Cittadella della Carità: presentato laboratorio di Elettrofisiologia ed

POLITICA SANITARIA
Cittadella della Carità: presentato laboratorio di
Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione della Fondazione
Un importante presidio a Taranto per l’assistenza multispecialistica in grado di
ridurre anche le liste di attesa
Eugenio Lucaselli
E’ stato presentato a Taranto presso la Cittadella della Carità il laboratorio di
Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione che rappresenta la naturale continuazione
dei servizi funzionali alla degenza della Unità Operativa di Cardiologia della Casa
di cura “ARCA” all’interno della Cittadella stessa.
Il reparto di Cardiologia dispone di 8 posti letto per acuti e 10 per i pazienti
soggetti a riabilitazione cardiologica, che sono utilizzati dalla rete delle emergenze
territoriali.
La tipologia di ricoveri più frequente è quella dei pazienti affetti da aritmie o
scompenso cardiaco.
La presentazione è stata tenuta dal direttore generale della Cittadella della Carità
Vito Santoro, dal direttore sanitario Giuseppe Russo, dal responsabile del
laboratorio Girolamo Catapano Minotti, e da Giuseppe De Martino che ha
parlato nello specifico dei principali tipi di interventi che vengono eseguiti nel
laboratorio, con la presenza dell’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro.
Il centro sanitario jonico rappresenta un importante punto di riferimento
finalizzato in particolare a garantire un’assistenza multi-specialistica di alto livello
e la riduzione delle liste di attesa, problema annoso della realtà locale.
Giuseppe De Martino (cardiologo/aritmologo) ha brevemente parlato della
necessità di trattare i pazienti affetti da scompenso cardiaco o aritmie.
Il primo è una sindrome complessa definita come l’incapacità del cuore di fornire
il sangue in quantità adeguata rispetto all’effettiva richiesta dell’organismo o la
capacità di soddisfare tale richiesta soltanto a pressioni di riempimento
ventricolari sopra la norma. Tale condizione trova tra le cause più comuni
l’infarto del miocardio, l’ipertensione malcurata, le valvulopatie, le cardiomiopatie.
Ad un passo da uno di questi gravi problematiche vi è il rischio di arresto
cardiaco.
E’ appunto tramite l’impianto di un defibrillatore che si previene e si interrompe
l’aritmia che causa l’arresto cardiaco, salvando la vita del paziente.
Tende a sottolineare De Martino l’utilizzo, da parte loro, di defibrillatori bi
ventricolari che, oltretutto, aiutano il cuore a funzionare meglio, riducendo i
disturbi quali affanno e astenia.
Ad accompagnare questa illustrazione breve ed efficace, sono state proiettate delle
immagini di un intervento, sempre argomentate da De Martino: appunto un
intervento di impianto di pacemaker (o defibrillatore automatico) eseguito su un
uomo di 70 anni, affetto da una cardiopatia ischemica post-infartuale ad
evoluzione dilatativa, con severa riduzione della funzione contrattile, ovvero un
cuore che aveva subito un grave danno a causa di un vasto infarto anteriore, che
aveva ridotto severamente la funzione di pompa del ventricolo.
L’intervento consisteva nell’introduzione, con precedente anestesia locale, di
cateteri (fungenti da elettrodi) attraverso la vena succlavia, nel cuore.
I cateteri sono collegati ad un dispositivo, il pacemaker, alloggiato sottocute in
una tasca confezionata all’uopo. Tale dispositivo è in grado di riconoscere
potenziali aritmie minacciose e di impedire la morte improvvisa tramite una
scarica.
Oltre i precedenti, viene aggiunto un altro catetere a sinistra, con lo scopo di
aiutare la pompa cardiaca, sincronizzando la contrazione dei due ventricoli,
destro e sinistro. L’intervento richiede un ricovero di appena due giorni.
Oltre all’impianto di pacemaker, nel laboratorio si effettuano anche studi
elettrofisiologici, al fine di valutare il sistema elettrico del cuore e controllarne la
frequenza.
Le aritmie, alterazioni del ritmo cardiaco, si verificano quando ci sono dei
problemi di flusso di elettricità. L’intervento consiste nell’introduzione di due o
quattro elettrodi nelle camere del cuore per registrarne i segnali elettrici. Durante
lo studio il cardiologo Elettrofisiologo può indurre l’aritmia e ottenere informazioni
sull’attivazione elettrica. Lo studio è finalizzato a individuare l’aritmia che causa i
disturbi, a verificare l’efficacia di certi farmaci antiaritmici, a predire il rischio di
un futuro evento cardiaco, come la morte improvvisa e di accertare la necessità di
un dispositivo (pacemaker o defibrillatore) o di un trattamento di ablazione con
Radiofrequenza.
Ancora si effettuano ablazioni trans catetere, intervento in anestesia locale,
consistente nel posizionamento di alcuni piccoli cateteri per via percutanea,
mediante i quali è possibile studiare dall’interno le caratteristiche elettriche delle
parete del cuore, provocando l’aritmia si individua il punto esatto di intervento.
Infine, tramite il posizionamento del catetere, detto ablatore, si brucia la piccola
parte del tessuto del cuore responsabile di tale aritmia.
Infine si effettua nel laboratorio la Cardioversione Elettrica trans toracica od
endocavitaria, ovvero una procedura in cui una scarica elettrica è applicata al
cuore per convertire un ritmo anomalo nel normale ritmo cardiaco.
L’intervento di cardioversione endocavitaria richiede l’inserimento percutaneo di
elettrodi di defibrillazione nell’atrio destro, in senso coronarico o in arteria
polmonare.
La cardioversione elettrica esterna prevede al contrario l’erogazione di una shock
tramite piastre esterne applicate al torace del paziente.
L’equipe medica, di livello internazionale, che gestisce il suddetto laboratorio è
composto da diversi professionisti che, oltre ad aver studiato in prestigiose
università ed aver lavorato per molti anni negli Stati Uniti, possono vantare di
una vastissima esperienza in tale ambito: Girolamo Catapano Minotti
(cardiologo e primario del reparto di Cardiologia), Giuseppe De Martino,
Fernando
Coltorti
(cardiologo/aritmologo),
Carmine
Mancusi
(cardiologo/aritmologo), Alfonso Di Calruccio (specialista in fisiopatologia
cardiocircolatoria e perfusione).
L’equipe è altresì composta da Saverio Palumbo (aiuto nel reparto di Cardiologia)
e dagli infermieri professionali Luca Dorgia, Paolo Fratta e Giuseppe Petrosino.
Migliaia gli interventi ad oggi realizzati, considerando che il solo dott. De Martino
ha realizzato 8000 studi elettrofisiologici e pacemaker, 5000 ablazioni trans
catetere di tachicardie sopraventricolari o tachicardie ventricolari, 4000
defibrillatori ( di cui 2000 ICD bi ventricolari), 2000 ablazioni di fibrillazione
atriale e 600 estrazioni di pacemaker/defibrillatori.
Gli interventi avvengono in regime di ricovero ordinario in convenzione con il
Servizio Sanitario Regionale.
([email protected])