SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 1 9 APRILE 125 Timiriazeff (Compt. rendus, CIX, 1889), di una lente biconvessa del diametro di 18 cm., la quale accoglieva un fascio di luce solare per mezzo di uno specchio piano, grande 60X40 cm., movibile in tutti i sensi e manovrato senza posa da una persona apposta. La lente era stata scelta più grande possibile per ottenere una grande distanza focale, la quale misurava appunto 1 m. preciso. A 2 m. di distanza dalla lente si aveva quindi un'immagine solare larga 18 cm., che, al pari dei miei predecessori, ho ritenuto potesse valere come 1, e rappresentare cioè l'intensità della luce solare. Ciò, vero in teoria, in pratica non corrisponde, perchè nella lente rimane assorbita un po' di luce, ed apposite esperienze dimostrarono infatti che nella luce solare diretta e in un punto di alcuni centimetri più vicino alla lente che 2 m. l'emissione di ossigeno era la stessa. La differenza però fra l'intensità di emissione e la corrispondente nella stazione unitaria era così piccola, che si poteva trascurare di fronte alla comodità di avere una unità fissa e sicuramente determinata. Parallelamente all'asse del cono di luce gettato da questa lente nella sala oscura stava disposto un tavolo o banco ottico, su cui correvano due guide in legno, accuratamente livellate. Su queste segnai la stazione unitaria 1 a 2 m. di distanza dalla lente, e le altre stazioni g-, jg. ^ , ^ risp. a 3, 4, 5, 6, 7 m., mentre le stazioni (intensità luminosa maggiore di , „ , ,. , .> , . 4 9 16 25 36 49 64 , quella della luce diretta del sole) -p T' T' T' T' T' T stavano risp. a 50, 66,6, 75, 80, 83,4, 86,6, 87,5 cm. di distanza dalla stazione 1 verso il fuoco della lente. La pianta era disposta in una cassetta a pareti parallele, la quale conteneva 3700 c m c , cosi che, come l'annesso termometro accusava, un riscaldamento non accadde mai, anzi, specialmente in Aprile, dopo 3 o 4 ore si osservava un raffreddamento di 1-3° c. dalla temperatura optimale di 25-30° a cui l'acqua era portata all' inizio dell' esperienza. La pianta era tenuta fìssa nel mezzo di questa cassetta (per il qual punto passava l'asse del cono luminoso) coli' aiuto di un' ansa di platino. L' accesso di luce laterale era impedito da schermi. Nella prima serie di esperienze (a tenore costante di COJ la cassetta era senz' altro riempita di acqua di pozzo, e la pianta 1 1 KREUSLER, Landw. Jalirb., 1887-1890.