MONTE MATAJUR Il risultato di una nuova tattica di combattimento di Mariano Moro Nella nota storica relativa all’escursione del 5 settembre 2010 abbiamo seguito le fasi riguardanti l’operazione militare compiuta dall’esercito tedesco per la conquista del monte Matajur durante la battaglia di Caporetto. Il successo di tale azione militare, come è affermato ormai da alcuni anni dalla storiografia su Caporetto, fu dovuto all’addestramento, all’armamento ma soprattutto alla tattica dell’infiltrazione di piccoli nuclei di combattenti che, dotati di una considerevole potenza di fuoco data da mitragliatrici leggere e da bombe a mano, portavano l’attacco alle spalle cogliendo di sorpresa il nemico. Questa fu una delle caratteristiche che contraddistinse la battaglia del 24 e del 25 ottobre 1917 durante la quale i tedeschi ebbero quasi sempre la superiorità numerica nel punto in cui attaccavano applicando alla perfezione i criteri della penetrazione per infiltrazione che per l’appunto consisteva nell’ aggirare i punti di maggior resistenza per prenderli d’infilata o alle spalle. Questo tipo di manovra d’attacco aveva già avuto effetti positivi sul fronte occidentale il 23 giugno 1916 quando i mitraglieri del Reggimento bavarese della Guardia, “Lieb Regiment”, riuscirono – come avanguardia dell’Alpenkorps – a conquistare il villaggio di Fleury penetrando addirittura tra le strade di Verdun, facendo ritenere all’Alto Comando Francese che tutto il fronte stesse per crollare. L’evoluzione di questa nuova tattica operativa si sviluppò in Germania durante il lungo periodo di pace antecedente lo scoppio della Prima guerra mondiale, quando l’efficacia della tattica della colonna e dell’ordine chiuso, praticata dalla fanteria tedesca (e da altri eserciti europei) alla fine del diciannovesimo secolo, venne ritenuta obsoleta da molti ufficiali tedeschi, compresi alcuni tra i più influenti dello Stato Maggiore generale, che analizzarono i resoconti provenienti dal Sud Africa durante la guerra anglo-boera (1899-1902), dove risultò che gli irregolari boeri, armati di fucili Mauser, decimarono sistematicamente le truppe inglesi le quali, come i tedeschi, attaccavano nella formazione di plotoni a colonna. Nel 1902 molti furono gli articoli pubblicati nei giornali militari tedeschi che mettevano in guardia dai pericoli dell'avanzata in ordine chiuso contro un nemico armato con moderni fucili a ripetizione. Gli autori di questi articoli auspicavano che i fucilieri tedeschi (opportunamente addestrati a sparare come singoli tiratori scelti), anziché caricare in massa, imitassero i Boeri e si aprissero la strada attaccando le posizioni nemiche in piccoli gruppi, utilizzando ogni piega del terreno come copertura. Quell’anno l'entusiasmo tedesco per la "tattica boera" raggiunse 1'apice. Nelle manovre imperiali del 1902, le unità di fanteria del Corpo della Guardia fecero alcune esercitazioni dimostrative in cui gli uomini per aprirsi un varco verso il "nemico" più che caricare, strisciavano in un ordine lineare molto diradato, con i fucilieri che si spostavano singolarmente da una posizione coperta all'altra. Nonostante i positivi risultati ottenuti durante tali manovre, dopo alcuni mesi, l'interesse tedesco per la tattica dei boeri venne meno poiché gli strateghi avevano scoperto che era difficile, se non impossibile, per un comandante di plotone e ancor di più per un comandante di battaglione controllare i suoi soldati sparsi sul campo di battaglia. Fu così che nell'autunno del 1903 la maggior parte delle unità tedesche era già tornata a utilizzare la colonna per plotoni come principale formazione d'attacco. A partire dal 1904, la tattica boera tornò nuovamente alla ribalta a seguito dei resoconti degli ufficiali tedeschi inviati ad osservare le operazioni militari durante la guerra russo-giapponese. Dai loro rapporti emerse che il successo dell'esercito giapponese in Manciuria, sebbene fosse costato la vita a molti soldati di fanteria, fu dovuto al sistema di attacco portato in formazioni più aperte, con maggiore spazio tra i soldati e maggiore libertà per i plotoni e le squadre di muoversi in modo autonomo. Nonostante l’analisi dei conflitti succedutisi tra la fine e l’inizio del ventesimo secolo, il manuale di addestramento della fanteria tedesca pubblicato nel maggio 1906 rifletteva la mancanza di una visione tattica univoca per l'esercito tedesco. Il regolamento esprimeva la convinzione ancora ben radicata che solo 1'assalto alla baionetta potesse, quando si fosse ovviamente ottenuta la superiorità di fuoco, assicurare la vittoria sul campo. Il regolamento del 1906 prevedeva comunque anche la possibilità che le colonne di fanteria in alcuni casi (esempio: qualora l’azione preliminare dell’artiglieria il cui obiettivo era di far tacere i mitraglieri e fucilieri nemici non avesse avuto il successo sperato) di disimpegnarsi in formazioni più piccole (plotoni, mezzi plotoni e in casi estremi in squadre) che avrebbero corso in avanti di copertura in copertura. Quando la fanteria tedesca entrò in guerra nel 1914 le unità sufficientemente fortunate da avere ufficiali che capivano l'efficacia della moderna forza di fuoco andavano in battaglia in linee di combattimento diradate, con almeno sei metri tra ogni uomo e la libertà garantita a ogni soldato di poter utilizzare, durante l'avanzata, ogni copertura disponibile. In alcuni reggimenti era stato perfino insegnato alle squadre a muoversi sul campo di battaglia come unità. Il 124° reggimento di fanteria (Wurttemberg), con il quale il tenente Erwin Rommel entrò in guerra nel 1914, aveva squadre così ben addestrate nella tecnica di fuoco e movimento che mentre una squadra provvedeva al fuoco di copertura, l'altra si spostava da una posizione coperta a un'altra. Altre unità comandate invece da ufficiali che avevano rifiutato la tattica boera, affrontarono la battaglia in colonne fitte o in linee compatte. La differenza dei risultati che furono ottenuti applicando le sue diverse tattiche (boera e quella dell'ordine chiuso) emersero durante l'attacco coronato dal successo l'8 settembre 1914 dalla 43a brigata di fanteria contro le truppe russe poste a difesa presso Gerdauen, nella Prussia orientale. La brigata, costituita di due reggimenti di tre battaglioni ciascuno, attaccò con quattro battaglioni in prima linea e due in seconda. Quindici delle sedici compagnie della prima linea avanzarono in ordine sparso, disposti in linee distanziate che si muovevano come unità. Dei 2.250 uomini di queste 15 compagnie, 2.225 sopravvissero all'attacco. La sedicesima compagnia, comandata da un ufficiale del1a riserva che disobbedì all'ordine del comandante della brigata di avanzare in ordine sparso, si mosse in avanti in formazione chiusa. Solo la metà, dei suoi 150 soldati, sfuggirono alla morte dopo l' assalto. Dopo i primi scontri della prima guerra mondiale, la notizia dell’inadeguatezza della formazione chiusa si diffuse rapidamente nell'esercito tedesco e fu così 1a tattica della colonna compatta lasciò il posto alla linea da combattimento diradata. In occidente la guerra di manovra si concluse con la prima battaglia di Ypres (aprile 1915), poiché l’esercito attaccante era raramente in grado di penetrare il sistema di trincee avversarie, che si facevano ogni mese più profonde (una seconda trincea e spesso una terza – munita di opere di difesa aggiuntiva, fortini, bunker – erano scavate dietro a quelle di prima linea e collegate tra di esse da una rete di trincee di comunicazione) e quando nelle poche occasioni in cui un attacco riusciva ad aprire un varco, i difensori furono sempre in grado di inviare rinforzi verso l’area minacciata e richiudere la falla. Ad oriente, invece, il territorio sul quale si combatté la guerra – le foreste della Lituania e le vaste pianure e acquitrini di Polonia, Ucraina e Russia – si rivelò troppo ampio e ciò costrinse i comandanti di Corpo e d’Armata di ambedue le parti a non aver le risorse necessarie per difendere i loro settori nello stesso modo come i loro omologhi sul fronte occidentale. Fu così che su questo fronte l’ordine aperto della tattica “Boera” si dimostrò perfettamente adeguato e ampiamente sviluppato dai reparti tedeschi ivi dislocati. Il perfezionamento della tattica dell’infiltrazione ebbe una formidabile accelerazione con la produzione in massa nel 1917 delle mitragliatrici leggere Leich-Hand Maschinengewehr 08/15 che poteva essere usata dalle quadre d’assalto tanto per attaccare quanto per difendersi. Con l’aumento della dotazione delle mitragliatrici leggere l’esercito tedesco riorganizzò anche l’organico delle “squadre” e dei “gruppi d’assalto” (Trupp-Gruppen). L’organico dei Trupp passò da sette uomini con un comandante a un Trupp d’assalto comprendente due mitragliatrici leggere servite da soli quattro uomini (due uomini con due armi e due portamunizioni) e da una squadra di sette fucilieri con il compito di proteggere i mitraglieri e di coadiuvarli nell’assalto con lancio di bombe a mano. Ogni Trupp aveva un proprio comandante e potevano operare separato o con altri appartenenti allo stesso gruppo d’assalto (Gruppen). Si puo comprendere come la potenza di fuoco delle mitragliatrici leggere protette da fucilieri fosse superiore, per mobilità e potenza di fuoco, a qualsiasi altro reparto di fanteria avversario. Questi Gruppen si potevano concentrarsi su un nido di resistenza e nel contempo potevano difendersi con successo da qualsiasi attacco delle fanterie, se investiti dal tiro di mitragliatrici o bombarde, potevano disperdersi per riunirsi in un altro punto. Di fronte a questa superiorità tattica dovettero combattere gli uomini della brigata “Salerno” (89° e 90° Rgt. Fanteria) posti a difesa del monte Matajur e tutti i soldati italiani coinvolti nella battaglia di Caporetto. Durante lo sfondamento essi fecereo tutto quanto fu loro possibile per fermare l’avanzta dell’avversario ma non vi riuscirono perché furono sopraffatti dalle nuove tecniche offensive delle truppe austro-tedesche, che nessun esercito europeo nelle stesse condizioni operative di quello italiano avvrebbe potuto fermare. Lo stesso, infatti, accadde nella primavre del 1918 prima agli ingelesi e poi ai francesi. In Picardia, in marzo, la 5a Armata Britannica venne in pratica annientata. I tedeschi progredirono per ben 80 km ed in una settimana fecero 90.000 prigionieri e catturarono 1.000 cannoni. Il 5 aprile 1918 in un documento dello stato maggiore inglese si legge: “ Il nemico riesce quasi sempre ad infiltrarsi con grande facilità nelle nostre posizioni e a determinare un ripiegamento generale. La ritirata fu causata quasi sempre dall’aggiramento dei fianchi, quasi mai da attacchi frontali […]”. Il 27 maggio 1918, a loro volta i francesi subirono lo sfondamento delle loro linee sullo Chemin des Dames: i tedeschi nell’occasione arrivarono a 50 km da Parigi. Al proposito il comandante della 151a divisione scrisse: “ dove il terreno è coperto, truppe di manovra s’infiltrarono e cercarono di guadagnare di sorpresa i nostri fianchi per avvolgerci e accerchiarci. Si tratta di forze molto numerose che entrano improvvisamente in azione [ i gruppen si uniscono tra di loro] e sommergono tutto. La manovra si ripete costantemente. Qualsiasi truppa così assalita e che non sia ben scaglionata in profondità è facilmente aggirata sui lati e accerchiata prima che se ne possa rendere conto”. BIBLIOGRAFIA Per approfondire l’argomento: PAOLO GASPARI, I nemici di Rommel. I combattimenti sul Kolovrat il 24 – 25 ottobre 1917 nel racconto degli ufficiali italiani, Gaspari editore, 2007, Udine; PAOLO GASPARI, Le Termopili Italiane: La Battaglia di Cividale del 27 ottobre 1917, Gaspari editore, 2007, Udine; BRUCE I. GUDMUNDSSON, Sturmtruppen – Origini e Tattiche, Libreria Editrice Goriziana, 2005,Gorizia;