Capitolo 8
Il sistema
monetario
internazionale:
una
panoramica
storica
adattamento italiano di Novella Bottini
1
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Anteprima
•
Obiettivi delle politiche macroeconomiche –
equilibrio interno ed esterno
•
Gold standard 1870 - 1914
•
Il sistema monetario internazionale nel
periodo fra le due guerre 1918 - 1939
•
Il sistema di Bretton Woods dei tassi di
cambi fissi 1944 - 1973
2
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Anteprima
•
Il crollo del sistema di Bretton Woods
•
Argomentazioni a favore dei cambi flessibili
•
Argomentazioni contro i cambi flessibili
•
Interdipendenza
d
d
macroeconomica in
regime di cambi flessibili
•
I mercati dei cambi dal 1973
3
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1
Obiettivi macroeconomici
“Equilibrio interno” è il nome dato agli obiettivi
macroeconomici di pieno impiego (o produzione
normale) e stabilità dei prezzi (o bassa
inflazione).
•
○
Un utilizzo insostenibile delle risorse tende a portare a
prezzi maggiori (sovraoccupazione); un utilizzo non
efficace delle risorse tende a portare a prezzi inferiori
(sottooccupazione).
• Domanda
aggregata e produzione instabili tendono
a creare prezzi volatili.
○
Movimenti nei livelli dei prezzi riducono l’efficienza
dell’economia rendendo il valore reale delle unità
monetarie meno certo e quindi rende più difficile la
pianificazione per il futuro.
4
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Obiettivi macroeconomici (segue)
“Equilibrio esterno” si ottiene quando:
○ Il saldo del conto corrente che non è “troppo”
negativo (deficit) da impedire ad un’economia
di ripagare i suoi debiti esteri;
○ Il saldo del conto corrente che non è “troppo”
positivo (surplus) da mettere i paesi stranieri
nella stessa posizione
•
•
Per esempio, la pressione sul Giappone negli anni 80 e
sulla Cina negli anni 2000.
Un vincolo di bilancio intertemporale limita le
capacità di spesa di ogni paese nel tempo ai
livelli che permettono di ripagare gli interessi e il
capitale sul debito estero.
•
5
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Il trilemma di economia aperta
•
Un paese che fissa il tasso di cambio della propria
valuta e permette la libera circolazione dei capitali
rinuncia al controllo sulla politica monetaria nazionale.
•
Un paese con un tasso di cambio fisso, se limita i flussi
finanziari internazionali in modo tale che non deve
essere necessariamente valida la condizione di parità
dei tassi di interesse, R=R*, è in grado di modificare il
tasso di interesse interno così da influenzare
l’economia nazionale.
•
Un paese con un tasso di cambio flessibile può
utilizzare la politica monetaria per guidare l’economia
anche se i flussi internazionali sono liberi.
6
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2
Il trilemma di economia aperta (segue)
•
Impossibilità per un paese di conseguire più di due tra i
seguenti obiettivi:
1.
Stabilità del tasso di cambio;
2.
Politica
l
monetaria orientata agli
l obiettivi
b
interni.
3.
Libertà dei movimenti internazionali di capitale.
7
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Figura 8.1 Il trilemma di politica economica in
economia aperta
8
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Politica macroeconomica durante il gold
standard 1870 - 1914
•
Il gold standard dal1870 al 1914 e dopo il 1918
aveva meccanismi che impedivano che i flussi
di riserve in oro (la bilancia dei pagamenti)
diventassero troppo positivi o troppo negativi.
○I
prezzi tendevano ad aggiustarsi secondo la
qua t tà di
quantità
d oro
o o circolante
c co a te in un’economia,
u eco o a, cosa che
c e
aveva effetti sui flussi di beni e servizi: il conto
corrente.
○ Le
banche centrali influenzavano i flussi di capitale
finanziario, di modo che la parte non a riserva del
conto finanziario era uguale al saldo del conto
corrente, riducendo pertanto i flussi di oro in
entrata o in uscita.
9
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3
Politica macroeconomica durante il gold
standard (segue)
•
Il meccanismo price-specie-flow è
l’aggiustamento dei prezzi quando l’oro
(“specie”) entra o esce da un paese, causando
un aggiustamento nel flusso di beni.
○
Un flusso di oro in entrata tende a gonfiare i prezzi.
○
Un flusso di oro in uscita tende a ridurre i prezzi.
○
Se il paese domestico ha un avanzo di conto corrente
superiore al conto finanziario non rappresentato da
riserve, l’oro guadagnato con le esportazioni entra nel
paese – facendo aumentare i prezzi in quel paese e
riducendoli nei paesi stranieri.
I beni del paese domestico diventano cari e i beni dei paesi
esteri diventano economici, e ciò riduce l’avanzo di conto
corrente del paese domestico e i disavanzi dei paesi stranieri.
ƒ
10
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Politica macroeconomica durante il gold
standard (segue)
•
Perciò, il meccanismo price-specie-flow del
gold standard poteva ridurre l’avanzo o il
disavanzo di conto corrente, ottenendo
una misura di equilibrio esterno per tutti i
paesi.
paesi
11
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Politica macroeconomica durante il gold
standard (segue)
Le“regole del gioco” in regime di gold standard
si riferiscono ad un altro processo di
aggiustamento che era teoricamente gestito
dalle banche centrali:
•
○
Vendita di attività domestiche quando l’oro esce dal
paese per pagare le importazioni. Ciò riduce l’offerta di
moneta e incrementa i tassi di interesse, attraendo flussi
di capitale
it l fi
finanziario
i i per compensare il d
deficit
fi it di conto
t
corrente.
•
○
•
12
Questo riduce i flussi di oro in uscita.
Acquisto di attività domestiche quando l’oro entra nel
paese come reddito da esportazioni. Ciò incrementa
l’offerta di moneta e riduce i tassi di interesse, riducendo
i flussi di capitale finanziario in entrata per compensare il
saldo di conto corrente.
Questo riduce i flussi di oro in entrata.
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4
Politica macroeconomica durante il gold
standard (segue)
•
Le banche con riserve in oro decrescenti
avevano un forte incentivo a praticare le regole
del gioco: non potevano convertire la valuta
senza una sufficiente quantità di oro.
•
Le banche con riserve in oro crescenti avevano
un debole incentivo a praticare le regole del
gioco: l’oro non fruttava interesse, ma le
attività domestiche sì.
•
In pratica, le banche centrali con riserve in oro
in crescita raramente seguivano le regole.
•
E le banche centrali spesso sterilizzavano i
flussi di oro, cercando di evitare ogni effetto
sull’offerta di moneta e sui prezzi.
13
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Politica macroeconomica durante il gold
standard (segue)
•
I risultati del gold standard nell’ottenere
l’equilibrio interno sono incerti.
○ Gli
USA soffrirono la deflazione e la depressione
negli anni 70 e 80 del 1800 dopo aver aderito al
gold
ld standard.
t d d
○ Il
tasso di disoccupazione USA fu in media del
6,8% dal1890 al 1913, ma ebbe una media
inferiore al 5,7% dal 1946 al 1992.
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Gli anni tra le guerre: 1918–1939
•
•
Il gold standard fu interrotto nel 1914 a causa
della guerra, ma dopo il 1918 fu provato ancora.
○
Gli USA ripristinarono il gold standard dal 1919 al 1933 a
$20,67 l’oncia e dal 1934 al 1944 a $35,00 l’oncia (una
svalutazione del dollaro).
○
Il Regno Unito ristabilì il gold standard dal 1925 al 1931.
Ma i paesi che aderirono al gold standard per più
tempo, senza svalutare la carta-moneta,
soffrirono di più la deflazione e la riduzione della
produzione negli anni 30.
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5
Il sistema di Bretton Woods:
1944–1973
Nel luglio 1944, 44 paesi si incontrarono a Bretton
Woods, New Hampshire, per disegnare il sistema di
Bretton Woods.
cambi fissi contro il dollaro USA e un prezzo fisso
del dollaro in termini di oro ($35 l’oncia).
l oncia).
•
○
Fondarono anche altre istituzioni:
•
1.
Il Fondo Monetario Internazionale
2.
La Banca Mondiale
3.
L’Accordo Generale sui Dazi e sul Commercio (GATT), il
predecessore dell’Organizzazione Mondiale del Commercio
(OMC).
16
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Il Fondo Monetario Internazionale
•
Il FMI fu istituito per concedere prestiti ai paesi con
disavanzi della bilancia dei pagamenti persistenti (o
disavanzo di conto corrente) e per approvare le
svalutazioni.
○
I prestiti erano erogati da un fondo pagato dai membri in oro e
valute.
○
Ogni paese aveva una quota, che determinava il suo contributo
al fondo e l’ammontare massimo che poteva prendere a
prestito.
prestito
○
L’erogazione dei grandi prestiti era condizionale alla
supervisione delle politiche interne da parte del FMI:
condizionalità del FMI.
○
Potevano esserci svalutazioni se il FMI decideva che l’economia
stava assistendo ad un “disequilibrio strutturale”.
17
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Il Fondo Monetario Internazionale (segue)
•
Grazie ai prestiti e alle svalutazioni
occasionali, si riteneva che il FMI desse ai
paesi sufficiente flessibilità per raggiungere
l’equilibrio esterno, permettendo loro
tuttavia di mantenere l’equilibrio interno e
la stabilità dei cambi fissi nel sistema di
B
Bretton
Woods.
W d
○ La
volatilità dei tassi di cambio nel periodo
1918–1939, causata dalle svalutazioni e dalla
mancanza di un costante gold standard, era
vista come causa di instabilità economica.
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6
Il sistema di Bretton Woods
•
Per evitare improvvise variazioni nel conto
finanziario (che possono causare una crisi della
bilancia dei pagamenti), i paesi nel sistema di
Bretton Woods spesso ostacolavano i flussi di
capitale finanziario tra paesi.
•
Tuttavia, incoraggiavano i flussi di beni e servizi
secondo l’idea che il commercio beneficia tutte le
economie.
○
19
Le valute furono gradualmente rese convertibili
(scambiabili) tra i paesi membri per incoraggiare il
commercio di beni e servizi prezzati in diverse valute.
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Il sistema di Bretton Woods (segue)
•
In un sistema a cambi fissi, tutti i paesi
tranne gli USA avevano politiche
monetarie inefficaci ai fini dell’equilibrio
interno.
•
Lo strumento p
principale
p
p
per l’equilibrio
q
interno era la politica fiscale (spesa
pubblica o imposte).
•
Gli strumenti principali per l’equilibrio
esterno erano il prestito dal FMI, le
restrizioni al capitale finanziario e le rare
modifiche ai tassi di cambio.
20
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Politiche per l’equilibrio interno ed esterno
•
Supponiamo che nel breve periodo si abbia
l’equilibrio interno quando la produzione in pieno
impiego è uguale alla domanda aggregata:
Yf = C + I + G + CA(EP*/P, A)
= A + CA(EP*/P, A)
•
Un aumento della spesa pubblica (o una
diminuzione delle tasse) accresce la domanda
aggregata e la produzione oltre il livello di pieno
impiego.
•
Per ristabilire l’equilibrio interno nel breve
periodo, deve esserci una rivalutazione (una
riduzione di E).
21
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7
Politiche per l’equilibrio interno ed esterno
(segue)
•
Supponiamo che ci sia equilibrio esterno nel breve
periodo quando il saldo di conto corrente
raggiunge un certo valore X:
•
Un aumento della spesa
p
p
pubblica ((o una
diminuzione delle tasse) fa aumentare la
domanda aggregata, la produzione e il reddito,
riducendo il saldo del conto corrente.
•
Per ristabilire l’equilibrio esterno nel breve
periodo, deve esserci una svalutazione (un
aumento di E).
CA(EP*/P, Y – T) = X
22
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Figura 8.2 Equilibrio interno (II) ed esterno
(XX) e le “quattro zone del disagio economico”
23
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Figura 8.3 Politiche che conducono all’equilibrio
interno ed esterno
Tasso di
cambio, E
Svalutazione che
porta all’equilibrio
interno e esterno:
rendendo più
economici i beni
domestici, la
domanda
aggregata, la
produzione e il
saldo di conto
corrente
aumentano.
XX
4
3
2
Politica fiscale che porta all’equilibrio interno o esterno:
riducendo la domanda di importazioni e la produzione o
incrementando la domanda di importazioni e la produzione.
24
Al punto 2, l’economia
è sotto II e XX: ha
bassa produzione e
basso saldo di conto
corrente.
1
II
Espansione fiscale
(G↑ o T↓)
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8
Politiche per l’equilibrio interno ed esterno
(segue)
•
Ma con il sistema di cambi fissi di Bretton Woods,
si supponeva che le svalutazioni fossero rare e
che la politica fiscale fosse il principale strumento
di politica per ottenere sia l’equilibrio interno che
quello esterno.
•
Ma in generale, la politica fiscale non può ottenere
l’equilibrio interno e quello esterno allo stesso
tempo.
•
Tuttavia, una svalutazione può raggiungere sia
l’equilibrio interno che quello esterno
contemporaneamente.
25
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Politiche per l’equilibrio interno ed esterno
(segue)
•
Nel sistema di Bretton Woods, le autorità
di politica economica generalmente
usavano la politica fiscale per cercare di
raggiungere l’equilibrio interno per ragioni
politiche.
•
Perciò, l’incapacità di adeguare i tassi di
cambio col passare del tempo espose i
paesi a squilibri esterni.
○ Le
rare svalutazioni o rivalutazioni aiutavano a
ripristinare l’equilibrio esterno ed interno, ma
gli speculatori cercavano di anticiparli,
causando maggiori squilibri interni ed esterni.
26
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Il problema dell’equilibrio esterno degli
USA nel sistema di Bretton Woods
•
Il crollo del sistema di Bretton Woods fu
causato principalmente dagli squilibri degli
USA negli anni ‘60 e ‘70.
○ L’avanzo
di conto corrente degli USA divenne
un disavanzo nel 1971.
○ Una
spesa pubblica in rapida crescita
incrementò la domanda aggregata e la
produzione, così come i prezzi.
○ Un
livello dei prezzi e un’offerta monetaria in
rapida crescita resero il dollaro sopravvalutato
in termini di oro e delle valute straniere.
27
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9
Il problema dell’equilibrio esterno degli USA
nel sistema di Bretton Woods (segue)
•
Un altro problema era che quando le economie
estere crescevano, il loro fabbisogno di riserve
ufficiali internazionali cresceva.
•
Ma questo tasso di crescita era superiore al tasso di
crescita delle riserve in oro che le banche centrali
d t
detenevano.
L’offerta di oro proveniente dalla scoperta di nuovi
giacimenti cresceva lentamente.
○ L’alternativa era detenere attività denominate in dollari.
○
•
Ad un certo punto, le attività denominate in dollari
detenute dalle banche centrali straniere sarebbero
state maggiori dell’ammontare di oro detenuto dalla
Federal Reserve.
28
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Il problema dell’equilibrio esterno degli USA
nel sistema di Bretton Woods (segue)
•
Gli USA col tempo non avrebbero avuto
abbastanza oro: gli stranieri avrebbero perso
fiducia nella capacità della Federal Reserve di
mantenere fisso il prezzo dell’oro a $35/oncia,
e perciò si sarebbero affrettati a convertire le
loro attività in dollari p
prima che l’oro finisse.
○
Questo problema è simile a quello che ogni banca
centrale può trovarsi ad affrontare quando cerca di
mantenere un cambio fisso.
○
Se i mercati si accorgono che la banca centrale non ha
abbastanza riserve ufficiali internazioni per mantenere
un cambio fisso, una crisi della bilancia dei pagamenti è
inevitabile.
29
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Il crollo del sistema di Bretton Woods
•
Gli USA non volevano ridurre la spesa pubblica
o aumentare le tasse in modo significativo, né
ridurre la crescita dell’offerta di moneta.
•
Queste politiche avrebbero ridotto la
produzione e l’inflazione e aumentato la
disoccupazione.
○
•
Gli USA avrebbero potuto ottenere una parvenza di
equilibrio esterno al costo di un’economia più lenta.
Tuttavia una svalutazione avrebbe potuto
evitare i costi di una bassa produzione e di
un’alta disoccupazione e raggiungere
comunque l’equilibrio esterno (saldo del conto
corrente e riserve ufficiali internazionali
maggiori).
30
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10
Il crollo del sistema di Bretton
Woods (segue)
•
Gli squilibri degli USA, a loro volta,
causarono speculazioni sul valore del
dollaro, causando squilibri in altri paesi e
rendendo più difficile il mantenimento del
sistema di cambi fissi.
fissi
○I
mercati finanziari ebbero la percezione che
l’economia USA stesse vivendo uno “squilibrio
strutturale” e che si sarebbe resa necessaria una
svalutazione.
31
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Il crollo del sistema di Bretton
Woods (segue)
In primo luogo, la speculazione su una
svalutazione del dollaro generò nei mercati
massicci acquisti di oro.
•
32
○
La Federal Reserve vendette enormi quantità di oro nel
marzo 1968, ma successivamente chiuse i mercati.
○
Quindi, agli investitori non era più permesso riscattare
oro dalla Federal Reserve o da altre banche centrali.
○
La Federal Reserve avrebbe venduto solo alle altre
banche centrali a $35 l’oncia.
○
Ma anche questo accordo non funzionò: gli USA
svalutarono il dollaro in termini di oro nel dicembre
1971 a $38 l’oncia.
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Il crollo del sistema di Bretton
Woods (segue)
•
Secondo, la speculazione sulla svalutazione del
dollaro in termini delle altre valute generò massicci
acquisti di attività in valuta estera.
○
Nel dicembre 1971 si verificò una svalutazione coordinata del
dollaro contro le valute estere di circa l’8%
○
Si generò una speculazione su un’altra svalutazione: le
banche centrali europee vendettero enormi quantità di valuta
agli inizi di febbraio 1973, ma chiusero successivamente i
mercati.
○
Le banche centrali in Giappone e in Europa smisero di
vendere le loro valute e di acquistare dollari nel marzo 1973,
e permisero alla domanda e all’offerta di valuta di spingere al
ribasso il valore del dollaro.
33
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11
Tabella 8.1 Tassi d’inflazione nei paesi europei,
1966 – 1972 (% all’anno)
(Fonte: Organization for Economic Cooperation and Development.,Main
Economic Indicators: Historical Statistics, 1964-1983, Parigi, OECD, 1984 e
U.S. Bureau of Labor Statistics. I dati sono le percentuali di aumento annuo
dell’indice medio dei prezzi al consumo rispetto all’indice medio dell’anno
precedente.)
34
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Il crollo del sistema di Bretton Woods (segue)
•
Il sistema di Bretton Woods crollò nel 1973 perché
le banche centrali non erano disposte a continuare
ad acquistare attività in dollari sopravvalutati e a
vendere attività in valuta estera sottovalutata.
•
Le banche centrali pensarono di interrompere gli
scambi
bi nell mercato
t dei
d i cambi
bi per un certo
t
periodo, lasciare che i tassi di cambio si
adeguassero a offerta e domanda e quindi di
reimporre presto i cambi fissi.
•
Ma non fu intrapreso nessun nuovo sistema
globale di cambi fissi.
35
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Figura 8.4 Effetto sull’equilibrio interno ed
esterno di un aumento del livello dei prezzi
Se P* aumenta, il punto 1 si trova
nella zona 1 (sovraoccupazione e
avanzo eccessivamente elevato).
La rivalutazione (una riduzione di
E)) ristabilisce
bl
immediatamente
d
l’equilibrio, spostando l’economia
nel punto 2.
36
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12
Argomentazioni a favore dei cambi
flessibili
Autonomia della politica monetaria
1.
•
Senza la necessità di scambiare valuta sui
mercati dei cambi, le banche centrali sono
libere di influenzare l’offerta di moneta
d
domestica,
ti
i ttassii di iinteresse
t
e l’i
l’inflazione.
fl i
•
Le banche centrali possono reagire più
liberamente a variazioni della domanda
aggregata, della produzione e dei prezzi per
raggiungere l’equilibrio interno.
37
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Argomentazioni a favore dei cambi flessibili
(segue)
Stabilizzazione automatica
2.
•
I cambi flessibili cambiano i prezzi dei prodotti di un
paese e aiutano a ridurre i “disequilibri fondamentali”.
•
Un disequilibrio fondamentale è causato da un eccessivo
aumento dell’offerta di moneta e della spesa
p
p
pubblica,,
che portano ad inflazione, come abbiamo visto negli
USA nel periodo 1965–1972.
•
Inflazione significa che il potere di acquisto della valuta
si riduce, sia internamente che a livello internazionale, e
i cambi flessibili possono aggiustarsi automaticamente
per tenere in considerazione questa riduzione di valore,
come dovrebbe accadere secondo la PPP.
38
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Argomentazioni a favore dei cambi flessibili
(segue)
•
Un altro disequilibrio fondamentale può essere causato
da uno spostamento generale della domanda aggregata
per i prodotti di un paese.
•
I tassi di cambio flessibili si aggiusterebbero
automaticamente per stabilizzare una domanda
aggregata o una produzione alte o basse
basse, mantenendo
di conseguenza la produzione più vicino al suo valore
normale e stabilizzando anche le variazioni dei prezzi
nel lungo periodo.
39
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13
Figura 8.5: Effetti di una diminuzione della
domanda di esportazioni
Gli effetti di una riduzione della
domanda di esportazioni
(indicata dallo spostamento da
DD1 a DD2) sono diversi in
regime di cambi flessibili e di
cambi fissi. (a) Con cambi
flessibili, la produzione si
riduce solo a Y2 poiché il
deprezzamento
p
della valuta
(da E1 a E2) sposta
nuovamente la domanda verso
i beni di produzione interna.
(b) Con il tasso di cambio fisso
a E1, la produzione si riduce
fino a Y3, poiché la banca
centrale riduce l’offerta di
moneta (manovra
rappresentata dallo
spostamento da AA1 a AA2).
40
Il deprezzamento porta
a maggior domanda e
produzione di prodotti
domestici
Riduzione
della domanda
aggregata
I cambi fissi implicano
una riduzione della
produzione pari alla
riduzione iniziale della
domanda aggregata
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
Argomentazioni a favore dei cambi flessibili
(segue)
•
•
Nel lungo periodo, in cambi fissi si verifica un
deprezzamento reale dei prodotti domestici al ridursi dei
prezzi (a causa di domanda aggregata, produzione e
occupazione ridotte).
•
Nel breve e nel lungo periodo, in regime di cambi
flessibili si verifica un deprezzamento reale dei prodotti
domestici attraverso
att a e so un
n dep
deprezzamento
e amento nominale
nominale.
I cambi fissi non possono sopravvivere a lungo in
un mondo con politiche macroeconomiche
divergenti e altre variazioni che influenzano la
domanda aggregata nazionale e il prodotto
nazionale in modo diverso.
41
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
Argomentazioni a favore dei cambi flessibili
(segue)
I cambi flessibili inoltre possono in certi
casi evitare la speculazione.
3.
•
42
I cambi fissi non sono sostenibili se i mercati
ritengono che la banca centrale non abbia
abbastanza riserve ufficiali internazionali.
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14
Argomentazioni a favore dei cambi
flessibili (segue)
Simmetria (non possibile nel sistema di
Bretton Woods)
4.
•
Ora agli USA è permesso di modificare il tasso
di cambio, come agli altri paesi.
•
Gli altri paesi possono aggiustare la loro
offerta di moneta per obiettivi
macroeconomici, come gli Stati Uniti.
43
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Dopo il 1973
•
Nel 1975, i membri del FMI si incontrarono a
Rambouillet, in Francia, per permettere tassi di
cambio flessibili, ma per evitare “fluttuazioni
erratiche”.
•
Nel 1976 a Kingston, in Giamaica, emendarono
gli articoli dell’accordo di partecipazione al FMI
per incorporare formalmente i tassi flessibili,
flessibili
○ Ma
si vietava ai membri di “manipolare i tassi di
cambio… per guadagnare un ingiusto vantaggio
competitivo”, cioè non erano permesse politiche di
riallocazione della spesa.
○ Gli articoli approvarono la “sorveglianza” reciproca
dei membri per aver la certezza di un
comportamento corretto.
44
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Dopo il 1973 (segue)
•
A causa di una politica monetaria
restrittiva e di una politica fiscale
espansiva negli USA, il dollaro si apprezzò
di circa il 50% nei confronti di 15 valute
nel periodo 1980–1985.
1980 1985
○ Ciò
contribuì al crescente disavanzo del conto
corrente rendendo le importazioni più
economiche e i beni statunitensi più cari.
45
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15
Tabella 8.2 Dati macroeconomici per le principali
regioni industrializzate dal 1963 al 2009
46
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Figura 8.6 Indici di tasso di cambio effettivo
nominale e reale del dollaro dal 1975 al 2010
(Fonte: Fondo Monetario Internazionale, International Financial Statistics.)
47
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Dopo il 1973 (segue)
•
Per ridurre il valore del dollaro, Germania,
Giappone, Gran Bretagna e Francia annunciarono
nel 1985 che sarebbero intervenuti
congiuntamente nei mercati dei cambi per
deprezzare il valore del dollaro.
○
Il dollaro cadde bruscamente il giorno successivo e
continuò a scendere dato che gli USA continuarono una
politica monetaria più espansionistica, spingendo al ribasso
i tassi di interesse.
○
La dichiarazione è conosciuta come accordi del Plaza,
perché fu realizzata all’Hotel Plaza di New York.
48
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16
Dopo il 1973 (segue)
•
Dopo la caduta del valore del dollaro, i paesi
erano interessati alla stabilizzazione dei tassi
di cambio.
○ USA,
Germania, Giappone, Gran Bretagna, Francia e
Canada annunciarono nel 1987 una nuova
cooperazione con ll’impegno
cooperazione,
impegno di stabilizzare i tassi di
cambio correnti.
○ Calcolarono delle bande di circa +/- 5% in cui i tassi
di cambio correnti potevano fluttuare.
○ L’annuncio è noto come “accordi del Louvre”, perché
fu fatto al Louvre di Parigi.
49
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Dopo il 1973 (segue)
•
Non è del tutto chiaro se gli accordi del
Louvre hanno avuto successo nello
stabilizzare i tassi di cambio.
○ Il
crollo del mercato azionario nell’ottobre 1987
rese la stabilità della produzione un obiettivo
primario per la banca centrale USA e la stabilità
del tasso di
de
d cambio
ca b o un
u obiettivo
ob ett o secondario.
seco da o
○ Dopo l’ottobre del 1987 furono decisi
(segretamente) nuovi obiettivi, ma dagli inizi degli
anni 90, le banche centrali non cercarono più di
adeguarsi a questi o ad altri obiettivi.
50
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
Dopo il 1973 (segue)
•
Tuttavia dal 1973 si sono sviluppati molti
sistemi di cambi fissi.
○ Il
Sistema Monetario Europeo e l’eurozona
(studiati nel capitolo 20).
○ La
Cina ha fissato la sua valuta.
○I
paesi ASEAN hanno considerato tassi di cambio
fissi e il coordinamento della politica.
•
Nessun sistema è corretto per tutti i paesi
in tutti i periodi.
51
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
17
Figura 8.7 Tassi di cambio nominali sul dollaro:
Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Giappone,
1973 - 2009
52
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
Figura 8.8 Inflazione in Francia, Germania, Italia,
Regno Unito e Stati Uniti dal 1973 al 2009
53
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
Interdipendenza macroeconomica
in regime di cambi flessibili
•
•
In precedenza, abbiamo ipotizzato che i paesi
fossero “piccoli”, cioè le loro politiche non
influenzano i mercati mondiali.
○
Per esempio, un deprezzamento della valuta domestica
non ha un influenza significativa sulla domanda aggregata,
la produzione e i prezzi nei paesi stranieri.
○
Per paesi come il Costa Rica, questa può essere una
descrizione accurata.
Tuttavia, grandi economie come gli USA, l’UE, il
Giappone e la Cina sono interdipendenti perché le
politiche di un paese influenzano le altre
economie.
54
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
18
Interdipendenza macroeconomica in regime di
cambi flessibili (segue)
Se gli USA aumentano permanentemente l’offerta di
moneta, il modello DD-AA prevede nel breve periodo:
•
1.
un aumento della produzione e del reddito USA.
2.
un deprezzamento del dollaro.
Quali sarebbero g
gli effetti p
per il Giappone?
pp
•
1.
un aumento della produzione e del reddito USA fa crescere
la domanda di prodotti giapponesi, incrementando quindi
la domanda aggregata e la produzione in Giappone.
2.
un deprezzamento del dollaro implica un apprezzamento
dello yen, riducendo la domanda di prodotti giapponesi e
quindi riducendo la domanda aggregata e la produzione in
Giappone.
•
l’effetto complessivo di (1) e (2) è ambiguo.
55
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
Interdipendenza macroeconomica in regime di
cambi flessibili (segue)
Se gli USA aumentano in modo permanente la
spesa pubblica, il modello DD-AA prevede:
•
1.
un apprezzamento del dollaro
Quali sarebbero gli effetti in Giappone?
•
1
1.
un apprezzamento del dollaro implica un
deprezzamento dello yen e ciò fa crescere la
domanda di prodotti giapponesi e quindi aumentare
la domanda aggregata e la produzione in Giappone.
Quali sarebbero gli ulteriori effetti negli USA?
•
1.
56
Maggior produzione e reddito in Giappone significa
che più reddito è speso nei prodotti USA,
incrementando la domanda aggregata e la
produzione negli USA nel breve periodo.
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
Interdipendenza macroeconomica in regime di
cambi flessibili (segue)
•
In effetti, gli Stati Uniti sono dipendenti dai
risparmi di diversi paesi e hanno preso a prestito
ingenti quantità di denaro.
○ Gli stati uniti hanno registrato deficit di conto
corrente p
per molti anni a causa dei loro bassi
risparmi e degli elevati investimenti.
57
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
19
Figura 8.9 I prezzi delle case negli Stati Uniti,
2000 - 2010
(Fonte: Case-Shiller 20-city composite index, da
http://www.macromarkets.com/csi_housing/sp_caseshiller.asp.)
58
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Figura 8.10 Squilibri esterni globali, 1999 - 2009
(Fonte: Fondo Monetario Internazionale, World Economic Outlook Database.)
59
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
Interdipendenza macroeconomica in regime di
cambi flessibili (segue)
•
Ma se i paesi stranieri spendono di più e danno meno a
prestito agli Stati Uniti:
○ I tassi di interesse aumentano leggermente,
○ Il dollaro statunitense si deprezza;
○ Il conto corrente statunitense aumenta (diventa meno
negativo).
negativo)
60
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
20
Figura 8.11 Tassi di interesse reali a lungo termine
per gli Stati Uniti, Canada e Svezia, 1999 - 2010
(Fonte: Global Financial Data e Datastream. I tassi di interesse reali sono una media mobile
semestrale dei tassi di interesse mensili dei titoli di stato a dieci anni indicizzati
all’inflazione.)
61
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
Figura 8.12 Andamento dei tassi di cambio e
differenziali di inflazione, 1973 - 2009
Nel periodo dei tassi di cambio
flessibili, preso nel complesso, una
maggiore inflazione è stata associata
a una maggiore svalutazione delle
monete. La relazione esatta prevista
dalla PPP relativa non è stata
comunque soddisfatta per molti paesi.
(Fonte: Fondo Monetario
Internazionale e Global Financial
Data.)
62
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Sommario
1.
Equilibrio interno significa che l’economia gode di
produzione e occupazione normali e stabilità dei
prezzi.
2.
Equilibrio esterno significa approssimativamente
un livello costante di riserve ufficiali internazionali
o un saldo del conto corrente che non è troppo
positivo o troppo negativo.
3
3.
Il gold standard aveva due meccanismi che
aiutavano ad evitare squilibri esterni
63
•
Meccanismo price-specie-flow: aggiustamento
automatico dei prezzi con i flussi d’oro in entrata o in
uscita da un paese.
•
Regole del gioco: acquisto o vendita di attività
domestiche da parte delle banche centrali per
influenzare i flussi di capitale finanziario.
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
21
Sommario (segue)
4.
L’accordo di Bretton Woods nel 1944 istituì i
cambi fissi, usando il dollaro come valuta di
riserva.
5.
Fu anche fondato il FMI per offrire ai paesi
finanziamenti dei disavanzi della bilancia dei
pagamenti e per giudicare se erano necessari
cambiamenti dei cambi fissi.
6.
Con il sistema di Bretton Woods, si usava la
politica fiscale per ottenere sia l’equilibrio
interno che esterno, ma questa politica non è
in grado di ottenere entrambi gli obiettivi
simultaneamente, e ciò ha portato spesso a
squilibri esterni.
64
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Sommario (segue)
7.
Gli squilibri interni ed esterni degli USA
– causati dalla rapida crescita della
spesa pubblica e dell’offerta di moneta
– e la speculazione sul valore del
dollaro in oro e altre valute alla fine
fece cadere il sistema di Bretton
Woods.
8.
L’alta inflazione generata dalle politiche
macroeconomiche USA si trasferì agli
altri paesi verso la fine del sistema di
Bretton Woods.
65
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
Sommario (segue)
9.
Le argomentazioni a sostegno dei cambi flessibili
sostengono che essi concedono autonomia alla
politica monetaria, possono stabilizzare l’economia
in caso di variazioni della domanda aggregata e
della produzione e possono limitare alcune forme
di speculazione.
10.
Le argomentazioni contro i cambi flessibili
sostengono che possono causare politiche di
riallocazione della spesa, rendere la domanda
aggregata e la produzione più volatili a causa di
politiche non coordinate tra i paesi e rendere più
volatili i tassi di cambio.
66
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
22
Sommario (segue)
Dal 1973, i paesi hanno intrapreso 2
principali sforzi globali per influenzare i
tassi di cambio:
11.
•
Gli accordi del Plaza hanno ridotto il valore del
dollaro rispetto alle altre principali valute.
•
Gli accordi del Louvre ebbero lo scopo di
stabilizzare i tassi di cambio, ma furono
rapidamente abbandonati.
12.
67
I modelli per i paesi grandi considerano
l’influenza che le politiche
macroeconomiche domestiche hanno nei
paesi stranieri.
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
Capitolo 8
Appendice 8A
Fallimenti del
coordinamento
internazionale
delle politiche
economiche
adattamento italiano di Novella Bottini
68
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Figura 8A.1 Effetti ipotetici di differenti combinazioni di
politica monetaria su inflazione e disoccupazione.
Le scelte di politica monetaria in un paese influenzano il risultato delle scelte di
politica monetaria nell’altro paese.
69
(c) Pearson Italia S.p.A. - Krurman, Obstfeld, Melitz - Economia internazionale 2
23
Figura 8A.2 Matrice dei payoff per differenti
scelte di politica monetaria
Ogni numero indica la riduzione dell’inflazione corrispondente a un aumento unitario del tasso
di disoccupazione (cioè – ∆π / ∆U). Se ogni paese agisce unilateralmente, entrambi scelgono le
politiche più restrittive. Politiche meno restrittive, se adottate da entrambi i paesi, conducono a
un migliore risultato per entrambi.
70
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