S P A Z I O V E R D E Gli afrodisiaci naturali O rmai sugli afrodisiaci sappiamo tutto. Sappiamo dei cibi, dei profumi dei gusti che stimolano il desiderio amoroso. Conosciamo gli effetti afrodisiaci di ostriche, sedano, tartufi, asparagi, cozze, vini, spezie, cioccolata. Praticamente tutto, tranne le pigne, i licheni, l’osso del prosciutto (come dice la Littizzetto) è afrodisiaco. Già i nostri antenati si prodigavano a trovare rimedi di ogni tipo per migliorare le loro prestazioni sessuali. Per esempio, la canapa indiana è considerata un potente afrodisiaco, una proprietà che emerge dalla seguente leggenda nepalese riguardante il dio Shiva e la sua sposa divina Parvati. Shiva viveva con la sua compagna Parvati sulla cima del monte Himalaya, il tetto del mondo. Ma non rimaneva mai a casa, bensì amava vagare sulle montagne, dove si dava ai piaceri conviviali con le ninfe celesti. Così Parvati per legare a sé lo sposo gli diede da fumare la canapa. Da allora Shiva rimase con la sua sposa Parvati e così è stato fatto dono della canapa agli esseri umani quale miglior afrodisiaco per una vita felice insieme. UN LUNGO ELENCO La leggenda racconta che l’arbusto di iboga (Tabernanthe iboga) è nato da un umano tramite l’intervento degli dei. Più precisamente, il dio Zame ye Mebege avrebbe tagliato le dita a un pigmeo di nome Bitamu e le avrebbe poi piantate nella foresta dove crebbe l’arbusto di Iboga. Questo arbusto cresce nell’Africa equatoriale (Gabon, Congo, Camerun) e costituisce la più importante pianta visionaria del continente nero. Nella medici- 46 puntoeffe Carrellata storico-mitologica, in tono leggero, sui benefici effetti di piante e alimenti. Con qualche controindicazione DI MARIA JOSÈ SEQUENZA FARMACISTA na popolare la radice macerata nel vino di palma viene utilizzata come afrodisiaco. È scientificamente provato che la radice di ginseng sia un ottimo stimolante della passione, come anche la pianta cinese ginkgo per la sua capacità di migliorare l’ossigenazione generale dell’organismo. E se non vi fidate dei nomi strani o delle radici dei cinesi (non si sa mai possono essere contraffatte) provate i vecchi trucchetti del nonno, come aglio e peperoncino. Nel libro “Dux” di Roberto Olla, una biografia sessuale di Benito Mussolini, si riporta un numero esagerato di amanti che hanno contribuito a esaltare il mito del potere sessuale e politico. Oggi sarebbe un caso non di semplice soluzione per il Serd (il Servizio per le dipendenze). Claretta Petacci di fronte ai segni del declino fisico del suo amante pare gli avesse procurato il miglior afrodisiaco allora in commercio , e ancora oggi reperibile nel mercato, prescritto da suo padre medico. L’afrodisiaco Hormovin, prodotto da un laboratorio tedesco della Ruhr, contiene muira puama, yohimbine hidrocloride e lecitina. La muira puama è una pianta tipica della foresta amazzonica del Brasile, molto conosciuta per i suoi effetti afrodisiaci. Le antiche tribù degli Indios la chiamavano “pianta della potenza”, ha un’azione vasodilatatrice insita principalmente nella corteccia e nella radice. Una volta importata in Europa dagli esploratori negli anni 1920-1930, entrò a far parte della medicina erboristica inglese ed è stata inserita nella British Herbal Pharmacopoeia, autorevole fonte della medicina erboristica inglese, dove è raccomandata per il trattamento sia dell’impotenza sia della dissenteria. La yohimbina ricavata dall’albero pausinystalia yohimbe, particolarmente diffuso nelle regioni dell’Africa occidentale, è tradizionalmente considerata un afrodisiaco. Lo zafferano è una spezia molto antica che si ricava dagli stimmi del fiore Crocus sativus L., probabilmente originario dell’Asia Minore ma noto anche in India e Cina. La mitologia greca attribuiva la nascita dello zafferano all’amore di un bellissimo giovane di nome Crocus protetto dagli dei. Un giorno il giovane Crocus si innamorò di una dolce ninfa di nome Smilace favorita del Dio Ermes. Il nume, per vendicarsi di Crocus, trasformò il giovane in un bulbo e la giovane fanciulla in un tasso. Sempre nella mitologia greca Ermes, consigliere degli innamorati, utilizzava lo zafferano come spezia afrodisiaca. I primi riferimenti storici riguardanti lo zafferano si fanno risalire alle sacre scritture, dove veniva citato con il termine Karkum. La damiana è un afrodisiaco tradizionale del popolo Maya nell’America centrale. Ha un sapore fortemente aromatico e leggermente amaro. Le foglie sono usate per dare aroma ai liquidi e in Messico si usano come sostitutivo del tè. La mandragora è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanacee, dalle presunte virtù terapeutiche e afrodisiache. Il termine ha diverse origini, secondo alcuni deriverebbe dal sanscrito mandros (sonno) e agora (sostanza) oppure mandara (paradiso). Altri attribuiscono al nome un’origine tedesca medievale, mann-dragen “figura di uomo”, per la rassomiglianza del suo rizoma alla figura umana. È citata nel “Cantico dei cantici” come pianta capace di favorire l’amore e la fecondità e ha ispirato la trama di una commedia di Machiavelli. Nel Medio Evo si diffuse la credenza che nella pianta della mandragora vivesse un demone e che chiunque cercasse di sradicare la pianta sarebbe morto. Per evitare rischi la raccolta avveniva sacrificando un cane, di solito nero, che veniva legato per la coda o per il collo alla radice della pianta. La mandragora era usata dagli Indù come allucinogeno e dai cinesi come anestetico, ma soprattutto era considerata ovunque un potente afrodisiaco. Testimonianza ne è anche il fatto che ad Afrodite, la dea greca dell’amore, sia stato dato l’appellativo di “Mandragoritis”. Ippocrate, da parte sua, considerava afrodisiaca la menta. Una storia narrata da Ovidio lega il nome di questa erba a quello della ninfa “Myntha”, creatura di bellezza straordinaria. Secondo la leggenda, la ninfa venne trasformata nella pianta della menta da Proserpina, moglie gelosa di Plutone, ed il suo caratteristico profumo gli fu donato dal dio come ultimo gesto d’amore. La menta era molto apprezzata nell’antichità per le sue qualità terapeutiche ed aromatizzanti. La Bibbia segnala che gli ebrei la usavano per profumare le mense ed elevare lo spirito, mentre Dioscoride e Galeno evidenziano che Greci e Romani l’apprezzavano quale stimolante dei piaceri venerei. A PROPOSITO DI CIBO E i cibi afrodisiaci? Vere o presunte che siano, le proprietà afrodisiache attribuite a particolari sostanze hanno sempre fatto parte della vita erotica dell’essere umano. I greci consideravano afrodisiaci le cipolle, il miele, le uova, i tartufi, i crostacei. Nell’Ars Amatoria Ovidio parla «dell’afrodisiaca erba d’eruca», la rucola, che cresceva spontaneamente intorno alle statue falliche del dio Priapo. Cleopatra invece ammaliava i suoi amanti con pasta di miele e mandorle. Il marchese De Sade confidava nelle proprietà dei tartufi; dello stesso pensiero anche Madame du Berry, Napoleone e Luigi XIV. Nel campo degli afrodisiaci figura anche la carne di pavone, vietata dal clero nel Rinascimento italiano perché pare possedesse incredibili virtù “rinforzanti”. I trasgressori non si contavano. Caterina di Russia amava invece mangiare caviale prima dei suoi appuntamenti romantici e Shakespeare consigliava erbe aromatiche come menta e rosmarino per risvegliare la passione degli uomini di mezza età. Il cioccolato e il cacao per gli Atzechi erano considerati il cibo degli dei. Il re atzeco Montezuma usava bere una bevanda di cioccolata spumosa prima di andare a incontrare una delle sue mogli. E Gabriele D’Annunzio mangiava cioccolato fondente prima di ogni incontro amoroso. Ma, > puntoeffe 47 S P A Z I O V E R D E è veramente un afrodisiaco il cioccolato? Secondo alcune prove, sì. Il cioccolato contiene tre sostanze che potrebbero giustificare l’assunto: caffeina, teobromina e feniletilamina. La caffeina agisce come uno stimolante, la teobromina stimola i muscoli cardiaci ed il sistema nervoso, la feniletilamina è considerata (anche se non esistono prove certe) una sostanza che migliora lo stato d'animo e che funge anche da antidepressivo. Quindi, prima di un appuntamento galante, oltre le rose, passate a comprare una scatola di cioccolatini, di quelli buoni. E le spezie dove le mettiamo? Il re è il peperoncino e sembra che sia molto più efficace per applicazione locale, non in cucina, poiché causando irritazione favorisce la circolazione. Ma attenzione, sbagliando le dosi bisogna avere a portata di mano il cellulare per chiamare il 118. Non parliamo poi dei frutti di mare, che contengono zinco, a quanto pare efficace nel potenziare la sessualità maschile. La leggenda narra che Casanova e Paolina Bonaparte si nutrissero di ostriche prima dei loro appuntamenti amorosi. Incredibile, anche la polenta, integrata con dosi di mais e gnocchi gialli, mangiata per molti giorni di seguito, aumenta il desiderio sessuale. Tutto questo per merito del mais che, abbassando il livello di serotonina, farebbe prevalere l’antagonista dopamina, che accenderebbe il fuoco dell’amore. Il problema è: come fare a rifilare polenta a tuo marito a pranzo e cena per una settimana di seguito? E poi l’alcol. Allenta i freni, disinibisce, sblocca: In vino veritas. Ma senza esagerare perché si rischia di incappare in un grande flop. Le satire di Giovenale e Petronio non lasciano dubbi sul fatto che i romani dediti all’alcol fossero alla lunga impotenti cronici (altro che latin lover). Provate con le fragole e lo champagne: le fragole le trovate a basso prezzo in qualsiasi stagione, lo champagne no. Un consiglio: evitate di usare tut- 48 puntoeffe ti questi cibi afrodisiaci alla maniera di “Nove settimane e mezzo”, altrimenti vi toccherà ripulire tutta la cucina. Non ricorrete alla “mosca spagnola” (cantaride), un coleottero dal quale si ricava la cantaridina, considerata molto utile per risvegliare i sensi. Tale proprietà era ben conosciuta dal marchese De Sade, gran libertino, che offriva biscotti al cioccolato e alla cantaride ai suoi ospiti. Ma ingerirla crea non pochi problemi alla gola e può causare infezioni urogenitali gravi o addirittura mortali. E oltretutto, vista la richiesta, causerebbe un disequilibrio nel sistema ecologico. DALL’EGITTO ALLA GRECIA Uno dei simboli più antichi della potenza virile é considerato il dio Min, protagonista indiscusso della mitologia egiziana. Si narra che gli dei, partendo per la guerra, avevano lasciato il dio Min a guardia della purezza delle proprie mogli. Tornati a casa trovarono tutte le loro signore gravide e per vendetta gli tagliarono il braccio destro. Questo è il motivo per cui in tutti i bassorilievi dell’epoca il dio Min appare con una trionfante erezione ma con il braccio destro amputato. Davanti a lui i fedeli (maschi) invocano il suo miracoloso aiuto offrendogli cespi di lattuga, una verdura adatta a propiziare sonni tranquilli piuttosto che brillanti prestazioni sessuali. Insomma, al dio Min la lattuga faceva un “effetto Viagra” e gli antichi egizi lo sapevano così bene che quando nemmeno la lattuga faceva l’effetto sperato, si rivolgevano al dio per chiederne il miracoloso intervento. Naturalmente, portandogli in dono cespi di lattuga. Già nell’antichità questa preziosa conoscenza andò perduta e nel mondo greco-romano si diffuse l’idea contraria, cioè che la lattuga fosse un ottimo calmante sessuale. Il celebre medico greco Dioscoride, per esempio, sosteneva che bere il seme di lattuga domestica evitava le fantasie erotiche notturne; il romano Plinio premeva sullo stesso tasto parlando di un tipo di lattuga che già dal nome (astytis, “non sono in erezione”) annunciava desideri blandi e sicuri insuccessi sessuali. Passarono tanti secoli e la lattuga arrivò ai nostri giorni con la sua fama di leggero sedativo generale adatto persino a calmare bambini insonni. Solo gli egittologi continuavano a interrogarsi sulla strana associazione tra le vistose esuberanze di Min e i cespi di lattuga, ma il mistero sembrava destinato a rimanere tale. Ora l’enigma è stato risolto e la vecchia lattuga ha rivelato preziose caratteristiche dimenticate da millenni: assunto a basse dosi, il lattice che affiora dagli steli fioriferi spezzati della Lactuca serriola, una lattuga selvatica, è davvero un blando calmante ma, a dosi maggiori, garantisce un sicuro “effetto Min”. A risolvere l’enigma è stato il paleobotanico italiano Giorgio Samorini, che ha affrontato il problema partendo dalle origini. Considerazioni di carattere etnobotanico hanno portato infatti alla convinzione che la lattuga di Min fosse appunto la Lactuca serriola. Assumendone fino a un grammo, prevalgono gli effetti sedativo-analgesici dovuti alla presenza di sostanze come lattucina e lattupicrina; a dosi maggiori, cioè due o tre grammi, prevale invece l’effetto stimolante e allucinogeno indotto dall’alcaloide tropanico, una sostanza presente nelle Solonacee allucinogene quali il giusquiamo, la mandragora e la datura. C’è poi il famoso casu marzu (formaggio marcio) sardo, ottenuto in modo naturale tramite la Piophila casei (conosciuta anche come “mosca casearia”), un insetto dalle cui uova, deposte sulla forma di pecorino, nascono larve che traggono nutrimento cibandosi della forma stessa e sviluppandosi in essa. Si ottiene cosi una crema il cui sapore è molto pungente, piccante e originale. Al casu marzu vengono attribuite spiccate virtù afrodisiache, ma chi, sinceramente, oserebbe mangiarlo prima di appuntamento galante? E se proprio le avete provate tutte, dal cioccolato al peperoncino, dalle ostriche allo champagne, facendo fuori metà del vostro stipendio, allora rivolgetevi al dio Min. O, se preferite, alla farmacia più vicina.