, Psychological Science 15(1), pp. 8-13.
294
bibliografia
Luttmer, E.F.P. (2005), Neighbors as negatives; relative earnings and well-being,
Quarterly Journal of Economics, 120(3), agosto, pp. 923-1002.
Lykken, D., Tellegen, A. (1996), Happiness is a stochastic phenomenon, Psychological
Science 7, pp. 186-189.
MacKenzie, D. (2006), An engine, not a camera. How financial models shape markets,
Cambridge (MA), MIT Press.
Malthus, T.R. (1972), Principi di economia politica, (a cura di) Barucci, P., Milano,
Isedi.
Mandler, M. (2005), Well-Behaved Production Economies, Metroeconomica 56(4),
pp. 477-494.
Mann, M. (1973), Consciousness and action among the Western working class, Londra,
Macmillan.
Marchionatti, R. (2004), Attilio Cabiati: un economista liberale di fronte al crollo
dell’ordine economico internazionale, in Becchio, G., Marchionatti, R. (a cura
di), La scuola di economia di Torino, fasc. monogr. di Il pensiero economico italiano
2, pp. 119-138.
Marcuse, H. (1964), One-dimensional Man, Boston, Beacon Press, [Trad. it. L’uomo a
una dimensione, Einaudi, 1967].
Marshall, A., Marshall, M. (1975), Economia della produzione [tit. or. The Economics
of Industry (1879)], a cura di G. Becattini, Milano, Isedi.
Martinez-Alier, J. (2009), Socially Sustainable Economic De-growth, Development
and Change 40(6), pp. 1099-1119.
Martinotti Dorigo, S. (a cura di) (1982), Interventi e relazioni parlamentari, 2 voll.,
Torino, Fondazione L. Einaudi.
Marx, K. (1998), Manifesto del partito comunista, [introduzione di Hobsbawm, E.J.E.],
Milano, Rizzoli.
Masini, F. (2009), The Reception of Lionel Robbins in Italy, European Journal of the
History of Economic Thought.
Maughan, B., Iervolino, A.C., Collishaw, S. (2005), Time trends in child and adolescent mental disorders, Current Opinion in Psychiatry 18(4), pp. 381-385.
Mcleod, C.R., Vodanovich, S.J. (1991), The relationship between self-actualization
and boredom proneness, in Jones, A., Crandall, R. (eds.), Handbook of selfactualization, fasc. monogr. di Journal of Social Behavior and Personality 6, pp.
137-146.
McCloskey, D.N. (1986), The rhetoric of economics, Brighton, Wheatsheaf.
McMichael, P. (2006), Ascesa e declino dello sviluppo, Milano, Angeli.
McPherson, M., Smith-Lovin, L., Brashears, M.E. (2006), Social isolation in America:
changes in core discussion networks over two decades, American Sociological
Review 71, giugno, pp. 353-375.
bibliografia
295
Meadows D.D., Randers, J. (2006), I nuovi limiti dello sviluppo, Milano, Mondadori.
Meier, G.M. (2005), Biography of a Subject: An Evolution of Development Economics,
Londra, J. W. Parker.
Meier, S., Stutzer, A. (2008), Is volunteering rewarding in itself?, Economica 75(297),
pp. 39-59.
Merrick, J., Kandel, I., Vardi, G. (2003), Trends in adolescent violence, International
Journal of Adolescent Medicine and Health 15(3), pp. 285-287.
Michaels, G., Natraj, A., Van Reenen, J. (2010), Has ICT polarized demand?, CEPR
Discussion Paper, no. DP7898.
Michalos, A.C. (1985), Multiple discrepancies theory, Social Indicators Research 16,
pp. 347-413.
Michelacci, C., Pijoan-Mas, J. (2007), Americans do work more than Europeans,
but please don’t think that Europeans are lazy, VOXeux17, settembre, http://
www.voxeu.org/index.php?q=node/548.
Michelini, L. (2008), La fine del liberismo di sinistra, 1998-2008, Firenze, Il Ponte.
Mini, P. (1974), Philosophy and economics, Gainesville, University of Florida Press.
Minsky, H.P. (1957), Central banking and money market changes, Quarterly Journal
of Economics 71(2), pp. 171-187.
Mongeau, S. (1985), La semplicité volontaire, Montréal, Éditions Québec/Amérique.
Moore, B.J. (1988), Horizontalists and Verticalists. The Macroeconomics of Credit Money,
Cambridge, Cambridge University Press.
Muratori, L.A. (1749), Della pubblica felicità oggetto de’ buoni principi. Trattato. [Ripubblicato da Donzelli, 1996 a cura di Cesare Mozzarelli.]
Musella, M., Panico, C. (eds.) (1995), The Money Supply in the Economic Process,
Aldershot, Elgar.
Musu, I. (2009), Crescita Sostenibile e Innovazione Ambientale: ruolo della regolazione e della responsabilità sociale, Rivista L’INDUSTRIA 1, pp. 59-72.
Myers, D.G. (1993), The Pursuit of Happiness, New York, Avon.
Napoleoni, L. (2008), Economia canaglia, Milano, Il Saggiatore.
Ndikumana, L. (1999), Debt service, financing constraints, and fixed investment:
evidence from panel data, Journal of Post Keynesian Economics 21(3), pp. 455478.
Nickerson, C., Schwartz, N., Diener, E., Kahneman, D. (2003), Zeroing in on the
dark side of the american dream,. Psychological Science 14(6), pp. 531-536.
Nove, A. (1983), The Economics of Feasible Socialism, Londra, Allen & Unwin. [Trad.
it. 1986, L’economia di un socialismo possibile, Roma, Editori Riuniti.]
Nussbaum, M.C. (2003), Capacità personale e democrazia sociale, Reggio Emilia, Diabasis.
296
bibliografia
OECD (2003), Employment Outlook.
OECD (2005), Migration, remittances and development, Paris, OECD Publishing.
OECD (2008), Growing unequal? Income Distribution and Poverty in OECD Countries,
OECD Publishing.
Onaran, O., Stockhammer, E., Grafl, L. (2009), The finance-dominated growth regime,
distribution, and aggregate demand in the US, Vienna University of Economics
& Business Administration Working Papers n. 126, febbraio.
Osberg, L., Sharpe, A. (2003), Human well-being and economic well-being: what values
are implicit in current indices?, CSLS Research Report 04, Ottawa.
Ostrom, E. (2005), Understanding institutional diversity, Princeton, Princeton University Press.
Oswald, A., Proto, E., Sgroi, D. (2008), Happiness and productivity, Warwick, Department of Economics.
Palley, T. (1996), Post Keynesian Economics. Debt, Distribution and the Macro Economy,
Basingstoke, Macmillan.
Palma, J.G. (2009), The revenge of the market on the rentiers: why neo-liberal reports of the end of history turned out to be premature, Cambridge Journal of
Economics 33(4), fasc. monogr. di Global Financial Crisis, luglio, pp. 829-866.
Palma, J. G. (2009), The revenge of the market on the rentiers. Why neo-liberal
reports of the end of history turned out to be premature, Cambridge Journal
of Economics 33(4), pp. 829-869.
Panico, C. (2008), “Keynes on the control of the money supply and the interest
rate”, in Forstater, M., Wray, R. (eds.), Keynes and Macroeconomics After 70 Years:
Critical Assessments of the ‘General Theory’, Aldershot, Elgar, pp. 157-176.
Panico, C., Pinto, A., Puchet Anyul, M. (2010), Income distribution and the size of the
financial sector: a Sraffian analysis, mimeograph.
Panikkar, R. (2001), I Veda – Mantramanjari, Milano, BUR.
Panikkar, R. (2006), Il dharma dell’induismo, Milano, BUR.
Panizza, R. (2001), L’instabilità economica mondiale, Torino, Selcom.
Pantaleoni, M. (1895), La caduta della Società generale di credito mobiliare italiano, [rist.
in Pantaleoni (1936), pp. 217-485].
Pantaleoni, M. (1936), Studi storici di economia, Zanichelli, Bologna
Pareto, V. (2006), Manuale di economia politica, a cura di Montesano, A., Zanni, A.,
Bruni, L., Milano, Università Bocconi.
Patanjali, 1978, The Yoga Sutras of Patanjali: Commentary on the Raja Yoga Sutras by
Sri Swami Satchidananda, Buckingham (VA), Integral Yoga Publications.
Pavot, W. (1991), Further validation of the satisfaction with life scale, Journal of
Personality assessment 57, pp. 149-161.
bibliografia
297
Paxton, P. (1999), Is social capital declining in the US?, American Journal of Sociology
105(1), pp. 88-127.
Peter, F. (2004), Choice, consent and the legitimacy of market transactions, Economics
and Philosophy 20(1), Cambridge, Cambridge University Press.
Petri, F. (2003), Implicazioni per la politica economica di alcuni recenti risultati di teoria
economica, Quaderni del Dipartimento di Economia Politica, n. 378, febbraio,
Università di Siena.
Petri, F. (2004), General Equilibrium, Capital and Macroeconomics, Cheltenham, Elgar.
Petrini, R. (2009), Processo agli economisti, Milano, Chiarelettere.
Piano, S. (1996), Sanatana Dharma, Cinisello Balsamo, San Paolo.
Piketty, T., Saez, E. (2003), Income inequality in the United States, 1913-1998,
Quarterly Journal of Economics 118(1), pp. 1-39.
Piketty, T., Saez, E. (2006), The evolution of top incomes: a historical and international perspective, American Economic Review. Papers and Proceedings, 96, pp.
200-205.
Polanyi, K. (1968), The Great Transformation, Boston, Beacon.
Pollard, S. (1971), The Idea of Progress: History and Society, Harmondsworth, Penguin
Books.
Popitz, H. et al. (1957), “Versuch einer typologie”, in Das Gesellschaftsbild des Arbeiters,
Tubingen, Mohr [riprod. parz. in Burns, T. (1969), Industrial Man, Penguin].
Posner, R. (1981), The Economics of Justice, Cambridge (Ma), Harvard University
Press.
Posner, R. (2009), A failure of capitalism, Cambridge (Ma), Harvard University
Press.
Prygogine, I., Stengers, I. (1999) La nuova alleanza, Torino, Einaudi.
Pritchard, C., Butler, A. (2003), A comparative study of children and adult homicide
rates in the US and the major Western countries 1974-1999, Journal of Family
Violence 18(6), pp. 341-350.
Przeworski, A. (1990), The state and the economy under capitalism, Chur, Harwood.
Pugno, M. (2004), “Più ricchi di beni, più poveri di rapporti interpersonali”, in Bruni,
L., Porta, P.L. (a cura di) Felicità ed Economia, Milano, Guerini, pp. 192-216.
Pugno, M. (2007), A Scitovskyian model of happiness and unhappiness, Dipartimento di
Scienze Economiche e CreaM, Università di Cassino, [presentato alla conferenza Policies for Happiness, Certosa di Pontignano, 14-16/6/2007 (mimeo)].
Pugno, M. (2008a), “Capabilities, the self, and well-being”, in Bruni, L., Comim, F.,
Pugno, M. (eds.), Capabilities and Happiness, Oxford, Oxford University Press,
pp. 224-253.
Pugno, M. (2008b), Economics and the self. A formalisation of Self-Determination
Theory, in Journal of Socio-Economics 37, pp. 1328-1346.
298
bibliografia
Pugno, M. (2009), The Easterlin paradox and the decline of social capital: an integrated explanation, Journal of Socio-Economics 38(4), pp. 590-600.
Pugno, M. (2010a), “Economy, people’s personal motivation and well-being”, in
Chirkov, V., Ryan, R., Sheldon, K. (eds) (2010), Personal autonomy in cultural
contexts, Springer, in via di pubblicazione.
Pugno, M. (2010b), On the microfoundations of social capital, Dipartimento di Scienze
Economiche e CreaM, Università di Cassino, [Invited Lecture alla Conferenza
dei Giovani Economisti sul Capitale Sociale, Forlì, 19/6/ 2009 (mimeo)].
Pugno, M., Depedri, S. (2010), Job performance and job satisfaction: an integrated
survey. Economia Politica-Journal of Analytical and Institutional Economics 26(1),
pp. 139-174.
Putnam, R. (1993), Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy, Princeton
Princeton University Press.
Putnam, R.D. (2000), Bowling alone. The collapse and revival of American community,
New York, Simon&Schuster.
Quesnay, F. (1973), Il “tableau économique” e altri scritti di economia, a cura di Ridolfi,
M., Milano, Isedi, pp. 1-51.
Quesnay, F. (2005), “Maximes générales du gouvernement économique d’un royaume agricole, Maxime XXVII”, in Quesnay, F., Œuvres économiques complètes et
autres textes, Paris, Théré, C., Charles, L., Perrot, J.Cl., INED, vol. I.
Ricardo, D. (1966), The Works and Correspondence of David Ricardo, a cura di Sraffa,
P., Dobb, M. H., Cambridge (UK), Cambridge University Press.
Richins, M.L, Rudmin F. W. (1994), Materialism and economic psychology, Journal
of Economic Psychology 15, pp. 217-231.
Robbins, L. (1935), Di chi la colpa della grande crisi? E la via d’uscita, Torino, Einaudi.
Robbins, L. (1956), La teoria della politica economica nella economia politica classica
inglese, Torino, Utet.
Roberts, B.W., Walton, K., Viechtbauer, W. (2006), Patterns of mean-level change in
personality traits across the life course: a meta-analysis of longitudinal studies,
Psychological Bulletin 132, pp. 3-27.
Robinson, R.V., Jackson, E.F. (2001), Is trust in others declining in America?, Social
Science Research 30, pp. 117-145.
Robinson, T.N., Saphir, M.N., Kraemer, H.C., Varady, A., Haydel, K.F. (2001), Effects of reducing television viewing on children’s requests for toys, Journal of
Developmental and Behavioral Pediatrics 3(22), pp. 179-184.
Roese, N.J., Summerville, A. (2005), What we regret most… and why, Personality
and Social Psychology Bulletin 31, pp. 1273-1285.R
Rogers, S. J., Amato, P. R. (1997), Is marital quality declining?, Social Forces 75, pp.
1089-1100.
bibliografia
299
Rosser, J., Barkley, Jr. (1997), Review of: Gandhi’s economic thought, Journal-of
Economic Literature 35(4), pp. 2040-2042.
Rossi, A. (2002), Il mito del mercato, Città di Castello (PG), Altrapagina.
Rothschild, E. (1994), Adam Smith and the invisible hand, American economic review,
AEA Papers and Proceedings, pp. 319-322.
Rousseas, S. (1989), Post-Keynesian Monetary Economics, Londra, Macmillan.
Routledge, B., von Amsberg, J. (2003), Social capital and growth, Journal of Monetary
Economcs 50(1), pp. 167-193.
Ruskin, J. (1908), Le fonti della ricchezza, Roma, Voghera [Ed. or. Unto this last].
Ryan, R.M., Deci, E.L. (2001), On happiness and human potentials, Annual Review
of Psychology 52, pp. 141-166.
Sacco, P.L., Zamagni, S. (a cura di) (2002), Complessità relazionale e comportamento
economico, Bologna, Il Mulino.
Sacconi, L. (1991), Etica degli affari, Milano, Il saggiatore.
Sandvik, L., Erikssen, J., Thaulow, E., Erikssen, G., Mundal, R. & Rodahl, K. (1993).
Physical fitness as a predictor of mortality among healthy, middle-aged Norwegian men. New England Journal of Medicine 328, 533–537.
Sarracino, F. (2010), Social capital and subjective well-being trends, Journal of SocioEconomics, in corso di
pubblicazione.
Say, J.B. (2006), Traité d’économie politique, in Id., Œuvres complètes, vol. I. i, Paris,
Economica, pp. 244-261.
Schmitt, N.M., Wagner, N., Kirch, W. (2007), Consumers’ freedom of choice, Journal
of Public Health 15(1), pp. 943-1853.
Schneider, F., (2008). Macroscopic rebound effects as argument for economic degrowth, in: Flipo, F., Schneider, F. (Eds.), Proceedings of the First international
conference on Economic De-growth for Ecological Sustainability and Social
Equity, Paris, April 18-19th 2008, Research & Degrowth, INT, pp.29-36.
Schneider, F., Kallis, G., Martinez-Alier, J. (2010), Crisis or opportunity? Economic
degrowth for social equity and ecological sustainability. Introduction to this
special issue, Journal of Cleaner Production 18(6), pp. 511-517.
Schor, J. (1998), The Overspent American, New York, Basic Books.
Schor, J. (2004), Born to Buy, New York, Scribner.
Schor, J. (2005), Prices and quantities: Unsustainable consumption and the global
economy, Ecological Economics 55, pp. 309-320.
Schumpeter, J.A. (1935), Depressioni, in Aa. Vv., Il piano Roosevelt, Torino, Einaudi.
Schumpeter, J.A. (1990), Storia dell’analisi economica, [nuova ed. con introd. di Lunghini, G.], Torino, Bollati Boringhieri.
Scitovsky, T. (1976), The Joyless Economy, New York, Oxford University Press.
300
bibliografia
Scitovsky, T. (1986), Human Desires and Economic Satisfaction, New York, New York
University Press.
Screpanti, E. (2010), “La grande crisi nella globalizzazione”, www.econ-pol.unisi.
it/screpanti/.
Seabright, P. (1997), “Is Co-operation Habit-Forming?”, in Dasgupta, P., Mäler, K.G.
(eds.), The Environment and Emerging Development Issues, Oxford, Clarendon
Press.
Seib, H.M., Vodanovich, S.J. (1998), Cognitive correlates of boredom proneness,
Journal of Psychology, 132, pp. 642-652.
Sen, A., K. (1977), Rational Fools: A Critique of the Behavioural Foundations of
Economic Theory, Philosophy and Public Affairs 6, pp. 317-344.
Sen, A. (1985), Commodities and Capabilities, Oxford, Oxford University Press.
Sen, A. (1987), On ethics and economics, Oxford, Blackwell.
Sen, A. (1997), La libertà individuale come impegno sociale, Bari, Laterza.
Sen, A. (1999), Development as Freedom, Oxford, Oxford University Press; tr. it. Lo
sviluppo è libertà, Milano, Mondadori, 2000.
Sen, A. (2006), Identity and violence. The illusion of destiny, New York, Norton &
Co.
Senik, C. (2004), When information dominates comparison. A panel data analysis
using Russian Subjective data, Journal of Public Economics 88, pp. 2099-2123.
Senik, C. (2008), Is man doomed to progress?, Journal of Economic Behavior & Organization 68(1), pp. 140-152.
Senik, C. (2009), Income distribution and subjective happiness. A survey, OECD Social,
Employment and Migration Working Papers no. 96.
Shedler, J., Mayman, M., Manis, M. (1993), The illusion of mental health, American
Psychologist 48(11), pp. 1117-1131.
Sherman, H. (1995), Reinventing Marxism, Baltimore, Johns Hopkins University
Press.
Shiv, B., Huber, J. (2000), The Impact of Anticipating Satisfaction on Consumer
Choice, Journal of Consumer Research 27(2), pp. 202-216.
Silber, W.L. (1975), “Towards a theory of financial innovation”, in Id. (ed.), Financial
Innovation, Conference on Financial Innovation, Lexington, D.C. Heath, cap. 2.
Silber, W.L. (1983), The process of financial innovation, American Economic Review
73(2), pp. 89-95.
Simonde de Sismondi, J.C.L. (1975), Nuovi principi di economia politica, a cura di
Barucci, P., Milano, Isedi.
Singer, P. (1993), How are we to live?, Oxford, Oxford University Press.
Skidelsky, R. (1996), L’economista come salvatore, Torino, Bollati Boringhieri.
bibliografia
301
Skott, P., Ryoo, S. (2008), Macroeconomic implications of financialization, Cambridge
Journal of Economics 32 (6), pp. 827-862.
Slater, D. (1997), Consumer culture and modernity, Cambridge, Polity Press.
Smith, A. (1973), Ricchezza delle nazioni, Milano, Isedi.
Smith A., (2001), Teoria dei sentimenti morali, Milano, Rizzoli [ed. or 1759].
Soddy, F. (1926), Wealth, Virtual Wealth and Debt: The Solution of the Economic Paradox,
Londra, Allen & Unwin.
Solnick, S., Hemenway, D. (1998), Is more always better? A survey on positional
concerns, Journal of Economic Behavior & Organization 37, pp. 373-383.
Solow, R.M. (1990), The Labor Market as a Social Institution, Oxford, Basil Blackwell.
Sommers, J., Vodanovich, S. J. (2000), Boredom proneness: its relationship to psychological and physical health symptoms, Journal of Clinical Psychology 56,
pp. 149-155.
Srivastava, S., John, O.P., Gosling, S.D., Potter, J. (2003), Development of personality
in early and middle adulthood: set like plaster or persistent change?, Journal
of Personality and Social Psychology 84(5), pp. 1041-1053.
Stern, D.N. (1985), The Interpersonal World of the Infant, New York, Basic Books.
Stern, N. (2007), Stern Review on the economics of climate change, HM Treasury and
Cambridge University Press.
Stevenson, B., Wolfers, J. (2008), Economic growth and happiness, Brookings Papers
on Economic Activity, maggio.
Stevenson, B., Wolfers, J. (2008), Economic growth and subjective well-being: reassessing
the Easterlin paradox, IZA DP (3654), agosto.
Stiglitz, J. (2002a), Globalization and its discontents, New York, Norton.
Stiglitz, J. (2002b), Making globalization work, New York, Norton.
Stiglitz, J. (2010), Freefall, New York, W.W. Norton&Co.
Stockhammer, E. (2005-06), Shareholder value orientation and the investmentprofit puzzle, Journal of Post Keynesian Economics 28(2), pp. 193-215.
Stoll, S. (2008), Fear of Fallowing: The Specter of a No-Growth World, Harper’s
Magazine, marzo.
Stutzer, A. (2004), The role of income aspirations in individual happiness, Journal
of Economic Behaviour and Organization 54(1), pp. 89-109.
Stutzer, A., Frey, B.S. (2006), Does marriage make people happy, or do happy people
get married?, Journal of Socio-economics 35(2), pp. 326-347.
Sugden, R., Teng, J.C.Y (2009), Is happiness a matter for governments?, Paper presented
at the conference Policies for Happiness, Siena, giugno 2007.
Sutton, S.K., Davidson, R.J. (1997), Prefrontal brain asymmetry: a biological substrate
302
bibliografia
of the behavioral approach and inhibition systems, Psychological Science 8(3),
pp. 204-210.
Sweezy, P. M. (1970), Teoria dello sviluppo capitalistico, nuova ed. a cura di Napoleoni,
C., Torino, Boringhieri.
Sweezy, P. M. (1978), Marx e il proletariato [trad. it. in Strati, A., Lavoro produttivo,
composizione di classe, egemonia, Verona, Bertani].
Sylos Labini, P. (1984), “Luigi Einaudi e la grande depressione”, in Società italiana
degli economisti, Allocazione delle risorse e politica economica nelle economie contemporanee, Milano, Giuffrè, pp. 197-206.
Tainter, J.A. (1988), The collapse of complex societies, Cambridge, Cambridge University
Press.
Tainter, J.A. (2008), What does it mean to be sustainable?, Mimeo.
Taylor, L. (2004), Reconstructing Macroeconomics, Cambridge, Harvard University
Press.
Temple, J. (1999), The New Growth Evidence, Journal of Economic. Literature 37,
pp. 112-156
Todaro, M. P. (1969), A Model of Labour Migration and Urban Unemployment in
Less Developed Countries, American Economic Reviewl 59(1), pp. 138-148.
Todeschini, G. (2002), I mercanti e il tempio, Bologna, Il Mulino.
Toniolo, G. (1980), L’economia dell’Italia fascista, Laterza, Roma-Bari.
Touraine, A. (1966), La conscience ouvrière, Paris, Seuil.
Tourane, A., Mottez, B. (1962), “Métiers et professions”, in La Civilisation Industrielle,
vol. IV della Histoire générale du travail, Paris, Nouvelle Librairie de France.
Tsuru, S. (ed.) (1961), Has capitalism changed?, Tokio [trad. it. Dove va il capitalismo?,
Milano, Etas, 1962].
Twenge, J.M., Zhang, L., Im, C. (2004), Beyond my control: A cross-temporal metaanalysis of increasing externality in locus of control, 1960-2002, Personality and
Social Psychology Review 8(3), pp. 308-319.
UNDP (2008), Human Development Report 2007/2008, Fighting climate change:
human solidarity in a divided world, Undp.
Unicef (2007), Child Well-being in Rich Countries, Innocenti Report Card 7, Firenze.
Van Horne, J.C. (1985), Of financial innovation and excesses, Journal of Finance
40(3), pp. 620-631.
Van Praag, B.M.S., Van Weeren, J. (1988), “Memory and anticipation processes and
their significance for social security and income inequality”, in Maital, S. (ed.),
Applied behavioral economics, Brighton, Wheatsheaf Books.
Van Praag, B.M.S. (2007), Perspectives from the happiness literature and the role of new
instruments for policy analysis, IZA DP no. 2568.
bibliografia
303
Van Treeck, T. (2009), A synthetic, stock-flow consistent macroeconomic model of
‘financialisation’, Cambridge Journal of Economics 33(3), pp. 467-493.
Veblen, T., (1898), The Theory of the Leisure Class, New York, MacMillan.
Vercelli, A. (1999), Incertezza, razionalità e decisioni economiche, Bologna, Il Mulino.
Verme, P. (2009), Happiness, freedom and control, Journal of Economic Behavior &
Organization 71(2), pp. 146-161.
Victor, P. A. (2008), Managing without growth: slower by design, not disaster, Cheltenham, Elgard.
Victor, P. A., Rosenbluth, G. (2007), Managing without Growth, Ecological Economics
61, pp. 492-504.
Villari, L. (a cura di) (1972), Il capitalismo italiano del Novecento, Bari, Laterza.
Vodanovich, SJ., Verner, K., Gilbride, T. (1991), The relationship between boredom
proneness and positive and negative affect, Psychological Reports 69, pp. 11391146.
Vohs, K.D., Mead, N.L., Goode, M.R. (2006), The psychological consequences of
money, Science 314, pp. 1154-1156.
Walker, G., King, D. (2008), Una questione scottante. Cosa possiamo fare contro il riscaldamento globale, Torino, Codice.
Wallace, H.A. (1934), Che cosa vuole l’America?, Torino, Einaudi.
Watt, J. D., Blanchard, M.J. (1994), Boredom proneness and the need for cognition,
Journal of research in personality 28(1), pp. 44-51.
Webley, P. et al, (2004) Psicologia economica della vita quotidiana, Bologna, Il Mulino,
2004.
Weintraub, A.E. (2000), The role of interpretation processes and parental discussion in
the media’s effects on adolescents’ use of alcohol, Pediatrics 105(2), pp. 343-349.
Weiss, Y., Fershtman, C. (1998), Social status and economic performance: a survey,
European Economic Review 42, pp. 801-820.
Wickens, M. (2008), Macroeconomic Theory. A General Equilibrium Approach, Princeton, Princeton University Press.
Wilkinson, R., Pickett, K. (2009), La misura dell’anima, Milano, Feltrinelli.
Wolf, M., Financial Times, 28 gennaio 2009.
Wolf, M., Financial Times, 16 settembre 2009.
Wolinsky, S.H. (1999), The way of the human. The quantum psychology notebooks, Capitola (CA), Quantum Institute.
Wood, S. (1982), The degradation of work?: Skill, deskilling and the labour process,
Londra, Hutchinson.
Woodford, M. (2008), Convergence in macroeconomics, American Economic Review,
maggio.
304
bibliografia
Wright, E.O. (1985), Classes, New York, Verso.
Wright, N.D., Larsen, V. (1993), Materialism and life satisfaction: a meta-analysis,
Journal of Consumer Satisfaction, Dissatisfaction, and Complaining Behavior 6, pp.
158-165.
Wunder, C., Schwarze, J. (2006), Income inequality and job satisfaction of full-time
employees in Germany, IZA DP no. 2084.
Zamagni, S. (2002), “L’economia delle relazioni umane: verso il superamento dell’individualismo assiologico”, in Sacco, P.L, Zamagni, S. (2002), Complessità relazionale e comportamento economico. Materiali per un nuovo paradigma di razionalità,
Bologna, Il Mulino, pp. 67-128
Zamagni, S. (2007), L’economia del bene comune, Roma, Città Nuova.
Zamagni, S. (2009), Economia ed etica, Brescia, La scuola.
Zamagni, S. (2009), The lesson and warning of a crisis foretold, Int. Review of
Economics, settembre.
Zimbalist, A. (a cura di) (1979), Case Studies in the Labour Process, Monthly Review
Press.
Zimmermann, A.C., Easterlin, R.A. (2006), Happily ever after? Cohabitation, marriage, divorce, and happiness in Germany, Population and Development Review
32(3), pp. 511-528.