Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
COMUNICAZIONE N.4 DEL 17.11.20101
1 – LA PIANTA E LA PLANIMETRIA
2 - PRIMO MODULO - COSTRUZIONI GEOMETRICHE (4): ESEMPI 10-12
3 - SECONDO MODULO - APPLICAZIONI DI GEOMETRIA DESCRITTIVA (4): ESEMPI 19-25
5 - QUARTO MODULO - CLASSICI MODERNI E CONTEMPORANEI (3): LE CORBUSIER, VILLA SAVOYE A
POISSY (1929)
6 - VERIFICA DELLE ESERCITAZIONI SVOLTE
1 – LA PIANTA E LA PLANIMETRIA
La pianta è la rappresentazione grafica della sezione orizzontale di un edificio proiettata
ortogonalmente, dall’alto, sul piano orizzontale.
Per realizzare la pianta di un edificio, quindi, bisogna:
- sezionare idealmente l’edificio con un piano orizzontale (cioè parallelo al pavimento);
- asportare la parte dell’edificio superiore al piano di sezione;
- effettuare una proiezione ortogonale sul piano di sezione da un centro di proiezione posto
all’infinito e con direzione ortogonale al piano stesso.
La pianta è frutto di un’astrazione mentale: non è possibile visualizzare una sezione orizzontale nella
realtà, a meno che non si percorra la sommità dei muri di un edificio in rovina o un sito archeologico.
1
Il contenuto delle comunicazioni non corrisponde interamente a quello delle lezioni in aula, ma costituisce solo un promemoria
sintetico per la verifica e l’approfondimento degli argomenti trattati.
1
Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
La pianta offre informazioni relative alla forma, alle dimensioni e alla disposizione degli ambienti,
degli elementi, dei percorsi orizzontali e verticali. Se un edificio è composto da più piani, bisogna
realizzare tante piante quanti sono i livelli dell’edificio stesso, a meno che non ve ne siano alcuni
identici.
Naturalmente, gli oggetti potrebbero comparire più volte in piante differenti. Un esempio ricorrente
è quello dell’aiuola antistante l’ingresso di un edificio; essa sarà visibile, oltre che nella pianta del
pianterreno, anche nelle piante dei piani superiori.
La pianta non costituisce soltanto la descrizione di una situazione esistente. Nel progetto di
architettura, soprattutto per gli architetti del Movimento Moderno, la nozione di pianta è
strettamente legata alla nozione di programma, di piano (in francese si usa in entrambi i casi il
termine plan).
“La pianta è la generatrice”, scriveva Le Corbusier. “Senza la pianta c’è disordine, arbitrio. […] Fare
una pianta è precisare, fissare delle idee. Significa avere avuto delle idee. Significa ordinare queste
idee in modo che esse divengano intelligibili, fattibili e comunicabili” (Le Corbusier, Verso una
architettura, Longanesi, Milano, 1984 (I ed. 1923), pp. 33 e 145).
Per convenzione, il piano di sezione orizzontale che determina una pianta taglia l’edificio a
un’altezza di 120-150 cm dal pavimento. La convenzione è motivata dal fatto che a quest’altezza, di
solito, il taglio incontra sia le porte che le finestre, e quindi si riesce a riportare un elevato numero di
informazioni in un unico disegno. Ma come tutte le convenzioni, anche questa può essere derogata.
Se, ad esempio, dobbiamo disegnare la pianta di un edificio in cui i davanzali delle finestre siano a
una quota superiore a cm 150 (l’esempio più classico: una chiesa), il piano di sezione può essere
tranquillamente spostato più in alto. In altri casi, si può usare un piano che si “sposta” più volte
parallelamente a sé stesso e seziona orizzontalmente elementi posti a quote diverse. Si tratta di
un’operazione sostanzialmente corretta, anche perché la pianta, come abbiamo visto, è un elaborato
destinato a far comprendere le relazioni fra elementi disposti sul piano orizzontale; l’altezza e la
disposizione degli elementi sul piano verticale, invece, è il tematismo principale dei prospetti e delle
2
Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
sezioni, elaborati che integrano tutte quelle informazioni relative alla disposizione in “alzato” degli
elementi che la pianta non è in grado di fornire.
Naturalmente, una pianta riporterà anche gli elementi non sezionati posti al di sotto del piano di
proiezione; per realizzare un disegno che riproduca in modo comprensibile tutte le caratteristiche
dell’ambiente rappresentato, occorre differenziare i segni che riproducono gli oggetti. In base a una
tradizione ormai consolidata, si indica:
- con un tratto continuo grosso gli elementi sezionati (muri, pilastri, tronchi d’albero, ecc.);
- con un tratto continuo sottile gli elementi non sezionati disposti più in basso rispetto al piano di
sezione (gradini, aiuole, arredi, parapetti, ecc.) e i muri di cinta privi di copertura, anche se più alti
del piano di sezione;
- con un tratteggio sottile gli elementi disposti al di sopra del piano di sezione (balconi dei piani
superiori, cornicioni, travi, chiome d’albero, ecc.).
La scelta dei pennini è direttamente legata alla scala. Ad esempio, in scala 1:200 è piuttosto difficile
distinguere le parti sezionate da quelle in proiezione mediante linee di spessore differente;
generalmente è meglio usare una campitura continua.
Ricordando che le scelte grafiche dipendono principalmente dagli strumenti utilizzati e dal tematismo
della rappresentazione, in generale si può dire che per il disegno della pianta in scala 1:100 di un
edificio privo di elementi particolari si utilizza:
- il pennino 0,5 per le parti sezionate;
- il pennino 0,2 per le parti non sezionate che emergono rispetto al pavimento (gradini, davanzali,
ecc.);
- il pennino 0,1 per gli arredi e gli elementi che non emergono rispetto al pavimento (piastrelle,
ecc.). Sempre col pennino 0,1 si realizza il tratteggio per proiettare gli elementi posti al di sopra del
piano di sezione.
Normalmente è meglio evitare tratteggi, retini o toni di grigio per indicare le parti sezionate. L’uso
delle tinte piatte di solito è più efficace a questo scopo.
Un buon effetto, se non sono previste riproduzioni in bianco e nero, si ottiene indicando gli elementi
in sezione con colori caldi molto saturi (p. es. l’arancione o il rosso). La scelta dipende sempre dalla
scala di rappresentazione, dal tema della rappresentazione, dai destinatari dell’elaborato, da
eventuali esigenze di riproducibilità, ecc.
A meno che non si tratti di un disegno esecutivo o di un disegno in cui si voglia mettere in evidenza la
struttura portante dell’edificio, alle scale di 1:200 e 1:100 è meglio evitare le differenze fra murature
di tamponamento, murature portanti, pilastri, ecc. Conviene distinguere solo le parti sezionate da
quelle non sezionate mentre gli infissi, anche se sezionati, si rappresentano sempre con una linea
sottile.
Gli arredi vanno sempre rappresentati rispettando la forma reale; è bene evitare sistemi che
riproducono elementi dalle dimensioni e dalle forme non corrispondenti a quelle degli arredi
realmente esistenti o progettati, a meno che non se ne voglia indicare solo l’ingombro.
È bene sempre indicare la direzione del nord. In base a una tradizione consolidata, in assenza di
indicazione, il nord è sempre in direzione verticale verso il margine superiore del foglio.
Disegnando a mano, conviene sempre iniziare con i pennini più grossi e poi passare a quelli più sottili,
procedendo da sinistra verso destra (o da destra verso sinistra, se siete mancini). I tratti curvi si
tracciano sempre prima di quelli rettilinei (nel caso contrario è più difficile effettuare i raccordi).
3
Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
Al computer è bene creare layer diversi non solo per ogni tipo di penna che si intende assegnare ai
layer stessi, ma per ogni categoria di elemento (muri - finestre - pavimentazioni - ecc.). In questo
modo sarà più facile realizzare eventuali piante tematiche.
In alcuni casi la pianta diventa uno schema ideografico, basato su codici esclusivamente simbolici.
Altre volte, può essere necessario realizzare la pianta effettuando una proiezione dal basso anziché
dall’alto. In questo modo si visualizza il soffitto degli ambienti. È un tipo di pianta che si usa
prevalentemente negli esecutivi relativi agli impalcati, agli impianti, oppure nei casi in cui si voglia
descrivere il degrado di un soffitto o le decorazioni di una volta.
Un effetto particolare si ottiene inserendo la pianta di un edificio all’interno di un contesto del quale
si riproducono le coperture; in questo modo si fa risaltare il rapporto fra gli spazi interni e
l’ambiente circostante.
Anche nel disegno di una pianta, naturalmente, dobbiamo sempre aver chiaro il tema che la
rappresentazione si pone. La pianta descrive sempre le relazioni orizzontali fra gli ambienti interni di
un edificio e quelle fra l’edificio e lo spazio circostante, e anche se in generale bisogna tendere a
fornire il maggior numero possibile di informazioni, è sempre utile chiedersi cosa si vuole mostrare e
che livello di approfondimento si intende raggiungere. La risposta a questa domanda condizionerà gli
strumenti da utilizzare e quindi il tipo di tecnica grafica, la scala di rappresentazione e, più in
generale, la scelta delle qualità dell’oggetto che verranno espresse rispetto ad altre qualità che, pur
presenti, verranno omesse.
La planimetria
La planimetria è la rappresentazione grafica di una proiezione ortogonale (di un edificio, di un’area
urbana, di una porzione di territorio) ottenuta su un piano orizzontale posto al di sopra dell’oggetto
rappresentato.
La planimetria, quindi, differisce dalla pianta per il fatto che il piano di proiezione non seziona alcun
elemento. Il termine planimetria a volte viene usato per indicare la pianta della copertura di un
piccolo edificio; in realtà, la planimetria fa sempre riferimento a disegni realizzati a scale più piccole
di quelle tipiche della rappresentazione architettonica (1:500, ma anche 1:1.000, 1:2.000).
Il tema principale di una planimetria è di mostrare le coperture degli edifici, di mettere in evidenza il
rapporto fra una costruzione e il suo intorno, oppure di descrivere porzioni di territorio ampie.
4
Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
Anche le carte comunemente utilizzate nell’urbanistica (1:1.000, 1:2.000, 1:5.000, 1:10.000,
1:25.000, 1:50.000, 1:100.000) sono planimetrie, ma l’uso comune del termine, lo ripetiamo, fa
riferimento a disegni che utilizzano scale di riduzione intermedie fra quelle tipicamente
architettoniche e quelle urbanistiche e territoriali. Come nelle piante, anche nelle planimetrie
bisogna sempre specificare la direzione del nord; in assenza di indicazione, il nord si intende rivolto
verso il margine superiore del foglio.
A volte nelle planimetrie si riportano a terra le ombre portate dalle parti in elevazione. Questo tipo
di disegno si chiama planivolumetria e di solito si effettua riportando a 45° l’altezza in scala degli
edifici rispetto al terreno. Le ombre possono essere realizzate con campiture uniformi o, per non
nascondere la vista degli elementi coperti, con tratteggi, retini o puntini.
La planivolumetria è utile a fornire informazioni sulle altezze degli edifici, ma è bene ricordare che
riportando le altezze a 45° non si effettua la costruzione dell’ombra effettivamente portata dagli
edifici in un precisa situazione spaziale (riferita alla latitudine) e temporale (riferita a un preciso
periodo dell’anno e a una certa ora del giorno). La planivolumetria costruita con queste modalità si
fonda su un espediente che aiuta la comprensione dei disegni ma non riproduce la situazione reale di
ombreggiamento; Per la corretta costruzione delle ombre occorre conoscere l’angolo azimutale e
l’angolo zenitale del sole riferiti alla latitudine, a una data precisa e a una certa ora.
Le planimetrie vengono spesso utilizzate per schematizzare in modo rapido dati e informazioni
relativi all’oggetto rappresentato. Si tratta di qualità riferite ad aspetti fisici (materiali, giaciture,
colori, ecc.) o immateriali (flussi, funzioni, qualità percettive, ecc.).
5
Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
PRIMO MODULO - COSTRUZIONI GEOMETRICHE (4)
10 - COSTRUZIONE DI UN ESAGONO REGOLARE INSCRITTO IN UNA CIRCONFERENZA DATA
Sulla circonferenza assegnata si traccia il diametro verticale 16, a partire dalle estremità del quale si
disegnano de archi di raggio pari a quello della circonferenza assegnata. Detti archi incontrano la
circonferenza nei punti 2, 3, 4 e 5, che rappresentano i vertici dell'esagono cercato.
11 - COSTRUZIONE DI UN POLIGONO DI n LATI INSCRITTO IN UNA CIRCONFERENZA DATA
Sulla circonferenza assegnata si tracciano due diametri, uno verticale e uno orizzontale; quindi, facendo
centro in A e in B, estremità del diametro verticale, si tracciano due archi di cerchio di raggio pari al
diametro della circonferenza assegnata, fino a intersecare il diametro orizzontale nei punti C e D. Si
divide poi il diametro verticale in un numero di parti uguale a quello dei lati del poligono che si vuole
costruire (nella figura la divisione è stata effettuata in dieci parti, ricorrendo alla costruzione già
illustrata nell'esempio 3). Si congiungono i punti dispari del diametro verticale con i punti C e D fino a
intersecare la circonferenza assegnata nei punti E, F, G, ecc., che costituiscono i vertici del poligono
cercato. Collegando tali punti, si ottiene la rappresentazione completa del poligono.
Volendo costruire un poligono con un numero di lati dispari, occorre proiettare dai punti C e D i punti pari
disposti sul diametro orizzontale.
6
Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
12 - COSTRUZIONE DI UN PENTAGONO REGOLARE DI LATO l ASSEGNATO
Si traccia una retta r orizzontale e si individua su di essa un segmento AB, di lunghezza pari al lato l del
pentagono cercato; dal punto B si alza una retta, perpendicolare alla retta r. Facendo centro in B, si
traccia un arco di circonferenza di raggio pari al lato l assegnato, che interseca la retta perpendicolare
nel punto H. Si divide quindi il segmento AB in due parti, determinando il punto intermedio 1/2, facendo
centro nel quale si disegna un arco di circonferenza di raggio 1/2H, che interseca la retta r nel punto 1.
Con centro in A, si costruisce un arco di circonferenza di raggio pari alla distanza A1; analogo arco si
traccia con centro in B. I due archi così ottenuti si intersecano nel punto D, vertice del pentagono, i
vertici C ed E sono invece definiti tracciando due archi di circonferenza con centro nei punti B e A e raggio
pari alla lunghezza del lato assegnato e trovando il punto di intersezione di essi con l'arco 1D e 2D.
Congiungendo i punti B, C, D, E, A, si ottiene la rappresentazione del pentagono di lato dato.
7
Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
SECONDO MODULO - APPLICAZIONI DI GEOMETRIA DESCRITTIVA (4)
IL METODO DI MONGE. RAPPRESENTAZIONE DI RETTE (segue dalla comunicazione precedente)
Retta parallela al P.O. e inclinata al P.V. (retta “orizzontale”)
Sia data una retta r parallela al P.O. e inclinata al P.V. (fig. 19). La proiezione mediante piani contenenti la
retta e ortogonali al P.O. e al P.V. determinerà le proiezioni r’ e r’’. È interessante notare il fatto che r’’
sia parallela alla L.T., e che T1r sia all’infinito.
Fig. 19
Per rappresentare la retta sul piano del foglio da disegno, si procede nel seguente modo:
- si traccia una linea orizzontale (L.T.);
- si fissa la direzione di T1r (traccia orizzontale di r, posta all’infinito) e T2r (traccia verticale di r);
- si proietta, sulla linea di terra, T’2r (proiezione di T2r sul P.O.);
- si costruisce la semiretta con vertice T’2r in direzione di T1r, determinando r’; si costruisce la semiretta
con vertice T2r in direzione parallela alla L.T. (la retta è orizzontale e tutti i suoi punti hanno uguale
quota), determinando r’’.
Retta parallela al P.V. e inclinata al P.O. (retta “frontale”)
Sia data una retta r parallela al P.V. e inclinata al P.O. (fig. 20). Si tratta di un caso analogo al precedente.
Naturalmente, stavolta r’ è parallela alla L.T., mentre T2r è all’infinito.
Per rappresentare la retta sul piano del foglio da disegno, si procede nel seguente modo:
- si fissa la T1r (traccia orizzontale di r) e la direzione di T2r (traccia verticale di r, posta all’infinito);
- si proietta, sulla linea di terra, T’’1r (proiezione di T1r sul P.V.);
- si costruisce la semiretta con vertice T’’1r in direzione di T2r, determinando r’’; si costruisce la semiretta
con vertice T1r in direzione parallela alla L.T., determinando r’.
Fig. 20
8
Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
Retta perpendicolare al P.O. (retta “proiettante” in prima proiezione)
Sia data una retta r perpendicolare al P.0. (fig. 21). La proiezione mediante un unico piano ortogonale sia
al P.O. che al P.V. determinerà, sul P.O., un punto che corrisponderà sia a T1r che a r’. Sul P.V., invece, T2r
sarà all’infinito.
Fig. 21
Per rappresentare la retta sul piano del foglio da disegno, si procede nel seguente modo:
- si fissa la T1r e la direzione di T2r;
- si proietta, sulla linea di terra, T’’1r (proiezione di T1r sul P.V.);
- si costruisce la semiretta con vertice T’’1r in direzione di T2r, determinando r’’ (mentre r’, come già
visto, è un punto coincidente con T1r).
Retta passante per la linea di terra
Sia data una retta r passante per la L.T. (fig. 22). La proiezione mediante piani contenenti la retta e
ortogonali al P.O. e al P.V. determinerà le proiezioni r’ e r’’. Per tracciare le proiezioni occorrerà
individuare un punto ausiliario P, ad essa appartenente.
Fig. 22
Per rappresentare la retta sul piano del foglio da disegno, si procede nel seguente modo:
- si traccia una linea orizzontale (L.T.);
- si fissa sulla linea di terra T1r e T2r;
- si determinano P’ e P’’, proiezioni del punto ausiliario appartenenti a r;
- visto che il punto P appartiene alla retta, anche le sue proiezioni apparterranno alle proiezioni della
retta; pertanto si congiunge T1r con P’, e T2r con P’’, determinando r’ e r’’.
9
Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
Rette parallele
Due rette sono parallele se le proiezioni omonime sono parallele (fig. 23).
Fig. 23
Rette incidenti - Rette sghembe
Due rette si dicono incidenti quando hanno un punto in comune; il punto d’intersezione delle loro
proiezioni omonime appartiene alla stessa retta di richiamo (fig. 24).
Due rette si dicono sghembe quando non appartengono allo stesso piano; il punto di intersezione delle loro
proiezioni omonime non appartiene alla stessa retta di richiamo (fig. 25).
Fig. 24
Fig. 25
PROIEZIONI ORTOGONALI DI RETTE – esercizi di verifica
Disegnare una retta parallela alla linea di terra
Disegnare una retta perpendicolare al P.V. (retta “proiettante” in seconda proiezione)
Disegnare una retta di profilo
Disegnare due rette incidenti, determinando la prima e la seconda proiezione del loro punto di
intersezione
Disegnare due rette sghembe
10
Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
QUARTO MODULO - CLASSICI MODERNI E CONTEMPORANEI (3):
LE CORBUSIER, VILLA SAVOYE A POISSY (1929)
11
Corso di disegno dell'architettura 1A condotto da Daniele Colistra_a.a. 2010-2011_comunicazione n.4 del 17.11.2010
12