Opuscolo sentieri grande guerra Valsugana

LA MONTAGNA DEI RAGAZZI
Una collana dedicata alla scoperta
della montagna trentina attraverso
i luoghi della Grande Guerra.
€ 5,00
9 788896 215623
LUNGO I SENTIERI
DELLA GRANDE GUERRA
IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
LA MONTAGNA DEI RAGAZZI
CONOSCERE LA MONTAGNA ATTRAVERSO LA GRANDE GUERRA
LUNGO I SENTIERI
DELLA GRANDE GUERRA
IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
Progetto: Accademia della Montagna del Trentino
Testi: Lucia Dellagiacoma
Credits fotografici: Associazione Storico Culturale Valsugana Orientale e Tesino [ASCVOT],
Biblioteca A. Baldini – Roma, Lucia Dellagiacoma [LD], Luca Girotto, APT Valsugana
Illustrazioni: Federica Periotto
Progetto Grafico: Egon
Stampa: Grafiche Stile – Rovereto
ISBN: 978-88-96215-62-3
Accademia della Montagna del Trentino
Via Romagnosi, 5
38122 Trento
tel. 0461 493175
mail: [email protected]
www.accademiamontagna.tn.it
© 2014, Egon
di Emanuela Zandonai Editore s.r.l.
via del Garda 32, Rovereto (TN)
tel. 39 0464 484500
fax 39 0464 484528
Imparare a conoscere il territorio in cui si vive è una tappa decisiva nel percorso di crescita di ogni persona che risulterà tanto più coinvolgente e appassionante se l’esplorazione avrà
inizio fin da giovani, quando è più facile ricordare i luoghi e immaginare le vicende che li hanno segnati. Per questo anche una piccola pubblicazione può diventare un’opportunità formativa, aggiungendo un’autentica esperienza culturale al piacere di una camminata all’aria aperta.
Questa collana, realizzata per iniziativa della Fondazione Accademia della Montagna del Trentino in
collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra, non è tuttavia solamente un contributo
per accendere la curiosità dei ragazzi verso un passato che ha segnato radicalmente la vita dei loro
bisnonni. In questi giorni in cui l’assurdità della guerra continua a insanguinare l’umanità, una visita
diretta ai luoghi dove si combatté la Grande Guerra può diventare il discorso più efficace per promuovere un mondo liberato dalla violenza.
Annibale Salsa
Presidente del Comitato Scientifico
dell’Accademia della Montagna del Trentino
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Gli alpini del Feltre sul Lagorai [Biblioteca A. Baldini Roma, Fondo Monelli]
Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
La Prima guerra mondiale
e il Trentino
La Prima guerra mondiale scoppiò cento anni fa. Iniziò nel 1914 e si concluse nel 1918.
Coinvolse la Francia, la Gran Bretagna, la Russia, la Germania, l’Austria-Ungheria, l’Italia, la Turchia,
gli Stati Uniti, il Giappone e tanti altri, oltre a paesi che allora erano colonie di paesi europei come
l’India, il Sudafrica, l’Australia, il Senegal.
Venne chiamata “Grande Guerra” perché prima non ce n’era mai stata una
così terribile. Vennero mobilitati milioni di soldati, furono inventate
nuove armi come i gas asfissianti e usati moderni mezzi di
trasporto come l’aereo. Morirono più di 9 milioni di soldati e
moltissimi civili, la vita di milioni di donne e bambini cambiò
radicalmente.
All’epoca il Trentino faceva parte dell’Impero austroungarico e confinava con il Regno d’Italia.
Nel 1914 più di 55.000 trentini vennero
richiamati alle armi e inviati in Galizia, una
regione che oggi si trova tra la Polonia
e l’Ucraina. Lì combatterono contro
l’esercito russo; moltissimi vennero fatti
prigionieri, più di 11.500 morirono.
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Carriaggi austriaci
in transito da Borgo
[ASCVOT - fondo Livio
Rossi - Amici di Borgo]
Nel maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria e il Trentino si trasformò in un
campo di battaglia: si scavarono centinaia di chilometri di trincee, i paesi furono bombardati, donne,
vecchi e bambini dovettero abbandonare le loro case. Per la prima volta i soldati dovettero combattere
anche in alta montagna tra le nevi e i ghiacci.
Circa 700 trentini, chiamati “irredentisti”, si arruolarono volontari nell’esercito italiano con l’obiettivo di unire il Trentino all’Italia. Alcuni di questi - Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa - furono
catturati dagli austriaci, processati e condannati a morte per tradimento.
Al termine della guerra, scomparvero gli imperi russo, tedesco, austro-ungarico e turco e nacquero
nuovi Stati. Il Trentino divenne parte dell’Italia, uscita vincitrice dal conflitto.
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Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
LA GRANDE GUERRA
IN VALSUGANA
Nel 1915 il confine tra Regno d’Italia e Impero austro-ungarico in
Valsugana corrispondeva pressappoco a quello attuale tra Trentino e Veneto.
All’entrata in guerra dell’Italia,
il 24 maggio 1915, gli austriaci
erano già logorati da un anno di
combattimenti contro la Russia e
la Serbia. Consapevoli della scarsità dei mezzi di cui disponevano,
abbandonarono parte dei territori
di confine per ritirarsi su posizioni
facilmente difendibili e controllabili anche con pochi uomini. La
linea prescelta tagliava la Valsugana all’altezza dei laghi di Caldonazzo e Levico, per poi salire sulla
catena del Lagorai e seguirne le creste fino a passo Rolle.
L’inaspettata lentezza dell’avanzata italiana permise agli austriaci di fortificare al meglio la loro linea
e di rioccupare alcune delle posizioni strategiche abbandonate in precedenza. Nonostante ripetuti e
sanguinosi tentativi di avanzata, i soldati italiani furono così fermati pochi chilometri a ovest di Borgo.
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Borgo Valsugana occupata dagli italiani [ASCVOT - fondo Livio Rossi - Amici di Borgo]
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Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
Per gli italiani la situazione precipitò nel maggio del
1916, quando ebbe luogo
la cosiddetta Strafexpedition, con la quale gli austriaci miravano a sfondare il
fronte degli Altipiani per dilagare nella pianura veneta.
In Valsugana vennero condotte solamente azioni di
disturbo per tenere occupate
le forze nemiche, impedendo
l’afflusso di rinforzi sull’altopiano di Asiago. Queste, però,
ebbero un effetto inaspettato
e spinsero lo schieramento
italiano a un arretramento
considerevole, fino alla linea
che saliva dal paese di Ospedaletto ai monti di Rava.
Profughi in partenza da Grigno [Luca Girotto]
Il fronte in questo settore rimase pressoché immutato fino all’autunno del 1917, quando, a causa della
sconfitta subita a Caporetto, l’esercito italiano fu costretto alla ritirata sul monte Grappa e sul Piave.
La Valsugana vide, dunque, il ritorno degli austriaci, i quali la abbandonarono soltanto nel tardo 1918,
alla fine della guerra.
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Tra guerra e dopoguerra
A partire dal maggio 1915, i paesi trentini vicini al confine vennero
evacuati. Più di 100.000 persone dovettero lasciare le proprie case: circa
70.000 vennero spostati verso l’interno dell’Austria, altri 30.000 verso l’Italia.
In Valsugana le operazioni di trasferimento durarono mesi e si svolsero perlopiù
in maniera disordinata e senza provvedimenti adeguati. Una parte della popolazione
venne spostata nelle zone settentrionali dell’Impero, in Boemia e Moravia. Altri furono portati nelle
“città di legno”, campi di baracche come quelli di Braunau e Mitterndorf.
In molti decisero di non lasciare i propri paesi, sfidando gli ordini di evacuazione. A Borgo, in particolare, la maggior parte degli abitanti restò nelle proprie case. Sotto la minaccia della Strafexpedition,
nel 1916, le persone rimaste nelle zone occupate dagli italiani furono trasferite in varie regioni della
Penisola.
Alla fine della guerra i profughi rientrarono nei paesi devastati dai bombardamenti e dagli incendi.
Gli edifici meno danneggiati vennero sistemati provvisoriamente, in molti paesi furono costruiti villaggi di baracche.
Ci vollero anni prima che la vita tornasse alla normalità. La povertà spinse molte persone a tornare
sui campi di battaglia per cercare materiali da vendere o riutilizzare. Quello del “recuperante” fu un
lavoro faticoso e pericoloso.
Oggi, a distanza di cento anni, si cerca di conservare ciò che resta di quella tragica guerra. Sono stati
restaurati forti e trincee, ripristinati sentieri e realizzati musei storici nei quali sono esposti reperti ritrovati sulle montagne.
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Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
Rovine di Strigno [ASCVOT - fondo Gigi Cerbaro]
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[Foto APT Valsugana]
Passo Manghen
Itinerario 3
Itinerari
Strigno
Bieno
Telve
Pergine
Ivano-fracena
Roncegno
Itinerario 1
Marter
Novaledo
Lago di
Caldonazzo
Pieve Tesino
Borgo
Valsugana
Tenna
Caldonazzo
Levico Terme
Fiume Brenta
Castello Tesino
Itinerario 4
Villa Agnedo
Ospedaletto
Itinerario 2
Come prepararsi ad un’escursione
in montagna
Oltre ad offrire un paesaggio e una natura incontaminate, i monti della Valsugana
permettono di ripercorrere alcuni dei luoghi dove venne combattuta la Grande Guerra.
Come tutte le gite, anche un’escursione in montagna va organizzata.
Ecco alcuni suggerimenti:
- indossa un abbigliamento pratico e delle calzature adatte (scarponcini)
- scegli un itinerario adatto alle tue capacità e al tuo allenamento
- assicurati che le previsioni del tempo siano buone
- studia l’itinerario prima di partire, porta con te la cartina e mantieni il cammino
sui sentieri segnalati
- in generale non ti addentrare in grotte o gallerie; dove è consentito l’ingresso,
fatti accompagnare da un adulto e ricordati di portare una torcia elettrica
- non disturbare gli animali: limitati ad osservarli
- rispetta l’ambiente: riporta a casa i tuoi rifiuti!
Cosa non deve mancare nel tuo zaino:
- una buona quantità di acqua
- qualcosa da mangiare durante la giornata
- un cappellino e gli occhiali per ripararti dal sole
- una maglia e uno spolverino per la pioggia: in montagna il tempo può cambiare
molto velocemente
- la crema protettiva per evitare scottature
- una cartina della zona.
Nota: nelle schede degli itinerari, il tempo di percorrenza comprende il percorso di andata
e ritorno ma non le soste e le visite ai luoghi di interesse.
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Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
1° ITINERARIO
FORTE COLLE DELLE BENNE
Forte Colle delle Benne, chiamato anche
San Biagio, fu costruito negli anni Ottanta del XIX secolo. Nel 1915, considerato
obsoleto, fu privato dell’armamento principale. La stessa sorte toccò al vicino forte di Tenna. Da quel momento entrambe
le opere vennero utilizzate soltanto come
punti d’appoggio per le fanterie.
Partenza: Levico Terme (500 m)
Arrivo: forte Colle delle Benne (650 m)
Dislivello: 150 m
Tempo di percorrenza: 2 ore
Difficoltà: facile, adatto a tutti
Maso Lazzaretti
Colle delle Benne
Forte
Colle delle Benne
stabilimento termale
Tenna
Lago di Levico
Levico Terme
Forte di Tenna
Lago di Caldonazzo
SS 4
7
enta
Fiume Br
Il forte si raggiunge seguendo la stradina che inizia nei pressi dello stabilimento termale di Levico, corredata da chiare
indicazioni per il Colle delle Benne. Dopo
pochi minuti di cammino, il fondo diventa sterrato. La pendenza è piacevole e
mai eccessivamente faticosa.
Presso un incrocio, un cartello indica la
presenza di un ex acquedotto austriaco.
La struttura è inglobata nel muro di contenimento della strada ed è ben conservata.
In circa 40 minuti di cammino si arriva
nei pressi di una costruzione in calce15
struzzo parzialmente interrata.
Si tratta di una delle strutture di
pertinenza del forte, ora utilizzata come magazzino.
Poco dopo si giunge a un incrocio: per arrivare al forte è necessario svoltare a destra, ma vale
la pena di effettuare una breve
deviazione e scendere lungo la
strada nella direzione opposta,
fino al tornante presso il quaIl fossato e le cannoniere di forte Colle delle Benne [LD]
le sorge maso Lazzaretti. Nello
spiazzo sulla sinistra si trova un monumento del periodo bellico ricavato in un grosso blocco di pietra;
l’iscrizione che lo completava è andata perduta. Nel 1915 in questa zona venne realizzato un moderno
caposaldo in caverna, più adatto alle nuove esigenze difensive rispetto al forte, ormai antiquato. Dove
ora si vedono gli edifici e il cortile del maso sorgeva un ospedale da campo.
Tornati all’incrocio, si continua la salita verso Colle delle Benne e in breve tempo si giunge in vista
dell’ingresso al forte: i pilastri del cancello, ai lati della strada, sono quelli originali. Pochi metri prima,
sulla sinistra, sono visibili due caverne che facevano parte del caposaldo cui si è accennato. Esse davano accesso a due gallerie comunicanti che oggi, per motivi di sicurezza, sono state murate.
Il forte, recentemente restaurato, può essere visitato dall’esterno girando attorno al fossato e internamente solo in orari prestabiliti (per informazioni sugli orari e per visite guidate: APT Valsugana tel.
0461 727700).
Sul lato sud-est si aprono le quattro cannoniere delle casematte che ospitavano cannoni da 12 cm.
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Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
Due obici da 10,5 cm erano, invece,
sistemati in cupole blindate girevoli.
Nella torretta che si trova all’esterno
del fossato era posizionato un riflettore. Il fossato era controllato dalla
galleria (poterna) che lo taglia perpendicolarmente.
Sulla copertura di una delle strutture
difensive realizzate nel 1915 è stato
creato un terrazzino panoramico dal
quale la vista spazia su Levico e sui
monti che delimitano la Valsugana.
Alcune feritoie presentano ancora le
piastre di protezione in metallo, risparmiate dai recuperanti. Una delle
aperture al primo piano conserva anche un balcone blindato apribile con
meccanismo a cremagliera, azionato
a manovella e munito di spioncino.
La facciata del forte [LD]
Terminata la visita alla fortificazione, il rientro si effettua per la medesima strada dell’andata.
Si può raggiungere forte Colle delle Benne anche in automobile, partendo da Levico e seguendo per
qualche chilometro la provinciale n. 228. In corrispondenza di un’ampia piazzola si svolta a destra e
si percorre la stradina in salita con indicazioni per il forte, un tempo via di servizio per i rifornimenti.
L’automobile può essere parcheggiata nello spiazzo presso il tornante di maso Lazzaretti.
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LE FORTIFICAZIONI IN VALSUGANA
Corridoio naturale tra Italia e Austria-Ungheria, la valle del Brenta rappresentava un
punto particolarmente delicato del confine.
Nella seconda metà dell’Ottocento, dunque,
entrambi i Paesi iniziarono imponenti lavori di
fortificazione in Valsugana.
Da parte austriaca furono costruiti i forti
Tenna (recentemente restaurato, per informazioni sulla visita: APT Valsugana tel. 0461
727700) e Col delle Benne, mentre gli italiani
provvidero a sbarrare la valle all’altezza di
Cismon e Primolano, con le tagliate del Tombion, della Scala e delle Fontanelle.
Ai primi del Novecento, però, tali fortificazioni erano divenute obsolete e si rese necessaria l’edificazione di nuove opere. In Italia si
costruirono i forti Cima di Lan, Cima Campo,
Lisser e la batteria in caverna di Coldarco.
L’Austria-Ungheria approntò diversi progetti,
prevedendo inizialmente cinque nuove opere,
poi portate a dieci, distribuite tra la Marcesina e l’altopiano di Celado. Nessuna di esse fu
effettivamente realizzata; si puntò, invece, al
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rafforzamento della linea Altipiani – Lagorai,
con la costruzione di forte Spitz Verle – Cima
Vezzena e il potenziamento del caposaldo di
monte Panarotta.
Ad eccezione del forte Spitz Verle e della Pa-
narotta, le fortificazioni della Valsugana ebbero soltanto un ruolo marginale durante la
guerra, a causa della loro distanza dal fronte
e dell’inadeguatezza rispetto alle nuove tecnologie belliche.
Le cannoniere del forte di Tenna [LD]
Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
2° ITINERARIO
SASSO GAMBARILE
Il Sasso Gambarile è un roccione isolato,
situato sulla destra idrografica del fiume
Brenta. Precedentemente conosciuto
come “il Dito” per via della sua forma, durante la guerra assunse il nome dell’ufficiale che ne diresse i lavori di fortificazione.
Partenza: Oltrebrenta di Villa Agnedo (330 m)
Arrivo: Sasso Gambarile (556 m)
Dislivello: circa 230 m
Tempo di percorrenza: 1 ora e 30 minuti
Difficoltà: facile
Villa Agnedo
SS
47
Ospedaletto
Agritur
Prà dei Pezi
me
Fiu
ta
en
Br
Sasso Gambarile
556 m
Si parte da località Oltrebrenta di Villa
Agnedo. Parcheggiata l’automobile nei
pressi dell’incrocio per l’agritur Prà dei
Pezi, si prosegue a piedi in direzione est,
per svoltare poi nella prima strada a destra (località Brustolae, indicazioni per
Sasso Gambarile). Si cammina prima su
asfalto, poi su sterrato e la segnaletica è
presente ad ogni incrocio. Dopo circa 20
minuti di cammino, al termine di un tratto in discesa, si incontra un bivio senza
cartelli. Qui bisogna prendere la strada in
ripida salita, che dopo qualche decina di
metri torna ad avere una pendenza mo19
derata e si snoda in una serie di
tornanti in mezzo al bosco. In
altri 20 minuti si giunge ai piedi
del Sasso Gambarile, dove una
panchina invita a fermarsi per
riprendere fiato.
Questa posizione, ignorata fino
al 1916, assunse un ruolo importante dopo la Strafexpedition.
La prima linea italiana, infatti, si
stabilizzò lungo il costone che
termina con questa altura, la
Interno di galleria sul Sasso Gambarile [LD]
quale fu trasformata nel caposaldo principale del sistema difensivo in destra Brenta. Qui vennero realizzate postazioni per mitragliatrici e artiglierie, trincee, caverne per il ricovero delle truppe e il deposito di materiali, una stazione
per riflettori. La zona era servita da un impianto idraulico, due generatori fornivano la corrente elettrica
e le comunicazioni erano garantite da un centralino telefonico. Qui aveva sede anche il comando del
battaglione che presidiava il settore. Un camminamento coperto permetteva il collegamento con il
trincerone di Ospedaletto; nel bosco a est della prima linea sorsero baraccamenti per cucine, dormitori
e magazzini, nascosti alla vista del nemico dalla vegetazione.
Si consiglia di visitare il caposaldo partendo dalla base. La galleria che si trova all’estremo margine
inferiore è la più lunga. È sicura, ma piuttosto bassa, quindi per l’accesso è meglio essere muniti di
caschetto e, naturalmente, di torce elettriche. Nella parte iniziale tre rami laterali portano ad altrettante
feritoie, mentre nel secondo tratto non ci sono aperture verso l’esterno. Il cunicolo si interrompe dopo
qualche decina di metri. Si può incontrare qualche pipistrello addormentato, che si raccomanda di non
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Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
disturbare con grida o luci: sono animali molto
sensibili e assolutamente innocui.
Più in alto si trova un’altra apertura, che dà accesso a due stanzoni. Da quello di destra un pozzo sale in verticale e si collega ad una galleria il
cui ingresso è visibile dall’esterno, senza, però,
essere raggiungibile.
Il sentiero continua a salire, passando vicino ad
altre cavità e raggiungendo, infine, una selletta
dove sono posizionate alcune panchine. A destra si apre una galleria la cui feritoia offre un
bel panorama sulla valle e sul Lagorai occidentale. Seguendo con prudenza la traccia munita di
cordini di sicurezza, si può raggiungere la cima
del Sasso Gambarile. I cavi metallici contornano
anche la sommità, garantendo la sicurezza di chi
vi sosta. La vista, da qui, è spettacolare.
La discesa avviene sull’altro fianco del costone,
per sentiero a stretti tornanti (dalla selletta indicazioni per Prà dei Pezi). Raggiunta in pochi
minuti la strada forestale, la si percorre per intero, ignorando ulteriori cartelli e perdendo rapidamente quota. In breve si torna alla via dell’andata, che si seguirà fino all’automobile.
L’ingresso di una delle gallerie
Panorama da una feritoia del Sasso Gambarile [LD]
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LO SBARRAMENTO ITALIANO IN BASSA VALSUGANA
Sotto la spinta dell’offensiva austriaca della primavera del 1916, le truppe italiane dovettero
ripiegare fino a Ospedaletto, dove si trovavano
le uniche strutture difensive dietro la prima linea. Fu allora chiara per i comandi italiani la
necessità, fino a quel momento trascurata per
carenza di mezzi e reparti tecnici, di predisporre degli sbarramenti anche in posizione arretrata. Nell’eventualità di un nuovo attacco, questi
avrebbero garantito maggiore resistenza.
monti di Rava. Comprendeva il “trincerone”,
lunga postazione coperta ricavata nell’argine
sinistro del torrente Grigno, oggi recuperato
(per informazioni e visite: Biblioteca di Grigno
tel. 0461 765414).
Il terzo sbarramento era posto tra gli abitati di
Tezze e Martincelli e fu proprio lì che, nel novembre 1917, le retroguardie italiane rallentarono l’avanzata austro-ungarica per consentire
al resto dell’esercito di ripiegare sul Grappa.
Vennero, quindi, realizzate tre diverse linee
trincerate sul fondovalle, supportate da postazioni per artiglieria e mitragliatrici sulle
alture.
La prima, a Ospedaletto, sfruttava i lavori iniziati nel 1915 e successivamente sospesi. Ne
facevano parte, a nord, le postazioni di Col
dei Fortini, recentemente ripristinate.
La seconda, a Grigno, era di fondamentale
importanza, poiché proteggeva la strada del
Murello (o del Murelo), via di rifornimento
per le truppe che si trovavano nel Tesino e sui
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L’interno del trincerone di Grigno [LD]
Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
3° ITINERARIO
FORCELLA ZIOLERA E MONTE VALPIANA
PARTENZA: passo Manghen (2047 m)
ARRIVO: forcella Ziolera (2250 m) – monte Valpiana (2368 m)
DISLIVELLO: circa 200 m – circa 320 m
TEMPO DI PERCORRENZA: 3 ore – 6 ore
DIFFICOLTÀ: escursionistico – per esperti
2
32
Lago delle Buse
A
M. Manghen
2.187 m
361
Forcella
Ziolera
2
32
Cima di Valsolero
2.283 m
Monte Ziolera
2.478 m
32
322
2
Rifugio Manghen
Passo Manghen
2.047 m
Forcella del Frate
M. Valpiana
2.368 m
Herta Miller Haus
Durante la Grande Guerra le zone di
passo Manghen, forcella Ziolera e monte Valpiana erano occupate dai soldati
austro-ungarici, che da queste postazioni controllavano le valli di Calamento e
Campelle. In queste zone le tracce della
presenza militare sono ancora molto evidenti.
Il percorso inizia da passo Manghen e nel
primo tratto coincide con il sentiero SAT
322, che in circa 45 minuti porta alla forcella del Frate. Si iniziano a vedere segni
di trincee e baraccamenti, tra cui quello
del cappellano militare del battaglione
Auer - un francescano - da cui il luogo ha
preso il nome.
Si continua a camminare seguendo le
indicazioni per forcella Ziolera. Nel punto in cui il sentiero inizia a scendere, per
risalire successivamente al valico (brevissimo tratto con cordini metallici), si
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vedono ancora resti di baraccamenti; qui si trovavano le cucine e il comando del battaglione.
Vicino alla forcella sono da notare il muro di sostegno costruito sotto la strada, ottimamente
conservato, e il basamento in
cemento della teleferica che saliva dal lago delle Buse e arrivava sul Valpiana.
Giunti a questo punto si può
scegliere: chi se la sente di affrontare una camminata più
lunga e su un terreno un po’
più difficile può proseguire verso monte Valpiana. Chi, invece,
I ruderi del comando del settore Valpiana [LD]
preferisce iniziare subito la discesa per rientrare a passo Manghen, deve seguire le indicazioni per il lago delle Buse.
Il percorso verso monte Valpiana prevede, per il primo tratto, la prosecuzione sul sentiero SAT 322.
Dopo circa 20 minuti di cammino si incontrano, sulla sinistra, le quattro piazzole per artiglieria in pietra e cemento della cosiddetta “batteria Ziolera”. Poco più avanti, a destra, si possono vedere i ruderi
del comando del settore Valpiana.
Giunti ai piedi di cima Todesca bisogna abbandonare i segnavia SAT e prendere la traccia non segnata ma molto evidente che si diparte verso destra, in direzione sud. Il sentiero che si dovrà seguire
taglia la lunga e frastagliata cresta che, staccandosi dal crinale principale del Lagorai, si allunga verso
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Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
meridione. Si cammina sulla vecchia mulattiera di arroccamento e lungo il tracciato i resti delle strutture militari sono
numerosi. Il sentiero è un po’ esposto e percorrendolo bisogna fare molta attenzione. Spostandosi appena sopra la
traccia si vedono le trincee e le postazioni della prima linea
austriaca, costruite a secco, affacciate sulla val Campelle e
sui monti di Rava. Superato un roccione che sembra in bilico sullo strapiombo e sul quale è applicata una staffa per i
cavi telefonici, si arriva in pochi minuti ai ruderi della “Herta Miller Haus”, l’ex ospedale austriaco. Una lapide riporta
il nome della struttura. Ciò che resta della costruzione è
stato recentemente restaurato ed è protetto da una tettoia.
In basso, oltre la cresta, c’è monte Setole, sul quale gli italiani si attestarono nell’autunno del 1915 e dal quale tentarono più volte e senza successo l’assalto a cima Valpiana.
La lapide sull’ex ospedale “Herta Miller Haus” [LD]
Per tornare a forcella Ziolera si ripercorre la via dell’andata.
Per il rientro bisogna seguire il segnavia SAT 361, che ricalca la mulattiera militare e in circa 30 minuti conduce al
lago delle Buse. Sulle sponde nord-occidentali dello specchio d’acqua sono visibili i resti della “casa dei trògheri”
(dal tedesco tragen, portare), dove alloggiavano i prigionieri russi impiegati come portatori di materiali al fronte.
Poco oltre il lago il sentiero si biforca e il segnavia cambia:
per arrivare a passo Manghen bisogna seguire il segnavia
SAT 322A, prima in discesa e, nell’ultimo tratto, in salita.
La strada militare sul crinale di monte Valpiana [LD]
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LA GUERRA DELLE DONNE
Con la popolazione maschile impegnata al fronte, erano le donne
a dover sostenere l’economia e la società. Esse svolgevano tutte
le mansioni solitamente riservate agli uomini nei campi, nelle fabbriche e negli uffici. I comitati femminili davano supporto morale
e materiale ai combattenti e alle loro famiglie. Alcune donne lavoravano come portatrici di materiali al fronte.
Il ruolo delle infermiere era molto importante. A una di loro, Herta Miller, è stato dedicato l’ospedale austriaco di monte Valpiana.
Nel 1916 la donna fu coinvolta nella valanga di Valsolero: sopravvisse, ma impazzì a causa del trauma subìto.
Molte donne hanno lasciato interessanti testimonianze scritte,
come la crocerossina Rita Rigo Armellini, di Borgo. Il suo diario
inedito racconta la guerra dal punto di vista dei civili, con annotazioni sulla quotidianità dell’ospedale, ma anche sugli avvenimenti
politici e militari e sui rapporti con i soldati.
Le donne arrivarono anche in prima linea. Monelli ricorda l’episodio della cattura di alcuni austriaci, tra i quali c’era anche
una ragazza: orfana di madre, aveva seguito il padre al fronte ed
era stata accuratamente camuffata con una divisa. Anche Zita
Dussweiner si era arruolata nella Landsturm insieme al padre:
divenuta addirittura sottufficiale, fu uccisa nell’agosto 1915 in
val Campelle.
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La prigioniera austriaca fotografata da Paolo Monelli
[Biblioteca A. Baldini – Roma]
Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
4° ITINERARIO
MONTE LEFRE
Partenza: strada per il monte Lefre (1250)
Arrivo: monte Lefre (1305)
Dislivello: 55 m
Tempo di percorrenza: 1 ora e 45 minuti
Difficoltà: facile
Pradellano
Bieno
Strigno
Rifugio Monte Lefre
Monte Lefre
1.305 m
SS
Fium
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t
a
47
Monte Lefre, imponente sperone roccioso
allungato verso il Brenta, durante la guerra rivestì un ruolo fondamentale all’interno della linea difensiva italiana. Sfruttato
inizialmente come osservatorio, dopo la
Strafexpedition venne trasformato in un
importante caposaldo di prima linea.
Dall’abitato di Pradellano, sulla provinciale Strigno - Tesino, parte la strada che
conduce fino alla cima del monte Lefre
e al rifugio omonimo. La si segue fino
all’ultimo tornante, presso il quale si può
parcheggiare. Un cartello recita “Forti e
trincee guerra 14-18”. Seguendolo ci si
inoltra nel bosco in discesa, lungo la strada forestale, arrivando in pochi minuti ad
una spianata dove i segni delle costruzioni militari sono piuttosto evidenti. È
possibile esplorare la zona, facendo però
molta attenzione a non avvicinarsi agli
strapiombi che precipitano sulla Valsu27
Monte Lefre dal Sasso Gambarile [LD]
gana. In quest’area si aprono diverse gallerie alle quali è meglio non accedere: si possono, invece,
ammirare in piena sicurezza le iscrizioni conservate vicino agli ingressi.
Proseguendo si arriva a un largo spiazzo: bisogna lasciarlo sulla destra e salire verso sinistra, sempre
seguendo la forestale, che non è segnalata ma è comunque molto evidente. Si torna, così, in vista della
strada asfaltata, a pochi metri di distanza dall’auto. Un cartello segnala la partenza del sentiero militare. Lo si segue in salita fino a giungere al rifugio, per poi aggirare la struttura e continuare a camminare
nella direzione indicata dal tabellone “La montagna racconta”.
Di nuovo il percorso conduce nel bosco. Ai lati saltano all’occhio i resti delle strutture militari: muretti, trincee e la strada stessa che si sta percorrendo ricordano la permanenza di soldati in quest’area.
Per la sua particolare conformazione, su monte Lefre le strutture difensive e quelle più legate alla vita
quotidiana convivevano.
In una decina di minuti di cammino si arriva all’entrata dell’osservatorio. Sopra l’ingresso una tar28
Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
ga ricorda la compagnia del Genio che lavorò alla sua costruzione,
mentre all’esterno un tabellone in legno racconta la storia del caposaldo. La galleria è ampia e sicura e, munendosi di torcia elettrica, è possibile entrarvi per visitarla. Le quattro feritoie offrono
interessanti scorci sulla valle sottostante. Da qui i comandi italiani
studiarono e coordinarono le azioni belliche messe in atto nel settore della Valsugana.
Usciti dall’osservatorio si riprende a camminare. La strada lascia
posto ad un sentiero che in pochi metri porta al belvedere: da qui
si apre un magnifico panorama sulla vallata e sui monti circostanti,
dall’altopiano di Asiago al Lagorai, fino al gruppo di Rava. Proseguendo lungo le scalette rocciose si arriva al secondo punto panoramico, dove una tabella indica i nomi delle montagne e due
panchine invitano alla sosta. Entrambi i balconi sono protetti da
reti metalliche e sono, dunque, perfettamente sicuri. Dietro le panchine, tra la vegetazione, si nota una postazione in cemento della
contraerea.
Si scende ora dal lato opposto, passando a fianco delle reti che delimitano il punto dove sbocca uno dei rami inagibili della galleriaosservatorio. Si attraversa l’area pic-nic e si ritorna sulla via percorsa all’andata. Giunti nuovamente al rifugio, lo si supera per arrivare
alla strada asfaltata. Si può scegliere di discenderla per rientrare in
pochi minuti alla macchina, oppure si può effettuare una breve deviazione seguendo le indicazioni per la chiesetta alpina, inaugurata
nel 2003 e dedicata ai caduti delle due guerre mondiali.
Ingresso della galleria osservatorio sotto
la cima di monte Lefre [LD]
Iscrizioni sulla galleria del gruppo elettrogeno
[LD]
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PAOLO MONELLI E IL MUSEO DI BORGO VALSUGANA
Paolo Monelli (1891-1984) è stato un famoso scrittore e giornalista.
Durante la Prima guerra mondiale combatté in Valsugana, sui monti
di Rava – Cima d’Asta e sull’altopiano di Asiago. Dopo il conflitto
lavorò come inviato per alcuni dei più importanti quotidiani italiani
e pubblicò numerosi libri. Nel più famoso di essi, Le scarpe al sole.
Cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino, del 1921,
Monelli racconta con stile vivace la sua esperienza in guerra.
Numerose fotografie strettamente legate a questo testo sono state
individuate nell’archivio Monelli, acquisito dalla Biblioteca Baldini di
Roma negli anni Ottanta. Grazie alla collaborazione dell’Associazione
Storico Culturale Valsugana Orientale e Tesino (ASCVOT), tali immagini sono state riordinate e le didascalie corrette e arricchite. Da
questo lavoro sono nate la mostra fotografica “1915-1918 Al fronte
con Paolo Monelli. Valsugana, Lagorai, Ortigara. I luoghi e i volti de
Le scarpe al sole” e la pubblicazione omonima.
ASCVOT gestisce la Mostra Permanente della Grande Guerra in
Valsugana e Lagorai a Borgo: si tratta di una vasta raccolta di divise, oggetti di vita quotidiana e armi che raccontano il conflitto nel
Trentino Orientale, con due vetrine dedicate a Paolo Monelli.
Paolo Monelli durante la Grande Guerra
[Biblioteca A. Baldini Roma, Fondo Monelli]
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Lungo i sentieri della Grande Guerra IN VALSUGANA E SUL LAGORAI
Escursioni e itinerari di scoperta
Informazioni
turistiche
MUSEI DEDICATI
ALLA PRIMA GUERRA
MONDIALE IN VALSUGANA
E SUL LAGORAI
GLI ALTRI TITOLI DELLA
COLLANA PUBBLICATI
AZIENDA PER IL TURISMO
VALSUGANA E LAGORAI Viale V. Emanuele, 3
38056 Levico Terme
Tel. 0461/727700
[email protected]
www.visitvalsugana.it
Mostra permanente della Grande Guerra
in Valsugana e sul Lagorai
Borgo Valsugana, Ex Mulino Spagolla
Vicolo Sottochiesa 11
Tel. 0461 757195, 0461 754052
(Biblioteca Comunale di Borgo Valsugana)
www.mostradiborgo.it
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN VALLARSA
Mostra permanente della Grande Guerra
sul Lagorai
Caoria, Via Ghiaie
Tel. 328 8311575 / 348 5736704 Gruppo Alpini di Caoria
www.alpinicaoria.it
Collezione di cimeli del Rifugio Cauriol
Val Sàdole, Ziano di Fiemme
Tel. 348 5161123 / 337 230202 gestore del rifugio
Tel. 0462 570016 A.P.T. Valle di Fiemme
www.visitfiemme.it
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN VAL DI SOLE
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
IN VALLAGARINA
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
sugli altipiani di folgaria, lavarone
e luserna
LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO
LA GRANDE GUERRA SUL WEB
www.trentinograndeguerra.it
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FONDAZIONE ACCADEMIA DELLA MONTAGNA DEL TRENTINO
Insieme per vivere, rispettare e conoscere la montagna di ieri, oggi e domani
L’Accademia della Montagna del Trentino è una Fondazione promossa dalla Provincia autonoma di
Trento, per incentivare la conoscenza del territorio montano, valorizzare il patrimonio dell’arco alpino e
la salvaguardia della montagna, in particolare del Trentino. Il suo compito è inoltre far emergere il valore
storico, culturale, socio-economico e sportivo delle attività alpinistiche, sciistiche ed escursionistiche
che si svolgono in montagna. Costituita il 21 dicembre 2009, è operativa dal marzo 2010.
I suoi soci fondatori sono la Provincia autonoma di Trento, la Camera di Commercio Industria
Artigianato Agricoltura, l’Università degli studi di Trento, il Collegio Provinciale delle Guide Alpine,
l’Associazione Accompagnatori di Territorio del Trentino, il Collegio provinciale Maestri di Sci del
Trentino, l’Associazione Maestri di Sci del Trentino e l’Associazione Gestori Rifugi del Trentino.
Finito di stampare nel mese di settembre 2014
Grafiche Stile – Rovereto
LA MONTAGNA DEI RAGAZZI
Una collana dedicata alla scoperta
della montagna trentina attraverso
i luoghi della Grande Guerra.
€ 5,00
9 788896 215623
LUNGO I SENTIERI
DELLA GRANDE GUERRA
IN VALSUGANA E SUL LAGORAI