1 Traduzioni in italiano ∂ – Rivista di architettura 2007 ¥ 10 ·Materiali Traslucenti Inserto ampliato in italiano 2007 ¥ 10 ∂ Testo in italiano Traduzione: Architetto Rossella Letizia Mombelli E-Mail: [email protected] Potete trovare un’anteprima con immagine di tutti progetti cliccando su: http://www.detail.de/Archiv/De/HoleHeft/199/ErgebnisHeft Discussione Pagina 1084 Luce e percezione Che si tratti di vetro o plastica, quando si parla di traslucenza ci si riferisce alla trasparenza di un materiale alla luce; mentre per trasparenza si intende permeabilità alla luce nel senso più generale del termine. Più la luce subisce una rifrazione, più viene assorbita dalla superficie di un materiale, meno trasparente risulta essere il materiale. L’elevata trasparenza di un materiale è data, invece, da un passaggio totale di luce. Sebbene in architettura siano sempre più disponibili materiali traslucidi, il più usato è il vetro che con specifici trattamenti superficiali viene privato di trasparenza. I giapponesi sono aperti alla sperimentazione quando si tratta di usare materiali traslucidi. Le pareti scorrevoli di carta fungevano e fungono tuttora da diafane pareti divisorie che diffondono la luce sfumando i confini spaziali. Tezuka Architects enfatizzano i confini dell’abitare tramite pareti scorrevoli ponendo accento sulla copertura, elemento che definisce lo spazio; Kengo Kuma lavora la plastica ma anche materiali massivi come pietra o legno fino a convertirne inaspettatamente l’intrinseca passività in leggerezza. Jun Aoki trafora la lamiera grecata di acciaio, salda barre di acciaio trasformandole in materiali da costruzione somiglianti a trame tessili. Le strutture in tubi di carta di Shigeru Ban tendono membrane traslucide. La ricchezza di soluzioni che si riscontra in Giappone si spiega, forse, oltre che con la tradizione e con regolamenti edilizi meno rigidi, con il fatto che in una Tokyo coperta di nuvole è meglio far entrare la luce e lasciare fuori gli sguardi indiscreti. Sabine Drey Pagina 1086 Trasparenza, struttura ed ornamento: nuova architettura in Giappone Kurt Handlbauer In Giappone, il quotidiano è improntato dalla relazione interno-esterno, parte integrante dell’autocoscienza culturale di un popolo. Lo scambio globale di informazioni sfuma le specificità geografiche e culturali al punto che il concetto di trasparenza assume diverse accezioni. In un contesto geografico occidentale, la definizione di trasparenza ha un significato politico ed è connessa a valori democratici. Diversamente, in Giappone la trasparenza risolve i confini e la relazione con la Natura. Orientandosi ad una certa orizzontalità, il contenuto architettonico viene formulato tramite la forma stessa; emergono, poi, alcuni vantaggiosi fenomeni fisico costruttivi che vanno dalla ventilazione naturale estiva fino al guadagno solare invernale. L’apertura integra la quotidianità nel contesto ampliando visivamente la spazialità architettonica. Le superfici di facciata giocano con la luce e con le traslucenze. Il livello di comprensione contenutistica del materiale si sposta al punto che emerge una nuova qualità del materiale. A titolo di esempio citiamo il progetto Chokkura Plaza a Takenazawa, dove irrompe la passività della pietra Oya a creare un filtro trasparente alla luce. Il nuovo approccio con il materiale ha generato complesse strutture di facciata e stratificazioni di materiali. Il significato dell’ornamento emerge in primo piano dando origine a messaggi e atmosfere, incentivando l’origine di un metalivello. La performatività del materiale origina effetti di luce, estinguendo l’identità e l’individualità dell’edificio. Negli edifici privati, la questione trova difficilmente un’applica- zione, per il fatto che velocemente si scontra con il concetto di privacy. Pagina 1096 Padiglione Kuma Una sperimentazione didattica: la ri-costruzione del Padiglione Oribe di Kengo Kuma Massimo Perriccioli Il Padiglione Oribe è stato realizzato da Kengo Kuma nel 2005 al Ceramics Park Mino, a Tajimi, nella prefettura di Gifu, in occasione dell‘annuale mostra dedicata alle ceramiche, per celebrare uno dei più grandi maestri giapponesi del tè, Furuta Oribe, comandante militare e uomo di grande cultura vissuto nel XVI secolo. Il Padiglione è realizzato interamente in policarbonato e misura circa mt 6 ≈ 3,40. Le 92 costole di policarbonato alveolare di 5 mm che formano la struttura, distanziate tra di loro di cm 6,5, creano un involucro traslucido dalla forma organica che genera lo spazio interno ed al tempo stesso permette alla luce di filtrare attraverso di esso. I distanziatori, anch’essi in policarbonato, assolvono la duplice funzione di “cucire” tra di loro le costole e, non essendo ∂ 2007 ¥ 10 Inserto ampliato in italiano queste sempre ricavate da un unico pannello di policarbonato ma dall’accostamento di 2/3 pezzi sagomati, di unirne la varie parti che le compongono. La pedana, alta 18,5 cm, è formata da pannelli di policarbonato da 20 mm poggiati su di una sottostruttura costituita da longheroni in policarbonato bianco opaco da 2 mm a sezione trapezioidale, disposti trasversalmente alla generatrice della composizione; i longheroni sono a loro volta fissati, tramite strisce di velcro, a pannelli in multistrato di legno sui quali sono disposte in serie delle lampade fluorescenti lineari. Grazie alla traslucenza del policarbonato ed alla particolare sezione dei longheroni, la pedana diventa una sorgente luminosa che permea di luce diffusa le costole del padiglione. Il Padiglione Oribe è stato ri-costruito ad Ascoli Piceno nel giugno del 2006 all’interno della duecentesca chiesa di Sant’Andrea, in occasione dell’allestimento della mostra itinerante “Kengo Kuma, selected works” curata da Luigi Alini. La realizzazione costituisce l’esito di una sperimentazione progettuale compiuta in un workshop che ho coordinato presso la Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno, nell’ambito del Laboratorio di laurea in “Costruzione dell’architettura e dell’ambiente”. Il workshop, che ha visto impegnati a tempo pieno 16 studenti per circa quattro mesi, si è articolato in tre sessioni di lavoro: la prima dedicata allo studio del progetto originale, la seconda alla progettazione e alla realizzazione delle parti componenti, l’ultima al montaggio in situ del Padiglione. Nella prima fase il progetto del padiglione, sulla base dei disegni originali messi a disposizione dallo studio di Kengo Kuma, è stato indagato, ridisegnato e ricostruito attraverso modelli e plastici di studio per giungere all’individuazione delle sue parti componenti e del sistema di giunzioni. Il padiglione è stato così scomposto in 3 elementi essenziali: le costole, i distanziatori, la pedana. La seconda sessione di lavoro è stata svolta in stretto contatto con le aziende che hanno sponsorizzato l’operazione che, oltre a fornire materiali e prodotti per la realizzazione del padiglione, hanno messo a disposizione il loro know-how tecnico-organizzativo per lo sviluppo delle soluzioni tecnico-costruttive. Dal confronto con le aziende e con lo stesso Kuma è stato messo a punto un nuovo progetto realizzativo che ha previsto alcune necessarie modifiche al progetto originario. Le 92 costole che formano la struttura sono state ricavate da pannelli di policarbonato alveolare di colore neutro di 6 mm di spessore (in Europa non esistono infatti lastre da 5 mm), di quattro diverse dimensioni: 210 ≈ 200 cm, 210 ≈ 250 cm, 210 ≈ 300 cm, 210 ≈ 350 cm. Ciascuna costola, a seconda della forma, della dimensione e della posizione, è stata ricavata dall’accostamento di 2 o 3 pezzi di policarbonato precedentemente sa- Traduzioni in italiano gomato. Per ottimizzare il taglio delle lastre e per favorire una migliore diffusione della luce, le costole, a differenza del progetto di Kuma, sono state disposte con i canali orientati in senso verticale. Il metodo di “cucitura” delle lastre è rimasto invariato: sono stati impiegati distanziatori di policarbonato da 6 mm di 6,5 ≈ 10 cm al cui interno, sfruttando la presenza dei canali alveolari, sono state posizionate delle fascette di plastica, abitualmente utilizzate per il cablaggio impiantistico, dotate di un fermo che rende definitivo e reversibile il fissaggio. La modifica più importante ha interessato la pedana, laddove la struttura prevista da Kuma, interamente in policarbonato, è stata sostituita da un’altra in mattoni di vetro di cm 20 ≈ 20, alloggiati all’interno di una griglia di profili in alluminio a maglia quadrata da 100 ≈ 100 cm, poggiante su piedini metallici regolabili in altezza. Gli elementi di vetromattone formano una pedana rettangolare di mt 6 ≈ 8 che funge da “vassoio” luminoso su cui poggiano le costole. In virtù di questa modifica anche l’impianto di illuminazione ha subito alcune variazioni: al di sotto della struttura in alluminio sono stati posizionati 32 tubi fluorescenti collegati ad un dimmerizzatore che, regolandone l’intensità di luce, simula una sorta di “respiro” luminoso del padiglione con un conseguente effetto di smaterializzazione delle costole che lascia fluire lo spazio interno verso l’esterno e viceversa. La fase di montaggio del Padiglione all’interno della chiesa è durato una settimana. Inizialmente è stata posta in opera la pedana: montato l’intero reticolo di alluminio, sono stati posizionati i 1200 elementi di vetromattone. Il processo di montaggio delle 92 costole costituenti la struttura prevedeva: • il fissaggio temporaneo a terra, con nastro adesivo, dei vari pezzi che formavano la singola costola, tramite uno schema grafico di riferimento; • la creazione dei fori con trapani con punta di 8 mm, mediante il posizionamento sulla lastra di policarbonato di una mascherina in metallo con 2 fori; • la pulizia della lastre, con un compressore, per eliminare i residui plastici formatisi durante la foratura; • l’eliminazione delle pellicole protettive delle lastre; • il posizionamento della costola sulla pedana; • il fissaggio temporaneo dei distanziatori, facendo prima passare un capo della fascetta di cablaggio nell’alveolo superiore del distanziatore, appoggiando poi il distanziatore alla lastra in corrispondenza dei fori ed infilando la fascetta prima nel foro superiore, poi in quello inferiore per passare quindi in un altro canaletto alveolare in prossimità del margine inferiore del distanziatore; • l’accostamento della costola successiva: facendo passare i due capi della fascetta 2 nei fori della seconda costola per poi stringerla ed infine tagliare la parte di fascetta rimanente. La ri-costruzione del Padiglione Oribe ha costituito una sperimentazione didattica assai rara nelle scuole di architettura italiane ed ha consentito agli studenti di effettuare una simulazione della complessità del processo progettuale e costruttivo, entrando in contatto con tutti gli aspetti che lo caratterizzano, indipendentemente dalla scala del manufatto, dalle fasi ideative a quelle progettuali, dalla produzione delle parti componenti alle verifiche progettuali, fino alla costruzione degli strumenti necessari alla operatività tecnico-esecutiva. La sperimentazione condotta nel workshop di Ascoli Piceno ha offerto inoltre un’occasione di confronto tra la formazione universitaria e la produzione industriale. Se, infatti, studenti e docenti hanno potuto sperimentare praticamente il potenziale innovativo industriale, sotto forma di materiali, tecniche, logiche e conoscenze, le aziende che hanno concorso alla realizzazione del padiglione, dal canto loro, hanno potuto sperimentare alcune ipotesi tecniche che potrebbero ampliare e innovare il campo di applicazione di prodotti e di tecnologie a volte confinati all’interno di ristrette logiche di mercato. In modo particolare, il Padiglione mette in risalto le qualità estetiche e funzionali del policarbonato, da sempre considerato un materiale “povero” e utilizzato prevalentemente per edifici industriali, che è stato impiegato in questo caso da Kuma per stabilire una relazione tra materia e luce con l’obiettivo di coniugare la trasparenza dell’involucro con il senso di chiusura e di intimità dello spazio interno: le lastre traslucide di policarbonato si dissolvono al passaggio della luce consentendo allo spazio interno di “assorbire” osmoticamente lo spazio esterno. Il policarbonato, materiale “chip” ma capace di alte prestazioni, ben si presta ad assecondare l’intenzione di Kuma di dimostrare con quest’opera il cambiamento radicale operato dai maestri del tè nel XVI secolo nella direzione dell’esaltazione degli aspetti più spirituali della cerimonia e della rinuncia alla ricchezza dei materiali da costruzione, che doveva- 3 Traduzioni in italiano Inserto ampliato in italiano 2007 ¥ 10 ∂ Documentazioni no essere standardizzati, economici e presi dalla vita comune. Il Padiglione Oribe è stato realizzato nell’ambito delle attività didattiche del Laboratorio di Costruzione dell’Architettura e dell’Ambiente (corso di laurea triennale in Scienza dell’Architettura – Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno – Università di Camerino) prof. Massimo Perriccioli (coordinatore), prof. Sergio Altomonte, prof. Jean Philippe Vassal Il progetto scientifico è stato realizzato dal prof. Luigi Alini e dal prof. Massimo Perriccioli Gli studenti che hanno partecipato al workshop sono: Anita Adriano, Stefano Angeloni, Valentina Brandozzi (tutor), Gloria De Carolis, Luca Foresi, Michele Giampieri, Andrea Gianfelici, Elisabetta Menghini, Marco Piunti, Pietro Piunti, Silvia Ramacci, Eleonora Ritrecina, Bruna Sierpinski, Elisa Sorcionovo, Giulio Ventura, Simona Vinaccia. Il Padiglione Oribe è stato realizzato con il contributo delle seguenti ditte: Bayer Sheet Europe Targetti Illuminazione Seves – divisione Vetroarredo La Bayer Sheet Europe ha fornito 263 lastre da 6 mm di policarbonato tipo “Makrolon multi UV 2/6-6 white 1146”, di cui: • 90 lastre da 2100 ≈ 3500 mm • 80 lastre da 2100 ≈ 3000 mm • 13 lastre da 2100 ≈ 2500mm • 80 lastre da 2100 ≈ 2000mm per un totale di 2.040,675 kg di materiale. Si sono rese necessarie per la “cucitura” delle lastre 4000 fascette per cablaggio ricavate dalle stesse lastre di policarbonato. La Seves – divisione Vetroarredo ha contribuito alla realizzazione della pedana in profili in alluminio assemblati in campi di 100 ≈ 100 cm e fornito 1200 moduli di vetro-mattoni per il riempimento. La Targetti illuminazione ha fornito 32 apparecchi illuminanti del tipo fluorescente 1≈ 54 W T16 3000° K ed il sistema di dimmerizzazione per il controllo luminoso. 6 Pagina 1106 Cappella per la celebrazione di matrimoni, Osaka Anello di acciaio saldato Ø 600 mm | 25/25 mm, rive stimento superficie in silicone acrilico bianco 7 Specchio incollato sull’intera superficie, compensato 19 mm 8 Cubetto di marmo incollato 20/20/20 mm, strato livellante 15 mm 9 Canale di aerazione 10 Mosaico Ø 19 mm, letto di malta 15 mm 11 Fissaggio a magneti 12 Specchio d’acqua Pagina 1110 Ingresso, Londra Il progetto esprime la tendenza di giovani coppie giapponesi a celebrare le nozze in ambienti di particolare emozionalità spesso parte di complessi alberghieri di lusso. La White Chapel sorge avvolta di mistero su un lago di fronte all’Hotel Hyatt Regency. Il volume di un bianco luminoso evoca simbolicamente valori di candida purezza. Coerentemente a quest’immagine, i progettisti hanno evitato di mettere in risalto particolari costruttivi come lo smaltimento delle acque meteoriche che avviene attraverso una sottile fenditura perimetralmente alla bianca superficie di copertura. Di fronte al carattere schivo dell’architettura, appare pretenzioso l’intreccio di anelli di acciaio dietro ad una vetrata senza telaio lungo la facciata sud della White Chapel. La particolarità non sta tanto nell’accezione simbolica quanto piuttosto nel fatto che decoro e struttura non costituiscono due strati separati ma sfumano in un’unica entità. La cappella, sia all’interno che all’esterno, è interamente bianca. Nella completa smaterializzazione dei volumi, durante il giorno la struttura di anelli alta sei metri proietta sulle superfici verticali in teli di cotone tesi giochi di diafane ombre. Alla sera, la cappella illuminata si rispecchia nel lago di fronte all’hotel. La sensuale luminosità è sicuramente responsabile del grande successo della cappella: nel primo anno, sono stati celebrati oltre 200 matrimoni. Pianta • Sezione aa, scala 1:500 Planimetria generale, scala 1:2000 1 Ponte 2 Terrazza 3 Sala d’attesa 4 Foyer 5 Sala Media 6 Cappella 7 Specchio d’acqua Sezione bb, scala 1:20 1 Controsoffitto in lamiera di acciaio con applicazione e base poliuretanica 2,3 mm, distanziatore, strato drenan te, lamiera grecata 0,8 mm con pendenza dell’1%, isolamento fonoassorbente, schiuma poliuretanica 20 cm, trave di acciaio, soffitto acustico sospeso 2 Vetro float 22 mm 3 Corpo illuminante 4 Fissaggio stoffe con velcro 5 “Organcy” tessuto di cotone inibitore di fuoco Il Credon Center, un istituto di perfezionamento per insegnanti, occupa un edificio scolastico vittoriano nel quartiere londinese Newham. Per rendere accessibili a persone diversamente dotate i tre piani dell’edificio, è stato installato un ascensore. Il progetto ha fornito l’occasione di ripensare anche l’area di accesso all’edificio e di conferire all’istituzione un valore simbolico più intenso. Un razionale corpo di vetro accoglie ascensore e bussola d’ingresso integrandosi nella sostanza storica: la trasparenza e la struttura snella creano un contrasto con il muro a vista dell’esistente. La vetrata monolitica spessa 12 mm porta su entrambi i lati motivi grafici. Sul lato esterno le lettere sono state serigrafate, mentre all’interno, i numeri bianchi sono stampati su trasparenti pellicole viniliche incollate a pannelli in loco. La texture che si viene a creare lascia apparire l’involucro di vetro a seconda dell’inclinazione dello sguardo o dell’incidenza della luce come trasparente o traslucido. L’effetto viene evidenziato dalla cabina dell’ascensore vetrata su tre lati e dall’illuminazione in tubi fluorescenti. L’orizzontalità di una parete di luce colorata in lastre di policarbonato che contrassegna l’ingresso del Credon Center spicca in netto in contrasto con la verticalità della torre dell’ascensore. Planimetria generale, scala 1:2000 Sezioni • Piante, scala 1:200 1 Ingresso 2 Fabbricato esistente Credon Centre 3 Area parcheggio 4 Muro di luce 5 Ascensore 6 Vuoto Muro di luce ingresso, sezione longitudinale, scala 1:50 Pianta, sezione 1:20 ∂ 2007 ¥ 10 Inserto ampliato in italiano Torre ascensore, sezione orizzontale e verticale, scala 1:20 1 Telaio in profili di acciaio zincato L 1900/152/89 mm 2 Pilastro in profili di acciaio Ø 74/4 mm 3 Copertura bussola in vetro: stratificato composto di doppia lastra temperata 10+10 mm, inclinazione 5° 4 Tubo fluorescente 5 Lamelle di acciaio piane zincate 10/40/50 mm 6 Lastre di policarbonato 6 mm incollato con pellicola colorata 7 Vetrata bussola: temperato 12 mm 8 Vetrata torre ascensore: temperato 12 mm, fuga grigia in silicone 10 mm Lato esterno vetrata: motivo a lettere smaltate Lato interno vetrata: numeri bianchi su pellicola vinilica trasparente 9 Cabina ascensore vetrata su due lati 10 Pilastro d’angolo in tubolare di acciaio Ø 114,3/5 mm 11 Cartongesso 12+12 tinteggiato bianco 12 Pilastro in profilo di acciaio Å 203/133 mm 13 Specchio di vetro 6 mm su compensato 18 mm 14 Copertura di vetro in stratificato di sicurezza composto di 10+10 mm, pendenza 3° 15 Trave di vetro in stratificato di sicurezza composto di 10+10+10 mm in guide di alluminio 16 Travi facciata in profili di acciaio ¡ 60/100 mm 17 Appoggio vetro in profilo di alluminio T 51/25/3 mm 18 Profilo di alluminio L 51/25/6 mm 19 Trave in profilo di acciaio Å 178/102 mm 20 Trave di profili di acciaio fi 203/75 mm 21 Parapetto in vetro stratificato 15 mm, con corrimano in guida di alluminio 22 Strato di caucciù 3,5 mm, compensato 18 mm, trave in legno profilato 150/50 mm cartongesso 12+12 mm Pagina 1114 Museo, Kansas Fino a pochi anni fa, il Nelson Atkins Museum era un tradizionale museo di arte, convenzionale in primo luogo nella struttura architettonica che lo accoglieva: un palazzo neoclassico del 1933. Otto anni fa, quando viene indetto il concorso di architettura per la progettazione di spazi dedicati all’arte moderna e contemporanea, Steven Holl ha l’opportunità di aprire il museo a nuovi visitatori e alla vita culturale della città. Il nuovo corpo, collocato sul lato dell’ingresso principale esposto a nord, non è un volume monolitico, ma crea un paesaggio architettonico lungo il confine orientale della proprietà. Per lo più coperto da superfici di prato, l’ampliamento che si estende quasi 16.000 mq è attualmente parte integrante del parco delle Traduzioni in italiano sculture ed è riconoscibile per i cinque cubi di vetro chiamati da Holl “lenti” per gli effetti di luce che generano. Ad un primo sguardo, il nuovo corpo emerge come composizione di corpi indipendenti. Internamente, gli spazi si susseguono senza soluzione di continuità accompagnando il lieve declivio che caratterizza la topografia del terreno. Il volume d’ingresso segna l’inizio di una “promenade architectural” che lascia al visitatore la scelta di percorrere una successione di lunghe rampe o di accedere agli spazi espositivi ognuno con un livello di quota leggermente superiore al precedente. I due percorsi sono articolati dai drammatici effetti di luce e spazio creati dalle “lenti“. Con l’ausilio di elementi di muro a T, la luce naturale viene riflessa da tutte le inclinazioni negli spazi interni bui. Le facciate a vetri sono composte di uno strato esterno in vetro profilato traslucido e di una vetrata interna in vetro monolitico. Il sistema a doppio strato non serve a raggiungere migliori prestazioni fisico costruttive quanto piuttosto a proteggere dai raggi UV gli interni. La luce diretta del sole viene riflessa, diffusa, rifratta o assorbita in relazione al momento della giornata e alla posizione. A causa della una drastica riduzione dell’ossido di ferro contenuto nel vetro profilato, l’involucro del Nelson Atkins Museum è una pelle di vetro luminescente bianca che crea durante il giorno una luminosità mistica e soprannaturale. Un effetto simile è dato anche dalle “lenti” “strumenti di luce” che al crepuscolo quando iniziano ad accendersi sembrano sculture astratte. L’idea progettuale di Holl sta nella diversità tra esistente e nuovo, nel motivo ricorrente riassunto da Holl nella frase: “pietra e piuma”. Sezioni • Piante, scala 1:1500 1 Hall d’ingresso inferiore 2 Shop museo 3 Edificio storico 4 Ufficio 5 Arte contemporanea 6 Fotografia 7 Arte africana 8 Esposizioni speciali 9 Corte Noguchi 10 Caffè museo 11 Hall di ingresso superiore 12 Vuoto 13 Sala conferenze 14 Biblioteca 15 Sala polifunzionale 16 Sala da pranzo 17 Cucina 18 Parcheggio 3 4 5 6 7 8 9 10 4 isolante termico poliuretanico 150 mm, guaina impermeabilizzante, c.a. 90 mm su lamiera grecata di acciaio 75 mm Vetro profilato fi, esterno 57/400/10 mm, trama acidata a contenuto di ossido di ferro ridotto, strato capillare in PMMA, rivestito, 24 mm, strato d’aria 27 mm, vetro profilato fi sabbiato sul lato interno, a contenuto di ossido di ferro ridotto 57/400/6 mm in telaio di alluminio 110 mm Pannello acustico in particelle di legno traforato 10 mm, isolante termico in fibre di vetro 25 mm, struttura in profili di alluminio Schermo di proiezione Vetrata in stratificato composto di 9,5+9,5 mm, acidato sul lato interno Griglia di acciaio zincata 25 mm, tubolare in acciaio | 100/100 mm Parquet di frassino 25/100 mm, vernice poliuretanica nera, c.a. 90 mm su lamiera grecata di acciaio 75 mm Intonaco acustico 3 mm, pannello di cartongesso curvato 12,5 mm, pannello isolante curvato 25 mm su struttura non a vista in profili di acciaio 35 mm Cartongesso tinteggiato 12,5 mm, compensato 12,5 mm, cartongesso 12,5 mm, montanti in profili fi di acciaio 92 mm, freno al vapore, isolante termico in fibre di vetro 92 mm, cartongesso 16 mm Assonometria elemento conduttore di luce, sezione orizzontale e verticale, scala 1:20 1 2 3 4 5 6 7 8 Isolante termico in fibra di vetro 92 mm intermedio a montanti in profili ad fi 92 mm, freno al vapore, pannello di cartongesso 16 mm Sospensione in asta di acciaio Ø 19 mm Lamiera in acciaio laccata bianca 1,5 mm, freno al vapore, isolante termico 40 mm Canale di riscaldamento: lamiera in acciaio traforata 2 mm, riscaldamento, lamiera in alluminio laccata 2 mm Intonaco acustico a spruzzo 3 mm, cartongesso 12,5 mm, pannello isolante 25 mm, struttura non a vista in profili di acciaio 35 mm Vetrata isolante: stratificato di sicurezza 4,7+ 4,7 mm+ intercapedine 12,7 mm+ temperato 6,3 mm, telaio in piatti di acciaio verniciato 75/16 mm Lamiera in acciaio traforata 6 mm Strato vegetativo 200 mm, strato di ghiaia, isolante termico poliuretanico 100 mm, guaina drenante bituminosa, c.a. 100 mm su lamiera grecata 90 mm Pagina 1121 Casa di vacanza, Karuizawa Planimetria generale, scala 1:5000 1 Lamiera di alluminio 0,8 mm, guaina impermeabilizzante per copertura, pannello in OSB 13 mm, isolante termico in schiuma rigida a due strati 75 mm, lamiera grecata 75 mm, profilo di acciaio T 65 mm 2 Guaina impermeabilizzante a due strati con applicazione di granulato minerale, Sembra uscita da una fiaba: l’esile casa di vacanza si colloca in mezzo ad un bosco ad un’ora di auto da Tokyo. La proprietà, inizialmente impossibile da vendere per la vicinanza alla strada e per il ripido declivio, in 5 Traduzioni in italiano seguito alla costruzione della casa di vacanza dei giovani architetti, ha trovato in breve persone interessate all’acquisto. L’edificio è concepito come una minitorre con vista panoramica a 360° da cui, a tutti e tre i livelli, si gode la vista degli alberi. La casa sembra non possedere elementi verticali, persino i livelli di piano non sono leggibili. Ogni elemento, dal pianerottolo della scala fino al forno della cucina, si nasconde dietro nastri in lamellare di 28–125 cm di altezza fissati a vite ai pilastri alti oltre 10 metri. La struttura di facciata Vierendeel necessitava di giunti particolarmente robusti per evitare elementi di connessione diagonale quali i connettori a vite anulari. Davanti alla struttura è stato anteposto un rivestimento in tavole di legno di cedro fiammate; fra le campiture opache scorrono nastri di vetro privi di telaio. Inserto ampliato in italiano 2007 ¥ 10 ∂ lacciato di betulla 30 mm, fissato lateralmente con profilo di acciaio L 25/25 mm 6 Cosciale scala in piatto di acciaio ¡ 19/65 mm 7 Parquet in betulla 12 mm, compensato 12–28 mm, lamellare di pino silvestre 105/300 mm, listelli 30/30 mm, cartongesso 12,5 mm 8 Parapetto in tubolare di acciaio Ø 32 mm 9 Parquet in betulla 12 mm, compensato 12–28 mm, legno squadrato in pino silvestre 45/45 + 90/90 mm con isolante termico intermedio, c.a. 250 mm 10 Rivestimento in tavole di cedro fiammato, impregnato, guaina impermeabilizzante, c.a. 150 mm, isolante poliuretanico 105 mm, compensato 9+6 mm Pagina 1126 Istituto olandese di media audiovisivi, Hilversum Piante • Sezioni, scala 1:200 1 Camera degli ospiti 2 Vestibolo 3 Area pranzo/cucina 4 Soggiorno 5 Camera da letto 6 Bagno 1 Lamellare in pino silvestre 115/210 mm con tenditore a vite di acciaio anulare 2 Rivestimento in tavole di legno di cedro fiammato, impregnato 10 mm, isolamento in schiuma rigida 20 mm, guaina impermeabilizzante sintetica, lamellare in pino silvestre 115/1250 mm 3 Guaina impermeabilizzante sintetica, compensato 15 mm, isolante termico in lana di vetro minimo spessore 70 mm, freno al vapore, compensato 24 mm, isolante termico 30 mm, lamellare di pino silvestre 115/240–1250 mm, listelli 45/50 mm, cartongesso 4 Pilastro in lamellare di pino silvestre 120/120 mm 5 Telaio di cipresso 50 mm, vetrata isolante in temperato 6 mm + intercapedine 6 mm + temperato 6 mm 6 Telaio in cipresso 36 mm con rete di protezione antinsetto 7 Cappa di aspirazione, pannello in compensato impiallacciato 40 mm 8 Vetrata fissa in temperato 6 mm + intercapedine 12 mm + temperato 6 mm 9 Parquet in betulla 12 mm, compensato 12 mm + 28 mm, lamellare di pino silvestre 105/300 mm, listelli 45/50 mm, cartongesso 12,5 mm 10 Rivestimento in tavole di cedro fiammato, impregnato, guaina impermeabilizzante, c.a. 150 mm, isolante poliuretanico 105 mm, compensato 9+6 mm Sezione verticale e orizzontale scala 1:10 1 Telaio finestra in cipresso 50 mm, vetrata isolante composta di temperato 8 mm + intercapedine 8 mm + temperato 8 mm, telaio in cipresso 36 mm con rete di protezione antinsetto 2 Rivestimento in tavole di cedro fiammato, impregnato 10 mm, isolamento in schiuma rigida 20 mm, guaina impermeabilizzante sintetica, lamellare in pino silvestre 115/1250 mm 3 Pensilina di lamiera di acciaio verniciata 3 mm 4 Porta di ingresso: telaio in cipresso 50 mm, vetrata isolante in temperato 8 mm + intercapedine 12 mm + temperato 8 mm 5 Gradino in pannello di particelle pressate impial- Le facciate del volume di 54 metri di lato e 26 metri di altezza rivestite in vetro colorato presentano scene televisive tratte dall’archivio media come un grande teleschermo che trasmette uno sfarfallio di immagini. Nell’edificio, l’archivio e il broadcasting sono disposti al piano interrato, mentre al piano terra si distribuiscono gli spazi accessibili al pubblico. La facciata a schermo televisivo estremamente colorata di giorno, sembra identica su tutti i lati, mentre quando si accendono le luci artificiali emergono tre differenti costruzioni: le pareti perimetrali di tamponamento degli spazi espositivi internamente sono blu intenso, all’esterno sono laccate bianche. Sul fronte principale dell’atrio la facciata sospesa a doppia pelle lascia penetrare luce colorata come in una cattedrale gotica. La facciata sud è una pelle vitrea, una convenzionale facciata a montanti e traversi per gli uffici dove in ogni terza campitura un vetro trasparente si sostituisce alle vetrate colorate. Design di facciata ad opera di Jaap Drupsteen Due lastre formano la scena di un film in formato 16:9. Sulle 2244 lastre di vetro, sono state riprodotte 374 motivi differenti in altorilievo che si ripetono tre volte sulla facciata dell’istituto olandese di media audiovisivi di Hilversum. Con l’ausilio di speciali software le immagini colorate sono state portata in sfumature di grigio. Ad ogni tonalità di grigio è stato assegnato un valore di profondità da riprodur- re poi in rilievo. Sulla base di questi dati è stata riprodotta a fresa una dima in MDF che riproducesse in positivo i motivi in rilievo. Le lastre di vetro spesse 10 mm sono state polverizzate sulla faccia posteriore delle lastre in tricromia con colori a smalto ceramico. La cottura a 800° ha fissato in fusione la stampa sul vetro. In seguito ad una successiva eposizione a calore i vetri monolitici di sicurezza sono stati precompressi termicamente. Planimetria generale, scala 1:3000 Piante • Sezioni, scala 1:1000 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 Ingresso Piazza antistante l’ingresso Terrazza Lago Accesso all’autosilo interrato Pozzo di luce Workshop Archivio Deposito Caffetteria Esposizione Auditorium Vuoto sopra l’atrio Ufficio Foyer, shop Atrio Sezione orizzontale e verticale facciata ovest ufficio, scala 1:20 1 Vetro grezzo in lastre stampate temperato 10 mm, telaio in acciaio 35 mm 2 Vetro trasparente temperato 10 mm 3 Sospensione in asta di acciaio Ø 24 mm 4 Traverso in tubolare di acciaio ¡ 80/160 mm 5 Pannello in fibre di cemento rivestite 15 mm, montanti in legno 44/108 mm con lana minerale intermedia 90 mm, freno al vapore, elemento prefabbricato in calcestruzzo 150 mm 6 Vetrata isolante 8 + intercapedine 15 + temperato 6+6 mm in telaio di acciaio a taglio termico 7 Pilastro F90, tubolare in acciaio | 150/150 mm 8 Impermeabilizzazione, isolante termico 180 mm, barriera al vapore, solaio in c.a. con rete elettrosaldata 250 mm, vano tecnico 200 mm, soffitto riscaldante e raffrescante 50 mm 9 Griglia di estrazione dell’aria, intercapedine facciata in alluminio 10 Mensola per la sospensione della facciata in vetro: profilo in acciaio U doppio 120 mm, avvitato a profilo HEB 140 al solaio di piano 11 Troppopieno drenaggio copertura 12 Vetrata isolante 6 + intercapedine 15 + 4 mm 13 Linoleum 4 mm, massetto 80 mm 14 Ardesia 20 mm, letto di malta su rete 30 mm, elemento in calcestruzzo prefabbricato 210 mm Sezione facciata sud Sezione • Prospetto parete acustica hall, scala 1:20 1 Tubolare in acciaio ¡ 188/288 mm saldato 2 Mensola di sospensione della facciata: profilo U doppio in acciaio 120 mm 3 Guaina bituminosa a doppio strato, isolante 60 mm, calcestruzzo alleggerito 20–140 mm, lamiera grecata 120 mm 4 Profilo ∑ doppio di acciaio 150/100 mm 5 Lamiera in acciaio zincato, rivestita ∂ 2007 ¥ 10 Inserto ampliato in italiano 6 Vetro grezzo in lastre stampate temperato 10 mm, telaio in acciaio, intercapedine d’aria 2100 mm 7 Sospensione in asta di acciaio Ø 24 mm 8 Traverso in tubolare di acciaio ¡ 80/120 mm 9 Vetrata trasparente in stratificato 4+4 + intercapedine 15 + temperato 10 mm, fuga verticale in silicone 10 IPE 180 11 Rivestimento in resina acrilica 2 mm, pannello in fibra di cemento 15 mm, telaio in legno 100 mm con isolante termico 100 mm, compensato 12,5 mm, isolante acustico 55 mm, freno al vapore, lamiera di acciaio 3 mm 12 Pavimento in ardesia 20 mm incollato, elemento prefabbricato in calcestruzzo, impermeabilizzazione schiuma di vetro in bitume a caldo 13 Lamiera di alluminio traforata 2 mm, pellicola di poliestere blu, isolante acustico in lana minerale 50 mm, cartongesso 12,5+12,5 mm, lana minerale 100 mm 14 Molla di acciaio inox 15 Fissaggio molla in acciaio inox Pagina 1132 Fabbricato temporaneo per il Terminal A, Vienna Come soluzione intermedia in attesa della fine lavori della prima fase di ampliamento dell’aeroporto di Vienna nel 2009, è stato messo a punto il terminal temporaneo 1A. I parametri fondamentali del progetto sono stati un peso limitato per il volume di ampliamento che avrebbe trovato collocazione sulla copertura dell’autosilo esistente e una fase di progetto e di costruzione limitata a cinque mesi. L’ampio atrio di 56x29 metri ha una struttura tradizionale di acciaio con involucro traslucido in pannelli nervati di policarbonato che rivestono completamente i quattro lati del fabbricato. Relativamente alla funzione dello spazio, le pareti perimetrali vengono integrate con pareti a sottostruttura portante tamponate con cartongesso. Esternamente emerge una pluristratigrafia tra aperture traslucide scure e campiture chiare in corrispondenza di parti di muro opache dietro ad un involucro in plastica. Due ulteriori stratificazioni conferiscono complessità agli edifici esistenti. Sul lato esterno sono stampati il logo dell’aeroporto e scritte, sul lato interno si intravede la struttura e fili d’erba che sembrano muoversi attraverso l’involucro di facciata. I fili d’erba sono stati stampati e predisposti su pannelli durante la fase di lavorazione in laboratorio. Dato che il motivo non trova ripetizione, si è Traduzioni in italiano provveduto a numerare in esatta successione i pannelli e durante il montaggio a fornire i pannelli in tempo e nel luogo esatto di assemblaggio. L’isolante spesso 38 cm posizionato in copertura (U=1,15 W/m2k) compensa nel bilancio energetico dell’edificio l’elevata dispersione termica della facciata (U=1,1 W/m2k). Dopo la fine lavori, nel 2009 si prevede di smontare la struttura e di utilizzarla come deposito. Pianta • Sezione, scala 1:750 1 Parcheggio esistente 2 Bussola 3 Biglietteria 4 Sala d’attesa 5 Sportello check-in 6 Nastro trasportatore valige 7 Impianti 8 Scala (esistente) Sezioni, scala 1:20 Sezione orizzontale angolo di facciata sezione controsoffitto sportello revisioni, scala 1:5 1 Pellicola impermeabilizzante PVC con rete in poliestere completamente saldata isolante termico B1 380 mm freno al vapore 5 mm, irrigidimento: lamiera grecata 180 mm 2 Trave principale HEA 800 3 Lastra di policarbonato nervato a sei strati 40 mm, sul lato interno con pellicola stampata 4 Staffa di ancoraggio 8 mm 5 Canale per velo d’aria bussola 6 Pannello HPL 3 mm 7 Porta in vetro scorrevole della bussola 8 Pannello in policarbonato nervato a quattro strati 3600/510/40 mm 9 Fissaggio a punti per contrastare le deformazioni in caso di incendio 100/100/3 mm 10 Tubolare in acciaio ¡ 120/60 mm, bianco 11 Distanziatore in lamiera 10 mm 12 Pilastro in tubolare di acciaio | 300/300 mm o 300/100 mm, asse: 3600 mm 13 Rivestimento in resina epossidica con spolvero di quarzo 5 mm, massetto di cemento 80 mm, pellicola, isolante termico EPS 120 mm, strato di separazione, strato di scaglie minerali 70 mm, stratigrafia pavimento parcheggio esistente Pagina 1136 Ampliamento di una villa bifamiliare a Heverlee, Belgio 6 dotto nel progetto di un volume a cubo il colore bianco e il principio di modularità dei muri perimetrali. Come in barca, si approda all’ingresso della villa tramite una passerella inclinata tra i corpi massicci dell’esistente e i corpi di fabbrica di nuova costruzione immersi in una fluttuante traslucenza la cui razionalità di pianta e i riflessi sulle vetrate in luce conferiscono all’estensione di volume una sensazione di ampiezza e di complessità. Una facciata composta di mattonelle di vetrocemento scherma una terrazza larga solo un metro dalla curiosità dei passanti. Verso il giardino, l’edificio si apre in tutta la sua larghezza con vetrate trasparenti. La consistente materialità e il colore mostrano chiaramente l’ampliamento degli anni ’70. Planimetria generale, scala 1:1000 Sezioni • Piante, scala 1:400 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Rampa d’ingresso Ingresso al giardino Terrazza Cucina Sala da pranzo Soggiorno Ufficio Camera Vuoto Edificio esistente Ampliamento degli anni ‘70 Ampliamento del 2005 Sezione verticale e orizzontale, scala 1:20 1 Parete prefabbricata in vetrocemento sabbiato 240/240/80 mm 2 Elemento perimetrale in calcestruzzo 80/50 mm 3 Irrigidimento parete in vetrocemento: tubolare in acciaio | 40/40 mm 4 Vetrata isolante trasparente 5 Pilastro in tubolare di acciaio | 90/90/4 mm 6 Impermebilizzazione EPDM 4 mm, lana minerale 50 mm, barriera al vapore, elemento prefabbricato in calcestruzzo armato 150 mm 7 Linoleum 4 mm, massetto 100 mm, pellicola, materassino fonoassorbente 10 mm, c.a. 150 mm 8 Appoggio parete in vetrocemento: profilo L di acciaio 70/50 mm 9 Tavole di afrormosia 24 mm 10 Parquet 20 mm, massetto 90 mm, pellicola, isolante PUR 60 mm, c.a. 150 mm Pagina 1140 Ufficio amministrativo regionale temporaneo, Londra Mattoni rossi e bowindows bianchi contrassegnano la facciata verso strada della villa bifamiliare all’inglese sorta nella cittadina belga di Haverlee. Gli architetti hanno intro- Dietro al leggero edificio in membrana, di 7 Traduzioni in italiano primo acchito molto simile ad un giardino d’inverno, risiede il servizio clienti e l’amministrazione locale del distretto londinese di Southwark. Per un periodo che potrebbe durare fino a 5 anni, la struttura accoglierà gli uffici amministrativi in attesa di un trasferimento. Nonostante il budget limitato di 2,3 milioni di Euro, l’edificio non doveva possedere un carattere provvisorio, e doveva essere completamente smontabile. Il progetto prevede una struttura prefabbricata in acciaio rivestito di una pelle composta di membrane. Sette travi reticolari tridimensionali coprono uno spazio di 22,5 metri di larghezza senza pilastri, coperto da cuscini a tre strati in ETFE. Le travi sono state rivestite con una membrana in modo da conferire all’interno un carattere scultoreo. Le facciate sono provviste di lamelle di ventilazione ad impedire il surriscaldamento delle facciate in vetro. Inserto ampliato in italiano 2007 ¥ 10 ∂ 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 isolante termico in fibra minerale, Risvolto membrana in profilo di alluminio Tubo fluorescente Trave in profilo Å di acciaio 140 mm Tessuto in poliestere/vetro rivestito in PVC Tessuto in poliestere accoppiato a vetro rivestito in PVC Cinghia inferiore in tubo di acciaio Ø 139/8 mm Tubolare in acciaio Ø 60/5 mm Tubolare in acciaio ¡ 120/60/6,3 mm Gronda in profili di acciaio Å 305/165/40 mm Pannello nervato di policarbonato 16 mm Tessuto in poliestere/vetro rivestito in PVC Compensato verniciato 18 mm Temperato 6 mm + intercapedine 16 mm + stratificato 3+3mm Tecnologia Involucri stabilizzati in depressione o depressostatici Pagina 1148 Elementi vacui. Costruire sotto vuoto Timo Schmidt, Christine Lemaitre, Walter Haase, Werner Sobek, Planimetria generale, scala 1:2500 Sezioni, prospetti, piante, scala 1:400 1 Bussola 2 Open space 3 Sala riunioni 4 Servizi clienti 5 Servizi staff 6 Deposito 7 Angolo cottura 8 Centro tecnologico di informazione e comunicazione 9 Impianti/aerazione Sezione verticale e orizzontale, scala 1:20 1 Cuscini riempiti ad aria in ETFE, a tre strati, traslucidi 2 Giunto: nastro di poliestere, rivestito in PVC, stagno all’acqua saldato con il cuscino, isolante termico in fibra minerale 50 mm, profilo estruso in alluminio | 80/80 mm 3 Distanziatore in piatto di acciaio 12 mm 4 Profilo di acciaio L 90/90/10 mm saldato con piatto d’acciaio 12 mm avvitato con profilo L in acciaio 100/100/10 mm 5 Trave in profilo I di acciaio 140 mm 6 Tessuto in poliestere/vetro rivestito in PVC 7 Profilo Å di acciaio 254/254/89 mm 8 Zoccolo di protezione in griglia di acciaio 40 mm 9 Cinghia inferiore in tubo di acciaio Ø 139/8 mm 10 Tubolare in acciaio Ø 60/5 mm 11 Guida luminosa 12 Pilastro in tubolare di acciaio Ø 139/8 mm 13 Parete divisoria leggera: doppio pannello di cartongesso 12,5+12,5 mm con profilo fi in acciaio zincato 70 mm e fibra minerale isolante 25 mm 14 Compensato verniciato 15 mm, profilo fi in acciaio zincato 92 mm, isolante termico in fibra minerale 100 mm, freno al vapore 15 Tessuto di poliestere, rivestito in PVC, isolante termico in fibra minerale, rivestito in alluminio 25 mm Sezione verticale, scala 1:20 1 Cuscini in ETFE riempiti ad aria, a tre strati, traslucidi 2 Giunto: nastro di poliestere, rivestito in PVC, stagno all’acqua saldato con il cuscino, isolante termico in fibra minerale 50 mm, profilo estruso in alluminio | 80/80 mm 3 Tessuto di poliestere, rivestito in PVC, dal 1968 in concomitanza con lo studio per la realizzazione di uno schermo di proiezione per l’Esposizione dell’Industria Tedesca. Il principio costruttivo descritto, al contrario delle strutture pressostatiche, necessita di una struttura primaria portante in cui l’involucro viene stabilizzato tramite depressione. La pressione ridotta artificialmente nell’intercapedine precomprime contemporaneamente la membrana d’involucro in modo pneumatico. Alcuni studi condotti alla Queen’s University di Belfast sotto la direzione di Ivan Petrovic dimostrano il potenziale costruttivo delle strutture vacue per l’edilizia a celle tridimensionali. Mentre le strutture pneumatiche pressostatiche, sono da tempo conosciute, poco si sa, invece, delle caratteristiche e delle possibilità applicative delle strutture architettoniche sotto vuoto. Sul tema ci sono diversi studi di ricerca elaborati dall’Istituto per la progettazione e la costruzione (ILEK) dell’Università di Stoccarda che hanno approfondito in particolare gli aspetti vicini alla fisica tecnica come la trasmissione luminosa, la statica, la connessione ad una struttura primaria e le potenzialità formali di strutture basate sul sistema sotto vuoto. Fino ad oggi, l’impiego in edilizia di elementi che si basano sulla messa in depressione del sistema si limita quasi completamente ai pannelli di isolamento termico utilizzati come strato intermedio nelle strutture di facciata. Tra i sistemi di isolamento si annoverano i VIP o Vacuum Insulation Panel e i vetri isolanti sottovuoto. Entrambi i prodotti si basano sul principio di riduzione della conducibilità termica tramite l’estrazione dell’aria sino a creare vuoto in un’intercapedine. Al contrario dei pannelli isolanti e dei vetri isolanti, gli elementi vacui lavorano con valori limitati di depressione, cosa che riduce notevolmente i carichi agenti sull’involucro permettendo l’uso di pellicole trasparenti o di membrane traslucide. I primi tentativi di realizzazione di strutture vacue in depressione sono stati condotti dall’Istituto per le strutture portanti piane sin Il primo involucro depressostatico è stato presentato in occasione dell’Euroshop 2002 presso lo stand della Mero (immagine 2) e alcuni anni dopo realizzato presso il monumento commemorativo dei crimini del Nazionalsocialismo di Sachsenhausen “Station Z”. Il principio costruttivo si basa su una parte di struttura resa vacua compresa tra i due involucri in grado di reagire tramite una regolazione di pressione che funziona in base a diversi carichi. L’adattamento della struttura all’azione di carichi esterni, ad esempio al modificarsi dell’azione esercitata dal vento, si realizza tramite un regolatore di depressione gestito da sensori. La struttura portante è composta in questo caso da una struttura autoportante che garantisce l’opportuno posizionamento dell’involucro e porta i carichi esterni. Nel caso della “Station Z” si tratta di una rete posata su una struttura primaria composta di strutture reticolari di acciaio, la membrana è un tessuto di fibre di vetro rivestita in PTFE (immagine 5 e 8). Usare la depressione significa ottenere un legame privo di fissaggio dell’involucro alla struttura. Il particolare costruttivo di connessione strutturale non è più necessario e la possibilità di una pelle esterna priva di giunzioni genera un nuovo linguaggio formale di facciata. Per la limitata depressione e l’assenza di uno strato termoisolante, gli involucri depressostatici svolgono solo la funzione di pelle di protezione alle intemperie. Lo studio di Ingegneria di Werner Sobek è attualmente impegnato nello sviluppo fisico-costruttivo di involucri depressostatici. Ulteriori sviluppi per pelli a protezione da intemperie in involucri con funzioni termoisolanti Sulla base dei valori empirici di “Station Z”, il materiale termoisolante traslucido TWD è stato integrato nelle stratificazioni che ammettono una trasmissione luminosa e contemporaneamente riducono il coefficiente di trasmissione termica. Nel caso di una struttura simile è già possibile ottenere un valore U pari a 1,0 W/m2K con un utilizzo ottimale ∂ 2007 ¥ 10 Inserto ampliato in italiano della luce naturale ed è ammissibile calcolare nel bilancio energetico l’apporto solare. Il potenziale del sistema di facciata è individuabile se l’apporto solare viene ben stimato, nel caso in cui la membrana esterna viene sostituita da una pellicola di ETFE in combinazione con isolante a nido d’ape (Honeycomb) o vetro capillare. Circa l’80% dell’energia solare incidente sull’area tra le due pelli può essere utilizzata tramite celle solari, collettori sottovuoto e collettori ad aria con scambiatori di calore (immagine 7). Il calore che si raccoglie nell’intercapedine può essere ad esempio convogliato dallo scambiatore termico all’accumulo dell’acqua di utenza. Un rivestimento basso-emissivo della pelle interna e della superficie di assorbimento nell’intercapedine contrastano l’irraggiamento termico nello spazio interno. In teoria, il concetto è applicabile a forme libere come ad esempio strutture a reti funicolari. In questo caso si tratta di un tessuto traslucido tridimensionale con funzione di materiale coibente che ben si adegua alle superfici curve. Il materiale è composto di uno strato di tessuto superiore ed inferiore mantenuti a distanza da uno strato intermedio di fibre a conduzione luminosa la cui densità e numero definisce la possibilità di realizzare una ventilazione dell’intercapedine stessa. Gli involucri tralucidi e termicamente attivi sono vantaggiosi per l’apporto energetico ampiamente utilizzabile, per il peso limitato, per il fatto di essere riciclabili e per i particolari costruttivi. Facciate depressostatiche Un ulteriore sviluppo degli involucri depressostatici è costituito dalle facciate. Gli elementi di facciata tramite il materiale di riempimento sono in grado di portare se stessi e di trasmettere i carichi esterni tramite i punti di connessione alla struttura portante. Dato che gli elementi sono solo parzialmente sottovuoto, si riduce la conducibilità termica. Gli elementi, in relazione al numero e alla dimensione delle superfici di contatto del materiale di riempimento, presentano un diverso grado di conducibilità termica e di evacuazione, ma buone caratteristiche di isolamento termico. Nell’ambito di un lavoro di ricerca presso la ILEK sono stati testati diversi materiali per l’applicazione di riempimento. La ricerca ha focalizzato il tema dei materiali trasparenti e traslucidi concentrandosi in particolare sulla determinazione dei valori di trasmissione della luce. Gli esperimenti dimostrano, come ci si aspettava, che il grado di trasmissione luminosa dipende dal numero degli strati come d’altro canto anche dal grado di trasmissione luminosa del materiale di involucro e di riempimento. Per ottenere un elevato grado di trasparenza è particolarmente importante ridurre la strati- Traduzioni in italiano ficazione limitando il numero di strati di materiale di riempimento in cui vengono utilizzati corpi pieni come sfere e tondini. Ridurre la stratificazione significa anche alleggerire e irrigidire l’elemento edile. Le facciate stabilizzate in depressione possiedono diverse caratteristiche di conducibilità termica, di trasmissione della luce e di statica in relazione al materiale di riempimento e alla costruzione strutturale e offrono una vasta possibilità di soluzioni formali. Studio per la realizzazione di un padiglione per il tè. Le potenzialità formali, la possibilità di soluzioni particolareggiate e i limiti della produzione a livello costruttivo delle facciate depressostabili sono state scandagliate con la costruzione di un prototipo (immagine 18–20), un edificio sperimentale temporaneo realizzato con cannucce in PE disposte in ordine sparso tra pellicole di PE sottovuoto. I punti di fissaggio assicurati ai tubolari di acciaio distribuiscono i carichi su un’ampia superficie di materiale di riempimento tramite elementi a forma di piatto traslucidi in fibra di vetro. In alternativa ai piatti si può pensare anche alla connessione di fibre in grado di distribuire i carichi al terminale delle teste dei fissaggi puntuali. Tramite l’integrazione di condotti di aria nei giunti di facciata, i profili di acciaio cavi della trave reticolare principale diventano sistema di distribuzione. Il risultato è un’ampia riduzione dei necessari particolari costruttivi. Capacità di adattamento Durante il processo produttivo, in seguito all’immissione di materiale di riempimento nel sistema pneumatico, il riempimento può essere disposto in base alle condizioni spaziali o alle caratteristiche della forma di involucro da realizzare. In una fase finale, con l’ausilio di una pompa viene generato uno stato parzialmente sottovuoto nel quale è possibile conferire una forma all’elemento; la depressione è già presente al punto che anche in caso di modifiche alla geometria non si realizza uno slittamento del materiale di riempimento. Quando l’involucro ha raggiunto la forma desiderata, si procede all’evacuazione fino a raggiungere lo stato di stabilità formale. Nel caso del padiglione, gli elementi di facciata sono stati prefabbricati in officina allo stato parzialmente sottovuoto e poi trasportati in cantiere. Dopo aver allestito la facciata sulla struttura in tubolari di acciaio portanti, i pannelli sono stati adattati alla geometria. La capacità di variare la forma in uno stato modellabile ha potuto realizzare soprattutto un’immagine coerente in particolare nei dettagli d’angolo e lungo il perimetro. 8 Il materiale di riempimento se articolato in modo mirato nello stato modellabile può generare profili diversi. Con l’ausilio di casseforme, dime o semplicemente manualmente, si possono generare le più differenti superfici sino a ricreare singoli motivi o immagini in rilievo fino ai logo aziendali. Come logica conseguenza del processo produttivo si determina una potenziale capacità di adattamento dell’involucro dell’edificio. Regolando la pressione interna la facciata si adatta alle sollecitazioni esterne. Il valore di depressione cambia in relazione alle sollecitazioni esterne. Come dimostrano altre ricerche, la disposizione di elementi di riempimento lineari mostra un grande influsso sulla capacità di resistenza a flessione dei pannelli e di conseguenza all’intera struttura. Sistemi portanti depressostatici Il comportamento statico dei sistemi portanti depressostatici si basa sull’interazione tra materiale d’involucro, materiale di riempimento e depressione applicata all’interno. Otto von Guericke ha dimostrato il principio di base nel 1657 con l’esperimento della semisfera di Magdenburgo. Due semisfere vuote che per differenza con la pressione atmosferica si comprimevano vicendevolmente, si sono staccate solo applicando un’elevata forza di trazione. Per il sistema portante depressostatico questo significa che tramite la pressione esterna si determinano sulla struttura del materiale di riempimento forze di contatto del materiale stesso che in combinazione con l’attrito determinano una rigidezza del pannello. Grandezze fondamentali sono la differenza di pressione, la struttura e la dimensione degli elementi di riempimento, il rapporto di attrito. Se i materiali di riempimento sono troppo grandi, come nel caso del pannelli sottovuoto con riempimento in sughero, la quantità delle superfici di contatto e di conseguenza anche la rigidezza delle superfici aumenta. Il comportamento statico può essere notevolmente migliorato introducendo materiale di riempimento fibroso che sovrapponendosi più volte consente di trasmettere i carichi. In 9 Traduzioni in italiano presenza di bassa rigidezza del materiale di riempimento si arriva a deformare gli elementi di riempimento a causa delle pressioni esercitate dall’esterno e quindi ad un incremento della superficie di contatto. Accanto a materiali a base polimerica si indagano materiali come la perlite, la vermiculite, il caffè, il sughero o le fibre naturali. Strutture molto vantaggiose economicamente, leggere e resistenti, si possono realizzare con fibre di paglia. Interazione fra materiale d’involucro e materiale di riempimento Le forze di trazione presenti nel pannello possono essere assorbite tramite l’intreccio che si stabilisce tra elementi del materiale di riempimento e tramite l’involucro esterno. Il peso proprio del materiale ha un ruolo, seppur secondario, dato che deve essere portato dal sistema stesso. Introducendo materiali di riempimento più pesanti, il comportamento statico si può ridurre migliorando la depressione interna. Mettendo sotto vuoto l’elemento, il materiale di riempimento viene schiacciato e subisce sollecitazioni. Selezionando il materiale di riempimento e scegliendo il grado di pressione da applicare, è importante che il materiale d’involucro a causa della elevata concentrazione di tensioni inseguito ad una minima depressione interna non diventi un elemento dimensionalmente rilevante della struttura. I carichi devono essere trasmessi alla struttura primaria o alle fondamenta tramite il materiale di riempimento e non tramite il materiale di involucro. Per l’involucro esterno è indispensabile scegliere un materiale che garantisca elevata resistenza alla trazione. Numerosi studi mostrano che il materiale di riempimento deve essere scelto sulla scorta del materiale di involucro e della geometria strutturale, in modo tale da essere utilizzato in maniera ottimale da entrambe le componenti. Se si riduce in maniera non casuale la pressione interna, si realizza un collaborazione portante tra involucro e riempimento. Potenziale architettonico Gli elementi sottovuoto possiedono accanto alle proprietà statiche strutturali un linguaggio formale architettonico che può trovare applicazione anche al di fuori del settore facciate. La possibilità di riempire dei più diversi materiali gli elementi, non pone alcun limite alla fantasia. Dai materiali più naturali fino alle facciate sottovuoto, in linea di principio tutto è possibile. Di particolare effetto è la combinazione di elementi riempiti ad aria in sovrapressione e involucri stabilizzati in depressione. Il principio ha trovato applicazione anche nello stand dell’esposizione fieristica TechTexil 2007. In questo caso, una pellicola in ETFE è stata Inserto ampliato in italiano 2007 ¥ 10 ∂ tesa sopra pilastri pneumatici stabilizzandola in depressione. Nelle strutture tridimensionali parzialmente vacue, il posizionamento di proiettori consente l’illuminamento dell’involucro durante la notte. Le pieghe della pelle esterna interrompono la luce producendo un inusuale immagine dell’involucro illuminato. Rapido smontaggio e facile riciclaggio Gli elementi risultano semplicemente riciclabili tramite l’estrazione o l’immissione di aria nei pannelli. Il riciclaggio determina la produzione di materiali compositi. La leggerezza e la capacità di adattarsi, la rapidità di montaggio e smontaggio delle strutture vacue interpretano un concetto costruttivo di grande innovazione con vasto potenziale applicativo. 5,6 Station Z, Sachsenhausen 2003–2005, Berlino; progettazione facciata Werner Sobek Ingenieure, Stoccarda Schema della costruzione delle pareti della Station Z 7 Soluzione con isolante termico e con lamelle a riflessione luminosa 8 Sviluppo ulteriore di multistratificazione: struttura a reticolo di cavi con strati attivi a b c d e f g h i j Tessuto in fibre di vetro rivestite di PTFE Rete Struttura principale in profili di acciaio Isolamento termico traslucido Rete in acciaio inox Sistema di lamelle con movimento meccanico Membrana in poliestere rivestita in PVC Pelle a protezione dalle intemperie Strato attivo energetico e fisico-costruttivo Pelle interna 18–20 Padiglione del Tè, Studio ILEK, 2007, Masaaki Iwamolo 18 Pannello prefabbricato 19 Ottimizzazione del particolare di connessione a elemento in fibra di vetro a forma di piatto per la distribuzione dei carichi b Filtro c Condotti ad aria integrati d Pannello di facciata sottovuoto cannucce in PE incluse fra due pellicole trasparenti e Struttura principale in tubolare di acciaio Pagina 1160 Monumento commemorativo per le vittime del terrorismo a Madrid Knut Göppert, Christoph Paech Dal marzo 2007, nel cuore di Madrid in faccia alla stazione di Atocha, un monumento commemora le vittime del terrorismo dell’11 marzo 2004; durante l’attentato sono state uccise 191 persone e ne sono state ferite 1824. Il gruppo di giovani architetti FAM di Madrid ha vinto il concorso indetto con il progetto di un cilindro ipogeo di vetro con ampia sala commemorativa. La torre di vetro si colloca al centro di un’ampia isola spartitraffico della stazione di Atocha, luogo dell’attentato. La luce penetra trapassando l’in- volucro sino allo spazio blu cobalto della sala commemorativa. Di notte l’effetto si ribalta e le pareti massive di vetro trasformano il volume in un corpo luminoso. All’interno del cilindro di vetro fluttua una struttura pneumatica, una pellicola trasparente in ETFE che in maniera simile ad una copertura pressostatica viene stabilizzata tramite sovrapressione pneumatica nello spazio commemorativo. Struttura dell’involucro di vetro La parte esterna di involucro alta 11 metri consta di una pianta ellittica (8x11 metri) ed è composta di circa 15.600 elementi piani massicci di vetro incollati tra di loro. La curvatura conferisce alle pareti di vetro una considerevole rigidezza definendo una struttura a guscio che rende superfluo l’inserimento di parti metalliche che disturberebbero l’immagine architettonica. Per irrigidire perimetralmente impendendo l’incidenza di carichi orizzontali del vento sulla struttura ovale, la copertura di vetro piana è stata incollata agli elementi piani in vetro sovrapposti di 200x300x70 mm prodotti a compressione. Per garantire che lo strato di collante da applicare fosse regolare, è stata fissata una tolleranza di + 1 mm. Dato che gli elementi edilizi massivi subiscono gravi sollecitazioni superficiali indotte da shock termici (pioggia battente su lastre di vetro portate ad elevate temperature dalle radiazioni solari), gli elementi massivi di vetro del peso di 8,4 kg ognuno sono stati prodotti in vetro ai borosilicati super trasparente. Gli elementi di vetro sono fugati in cantiere con collante a base di acrilato indurito con raggi UV. Il prodotto adesivo monocomponente è stato ottimizzato in collaborazione con il produttore appositamente per questo scopo. Di solito gli acrilati vengono applicati a strati molto sottili di circa 0,3 mm. A causa di un’inevitabile tolleranza sugli elementi di vetro che richiedeva una compensazione, lo strato di acrilato richiesto raggiungeva i 2,5 mm. Diversi test hanno dimostrato la stabilità e la rigidezza dell’incollaggio tramite prove di trazione, compressio- ∂ 2007 ¥ 10 Inserto ampliato in italiano ne e di taglio. In una seconda fase, si è proceduto a testare e verificare la stabilità nel tempo, la resistenza a breve o a lungo periodo se sottoposto a diversi intervalli di temperatura compresi fra -20° e +80°. Per proteggere l’acrilato dall’azione dell’acqua, le fughe di ogni elemento di vetro sono state sigillate con silicone trasparente. Particolare attenzione è stata posta alla compatibilità tra silicone e acrilati, per la presenza in certi tipi di silicone di prodotti gassosi emessi durante il processo di indurimento. I gas possono condensare sulle superfici riducendo l’adesione e la coesione dell’incollaggio acrilico. Come ha dimostrato l’indagine statica, una deformazione del solaio in calcestruzzo armato precompresso sul quale giace il cilindro di vetro di 140 tonnellate, comporta l’insorgere di tensioni tangenziali di elevata portata all’interno delle fughe di incollaggio. Per limitare tali tensioni, da un lato il corpo di vetro poggia su 200 cuscini elastomerici di 160 ≈ 100 ≈ 45 mm che compensano diverse dilatazioni dovute a variazioni di temperature della struttura. Dall’altro, la deformazione elastica del soffitto è stata prodotta con un carico equivalente prima di erigere la struttura di vetro, poi rimosso durante la successiva fase realizzativa. I cuscini elastomerici trasmettono i carichi verticali al peso proprio della struttura tramite pressione. Tramite l’elevato peso proprio, i carichi orizzontali di appoggio vengono riassorbiti dall’attrito. I cuscini di EPDM sono disposti su un anello continuo di acciaio. La tolleranza costruttiva del solaio di calcestruzzo armato viene ridotta al minimo con le fughe di malta tra calcestruzzo armato e anello di acciaio. Il silicone chiude l’apertura fra parete in elementi di vetro e anello di acciaio per proteggere i cuscini elastomerici dagli influssi climatici. La copertura di vetro. In considerazione dell’assoluta trasparenza e della privazione di tutti gli elementi che avrebbero potuto creare un disturbo ottico, sono state introdotte cinque travi di vetro ad irrigidimento della struttura di copertura in lastre di vetro. Le travi lunghe fino a 7,80 metri sono disposte ad un intervallo di circa Traduzioni in italiano 1,75 metri. Per impedire la formazione di sollecitazioni causate da dilatazioni innescate da variazioni di temperatura della parete di vetro e della copertura dl tetto è stato scelto anche per la struttura di copertura vetro ai borosilicati. Le travi sono composte di quattro elementi a causa dei limiti dimensionali realizzabili in vetro piano ai borosilicati in fase produttiva. I due elementi mediani di 3,90 metri di lunghezza massima e 350 mm di altezza massima (stratificato di sicurezza composto di quattro lastre da 10 mm di vetro di sicurezza) sono collegati da lastre lunghe quattro metri in stratificato composto di due lastre di vetro di sicurezza di 10 mm ognuna. Ogni elemento è stato laminato con resina poliuretanica trasparente. La pendenza di circa 1,5 % e un bordo di 40 mm garantiscono lo smaltimento delle acque meteoriche. Dato che non ci sono vetri ai borosilicati precompressi sul mercato, la costruzione a lastre è composta di 3 vetri semplici di sicurezza stratificati. Cantiere e assemblaggio della struttura di vetro portante Dato che gli acrilati, come d’altro canto tutti gli altri tipi di collanti richiedono durante l’applicazione superfici pulite e particolari condizioni ambientali (temperatura, umidità dell’aria, raggi UV), l’intero cantiere è stato temporaneamente protetto da un involucro a protezione dagli influssi atmosferici. In soli tre mesi di cantiere sono state incollate tutte le lastre di vetro. Durante l’ultima fase di lavoro si è proceduto a montare le lastre di vetro sulla pendenza di copertura incollandole a pareti e tetto. L’involucro interno e lo spazio di meditazione La struttura interna della lanterna cilindrica di vetro è una pellicola di ETFE pressostatica di 150 µm di spessore. Su una superficie di 186 mq, trasparente e organicamente plasmata, sono stati trascritti messaggi di solidarietà in diverse lingue con testi tratti dai biglietti sul luogo dell’attentato. 20 mensole di acciaio sono fissate al di sotto dell’asola del soffitto di calcestruzzo armato a portare un tubo di acciaio a curvatura irregolare di 60 mm di diametro e una passerella anulare per la manutenzione. Il tubolare zincato a fuoco crea un fissaggio stabile alla pellicola di ETFE. Una membrana in PVC copre lo spazio commemorativo tra l’anello di acciaio e il soffitto di calcestruzzo armato. La differenza di pressione di aria di circa 100 Pa viene mantenuta costante tramite un compressore. Una serranda d’aria in corrispondenza dell’ingresso dello spazio commemorativo riduce al minimo il calo di pressione e garantisce la stabilità necessaria alla sovrapressione. La ricerca formale ha avuto come risultato una forma originale per una struttura portan- 10 ∂ - Inserto in italiano Zeitschrift für Architektur Rivista di Architettura 47° Serie 2007 · 10 Materiali traslucenti L’Impressum completo contenete i recapiti per la distribuzione, gli abbonamenti e le inserzioni pubblicitarie è contenuto nella rivista principale a pag. 1245 Redazione Inserto in italiano: Frank Kaltenbach George Frazzica Rossella Mombelli Monica Rossi e-mail: [email protected] telefono: 0049/(0)89/381620-0 Traduzioni: Rossella Mombelli Partner italiano e commerciale: Reed Businness Information V.le G. Richard 1/a 20143 Milano, Italia [email protected] [email protected] Fonti delle illustrazioni: pag. 2 alto: Luigi Filieci, Roma pag. 2 basso: Alessandro Ciampi, Prato pag. 3: Alessandro Ciampi, Prato pag. 4: Archivio Alberto del Biondi S.p.A., Padova pag. 6: Shinkenchiku-sha, Tokio pag. 7: Raniero Carloni pag. 8 sinistra, 9: Daici Ano, Tokio pag. 8 centro: Tim Goffe, London pag. 8 destra: Courtesy of Andy Ryan, The Nelson-Atkins Museum of Art, 2007 pag. 10 sinistra: Daria Scagliola, Steijn Brakke pag. 10 destra: Eduard Hueber/archphoto.com pag. 11 sinistra: André Nullens, B–Londerzeel pag. 11 destra: Chris Gascoigne/view/artur, Essen pag. 12: Wolfram Janzer, Stuttgart pag. 14, 15: Esaú Acosta Pérez, Madrid Piano editoriale anno 2007: ∂ 2007 1/2 Costruire con il Vetro ∂ 2007 3 Detail Concept: Hotels ∂ 2007 4 Edifici a basso costo ∂ 2007 5 Edifici massivi ∂ 2007 6 Architettura energeticamente efficiente ∂ 2007 7/8 Costruire con l’Acciaio ∂ 2007 9 ∂ 2007 10 Materiali traslucenti ∂ 2007 11 Ristrutturazioni ∂ 2007 12 Detail Digitale Detail Concept:Edifici alti • Luce – naturale e artificiale Materia luce • Intonaci – stucchi e pitture Le facciate intonacate e poi -pittura, tinta o rivestimento? • Trasparenze – vetri plastiche e metalli Materiali trasparenti, traslucidi, perforati Lo stato dell’arte dei materiali da costruzione diafani Il materiale traslucido offre al progettista un’ampia libertà creativa, impensabile con il vetro, che consente un rapporto sensoriale con la luce e stimola l’avvincente alternanza di interni ed esterni. Attraverso l’impiego di nuovi vetri speciali, lastre di materiale sintetico, membrane e metalli perforati è possibile ottenere una nuova interpretazione delle atmosfere create dagli antichi finestroni colorati delle chiese, dalle sottili lastre di alabastro e dai riquadri di carta intelaiata dei tempi passati. Frank Kaltenbach, 2003 108 pagine con numerose illustrazioni e fotografie. Formato 21× 29,7 cm Gli intonaci, le tinteggiature e i rivestimenti determinano l’aspetto delle superfici, creano effetti spaziali, giocano con la luce. Il loro impiego è determinante per la caratterizzazione formale dell’edificio e per la qualità dello strato protettivo. Il nuovo volume di DETAIL Praxis “Intonaci, colori, rivestimenti” presenta convincenti soluzioni, sia tradizionali che innovative. Gli autori descrivono e definiscono i fondamenti della materia, indicano gli aspetti problematici e offrono utili suggerimenti per la pratica dell’edilizia. Utilizzando i particolari di due costruzioni esemplari, gli esperti documentano in scala 1:10 la realizzazione di tutti i giunti più importanti di un edificio. Alexander Reichel, Anette Hochberg, Christine Köpke 2004. 112 pagine con numerose illustrazioni e fotografie. Formato 21×29,7 cm La luce, più di qualsiasi altro materiale, determina gli effetti volumetrici dello spazio, crea l’atmosfera e mette in scena l’architettura. Negli spazi ben illuminati ci sentiamo bene e siamo produttivi; la luce migliora la salute. Inoltre, un’accurata progettazione illuminotecnica in grado di coordinare le fonti naturali diurne con quelle artificiali conduce invariabilmente a grandi risparmi energetici, soprattutto negli ambienti destinati ad ospitare uffici. Il nuovo volume della collana DETAIL Praxis approfondisce i fondamenti della progettazione illuminotecnica sia nel campo della luce diurna che artificiale avvalendosi del contributo dei migliori specialisti in questo campo. Accanto alle semplici regole di buona progettazione che coinvolgono il disegno planimetrico, l’orientamento dell’edificio e l’articolazione della facciata, il manuale offre un’ampia visione d’insieme dei più attuali sistemi d’illuminazione naturale e artificiale, valutandone l’efficacia nel contesto di alcuni progetti esemplari. Ulrike Brandi Licht, 2005 102 pagine con numerose illustrazioni e fotografie. Formato 21×29,7 cm Buono d’ordine Fax +49 (0)89 398670 · [email protected] · www.detail.de/italiano · Tel. +49 (0)89 3816 20-0 ∂ Praxis ___ 3 Libri + CD ROM in un cofanetto (Intonaci, Luce, Trasparenze) € 139,10 + costo di spedizione e imballaggio per un cofanetto: " 9,63 Desidero ricevere le pubblicazioni al seguente indirizzo: Modalità di pagamento: ¥ Carta di credito/Kreditkarte Nome/ Vorname ¥ VISA ¥ Eurocard/ Mastercard ¥ Diners ¥ American Express Cognome/Name Professione/Beruf Carta no/ Kartennr. Via, piazza, no/Straße, Hausnummer Scadenza (mese/anno) Verfallsdatum (Monat/Jahr) CAP, città, prov./PLZ, Stadt Importo ™/ Betrag ™ Telefono, Fax/ Telefon, Fax ¥ In contrassegno/Gegen Rechnung Telefono cellulare/Handy E-Mail L955 ¥ Si, desidero ricevere gratuitamente per e-mail la newsletter mensile di DETAIL Data, Firma del titolare/ Datum, Unterschrift Institut für internationale Architektur-Dokumentation GmbH & Co. KG, Sonnenstr. 17, 80331 Monaco di Baviera, Germania, Tel. +49 89 38 16 20-0, Fax +49 89 39 86 70, E-Mail: [email protected] I prezzi sono riferiti al listino di settembre 2007 ∂ Praxis 3 libri + CD ROM in un cofanetto: ∂ 2007 ¥ 10 Inserto ampliato in italiano te ad aria in quanto presenta parti concave e parti convesse. La geometria della pellicola è stata sviluppata in dipendenza della pressione dell’aria in modo tale che nonostante le diverse sollecitazioni biassiali non si creasse alcuna piegatura. La complessa determinazione di 72 settori di pellicola saldati tra loro non solo compensa la dilatazione elastica del materiale nelle due direzione, ma prende in considerazione anche la disposizione della spirale di messaggi. Con un processo di stampa digitale il testo è stato impresso su ogni settore di pellicola poi fissato a raggi UV. Quattro cuciture verticali ed orizzontali collegano i 72 elementi di pellicola in una forma amorfa. Data l’elevata trasparenza della pellicola di ETFE (grado di luminosità > 93%), lo spazio commemorativo ipogeo durante il giorno viene illuminato da luce naturale. Durante la notte, il monumento di vetro diventa un cristallo luminoso: la luce dell’interno viene rifratta dalle lastre semitrasparenti. L’ing. Knut Goppert, ha seguito gli studi a Stoccarda e presso l’University of Caigary, Canada. Dal 1989 è collaboratore dello Studio di ingegneria Schleich Bergemann & Partner di cui è diventato partner dal 1998. A Sezione Pianta sala commemorativa, scala 1:500 1 2 3 4 Parete in elementi piani di vetro Pellicola in ETFE Camera di decompressione ad aria Spazio in sovrapressione Particolare costruttivo parete in elementi piani di vetro, scala 1:10 1 Elemento piano di vetro massiccio, vetro ai borosilicati, 200/300/70 mm, incollato con acrilato trasparente 2 Fughe esterne sigillate in silicone ad elevata trasparenza 3 Fugatura in silicone grigio scuro 4 Barra in acciaio ¡ 15 mm, zincato, rivestito nero, saldato sull’anello perimetrale 5 Appoggio cuscini in EPDM 160/100/45 mm 6 Fissaggio tirante in piatto d’acciaio ¡ 90/80/20 7 Letto di malta Particolare costruttivo trave di vetro, scala 1:10 1 Copertura in vetro, pendenza 1,5 %, stratificato in vetro di sicurezza ai borosilicati 10+10+10 mm, pellicola selettiva sul lato posteriore 2 Travi copertura in stratificato composto di 10+10+10+10 lastre di sicurezza ai borosilicati 3 Lastra di sicurezza ai borosilicati 10+10 mm 4 Bullone in acciaio inox Ø 40 mm 5 Vetro acrilico 10 mm 6 Appoggio trave: mensola in barra di acciaio inox ¡ 10 mm e barra di acciaio inox ¡ 15 mm 7 Appoggio cuscini EPDM 100/75/10 mm Sezione particolareggiata membrana, scala 1:10 1 Pellicola ETFE 150 µm stampata 2 Tubolare di acciaio Ø 60,3/6,3 mm 3 Listello in PVC 6 mm 4 Bloccaggio in alluminio 5 Mensola in profilo IPE di acciaio 140 6 Rete di acciaio 33/33/30 mm Traduzioni in italiano 7 8 Struttura non a vista controsoffitto Pellicola PVC 12